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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di B-Side FORUM

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2024 00:59
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È sempre Lautaro show:
un gol del Toro abbatte la Fiorentina
e l'Inter torna in testa

Il capitano nerazzurro decide la partita deviando in rete di testa su cross di Asllani.
Nel secondo tempo i viola sbagliano un rigore con Nico Gonzalez


Filippo Conticello


Con una partita in meno e un punticino in più della Juve. Ma, soprattutto, con la certezza feroce di poter vincere su ogni campo, di poter raggiungere l’obiettivo in tanti modi: spesso dominando, ma a volte anche soffrendo. Questo 0-1 di Firenze riporta l’Inter in vetta, il controsorpasso sulla Juve è la migliore notizia dopo la Supercoppa appena vinta per Simone Inzaghi. Non fa rumore, invece, che a risolvere sia stato il solito cannibale: Lautaro è già al gol 22 in stagione, chissà dove potrà arrivare di questo passo. La Viola di Italiano può mangiarsi i gomiti per tante occasioni prodotte e soprattutto per il rigore divorato da Nico Gonzalez: il ritorno dell’argentino servirà eccome, ma il suo calcio in bocca a Sommer del potenziale pareggio grida vendetta.

L’AVVIO — La squadra di Inzaghi, altamente sperimentale in mezzo per colpa delle squalifiche di Calha e Barella sostituiti da Asllani e Frattesi, ritrova Bastoni a sigillare una linea difensiva in cui riposa Acerbi. Dimarco, spremuto dalle fatiche arabe, cede invece la fascia sinistra a Carlos Augusto. Dall’altro lato pure Italiano, come da tradizione, rimescola il mazzo: Nico Gonzalez era la tentazione della vigilia, ma alla fine l’argentino inizia dalla panchina lasciando il campo a Ikoné. In più, nel riscaldamento pre-partita Sottil, annunciato in formazione, alza bandiera bianca. Ecco allora la sorpresa Nzola, che porta a uno spostamento delle pedine sulla scacchiera: l’angolano diventa il centravantone unico e Beltran scala alle sue spalle nel 4-2-3-1, con Bonaventura-Ikoné ai lati. Con questa struttura la Fiorentina governa in maniera promettente l’inizio della partita: quando segna con Nzola, la rete viene annullata per fuorigioco. Se il possesso palla è in mano alla squadra di casa, le occasioni migliori sono però tutta dell’Inter, rapida e verticale nel ripartire. Un regalo non richiesto di Ranieri porta Lautaro alla prima di tante conclusioni, poi Faraoni fa un miracolo in spaccata quando Thuram si invola e serve a porta vuota Carlos Augusto. Alla terza occasione, la palla entra e chi poteva mai esultare, se non Lautaro? Alla collezione di stagione mancava una rete così, una girata di testa direttamente da angolo. Una rete arrivata al 15’ e convalidata dopo che il Var ha passato al microscopio un contatto con Parisi, rimasto a terra a lungo dopo lo 0-1.

I TENTATIVI VIOLA — Il copione del match non cambia poi tanto perché la viola è volenterosa ma pure un po’ fumosa, mentre l’Inter bada terribilmente alla sostanza. Sempre in contropiede, i nerazzurri costruiscono l’occasione del raddoppio con una combinazione marcata ThuLa. Lo strappo di Thuram è poderoso: lo inseguono in quattro in campo aperto senza riuscire a stargli dietro, ma il francese corre talmente veloce da perdere il passo e cadere goffamente. La mediana interista non sembra patire poi tanto la voragine causata dalle squalifiche, soprattutto perché Mkhitaryan è una zanzara fastidiosa e funzionale al piano partita di Inzaghi: recupera palloni in serie e riparte sempre con la palla. Asllani mostra finalmente lampi di personalità e poi Frattesi è il solito assaltatore specializzato: anche lui va vicino allo 0-2 e costringe Terracciano alla parata. Nell’ultimo quarto d’ora, però, i viola iniziano davvero ad essere pericolosi, come non erano riusciti prima: Bonaventura, storicamente un incubo nerazzurro, costringe Sommer a un vero miracolo di puro istinto. Poi su un angolo, una cintura di Bastoni a Ranieri fa schiumare il Franchi di rabbia: arbitro e Var non intervengono, c’è materiale per moviolisti. Non bastasse, Bastoni deve aggiungere pure un grande intervento su Nzola servito da Faraoni: una dopo l’altra, prove di riscossa viola.

SOMMER MURO — Per tentare il ribaltone Italiano lascia negli spogliatoi Arthur e inizia il secondo tempo con Maxime Lopez a dare le carte in mezzo accanto a Duncan. Il problema, però, è quello di sempre in casa Fiorentina: il baricentro troppo alto che apre il fianco alle ripartenze in serie degli interisti. Micki, insolitamente impreciso, sbaglia l’ultimo messaggio e Lautaro, ingordo, tenta più di una conclusione. L’arma migliore dei toscani a quel punto non può che alzarsi dalla panchina: Nico è la preghiera del tecnico siciliano per l’ultima mezzora, torna in campo dopo un mese al 16esimo della ripresa. Anche Inzaghi ne approfitta per aggiungere contemporaneamente sangue fresco a una squadra stanca dopo i giorni al caldo di Riad: Acerbi per l'ammonito Bastoni, Dumfries per Darmian e Arnautovic per Thuram. L’austriaco appena entrato segna in fuorigioco, prima che al centro del palcoscenico salga Nzola. L’angolano è pericoloso con una girata a colpo sicuro, murata alla garibaldina da Pavard. Poi è sempre lui a prendersi i pugni in faccia di Sommer in uscita: riesce a colpire la palla prima del portiere svizzero e a guadagnarsi un rigore solare (certificato, però, solo via Var). A quel punto, Nico avrebbe l’occasione di un ritorno da eroe davanti al suo popolo, ma dal dischetto calcia come fanno tanti, col saltino, e tanta sufficienza: Sommer para facilmente alla sua destra, esattamente alla stessa maniera con cui aveva fermato Jorginho con la sua Svizzera (e tolto il Mondiale all’Italia di Mancini). Nico riesce a fare perfino peggio di Ikoné col Napoli in Arabia, fresco ricordo per tutti i tifosi della Fiorentina, ma la doccia gelata spegna gli ardori viola. Per congelare ancora di più la partita Inzaghi inserisce Sanchez per l’esausto Lautaro: la capolista ha una rosa assai ampia da gestire, questa vittoria importantissima è qui a certificarlo un’altra volta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/01/2024 00:38
 
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La Roma di De Rossi concede il bis:
Dybala e Pellegrini sbancano Salerno



Dopo il successo sul Verona all'esordio per il sostituto
di Mourinho arriva anche la vittoria sulla Salernitana.
Le reti nella ripresa: rigore della Joya,
raddoppio del capitano con Kastanos che accorcia


Andrea Pugliese

Lo aveva detto alla vigilia, “servono anche le spigolature giuste per vincere le partite sporche”. E De Rossi è stato quasi profeta, in tal senso, perché la Roma porta a casa i tre punti con due gol su due tiri. Il minimo indispensabile, tutto nella ripresa, dopo un primo tempo in cui i giallorossi avevano subito a lungo i granata. Inzaghi, invece, sbaglia qualcosa nelle scelte iniziali e si rammarica per i tanti errori sotto porta dei suoi attaccanti.

SOLO GRANATA — De Rossi conferma la difesa a 4, recuperando anche Mancini e Cristante dopo la squalifica con il Verona. Inzaghi, invece, lascia fuori Kastanos e Zanoli e davanti si affida ai centimetri di Simy, vista anche l’assenza di Dia. La Roma gioca un calcio dinamico, fatto di possesso palla e uno-due negli ultimi trenta metri, con la costruzione dal basso fatta a tre e Cristante che si abbassa spesso a impostare al fianco di Llorente e Mancini. Gli esterni d'attacco vanno spesso a finire dentro, con i terzini a sovrapporre, sullo stile di Luis Enrique. Un calcio dinamico, appunto, ma che appare anche scolastico, a causa della lentezza della manovra romanista. Ed infatti in tutto il primo tempo i giallorossi costruiscono un solo pericolo con Lukaku, su cui è bravo a salvare in scivolata Gyomber. Poi, per il resto, è solo Salernitana, nonostante tutti i limiti dell’ultima in classifica. Simy si addormenta subito un paio di volte, Tchaouna svaria molto ma senza mai essere decisivo, mentre Candreva disegna calcio un po’ ovunque: prima un tiro parato, poi uno alto a giro, quindi il lancio per Tchaouna che spreca tra le braccia del portiere avversario. Per Inzaghi poi arrivano anche il tiro di Bradaric ben parato da Rui Patricio e il colpo di testa di Simy contratto in extremis da Llorente. Insomma, a provarci è solo la squadra di casa, con Pellegrini (ammonito tra mille polemiche) che in pieno recupero rischia anche il rosso per un’entrataccia su Sambia. Si finisce con il 74% di possesso palla della Roma, ma un computo dei tiri che parla di 13-3 per la Salernitana.

VITTORIA GIALLOROSSA — Poi ad inizio ripresa succede subito l’imponderabile, con Maggiore che commette una sciocchezza gigantesca (braccio largo) su un colpo di testa innocuo di Cristante: calcio di rigore, con Dybala che insacca il quinto centro stagionale dal dischetto (settimo totale). Il problema della Salernitana sono i limiti tecnici di Tchaouna (che spreca un paio di buoni palloni per l’uno contro uno a campo aperto) e Simy (colpo di testa alto a botta sicura). Così arriva anche il raddoppio della Roma, con Dybala che ispira di tacco Karsdorp e l’olandese che pesca Pellegrini solo sul secondo palo. Sembra finita, ma non è così. Perché Inzaghi finalmente si decide a mandare dentro Kastanos, che aumenta la qualità delle giocate granata. E proprio il greco insacca di testa la rete della speranza e regala a Candreva la palla del pareggio, ma l’esterno va giù dopo un contatto lieve con Llorente. Scoppia il finimondo, piovono cartellini ovunque (ammoniti Candreva e Inzaghi, espulso il team manager granata Avallone). La Roma chiude con il 5-4-1, Ikwuemesi ci prova di testa, poi arriva il fischio finale. Nella sfida mondiale tra tecnici De Rossi esulta, Inzaghi piange.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/01/2024 13:02
 
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SERIE A 2023/2023 22ª Giornata (3ª di Ritorno)

26/01/2024
Cagliari - Torino 1-2
27/01/2024
Atalanta - Udinese 2-0
Juventus - Empoli 1-1
Milan - Bologna 2-2
28/01/2024
Genoa - Lecce 2-1
Verona - Frosinone 1-1
Monza - Sassuolo 1-0
Lazio - Napoli 0-0
Fiorentina - Inter 1-0
29/01/2024
Salernitana - Roma 1-2

Classifica
1) Inter(*) punti 54;
2) Juventus punti 53;
3) Milan punti 46;
4) Atalanta(*) punti 36;
5) Roma punti 35;
6) Fiorentina(*) e Lazio(*) punti 34;
8) Bologna(*) punti 33;
9) Napoli(*) punti 32;
10) Torino(*) punti 31;
11) Genoa e Monza punti 28;
13) Frosinone punti 23;
14) Lecce punti 21;
15) Sassuolo(*) punti 19;
16) Verona, Udinese e Cagliari punti 18;
19) Empoli punti 17;
20) Salernitana punti 12.

(gazzetta.it)

NOTE
(*) una partita in meno
Bologna - Fiorentina, Torino - Lazio, Sassuolo - Napoli e Inter - Atalanta
sono rinviate per consentire alle formazioni Fiorentina, Lazio, Napoli e Inter
di disputare semifinali e finali della Supercoppa Italiana a Riad (Arabia Saudita).
30/01/2024 13:11
 
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Poche emozioni, un palo e nessun gol:
Empoli e Genoa si accontentano

Una gara senza particolari sussulti:
nei secondi finali espulso De Winter per doppia ammonizione


Simone Battaggia


Un punto a testa che tutto sommato fa bene sia a Empoli e sia il Genoa, perché entrambe proseguono la striscia positiva. Al Castellani finisce 0-0 e le maggiori emozioni si vivono nella ripresa, con gli azzurri che hanno colpito un palo (girata di Cambiaghi toccata da Bani) e con i genoani che hanno accelerato davvero solo nell’ultima mezz’ora, quando Gudmundsson ha alzato il ritmo delle giocate e Vitinha ha mostrato numeri importanti. Per i toscani di Nicola, il terzo risultato utile di fila e la che bisognerà continuare a lottare così per salvarsi. Per i rossoblù di Gilardino, i risultati utili di fila diventano 8, ma per fare il salto di qualità serve un po’ più di intraprendenza.

LA MOSSA DI NICOLA — Sostituito dal vice Tano Caridi in panchina, Gilardino cerca il quarto risultato utile fuori casa ritrovando in mezzo al campo il capitano Badelj e Frendrup, uomo imprescindibile per presenza nei contrasti (79, top in Serie A). Poche novità: Vitinha resta in panchina, sulla destra c’è Spence e Sabelli si sposa a sinistra, mentre davanti Retegui fa coppia con Gudmundsson. Anche l’Empoli orfano di Baldanzi tiene in panchina il nuovo arrivo Niang: dopo il 3-0 al Monza e il pari a Torino con la Juve, davanti è confermato Cerri, con alle spalle Cambiaghi e Zurkowski. Nicola, grande ex, si affida ancora al 3-4-2-1, con Ismajli, Walukiewicz e Luperto in difesa. Il primo tempo offre pochi spunti, e sono prevalentemente di colore azzurro. A sinistra Cambiaghi mette in difficoltà De Winter, procurandosi al 12’ un calcio di punizione cui Maleh da una traiettoria perfida: Retegui spizza, la palla attraversa lo specchio della porta facendo tremare i 4000 genoani al Castellani. Tre minuti più tardi ancora Cambiaghi scende sulla sinistra, salta De Winter ed entra in area, ma il tiro rasoterra sul primo palo non spaventa Martinez. Il Genoa fatica a trovare spazi, Malinowskyi cerca le imbucate per Retegui ma a volte è impreciso e a volte scatta il fuorigioco, Gudmundsson si abbassa molto sulla sinistra per cercare il pallone ma raramente Ismajli e Bereszynski gli danno spazio. Al 26’ i genoani esultano, ma sull’angolo di Gudmundsson, Sabelli è in fuorigioco sulla prima girata a rete e quindi non è valido il gol segnato dopo che Caprile ha compiuto un miracolo anche su Retegui. L’impressione è che l’Empoli di Diana, molto solido, abbia trovato il modo di inceppare le iniziative del Genoa, che deve stare attento a non prendere troppo alla leggera certi possessi in difesa perché Cambiaghi e Zurkowski sono in agguato.

PALO ED EMOZIONI — Nella ripresa Gilardino mescola le carte inserendo Ekuban per Malinowskyi, con l’attaccante che va a fianco di Retegui e Gudmundsson che scala a centrocampo per ispirare le punte, ma nella prima pare della frazione è ancora Empoli. Al 6’ gli ospiti tremano: Cerri è bravo a trovare Cambiaghi che gira a rete, il tiro è deviato da Bani e finisce sul palo. Man mano il Genoa cresce, Ekuban lavora molto, Frendrup sale di livello in interdizione, Gudmundsson si fa vedere di più con la palla. Cambiaghi deve spendere un giallo per fermare l’islandese e quando Gilardino toglie Retegui per dare l’esordio a Vitinha, i pericoli per la difesa dell’Empoli aumentano. Al 33’ Spence colpisce di testa su cross i Sabelli e a porta vuota salva Luperto. La partita sale di ritmo, dopo Cancellieri entra anche Destro e l’Empoli prova a colpire, Gyasi avrebbe una palla buona da tirare al volo dal limite ma non si fida e perde l’occasione, Destro ci prova anche di tacco ma Martinez para. Al 90’ una deviazione di Luperto salva Caprile sul tiro di Gudmundsson. Ultimo brivido per il Genoa: De Winter atterra Fazzini e viene espulso per doppia ammonizione, sulla punizione Cacace tira alto, mentre sul rovesciamento di fronte Ekuban va a terra al limite ma nel contatto con Gyasi non c’è fallo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/02/2024 09:37
 
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Più Udinese che Monza, ma il gol è un tabù: inevitabile 0-0



Friuliani pericolosi più volte nel primo tempo con Lucca e Thauvin,
nella ripresa i brianzoli alzano il baricentro ma creano un solo pericolo al 90'


Francesco Velluzzi

Doveva essere la partita della svolta per l’Udinese di Gabriele Cioffi contro il Monza di Raffaele Palladino dopo i tormenti del caso Maignan contro il Milan e la batosta di Bergamo. Invece l’unica nota lieta è che i bianconeri non prendono gol. Ma non riescono a farne uno (finisce 0-0) ai brianzoli (con i quali non hanno mai perso in A) che portano a casa quel che serve in una gara in cui non certo brillano, subiscono nel primo tempo la forza d’urto di Thauvin e Lucca, ma blindano il loro fortino. La classifica resta dignitosa anche se è difficile pensare a progetti più ambiziosi. L’Udinese fa solo un passettino in avanti, ma in casa serve un altro passo. Senza colpi da tre punti, si lotta nella bagarre fino alla fine. E questa squadra non sembra in grado di imprimere un cambio di passo. L’unico segnale si è avuto nel 3-0 al Bologna, ma due successi in 23 partite sono davvero troppo pochi. Ora spetta alla proprietà (i Pozzo) decidere cosa fare. Se prendere provvedimenti.

LO STADIO — È la partita post Milan, post caso Maignan. Gli effetti della curva nord chiusa incidono anche su tutto lo stadio, che invece è stato riaperto. La Sud è praticamente vuota, i tifosi del Monza, per solidarietà, non sono venuti, gli ultras bianconeri sono fuori dall’impianto. E nei distinti, dove avrebbero avuto accesso, a 14 euro, non c’è di certo il pienone, nonostante la giornata non sia gelida. In campo Le squadre entrano in campo e quella che stupisce di più è l’Udinese. Cioffi rinuncia a Samardzic, gioca Pereyra a destra, Lovric e Payero interni. Thauvin con Lucca davanti. La vera novità è il debutto di Giannetti al centro della difesa, con Perez che tona a destra e Kristensen a sinistra a occuparsi di Colpani. Palladino immette Djuric dall’inizio con Colpani e Mota Carvalho a supporto. Ciurria è a destra, Birindelli a sinistra. Ma la prima parte della gara è tutta l’Udinese che una cosa la fa benissimo: chiude tutte le linee di passaggio ai rossi di Monza. Che non riescono mai a trovare l’imbucata. Il più attivo è Lucca che ingaggia un duello con Di Gregorio, che qui ricordano con la maglia del Pordenone. Lucca è sveglio, pressa, roba palla è appena può scarica il tiro sul quale c’è sempre il numero 16 in maglia gialla. Dall’altra parte Okoye fa lo spettatore. L’Udinese combina bene, passaggi e scambi rapidi grazie a Pereyra in quella posizione e a un Thauvin di classe decisamente superiore. Quando si accende è innanzitutto uno spettacolo. Al 17’ serve a Payero una gran palla che l’argentino calcia peggio di come aveva fatto prima Lovric. Al 27’ l’unico ne: il giallo a Pereyra (su Mota) che lo costringerà a saltare la Juventus che lo rivoleva a gennaio. Poi Di Gregorioontinua a respingere o a mandare in angolo s Thauvin due volte, su Lucca al 44’, producendo l’intervento più difficile fino a quel momento. Nella ripresa Palladino qualcosa dovrà cambiare perché se i friulani tengono questo palleggio e questo ritmo prima o poi troveranno quello che cercano.

SECONDO TEMPO — Palladino aggiusta solo la difesa inserendo Andrea Carboni al posto di un distratto Caldirola. Ma dopo un minuto si gira la caviglia di Colpani. Che, comunque, zoppicante, torna in campo. Per poco. Perché al 12’ al suo posto entra Valentin Carboni. Che va in campo assieme a Zerbin sostituto di uno spento Birindelli. Anche Cioffi deve ricorrere ai cambi: Pereyra si fa male, dentro Ehizibue. Il Monza alza il baricentro e un errore di Walace rischia di creare un grosso guaio all’Udinese. La chiusura di Giannetti è provvidenziale. Coffi capisce pure lui che qualcosa deve fare perché la sua squadra ha perso il ritmo della prima parte. E quindi, al 23’ ecco Samardzic per lo spento Payero e Kamara per Zemura. In effetti l’ingresso del serbo dà un po’ più di anima e muove qualcosa anche se l’Udinese fatica ad arrivare dentro l’area. Non serve neppure l’ingresso (tardivo) di Brenner a 2’ dalla fine. Non succede nulla da una parte e dall’altra. L’Udinese becca più di un fischio, il Monza conquista il punto che voleva.

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/02/2024 09:41
 
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Pioli azzecca i cambi e Jovic la piazza ancora:
il Milan passa a Frosinone nel finale

I rossoneri non sono brillanti ma sfruttano tutto il loro
potenziale offensivo negli ultimi minuti di gara.
Decisivo anche Giroud: un gol e un assist.
Gli uomini di Di Francesco giocano un buon match
ma pagano le amnesie difensive


Luca Bianchin


Il Milan, per la cena del sabato, cucina il suo signature dish, il piatto-icona che lo ha reso famoso: la partita pazza, con occasioni create e concesse, venti minuti di blackout totale e la reazione d’orgoglio. Ah, c’è anche la classica guarnizione: il gol decisivo di Luka Jovic, sempre più uomo della provvidenza. Frosinone-Milan finisce 2-3, con gol di Giroud, Soulé su rigore, Mazzitelli, Gabbia e Jovic. E’ una conferma: chi guarda Leao e i suoi fratelli, quest’anno, si esalta, si dispera, mai si annoia. Banali conti di classifica: il Milan sale a 49 punti e guarda un po’ più da vicino Inter e Juve, il Frosinone resta a 23 e si guarda dietro. “Scudetto” resta sul libro delle parole vietate ma Pioli domani si metterà davanti a Inter-Juve e chissà… Sa che Frosinone gli ha dato un allarme e una speranza. L’allarme: contro una squadra giovanissima - sette titolari nati dal Duemila contro uno – il Milan ha concesso e subìto tantissimo. La speranza: i gol di Gabbia e Jovic sono simbolici per una squadra che non molla e trova risorse dall’ultimo arrivato e dalla eterna riserva dell’attacco. Una riserva che ora, ecco, meriterebbe anche una chance dall’inizio.

I GOL — Il vantaggio del Milan arriva dopo 17 minuti. Reijnders ruba a Soulé in mezzo al campo, Loftus-Cheek strappa come fa di questi tempi e Leao disegna per Giroud. Gran palla, che Oli G gira in porta di testa. Il Milan è avanti, il Frosinone deve attaccare e viene facile fare il fenomeno con gli amici: “Beh, lettura tattica chiara, Leao ha spazio ed è marcato da Gelli, una mezzala adattata terzino. Ora segna e crea il raddoppio”. Appunto, va alla rovescia. Gelli attacca, crossa e Leao tocca con il braccio. Rigore, che Soulé imbuca. Prima volta di un giocatore del Frosinone in doppia cifra in A. Il meglio però arriva nel secondo tempo. Soulé dopo 20 minuti vede il corridoio centrale per Mazzitelli, che taglia verticale, brucia Bennacer (in ritardo) e incrocia col destro. Maignan fa una delle figure peggiori della sua stagione e il Frosinone va avanti 2-1. Il pareggio nasce da un cross di Adli che Giroud, con una sponda, trasforma in un assist per Gabbia, ormai un titolare. Il 3-2 Milan da un cross di Bennacer che rimbalza malamente su Valeri. Jovic, in zona, fa quello che fanno le punte: gol.

LA PARTITA — Di Francesco se la gioca con due terzini inediti – Gelli e Brescianini, due centrocampisti – e manda Harroui largo a sinistra per tenere insieme Soulé e Seck. Pioli sceglie la stessa formazione per la quarta partita consecutiva, mai fatto da nessun allenatore in questa Serie A. Brescianini, laggiù a sinistra, fa un figurone e il Frosinone se la gioca, prende gol dopo 17 minuti ma crea subito tre occasioni: un’azione Harroui-Brescianini chiusa con un tiro centrale e un’improvvisazione di Seck, che si sposta la palla e col mancino obbliga Maignan al tuffo. La terza occasione è il rigore del pareggio. Leao, forse spinto dai sensi di colpa per non aver tenuto le mani a posto, avvicina il gol tre volte prima che sia intervallo: un’azione personale chiusa con tiro su Giroud, un contropiede in cui non aggancia un cross di Giroud, un tiro-cross deviato da Okoli che obbliga Turati alla paratona. Sembra la presa di coscienza del Milan, invece nel secondo tempo entra solo il Frosinone che prende in mano la partita, palleggia sereno e crea occasioni. Kaio Jorge calcia al 12’ ma è solo quando segna Mazzitelli che il Milan reagisce, costruendo un finale di occasioni, ribaltoni e festa sotto la curva.

FROSINONE DA APPLAUSI — I gialli escono dal sabato sera con l’idea di essere una squadra, di avere idee ma zero cinismo. In una parola, di essere giovani (e si sapeva). La salvezza, che a oggi sarebbe meritata, passerà dalla capacità di portare a casa qualche punto sporco, brutto e cattivo. La qualità invece c’è tutta: Demba Seck ha giocato la miglior partita da una vita, Soulé ha fatto bene anche da trequartista, Mazzitelli ha segnato ancora.

MILAN DI CARATTERE — Il Milan invece è vissuto come sempre sulle onde della sua discontinuità: è stato il solito nel primo tempo – occasioni create e concesse, improvvisazioni dei singoli -, pessimo dopo l’intervallo, deciso a provare a ribaltarla quando è andato in vantaggio. Qui si nasconde la notizia migliore per Pioli: il suo Milan non molla e ha soluzioni in panchina. Jovic è la più evidente ma nel secondo tempo, quando la partita si è decisa, in campo c’erano anche Okafor e Bennacer, che pochi possono permettersi di tenere seduti. Ah, qualche numero per chiudere. Pioli da quasi un mese prende gol in tutte le partite e in quattro delle ultime cinque ha subito almeno due gol: non va bene. Con il Napoli servirà più solidità e andrà trovata senza Reijnders, diffidato e ammonito. In compenso, il Milan con 46 gol segnati avvicina l’Inter nella gara tra i migliori attacchi del campionato. Quarantasei, come il numero di Gabbia. Il destino, certe volte…

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/02/2024 09:46
 
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Bologna, la Champions è sempre lì:
da 1-2 a 4-2 col Sassuolo, ora è 4° con l'Atalanta



Derby dell'Emilia emozionante: rossoblù a segno con
l'autorete di Viti e i gol di Fabbian, Ferguson e Saelemaekers


Matteo Pierelli

Cuore e coraggio. Voglia di vincere e capacità di tirarsi sempre su. Il Bologna vince 4-2 una partita pirotecnica contro un Sassuolo che ha giocato bene per 70 minuti ma che poi ha ceduto agli assalti dei padroni di casa, mollando completamente negli ultimi minuti. La squadra di Thiago Motta (in tribuna per squalifica) porta così a casa il primo successo del 2024 e si ritrova al quinto posto, rimettendosi in carreggiata sulla strada che porta all’Europa. I neroverdi, invece, perdono la sesta partita su sei senza Berardi in questa stagione e sono sempre più invischiati nelle sabbie mobili della zona retrocessione. Eppure i neroverdi sono andati due volte avanti (prima con Thorstvedt e poi con Volpato) ma sono sempre stati ripresi e alla fine piegati.

GOL ED EMOZIONI — Il Bologna parte ancora senza Orsolini, come a San Siro contro il Milan: Thiago Motta (in tribuna per squalifica, al suo posto il vice Alexandre Hugeux) preferisce iniziare con Fabbian a destra e Urbanski a sinistra, davanti il solo Zirkzee. Dall’altra parte Dionisi, ancora senza Berardi, lascia in panchina Boloca e si presenta con Thorstvedt e Lipani davanti alla difesa. La partenza del Sassuolo è sorprendente: pressing alto e intensità mozzafiato che impedisce al Bologna di costruire dal basso con serenità. Un errore di Skorupski in disimpegno al 13’ consegna a Thorstvedt una palla che il norvegese non può sbagliare. Con i neroverdi in vantaggio il Bologna si sveglia, trascinato dal solito Zirkzee: una conclusione da fuori di poco a lato, una zampata dentro l’area che mette paura agli avversari e al 24’ il gol del pareggio dell’olandese: gran girata al volo deviata da Viti su cui Consigli non può fare nulla. La partita è piacevole, le due squadre giocano a viso aperto e un capolavoro di Volpato (gran sinistro a giro) riporta davanti il Sassuolo al 34’: è il primo gol in maglia neroverde per il talento di scuola Roma.

BOLOGNA IN CATTEDRA — Nella ripresa i padroni di casa alzano il ritmo, ma il Sassuolo non si fa schiacciare. Poi il Bologna cambia le fasce: dentro Orsolini a destra e Saelemaekers a sinistra e la partita cambia completamente. I rossoblù raggiungono il pareggio al 73’ con Fabbian, abile a girare di testa un cross al bacio dalla sinistra di Kristiansen. Da li in avanti è stato un monologo della squadra di Thiago Motta: il gol di Ferguson (diagonale chirurgico) all’83’ ha mandato al tappeto il Sassuolo, tramortito quattro minuti dopo da Saelemaekers, che con il suo ingresso ha spostato gli equilibri e mandato in estasi il Bologna.

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/02/2024 09:51
 
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Il Torino non sfonda: con la Salernitana finisce 0-0



La squadra di Juric fa la partita, crea alcune occasioni ma non riesce a colpire:
rallenta la corsa europea. Per i campani la salvezza si complica sempre di più


Mario Pagliara

Il Toro non riesce a battere in casa la Salernitana ultima della classe. Finisce zero a zero ed è un punto che delude le ambizioni europee della squadra di Juric, mentre è un pari d’oro per il gruppo di Pippo Inzaghi. Non è stata una bella partita, anzi è risultata piuttosto povera di emozioni e di occasioni. Il primo tiro nello specchio di tutta la gara arriva al 67’ ed è di Linetty. Nel finale, all’81’, la Salernitana pareggia i conti dei tiri in porta con Dia sul quale Milinkovic riesce ad arrivarci in tuffo salvando il risultato.

GARA BLOCCATA — Squadra che vince non si tocca. E Juric non smentisce il vecchio teorema del calcio: i granata piemontesi sono in campo all’ora di pranzo con la stessa formazione vittoriosa a Cagliari. L’unico cambio (forzato) è Sazonov al centro della difesa al posto dell’infortunato Buongiorno. Davanti, quindi, il Toro si affida al suo tridente verticale da prima scelta: Vlasic più Sanabria-Zapata. Pippo Inzaghi invece cambia e disegna una squadra molto abbottonata con l’unico obiettivo di impantanare la squadra di Juric, obiettivo che alla fine risulterà centrato in pieno. Ci sono gli esordi di Boateng e Pasalidis in difesa, più in generale sono cinque i calciatori schierati in partenza arrivati nel mercato invernale: ai due difensori si aggiungono Pierozzi, Zanoli e Basic. Salernitana con un 3-5-1-1 bloccatissimo, con Kastanos e Candreva ad alzarsi a turno per aiutare il solissimo Tchaouna. Nel primo tempo la partita è completamente bloccata: si va all’intervallo sullo 0-0 e con un possesso del Toro del 70%. Ma è un possesso sterile, perché il Toro non riesce a produrre occasioni. A metà partita nessun tiro nello specchio su entrambi i fronti. Al 41’ alza bandiera bianca il capitano torinista Rodriguez a causa di un infortunio muscolare: al suo posto dentro Masina, al debutto, arrivato due giorni fa dal mercato. Dopo Schuurs e Buongiorno, entra in infermeria anche lo svizzero: la difesa titolare di Juric di inizio stagione.

SALVA MILINKOVIC — In avvio di ripresa Candreva ci prova dalla distanza (5’) ma senza inquadrare lo specchio. Dopo otto minuti, Ricci sottoporta di testa pecca anche lui di precisione. All’ora di gioco, doppia mossa di Inzaghi: dentro Pellegrino (altro nuovo acquisto) per uno sfinito Boateng, entra anche l’attaccante Dia al posto di Tchaouna. Juric risponde con Pellegri al posto di Tameze e Djidji per Vlasic. Il Toro passa al 3-4-3 e prova a spingere. Il nuovo assetto produce al 22’ il primo tiro in porta della partita da parte di Linetty: Ochoa si salva in tuffo. Al 36’ la grande occasione ce l’ha la Salernitana: sugli sviluppi di un angolo, Bellanova commette un’ingenuità nel cuore dell’area lasciando che la palla arrivi sui piedi di Dia. Botta di prima intenzione, Milinkovic compie la sua prima parata in tuffo ma è di quelle pesanti: salva il Toro. Nel recupero la squadra di Juric si getta in attacco ma non basta a trovare lo spunto vincente. Un colpo di testa di Pellegri si spegne poco lontano dal palo e poco dopo cala il sipario.

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/02/2024 00:45
 
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Magia di Kvara all'87': il Napoli ribalta il Verona

Accade tutto nella ripresa: vantaggio ospite con Coppola,
pareggio su autogol di Dawidowicz e poi rete capolavoro del georgiano


Vincenzo D'Angelo


Un arcobaleno magico, dritto all’incrocio dei pali. C’è voluta una giocata da fuoriclasse di Kvaratskhelia per dare un calcio alla crisi e scacciare via i fantasmi di una stagione che era prossima ad andare in archivio già ai primi di febbraio. Il Napoli batte il Verona 2-1 in rimonta e succede tutto negli ultimi venti minuti. Un colpo di testa di Coppola aveva portato avanti l’Hellas e spinto gli azzurri in fondo al burrone di una crisi senza precedenti, ma poi l’orgoglio dei campioni e la verve dei nuovi hanno fatto la differenza. Prima il pareggio su autogol di Dawidowicz propiziato da Ngonge, su bellissima azione del redivivo Lindstrom. Poi riecco Kvaratskhelia (dopo intercetto fondamentale di Mazzocchi, altro neoacquisto), che quando vede Verona s’illumina. Una magia da tre punti che non vale solo la vittoria, ma che potrebbe essere la sliding doors della stagione del Napoli. Vittoria fondamentale per tutto l’ambiente, tre punti che aiutano il Napoli a restare agganciato al treno Champions.

MANCA IL GOL — Mazzarri aveva chiesto un Napoli arrembante, e per i primi venti minuti la squadra sembra averlo preso in parola. Kvara recrimina subito un rigore per un contatto molto al limite con Cabal (ma il Var opta per lasciare la decisione di campo) poi inizia il suo duello con Montipò: primo tiro a giro che fa volare l’estremo difensore dell’Hellas, secondo tentativo con una bordata al volo dal limite, che il portiere riesce addirittura a bloccare a terra sulla linea, evitando il tap-in di Simeone. Fino al 25’ l’Hellas non supera la metà campo, ma il Napoli non sfonda e piano piano rallenta ritmi e pressione. Il ritorno al 4-3-3 produce la spinta dei terzini e gli inserimenti delle mezzali, ma c’è troppo traffico al centro e il Napoli finisce sempre per sbattere sul muro veronese.

EQUILIBRIO — Dopo l’intervallo nessun cambio. Cambia invece l’atteggiamento del Verona che nei primi 4’ va tre volte vicino al vantaggio. Prima Coppola al volo non trova la porta dopo punizione laterale, poi Lazovic impegna da fuori Gollini e sul seguente angolo Cabal di testa manda di poco a lato. Passato lo spavento, il Napoli torna ad “arrembare” l’area avversaria, ma è ancora Montipò a salvare d’istinto su deviazione ravvicinata di Simeone. Il Verona è ordinato e quando può riparte, spaventando il Napoli: Folorunsho (proprietà Napoli) al 12’ va vicinissimo al gol da cinetica, con splendida acrobazia.

HELLAS AVANTI — Mazzarri prova a ridisegnare il Napoli col 4-2-3-1, con Lindstrom trequartista e Ngonge largo al posto di Politano. Ma dopo i cambi il primo brivido è ancora a favore del Verona, con una punizione di Duda che taglia l’area senza trovare una deviazione amica. Deviazione che arriva invece puntuale su un altro calcio di punizione laterale (27’), con Coppola che svetta più in alto di tutti e infila Gollini per il clamoroso vantaggio Hellas. Il Napoli reagisce a testa bassa ma sbatte sempre su Montipò formato Supereroe: prima respinge una conclusione di Mazzocchi, poi vola a mettere in angolo la colèe di Lindstrom (31’).

RIMONTONA — Ma il Napoli c’è, spinge con convinzione e al 34’ trova il pari: Lindstrom strappa sulla trequarti, manda al bar un avversario e offre a Ngonge un assist d’oro con cui il grande ex trova l’1-1, con la decisiva complicità di Dawidowicz. Anguissa (36’) da fuori sfiora il palo, poi è Simeone a divorarsi l’occasionissima del vantaggio un minuto più tardi, su bella imbeccata di Kvara. Sembra un’altra giornata stregata, ma ci pensa Kvaratskhelia a trascinare Napoli fuori dall’inferno: break centrale di Mazzocchi, Kvara si gira e dal limite d’interno manda la palla all’incrocio, facendo esplodere il Maradona. Nel recupero lo stadio è tutto in piedi per dare supporto alla squadra: tre punti di infinita sofferenza. Tre punti, però, che sanno ancora di speranza.

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/02/2024 00:50
 
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De Ketelaere show, l'Atalanta fa piccola la Lazio:
Gasp 4° a +3 sul Bologna

Apre un perla di Pasalic, poi la doppietta (uno su rigore) di CDK.
A Sarri non basta il rigore finale di Immobile


Stefano Cieri


L’Atalanta non si ferma più. Batte nettamente la Lazio, conquistando la settima vittoria consecutiva al Gewiss tra campionato (6) e Coppa Italia (1) e si tiene stretto quel quarto posto che significa Champions. Partita mai in discussone, anche se nl finale la Lazio prova a riaprirla, quando però i giochi sono già fatti. Per 75 minuti, fino al 3-0 di De Ketelaere, in campo c‘è solo la squadra di Gasperini. Che dispone a suo piacimento dell’avversario, realizza tre reti, ne sfiora almeno altre quattro. La Lazio non c’è proprio. Incappa un’altra di quelle giornate (come in Supercoppa con l’Inter) in cui fa completamente scena muta. Unica nota postiva per Sarri il ritorno al gol di Immobile.

SOLO ATALANTA — Il primo tempo è un monologo dei padroni di casa. La squadra di Gasperini comincia guardinga (in avvio di gara Felipe Anderson non sfrutta una buona palla servitagli da Luis Alberto), ma con il passare dei minuti prende il comando delle operazioni. Rispetto ad una Lazio che resta a metà del guado (non affonda come vorrebbe, ma neppure difende come servirebbe) la formazione bergamasca dà invece l’idea di sapere cosa deve fare e di farlo al momento giusto. Gli uno contro uno del Gasp impediscono alla squadra di Sarri di ragionare. E i tentativi di ovviare alla situazione con i lanci lunghi non produce effetti. E’ cosi la squadra di casa a mettere subito le mani sulla partita. Al 15’ un mezzo miracolo di Provedel (parata di piede) nega il gol a Kolasinac. Ma l’1-0 arriva un minuto più tardi: cross di De Ketelaere dalla sinistra, testa di Scalvini che rimette in mezzo dove Pasalic (con i difensori della Lazio che restano a guardare) ha il tempo di stoppare e girare in rete. L’Aralanta rallenta e riparte come una orchestra che va sempre a tempo. La Lazio è ferma. Fino al 45’ l’unica conclusione verso la porta di Carnesecchi è una punizione dal limite di Luis Alberto che finisce di poco alta al 27’. La squadra romana non combina altro e allora è l’Atalanta a tornare a fare la voce grossa nella parte finale della prima frazione di gioco. Il 2-0 arriva grazie ad un rigore trasformato da De Ketelaere e concesso dall’arbitro Guida per un fallo di mano di Marusic. E allo scadere Holm, con un colpo di testa, va vicino al 3-0.

CHIUDE DE KETELAERE — Nella ripresa cambiano (in parte) i protagonisti, ma non cambia il copione della gara. Sarri mette subito dentro Casale (per Gila) e Pellegrini (per Lazzari), poi inserisce anche Immobile (per Castellanos), Pedro (per Isaksen) e Vecino (per Luis Alberto). Ma anche con mezza quadra diversa la formazione biancoceleste non combina nulla, resta passiva in balia dell’Atalanta. Che sfiora il 3-0 in almeno quattro occasioni prima di realizzarlo davvero. Provedel si supera su Pasalic e poi su Miranchuk, quindi è Scamacca (subentrato allo stesso Miranchuk qualche minuto dopo) a non inquadrare la porta per due volte da ottima posizione. Ma a chiudere i giochi ci pensa De Ketelaere alla mezzora con uno slalom che ubriaca Pellegrini e che si chiude con un tiro secco sul primo palo che sorprende Provedel. Il triplo vantaggio spinge i padroni di casa a rallentare il ritmo e così nel finale c’è un po’ di gloria anche per la Lazio. Che accorcia le stanze al 39’ su rigore, che Immobile si conquista (fallo di Kolasinac) e poi trasforma (199° gol in A). Poi al 45’ l’attaccante va vicino alla doppietta con un colpo di testa che sfiora il palo. Ma è tropo tardi per pensare ad una rimonta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/02/2024 00:53
 
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