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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di B-Side FORUM

Ultimo Aggiornamento: 19/03/2024 13:47
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Anche nel 2023 il massimo campionato di Serie A torna nella settimana di ferragosto.
Ad aprire le danze gli anticipi del tardo pomeriggio di oggi (18:30) le partite tra Empoli e Verona e tra Frosinone (neo promossa ma non matricola di Serie A) e Napoli (campioni d'Italia in carica). La prima giornata (anche quest'anno con calendario asimmetrico) si concluderà lunedì sera con la partita tra bologna e Milan.
Con il mercato estivo ancora aperto a nuovi colpi milionari, la scena però è stata presa dall'affare Mancini che da ferragosto ha occupato le prime pagine dei quotidiani sportivi. Solo oggi, dunque a ridosso dell'inizio del campionato, è stato ufficializzato dalla federazione il nome di Luciano Spalletti, ex del Napoli, come nuovo c.t. azzurro dopo la clamorosa "pec" con cui Roberto Mancini si è dimesso dall'incarico nel bel mezzo di una delicata fase di qualificazione ai prossimi europei (rischiamo, da campioni in carica, di saltare anche il prossimo europeo dopo le mancate qualificazioni agli ultimi due tornei mondiali, una proprio con mancini sulla panchina azzurra). A tener banco non è il nome di Spalletti, preferito ad Antonio Conte anche per questioni economiche di ingaggio, ritenuto l'uomo giusto per questo momento particolare in cui versa il calcio italiano, ma le vicissitudini contrattuali col patron partenopeo per via delle clausole che Spalletti dovette accettare per lasciare la panchina del Napoli appena campione d'Italia. Una penale di 3,5 milioni di euro che De Laurentiis non vuole abbuonare a Spalletti "non per vil denaro ma per principio". E molti sono concordi con la vecchia volpe napoletana. Ora Spalletti, che ha accettato un triennale di 3,5 milioni a stagione, dovrà o pagare (anche in come rate) o adire al contenzioso legale giacché la clausola è aggirabile per il fatto che la panchina della nazionale non è un competitor in senso stretto di un club come il Napoli. Vedremo.

Restando al campionato, con il mercato ancora aperto, le previsioni dei favoriti mettono ancora al primo posto il Napoli che ha tenuto stretto il suo campionissimo Victor Osimhen e pare aver tamponato tamponato bene l'addio del coreano Kim in difesa. Poche ma ben studiate le mosse della dirigenza napoletana anche dopo la partenza del ds Giuntoli (chiesto dalla juventus per risollevarsi) e di Spalletti, sostituito da Rudi Garcia.
Poi l'Inter del dopo Lukaku. A proposito di Lukaku, altro colpo grosso che stava per concretizzarsi con lo scambio Chelsea-Juve con Dusan Vlahovic in contropartita tecnica più bonus in euro, pare che dopo essere stato scaricato dai nerazzurri e persa l'occasione Juve possa ancora giocare in Italia. In prestito. Intanto l'Inter ha preso Juan Cuadrado appena scaricato dalla Juventus e comunque la società nerazzurra è stata tra le più vivaci sul mercato, insieme alla Lazio (altra favorita, nonostante i debiti di Lotito).
La Juventus ha mosso, sia in entrata che in uscita, il mercato dei giovani e giovanissimi. Di qui anche la grana Bonucci, scaricato e messo fuori rosa da Allegri, per questioni di età. Allegri punta al recupero fisico di Pogba mentre l'altro candidato a lasciare i bianconeri ad inizio estate, cioè Federico Chiesa, forse potrebbe trovare ancora spazio nei progetti del Max bianconero. Più sicuro di avere una maglia da titolare è senza dubbio Vlahovic (acclamato anche dal tifo bianconero nei giorni del possibile scambio con Lukaku). Dopo la tempesta giudiziaria durante lo scorso campionato, con l'altalena dei punti tolti, restituiti e poi tolti nuovamente, la società piemontese è in forte ristrutturazione in ogni suo reparto. Spese pazze non se possono fare più e i mancati introiti dalle competizioni europee dopo la squalifica decisa dall'Uefa per un anno aggravano il bilancio già passivo di suo e oltretutto aggravato dalle multe che si dovranno pagare per chiudere i conti con la giustizia sportiva italiana, di qui la scelta obbligata di tenere in panchina Allegri e alcuni pezzi pregiati a costo di altrettante cessioni, soprattutto di qualche promettente giovane del vivaio. In compenso Wojciech Szczesny resta tra i pali bianconeri, tra i pochi ad aver resistito alle sirene arabe e dei tanti petrol-dollari con cui gli arabi stanno acquistando a mani basse dal vecchio continente per imbastire un campionato di altissimo profilo tecnico con le vecchie e nuove glorie del recente passato calcistico, da Ronaldo a Neymar da Silva Santos Júnior, noto come Neymar, tanto per citare uno degli ultimi nomi accellenti ad assere approdati a Riad.
Particolare anche il mercato del Milan, forse la vera incognita del campionato che sta per iniziare. Dopo la clamorosa partenza di Tonali per il Newcastle Utd (inizi di Luglio) di quella che sarebbe dovuta essere la nuova bandiera milanista, anche Rebic, Messias e De Ketelaere sono andati via da Milanello e presto partirà, forse, anche Saelemaekers è in uscita per compensare la ricca (?) campagna acquisti voluta da Pioli (anche lui confermato in panchina dopo i dubbi alla fine della scorsa stagione).
Resta la Roma, ultima tra la cinquina delle favorite alla corsa scudetto, quella più rebus di tutte. A cominciare dal mercato, apparentemente senza colpi particolari, a parte Renato Sanches e Paredes dal Psg. In attesa Muriel e Zapata dall'Atalanta.

Buon campionato 2023/24 a tutti.
19/08/2023 14:38
 
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Purtroppo il nuovo campionato comincia con la perdita di uno dei suoi protagonisti che hanno fatto la storia del calcio italiano. La notizia della scomparsa a 86 anni di Carlo Mazzone (Sor Carletto, come veniva appellato a Roma) ha preceduto di poche ore l'inizio del torneo con i primi anticipi del tardo pomeriggio.
19/08/2023 23:25
 
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Bonazzoli entra e dopo 6' segna al debutto:
il Verona sbanca Empoli



La prima sfida-salvezza della stagione va all'Hellas,
dopo che nel primo tempo i toscani erano andati vicini al vantaggio
con la traversa di Marin e la ghiotta occasione di Gyasi


Matteo Pierelli

Entrato da pochi minuti, Federico Bonazzoli mette subito il timbro sulla sua nuova avventura al Verona, regalando tre punti d’oro ai gialloblù. L’ex attaccante della Salernitana, a un quarto d’ora dalla fine, sfrutta alla perfezione un’uscita a vuoto di Caprile e deposita in rete una palla che fa volare l’Hellas. Siamo solo alla prima giornata, ma questa vittoria contro l’Empoli pesa parecchio visto che i toscani sono una diretta rivale dei gialloblù per la salvezza. Per la squadra di Zanetti un’altra amarezza dopo l’inaspettata eliminazione dalla Coppa Italia contro il Cittadella, ma va detto che i toscani sono stati anche sfortunati: la traversa di Marin, le parate di Montipò e l’incredibile errore di Gyasi nel primo tempo sono stati fatali.

FACCE NUOVE — Si parte con parecchi nuovi acquisti da una parte e dall’altra: Caprile, Gyasi e Cancellieri nell’Empoli, Mboula e Folorunsho (che ha sostenuto le visite solo tre giorni fa) nel Verona. La prima fase è di studio, il caldo afoso non aiuta, eppure dopo otto minuti c’è la prima grande occasione della partita: gran botta di Marin dalla distanza, Montipò con un miracolo riesce a deviare il tiro sulla traversa. Il portiere del Verona è in grande forma e cinque minuti dopo riesce a respingere anche il tentativo di Caputo da posizione decentrata. I padroni di casa spingono di più, il Verona invece punta soprattutto sulle ripartenze. Il cooling break arriva, doveroso, al 25’ e proprio alla fine del primo tempo si concretizzano due fiammate: i gialloblù, dopo un’azione prolungata, sono pericolosi con Ngonge che in spaccata prova a impensierire Caprile che però fa buona guardia. Dall’altra parte, invece, è Gyasi a mangiarsi un gol già fatto, dopo un bell’assist di Baldanzi: l’ex Spezia, a tu per tu con Montipò, conclude incredibilmente alto.

DECISIVO — L’inizio della ripresa è più dimesso, con i ritmi che si abbassano. L’Empoli si affida alla qualità di Baldanzi che al 60’ viene steso al limite dell’area da Magnani. Sulla punizione ci prova ancora Marin, ma il suo pallone esce di poco. Sul capovolgimento di fronte è Doig ad avere una buona palla, ma il suo sinistro in diagonale si spegne a lato. Poi al 70’ Baroni butta dentro Bonazzoli, Saponara e Djuric e la partita cambia. Il Verona prende coraggio, alza il baricentro e trova il gol della vittoria grazie a un errore di Caprile che esce male su azione da calcio d’angolo e lascia la palla a Bonazzoli, che al 75’ non perdona. L’Empoli si gioca il tutto per tutto, un paio di accelerate di Baldanzi spaventano l’Hellas che però alla fine riesce a conquistare una vittoria dal peso specifico elevato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
19/08/2023 23:30
 
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Il Napoli riparte da Osimhen: super doppietta ed è 3-1 a Frosinone

Laziali avanti al 7' col rigore di Harroui, pari campano con Politano.
Sempre nel primo tempo il guizzo del nigeriano che completa l'opera nel finale


Maurizio Nicita


Eravamo rimasti a un Napoli vincente e a un Osimhen trascinatore a suon di gol. Nell’esordio a Frosinone di Garcia la squadra campione ha ripreso il discorso da dove lo aveva interrotto alla fine dello scorso torneo. Il caldo, una preparazione ancora approssimativa non hanno mostrato un Napoli bellissimo, ma complimenti anche a Di Francesco che schiera un Frosinone coraggioso e che per un’ora prova a reggere il confronto. Dalla Ciociaria però parte il messaggio forte e chiaro: i campioni con Osimhen (e Gabri Veiga in arrivo) vogliono continuare a vincere su tutti i fronti.

CHE INIZIO! — Chissà cosa è passato per la testa di Garcia dopo i primi 5’ sulla panchina del Napoli. Il tecnico per preservare Anguissa decide di far esordire lo svedese Cajuste e il ragazzo che fa? In area spazza via un pallone ma in maniera scomposta, prendendo anche la gamba di Baez. Marcenaro ci pensa un attimo, poi probabilmente dall’auricolare arriva il giusto suggerimento: l’arbitro indica il dischetto. Da dove il marocchino Harroui è freddo e spiazza Meret. Frosinone avanti ed entusiasmo alle stelle per la squadra di Eusebio Di Francesco che spinge i suoi a una grande aggressività. Che in avvio un Napoli, sornione e un po’ svogliato (abbiamo visto un passaggio sbagliato di Lobotka dopo anni!), subisce. Nonostante il pressing avversario gli azzurri non concedono altre occasioni ma faticano a trovare spazi perché i padroni di casa si chiudono bene e il giro palla è troppo lento per impensierire i neo promossi.

RIBALTONE — A metà tempo però il Napoli ricorda il proprio background e comincia ad aggredire cercando profondità e alla prima azione vera ecco il pari. Rrahmani conquista palla in mezzo e la dà a Raspadori che cerca la profondità per Osimhen, i gialli respingono ma sono messi male e al terzo rimpallo al volo di sinistro Politano è perentorio. Passano 10’ e in un’azione tatticamente simile è Raspadori a segnare. Ma il Var annulla per un fuorigioco iniziale di Cajuste. Poco male perché il Frosinone cerca sempre di tenere i ritmi alti ma emergono la qualità e il carattere dei campioni. Soprattutto dei due protagonisti del gol del sorpasso: Di Lorenzo che va a conquistarsi una palla di forza, la mette in mezzo per Osimhen che senza manco guardare la porta scaglia un destro potentissimo e segna.

Fonte: Gazzetta dello Sport
19/08/2023 23:33
 
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La Fiorentina strapazza il Genoa:
gioco, spettacolo e 4 gol, Italiano sorride



Nel giorno della prima panchina in A di Gilardino, i viola dominano l'incontro.
Di Biraghi, Bonaventura, Gonzalez e Mandragora le reti,
con gol della bandiera di Biraschi per il 4-1 finale


Filippo Grimaldi

Una Fiorentina da favola, un Genoa da incubo, travolto (1-4) da un avversario in dominio assoluto e che già a metà gara, con le reti di Biraghi, Bonaventura, Gonzalez (prima dell’ultimo sigillo di Mandragora) aveva messo in cassaforte la vittoria. Nelle intenzioni del presidente Commisso questo deve essere l’anno della consacrazione per la squadra di Italiano, alla terza stagione sulla panchina viola: se queste sono le premesse, ha totalmente ragione lui, perché la Fiorentina è stata bella e concreta al tempo stesso. Il Genoa di Alberto Gilardino, che a metà del campionato scorso aveva pilotato una squadra in affanno verso la promozione diretta in A, è piombato presto nell’incubo e non è più riuscito a rientrare in partita. Ma serviranno nuovi esami prima di valutare i rossoblù, al netto delle difficoltà enormi palesate a Marassi anche sul piano caratteriale, almeno sino a metà gara. Troppe le assenze pesanti (Strootman e Vogliacco) e gli innesti last minute ancora non disponibili (oltre a Messias, infortunato, anche Malinovskyi, presentato ieri prima del fischio d’inizio) per avere un quadro reale della situazione di una squadra alla quale hanno dato fiducia quasi 28 mila abbonati. Prova ne sia la panchina cortissima, con appena sette uomini di movimento e che infatti non ha cambiato l’inerzia della partita. Tutta un’altra storia, la squadra di Italiano: che approccia la gara in maniera perfetta, mostra solidità in difesa (che bravo la novità Kayode a destra, preferito a Dodo), e dalla trequarti sfrutta le incursioni di Brekalo e Gonzalez oltre alle sponde di Nzola, con un sontuoso Bonaventura al centro.

MONOLOGO — Eppure Retegui illude il Genoa in partenza servendo in area un pallone prezioso su un tacco di Gudmundsson, senza però trovare compagni pronti alla deviazione. Sulla ripartenza ospite, arriva il gol-capolavoro di Biraghi, innescato da Nzola, e bravo ad evitare prima Frendrup e poi Biraschi prima di battere Martinez sul primo palo. Coordinazione perfetta, pallone nell’angolino alto sul primo palo. Il Genoa accusa il colpo, la Viola ne approfitta. E sei minuti dopo Bonaventura firma il raddoppio raccogliendo sotto porta il pallone ribattuto dal palo sulla conclusione di Gonzalez lanciato da Brekalo. Due a zero dopo undici minuti e per il Genoa diventa davvero tutto in salita. Una Viola cinica, che viaggia a ritmo altissimo e sfrutta Nzola centravanti che fa la sponda per le incursioni degli esterni. E il Genoa fatica a tornare in partita, perché in questa versione così d’emergenza non ha la qualità sufficiente per reggere l’urto. Manca la reazione, e la Fiorentina si infila a piacere negli spazi lasciati liberi dai rossoblù. E così arriva prima dell’intervallo (40’) il terzo gol di Gonzalez con un colpo di testa su corner di Biraghi.

DA APPLAUSI — Troppo facile. Una lezione di calcio davanti alla quale il Genoa non riesce a sfruttare la reazione di Gudmundsson, l’unico dei rossoblù che prova a lavorare senza sosta anche per aiutare la mediana. Retegui, attesissimo, è chiuso nella morsa di Milenkovic e Ranieri. Non è serata, anche per lui. La ripresa non cambia la situazione. La gara viene sospesa un minuto per il lancio di un fumogeno in campo dalla gradinata genoana. Gilardino prova nel frattempo a passare al 4-4-2, abbassando Martin e allargando Frendrup a sinistra. Bonaventura serve Mandragora che di testa firma il quarto gol. Biraschi (assist di Frendrup) accorcia, ma la gara di fatto è chiusa. Gilardino passa al 4-3-2-1, piazzando Gudmundsson ed Ekuban dietro a Retegui. Tutto inutile. Fiorentina in gestione, torna a casa con il cuore gonfio di certezze che questa potrebbe essere davvero la sua annata, pronta a dimostrarlo anche nel prossimo playoff di Conference. Il duello da Superclasico fra Retegui e Beltran? Rimandato: il genoano non fa male, l’attaccante viola entra troppo tardi. Ma sa di essere entrato in una corazzata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
19/08/2023 23:37
 
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Inter, è subito super Lautaro: la sua doppietta stende il Monza



L'attaccante argentino segna un gol per tempo:
brianzoli mai pericolosi, Inzaghi parte con una vittoria convincente


Matteo Nava


Lautaro Martinez segna e l’Inter vince. Nell’assioma che tanto fa felici i tifosi nerazzurri, una differenza con la stagione 2022-2023 c’è: il Monza non è più un tabù, visto che il 2-0 del Giuseppe Meazza matura senza sforzi eccessivi, mentre lo scorso anno i brianzoli avevano fermato la squadra di Simone Inzaghi sia all’andata che al ritorno. Invece la terza gestione dell’allenatore piacentino si apre con il Toro che firma i primi tre punti con un tap-in per tempo, mentre Yann Sommer non deve mai scomodarsi dal turno di pattuglia.

I MESSAGGI DEL MEAZZA — Se il Monza di Raffaele Palladino si presenta a sorpresa con il debuttante in Serie A Mirko Maric – 28enne croato – come punta centrale, l’Inter è quella che ci si aspettava da giorni: esordiscono Sommer e Marcus Thuram, gli altri innesti attendono il battesimo dalla panchina. In biancorosso non mancano le vecchie conoscenze Danilo D’Ambrosio e Roberto Gagliardini, omaggiati da Javier Zanetti prima della partita con una maglia celebrativa ciascuno: applauditissimo il primo, fischiato il secondo. Il campionato interista si apre con una fugace contestazione della Curva Nord (“società: rispetto per gli interisti” scritto su uno striscione, più un quarto d’ora senza tifo) e con un commovente minuto di raccoglimento per Carlo Mazzone, equamente suddiviso in trenta secondi di silenzio assoluto e in altrettanti di unanime applauso.

UN CAPITANO — Thuram si prende in manovra i primi applausi e Mkhitaryan scocca alto il primo tiro della stagione nerazzurra, ma a San Siro bastano 8 minuti scarsi per esultare: la catena di destra funziona a meraviglia, dalla fascia Denzel Dumfries serve in mezzo all’area un assist rasoterra e Lautaro comincia il campionato come aveva concluso quello scorso: segnando, con un puntuale tap-in. I brianzoli cercano di abbozzare una reazione, ma Sommer non deve mai davvero sforzarsi nel suo primo tempo da nerazzurro, mentre alla mezz’ora Federico Dimarco flirta con il raddoppio sfiorando il palo con un mancino potente. L’Inter non è perfetta, ma al Monza manca terribilmente una punta: Maric, ingabbiato, non punge mai e naviga lontano dalla porta.

FIRMATO, LAUTARO — I dolori di Matteo Darmian a causa di una botta alla caviglia non preoccupano e dopo l’intervallo tornano in campo i 22 titolari, con il Monza che fa tremare subito San Siro quando Hakan Calhanoglu si immola in scivolata per schermare un tiro pericolosissimo di Georgios Kyriakopoulos. Il brivido serve all’Inter per tornare pericolosa: Dimarco manda un avvertimento con il solito mancino caldo, così al 61’ Palladino prova a ridisegnare l’attacco. Mota Carvalho si riprende il posto mal gestito da Maric, Patrick Ciurria avanza sulla trequarti quando Samuele Birindelli rileva un acciaccato Andrea Colpani.

I DEBUTTI — Subito dopo un gol sfiorato da Thuram – non arriva in scivolata su un pallone velenoso di Dumfries –, Inzaghi mischia le carte con un triplo esordio: doppio cambio sulla fascia con Juan Cuadrado e Carlos Augusto, più l’ingresso di Marko Arnautovic per il francese figlio d’arte. Si fanno da parte anche gli ex D’Ambrosio e Gagliardini per Pedro Pereira e José Machin, ma ai brianzoli manca un ingranaggio nel meccanismo. Non arriva al tiro e dietro soffre, troppo. Al 76’ ancora Lautaro raddoppia, aspettando con la solita fame un bel pallone di Arnautovic: tocco facile facile da due passi e 2-0. L’argentino esulta ancora, sorride e lascia il campo a Davide Frattesi, con Henrikh Mkhitaryan avanzato a seconda punta. Gli ultimi minuti sono giusto una piacevole ninna-nanna al vincente esordio stagionale, interrotta soltanto dal debutto di Yann Bisseck, per Darmian, e da una chiusura di Luca Caldirola su Carlos Augusto tra qualche moderato sussulto. Tre punti, il Meazza che canta, il Toro che incorna. Gongola Inzaghi, è bello ricominciare così.

Fonte: Gazzetta dello Sport
19/08/2023 23:41
 
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Eterno Candreva, risorge Belotti.
Ma la Salernitana blocca la Roma: 2-2



I giallorossi passano con il Gallo, poi soffrono e vanno sotto,
ma ancora l'ex granata di testa fissa il risultato.
Debutto per Paredes e Renato Sanches


Andrea Pugliese

Belotti chiama, Candreva risponde. Roma e Salernitana si dividono la posta in palio ed a firmare il pareggio sono due degli uomini più attesi: Belotti perché non segnava da 34 partite di campionato, Candreva perché c’era da capire se potesse prendere ancora per mano la Salernitana. La Roma, a conti fatti, evita la sconfitta in extremis, ma paga la mancanza di fantasia a causa delle squalifiche di Dybala e Pellegrini. La Salernitana, invece, non riesce a difendere fino in fondo quanto capitalizzato in precedenza, ma se ne va comunque a casa felice e contenta. A differenza della Roma.

BOTTA E RISPOSTA — Mou conferma il 3-5-2, Spinazzola vince il duello con Zalewski e l’Olimpico è un pieno d’amore per il ritorno in panchina di Bruno Conti 18 anni dopo a sua ultima volta e l’ultimo commosso saluto a Carletto Mazzone, tra cori, ovazioni, immagini sui megaschermi. Poi si parte, con la Roma che fa fatica a trovare spazi tra le linee e allora cerca di sfondare sulle fasce, più a sinistra che a destra. Operazione vana, che fa ripiegare i giallorossi nella ricerca della verticalità, sul filo del fuorigioco. E proprio così Belotti segna due volte, quasi in fotocopia, nello spazio di 9 minuti. Ma il primo gol gli viene annullato per fuorigioco di mezzo piede, il secondo è buono. Sembra tutto in discesa, ma a complicare i piani è Mancini, che prima si divora il 2-0 da due passi a porta vuota e poi sbaglia l’anticipo in uscita, lasciando a Candreva la palla del pareggio (uno contro su Smalling e tiro che non lascia speranze a Rui Patricio). Il problema della Roma è proprio l’assenza di qualità nelle giocate, con il solo Aouar che regala un paio di finezze. Dall’altra parte, invece, la Salernitana ha trovato il massimo con il minimo sforzo, sfruttando l’errore del difensore giallorosso.

GENIO CANDREVA — Nella ripresa si riparte e neanche il tempo di rifiatare che Candreva piazza un altro colpo di rara bellezza: cambiogioco di Bradaric, stop di destro e tiro a giro di sinistro dall’angolo alto dell’area di rigore. Una volta in vantaggio, la squadra di Sousa si raggomitola ancora di più su se stessa, ma la Roma non riesce a trovare mai idee vere e si affida solo al lancio lungo, spesso innocuo. Così a metà ripresa Mou cambia tutto, mandando dentro insieme Paredes, Sanches, Zalewski e Karsdorp: con i nuovi la Roma ritrova energie e inizia ad accelerare. El Shaarawy colpisce l’incrocio, Belotti fa 2-2 su angolo di Paredes, poi il Gallo ha anche la palla della vittoria, ma ci arriva esausto. Quindi l’assedio finale prevede anche una mischia salvata in extremis da Fazio e in tiro di Sanches di poco alto. Si chiude con 12 tiri a 3 per la Roma e un possesso palla maggiore per i giallorossi (60%), cosa inusuale per le squadre di Mourinho. Ma la Salernitana torna a casa felice, la Roma molto di meno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/08/2023 22:28
 
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Atalanta, è subito show di De Ketelaere:
va a segno nel 2-0 in casa del Sassuolo



Il belga in prestito dal Milan entra nel secondo tempo, come Scamacca,
e firma i primi tre punti del campionato della Dea.
Nel recupero Zortea chiude il match con uno splendido raddoppio


Andrea Elefante

Pronti via, è già l’Atalanta di Charles De Ketelaere. E lo sarà presto anche di Gianluca Scamacca, per quanto si è visto ieri. Ma la copertina di questa vittoria dell’Atalanta (la sesta negli ultimi sei debutti in campionato) è tutta per il belga, che non aveva mai segnato in tutta la stagione con la maglia del Milan e più di 500’ dopo l’ultimo gol l’ha ritrovato subito con la sua nuova squadra, sbloccando una partita che si stava facendo scivolosa, con un colpo di testa da centravanti, dopo aver già sfiorato l’1-0, respinto solo dalla traversa. L’urlo della Dea sembrava spezzarsi in gola lì, come già nel primo tempo per un gol salvato sulla linea da Maxime Lopez, ma la pressione nerazzurra e la qualità messa in campo da Gasperini con i due nuovi attaccanti ha spezzato la resistenza di un Sassuolo che aveva tenuto botta con coraggio, ma sempre più in affanno. E non era stato facile, navigando nelle difficoltà del momento di mercato, fra vicenda Berardi e squadra in via di completamento.

LE SCELTE — Dionisi, che ha Tressoldi squalificato, Berardi in stand by per vicende di mercato, Racic e Pedersen ancora non disponibili per motivi di transfer e accordi da rifinire, conferma integralmente la squadra che ha (faticosamente) passato il turno di Coppa Italia contro il Cosenza. C’è il neo acquisto Viti al centro della difesa con Erlic, Toljan e Vina sulle fasce e nella linea a tre del “nuovo” 4-2-3-1 alle spalle di Pinamonti, al posto di Berardi c’è Defrel, con Bajrami da trequartista e Laurienté a sgommare da sinistra. Gasperini propone un’Atalanta disegnata per dieci undicesimi con giocatori già in rosa la scorsa stagione: l’unico nuovo è Kolasinac, assieme a Scalvini e Djimsiti, con Ruggeri preferito a Bakker sulla fascia sinistra, la diga oranje De Roon-Koopmeiners e Pasalic ad accompagnare la coppia Zapata-Lookman.

PRIMO TEMPO — A dispetto del caldo e dello 0-0 che la chiude, è una frazione tutto sommato vivace, pur senza straordinarie occasioni da gol e con gli errori e le incongruenze proprie del calcio di agosto da parte di due squadre ancora in costruzione. C’è più Atalanta come volume di gioco, ma si vede che il Sassuolo recita palleggiando discretamente un copione piuttosto codificato, al di là del cambio di sistema di gioco rispetto all’anno scorso. A Dionisi mancano ovviamente le illuminazioni di Berardi, perché Defrel a destra è abbastanza abulico e il gioco neroverde pende decisamente a sinistra, appoggiato sugli strappi di Laurienté. Anche la Dea si distende più su quella fascia, mandando Zappacosta a giocare in faccia a qualche affanno di Vina, ma Gasp - in tribuna, squalificato - rimpiange soluzioni più incisive quando il gioco transita vicino all’area avversaria. Musso deve proteggere la porta sostanzialmente due volte, all’inizio e alla fine del tempo, prima su Laurienté e poi su tiro dalla distanza di Henrique; Consigli è ben protetto da Erlic (soprattutto) che mura prima Koopmeiners e poi Lookman, ma anche da Viti e quando ci deve mettere del suo, protegge bene (33’) il palo su Zapata. Che sfiora di nuovo l’1-0 al 45’, quando su corner di Koopmeiners un suo colpo di testa, con deviazione di un difensore neroverde, viene salvato proprio sulla linea da Maxime Lopez.
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SECONDO TEMPO — Gasperini cerca più qualità negli ultimi 25 metri e inserisce subito De Ketelaere, al posto di Zapata. Il tecnico sceglie di iniziare la ripresa senza centravanti puro, ma in realtà il belga va a fare l’attaccante, e così sfiora il gol quasi subito, dopo 4’, schiacciando di testa in modo imperfetto un cross di Ruggeri. Così l’Atalanta ha esorcizzato subito l’ultimo brivido corso, per un tentativo di Laurienté finito alto non lontano dall’incrocio: da quel momento la squadra di Gasperini prende sempre più campo, rischiando qualcosa solo sulle ripartenze neroverdi. Con l’ingresso di Scamacca (17’) la Dea aumenta ulteriormente la pressione e sfiora subito il vantaggio, con un dribbling dell’ex che lascia poi a De Ketelaere un tap in comodo respinto dalla traversa. Ma quando al 38’ Ruggeri, ancora una volta, pennella da sinistra, il belga fa valere i suoi centimetri e il suo colpo di testa è respinto da Consigli oltre la linea. Musso, uscendo bene su Laurienté, spegne le ultime speranze del Sassuolo, vanificate definitivamente dall’ex Zortea, che sfrutta un blitz di Adopo castigando Consigli con un diagonale perfetto sul palo più lontano.

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/08/2023 22:45
 
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Lazio, che combini? Immobile-gol non basta,
clamoroso ribaltone Lecce nel finale

Ciro segna a metà del primo tempo, poi grande reazione dei salentini che
al minuto 85' pareggiano con Almqvist e all'87' sorpassano con Di Francesco


Stefano Cieri


Il Via del Mare di Lecce si conferma tabù per Sarri (che in questo stadio non ha mai vinto) e per la Lazio che rimedia la terza sconfitta consecutiva sul campo dei salentini. Finisce esattamente come nella scorsa stagione, con un 2-1 in rimonta dei padroni di casa. Come a gennaio sblocca Immobile nel primo tempo, poi nella ripresa la Lazio sparisce e il Lecce, con una prestazione tutto cuore, la ribalta nel finale con l’uno-due firmato da Almqvist e Di Francesco. Per D’Aversa l’avventura sulla panchina leccese comincia nel migliore dei modi. Molto male, invece, la Lazio, che anche nel primo tempo mostra un gioco troppo compassato e poco produttivo. E poi nella ripresa evidenzia preoccupanti limiti caratteriali.

SBLOCCA IMMOBILE — La partita comincia al piccolo trotto. La condizione, per entrambe le squadre, è ancora approssimativa e così i movimenti sono felpati, si cerca più il palleggio che la velocità. Il centrocampo della Lazio, nel quale Sarri preferisce il nuovo acquisto Kamada a Vecino, è a suo agio in questa situazione, ma fa fatica a trovare spazi in avanti. Il Lecce, d’altro canto, è fin troppo guardingo. D’Aversa lo schiera con un 4-2-3-1 in cui Rafia è “falso trequartista” con il compito di controllare Cataldi. E qualche metro più indietro analogo compito viene affidato a Ramadani che si appiccica a Luis Alberto. Chiaro l’intento del tecnico del Lecce di spegnere le fonti di gioco laziali. Il piano riesce bene per una ventina di minuti, nel corso dei quali la Lazio non combina nulla e il Lecce, oltre a controllare la gara, si fa vivo in due occasioni dalle parti di Provedel. Sfiorando il gol prima con Strefezza (tiro di poco a lato) e poi con Banda (conclusione fermata da Provedel). Dopo la metà del primo tempo, però, il Lecce perde le misure, i centrocampisti della Lazio hanno meno pressione e riescono a costruire con meno difficoltà. E alla prima occasione la Lazio passa. Romagnoli verticalizza per Luis Alberto che smista subito per Immobile, il cui tiro finisce in rete nonostante Falcone ci metta le mani. Per il capitano della Lazio si rinnova così la tradizione di segnare sempre alla prima partita ufficiale della stagione da quando è alla Lazio. Il Lecce accusa il colpo e non riesce a riorganizzarsi. E prima dell’intervallo sfiora in due occasioni il raddoppio. Con lo stesso Immobile (conclusione alta da buona posizione ) poi con Lazzari che, anziché servire Zaccagni tutto solo, preferisce tirare da posizione decentrata: Falcone riesce a respingere.

SORPASSO LECCE — La ripresa comincia con un Lecce più tonico e meno attendista rispetto alla prima frazione di gioco. I padroni di casa ci mettono il cuore e anche qualche buona trama di gioco. Già al 2’ hanno un’ottima opportunità per pareggiare, ma sul cross di Dorgu il tiro di Strefezza finisce di poco alto. La Lazio arretra troppo il baricentro, ma si rende comunque pericolosa in contropiede. Al 9’ Immobile mette Felipe Anderson tutto solo davanti a Falcone, ma il brasiliano spedisce fuori. Inizia la girandola dei cambi. Sarri prova a ravvivare una Lazio in chiara difficoltà con gli ingressi di Vecino per Kamada e di Isaksen per Anderson. Successivamente il tecnico metterà dentro anche Pellegrini per Lazzari e Pedro per Zaccagni. D’Aversa, per dare ancora più forza alla reazione dei suoi, fa invece entrare Gallo per Dorgu, Blin per Gendrey e Kaba per Rafia. Nella fase centrale del secondo tempo la squadra salentina è costantemente nella metà campo avversaria. Ci provano Banda, Strefezza e Rafia: il pareggio sarebbe meritato, ma non arriva. La Lazio prova a rialzare la testa e va vicinissima al 2-0 con Immobile. Il tiro a colpo sicuro dell’attaccante viene però deviato sulla traversa da Falcone. Quando per la squadra di Sarri il peggio sembra alle spalle arriva invece l’uno-due che la manda al tappeto. L’1-1 matura su una conclusione dal limite di Almqvist, servito da Gallo. Passa un minuto e arriva anche il gol del sorpasso. Lo realizza Di Francesco, che risolve al meglio una mischia in area.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/08/2023 08:11
 
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Lazio, che combini? Immobile-gol non basta,
clamoroso ribaltone Lecce nel finale

Ciro segna a metà del primo tempo, poi grande reazione dei salentini che
al minuto 85' pareggiano con Almqvist e all'87' sorpassano con Di Francesco


Stefano Cieri


Il Via del Mare di Lecce si conferma tabù per Sarri (che in questo stadio non ha mai vinto) e per la Lazio che rimedia la terza sconfitta consecutiva sul campo dei salentini. Finisce esattamente come nella scorsa stagione, con un 2-1 in rimonta dei padroni di casa. Come a gennaio sblocca Immobile nel primo tempo, poi nella ripresa la Lazio sparisce e il Lecce, con una prestazione tutto cuore, la ribalta nel finale con l’uno-due firmato da Almqvist e Di Francesco. Per D’Aversa l’avventura sulla panchina leccese comincia nel migliore dei modi. Molto male, invece, la Lazio, che anche nel primo tempo mostra un gioco troppo compassato e poco produttivo. E poi nella ripresa evidenzia preoccupanti limiti caratteriali.

SBLOCCA IMMOBILE — La partita comincia al piccolo trotto. La condizione, per entrambe le squadre, è ancora approssimativa e così i movimenti sono felpati, si cerca più il palleggio che la velocità. Il centrocampo della Lazio, nel quale Sarri preferisce il nuovo acquisto Kamada a Vecino, è a suo agio in questa situazione, ma fa fatica a trovare spazi in avanti. Il Lecce, d’altro canto, è fin troppo guardingo. D’Aversa lo schiera con un 4-2-3-1 in cui Rafia è “falso trequartista” con il compito di controllare Cataldi. E qualche metro più indietro analogo compito viene affidato a Ramadani che si appiccica a Luis Alberto. Chiaro l’intento del tecnico del Lecce di spegnere le fonti di gioco laziali. Il piano riesce bene per una ventina di minuti, nel corso dei quali la Lazio non combina nulla e il Lecce, oltre a controllare la gara, si fa vivo in due occasioni dalle parti di Provedel. Sfiorando il gol prima con Strefezza (tiro di poco a lato) e poi con Banda (conclusione fermata da Provedel). Dopo la metà del primo tempo, però, il Lecce perde le misure, i centrocampisti della Lazio hanno meno pressione e riescono a costruire con meno difficoltà. E alla prima occasione la Lazio passa. Romagnoli verticalizza per Luis Alberto che smista subito per Immobile, il cui tiro finisce in rete nonostante Falcone ci metta le mani. Per il capitano della Lazio si rinnova così la tradizione di segnare sempre alla prima partita ufficiale della stagione da quando è alla Lazio. Il Lecce accusa il colpo e non riesce a riorganizzarsi. E prima dell’intervallo sfiora in due occasioni il raddoppio. Con lo stesso Immobile (conclusione alta da buona posizione ) poi con Lazzari che, anziché servire Zaccagni tutto solo, preferisce tirare da posizione decentrata: Falcone riesce a respingere.

SORPASSO LECCE — La ripresa comincia con un Lecce più tonico e meno attendista rispetto alla prima frazione di gioco. I padroni di casa ci mettono il cuore e anche qualche buona trama di gioco. Già al 2’ hanno un’ottima opportunità per pareggiare, ma sul cross di Dorgu il tiro di Strefezza finisce di poco alto. La Lazio arretra troppo il baricentro, ma si rende comunque pericolosa in contropiede. Al 9’ Immobile mette Felipe Anderson tutto solo davanti a Falcone, ma il brasiliano spedisce fuori. Inizia la girandola dei cambi. Sarri prova a ravvivare una Lazio in chiara difficoltà con gli ingressi di Vecino per Kamada e di Isaksen per Anderson. Successivamente il tecnico metterà dentro anche Pellegrini per Lazzari e Pedro per Zaccagni. D’Aversa, per dare ancora più forza alla reazione dei suoi, fa invece entrare Gallo per Dorgu, Blin per Gendrey e Kaba per Rafia. Nella fase centrale del secondo tempo la squadra salentina è costantemente nella metà campo avversaria. Ci provano Banda, Strefezza e Rafia: il pareggio sarebbe meritato, ma non arriva. La Lazio prova a rialzare la testa e va vicinissima al 2-0 con Immobile. Il tiro a colpo sicuro dell’attaccante viene però deviato sulla traversa da Falcone. Quando per la squadra di Sarri il peggio sembra alle spalle arriva invece l’uno-due che la manda al tappeto. L’1-1 matura su una conclusione dal limite di Almqvist, servito da Gallo. Passa un minuto e arriva anche il gol del sorpasso. Lo realizza Di Francesco, che risolve al meglio una mischia in area.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/08/2023 08:13
 
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