Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di B-Side FORUM

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binariomorto
00sabato 19 agosto 2023 14:38
Anche nel 2023 il massimo campionato di Serie A torna nella settimana di ferragosto.
Ad aprire le danze gli anticipi del tardo pomeriggio di oggi (18:30) le partite tra Empoli e Verona e tra Frosinone (neo promossa ma non matricola di Serie A) e Napoli (campioni d'Italia in carica). La prima giornata (anche quest'anno con calendario asimmetrico) si concluderà lunedì sera con la partita tra bologna e Milan.
Con il mercato estivo ancora aperto a nuovi colpi milionari, la scena però è stata presa dall'affare Mancini che da ferragosto ha occupato le prime pagine dei quotidiani sportivi. Solo oggi, dunque a ridosso dell'inizio del campionato, è stato ufficializzato dalla federazione il nome di Luciano Spalletti, ex del Napoli, come nuovo c.t. azzurro dopo la clamorosa "pec" con cui Roberto Mancini si è dimesso dall'incarico nel bel mezzo di una delicata fase di qualificazione ai prossimi europei (rischiamo, da campioni in carica, di saltare anche il prossimo europeo dopo le mancate qualificazioni agli ultimi due tornei mondiali, una proprio con mancini sulla panchina azzurra). A tener banco non è il nome di Spalletti, preferito ad Antonio Conte anche per questioni economiche di ingaggio, ritenuto l'uomo giusto per questo momento particolare in cui versa il calcio italiano, ma le vicissitudini contrattuali col patron partenopeo per via delle clausole che Spalletti dovette accettare per lasciare la panchina del Napoli appena campione d'Italia. Una penale di 3,5 milioni di euro che De Laurentiis non vuole abbuonare a Spalletti "non per vil denaro ma per principio". E molti sono concordi con la vecchia volpe napoletana. Ora Spalletti, che ha accettato un triennale di 3,5 milioni a stagione, dovrà o pagare (anche in come rate) o adire al contenzioso legale giacché la clausola è aggirabile per il fatto che la panchina della nazionale non è un competitor in senso stretto di un club come il Napoli. Vedremo.

Restando al campionato, con il mercato ancora aperto, le previsioni dei favoriti mettono ancora al primo posto il Napoli che ha tenuto stretto il suo campionissimo Victor Osimhen e pare aver tamponato tamponato bene l'addio del coreano Kim in difesa. Poche ma ben studiate le mosse della dirigenza napoletana anche dopo la partenza del ds Giuntoli (chiesto dalla juventus per risollevarsi) e di Spalletti, sostituito da Rudi Garcia.
Poi l'Inter del dopo Lukaku. A proposito di Lukaku, altro colpo grosso che stava per concretizzarsi con lo scambio Chelsea-Juve con Dusan Vlahovic in contropartita tecnica più bonus in euro, pare che dopo essere stato scaricato dai nerazzurri e persa l'occasione Juve possa ancora giocare in Italia. In prestito. Intanto l'Inter ha preso Juan Cuadrado appena scaricato dalla Juventus e comunque la società nerazzurra è stata tra le più vivaci sul mercato, insieme alla Lazio (altra favorita, nonostante i debiti di Lotito).
La Juventus ha mosso, sia in entrata che in uscita, il mercato dei giovani e giovanissimi. Di qui anche la grana Bonucci, scaricato e messo fuori rosa da Allegri, per questioni di età. Allegri punta al recupero fisico di Pogba mentre l'altro candidato a lasciare i bianconeri ad inizio estate, cioè Federico Chiesa, forse potrebbe trovare ancora spazio nei progetti del Max bianconero. Più sicuro di avere una maglia da titolare è senza dubbio Vlahovic (acclamato anche dal tifo bianconero nei giorni del possibile scambio con Lukaku). Dopo la tempesta giudiziaria durante lo scorso campionato, con l'altalena dei punti tolti, restituiti e poi tolti nuovamente, la società piemontese è in forte ristrutturazione in ogni suo reparto. Spese pazze non se possono fare più e i mancati introiti dalle competizioni europee dopo la squalifica decisa dall'Uefa per un anno aggravano il bilancio già passivo di suo e oltretutto aggravato dalle multe che si dovranno pagare per chiudere i conti con la giustizia sportiva italiana, di qui la scelta obbligata di tenere in panchina Allegri e alcuni pezzi pregiati a costo di altrettante cessioni, soprattutto di qualche promettente giovane del vivaio. In compenso Wojciech Szczesny resta tra i pali bianconeri, tra i pochi ad aver resistito alle sirene arabe e dei tanti petrol-dollari con cui gli arabi stanno acquistando a mani basse dal vecchio continente per imbastire un campionato di altissimo profilo tecnico con le vecchie e nuove glorie del recente passato calcistico, da Ronaldo a Neymar da Silva Santos Júnior, noto come Neymar, tanto per citare uno degli ultimi nomi accellenti ad assere approdati a Riad.
Particolare anche il mercato del Milan, forse la vera incognita del campionato che sta per iniziare. Dopo la clamorosa partenza di Tonali per il Newcastle Utd (inizi di Luglio) di quella che sarebbe dovuta essere la nuova bandiera milanista, anche Rebic, Messias e De Ketelaere sono andati via da Milanello e presto partirà, forse, anche Saelemaekers è in uscita per compensare la ricca (?) campagna acquisti voluta da Pioli (anche lui confermato in panchina dopo i dubbi alla fine della scorsa stagione).
Resta la Roma, ultima tra la cinquina delle favorite alla corsa scudetto, quella più rebus di tutte. A cominciare dal mercato, apparentemente senza colpi particolari, a parte Renato Sanches e Paredes dal Psg. In attesa Muriel e Zapata dall'Atalanta.

Buon campionato 2023/24 a tutti.
binariomorto
00sabato 19 agosto 2023 23:25
Purtroppo il nuovo campionato comincia con la perdita di uno dei suoi protagonisti che hanno fatto la storia del calcio italiano. La notizia della scomparsa a 86 anni di Carlo Mazzone (Sor Carletto, come veniva appellato a Roma) ha preceduto di poche ore l'inizio del torneo con i primi anticipi del tardo pomeriggio.
binariomorto
00sabato 19 agosto 2023 23:30
Bonazzoli entra e dopo 6' segna al debutto:
il Verona sbanca Empoli



La prima sfida-salvezza della stagione va all'Hellas,
dopo che nel primo tempo i toscani erano andati vicini al vantaggio
con la traversa di Marin e la ghiotta occasione di Gyasi


Matteo Pierelli

Entrato da pochi minuti, Federico Bonazzoli mette subito il timbro sulla sua nuova avventura al Verona, regalando tre punti d’oro ai gialloblù. L’ex attaccante della Salernitana, a un quarto d’ora dalla fine, sfrutta alla perfezione un’uscita a vuoto di Caprile e deposita in rete una palla che fa volare l’Hellas. Siamo solo alla prima giornata, ma questa vittoria contro l’Empoli pesa parecchio visto che i toscani sono una diretta rivale dei gialloblù per la salvezza. Per la squadra di Zanetti un’altra amarezza dopo l’inaspettata eliminazione dalla Coppa Italia contro il Cittadella, ma va detto che i toscani sono stati anche sfortunati: la traversa di Marin, le parate di Montipò e l’incredibile errore di Gyasi nel primo tempo sono stati fatali.

FACCE NUOVE — Si parte con parecchi nuovi acquisti da una parte e dall’altra: Caprile, Gyasi e Cancellieri nell’Empoli, Mboula e Folorunsho (che ha sostenuto le visite solo tre giorni fa) nel Verona. La prima fase è di studio, il caldo afoso non aiuta, eppure dopo otto minuti c’è la prima grande occasione della partita: gran botta di Marin dalla distanza, Montipò con un miracolo riesce a deviare il tiro sulla traversa. Il portiere del Verona è in grande forma e cinque minuti dopo riesce a respingere anche il tentativo di Caputo da posizione decentrata. I padroni di casa spingono di più, il Verona invece punta soprattutto sulle ripartenze. Il cooling break arriva, doveroso, al 25’ e proprio alla fine del primo tempo si concretizzano due fiammate: i gialloblù, dopo un’azione prolungata, sono pericolosi con Ngonge che in spaccata prova a impensierire Caprile che però fa buona guardia. Dall’altra parte, invece, è Gyasi a mangiarsi un gol già fatto, dopo un bell’assist di Baldanzi: l’ex Spezia, a tu per tu con Montipò, conclude incredibilmente alto.

DECISIVO — L’inizio della ripresa è più dimesso, con i ritmi che si abbassano. L’Empoli si affida alla qualità di Baldanzi che al 60’ viene steso al limite dell’area da Magnani. Sulla punizione ci prova ancora Marin, ma il suo pallone esce di poco. Sul capovolgimento di fronte è Doig ad avere una buona palla, ma il suo sinistro in diagonale si spegne a lato. Poi al 70’ Baroni butta dentro Bonazzoli, Saponara e Djuric e la partita cambia. Il Verona prende coraggio, alza il baricentro e trova il gol della vittoria grazie a un errore di Caprile che esce male su azione da calcio d’angolo e lascia la palla a Bonazzoli, che al 75’ non perdona. L’Empoli si gioca il tutto per tutto, un paio di accelerate di Baldanzi spaventano l’Hellas che però alla fine riesce a conquistare una vittoria dal peso specifico elevato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 19 agosto 2023 23:33
Il Napoli riparte da Osimhen: super doppietta ed è 3-1 a Frosinone

Laziali avanti al 7' col rigore di Harroui, pari campano con Politano.
Sempre nel primo tempo il guizzo del nigeriano che completa l'opera nel finale


Maurizio Nicita


Eravamo rimasti a un Napoli vincente e a un Osimhen trascinatore a suon di gol. Nell’esordio a Frosinone di Garcia la squadra campione ha ripreso il discorso da dove lo aveva interrotto alla fine dello scorso torneo. Il caldo, una preparazione ancora approssimativa non hanno mostrato un Napoli bellissimo, ma complimenti anche a Di Francesco che schiera un Frosinone coraggioso e che per un’ora prova a reggere il confronto. Dalla Ciociaria però parte il messaggio forte e chiaro: i campioni con Osimhen (e Gabri Veiga in arrivo) vogliono continuare a vincere su tutti i fronti.

CHE INIZIO! — Chissà cosa è passato per la testa di Garcia dopo i primi 5’ sulla panchina del Napoli. Il tecnico per preservare Anguissa decide di far esordire lo svedese Cajuste e il ragazzo che fa? In area spazza via un pallone ma in maniera scomposta, prendendo anche la gamba di Baez. Marcenaro ci pensa un attimo, poi probabilmente dall’auricolare arriva il giusto suggerimento: l’arbitro indica il dischetto. Da dove il marocchino Harroui è freddo e spiazza Meret. Frosinone avanti ed entusiasmo alle stelle per la squadra di Eusebio Di Francesco che spinge i suoi a una grande aggressività. Che in avvio un Napoli, sornione e un po’ svogliato (abbiamo visto un passaggio sbagliato di Lobotka dopo anni!), subisce. Nonostante il pressing avversario gli azzurri non concedono altre occasioni ma faticano a trovare spazi perché i padroni di casa si chiudono bene e il giro palla è troppo lento per impensierire i neo promossi.

RIBALTONE — A metà tempo però il Napoli ricorda il proprio background e comincia ad aggredire cercando profondità e alla prima azione vera ecco il pari. Rrahmani conquista palla in mezzo e la dà a Raspadori che cerca la profondità per Osimhen, i gialli respingono ma sono messi male e al terzo rimpallo al volo di sinistro Politano è perentorio. Passano 10’ e in un’azione tatticamente simile è Raspadori a segnare. Ma il Var annulla per un fuorigioco iniziale di Cajuste. Poco male perché il Frosinone cerca sempre di tenere i ritmi alti ma emergono la qualità e il carattere dei campioni. Soprattutto dei due protagonisti del gol del sorpasso: Di Lorenzo che va a conquistarsi una palla di forza, la mette in mezzo per Osimhen che senza manco guardare la porta scaglia un destro potentissimo e segna.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 19 agosto 2023 23:37
La Fiorentina strapazza il Genoa:
gioco, spettacolo e 4 gol, Italiano sorride



Nel giorno della prima panchina in A di Gilardino, i viola dominano l'incontro.
Di Biraghi, Bonaventura, Gonzalez e Mandragora le reti,
con gol della bandiera di Biraschi per il 4-1 finale


Filippo Grimaldi

Una Fiorentina da favola, un Genoa da incubo, travolto (1-4) da un avversario in dominio assoluto e che già a metà gara, con le reti di Biraghi, Bonaventura, Gonzalez (prima dell’ultimo sigillo di Mandragora) aveva messo in cassaforte la vittoria. Nelle intenzioni del presidente Commisso questo deve essere l’anno della consacrazione per la squadra di Italiano, alla terza stagione sulla panchina viola: se queste sono le premesse, ha totalmente ragione lui, perché la Fiorentina è stata bella e concreta al tempo stesso. Il Genoa di Alberto Gilardino, che a metà del campionato scorso aveva pilotato una squadra in affanno verso la promozione diretta in A, è piombato presto nell’incubo e non è più riuscito a rientrare in partita. Ma serviranno nuovi esami prima di valutare i rossoblù, al netto delle difficoltà enormi palesate a Marassi anche sul piano caratteriale, almeno sino a metà gara. Troppe le assenze pesanti (Strootman e Vogliacco) e gli innesti last minute ancora non disponibili (oltre a Messias, infortunato, anche Malinovskyi, presentato ieri prima del fischio d’inizio) per avere un quadro reale della situazione di una squadra alla quale hanno dato fiducia quasi 28 mila abbonati. Prova ne sia la panchina cortissima, con appena sette uomini di movimento e che infatti non ha cambiato l’inerzia della partita. Tutta un’altra storia, la squadra di Italiano: che approccia la gara in maniera perfetta, mostra solidità in difesa (che bravo la novità Kayode a destra, preferito a Dodo), e dalla trequarti sfrutta le incursioni di Brekalo e Gonzalez oltre alle sponde di Nzola, con un sontuoso Bonaventura al centro.

MONOLOGO — Eppure Retegui illude il Genoa in partenza servendo in area un pallone prezioso su un tacco di Gudmundsson, senza però trovare compagni pronti alla deviazione. Sulla ripartenza ospite, arriva il gol-capolavoro di Biraghi, innescato da Nzola, e bravo ad evitare prima Frendrup e poi Biraschi prima di battere Martinez sul primo palo. Coordinazione perfetta, pallone nell’angolino alto sul primo palo. Il Genoa accusa il colpo, la Viola ne approfitta. E sei minuti dopo Bonaventura firma il raddoppio raccogliendo sotto porta il pallone ribattuto dal palo sulla conclusione di Gonzalez lanciato da Brekalo. Due a zero dopo undici minuti e per il Genoa diventa davvero tutto in salita. Una Viola cinica, che viaggia a ritmo altissimo e sfrutta Nzola centravanti che fa la sponda per le incursioni degli esterni. E il Genoa fatica a tornare in partita, perché in questa versione così d’emergenza non ha la qualità sufficiente per reggere l’urto. Manca la reazione, e la Fiorentina si infila a piacere negli spazi lasciati liberi dai rossoblù. E così arriva prima dell’intervallo (40’) il terzo gol di Gonzalez con un colpo di testa su corner di Biraghi.

DA APPLAUSI — Troppo facile. Una lezione di calcio davanti alla quale il Genoa non riesce a sfruttare la reazione di Gudmundsson, l’unico dei rossoblù che prova a lavorare senza sosta anche per aiutare la mediana. Retegui, attesissimo, è chiuso nella morsa di Milenkovic e Ranieri. Non è serata, anche per lui. La ripresa non cambia la situazione. La gara viene sospesa un minuto per il lancio di un fumogeno in campo dalla gradinata genoana. Gilardino prova nel frattempo a passare al 4-4-2, abbassando Martin e allargando Frendrup a sinistra. Bonaventura serve Mandragora che di testa firma il quarto gol. Biraschi (assist di Frendrup) accorcia, ma la gara di fatto è chiusa. Gilardino passa al 4-3-2-1, piazzando Gudmundsson ed Ekuban dietro a Retegui. Tutto inutile. Fiorentina in gestione, torna a casa con il cuore gonfio di certezze che questa potrebbe essere davvero la sua annata, pronta a dimostrarlo anche nel prossimo playoff di Conference. Il duello da Superclasico fra Retegui e Beltran? Rimandato: il genoano non fa male, l’attaccante viola entra troppo tardi. Ma sa di essere entrato in una corazzata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 19 agosto 2023 23:41
Inter, è subito super Lautaro: la sua doppietta stende il Monza



L'attaccante argentino segna un gol per tempo:
brianzoli mai pericolosi, Inzaghi parte con una vittoria convincente


Matteo Nava


Lautaro Martinez segna e l’Inter vince. Nell’assioma che tanto fa felici i tifosi nerazzurri, una differenza con la stagione 2022-2023 c’è: il Monza non è più un tabù, visto che il 2-0 del Giuseppe Meazza matura senza sforzi eccessivi, mentre lo scorso anno i brianzoli avevano fermato la squadra di Simone Inzaghi sia all’andata che al ritorno. Invece la terza gestione dell’allenatore piacentino si apre con il Toro che firma i primi tre punti con un tap-in per tempo, mentre Yann Sommer non deve mai scomodarsi dal turno di pattuglia.

I MESSAGGI DEL MEAZZA — Se il Monza di Raffaele Palladino si presenta a sorpresa con il debuttante in Serie A Mirko Maric – 28enne croato – come punta centrale, l’Inter è quella che ci si aspettava da giorni: esordiscono Sommer e Marcus Thuram, gli altri innesti attendono il battesimo dalla panchina. In biancorosso non mancano le vecchie conoscenze Danilo D’Ambrosio e Roberto Gagliardini, omaggiati da Javier Zanetti prima della partita con una maglia celebrativa ciascuno: applauditissimo il primo, fischiato il secondo. Il campionato interista si apre con una fugace contestazione della Curva Nord (“società: rispetto per gli interisti” scritto su uno striscione, più un quarto d’ora senza tifo) e con un commovente minuto di raccoglimento per Carlo Mazzone, equamente suddiviso in trenta secondi di silenzio assoluto e in altrettanti di unanime applauso.

UN CAPITANO — Thuram si prende in manovra i primi applausi e Mkhitaryan scocca alto il primo tiro della stagione nerazzurra, ma a San Siro bastano 8 minuti scarsi per esultare: la catena di destra funziona a meraviglia, dalla fascia Denzel Dumfries serve in mezzo all’area un assist rasoterra e Lautaro comincia il campionato come aveva concluso quello scorso: segnando, con un puntuale tap-in. I brianzoli cercano di abbozzare una reazione, ma Sommer non deve mai davvero sforzarsi nel suo primo tempo da nerazzurro, mentre alla mezz’ora Federico Dimarco flirta con il raddoppio sfiorando il palo con un mancino potente. L’Inter non è perfetta, ma al Monza manca terribilmente una punta: Maric, ingabbiato, non punge mai e naviga lontano dalla porta.

FIRMATO, LAUTARO — I dolori di Matteo Darmian a causa di una botta alla caviglia non preoccupano e dopo l’intervallo tornano in campo i 22 titolari, con il Monza che fa tremare subito San Siro quando Hakan Calhanoglu si immola in scivolata per schermare un tiro pericolosissimo di Georgios Kyriakopoulos. Il brivido serve all’Inter per tornare pericolosa: Dimarco manda un avvertimento con il solito mancino caldo, così al 61’ Palladino prova a ridisegnare l’attacco. Mota Carvalho si riprende il posto mal gestito da Maric, Patrick Ciurria avanza sulla trequarti quando Samuele Birindelli rileva un acciaccato Andrea Colpani.

I DEBUTTI — Subito dopo un gol sfiorato da Thuram – non arriva in scivolata su un pallone velenoso di Dumfries –, Inzaghi mischia le carte con un triplo esordio: doppio cambio sulla fascia con Juan Cuadrado e Carlos Augusto, più l’ingresso di Marko Arnautovic per il francese figlio d’arte. Si fanno da parte anche gli ex D’Ambrosio e Gagliardini per Pedro Pereira e José Machin, ma ai brianzoli manca un ingranaggio nel meccanismo. Non arriva al tiro e dietro soffre, troppo. Al 76’ ancora Lautaro raddoppia, aspettando con la solita fame un bel pallone di Arnautovic: tocco facile facile da due passi e 2-0. L’argentino esulta ancora, sorride e lascia il campo a Davide Frattesi, con Henrikh Mkhitaryan avanzato a seconda punta. Gli ultimi minuti sono giusto una piacevole ninna-nanna al vincente esordio stagionale, interrotta soltanto dal debutto di Yann Bisseck, per Darmian, e da una chiusura di Luca Caldirola su Carlos Augusto tra qualche moderato sussulto. Tre punti, il Meazza che canta, il Toro che incorna. Gongola Inzaghi, è bello ricominciare così.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 20 agosto 2023 22:28
Eterno Candreva, risorge Belotti.
Ma la Salernitana blocca la Roma: 2-2



I giallorossi passano con il Gallo, poi soffrono e vanno sotto,
ma ancora l'ex granata di testa fissa il risultato.
Debutto per Paredes e Renato Sanches


Andrea Pugliese

Belotti chiama, Candreva risponde. Roma e Salernitana si dividono la posta in palio ed a firmare il pareggio sono due degli uomini più attesi: Belotti perché non segnava da 34 partite di campionato, Candreva perché c’era da capire se potesse prendere ancora per mano la Salernitana. La Roma, a conti fatti, evita la sconfitta in extremis, ma paga la mancanza di fantasia a causa delle squalifiche di Dybala e Pellegrini. La Salernitana, invece, non riesce a difendere fino in fondo quanto capitalizzato in precedenza, ma se ne va comunque a casa felice e contenta. A differenza della Roma.

BOTTA E RISPOSTA — Mou conferma il 3-5-2, Spinazzola vince il duello con Zalewski e l’Olimpico è un pieno d’amore per il ritorno in panchina di Bruno Conti 18 anni dopo a sua ultima volta e l’ultimo commosso saluto a Carletto Mazzone, tra cori, ovazioni, immagini sui megaschermi. Poi si parte, con la Roma che fa fatica a trovare spazi tra le linee e allora cerca di sfondare sulle fasce, più a sinistra che a destra. Operazione vana, che fa ripiegare i giallorossi nella ricerca della verticalità, sul filo del fuorigioco. E proprio così Belotti segna due volte, quasi in fotocopia, nello spazio di 9 minuti. Ma il primo gol gli viene annullato per fuorigioco di mezzo piede, il secondo è buono. Sembra tutto in discesa, ma a complicare i piani è Mancini, che prima si divora il 2-0 da due passi a porta vuota e poi sbaglia l’anticipo in uscita, lasciando a Candreva la palla del pareggio (uno contro su Smalling e tiro che non lascia speranze a Rui Patricio). Il problema della Roma è proprio l’assenza di qualità nelle giocate, con il solo Aouar che regala un paio di finezze. Dall’altra parte, invece, la Salernitana ha trovato il massimo con il minimo sforzo, sfruttando l’errore del difensore giallorosso.

GENIO CANDREVA — Nella ripresa si riparte e neanche il tempo di rifiatare che Candreva piazza un altro colpo di rara bellezza: cambiogioco di Bradaric, stop di destro e tiro a giro di sinistro dall’angolo alto dell’area di rigore. Una volta in vantaggio, la squadra di Sousa si raggomitola ancora di più su se stessa, ma la Roma non riesce a trovare mai idee vere e si affida solo al lancio lungo, spesso innocuo. Così a metà ripresa Mou cambia tutto, mandando dentro insieme Paredes, Sanches, Zalewski e Karsdorp: con i nuovi la Roma ritrova energie e inizia ad accelerare. El Shaarawy colpisce l’incrocio, Belotti fa 2-2 su angolo di Paredes, poi il Gallo ha anche la palla della vittoria, ma ci arriva esausto. Quindi l’assedio finale prevede anche una mischia salvata in extremis da Fazio e in tiro di Sanches di poco alto. Si chiude con 12 tiri a 3 per la Roma e un possesso palla maggiore per i giallorossi (60%), cosa inusuale per le squadre di Mourinho. Ma la Salernitana torna a casa felice, la Roma molto di meno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 20 agosto 2023 22:45
Atalanta, è subito show di De Ketelaere:
va a segno nel 2-0 in casa del Sassuolo



Il belga in prestito dal Milan entra nel secondo tempo, come Scamacca,
e firma i primi tre punti del campionato della Dea.
Nel recupero Zortea chiude il match con uno splendido raddoppio


Andrea Elefante

Pronti via, è già l’Atalanta di Charles De Ketelaere. E lo sarà presto anche di Gianluca Scamacca, per quanto si è visto ieri. Ma la copertina di questa vittoria dell’Atalanta (la sesta negli ultimi sei debutti in campionato) è tutta per il belga, che non aveva mai segnato in tutta la stagione con la maglia del Milan e più di 500’ dopo l’ultimo gol l’ha ritrovato subito con la sua nuova squadra, sbloccando una partita che si stava facendo scivolosa, con un colpo di testa da centravanti, dopo aver già sfiorato l’1-0, respinto solo dalla traversa. L’urlo della Dea sembrava spezzarsi in gola lì, come già nel primo tempo per un gol salvato sulla linea da Maxime Lopez, ma la pressione nerazzurra e la qualità messa in campo da Gasperini con i due nuovi attaccanti ha spezzato la resistenza di un Sassuolo che aveva tenuto botta con coraggio, ma sempre più in affanno. E non era stato facile, navigando nelle difficoltà del momento di mercato, fra vicenda Berardi e squadra in via di completamento.

LE SCELTE — Dionisi, che ha Tressoldi squalificato, Berardi in stand by per vicende di mercato, Racic e Pedersen ancora non disponibili per motivi di transfer e accordi da rifinire, conferma integralmente la squadra che ha (faticosamente) passato il turno di Coppa Italia contro il Cosenza. C’è il neo acquisto Viti al centro della difesa con Erlic, Toljan e Vina sulle fasce e nella linea a tre del “nuovo” 4-2-3-1 alle spalle di Pinamonti, al posto di Berardi c’è Defrel, con Bajrami da trequartista e Laurienté a sgommare da sinistra. Gasperini propone un’Atalanta disegnata per dieci undicesimi con giocatori già in rosa la scorsa stagione: l’unico nuovo è Kolasinac, assieme a Scalvini e Djimsiti, con Ruggeri preferito a Bakker sulla fascia sinistra, la diga oranje De Roon-Koopmeiners e Pasalic ad accompagnare la coppia Zapata-Lookman.

PRIMO TEMPO — A dispetto del caldo e dello 0-0 che la chiude, è una frazione tutto sommato vivace, pur senza straordinarie occasioni da gol e con gli errori e le incongruenze proprie del calcio di agosto da parte di due squadre ancora in costruzione. C’è più Atalanta come volume di gioco, ma si vede che il Sassuolo recita palleggiando discretamente un copione piuttosto codificato, al di là del cambio di sistema di gioco rispetto all’anno scorso. A Dionisi mancano ovviamente le illuminazioni di Berardi, perché Defrel a destra è abbastanza abulico e il gioco neroverde pende decisamente a sinistra, appoggiato sugli strappi di Laurienté. Anche la Dea si distende più su quella fascia, mandando Zappacosta a giocare in faccia a qualche affanno di Vina, ma Gasp - in tribuna, squalificato - rimpiange soluzioni più incisive quando il gioco transita vicino all’area avversaria. Musso deve proteggere la porta sostanzialmente due volte, all’inizio e alla fine del tempo, prima su Laurienté e poi su tiro dalla distanza di Henrique; Consigli è ben protetto da Erlic (soprattutto) che mura prima Koopmeiners e poi Lookman, ma anche da Viti e quando ci deve mettere del suo, protegge bene (33’) il palo su Zapata. Che sfiora di nuovo l’1-0 al 45’, quando su corner di Koopmeiners un suo colpo di testa, con deviazione di un difensore neroverde, viene salvato proprio sulla linea da Maxime Lopez.
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SECONDO TEMPO — Gasperini cerca più qualità negli ultimi 25 metri e inserisce subito De Ketelaere, al posto di Zapata. Il tecnico sceglie di iniziare la ripresa senza centravanti puro, ma in realtà il belga va a fare l’attaccante, e così sfiora il gol quasi subito, dopo 4’, schiacciando di testa in modo imperfetto un cross di Ruggeri. Così l’Atalanta ha esorcizzato subito l’ultimo brivido corso, per un tentativo di Laurienté finito alto non lontano dall’incrocio: da quel momento la squadra di Gasperini prende sempre più campo, rischiando qualcosa solo sulle ripartenze neroverdi. Con l’ingresso di Scamacca (17’) la Dea aumenta ulteriormente la pressione e sfiora subito il vantaggio, con un dribbling dell’ex che lascia poi a De Ketelaere un tap in comodo respinto dalla traversa. Ma quando al 38’ Ruggeri, ancora una volta, pennella da sinistra, il belga fa valere i suoi centimetri e il suo colpo di testa è respinto da Consigli oltre la linea. Musso, uscendo bene su Laurienté, spegne le ultime speranze del Sassuolo, vanificate definitivamente dall’ex Zortea, che sfrutta un blitz di Adopo castigando Consigli con un diagonale perfetto sul palo più lontano.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 21 agosto 2023 08:11
Lazio, che combini? Immobile-gol non basta,
clamoroso ribaltone Lecce nel finale

Ciro segna a metà del primo tempo, poi grande reazione dei salentini che
al minuto 85' pareggiano con Almqvist e all'87' sorpassano con Di Francesco


Stefano Cieri


Il Via del Mare di Lecce si conferma tabù per Sarri (che in questo stadio non ha mai vinto) e per la Lazio che rimedia la terza sconfitta consecutiva sul campo dei salentini. Finisce esattamente come nella scorsa stagione, con un 2-1 in rimonta dei padroni di casa. Come a gennaio sblocca Immobile nel primo tempo, poi nella ripresa la Lazio sparisce e il Lecce, con una prestazione tutto cuore, la ribalta nel finale con l’uno-due firmato da Almqvist e Di Francesco. Per D’Aversa l’avventura sulla panchina leccese comincia nel migliore dei modi. Molto male, invece, la Lazio, che anche nel primo tempo mostra un gioco troppo compassato e poco produttivo. E poi nella ripresa evidenzia preoccupanti limiti caratteriali.

SBLOCCA IMMOBILE — La partita comincia al piccolo trotto. La condizione, per entrambe le squadre, è ancora approssimativa e così i movimenti sono felpati, si cerca più il palleggio che la velocità. Il centrocampo della Lazio, nel quale Sarri preferisce il nuovo acquisto Kamada a Vecino, è a suo agio in questa situazione, ma fa fatica a trovare spazi in avanti. Il Lecce, d’altro canto, è fin troppo guardingo. D’Aversa lo schiera con un 4-2-3-1 in cui Rafia è “falso trequartista” con il compito di controllare Cataldi. E qualche metro più indietro analogo compito viene affidato a Ramadani che si appiccica a Luis Alberto. Chiaro l’intento del tecnico del Lecce di spegnere le fonti di gioco laziali. Il piano riesce bene per una ventina di minuti, nel corso dei quali la Lazio non combina nulla e il Lecce, oltre a controllare la gara, si fa vivo in due occasioni dalle parti di Provedel. Sfiorando il gol prima con Strefezza (tiro di poco a lato) e poi con Banda (conclusione fermata da Provedel). Dopo la metà del primo tempo, però, il Lecce perde le misure, i centrocampisti della Lazio hanno meno pressione e riescono a costruire con meno difficoltà. E alla prima occasione la Lazio passa. Romagnoli verticalizza per Luis Alberto che smista subito per Immobile, il cui tiro finisce in rete nonostante Falcone ci metta le mani. Per il capitano della Lazio si rinnova così la tradizione di segnare sempre alla prima partita ufficiale della stagione da quando è alla Lazio. Il Lecce accusa il colpo e non riesce a riorganizzarsi. E prima dell’intervallo sfiora in due occasioni il raddoppio. Con lo stesso Immobile (conclusione alta da buona posizione ) poi con Lazzari che, anziché servire Zaccagni tutto solo, preferisce tirare da posizione decentrata: Falcone riesce a respingere.

SORPASSO LECCE — La ripresa comincia con un Lecce più tonico e meno attendista rispetto alla prima frazione di gioco. I padroni di casa ci mettono il cuore e anche qualche buona trama di gioco. Già al 2’ hanno un’ottima opportunità per pareggiare, ma sul cross di Dorgu il tiro di Strefezza finisce di poco alto. La Lazio arretra troppo il baricentro, ma si rende comunque pericolosa in contropiede. Al 9’ Immobile mette Felipe Anderson tutto solo davanti a Falcone, ma il brasiliano spedisce fuori. Inizia la girandola dei cambi. Sarri prova a ravvivare una Lazio in chiara difficoltà con gli ingressi di Vecino per Kamada e di Isaksen per Anderson. Successivamente il tecnico metterà dentro anche Pellegrini per Lazzari e Pedro per Zaccagni. D’Aversa, per dare ancora più forza alla reazione dei suoi, fa invece entrare Gallo per Dorgu, Blin per Gendrey e Kaba per Rafia. Nella fase centrale del secondo tempo la squadra salentina è costantemente nella metà campo avversaria. Ci provano Banda, Strefezza e Rafia: il pareggio sarebbe meritato, ma non arriva. La Lazio prova a rialzare la testa e va vicinissima al 2-0 con Immobile. Il tiro a colpo sicuro dell’attaccante viene però deviato sulla traversa da Falcone. Quando per la squadra di Sarri il peggio sembra alle spalle arriva invece l’uno-due che la manda al tappeto. L’1-1 matura su una conclusione dal limite di Almqvist, servito da Gallo. Passa un minuto e arriva anche il gol del sorpasso. Lo realizza Di Francesco, che risolve al meglio una mischia in area.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 21 agosto 2023 08:13
Lazio, che combini? Immobile-gol non basta,
clamoroso ribaltone Lecce nel finale

Ciro segna a metà del primo tempo, poi grande reazione dei salentini che
al minuto 85' pareggiano con Almqvist e all'87' sorpassano con Di Francesco


Stefano Cieri


Il Via del Mare di Lecce si conferma tabù per Sarri (che in questo stadio non ha mai vinto) e per la Lazio che rimedia la terza sconfitta consecutiva sul campo dei salentini. Finisce esattamente come nella scorsa stagione, con un 2-1 in rimonta dei padroni di casa. Come a gennaio sblocca Immobile nel primo tempo, poi nella ripresa la Lazio sparisce e il Lecce, con una prestazione tutto cuore, la ribalta nel finale con l’uno-due firmato da Almqvist e Di Francesco. Per D’Aversa l’avventura sulla panchina leccese comincia nel migliore dei modi. Molto male, invece, la Lazio, che anche nel primo tempo mostra un gioco troppo compassato e poco produttivo. E poi nella ripresa evidenzia preoccupanti limiti caratteriali.

SBLOCCA IMMOBILE — La partita comincia al piccolo trotto. La condizione, per entrambe le squadre, è ancora approssimativa e così i movimenti sono felpati, si cerca più il palleggio che la velocità. Il centrocampo della Lazio, nel quale Sarri preferisce il nuovo acquisto Kamada a Vecino, è a suo agio in questa situazione, ma fa fatica a trovare spazi in avanti. Il Lecce, d’altro canto, è fin troppo guardingo. D’Aversa lo schiera con un 4-2-3-1 in cui Rafia è “falso trequartista” con il compito di controllare Cataldi. E qualche metro più indietro analogo compito viene affidato a Ramadani che si appiccica a Luis Alberto. Chiaro l’intento del tecnico del Lecce di spegnere le fonti di gioco laziali. Il piano riesce bene per una ventina di minuti, nel corso dei quali la Lazio non combina nulla e il Lecce, oltre a controllare la gara, si fa vivo in due occasioni dalle parti di Provedel. Sfiorando il gol prima con Strefezza (tiro di poco a lato) e poi con Banda (conclusione fermata da Provedel). Dopo la metà del primo tempo, però, il Lecce perde le misure, i centrocampisti della Lazio hanno meno pressione e riescono a costruire con meno difficoltà. E alla prima occasione la Lazio passa. Romagnoli verticalizza per Luis Alberto che smista subito per Immobile, il cui tiro finisce in rete nonostante Falcone ci metta le mani. Per il capitano della Lazio si rinnova così la tradizione di segnare sempre alla prima partita ufficiale della stagione da quando è alla Lazio. Il Lecce accusa il colpo e non riesce a riorganizzarsi. E prima dell’intervallo sfiora in due occasioni il raddoppio. Con lo stesso Immobile (conclusione alta da buona posizione ) poi con Lazzari che, anziché servire Zaccagni tutto solo, preferisce tirare da posizione decentrata: Falcone riesce a respingere.

SORPASSO LECCE — La ripresa comincia con un Lecce più tonico e meno attendista rispetto alla prima frazione di gioco. I padroni di casa ci mettono il cuore e anche qualche buona trama di gioco. Già al 2’ hanno un’ottima opportunità per pareggiare, ma sul cross di Dorgu il tiro di Strefezza finisce di poco alto. La Lazio arretra troppo il baricentro, ma si rende comunque pericolosa in contropiede. Al 9’ Immobile mette Felipe Anderson tutto solo davanti a Falcone, ma il brasiliano spedisce fuori. Inizia la girandola dei cambi. Sarri prova a ravvivare una Lazio in chiara difficoltà con gli ingressi di Vecino per Kamada e di Isaksen per Anderson. Successivamente il tecnico metterà dentro anche Pellegrini per Lazzari e Pedro per Zaccagni. D’Aversa, per dare ancora più forza alla reazione dei suoi, fa invece entrare Gallo per Dorgu, Blin per Gendrey e Kaba per Rafia. Nella fase centrale del secondo tempo la squadra salentina è costantemente nella metà campo avversaria. Ci provano Banda, Strefezza e Rafia: il pareggio sarebbe meritato, ma non arriva. La Lazio prova a rialzare la testa e va vicinissima al 2-0 con Immobile. Il tiro a colpo sicuro dell’attaccante viene però deviato sulla traversa da Falcone. Quando per la squadra di Sarri il peggio sembra alle spalle arriva invece l’uno-due che la manda al tappeto. L’1-1 matura su una conclusione dal limite di Almqvist, servito da Gallo. Passa un minuto e arriva anche il gol del sorpasso. Lo realizza Di Francesco, che risolve al meglio una mischia in area.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 21 agosto 2023 08:19
Questa sì che è vera Juve: tris a Udine con Chiesa&Vlahovic

La coppia d'attacco bianconera sblocca il risultato nei primi 20',
Rabiot lo arrotonda alla fine del primo tempo.
Debutto in A per Yildiz


Marco Guidi


Due anni fa Massimiliano Allegri, al ritorno sulla panchina della Juventus, aveva subito steccato pareggiando all'Udinese Arena. Stavolta, Max vince in scioltezza contro un’Udinese foriera di regali. La Signora, però, al di là dei limiti avversari, mostra un piglio che fa ben sperare per il futuro e non solo per i gol dei protagonisti più attesi, Federico Chiesa e Dusan Vlahovic, cui si aggiunge Adrien Rabiot. Il 3-0 matura tutto nel primo tempo e chiude in fretta la pratica friulana.

SCHIACCIASASSI — Allegri conferma per 10/11 la formazione che ha affrontato l’Atalanta in amichevole otto giorni fa. Unico cambio tra i pali: Szczesny e non Perin. Due soli volti nuovi rispetto alla scorsa stagione, sulle fasce nel 3-5-2, Weah a destra e Cambiaso a sinistra. Coppia d’attacco Vlahovic-Chiesa, in panchina i recuperati Pogba e Fagioli. Sottil risponde con Thauvin a supporto di Beto davanti. Dopo 2’, Zarraga combina la frittata, consegnando incredibilmente un pallone a Vlahovic sulla trequarti. DV9 è rapido nello smistare per Chiesa che controlla e dal limite con un tiro a pelo d’erba lascia di sasso Silvestri. La Juve è già avanti, ma a differenza di quanto accaduto spesso in passato, stavolta non si ferma. Al 6’ una bella incursione di Cambiaso è stoppata con i piedi da Silvestri. Quindi al 20’ raddoppia su rigore. Mani di Ebosele su girata di Alex Sandro in mischia, l’arbitro Rapuano vede bene da subito e dal dischetto Vlahovic non sbaglia. Sotto di due gol, L’Udinese ci mette almeno l’orgoglio. Non la mira (Walace calcia alto, Zarraga a lato, Thauvin alle stelle). Più vicino al bersaglio grosso ci va, dall’altra parte, Cambiaso al 45’: sinistro fuori di poco con Silvestri immobile. Non è, però, l’ultima emozione del primo tempo, perché nel recupero Thauvin aggiusta finalmente il tiro mancino e obbliga Szczesny alla deviazione in corner. Mentre Rabiot di testa firma il tris su cross di Cambiaso e uscita “a farfalle” di Silvestri. Il 3-0 non lascia appello ed esalta un primo tempo di assoluto dominio juventino.

ACCADEMIA — All’intervallo Allegri inserisce McKennie per un acciaccato Weah e il rientrante Fagioli per Miretti. Sottil tenta di spronare i suoi con Samardzic e Zemura per il disastroso Zarraga e Kamara, quindi dopo pochi minuti della ripresa Ferreira per l’infortunato Ebosele. La partita è ormai in ghiaccio, ma i friulani almeno ci provano. Soprattutto con Samardzic, alla prima dopo il caso per il mancato trasferimento all’Inter. Il serbo, superata l’ora di gioco, chiama Szczesny alla respinta con un’insidiosa conclusione dal 20 metri. Poi al 67’ con un lancio illuminante mette Lovric solo davanti a Szczesny, impreciso con la zuccata da due passi. Entrano pure Success da una parte e Iling dall’altra: l’inglese della Juve va subito vicino al gol di testa. C’è spazio pure per una rete annullata a Vlahovic (fuorigioco di Iling) e il debutto di Kenan Yildiz in Serie A. Non per l’ingresso di Pogba, applauditissimo nel riscaldamento. Presto, Allegri spera di poter contare su di lui. E allora sì, la Juve farà davvero paura.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 21 agosto 2023 08:19
Questa sì che è vera Juve: tris a Udine con Chiesa&Vlahovic

La coppia d'attacco bianconera sblocca il risultato nei primi 20',
Rabiot lo arrotonda alla fine del primo tempo.
Debutto in A per Yildiz


Marco Guidi


Due anni fa Massimiliano Allegri, al ritorno sulla panchina della Juventus, aveva subito steccato pareggiando all'Udinese Arena. Stavolta, Max vince in scioltezza contro un’Udinese foriera di regali. La Signora, però, al di là dei limiti avversari, mostra un piglio che fa ben sperare per il futuro e non solo per i gol dei protagonisti più attesi, Federico Chiesa e Dusan Vlahovic, cui si aggiunge Adrien Rabiot. Il 3-0 matura tutto nel primo tempo e chiude in fretta la pratica friulana.

SCHIACCIASASSI — Allegri conferma per 10/11 la formazione che ha affrontato l’Atalanta in amichevole otto giorni fa. Unico cambio tra i pali: Szczesny e non Perin. Due soli volti nuovi rispetto alla scorsa stagione, sulle fasce nel 3-5-2, Weah a destra e Cambiaso a sinistra. Coppia d’attacco Vlahovic-Chiesa, in panchina i recuperati Pogba e Fagioli. Sottil risponde con Thauvin a supporto di Beto davanti. Dopo 2’, Zarraga combina la frittata, consegnando incredibilmente un pallone a Vlahovic sulla trequarti. DV9 è rapido nello smistare per Chiesa che controlla e dal limite con un tiro a pelo d’erba lascia di sasso Silvestri. La Juve è già avanti, ma a differenza di quanto accaduto spesso in passato, stavolta non si ferma. Al 6’ una bella incursione di Cambiaso è stoppata con i piedi da Silvestri. Quindi al 20’ raddoppia su rigore. Mani di Ebosele su girata di Alex Sandro in mischia, l’arbitro Rapuano vede bene da subito e dal dischetto Vlahovic non sbaglia. Sotto di due gol, L’Udinese ci mette almeno l’orgoglio. Non la mira (Walace calcia alto, Zarraga a lato, Thauvin alle stelle). Più vicino al bersaglio grosso ci va, dall’altra parte, Cambiaso al 45’: sinistro fuori di poco con Silvestri immobile. Non è, però, l’ultima emozione del primo tempo, perché nel recupero Thauvin aggiusta finalmente il tiro mancino e obbliga Szczesny alla deviazione in corner. Mentre Rabiot di testa firma il tris su cross di Cambiaso e uscita “a farfalle” di Silvestri. Il 3-0 non lascia appello ed esalta un primo tempo di assoluto dominio juventino.

ACCADEMIA — All’intervallo Allegri inserisce McKennie per un acciaccato Weah e il rientrante Fagioli per Miretti. Sottil tenta di spronare i suoi con Samardzic e Zemura per il disastroso Zarraga e Kamara, quindi dopo pochi minuti della ripresa Ferreira per l’infortunato Ebosele. La partita è ormai in ghiaccio, ma i friulani almeno ci provano. Soprattutto con Samardzic, alla prima dopo il caso per il mancato trasferimento all’Inter. Il serbo, superata l’ora di gioco, chiama Szczesny alla respinta con un’insidiosa conclusione dal 20 metri. Poi al 67’ con un lancio illuminante mette Lovric solo davanti a Szczesny, impreciso con la zuccata da due passi. Entrano pure Success da una parte e Iling dall’altra: l’inglese della Juve va subito vicino al gol di testa. C’è spazio pure per una rete annullata a Vlahovic (fuorigioco di Iling) e il debutto di Kenan Yildiz in Serie A. Non per l’ingresso di Pogba, applauditissimo nel riscaldamento. Presto, Allegri spera di poter contare su di lui. E allora sì, la Juve farà davvero paura.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 22 agosto 2023 00:29
Il Torino non sfonda il muro del Cagliari: è 0-0



La squadra di Juric comincia con coraggio il campionato e si presenta molte
volte dalle parti di Radunovic senza trovare la rete, rossoblù pericolosi con Nandez


Mario Pagliara

Torino e Cagliari stappano l'esordio in campionato preferendo non farsi male. Ne esce un pareggio senza reti e con poche emozioni, tutte concentrate nel primo tempo, mentre nella seconda parte della sfida è prevalsa la stanchezza e le due squadre sono diventate più prevedibili. Ranieri può festeggiare il primo punto per il suo Cagliari neopromosso su un campo difficile, mentre per Juric c'è un pizzico di delusione. Il suo Toro aveva tutto per fare di più contro questo avversario.

ILLUSIONE SCHUURS — Tocca dunque a Torino e Cagliari, e la partenza nella nuova Serie A è nel segno dei tridenti. Ranieri rinuncia al suo annunciato 4-4-2 per adeguarsi al calcio di Juric: 3-4-3 per i sardi, 3-4-2-1 come da protocollo per i granata. Vlasic più Karamoh alle spalle di Sanabria da una parte, Nandez, Oristanio perno centrale e Luvumbo dall'altra. Torino vive il suo primo pomeriggio di campionato avvolto in un'afa infernale: al fischio d'inizio, alle 18.30, ci sono 38,5 gradi. Buono l'impatto del Toro sulla gara: l'interpretazione del possesso è quella giusta (61% all'intervallo), discreta anche la pericolosità offensiva (tre occasioni in 45'), la personalità di Ricci e Ilic nel mezzo c'è nonostante la pressione di Sulemana e Makoumbou, la coppia di mastini di Ranieri. Nemmeno il tempo di prendere posto che Radunovic è chiamato a una grande risposta sulla girata di Sanabria bravo ad agganciare l'angolo battuto da Ilic (siamo al 3'). Dopo diciotto minuti, Schuurs dà l'illusione del gol quando svetta in area (su angolo di Vojvoda): va fuori di un soffio.

VOLA MILINKOVIC — Nella parte centrale, quando il Toro prova ad alzare i giri, ci prova anche Ricci (25') dalla distanza ma senza fortuna. Il Cagliari è, senza dubbio, ben organizzato nonostante questo nuovo vestito consegnatogli da Ranieri per l'occasione. Si difende con puntualità, è molto concentrato nello svolgere il compito sui duelli uomo contro uomo, e prova a capitalizzare le due possibilità che gli capitano. La prima, minuto numero 16: Nandez prova il tiro a giro ma trova sulla sua strada un ottimo Milinkovic. La seconda, a un minuto dall'intervallo, quando Oristanio scappa via a Schuurs ma il suo diagonale muore sui tabelloni.

DUELLI — All'intervallo Juric lascia nello spogliatoio Karamoh, dentro Radonjic. Ranieri risponde all'ora di gioco inserendo Jankto e Shomurodov, poi entrerà anche Pavoletti. Poco prima, una sassata di Vojvoda (15') era stata sì potente ma imprecisa. Nella ripresa il calo delle energie diventa una conseguenza fisiologica del grande caldo. Con meno corsa, aumentano i duelli ravvicinati in tutte le zone del campo, ne risente la qualità su entrambi i fronti. Per ridare brio al Toro Juric pesca dalla panchina Linetty e Pellegri al posto di Ricci e Vlasic. Ma i granata ormai non riescono a sorprendere l'organizzazione del Cagliari.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 22 agosto 2023 00:33
Anche il Milan risponde presente:
Giroud e Pulisic stendono il Bologna

I rossoneri replicano subito ai successi di Inter, Juve e Napoli
con una buona prova archiviata nel primo tempo.
Il nazionale Usa protagonista con un gol e giocate illuminanti.
Emiliani troppo imprecisi in attacco


Alessandra Gozzini


Il Milan partito all’inseguimento ha già raggiunto le altre big in vetta: con ventiquattro ore di ritardo, i rossoneri si uniscono al gruppone di comando. Ritardo azzerato in fretta: dopo venti minuti dall’inizio della nuova stagione, Pioli era già avanti di due. Aveva già mandato in gol Pulisic e permesso a Reijnders di servire un assist. Dai nuovi acquisti subito segnali positivi, confermati in corso di gara.

MILAN IN SCIOLTEZZA — Le formazioni sono quelle annunciate: Milan con tre nuovi acquisti in campo dall’inizio, Bologna che punta Maignan con le incursioni di Zirkzee a cui si aggiunge il sostegno di Moro. Non si può dire che la partenza non sia lanciata: dopo venti secondo Lykogiannis stampa sulla traversa l’invito in profondità di Posch. Sul missile di sinistro Maignan sarebbe battuto e la difesa rossonera chiude poi l’azione in calcio d’angolo. Nei minuti successivi ci si chiede come il Milan possa sfondare la linea difensiva avversaria ed ecco presto servite un paio di risposte: dopo undici minuti Pulisic si libera sulla trequarti, si accentra e disegna un cross mancino sul secondo palo su cui si avventa Reijnders. Dell’olandese l’assist al volo per Giroud: Olivier riapre il conto dei gol chiuso all’ultima giornata della scorsa stagione. Milan avanti. Dopo il tentativo di reazione di Ferguson, ecco la seconda risposta rossonera. Ancora sull’asse Pulisic-Giroud: stavolta l’americano (sotto gli occhi del connazionale Gerry Cardinale in tribuna) avvia il triangolo, che Olivier porta avanti con il tacco e l’esterno ex Chelsea rifinisce con una conclusione perfetta da fuori area. E’ il raddoppio rossonero. Potrebbe esserci anche il tris: Skorupski stavolta si oppone al sinistro al volo di Giroud, al termine di un’altra azione manovrata in velocità del Milan. Una specialità che nel primo tempo ha messo in mostra più volte, con un gioco corale in cui i nuovi acquisti partecipano senza incertezze. Reijnders gioca in verticale, Pulisic crea e spazia, Loftus-Cheek copre: Pioli sembra aver già integrato tre dei nove nuovi. E il Bologna? Replica ancora con Ferguson dal limite dell’area e con il colpo di testa a lato di Posch, nel recupero.

AMMINISTRAZIONE — Nella ripresa Motta cambia subito: fuori l’inconcludente Moro, dentro Orsolini. Il Bologna è certamente più vivace: Ndoye colpisce il palo esterno dopo un quarto d’ora. Poi è Maignan a dire di no prima ad Aebischer (che cerca l’incrocio da destra) poi a Posch, che di tacco ci prova sulla successiva azione d’angolo. A metà tempo entrano Chukwueze e Okafor per il Milan, El Azzouzi nel Bologna. Il resto è amministrazione rossonera (con un lampo di Leao: palo in diagonale) e pochi tentativi rossoblù di riaprire i conti, anche con gli altri cambi. Pioli se ne va con buoni riscontri, raccolti soprattutto nel primo tempo: le accelerate di Theo, da mancino a incursionista centrale, la solidità di Thiaw (molto meno attento Tomori), l’eleganza di Reijnders, la sostanza di Giroud e la classe di Pulisic. Per la prima, può bastare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 22 agosto 2023 00:33
SERIE A 2023/2023 1ª Giornata (1ª di Andata)

19/08/2023
Empoli - Verona 0-1
Frosinone - Napoli 1-3
Genoa - Fiorentina 1-4
Inter - Monza 2-0
20/08/2023
Roma - Salernitana 2-2
Sassuolo - Atalanta 0-2
Lecce - Lazio 2-1
Udinese - Juventus 0-3
21/08/2023
Torino - Cagliari 0-0
Bologna - Milan 0-2

Classifica
1) Fiorentina, Juventus, Napoli, Atalanta, Inter, Mialn, Lecce e Verona punti 3;
9) Roma, Salernitana, Cagliari e Torino punti 1;
13) Lazio, Empoli, Frosinone, Bologna, Monza, Sassuolo, Genoa e Udinese punti 0.

(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 26 agosto 2023 23:35
L'Atalanta gioca un tempo e non riesce
a rimontare: il Frosinone vince 2-1



La squadra di Di Francesco al 24' è già avanti 2-0 con le reti di Harroui e Monterisi.
Nella ripresa Gasp cambia varie pedine, la Dea torna a girare, Zapata segna.
Ma non basta


Andrea Elefante

Non era stata (tutta) vera gloria quella dell’Atalanta che aveva debuttato in campionato dominando sul campo del Sassuolo: un netto passo indietro della squadra di Gasperini, non solo nell’efficacia offensiva, ma anche nell’approccio, nella solidità, nella concretezza dimostrati una settimana prima. Era stata vera gloria quella del Frosinone alla prima contro il Napoli: prima di crollare sotto i colpi di Osimhen, la squadra di Di Francesco aveva dimostrato idee, condizione atletica, capacità di soffrire: tutto confermato contro l’Atalanta, ma senza distrazioni ed errori difensivi che una settimana prima avevano pesato sul risultato. La vittoria di ieri, costruita su un primo tempo di grande coraggio e forza fisica e una ripresa di sacrificio e resistenza, è legittima e promette un campionato coraggioso. Tanto più visto l’impatto dei nuovi acquisti e la possibilità di completare ulteriormente l’organico nei giorni di mercato che restano. E che anche l’Atalanta potrà utilizzare per rifinire le forze a disposizione di Gasperini.

LE SCELTE — Di Francesco, rispetto alla formazione che ha preso al debutto contro il Napoli, fa un cambio obbligato (il portiere Cerofolini per Turati, squalificato) e due per scelta: subito dentro il neo acquisto Cheddira come terminale offensivo e anche Barrenechea. Il che lo porta a variare anche il sistema di gioco, consolidando il centrocampo: il 4-1-4-1 si rivela un’arma decisiva, con l’argentino davanti alla difesa, Gelli che si allarga sulla destra, ma sdoppiandosi in un lavoro preziosissimo che lo porterà ad alzarsi o accentrarsi, per aggiungersi a Mazzitelli e Harroui Gasperini invece modifica la squadra che ha vinto con il Sassuolo con Ederson (a Reggio Emilia entrato nella ripresa), che va in mezzo al fianco di De Roon: così è Koopmeiners ad avanzare subito alle spalle della coppia offensiva, ancora formata da Lookman e Zapata. Dunque De Ketelaere e Scamacca partono ancora dalla panchina.

PRIMO TEMPO — L’avvio del Frosinone è in fotocopia rispetto a quello di una settimana fa contro il Napoli ed è uguale anche il marcatore che apre la partita, stavolta dopo 5’. Romagnoli è la foto di una squadra che pressa altissimo, con aggressività, forza fisica e atletica: ruba palla a centrocampo a Lookman, con un blitz che diventa un suggerimento per Harroui che si trova quasi un’autostrada verso la porta e infila Musso, a difesa nerazzurra sbilanciata, ma anche svagata. Come si vedrà di nuovo neanche 20’ dopo, in occasione del raddoppio: su calcio piazzato decidono i due centrali difensivi, con opera di disturbo decisiva di Romagnoli e gol di scaltrezza di Monterisi, che brucia Koopmeiners e Zapata. E l’Atalanta? Neanche riordinando le idee trova mai davvero pericolosità, e dunque stavolta il Frosinone mantiene alta le linee del coraggio e dell’entusiasmo, senza accusare cali rispetto alla gara del debutto: al 17’ una buona combinazione Ederson-Koopmeiners trova Zappacosta che arriva in corsa sulla destra, ma tira altissimo; al 30’ ancora Zappacosta da centro area può mirare la porta, ma trova sulla sua strada il salvataggio provvidenziale di Monterisi. Nient’altro, anzi nel finale è ancora il Frosinone a impegnate due volte, seppur non grandi difficoltà, Musso, con tentativi di Baez e di Mazzitelli di testa.

SECONDO TEMPO — Gasperini si gioca subito De Ketelaere, al posto del deludente Lookman, e pure Zortea e quando sta per calare anche la carta Scamacca, al posto di Zapata, proprio il colombiano, al minuto 11, riapre la partita, ricevendo palla da Ederson e girandosi bene su Monterisi, per battere Cerofolini sul suo palo. L’Atalanta ha ben più di mezzora per cercare la rimonta, ma perde l’attimo per mettere con le spalle al muro il Frosinone, che accusa un inevitabile calo fisico, e consente alla squadra di Di Francesco di rifiatare. Le occasioni migliori sono comunque per la squadra di Gasperini, che almeno quattro volte potrebbe firmare il pareggio: con Scalvini (24’), non abbastanza killer su assist di Scamacca appena entrato; con un sinistro di De Ketelaere (30’); un colpo di testa di Scamacca, alto di pochissimo (39’) e al 42’ con un sinistro non abbastanza angolato di Koopmeiners, murato da Szyminski, entrato da poco al posto di Harroui, per saggia decisione di Di Francesco, che chiude con una difesa a cinque e quattro centrocampisti, chiudendo bene tutti gli spazi ai nerazzurri. E vanificando l’all in di Gasperini, che aveva speso anche Muriel, per un 3-4-3 con Koopmeiners mediano assieme a Ederson, De Roon arretrato sulla linea difensiva e il colombiano a sinistra nel tridente completato da Scamacca e De Ketelaere. Che a Gasperini servono presto al top della forma e spendibili da subito.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 26 agosto 2023 23:38
Colpani stende l'Empoli:
doppietta e primi 3 punti per il Monza



Il fantasista firma un gol-gioiello e raddoppia di testa.
Ancora una sconfitta per i toscani che sciupano diverse occasioni.
D'Ambrosio esce in barella


Matteo Brega

Un anno dopo l’ultima presenza allo stadio di Silvio Berlusconi (26 agosto 2022, Monza-Udinese) a celebrare l’occasione ci pensa Andrea Colpani, uno dei pupilli dell’ex presidente. Doppietta (un anno dopo anche dopo il suo primo gol in A) per regalare al Monza i primi tre punti del campionato contro l’Empoli che resta fermo a zero.

SOLO MONZA — Raffaele Palladino sceglie di adattare a sinistra Ciurria e lascia in panchina sia Kyriakopoulos sia Franco Carboni. Paolo Zanetti si presenta con il 4-2-3-1 con Haas e non Grassi davanti alla difesa. Trentaquattro secondi e Baldanzi si fa ammonire: sarà l’unico sussulto del primo tempo del gioiellino empolese. Il Monza imposta la partita come vuole e ci riesce. Possesso palla, ricerca della profondità con Mota prima punta e giocate rapide di Caprari e Colpani. Ciurria a sinistra non è Carlos Augusto ma è ficcante lo stesso. Dopo 9’ Cancellieri trova un diagonale largo di non molto. Ma è il tentativo isolato di un Empoli limitato. Merito del Monza. Dal 13’ iniziano le occasioni dei brianzoli. Prima Caprari fermato dal fuorigioco arriva davanti a Perisan, poi Mota di testa anticipa Ismajli e di testa spedisce fuori di poco. Al 20’ sontuosa traversa di Gagliardini con una sassata da lontano. Al 25’ Caldirola apre l’azione sulla sinistra con un tacco inatteso, libera la corsa di Ciurria che crossa al centro per Colpani il cui sinistro è fermato solo dall’intervento di Luperto. Poi ancora Mota, Colpani e Caprari: l’Empoli ha il fiatone. Al 45’ il gol del vantaggio brianzolo. Colpani controlla sul centrodestra, finta, si accentra sul sinistro e con il piede preferito scarica alle spalle di Perisan. La crescita del numero 28 è evidente ormai. E il primo tempo finisce qui. Dominio in pratica del Monza.

SHOW COLPANI — Il secondo tempo parte con Fazzini per Cancellieri e l’Empoli sistemato con il 4-3-3. La pressione toscana si fa sentire per una decina di minuti scarsi. Il tutto racchiuso in un minuto circa, il 4’, quando l’Empoli ha almeno tre occasioni. Prima Caputo si fa respingere da Di Gregorio, poi Birindelli salva su un tiro in mischia quindi arriva un tiro di Marin da lontano che scheggia la traversa grazie alla deviazione di Di Gregorio. Pressione infruttuosa, perché passano quattro minuti e il Monza raddoppia. Gagliardini apre, Ebuhei sbaglia l’intervento, la palla arriva a Ciurria che ha il tempo di scegliere come crossare e lo fa sulla testa di Colpani. Perisan non è perfetto e la palla entra in rete: prima doppietta in Serie A per il numero 28. La partita si spegne e i brianzoli potrebbero ampliare il margine con Caprari e Mota che avrebbero due buone occasioni per segnare. In tribuna accanto all’a.d. Adriano Galliani ci sono Paolo Berlusconi e Akpa Akpro, da ieri ufficialmente un nuovo giocatore del Monza in prestito con diritto di riscatto dalla Lazio. Zanetti prova a riaprire la partita inserendo Shpendi e Piccoli riportando l’Empoli al 4-2-3-1. E intorno alla mezzora ci vuole un super Di Gregorio a respingere un destro di Haas e un ottimo Gagliardini ad anticipare Baldanzi sulla respinta. Un sussulto subito placato dalla ripartenza brianzola chiusa con un destro velenoso di Ciurria di poco largo dal limite. Nel finale grande azione in velocità chiusa dalla scivolata fuori di poco di Vignato subentrato pochi minuti prima. L’Empoli spreca anche nel finale: errore di Pablo Marì, Piccoli si invola e non trova nemmeno lo specchio della porta. Finisce così 2-0 per il Monza, apprensione per l’uscita in barella di D’Ambrosio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 26 agosto 2023 23:44
Pulisic ancora a segno,
Giroud ne fa due su rigore:
poker Milan al Torino



In gol anche Theo Hernandez, applaudito da tutto lo stadio al momento del cambio,
L'unico gol dei granata è di Schuurs


Marco Pasotto

Troppo Milan, se a funzionare nella stessa partita è sia il vecchio che il nuovo Diavolo. L’impasto gustoso tra chi è appena arrivato e chi c’era già si era intravisto anche a Bologna, ma stavolta ha permesso a Pioli di presentare un menù di altissima appetibilità che non ha praticamente permesso al Torino di sedersi a tavola.

I granata escono schiacciati sotto il peso massiccio di quattro gol e sono costretti ad assistere a un Milan che diverte e dà la nettissima sensazioni di divertirsi. Era da un (bel) po’ che in casa rossonera mancava questo genere di conforto. E tutto sotto gli occhi di Gerry Cardinale, che quest’anno pare non volersene perdere una. Il Milan ha comandato il match con Giroud, Theo e Leao (e pazienza se il gol deve ancora attendere), ma anche con Pulisic e Reijnders, e tutto sembra incastrarsi con grande naturalezza. Per merito della qualità di alcuni singoli e per merito delle novità tattiche di Pioli, ben trasmesse e ben recepite. Juric invece dovrà lavorare soprattutto per aumentare l’efficacia offensiva, che manca paradossalmente in misura maggiore rispetto a quella difensiva, nonostante la pesantezza del punteggio induca altri pensieri.

LE SCELTE — Pioli ha lasciato a casa anche stavolta tutti i giocatori – Caldara, Ballo-Touré, Saelemaekers, Origi e Traoré – che ballano tra uscite potenziali ed esuberi certificati, e ha confermato l’undici di Bologna. Quindi il Pu-Gi-Le – Pulisic, Giroud, Leao - in attacco e Loftus-Cheek, Krunic, Reijnders in mediana. Juric aveva due dubbi in settimana, sciolti in questo modo: Vojvoda preferito a Lazaro sulla fascia sinistra e Radonjic al posto di Karamoh accanto a Vlasic e a supporto di Sanabria. Il resto ha replicato l’undici disegnato col Cagliari, con Bellanova sulla corsia di Hernandez: binario dell’alta velocità andata-ritorno, in pura teoria, mentre la pratica è stata molto diversa perché il Milan ’23-24 usa i terzini come mediani aggiunti e le percussioni centrali di Theo sono state uno dei grimaldelli con cui il Diavolo ha perforato il Toro. Non è roba nuova, sono cose che Pioli chiede al francese da tempo. La novità semmai è la frequenza con cui succede e la specularità con il medesimo lavoro di Calabria. Volendo sintetizzare: in fase di possesso i terzini rossoneri si accentrano e alzano sulla linea mediana, mentre le mezzali si trasferiscono sulla trequarti. Movimenti che avevano dato risultati già a Bologna e sono deflagrati con potenza stavolta.

INSERIMENTI — Il Torino si è rintanato fin dai primi minuti sotto la pressione del Diavolo, nonostante un abbozzo di aggressività smarrita dopo un paio di giri di lancetta: troppo pericoloso andare in pressione alta di fronte ai guizzi di Pulisic – quasi una sentenza nell’uno contro uno – da una parte, quelli di Leao dall’altra, e gli inserimenti sempre intelligenti di Reijnders. Nel cuore del campo le coppie sono state evidenti ed “affiatate” fin da subito: Krunic-Vlasic, Reijnders-Ricci e Loftus-Cheek-Ilic. L’ha spuntata il Milan, soprattutto con il moto perpetuo di Reijnders che ha eliminato il fosforo di Ricci e asciugato i rifornimenti a Vlasic e Radonjic. Discorso a parte per Sanabria, con una serata nata sotto la cattiva stella e terminato dopo 22 minuti per un problema fisico. Al suo posto l’ex Pellegri. Il primo quarto d’ora è vissuto sotto le fiammate rossonere, che però sono state inconsistenti sotto porta: una girata di Giroud, una punizione di Hernandez. Tutto finito fuori, senza grandi emozioni. Il Toro ha provato sporadicamente a mettere fuori il naso, ma si è perso nell’ultimo terzo di campo. La sfida si è accesa davvero poco dopo la mezzora, quando il Milan è passato: Pulisic ha chiuso alla perfezione inserendosi sul secondo palo un’azione in profondità avviata da lui stesso e rifinita con saggezza da Loftus-Cheek. Verticalità: è il nuovo Milan, sì. Il Torino però ha avuto la prontezza di reagire subito – tre minuti dopo -, in pratica al primo vero tentativo: destro al volo “ciabattato” di Ricci che si è trasformato in un assist per Schuurs, lesto e abile a infilare Maignan. Il Toro però è rimasto in partita soltanto sei minuti, il tempo per il Var di richiamare Mariani al monitor per una mano di Schuurs in area. Rigore trasformato da Giroud, a cui si è aggiunto nel recupero il terzo gol rossonero in versione deluxe, con uno scavetto di Hernandez a tu per tu con Milinkovic dopo un doppio duetto con Leao.

DIALOGO — Nella ripresa Juric ha provato a rimediare, inserendo Linetty (Ilic), Karamoh (Radonjic) e Lazaro (Bellanova), ma la reazione è stata pressoché nulla di fronte a un Milan sempre più accerchiante e insistente. Loftus-Cheek si è fatto murare il destro da ottima posizione, Pulisic ha spedito in curva dopo un fitto dialogo con Leao e Giroud, e poi al minuto numero 18 è di nuovo entrato in scena il Var. Medesime modalità del primo tempo: Mariani al Var e secondo rigore per i rossoneri (Schuurs su Leao) messo a segno da Giroud. Quattro a uno e match in archivio. Il Toro resta inchiodato a un punto, il Milan rimane a punteggio pieno e ora l’asticella si impenna: Roma, Inter, Lazio, Juve e Napoli nelle prossime otto uscite.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 26 agosto 2023 23:48
Duda e Ngonge abbattono la Roma:
Verona a punteggio pieno, Mou fermo a 1



Aouar accorcia le distanze nel secondo tempo,
poi Pellegrini colpisce una traversa su punizione,
ma i veneti (in 10 per l'espulsione di Hien)
reggono all'assalto finale dei giallorossi


Andrea Pugliese

Ancora un passo falso, ancora nessuna vittoria per la Roma di Mourinho. Peggio, stavolta a Verona arriva anche una sconfitta per 2-1, seppur a conti fatti immeritata. I giallorossi chiudono infatti con 16 tiri a 4, 12 angoli (contro uno, al 101’, dell’Hellas), un possesso palla del 72% e due traverse (Cristante e Pellegrini). Ad esultare però alla fine è il Verona, che frutta al meglio le amnesie difensive giallorosse e punisce con Duda e Ngonge. Alla Roma non basta la rete di Aouar per cambiare la partita. Troppi errori, ad iniziare dall’utilizzo di Paredes, che la fase difensiva sembra essersela dimenticata da un po’. Per i veneti, invece, prestazione di spessore di Djuric e Ngonge, ma molto bene anche Hongla e Hien (fino al rosso).

HELLAS AVANTI — Mourinho rinuncia ad Aouar, per dare più consistenza al centrocampo inserendo Paredes al centro e spostando Cristante a mezzala. Baroni, invece, sceglie Djuric come riferimento offensivo, arretrando Ngonge sulla trequarti. Neanche il tempo di ragionare che il Verona è già avanti, con Duda che approfitta di una respinta difettosa di Rui Patricio su Terraciano e di una dormitona di Lllorente sulla ribattuta. Allora la Roma prova a riorganizzarsi, ma la mossa di mettere Paredes e Cristante insieme non paga: l’argentino è lento nei recuperi, l’azzurro da mezzala non si trova (ma è lui a sfiorare il pari al 10’, traversa di testa su angolo di Pellegrini). Dybala e Pellegrini provano ad inventare qualcosa (il capitano sfiora il pari da fuori), Belotti lotta ma invano e Zalewski calcia su Magnani a botta sicura quando il pari sembrava fatto. La Roma fa costantemente la partita, Doveri prima dà e poi toglie (fuorigioco iniziale di Dybala) un rigore per un presunto fallo di mano di Hongla (che in campo sembra un leone) e in pieno recupero arriva il 2-0 dei veneti: sbilanciamente generale della difesa, con Lllorente a vuoto e Hongla che beffa Smalling nell’uno contro uno.

PROVE DI RIPRESA — Nella ripresa Mourinho cambia tutto, mettendo dentro Aouar, Spinazzola ed El Shaarawy al posto di Llorente, Kristensen e Paredes e passando al 4-3-3. Dopo 4 minuti la Roma perde anche Zalewski (colpo al volto dopo uno scontro con Duda), ma in tre minuti crea le condizioni per riaprire la partita: Montipò prima si supera su El Shaarawy, poi dice no a Cristante ed infine esce a vuoto su Belotti in mischia, con Aouar che insacca il 2-1. Allora Baroni corre a ripari e mette più muscoli e corsa in mezzo con Serdar, per limitare le fonti di gioco avversarie, giocandosi poi anche la carta Bonazzoli per tenere alta la squadra e farla respirare. Ed infatti la Roma a conti fatti non costruisce più nulla. Poi però la partita può cambiare al 37’: rosso a Hien e traversa su punizione di Pellegrini. Gli ultimi brividi arrivano da un tiro di Cristante e da un colpo di testa di Aouar. Finisce così, con l’Hellas a far festa con la sua gente e la Roma a testa bassa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 28 agosto 2023 13:51
La Fiorentina va sul 2-0
ma si fa rimontare dal Lecce.
Krstovic firma il pari



I viola giocano un ottimo primo tempo e segnano con Gonzalez e Duncan,
nella ripresa si riscattano i giallorossi, in gol con Rafia e poi col montenegrino


Giovanni Sardelli

Un tempo a testa e pareggio come logica conseguenza. Fiorentina e Lecce impattano al Franchi dopo che nei primi 45 minuti i viola sembravano poter vincere facilmente con due gol segnati ed un palo colpito mentre la squadra di D'Aversa non trovava ritmo e risposte. La pareggia Krstovic ad un quarto d'ora dal termine, centravanti classe 2000 appena entrato, con un bel colpo di testa. Triplo esordio dal primo minuto in maglia viola per Christensen, Parisi e Beltran, nel Lecce Strefezza centravanti con Banda ed Almqvist ai lati. Giusto il tempo di iniziare che la Fiorentina al terzo va in vantaggio con la specialità della casa già vista nella prima a Genova: corner, colpo di testa di Gonzalez (toccato anche da Ramadani) e palla all'angolo con Falcone battuto. Logica l'insoddisfazione di D'Aversa che la situazione l'aveva a lungo studiata in allenamento. Il gol non placa la Viola che somiglia decisamente di più a quella di Genova rispetto alla squadra vista a Vienna. Beltran mostra lampi di classe nel controllo, nel dribbling come nel passaggio. Proprio da un suo taglio in verticale nasce il secondo gol con Arthur che completa l'azione perfetta crossando per Duncan: testa del centrocampista e raddoppio servito. Gol numero 4000 nella storia della Fiorentina. A due dal termine Fiorentina vicinissima al terzo gol con un'altra azione perfetta in verticale grazie a Nico che serve perfettamente ancora Duncan il cui sinistro al volo colpisce la base del palo a Falcone battuto.

REAZIONE LECCE — D'Aversa cambia ad inizio ripresa, dentro Dorgu e Kaba, fuori Gallo e Gonzalez con l'avanzamento di Rafia sulla trequarti. Mossa che regala immediatamente i frutti sperati con Arthur che perde il pallone e Rafia che fa partire un tiro perfetto sotto l'incrocio. Partita riaperta e Lecce che giustamente ci crede. Al 55' è Pongracic ad inserirsi centralmente, tiro fuori. Viola che arranca ed Italiano sbuffa preparando i primi cambi. Dentro Brekalo per uno spento Sottil e Nzola al posto di Beltran, applauditissimo. Poi dentro anche Mandragora fra i viola e Krstovic nel Lecce. Proprio il numero 9 appena entrato trova il pareggio con un bel colpo di testa su cross perfetto di Dorgu. Incredibile per quanto visto nel primo tempo ma nell'aria invece per come si è strutturato il secondo. Il Var toglie un rigore assegnato nel finale ai viola, il forcing degli uomini di Italiano, parsi anche piuttosto stanchi durante un secondo tempo mal giocato, non porta frutti. Finisce con la gioia dei tifosi salentini ed il rammarico degli oltre 30mila viola che speravano in un esordio casalingo decisamente differente. Adesso l'attenzione si sposta a giovedì, contro il Rapid Vienna la Fiorentina deve subito dare un segnale alla stagione.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 28 agosto 2023 13:55
Juve, non basta il solito Vlahovic:
un bel Bologna si prende un punto

Nell'esordio casalingo del campionato la squadra di Allegri subisce la rete di Ferguson
poi recupera nella ripresa con l'attaccante serbo, alla seconda rete in due match


Filippo Cornacchia


Un’incornata di Dusan Vlahovic salva la Juventus ed evita ai bianconeri la sconfitta casalinga contro il Bologna. Il secondo centro in due partite del serbo – e sarebbero potuti essere tre (una rete contro i rossoblù è stata annullata dopo controllo al Var) – permette alla squadra di Massimiliano Allegri di pareggiare la rete iniziale del rossoblù Ferguson, che regala così il primo punto del campionato agli emiliani che però non cancella la rabbia per il rigore negato.

STADIUM GELATO — In partenza la Juventus negli uomini è più o meno la stessa del 3-0 di Udine. Eppure nel primo tempo ritmo e occasioni sono diverse. A parte una girata iniziale – e fuori misura – di Vlahovic, un diagonale deviato di Weah e una punizione laterale di Fagioli, è la squadra di Thiago Motta ad avere le chance migliori. Se Ndoye spreca la palla del possibile vantaggio (22’), due minuti dopo Ferguson non perdona e il Bologna gela i 38 mila dell’Allianz Stadium. Lo scozzese, liberato da un’ottima giocata di Zirkzee tra gli incerti Bremer e Alex Sandro, batte Perin. E sempre Ferguson, poco prima della mezzora, va vicinissimo al raddoppio.

POGBA&VLAHOVIC — E’ un’altra Juve nella ripresa. Chiesa guida la riscossa con uno strappo dei suoi sulla sinistra e dopo 7 minuti Vlahovic fa esultare lo Stadium con una girata ravvicinata. I festeggiamenti vengono, però, spenti dal Var che annulla la rete per un fuorigioco di Rabiot. Neanche un gran tiro di Weah sorprende il reattivo Skorupski. Così Allegri dopo una ventina di minuti si gioca la carta Pogba, al debutto stagionale e osannato dai tifosi bianconeri. Assieme al francese il tecnico livornese manda in campo anche Iling Jr. L’inglese rischia grosso in area su Ndoye, il Bologna reclama il rigore ma l’arbitro Di Bello lascia correre. Ma poi Iling Jr, servito in fascia da Pogba, si fa perdonare a dieci minuti dalla fine con un cross perfetto per la testa di Vlahovic, che incorna dove Skorupski non può arrivare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 28 agosto 2023 14:00
Retegui affonda la Lazio: vola il Genoa, Sarri perde ancora

Il bomber rossoblù trova il primo gol in Serie A e regala tre punti importanti a Gilardino.
Cadono ancora i biancocelesti, fermati dalla traversa colpita da Immobile nella ripresa


Nicola Berardino


La Lazio resta a zero. Contro il Genoa la squadra di Sarri bissa la sconfitta di Lecce. Il primo gol in A di Mateo Retegui al 16’ del primo tempo fissa il risultato. Vana e inconcludente la rincorsa dei biancocelesti, che scontano un approccio soft alla gara ma poi non riescono a trovare la spinta giusta per riacciuffare il risultato. Smuove la classifica con una vittoria preziosa il Genoa, che con tenacia e lucidità sa custodire il vantaggio. Così Gilardino può festeggiare il suo primo successo in A da allenatore.

SUBITO RETEGUI — Sarri, alla centesima gara da tecnico biancoceleste, inserisce Casale e il centrale è l’unica novità rispetto alla formazione di Lecce. In panchina Sepe, il nuovo secondo portiere, arrivato dalla Salernitana. Brucia ancora il 4-1 subito dalla Fiorentina, così Gilardino riassesta il Genoa passando alla difesa a quattro con Sabelli e Vazquez sulle corsie esterne. In mediana. spazio a Strootman. Nella trequarti, al fianco di Gudmundsson, c’è Malinoskyi al debutto in rossoblù. Prima della gara ricordato Vincenzo D’Amico, fantasista della Lazio scudetto del 1974, scomparso il primo luglio. Il Genoa si sgancia subito: colpo di testa di Retegui parato da Provedel. La Lazio scatta all’attacco puntando sul palleggio. Al 12’, incursione di Vazquez sulla sinistra: parabola a rientrare che timbra il palo. Quattro minuti dopo il Genoa passa con il primo gol in A di Retegui, pronto a insaccare sulla respinta di Provedel a una botta di Frendrup. La Lazio accusa il colpo, la squadra di Gilardino si mostra più agile nella manovra. Biancocelesti in difficoltà nelle verticalizzazioni. Alla mezz’ora proteste laziali per Immobile spintonato in area da Dragusin. La formazione di Sarri non riesce a trovare sbocchi a rete. Intervento di Bani su Zaccagni in area: Marinelli non riscontra irregolarità. Sei minuti di recupero. Tiro di Kamada deviato in angolo. Assedio laziale, ma il muro rossoblù regge. All’intervallo con l’1-0 per la squadra di Gilardino. Fischi dei tifosi laziali.

GENOA BLINDATO — Nella ripresa la Lazio prova a dare più intensità alla manovra. Tentativo di Zaccagni deviato in angolo. Martinez smanaccia una traiettoria calibrata di Luis Alberto. Aumenta la pressione biancoceleste. Ripartenza rossoblù: insidioso traversone di Frendrup non raccolto da Retegui. Replica la Lazio: pallonetto ravvicinato di Immobile che colpisce la traversa. Al 21’ Sarri fa entrare Luca Pellegrini, Vecino, e Isaksen al posto di Marusic, Kamada e Felipe Anderson. Triplo cambio anche nel Genoa: Ekuban, Thorsby ed Hefti rilevano Retegui, Strootman e Malinovskyi. La Lazio non trova il ritmo per rendere più profonda la manovra. Sarri sostituisce Cataldi con Castellanos: attacco a quattro punte. Dalla distanza ci prova Vecino: Martinez è di guardia. Ancora Vecino: capocciata fuori. Incornata di Castellanos a lato. GiIardino avvicenda Sabelli con Martin. Ekuban va vicino al raddoppio: fiondata a lato. Cinque minuti di recupero. Jagiello sostituisce Gudmundsson. Il Genoa è ormai blindato in copertura, ma non disdegna rilanci offensivi. Vincono i rossoblù. Lazio delusa e incredula fa i conti con la seconda sconfitta nei primi 180 minuti di campionato tra i fischi pungenti dell’Olimpico.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 29 agosto 2023 13:23
È già Napoli show con Osimhen e Di Lorenzo: 2-0 al Sassuolo

Raspadori colpisce un palo e sbaglia un rigore.
Rosso a Lopez per proteste nella ripresa.
Superiorità schiacciante dei campioni d'Italia


Maurizio Nicita


Buona la prima per Rudi Garcia al Maradona. Da avversario in francese non aveva mai vinto in questo stadio, ma ci riesce al primo tentativo con una prestazione convincente del suo Napoli che sembra aver ripreso il discorso da dove lo aveva interrotto in primavera. Gioco spumeggiante, un Osimhen che fa la differenza e altri protagonisti che stanno ritrovando la migliore condizione. E l’allenatore asseconda questa voglia di divertirsi dei suoi ragazzi proponendo nel finale un 4-2-4 con Simeone al fianco del cannoniere nigeriano. Troppo arrendevole un Sassuolo morbido e condizionato nella ripresa anche dall’espulsione di Maxime Lopez che decide di insultare l’arbitro e lasciare la partita. Sabato arriva la Lazio ferita di Sarri, vedremo se gli azzurri riusciranno a continuare il loro percorso netto.

SENZA KVARA — Garcia preferisce tenere con sé in panchina il georgiano non ancora al meglio della condizione. Al suo posto Raspadori che sfrutta ogni attimo per mettersi in evidenza e dopo un minuto colpisce un palo, a Consigli battuto, con un bell’inserimento da sinistra in mezzo per raccogliere l’ottimo suggerimento di capitan Di Lorenzo. Insomma il Napoli riparte dalle proprie certezze e il Sassuolo appare molle nei contrasti e nella prima mezz’ora soffre molto i campioni d’Italia. Soprattutto la catena di destra con Di Lorenzo e Politano crea continuamente difficoltà alla difesa emiliana. In una di queste situazioni Vina entra scomposto in area su Politano, appare abbastanza netto il fallo da rigore, non per Guia che deve essere richiamato dal var Chiffi per assegnare il tiro dagli undici metri. Sul dischetto si presenta Osimhen che con un potente destro incrociato porta a tre le sue reti in questo campionato e sono ben 20 nel 2023: nessuno meglio in Europa. Il Napoli si diverte in palleggio marcando una superiorità territoriale: qualche occasione ma non arriva il raddoppio. E nella seconda parte del tempo il Sassuolo prova ad alzare il baricentro ma senza trovare spazi nella difesa azzurra. Un colpo di testa di Tressoldi da angolo è l’unica volta in cui gli ospiti si avvicinano ai pali di Meret.

FUORI LOPEZ — A inizio ripresa Maxime Lopez si fa cacciare da Guia per aver usato qualche frase offensiva e particolarmente pesante nei confronti dell’arbitro che tira fuori direttamente il rosso, con il francese che non fa una piega e se ne va. L’episodio complica i piani a Dionisi. Il quale accelera i cambi e passa a un 4-4-1 per limitare i danni. Arriva anche il secondo rigore perché su angolo Erlic salta con un braccio alto e intercetta la traiettoria: stavolta Guia non ha dubbi. Osimhen cede il tiro a Raspadori, ma l’emozione per i vecchi compagni fa un brutto scherzo al bolognese che tira alto. Il Napoli non si scompone e continua a macinare gioco. Nel frattempo entra Kvaratskhelia e con uno slalom dei suoi confeziona un assist per Di Lorenzo che segna da attaccante vero. Il resto è accademia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 29 agosto 2023 13:27
Samardzic torna a brillare ma non basta: Dia riprende l'Udinese

Un punto a testa tra la Salernitana e i friulani al termine di una partita equilibrata.
Succede tutto nella ripresa: vantaggio ospite con il serbo, pareggio del bomber senegalese


Francesco Velluzzi


Serve una scossa decisa con i cambi alla Salernitana per evitare la sconfitta con l’Udinese al debutto all’Arechi, davanti al presidente della Regione Vincenzo De Luca, ma senza il suo presidente Danilo Iervolino, rimasto bloccato a Roma dal maltempo. E’ un pareggio (1-1) giusto perchè l’Udinese comincia e approccia meglio la partita, sfiora il vantaggio nel finale della prima frazione (grande Ochoa) e lo trova al 12’ della ripresa con l’uomo che deve trascinarla, Lazar Samardzic. Dopo il gol però si ferma, si perde, smette di giocare e subisce la rete del bomber Dia (16 gol nello scorso torneo) e le giocate del duo Candreva-Martegani che creano continua apprensione tra i bianconeri che, comunque, sembrano avere meno qualità rispetto alla passata stagione. Vista così, è logico pensare che entrambe le squadre quest’anno dovranno lottare e parecchio. Ma a Udine sono pronti a correre ai ripari con nuovi innesti (Pereyra, una punta e almeno un difensore)


PRIMO TEMPO — Dopo la consegna della targa a Gyomber che controlla Roma ha tagliato il traguardo delle 100 partite in maglia granata, si gioca. Per lui promozione in A e due salvezze. Un pilastro nella difesa a tre di Paolo Sousa, che schiera solo “vecchi” granata e nessuno dei nuovi, neppure l’atteso Legowski al quale viene preferito Bohinen. Scelta che inizialmente non sembra azzeccata perché il norvegese è lento, impacciato, sbaglia tanto. La partita comincia a farla l’Udinese. Sottil sceglie per le corse Ferreira e non Ebosele, e riconferma Kamara a sinistra. Samardzic c’è, ma si vede solo al 27’ quando la Salernitana perde una palla e lui ne semina due e va al tiro: deviato. Di calcio se ne vede poco, a parte qualche preziosismo del solito Candreva e di Dia che sulle spalle porta il 10. La Salernitana si accende solo dopo 30’, cioè dopo la sosta per bere. Bohinen, spinto dal tecnico che nel breve intervallo gli chiede di più, crea pericolo con un bel tiro a giro alto di poco. Ma proprio mentre la squadra di casa fa esaltare un po’ la sua curva(attacca lì) è l’Udinese che crea due palle gol: Su corner al 44’ Lucca svetta l’unica volta di testa, ma Ochoa è molto attento. Il portiere messicano è ancora più bravo quando al 47’ su un rimpallo di testa che favorisce Kabasele compie un’autentica prodezza evitando lo svantaggio.

EMOZIONI NELLA RIPRESA — I tecnici non cambiano. E non cambia neppure Ochoa che comincia il secondo tempo come aveva finito il primo: manda in angolo un siluro di Thauvin ben piazzato. Ma all’8’ Paulo Sousa prova a dare una scossa sostituendo Bohinen per il debuttante Martegani. La Salernitana è irriconoscibile rispetto alla trasferta di Roma: inconsistente, senza gamba e mai propositiva. L’Udinese becca qualche giallo, ma capisce che può affondare e al 12’ va in vantaggio. Avvia tutto Kamara, il cui lancio trova la testa di Lucca: ottima la sponda su Pirola per Samardzic che arriva indisturbato e colpisce col mancino. La reazione di Sousa è ancora nei cambi: dentro anche Bradaric e Cabral per gli spenti Mazzocchi e Botheim. Nessun cambio di modulo. Al 22’ i granata rischiano ancora: Samardzic di tacco libera Lovric che trova ancora reattivo Ochoa. Ma la Salernitana con i nuovi è un’altra. Ha un sussulto Kastanos e Silvestri blocca. Ma il portiere dei friulani non può nulla al 27’ sulla splendida azione che parte da Martegani: trova Candreva, che manda splendidamente a calciare Dia che sorprende il disattento Ferreira e pareggia. Ora la squadra di casa ci crede e infatti Silvestri è bravo su Martegani e ancora più bravo su Candreva, imbeccato dall’ottimo numero 7, mandando in angolo una gran botta. Ma è sempre protagonista il portiere dei friulani: prima con un’uscita avventata, poi blocca Cabral. Ci prova fino alla fine la squadra di Sousa, con quella di Sottil che è alle corde, ma non ci sono più guizzi e la gara finisce in parità. Giustamente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 29 agosto 2023 13:31
La regola del 2-0: Inter, tutto facile anche col Cagliari.
Milan e Napoli raggiunte in testa

Le reti di Dumfries e Lautaro nel primo tempo consentono agli uomini
di Inzaghi di gestire senza problemi la timida reazione della squadra di Ranieri.
Al comando del campionato ora c'è un poker con le tre big e il Verona


Vincenzo D'Angelo


Un indizio non è mai una prova, però stavolta quantomeno è un gran bel segnale. Nella prima uscita esterna stagionale, l'Inter in un colpo solo scaccia via ansie e fantasmi del passato: 2-0 al Cagliari senza macchie. L'esame contro una piccola – tra l'altro su un campo molto caldo come l'Unipol Domus, sold out – è stato passato a pieni voti. Con qualità e personalità. Questo chiedeva Simone Inzaghi, dopo un 2023 che nella scorsa stagione ha mostrato la faccia più brutta dell'Inter formato trasferta. Stavolta tutto è stato perfetto, con i nerazzurri sempre in totale controllo e affamati nell'area avversaria. Ancora in gol Lautaro, assist per Thuram, centrocampo dominante e difesa mai in affanno. Meglio di così, difficile sperare. L'Inter tiene il passo di Milan e Napoli, convincendo sotto ogni profilo.

I GOL — La partita la sblocca Dumfries, che dimostra di essere finalmente tornato il giocatore che con l'Olanda ha impressionato ad Euro 2020 e all'ultimo Mondiale. Stavolta ha raccolto l'invito in profondità di Thuram e in diagonale ha battuto Radunovic (21'), mettendo così la strada in discesa. La risposta del Cagliari è racchiusa in due capocciate fuori misura di Pavoletti, che poi prima dell'intervallo ha lasciato il campo per un problema ai flessori della coscia sinistra. Prima, era arrivato il raddoppio dell'Inter col solito Lautaro Martinez (per lui anche un palo al volo sullo 0-0), bravo a scattare sul filo del fuorigioco e freddo sotto porta a saltare un difensore con una finta prima di depositare all'angolino il 2-0. Ranieri ha osservato amareggiato dalla panchina: troppo aperta la sua difesa, troppa poca pressione sui palleggiatori nerazzurri che hanno trovato con facilità le imbucate vincenti, approfittando anche degli errori in costruzione del Cagliari.

QUALITÀ E CONTROLLO — Nella ripresa l'Inter controlla senza affanni, gestendo palla e ritmi di gioco. Nell'area del Cagliari ci arriva di rado (palo di Calhanoglu nel finale), come i rossoblù, che trovano il tempo per recriminare su un contatto Luvumbo-Cuadrado-Bastoni apparso da subito poca cosa e nel recupero di sfiorare il gol della bandiera con Azzi (bravo Sommer a bloccare). I tre cambi in contemporanea (Cuadrado-Carlos Augusto-Frattesi per Dumfries-Dimarco-Barella) danno l'esatta misura della qualità della rosa nerazzurra. In attesa di Sanchez, del rientro di Acerbi e del nuovo "braccetto" destro, Inzaghi può ritenersi soddisfatto: la squadra cresce in condizione, vince e continua a non subire gol. Segnali da squadra matura, con l'obiettivo chiaro in testa: l'Inter quest'anno vuole giocarsi lo scudetto fino in fondo. Per il Cagliari c'è da lavorare, ma questo Ranieri lo sa benissimo. Ed è grazie al suo straordinario lavoro che i sardi sono tornati in Serie A. Per salvarsi, però, servirà ritrovare compattezza e cattiveria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 29 agosto 2023 13:53
SERIE A 2023/2023 2ª Giornata (2ª di Andata)

26/08/2023
Frosinone - Atalanta 2-1
Monza - Empoli 2-0
Milan - Torino 4-1
Verona - Roma 2-1
27/08/2023
Fiorentina - Lecce 2-2
Juventus - Bologna 1-1
Lazio - Genoa 0-1
Napoli - Sassuolo 2-0
28/08/2023
Salernitana - Udinese 1-1
Cagliari - Inter 0-2

Classifica
1) Milan, Napoli, Inter e Verona punti 6;
5) Fiorentina, Juventus e Lecce punti 4;
8) Atalanta, Monza, Frosinone e Genoa punti 3;
12) Salernitana punti 2;
13) Roma, Bologna, Cagliari, Torino e Udinese punti 1;
18) Lazio, Empoli e Sassuolo punti 0.

(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 2 settembre 2023 08:25
È tornato Berardi!
Doppietta decisiva al Verona,
prima vittoria del Sassuolo

Il capitano neroverde, alla prima stagionale,
decide il match con l'Hellas con due gol nella ripresa,
di Pinamonti il vantaggio iniziale.
Ai gialloblù non basta la rete di Ngonge


Pierfrancesco Archetti


Il Sassuolo aveva perso le prime due partite ma non aveva Berardi. Rientrato il leader, è arrivata la vittoria insieme alla doppietta del suo uomo con più qualità. Il Verona era a punteggio pieno, ma stavolta sbaglia troppo a partire dalla difesa. Riesce a pareggiare nella ripresa con Ngonge, ma dopo si arrende allo show di Berardi. Verdetto corretto.

AVVIO SPRINT — Va detto anche che Berardi si ripresenta dopo le turbolenze dovute al desiderio di essere ceduto e non dopo un infortunio. Ma si fa perdonare subito: cross al centro che mette in difficoltà il Verona, il secondo invito è di Toljan e Pinamonti gira di testa in rete dopo colpevoli disattenzioni di Coppola e Magnani. E’ il primo gol del Sassuolo in questo campionato. I neroverdi provano a insistere con un paio di spunti di Laurienté e Berardi, ma il Verona prende campo e comincia a produrre occasioni da gol. Duda manda alto da buona posizione, un gol di Ngonge viene annullato per giusto fuorigioco in partenza, ma dopo è suo l’errore più grave mancando la porta di testa su cross di Doig. Si rifarà nella ripresa con l’1-1, che in realtà era un tentativo di cross che nessuno tocca.


LE MOSSE — Dionisi dopo mezz’ora rafforza il centrocampo mettendolo stabilmente a tre, Baroni invece deve cambiare l’infortunato Hongla con Serdar. In avanti Folorunsho è il finto nove al posto di Djuric, che entra nella ripresa; vicino a lui si muovono Ngonge e Mboula, cambiato a inizio secondo tempo con Bonazzoli. Ma i problemi maggiori per l’Hellas sono sempre in difesa dove manca lo squalificato Hien. A inizio della seconda parte, fra errori da entrambi le parti, il colpo di Ngonge sorprende tutti, però dopo inizia lo show di Berardi: supera Coppola e infila con una deviazione il 2-1, poi pescato da Bajrami si procura il rigore del tris (fallo di Doig) e non sbaglia. Bentornato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 2 settembre 2023 08:29
Il Milan non si ferma: 2-1 a Roma e primo posto da solo.
Magia di Leao, debutta Lukaku

Quarto gol in tre partite per Giroud, Rafa incanta con una rovesciata.
Pioli a 9 punti, Mourinho a 1.
A mezz'ora dalla fine rossoneri in 10 per il rosso a Tomori che salterà il derby.
Di Spinazzola il gol per i giallorossi


Andrea Pugliese


Il Milan fa bottino pieno, la Roma resta ancora a bocca asciutta. Con Giroud e Leao che firmano la terza vittoria rossonera e la prima di Lukaku che non basta per rimettere il sorriso a Mourinho. Che la partita di fatto se la va a giocare solo nell’ultima mezzora, quando l’espulsione di Tomori cambia del tutto le carte in tavola. Fino a quel momento, infatti, non c’era stata partita, con il Milan assai più bravo della Roma in tutte le situazioni di gioco. Il gol finale di Spinazzola, poi, ha provato a ridare fiato alle speranze giallorosse, ma vanamente.

DOMINIO ROSSONERO — Già senza Dybala, Mou deve rinunciare anche a Pellegrini, almeno inizialmente, out per un affaticamento muscolare. Lukaku invece c’è e va in panchina, anche per eccitare l’ambiente. Dall’altra parte, invece, Pioli conferma la squadra che ha iniziato facendo faville, tra Bologna e Torino. Ne nasce una partita gestita completamente dal Milan, che ha anche il vantaggio di passare subito con un rigore di Giroud (fallo netto di Rui Patricio sulla percussione di Loftus-Cheek). Mou applaude la terna arbitrale in modo polemico, Pioli lo zittisce con il dito e lui replica a gesti. Il fatto è che sulle fasce c’è un mismatch a tratti imbarazzante, con Celik che ha il mal di testa a forza di rincorrere Leao ed Hernandez e Zalewski che fatica spesso e volentieri su Pulisic. Anche perché la mossa di Pioli è quella di accentrare Calabria quasi da mediano aggiunto e di alzare il più possibile proprio Loftus-Cheeek, in modo di liberare la fascia per gli uno contro uno di Pulisic sullo stesso Zalewski. Mourinho, invece, ha predisposto un centrocampo più compatto con Paredes e Cristante, anche perché il baricentro è basso ed i metri da coprire per l’argentino sono meno che a Verona. Dopo 29’, però, il portoghese perde anche Aouar per un problema muscolare (dentro Pellegrini) e allora ne viene fuori una Roma mai aggressiva e mai propositiva, che tira per la prima volta in porta al 47’ (El Shaarawy fuori dal limite) e che chiude il primo tempo con il 30% di possesso palla e una sequenza di 9 tiri a uno per il Milan. Che la palla gol per raddoppiare ce l’aveva anche avuta, con Rui Patricio stavolta prodigioso su Pulisic da due passi. La squadra di Pioli palleggia bene e quando riesce va anche dentro, con Tomori e Thiaw dietro che lasciano le briciole a Belotti ed El Shaarawy.

FIATO GIALLOROSSO — Neanche il tempo di ripartire che il Milan è sul 2-0: cross di Calabria e magia di Leao in acrobazia, complice anche la marcatura (eufemismo) imbarazzante di Celik. Poi Loftus-Cheek sfiora anche il 3-0, la Roma cerca una reazione di rabbia e dopo un po’ (16’) prova anche a dare una svolta alla partita, con il rosso (doppia ammonizione) di Tomori per fallo su Belotti. Va dentro Kalulu prima e Pobega poi, Mou risponde con Lukaku, Bove e Spinazzola. A dare equilibrio al Milan allora tocca a Pulisic, che si divide tra il ruolo di mezzala e di esterno alto finché ne ha per aiutare e dividersi nel doppio compito. Così ci prova prima El Shaarawy (parato), poi Lukaku (alto di poco) e infine Spinazzola (ancora alto), senza trovare mai il gol però. Pure perché nel frattempo Pioli ha messo dentro energia fresca con Okafor e Chukwueze, anche se l’inferiorità numerica si sente eccome. La reazione della Roma è però più rabbiosa che ragionata e di rabbia arriva anche il gol di Spinazzola, in pieno recupero, con deviazione decisiva di Kalulu. L’ultima speranza è un tiro di Zalewski deviato in angolo. Poi è festa rossonera.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 3 settembre 2023 09:06
Luvumbo illude Ranieri, poi c'è solo il Bologna.
Cagliari ribaltato al 90'

Il centrocampista ex Inter Fabbian trova il gol
da 3 punti in extremis dopo il pareggio di Zirkzee:
prima vittoria in campionato per i rossoblù di Motta


Matteo Dalla Vite


San Giovanni? Ormai a Bologna lo chiameranno così. Nella coda di una gara giocata a calcio ma vissuta molto a inseguire il Cagliari andato in vantaggio dopo fuga con gol di Luvumbo, Giovanni Fabbian entrato da 3’ sfrutta un errore decisivo di Radunovic che su tiro di Kristiansen perde palla in presa quasi sicura. Quasi sì, perché il ragazzo acquistato dall’Inter – e che doveva essere la contropartita nell’affare Samardzic – ha sfruttato l’attimo e infilato il 2-1 dopo il pareggio di Zirkzee e un rigore stampato sulla traversa da Orsolini. Il Bologna, dopo la bella prova a casa-Juve e ancora sulla bocca di tutti per il rigore non dato a Ndoye da Di Bello, si prende i primi tre punti del campionato mentre il Cagliari resta con un pugno di mosche dopo aver sognato il colpaccio.

VELENO LUVUMBO — Il Bologna di Motta si presenta con il debutto assoluto di Kristiansen e quello dal 1’ di Karlsson: sul mercato, intanto, Joaquin Sosa potrebbe andare alla Dinamo Zagabria e Barrow all’Al Taawooun in Arabia. Ranieri, che allenò Motta all’Inter per pochi mesi (2011) e che nel settembre di un anno fa fu in ballottaggio proprio con Thiago per il dopo-Sinisa, decide di affidarsi subito al Grande Acquisto d’estate Andrea Petagna con Luvumbo a fianco e il consueto 4-4-2 in cui l’esterno destro della terra di mezzo è Nandez, jolly d’esperienza. L’inizio (arbitra Orsato) è tutto del Bologna: Zirkzee è una sorta di regista offensivo, appoggia, smista, tiene palla, fa venire a sé la squadra; ma il primo acuto è di Karlsson – maglia numero 10 - che da sinistra si accentra fino a trovare lo spazio, botta di destro e pallone stampato sull'incrocio dei pali (6’). Il Cagliari assiste e riparte, il Bologna palleggia e controlla e muove i suoi uomini di mezzo: Ferguson è simbolo dell’universalità. Ranieri cerca di sganciare Luvumbo che attende l’errore altrui per poter scattare in contropiede, ma è ancora il Bologna a cercare la rete con Zirkzee. Invano. E’ solo questione di 7’, per la strategia di Ranieri: Beukema perde completamente Luvumbo che – su lancio di Wieteska - corre, scappa e infila in diagonale Skorupski. Vantaggio dei sardi alla prima occasione da gol dopo che il Bologna aveva provato inutilmente almeno tre volte. Il morso velenoso del caro contropiede di Sir Claudio.

TIRO MANCINO — Dopo il vantaggio, è il Cagliari a impossessarsi del pallone: il Bologna s’infeltrisce, arretra, non trova più le giuste linee di passaggio davanti a un attento e rognoso dispositivo sardo. Il pertugio il Bologna lo trova al 30’: pallone in mezzo di Kristiansen, Karlsson è davanti a Radunovic, parata che sa di prodezza e bis del portiere serbo davanti alla conclusione (deviata) di Zirkzee due secondi dopo. Due paratone vere. Nella ripresa, Ranieri è costretto a cambiare Petagna (che rientra sulla panchina zoppicando: c’è Shomurodov) e Nandez con Di Pardo. Motta si tiene i suoi che ricominciano a mulinare calcio ma con troppa lentezza, quella che permette al Cagliari di compattarsi nei momenti in cui le linee (raramente) sono disunite. Quando succede, e siamo al 15’ s.t., parte l’azione bolognese: Zirkzee, Moro, Kristiansen e ancora l’olandese che con tiro mancino infila Radunovic sul primo palo. E’ 1-1 e il Bologna si rianima. Ranieri ne cambia altre tre dal 20’ al 25’ s.t., infila Oristanio, Azzi e Deiola; Motta risponde con Orsolini e Urbanski. La morale è che il Bologna si prende il rigore per braccio di Di Pardo su cross di Kristiansen: Orsolini lo calcia sulla traversa. Ma il Bologna non si butta via e continua a macinare. Al 45’ s.t., Kristiansen (il migliore) scocca un tiro lieve verso Radunovic che sembra andare in presa sicura: ma la palla sfugge e lì c’è Giovanni Fabbian. Che precede un altro gol di Zirkzee poi annullato per fuorigioco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 3 settembre 2023 09:10
Occasioni, errori e Var in copertina:
nessun gol tra Udinese e Frosinone

Troppi errori sottoporta e poca concretezza: la tecnologia aiuta l'arbitro Guida,
che aveva preso un abbaglio dando un rigore ai friulani, e cancella l'autogol di Romagnoli


Francesco Velluzzi


Delude ancora l’Udinese davanti ai suoi splendidi 20 mila tifosi (oltre 13 mila gli abbonati ringraziati dal club sugli spazi pubblicitari a bordo campo). Si conferma il Frosinone di Eusebio Di Francesco, che strappa il primo pareggio della stagione nella prima trasferta di campionato. Anzi, domina per una buona parte del primo tempo col continuo movimento dei suoi, i cambi sistematici, la pressione sulle mezzali bianconere, stavolta sottotono. Finisce 0-0 e l’unica nota lieta è l’inaugurazione degli Sky box dell’Udinese Arena. Ma la squadra di casa non soddisfa il suo pubblico che alla fine fischia. Poche occasioni, scarso contributo dagli esterni, attaccanti che non hanno quel qualcosa in più che serve a questi livelli. Per vincere le partite serve qualità e peso davanti. Sottil a 15 minuti dalla fine rinuncia anche a quelli che potrebbero trovare il guizzo, affidandosi a chi ha poco feeling col gol (Success) o a chi esperienza in A ne ha zero (Semedo). Il Frosinone crea scompiglio e pericolo col genietto Harroui, due gol nelle prime due gare, al quale stavolta manca soltanto il sigillo.

PRIMO TEMPO — Sottil non ha tante alternative e manda in campo la stessa squadra presentata a Salerno. Di Francesco conferma quel che aveva detto alla vigilia e fa debuttare subito Soulè (“è il più in forma”) al posto di Baez. Per il resto è la formazione che ha battuto l’Atalanta allo Stirpe. Il Frosinone si schiera con un 4-2-3-1 con Mazzitelli e Barrenechea a presidiare la mediana e Gelli e Soulè a correre all’impazzata con Harroui, che sembra un altro rispetto a quello di Sassuolo, che spazia dietro Cheddira, ma si muove dappertutto. E infatti l’avvio è ciociaro, anche perchè l’Udinese pasticcia tanto in uscita, sbaglia gli appoggi più semplici, anche con l’esperto Walace. Al 9’ Soulè scatenato a sinistra vince i duelli e serve Cheddira che però spedisce alta una ghiotta occasione. Al 10’ è Harroui che fa tutto benissimo a sinistra, Soulè ci arriva ma prende il palo. Al 14’ l’unica volta in cui l’Udinese mette paura al Frosinone con Thauvin che colpisce al volo, ma trova una grande risposta di Turati. Il Frosinone ha più ritmo, corre, disturba, pressa, l’Udinese non trova mai le imbucate delle mezzali e si affida ai cross di Kamara che a sinistra si dà da fare e mette al centro tanti palloni. Ma al 27’ un erroraccio di Ferreira che scalcia Gelli e lo butta giù condanna i bianconeri al rigore contro. Guida non ha dubbi, ma dal Var arriva la segnalazione del fuorigioco di Mazzitelli e il pericolo è scampato. Il ritmo cala un po’, l’Udinese respira, l’unico che cerca soluzioni è Kamara e la girata di Thauvin a fine tempo finisce fuori.

NELLA RIPRESA — La sensazione è che negli spogliatoi Sottil si sia fatto sentire dai giocatori dell’Udinese. La squadra infatti entra con un altro piglio, decisamente più sostenuto. Al 5’ l'arbitro Guida sbaglia una chiamata, vedendo un fallo da rigore di Monterisi su Lucca, ma in realtà è proprio l'attaccante a commettere il primo fallo: provvidenziale l'intervento del Var. Poi dopo l’Udinese segna pure: Thauvin sgomma a destra, mette al centro e Romagnoli la butta dentro, ma il pallone aveva superato la linea di fondo, come rilevato dal Var. L’Udinese fa più la partita, ma Sottil capisce che i problemi sono sulle fasce e cambia tutto: fuori Camara e Ferreira, dentro Zemura ed Ebosele. Finisce anche la benzina di Soulé ed entra Baez. Cambia ancora Sottil che prova a far qualcosa davanti. Success per Lucca. E ancora Semedo e Quina per Thauvin e Samardzic. Insomma, fuori, inspiegabilmente, tutta la qualità. Al 25’l’Udinese rischia grosso sull’ennesimo inserimento di Harroui che Silvestri tampona, ma il guaio grosso lo evita Kabasele che salva sul tap-in di Cheddira. A quel punto anche Di Francesco fa le sue contromosse: Cheddira esce esausto, senza aver inciso (un solo scatto prima di andare fuori che supera Silvestri, ma troppo decentrato) e anche Barrenechea. Dentro Cuni e Caso. Il Frosinone fa resilienza, deve difendere il pareggio. E lo difende con merito. Mentre l’Udinese esce tra i fischi dopo una partita decisamente insufficiente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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