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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Cesare Cadeo è morto.
Addio allo storico conduttore tv e grande tifoso del Milan

Da sempre molto vicino alla squadra rossonera, il giornalista tv si è spento oggi. Aveva 72 anni.
Tra i suoi i programmi sportivi più famosi Goal, Record e Super Record



Cesare Cadeo, giornalista e conduttore tv tra i più popolari, si è spento oggi. Aveva 72 anni. Da sempre tifoso milanista, all’inizio degli Anni 70 è responsabile delle relazioni esterne del Milan di Felice Colombo e Vittorio Duina. Nel 1975 inizia a lavorare a Tvm66, una delle prime emittenti televisive milanesi. Poi passa alla corte di Silvio Berlusconi di cui resterà sempre molto amico, prima a TeleMilano58 poi a Canale 5. Qui partecipa alla realizzazione del Mundialito di calcio e commenta i principali eventi sportivi. Nella stagione 1982/83 conduce Goal con Enzo Bearzot, c.t. della Nazionale campione del mondo in Spagna. Un anno dopo, è lui il presentatore di trasmissioni sportive come Record e Super Record , in onda su Canale 5. Dal 1989 al 1992 eccolo invece su Italia 1 a Calciomania, affiancato da Paola Perego e Maurizio Mosca. Nel 1995 è ospite fisso di Mai dire Gol.

AL FIANCO DI SILVIO — Durante la Presidenza del Milan di Berlusconi è consigliere d'amministrazione del club. È Cadeo nel 1986 a condurre la mitica presentazione all'Arena di Milano della prima squadra targata Silvio ed è sempre lui, il 15 maggio 1988, lo speaker della festa di San Siro per il primo scudetto. Padre di Alessandra, Filippo e Caterina, è stato anche assessore allo Sport della Provincia di Milano tra il 1999 e il 2004.



Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 05/04/2019 14:04]
05/04/2019 14:03
 
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Parma-Torino 0-0. Per Mazzarri occasione mancata

I granata mancano l’aggancio al quinto posto in un match nervoso.
Tra i nove ammoniti c’è pure Belotti, diffidato, che quindi salterà il match interno contro il Cagliari.
Buon punto per gli emiliani con tanti assenti e reduci da tre sconfitte consecutive



E’ più un mezzo passo falso che un punticino utile per la rincorsa europea quello che il Toro compie al Tardini in questo sabato pomeriggio contro un Parma con metà dei titolari in infermeria e cerotti extralarge in tutti i reparti. D’Aversa raccoglie un punto invece prezioso e meritato dopo tre sconfitte consecutive, per Mazzarri la strada del ritorno verso Torino sarà carica di rimpianti.

MORETTI ANCORA TU — In fondo, i vecchi proverbi indicano sempre la strada. E allora, Toro che vince non si cambia: Mazzarri conferma lo stesso undici del brillante mercoledì notte con la Samp. Uomini e moduli non variano: granata con il doppio trequartista (Baselli e Berenguer) a rifinire alle spalle di Belotti, dentro anche il quasi trentottenne Moretti, alla terza partita da titolare in sei giorni. D’Aversa non può inventarsi granché, in piena emergenza com’è non potendo contare sugli infortunati Bruno Alves, Gervinho, Inglese e Biabiany, e con anche Bastoni a riposo in panchina: Parma arroccato dietro, con una folta linea difensiva a cinque e un centrocampo che è più a quattro che a tre con Sprocati più attento in copertura che propositivo. Davanti il quasi solo Ceravolo.

IL LAMPO DI BASELLI — Si scioglie un po’ alla volta il Toro, che passo dopo passo comincia a guadagnare campo. Gli manca, però, il ritmo delle giornate di gloria, e l’intuizione vincente; il muro emiliano regge per tutto il primo tempo e, tutto sommato, Sepe non corre mai davvero momenti di particolare apprensione. La grinta di Rincon è una garanzia e dopo una decina di minuti si manifesta in una girata al volo fuori bersaglio. Un minuto più tardi è Nkoulou con un colpo di testa sugli sviluppi di un calcio d’angolo a provarci: palla morbida e centrale tra le braccia di Sepe. Non va meglio a Belotti (13’: incornata sui tabelloni) e ad Ansaldi (18’: conclusione dalla distanza in curva). La migliore occasione del Toro nasce al ventesimo da una bella triangolazione tra Berenguer e Baselli, con il diagonale del centrocampista che per un soffio non centra l’angolo. A cavallo della mezzora il Toro attraversa il suo miglior momento della prima metà della gara, impattando però contro un Parma che regge e che prova, ogni tanto, ad uscire in contropiede (come con Kucka al 25’). Prima dell’intervallo bella iniziativa tra Ansaldi e Berenguer, con lo scarico dello spagnolo debole su Sepe. Siamo però al 28’, Mazzarri appoggiato alla sua panchina gradisce poco. Le smorfie di Walter ne tradiscono i sentimenti.

MAZZARRI A 4 PUNTE — Quando si riparte è nuovamente Baselli l’uomo in più del Toro: dopo appena due minuti è suo un numero d’alta scuola, concluso con un tiro a giro che sfiora l’incrocio dei pali. Che possa essere l’inizio di una pressione feroce della squadra di Mazzarri è però solo un’illusione. Il Parma c’è e risponde colpo su colpo: al sesto un diagonale insidioso chiama Sirigu a una parata per nulla banale. Poco dopo l’ammonizione “pesante” di Belotti (era in diffida, salterà Torino-Cagliari), Mazzarri cambia il suo Torino proponendolo a quattro punte: prima dentro Parigini per Rincon, poi Zaza per Ansaldi. I granata si riposizionano con il 3-4-1-2 con Berenguer dietro Belotti-Zaza e Parigini sulla sinistra. Di certo, però, la ripresa è più divertente del primo tempo per numero di occasioni: al 17’ Gagliolo grazia Sirigu sottoporta (palla fuori) sugli sviluppi di un angolo, e un minuto dopo di potenza Berenguer (su assist di Belotti) per una questione di centimetri non fulmina Sepe. Nell’ultimo quarto d’ora, sale il nervosismo in campo: qualche colpo di troppo tra Zaza e Gagliolo prima e tra Berenguer e Sierralta dopo infiammano gli animi in una gara fino a quel momento molto corretta. Non è un sabato da urlo per Belotti e la conferma arriva a cinque dalla fine, quando liberatosi di Iacoponi spara in curva. Alla fine il pari è giusto: il Parma nelle condizioni in cui era ha fatto il massimo, sensazione che invece non ha lasciato il Toro di questo pomeriggio.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/04/2019 00:09
 
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Juventus-Milan 2-1, Dybala e Kean ribaltano il gol di Piatek

Partita equilibrata a Torino:
grande primo tempo del Diavolo che trova il vantaggio con il Pistolero,
nella ripresa la Signora ribalta il match



Non c’è due senza tre e non c’è vittoria della Juventus senza la speciale partecipazione di Moise Kean. Alla dura legge del guerriero con le treccine si è arreso anche il Milan, che era andato in vantaggio e più dei bianconeri è stato dentro la partita. Però Madama è questa: cinica e spietata, capace di prendersi tutto anche quando non gioca al top. L’ha fatto anche stavolta, portandosi a un niente dallo scudetto, grazie al pareggio di Dybala su rigore e al terzo centro in tre gare (5 se contiamo anche la Nazionale) del suo giovane gioiello, che con l’energia e l’entusiasmo dei suoi 19 anni si sta prendendo la Juve. Per il Diavolo di Gattuso un’altra serata no: 4 sconfitte nelle ultime 5 gare.

VANTAGGIO ROSSONERO — Ancora senza l’infortunato Cristiano Ronaldo, Allegri parte con un 3-5-2 inedito, schierando Alex Sandro nel trio di difesa, e lascia in panchina Chiellini, Pjanic, Matuidi e Cancelo, ma dopo meno di mezz’ora è costretto a rivedere i piani per l’infortunio alla caviglia di Emre Can: dentro Khedira, prima volta dopo l’intervento al cuore di fine febbraio, e 4-4-2 con Bernardeschi che trasloca a destra. Dopo un inizio sonnecchiante succede tutto nei minuti finali: prima il Milan chiede un calcio di rigore per fallo di mani Alex Sandro su cross di Calhanoglu (che l’arbitro non assegna dopo aver consultato il Var), e poco dopo (39’) i rossoneri vanno in vantaggio con Piatek. Il gol nasce da un errore di Bentancur, che si fa anticipare da Bakayoko: palla in verticale per il pistolero che non sbaglia. L’1-0 sveglia la Juve, che nei minuti di recupero ci prova prima con Mandzukic (bella rovesciata deviata in angolo) e poi due volte con Dybala.

JUVE, C’è GIOIA — La ripresa inizia sotto il segno del Diavolo, con Piatek, Borini e Bakayoko che cercano il raddoppio. Invece è la Juventus a riaprire la partita, con un rigore procurato e battuto da Dybala. L’argentino se va da solo verso la porta, lanciato da Bonucci, e Musacchio è costretto a sgambettarlo per fermarlo: giallo per il rossonero e penalty che il numero dieci trasforma col sinistro.

MOISE DECISIVO — Trovato l’1-1, Allegri prova a vincerla buttando dentro forze fresche: prima Pjanic e poi Kean, che sostituisce Dybala, non felicissimo. Il ragazzino ha subito la palla buona per il 2-1, ma da pochi passi spara alto. Centrerà bene la porta qualche minuto dopo, ma l’arbitro aveva già fermato il gioco per un fallo di Bonucci su Romagnoli. Si farà perdonare poco dopo: diagonale chirurgico su assist di Pjanic e poi balletto per festeggiare il gol partita. Ora la palla passa al Napoli: se gli azzurri domani sera perderanno col Genoa, prima di volare ad Amsterdam per l’andata dei quarti di finale (10 aprile) la Juve potrà festeggiare l’ottavo tricolore di fila.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/04/2019 00:13
 
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Serie A, Sampdoria-Roma 0-1:
De Rossi decisivo, colpaccio da Champions

Il centrocampista giallorosso insacca da pochi passi al 75’
e regala ai suoi tre punti pesanti nella corsa al quarto posto.
Doriani meglio nel primo tempo, Mirante reattivo



Vittoria pesante per i giallorossi grazie al gol di De Rossi nella ripresa, che li riavvicina alla zona-Champions. Stop pesante per la Samp in chiave Europa League dopo il k.o. di Torino: ora per i blucerchiati diventa una gara-chiave il derby di domenica prossima.

SFIDA — Era la sfida fra la qualità della Roma contro il grande dinamismo della Sampdoria. Il primo tempo si regge su questi due concetti, con i giallorossi che schierano l’ex Schick come unica punta in un 4-2-3-1 che consente alla squadra di Ranieri di battagliare con efficacia su una mediana che la Samp riesce a far sua solo quando ha la lucidità e la rapidità di trovare la superiorità numerica grazie alle giocate di Saponara. Giampaolo si affida a Tonelli titolare in difesa al posto di Colley, proponendo di nuovo uno scatenato Defrel in coppia con Quagliarella. Nella Roma, grande spinta di Zaniolo sulla destra, dove duella con Murru, mentre Kluivert sulla corsia opposta tiene in apprensione un mobilissimo Sala.

BOTTA E RISPOSTA — La Samp parte forte e al 6’ di sinistro sfiora il vantaggio con Quagliarella innescato da Saponara, al quale risponde (21’) Kluivert: Audero blocca a terra. E’ una gara che vive su continui spostamenti dell’azione da un fronte all’altro. Defrel è da applausi al 24’, ma il riflesso di Mirante è prodigioso. La Samp capisce che l’unico modo per far saltare una Roma solida e concreta con la palla a terra è quello di sorprenderla sul piano della velocità, ma i giallorossi vanno in affanno solo due volte, non a caso quando prima Schick (che impedisce la ripartenza di Vieira) e poi Kolarov (che interrompe irregolarmente l’accelerazione di Praet sulla corsia destra della Samp) sono costretti a un fallo che gli costa l’ammonizione.

RIPRESA — Schick è pericoloso per due volte (3’ e 9’) in avvio di ripresa, quando sorprende Audero, ma di testa manda a lato, poi Saponara di destro sfora la traversa. Gara vivace come nel primo tempo, poi Giampaolo cerca la svolta inserendo Jankto per Saponara e Gabbiadini per Linetty, con il primo che va a occupare la corsia di sinistra e Defrel che arretra come trequartista con l’ex Southampton in coppia con il capitano della Samp. La Roma sfrutta di più il giro palla, si muove per linee orizzontali, ragiona e la Samp è più imprevedibile. Difficile trovare sbocchi, così Ranieri sostituisce Pellegrini con Dzeko. E’ una sfida che si accende sempre di più nel finale, quando le squadre si allargano e pure l’ingresso di El Shaarawy per Kluivert dà ulteriore spinta ai giallorossi sulla sinistra. Poco dopo la mezz’ora sugli sviluppi di un calcio d’angolo 31’ i giallorossi vanno a segno con De Rossi, che appoggia in rete un pallone allungato da Schick, ma deviato debolmente da Audero, ma che trova De Rossi pronto all’appuntamento con il gol, convalidato dopo l’ok a Mazzoleni dal varista Guida. Finale arrembante della Samp, ma sfortunato, con la Roma addirittura vicina al raddoppio con Zaniolo, che colpisce il palo quasi allo scadere.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/04/2019 00:16
 
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Serie A, Fiorentina-Frosinone 0-1: decide una rete di Ciofani

La squadra di Pioli crea ma non sfonda nel primo tempo, i ciociari
trovano il colpaccio all'84' dopo un clamoroso palo colpito da Chiesa.
I ciociari finiscono in dieci per l'infortunio di Salamon,
ma riescono a resistere e si portano a - 5 dalla salvezza



La Fiorentina crolla, il Frosinone spera. Un gol di Ciofani nel finale permette alla formazione di Baroni di espugnare il Franchi ottenendo il secondo successo consecutivo continuando così a sperare nella salvezza. I viola dopo un discreto inizio affondano definitivamente in campo come in classifica. Non vincono da metà febbraio (Spal), in casa il successo manca addirittura dal 16 dicembre 2018. La squadra di Pioli adesso dovrà trascinarsi fino al 25 aprile quando affronterà l'Atalanta nel ritorno della semifinale della Coppa Italia. Unico obiettivo stagionale rimasto.

LA VIOLA SPRECA — Inizio vivace con i portieri protagonisti. Lafont salva su Salamon dopo un minuto, Sportiello respinge il destro secco di Mirallas qualche secondo più tardi. La Viola spinge, il Frosinone tenta qualche ripartenza. Milenkovic spaventa due volte gli ospiti con un colpo di testa finito alto di poco prima, ed una rovesciata a centro area poi. Bloccata senza difficoltà da Sportiello. Al 31' ci prova anche Chiesa servito da Biraghi, ma il colpo di testa dell'esterno finisce fuori. Il controllo della Fiorentina è costante ed al 36' Benassi sugli sviluppi di un calcio piazzato sfiora ancora il vantaggio di testa. Muriel e Chiesa faticano però a trovare spazi con la squadra di Baroni molto chiusa a protezione della propria area e così il primo tempo finisce 0-0.

CAMBI — I primi dieci minuti della ripresa sono abbastanza sconfortanti dal punto di vista viola così Pioli rivoluziona la squadra. Fuori gli inconcludenti Benassi e Gerson, dentro Dabo e Simeone. Fiorentina con il 4-2-4 con Chiesa e Mirallas esterni e Muriel-Simeone accoppiata d'attacco. A sfiorare il vantaggio però è Goldaniga con un colpo di testa a centro area fuori di un niente con Lafont battuto. Il Franchi inizia a mugugnare mentre la squadra fatica a fare gioco e creare occasioni. In compenso sale il Frosinone e Paganini prova l'inserimento vincente: palla fuori. Baroni inserisce prima Ciofani e poi Zampano. Pioli si gioca la carta Vlahovic al posto di uno spento Muriel. Il primo vero squillo di Chiesa al minuto numero ottanta porta alla conclusione del gioiello viola da fuori con la palla che colpisce il palo alla sinistra di Sportiello.

GIOIA FROSINONE — All' 84 a passare sono gli ospiti con un contropiede che permette a Ciofani di girarsi al limite e battere Lafont con un preciso diagonale. La Curva Fiesole contesta pesantemente la proprietà mentre la squadra tenta almeno di conquistare il pareggio. Senza riuscirci. Finisce con il Franchi che fischia, i giocatori viola a testa bassa ed il Frosinone ad esultare sotto il settore dei propri tifosi. La squadra di Baroni è viva e la lotta per la salvezza trova un'altra protagonista.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/04/2019 16:08
 
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Serie A, Cagliari: decide Pavoletti.
La Spal lotta ma perde 2-1

La squadra di Maran vince lo scontro per allontanarsi dalla zona retrocessione.
Apre Faragò, poi il pareggio di Antenucci su rigore.
Nella ripresa gol partita di testa del bomber



Un pit-stop con la Juventus e il Cagliari è già ripartito. Ecco tre punti d’oro. La Spal dopo tre vittorie di fila invece si ferma e si trova nuovamente risucchiata nella lotta salvezza. Con Empoli (sconfitta a Udine) e Frosinone (vittorioso a Firenze) sempre vive. E il Bologna che sta risalendo. Dopo la Juve, che arriverà a Ferrara sabato, la squadra di Semplici dovrà affrontare la delicatissima trasferta di Empoli. Insomma, c’è da soffrire. Il Cagliari, invece, è quasi arrivato in porto, a quota 36. Anzi, vede obiettivi più alti, anche se la vita se la complica parecchio: va in vantaggio dopo 2 minuti e mezzo, con Faragò ma si fa riprendere da Antenucci su rigore. Ci vuole l’arrembaggio della ripresa, col solito Pavoletti giustiziere e un vistoso calo della Spal per venire a capo di una partita spigolosa, nervosa, piena di cartellini gialli.

PRIMO TEMPO — Maran una sorpresa la regala sempre: al centro della difesa c’è Romagna, che non giocava dalla gara interna persa con l’Atalanta, con Ceppitelli e non Pisacane. Il resto è scontato. Nel 3-5-2 di Semplici è completamente recuperato Felipe che è in difesa con Vicari, l’unico confermato rispetto alle altre gare e Bonifazi. Dickmann, come annunciato, gioca al posto dello squalificato Lazzari, ma per la Spal la sorpresa è in attacco dove con Antenucci gioca Paloschi. Petagna è stanco, Floccari è rimasto a Ferrara influenzato. Il Cagliari sembra risolverla immediatamente: dopo due minuti e mezzo Barella sgancia il destro da fuori area, Viviano risponde centralmente e Faragò è il più lesto a mettere in rete. Cagliari in vantaggio col primo gol in questo campionato di Faragò. Sembra facile, ma non lo è perché al 16’ su cross di Fares, Ceppitelli allarga le braccia e colpisce il pallone mandandolo in angolo. Vanti ricorre alla VAR e indica il rigore che Antenucci (quarto gol in campionato) trasforma. Ceppi, diffidato, salta il Torino. Succede poco, la partita cala di tono, non di intensità, ne fanno le spese Dickmann e il solito Cigarini che rimedia l’ottavo giallo stagionale. L’ultimo scontro è tra Viviano e Ionita, il portiere ne esce male, ma resiste.

SECONDO TEMPO — E fa bene perché dopo 11 minuti il miracolo lo fa lui su un bolide da dentro l’area di Barella che fa ammonire anche Fares (dopo che Joao ha fatto ammonire Felipe). È il preludio al nuovo vantaggio del Cagliari che arriva al 15’. Cigarini batte la punizione per il fallo su Barella dalla trequarti stacca Ceppitelli che colpisce la traversa, a Pavoletti va meglio e segna l’undicesima gol in campionato eguagliando quelli della scorsa stagione. Il Cagliari vuole chiuderla, ma si scontra ancora con la traversa, stavolta è Ionita che la colpisce. Semplici ricorre ai cambi: dopo aver inserito Costa per Kurtic, rinforza l’attacco con Petagna per Dickmann. E cambia modulo passando al più spregiudicato 4-3-3. La mossa è giusta perchè Petagnone si beve Ceppitelli colpisce, ma debolmente e Cacciatore può salvare. Al 29 si ferma Cigarini. Entra Bradaric. La partita si riaccende: un altro liscio di Ceppiteli spiana la strada alla Spal che si mangia un’occasione, sul ribaltamento è ancora Viviano protagonista, bravissimo a respingere il tiro di Faragò su un contropiede condotto da Barella. Banti annulla anche il 3-1 al Cagliari per fallo di Pavoletti su Viviano. L’ultima mossa di Semplici è Valoti per Schiattarella. Serve ad aumentare la pressione, ma l’unico che rischia di segnare è Birsa (entrato per Joao), ma calcia male, alto. Finisce così, anzi con Viviano che qualcosa ha da dire ai tifosi ferraresi chiusi nel loro spicchio.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/04/2019 19:17
 
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Udinese-Empoli 3-2: De Paul (doppietta)
e Mandragora ribaltano i toscani

La squadra di Tudor, in 10' per l'espulsione di Zeegelaar, vince in rimonta,
raggiunge in classifica la Spal e si porta a + 4 dai toscani


Fuochi d’artificio per la salvezza. Nel segno del suo uomo mercato De Paul, che firma una doppietta, e dopo un autobus piazzato davanti alla porta una volta rimasta in dieci, la spunta l’Udinese che vede la luce. Sette punti nelle ultime tre partite, questi ultimi con l’Empoli che valgono triplo per ovvie ragioni. Raggiunta la Spal. La cura Tudor funziona. L’Empoli è vivo ma stavolta ripete soltanto a tratti la bella partita con il Napoli. Manca proprio nel momento in cui potrebbe riagguantare e magari superare l’Udinese: mezzora con l’uomo in più senza avere occasioni nitide. Il mal di trasferta continua, i toscani non sono ancora riusciti a vincerne una. E la classifica torna spaventosa.


BOTTA E RISPOSTA — In quanto a gol, succede tutto nel primo round. Con le squadre a specchio (5-3-2 per entrambe) e abbastanza lunghe, è stato spettacolo e partita per cuori forti. È stato l’Empoli a passare in vantaggio con una punizione schema stupenda che ha sorpreso la difesa dell’Udinese. Tocco di Benacer per Krunic che di prima trova Caputo l’area per il diagonale perfetto. L’Empoli, bisogna dirlo, è più squadra, la manovra è più fluida, l’Udinese invece si affida più agli spunti personali. Il pareggio lo dimostra: strappo di Okaka in contropiede che si fa 40 metri e mette in mezzo, finta di Fofana e preciso tiro a giro da fuori di De Paul. Ma l’Empoli reagisce subito e con un’altra bellissima azione ritorna in vantaggio con Krunic. Ma al tramonto esce ancora l’Udinese grazie a un rigore su Lasagna di Silvestre (solo ammonito) che De Paul trasforma. E all’ultima respiro Mandragora da fuori, dopo la respinta della barriera sulla punizione del solito De Paul, trova l’angolino per il 3-2.

RESISTENZA — Nessuno avrebbe immaginato, per come stavano andando le cose, che sarebbe stato l’ultimo gol della sfida. Entrambe volevano vincere, entrambe avevano difficoltà in difesa. Ma la stanchezza e l’espulsione di Zeelager (fin lì bravo a contenere Di Lorenzo) per doppia ammonizione, ha cambiato le carte in tavola. Tudor ha sacrificato Okaka per un altro difensore, Di Maio, risultato poi preziosissimo, e nel finale il freddo Pussetto per Lasagna che ha dato tantissimo. Caputo e Farias, scatenati nel primo round, non sono più riusciti a trovare varchi complice anche la lucidità che via via si perdeva. Ci si e messa di mezzo anche la sfortuna, e la bravura di Musso, in un paio di occasioni. Soprattuto sul tiro a colpo sicuro di Antonelli, entrato per Pajac, che il portiere respingeva di piede con una prodezza. Forse un pari sarebbe stato più giusto, anche per quello che l’Empoli ha mostrato nel primo round. Ma in mezzo a quei fuochi d’artificio, il più luminoso è stato De Paul.

Fabio Bianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/04/2019 19:20
 
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Inter-Atalanta 0-0: Icardi torna, ma Gollini lo ferma

Maurito torna in campo a San Siro, ma la squadra di Spalletti non sfonda.
Gasperini aggancia il Milan a quota 52 punti e continua a credere nella Champions


Ci sono rese dei conti in cui i conti restano sospesi. Ci sono duelli all'ultimo sangue in cui alla fine non spara nessuno. L'atteso spareggio Champions finisce con uno 0-0 e una classifica che si muove il giusto per entrambe: l'Inter è un turno più vicina alla Champions, l'Atalanta resta in corsa, nessuna ha fatto il botto. Il ricordo del 4-1 di Bergamo è fresco, quello del 7-1 di San Siro indelebile: ce n'era abbastanza, anche dopo i 4 gol in 15' dei bergamaschi col Bologna, per aspettarsi fuochi d'artificio. Anche i nuvoloni su San Siro promettono tempesta. Niente, una breve fase di pioggia, ma finisce lì. Anche l'atteso ritorno a San Siro di Icardi non è esplosivo: nessuna esultanza da valutare, contestazione presente, ma nulla che non si sia già visto in passato. Compresa la spaccatura del pubblico di San Siro: curva Nord contro, gran parte dello stadio pro. L'Atalanta non tira mai in porta, l'Inter fa segnare qualche regressione del gioco: alla fine, nessuna può recriminare troppo per i tre punti mancati.

SENZA ZAPATA — Zapata manca parecchio a Gasperini: la sua Atalanta mette in campo la solita forza fisica, i soliti principi di gioco, la solita verticalità. Però le occasioni vere latitano: Handanovic non compie parate, i pericoli maggiori sono sue due cross bassi del Papu e di Ilicic. Pasalic, il sostituto del colombiano, è fra i meno concreti, Ilicic gira al largo, pur regalando le solite carrettate di classe. E al 3' della ripresa Duvan ci sarebbe arrivato, su quel cross basso di Ilicic (dopo pasticcio di Gagliardini) che il Papu sfiora solamente.

SENZA BROZO — Anche Spalletti può recriminare su un'assenza, quella parziale di Brozovic (che si aggiunge a quelle totali di Lautaro e De Vrij). Epic esce dopo 21', vittima di una distrazione muscolare ai flessori della coscia destra su un allungo (non un gran momento per i muscoli interisti). Uscendo lui, qualche cosa si inceppa nella manovra nerazzurra, con un possesso palla decisamente meno fluido di quelli di Genova. Handanovic deve spesso abiurare il credo della "partenza da dietro", il gioco si sviluppa quasi unicamente sulle fasce, dove Asamoah è piuttosto attivo. Al posto di Brozo entra Nainggolan, che pur creando l'occasione più nitida della ripresa (chiude Gollini al 72') non riesce davvero a marcare la partita.


PRESENTI — Non è più assente Icardi. La partita di Mauro parte con qualche coro non proprio gentile della Nord (come previsto), continua registrando il supporto del resto di San Siro, ha i momenti migliori nelle sponde e nei veli per i compagni, buoni per innescare le ripartenze (già al 9' lancia Vecino che quasi inventa un supergol). Tocca più palloni del solito con profitto, però, come se le due cose non fossero compatibili, diventa meno letale in area. La palla che riceve al 31' è buona, buonissima, ma ci pensa e si fa murare da Gollini in uscita. E nella ripresa, su corner, di testa piazza un quasi assist per Perisic: salva Castagne. I gol a San Siro restano tre, i punti di vantaggio sulla quinta restano cinque. E l'Inter vuole guardare i dati collettivi…

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/04/2019 23:28
 
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Lazio-Sassuolo 2-2: Lulic pareggia al 96’

Succede tutto nella ripresa: Immobile segna su rigore controverso (Abisso ricorre alla Var),
i neroverdi ribaltano il risultato ma i biancocelesti trovano il pari nel recupero



Fino all’ultimo respiro. Un 2-2 intensissimo tra Lazio e Sassuolo all’Olimpico. La formazione di Inzaghi cercava i tre punti per rilanciare la sua corsa Champions dopo il k.o. contro la Spal, ma raggiunge il pareggio solo al 50’ della ripresa. Lulic agguanta un punto comunque prezioso dopo che gli emiliani avevano ribaltato con i gol di Rogerio e Berardi il risultato schiodato da un rigore di Immobile. Lazio in difficoltà nel concretizzare il suo gioco contro un Sassuolo preciso e determinato. Un’altra occasione sfuggita ai biancocelesti per guardare in alto. Prima della partita applausi dell’Olimpico per il ritorno di Juan Sebastian Veron, campione d’Italia con la Lazio nel 2000. L’argentino ha ricevuto una maglia biancoceleste dal presidente Lotito e poi l’abbraccio dei tifosi sotto la Curva Nord con un suo discorso di saluto.

ASSALTO SENZA SBOCCHI — Spazio al turnover in entrambe le formazioni. Inzaghi inserisce la coppia Parolo-Badelj in mediana: Leiva e Milinkovic partono dalla panchina. In avanti, Caicedo preferito a Correa. In difesa torna dopo due partite di stop Radu. De Zerbi rimodella il Sassuolo col 3-5-2. Novità in ogni reparto: in difesa, Magnani; a centrocampo, Duncan, Sensi e Rogerio; in avanti, Matri. Lazio subito pericolosa: al 5’ colpo di testa dell’ex Acerbi respinto da Consigli. Tre minuti dopo proteste laziali per Immobile a terra in area dopo esser stato ostacolato da Demiral. Biancocelesti all’attacco. Emiliani attenti e ordinati. La squadra di Inzaghi spinge sulle corsie esterne. Partita a ritmo sostenuto. Al 26’, conclusione di Parolo fuori bersaglio. Stessa sorte per un successivo tentativo di Badelj. Il Sassuolo avanza il proprio baricentro: in proiezione offensiva si sgancia Locatelli. Al 34’, colpo di testa di Parolo che non inquadra la porta. Un minuto dopo, un rimpallo con Peluso favorisce Immobile: palo esterno. La manovra della Lazio diventa martellante, ma regge il muro del Sassuolo. Al 41’, insidioso tiro a fil di palo di Luis Alberto. Sombrero da applausi di Acerbi su Matri. Al 44’ Strakosha anticipa Locatelli. All’intervallo sullo 0-0.

ALLA RINCORSA — In avvio di ripresa, la partita si accende. Al 4’, su un mani di Locatelli dopo un cross di Patric Abisso indica il rigore e poi conferma la sua decisione passando dalla Var. Trascorrono quattro minuti prima del tiro di Immobile dal dischetto. All’8’, il bomber porta il vantaggio la Lazio con il suo quattordicesimo gol in campionato. Ma il Sassuolo reagisce con rabbia e al 12’ pareggia con un tocco di Rogerio sotto porta su pallone smistato da Lirola. Primo gol in A per il brasiliano. Al 18’ Correa sostituisce Caicedo. E l’argentino si produce subito gol al tiro: para Consigli. Che è pronto a opporsi anche a Immobile, sbucato davanti alla porta. Al 21’, prima sostituzione nel Sassuolo: Magnanelli rileva Locatelli. Tre minuti dopo, Milinkovic dà il cambio a Parolo. Sorvola la traversa una punizione di Correa. Si gioca a tutto campo. La Lazio accelera anche se in modo frenetico. Al 28’, stop di Matri: entra Berardi. Al 32’ Immobile sciupa incredibilmente davanti a Consigli, ma è in fuorigioco. Viene ammonito Lulic: era diffidato, salterà la trasferta col Milan. Al 34’ Inzaghi fa entrare Leiva (out Badelj). Prodezza di Consigli su un colpo di testa angolato di Milinkovic. Al 38’ esce Duncan per far posto a Bourabia. E al 44’ Il Sassuolo inventa la ripartenza vincente: da Sensi per Berardi che fulmina Strakosha in uscita e sigla il 2-1. Settimo gol in carriera per l’attaccante alla Lazio. Doccia gelata per la squadra di Inzaghi. Che però non si arrende e al 50’, nel penultimo minuto di recupero, pareggia con un tocco sotto porta di Lulic sui assist di Immobile. Ma non è ancora finita. C’è spazio per un ultimo assalto della Lazio, che protesta per un atterramento in area di Immobile da parte di Demiral. Abisso fischia però la fine della gara.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/04/2019 23:33
 
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Napoli-Genoa 1-1: sblocca Mertens, pari Lazovic.
Juventus, scudetto rimandato

In 11 contro 10 per più di un’ora dopo l’espulsione di Sturaro decisa dalla Var,
gli azzurri sbloccano con il belga poi si fanno riprendere prima del riposo e non riescono a strappare i tre punti.
Tante occasioni anche per i rossoblù



Che cuore il Genoa! Conquista un punto pesantissimo pur avendo giocato per oltre un’ora in inferiorità numerica per l’espulsione di Sturaro. Il Napoli rinvia la festa scudetto della Juventus, che aveva bisogno di una sconfitta azzurra per celebrare la certezza aritmetica del tricolore. Ma preoccupa, la squadra partenopea, in previsione dell’impegno di Europa League. Dovrà lavorare parecchio in questi giorni, Carlo Ancelotti, per rimettere in piedi la squadra, apparsa confusa e poco reattiva. Al gol di Mertens, il, Genoa ha risposto con una grande giocata del duo Pandev-Lazovic: una perla il cross del macedone, un gioiello il tiro a volo del serbo.

INSIGNE FUORI — La sorpresa non c’è. Carlo Ancelotti tiene in panchina Lorenzo Insigne, schierando Mertens e Milik in attacco. Due le novità, in ogni modo: tra i pali c’è Karnezis e sull’esterno sinistro c’è il rientrante Ghoulam. Per il resto, l’allenatore schiera quei giocatori che saranno in campo, giovedì sera, all’Emirates, contro l’Arsenal con l’aggiunta di Meret in porta e Mario Rui in luogo di Ghoulam. Prandelli, invece, deve fare a meno degli squalificati Romero e Zukanovic: al centro della difesa c’è Gunter con Biraschi e Criscito laterali.

PERICOLO PANDEV — Il Napoli parte velocissimo e nei primi due minuti arriva alla conclusione altrettante volte con Fabian Ruiz e Milik, ma nessuno dei due riesce a spaventare Radu. Il Genoa non sta a guardare, anzi. Basta il solo Goran Pandev a mandare in confusione la difesa napoletana: ci prova ben tre volte l’attaccante macedone, ma trova le respinte di Karnezis che evita guai peggiori ai suoi. Il Napoli prova a spingere sugli esterni, ma il gioco non eccelle. Ci pensa Sturaro, comunque, a mettere in discussione la prestazione del Genoa. E’ il 28’ quando il mediano rossoblù entra in maniera folle su Allan in un’azione, peraltro, insignificante. Pasqua lo ammonisce, ma viene richiamato dal Var, Aureliano, che gli consiglia di rivedere il fallo. Le immagini convincono l’arbitro che l’intervento è da rosso diretto e corregge la sua prima decisione espellendo Sturaro. Nonostante l’inferiorità numerica sono gli ospiti che arrivano ancora una volta alla conclusione con Kouame ed ancora Karnezis deve deviare in angolo.

IN VANTAGGIO — Il Genoa attacca bene, ma lascia parecchi spazi negli ultimi venti metri. Ed in uno di questi si trova Mertens (34’), pronto a capitalizzare un passaggio di Zielinski: il tiro dalla distanza non è irresistibile, ma Radu parte leggermente in ritardo e il pallone entra in rete. Un lampo, niente di più, perché nonostante sia in 10, il Genoa riprende a martellare. Gunter colpisce il palo di testa sull’angolo di Pandev (38’), mentre ancora Karnezis si distende per deviare la botta da lontano di Biraschi. Callejon trova il modo, nei minuti di recupero, di esaltare Radu con un diagonale di destro. Ma il Genoa raggiunge il pareggio, meritato, al 48. Koulibaly perde il, contrasto con Kouame che tocca per Pandev. L’assist dell’attaccante per il destro al volo di Lazovic è delizioso, così come l’esecuzione del serbo.

FINO ALLA FINE — L’espulsione di Sturaro ha costretto Prandelli a rivedere lo schema: in inferiorità numerica il genoa è schierato col 4-4-1. In campo, tuttavia, l’uomo in più del Napoli non si nota. Milik prova a sorprendere Radu girando di testa il cross di Callejon: il portiere romeno blocca facilmente. Il Genoa si difende bene, ma non vuole arrendersi. Maksimovic rischia l’autorete per anticipare Pereira (33’), mentre un minuto dopo Rolon sfiora il palo da fuori. Il finale è di Radu che compie due prodigi su Koulibaly (40’) e sulla deviazione di Gunter (41’).

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/04/2019 23:36
 
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