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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di B-Side FORUM

Ultimo Aggiornamento: 14/05/2024 17:27
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SERIE A 2023/2023 17ª Giornata (17ª di Andata)

22/12/2023
Empoli - Lazio 0-2
Sassuolo - Genoa 1-2
Monza - Fiorentina 0-1
Salernitana - Milan 2-2
23/12/2023
Frosinone - Juventus 1-2
Bologna - Atalanta 1-0
Torino - Udinese 1-1
Inter - Lecce 2-0
Verona - Cagliari 2-0
Roma - Napoli 2-0

Classifica
1) Inter punti 44;
2) Juventus punti 40;
3) Milan punti 33;
4) Bologna punti 31;
5) Fiorentina punti 30;
6) Roma punti 28;
7) Napoli punti 27;
8) Atalanta punti 26;
9) Lazio e Torino punti 24;
11) Monza punti 21;
12) Lecce punti 20;
13) Genoa e Frosinone punti 19;
15) Sassuolo punti 16;
16) Verona e Udinese punti 14;
18) Cagliari punti 13;
19) Empoli punti 12;
20) Salernitana punti 9.
24/12/2023 08:13
 
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Fiorentina, basta un guizzo di Ranieri:
1-0 al Torino e Milan agganciato al 3° posto



Meglio i granata nei primi 45', con Zapata e Lazaro che impegnano Terracciano.
Ripresa di marca viola senza impensierire Milinkovic-Savic
sino al colpo di testa vincente del difensore all'83'


Mario Pagliara

Un colpo di testa di Ranieri permette alla Fiorentina di chiudere il 2023 tra le stelle: batte il Torino nel finale e raggiunge per una notte il Milan al terzo posto a 33 punti, scavalcando il Bologna. La squadra di Italiano capitalizza un buon secondo tempo sfruttando l’unica occasione dei novanta minuti, dopo una prima parte della partita a rincorrere. Punizione troppo severa per la squadra di Juric, protagonista di un ottimo primo tempo, frazione chiusa però con il grande rimpianto di non aver segnato trovandosi di fronte sempre un grande Terracciano.

TORO SPRINT — Il primo tempo è decisamente di marca granata. La notizia più interessante è che nella casa di una Fiorentina abituata a palleggiare, è il Torino di Juric a fare la partita con un gioco più ordinato, dinamico e con una buona propensione soprattutto sulla destra con Bellanova. All’intervallo, la Fiorentina di Italiano pare irriconoscibile e tremendamente in difficoltà contro il Toro: Arthur esce spesso dalla partita, Bonaventura sbaglia molto, Beltran davanti è ben controllato da Buongiorno. I primi venti minuti dei granata viaggiano lungo il binomio della qualità tecnica e dell’aggressione. Una partenza sprint quella del Torino, alla quale fa seguito una prima frazione di dominio sul piano del gioco. Nonostante le occasioni (quattro a uno al 45’ per il Toro, di cui un paio importanti), il Toro conferma la difficoltà a sbloccare le gare.

TERRACCIANO DA APPLAUSI — Senza Sanabria in partenza, in attacco nel Toro c’è la coppia Zapata-Pellegri. Fiorentina con Beltran supportato dal tridente Ikone, Bonaventura, Kouame. Primo minuto ed è subito occasione Toro: cross di Vlasic, testa di Pellegri. Terracciano controlla facilmente. Al 6' secondo squillo dei granata: la punizione dal limite di Ilic non è precisa e finisce alta. Le due più grandi opportunità stanno per arrivare e sale in cattedra un Terracciano da applausi. La prima al 25’: cross di Ricci su punizione dalla destra, incornata violenta di Zapata. Grande risposta del portiere viola. Che poi si supera al 37’ quando Lazaro batte a rete dall’altezza del dischetto, ma Terracciano riesce ad allungarsi salvando un gol già fatto. L’unico brivido corso da Juric nasce da un errore di Tameze (43’): sbaglia un retropassaggio comodo, Ikone si avventa sul pallone in area, è bravo Milinkovic ad evitare la frittata. Zero a zero all’intervallo: per il Toro è un primo tempo di rimpianti.

LA TESTA DI RANIERI — In avvio di ripresa è decisamente una Fiorentina più pimpante. Italiano avrà scosso per bene i suoi nello spogliatoio, perché adesso la Viola alza tanto i ritmi e prova a scardinare il muro granata. Dopo l’ora di gioco, Juric capisce che è il momento di inserire forze fresche e si gioca le carte Sanabria (per Pellegri) e Linetty (per Ricci). Italiano risponde poco dopo aumentando chili e centimetri con Nzola (al posto di Beltran) e Mandragora (al posto di Arthur). Il pallino del gioco nel secondo tempo ce l’ha la Fiorentina, però incapace fino alla mezzora di creare pericoli per Milinkovic. Nel finale esce Vlasic dolorante (condizioni da valutare domani a Torino), al suo posto Djidji. La spinta della Viola continua e alla prima occasione sfonda il muro granata: cross dalla destra di Kayode, Ranieri sbuca in area superando la marcatura di un distratto Vojvoda e batte Milinkovic di testa. E’ il colpo da tre punti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/12/2023 00:23
 
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Meret para un rigore e salva un brutto Napoli:
col Monza finisce 0-0



I campioni d'Italia senza Osimhen non sfondano e rischiano di perdere.
Ma il portiere è bravo a neutralizzare il penalty calciato da Pessina.
Nel finale, rosso ai due tecnici


Vincenzo D'Angelo

Niente botto di Capodanno, la parola ora passa alla società e all’imprescindibile bisogno di rinforzi. Il Napoli non va oltre lo 0-0 col Monza, chiude il 2023 nel segno della continuità con i malanni stagionali e senza onorare i primi sei mesi che l’hanno visto riportare in città uno scudetto atteso da trentatré anni. Finisce tra i fischi delle curve, sempre più deluse dai campioni d’Italia che ormai – gara dopo gara – vedono allontanarsi sempre di più anche il quarto posto. La gente invita i giocatori a tirare fuori gli attributi, ma il Napoli oggi è questo, senza guizzi, senza anima. Almeno chiude con la porta inviolata e lo fa solo grazie a super Meret, decisivo nel neutralizzare il rigore di Pessina a metà ripresa, che avrebbe mandato il Napoli definitivamente all’inferno. E invece un punto muove la classifica ma non scaccia i fantasmi di una squadra smarrita e impaurita. E chissà, magari annuncia anche una piccola (e necessaria) rivoluzione a gennaio.

IMPAURITE — Mazzarri sceglie Zerbin al posto di Politano e non Lindstrom, ma l’esterno non sembra proprio una scelta azzeccata per il Napoli, anzi. Palladino, invece, prova ad arginare l’emergenza difensiva del Monza retrocedendo Gagliardini come centrale del reparto. Nel primo tempo è partita a scacchi, con squadre più attente a non scoprirsi che intenzionate a far male all’avversario. Così per il primo sussulto bisogna aspettare il 40’ quando Mario Rui trova Anguissa in area, ma il piattone al volo del camerunese è centrale ed esalta i riflessi di Di Gregorio. Poi, sull’ultimo affondo, Kvara prova ad accendersi con una giocata delle sue, ma la conclusione non trova il giro giusto sul palo lungo e la palla di perde di poco a lato.

MERET SALVANAPOLI — Il Napoli prova a cambiare subito marcia: Kvara duetta con Raspadori ma da buona posizione si divora il vantaggio. Palladino ha lasciato negli spogliatoi Pereira per Birindelli all’intervallo ed è proprio il figlio d’arte al 21’ a sfiorare il vantaggio ospite, con una bella fuga a sinistra su cui Meret è bravo a opporsi, ma sullo svolgimento dell’azione, Colpani calcia forte e trova il braccio di Mario Rui: rigore. Dal dischetto si presenta Pessina, uno specialista, ma stavolta la rincorsa lenta col saltino finale anticipa una conclusione debole che Meret intuisce e blocca, salvando il Napoli. Gli azzurri provano a scuotersi: prima Di Lorenzo (23’) impegna Di Gregorio, poi è Zerbin a sparare alle stelle da buona posizione, dopo bella imbeccata di Kvara. La gara si scalda e dopo un parapiglia sulla fascia viene espulso Mazzarri, accorso a separare Kvara e Bondo. A cinque dalla fine Mazzarri si gioca anche la carta Simeone, inspiegabilmente in panchina per 85’.

ARREMBAGGIO E FISCHI — Nel forcing finale è ancora Di Gregorio a salvare in tuffo su Gaetano, poi il Monza spreca una ripartenza, con palla che sbatte sull’arbitro Di Bello e costringe il direttore anche a fermare il gioco. Confusione e tensione, degna di una partita non bella e per cui paga il conto anche Palladino, espulso anche lui per proteste (e poi Maric dalla panchina aggiuntiva per aver buttato un altro pallone in campo). Ma non succede più nulla: il Monza prende il punto, il Napoli esce tra i fischi e a testa bassa. Il peggior finale per un 2023 che rimarrà per sempre nella storia, ma per ben altre serate e soddisfazioni.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/12/2023 00:28
 
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Arnautovic non basta, il Genoa ferma la corsa dell'Inter: 1-1.
E adesso la Juve a -5 può accorciare



La squadra di Inzaghi si porta avanti grazie a un gol del vice Lautaro,
ma Dragusin di testa trova il pari.
I bianconeri, se domani dovessero battere la Roma,
potrebbero portarsi a -2 dalla capolista


Filippo Conticello

Niente titolo anticipato di campione d'inverno, niente +7 temporaneo dalla Juve, anzi serio rischio di veder accorciato domani il vantaggio sui bianconeri. L'Inter si aspettava ben altro da questa ultima partita del 2023 in trasferta e, invece, niente brindisi scudetto di fine anno: proprio come Allegri, Inzaghi scopre sulla sua pelle quanto nel fortino di Marassi il Genoa possa essere pericoloso. L'1-1, scritto sul finale di un primo tempo allungato da una maxi-interruzione, è giusto e rimette sale alla lotta per il titolo. Se Simone nel 2024 ritroverà il suo principale guerriero, capitan Lautaro, e potrà rimettere dentro stabilmente sia Pavard che Dumfries e Dimarco, ma qualche rimpianto per come è andata col Grifone rimane comunque: vincere partite così sporche, fisiche e impolverate può fare la differenza in una lunga corsa a tappe. Gilardino, invece, può festeggiare il Capodanno con l'orgoglio di chi ha fermato meritatamente le prime due della classe: la sua squadra ha una fisicità che raramente si vede sui campi di A.

AVVIO CON INTERRUZIONE — In avvio Inzaghi ridà fiducia per la terza partita di fila a Bisseck, rimandando ancora un po' il definitivo rientro di Pavard dal primo minuto nelle sue terre. Senza i titolarissimi Lautaro e Dimarco (comunque presenti a Marassi accanto ai dirigenti), bisogna un po' arrangiarsi: accanto a Thuram altra chance per Arnautovic dopo il tacco dipinto col Lecce e per Carlos Augusto ancora tenutario della fascia sinistra. Gilardino, invece, cambia leggermente i connotati del suo Grifone rispetto alle prove del giorno prima: il folletto Gudmundsson non ritrova Mateo Retegui al suo fianco e come partner offensivo ha il ghanese Ekuban, mentre in mezzo l'eterno Strootman mette a sedere Malinovskyi. La gradinata nord, cuore del tifo genoano, ha però la bella idea di far sospendere la partita in avvio: per quasi dieci minuti il campo è avvolto dalla nebbia per colpa di fumogeni teoricamente vietati, come questo possa ancora succedere nel 2023 è un mistero.


UNO-DUE — L'interruzione spezza una gara che la squadra di Gila, messa a specchio con il suo 3-5-2 da battaglia, gioca a più alta intensità, mentre i nerazzurri non hanno la solita qualità nel palleggio, a parte Arna mai così ispirato da quando è tornato a Milano: la sua connessione con Thuram inizia a funzionare e un cross austriaco si adagia pericolosamente sulla testa del francese. Quando però il Grifone inizia saldamente a riempire di uomini la metà campo di Inzaghi, il brivido se lo auto-procura Acerbi: poco dopo la mezzora sfiora di testa un lancio profondo e finisce per sfiorare il proprio palo, mentre Bani era in agguato per il tap-in. Poco dopo, però, un po' a sorpresa, è l'Inter che passa con il secondo centro di Arnautovic in stagione, strameritato vista l'ottima vena a Marassi. Al 42' Marko si limita ad appoggiare dentro una palla deviata sul palo dopo un tiro di Barella, ma a fare infuriare i genoani è una presunta spinta di Bisseck su Strootman nel cuore dell'azione. Doveri non fischia e non va al Var, nonostante sia circondato da genoani fumanti. Poi l'arbitro dà 9 minuti (obbligati) di recupero e al 52' il Genoa pareggia, con merito per come si è svolto il tempo. Sull'ennesimo angolo pericoloso la testata decisiva la dà Dragusin, marcato con troppo tenerezza da Carlos Augusto e Acerbi. Ma anche Sommer, un po' sorpreso, finora aveva abituato a salvare palle come queste.


RIPRESA — Nel secondo tempo, ringalluzzito dal pari strappato sul filo, il Genoa continua con lo stesso sprint, spinto dal solito pubblico caldissimo: Gudmundsson è una freccia quando ha campo per correre e cercare in mezzo la fisicità di Ekuban. E il fatto che Gilardino non si accontenti del pari, lo si capisce quando dalla panchina rovesci in campo quelli che aveva risparmiato all'inizio, Retegui davanti e Malinovskyi in mezzo. Da parte sua, l'Inter continua a cercare con insistenza il più ispirato Arnautovic, ma non tutti i lanci lunghi possono essere messi giù dal centravantone con l'8 sulla schiena, mentre palla al piede la squadra di Inzaghi fatica a sfondare proprio per l'aggressività rivale. Una occasione nerazzurra arriva su colpo di testa di Acerbi, che costringe Martinez a una respinta impegnativa.

LA FINE — A 20' dalla fine poi Simone si gioca pure la carta Sanchez rinunciando ad Arna e, dopo poco, dà spazio anche a Dumfries tornato in campo dopo l'infortunio al posto di Darmian e a Frattesi per Barella. Nicolò, nervosissimo per una partita giocata così così e impantanata nel punteggio, una volta arrivato in panchina rifiuta la giacca della tuta gentilmente offerta dallo staff del tecnico e scalcia una bottiglietta a metri di distanza, quasi dentro il campo. La sua frustrazione è quella di tutta l'Inter rimasta intrappolata nel Marassi, proprio come la Juve che avrebbe voluto staccare. E, invece, la lotta scudetto sarà lunga, imprevedibile e per questo ancora più bella.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/12/2023 00:34
 
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Castellanos show:
la Lazio soffre col Frosinone,
poi lo ribalta e ora vede l'Europa

Vantaggio di Soulé su rigore per fallo di mano di Guendouzi.
Nel giro di due minuti a segno lo spagnolo e Isaksen. Il tris è di Patric


Nicola Berardino


Risale la Lazio. Seconda vittoria di fila dopo quella di Empoli. Ma quanta sofferenza per intascare i tre punti col Frosinone. La squadra di Di Francesco si porta in vantaggio nella ripresa con un rigore di Soulé. Ma la squadra di Sarri sa reagire e rimonta con i gol di Castellanos e Isaksen, che aprono nuovi orizzonti vista l’assenza di Immobile per altri 20 giorni. Poi Patric sigla il tris. Prima rimonta della Lazio in questo campionato. Un solo punto a dicembre per il Frosinone che all’Olimpico incassa la settima sconfitte esterna consecutiva in campionato.

SENZA SBOCCHI — Dopo 13 mesi la Lazio deve fronteggiare le contemporanee assenze di Immobile e Luis Alberto, infortunati. Al posto dello spagnolo tocca a Kamada. Mentre al centro dell’attacco va Castellanos. Per il resto Sarri conferma la formazione di Empoli. Squalificato Lazzari, ancora ai box Romagnoli. Felipe Anderson raggiunge la trecentesima presenza in biancoceleste. Causa l’emergenza tra i terzini, Di Francesco ripropone la difesa a tre col rientro di Okoli. Gelli torna a centrocampo. Nella trequarti chance per Harroui. Ci prova subito Castellanos: testata alta. Avvio aggressivo della Lazio. Si allunga il Frosinone e Harroui tenta un tiro-cross. Su tocco di spalla Felipe Anderson, provvidenziale Okoli a liberare in angolo. Si scontrano Okoli e Kamada: testa a testa, entrambi riprendono dopo un po’ di ansia. Turati sventa su una punizione di Zaccagni deviata da Soulé. La squadra di Sarri non riesce a rendersi pericolosa, intanto il Frosinone acquisisce una maggiore sicurezza negli sviluppi della manovra. Al 42’ assolo di Zaccagni, si accentra e conclude: pallone a lato. Sul fondo la replica della formazione di Di Francesco con un tentativo di Brescianini dalla distanza. Squadre all’intervallo sullo 0-0.

RIMONTA LAZIO — Nella ripresa Lazio con Isaksen al posto di Felipe Anderson. Dai venticinque metri bordata di Pellegrini. Di pochissimo a lato. Al 9’ il terzino esce per guai muscolari; entra Hysaj. Mani di Guendouzi in area su un cross di Soulé. Feliciani va al check del Var e concede il rigore. Al 13’ Suolé segna dal dischetto con un tiro angolato. È il primo gol del Frosinone alla Lazio in gare di A. La Lazio accusa il colpo. La squadra di Di Francesco si gasa. Kaio Jorge sfiora il raddoppio su punizione, Sarri avvicenda Kamada (bersagliato dai fischi dell’Olimpico). Al 25’ la Lazio pareggia con un colpo di testa di Castellanos servito da Isaksen. E due minuti arriva il bis dei biancocelesti: questa vota è Castellanos a innescare Isaksen che realizza il suo primo gol in biancoceleste con un diagonale secco. Di Francesco fa entrare Cheddira e Caso per Kaio Jorge e Harroui, passando al 3-4-3. Poi spazio a Kvernadze per Garritano. Annullato un gol di Castellanos per fuorigioco. La terza rete della Lazio arriva al 39’. Angolo di Zaccagni, tocco di Vecino e colpo finale di Patric. Sarri fa entrare Pedro e Cataldi per Zaccagni e Rovella. Nel Frosinone Cuni e Bourabia rilevano Soulè e Brescianini. Sei minuiti di recupero. Isaksen scheggia la traversa. E questa volta la Lazio esce dal’Olimpico tra gli applausi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/12/2023 00:38
 
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Lookman gol, l'Atalanta si rialza subito:
1-0 al Lecce e la Dea torna in zona Europa

I bergamaschi agganciano momentaneamente il sesto posto, salentini spreconi nel finale.
Pasalic colpisce una traversa


Pierfrancesco Archetti


La terza vittoria consecutiva in casa riporta l’Atalanta in piena zona Europa. Decide Lookman: con il settimo centro in campionato, il nigeriano augura il buon anno ai tifosi prima di partire per la Coppa d’Africa. Il Lecce contiene i padroni di casa senza troppe difficoltà nel primo tempo, poi una volta in svantaggio non reagisce subito, potrebbe incassare altri gol, però dopo ha un paio di occasioni, ma non riesce a cambiare l’esito della partita.

LA SVOLTA — L’Atalanta migliore dunque è quella del secondo tempo; dopo un’ora di equilibrio, la traversa colpita da Pasalic al 58’ è il segnale della sveglia e qualche istante dopo è Lookman dal limite a sbloccare la gara con un diagonale rasoterra angolatissimo. Ancora il nigeriano potrebbe raddoppiare ma Falcone riesce a respingere. Anche Muriel potrebbe chiudere la gara in anticipo però colpisce male in area. Atalanta con la solita emergenza in difesa, si sapeva delle assenze di Toloi e Palomino, più Hateboer sull’esterno, ma nel riscaldamento si ferma anche Scalvini. De Roon retrocede fra i marcatori, Pasalic entra a centrocampo. Quando diventa trequartista nella ripresa la partita cambia. In avanti torna fra i titolari Scamacca accanto a Lookman. L’azzurro ha due opportunità in avvio, arrivando sul secondo palo sulle deviazioni dei compagni, ma un colpo di testa va a lato e un destro dalla linea finisce sul palo esterno. Prima di uscire dopo 64’, Scamacca viene anche fermato da Falcone.

LECCE DECIMATO — Anche il Lecce ha parecchie assenze, in difesa Touba sostituisce Pongracic, davanti Oudin deve sistemarsi esterno destro perché Sansone, Banda e Almqvist sono indisponibili. Ma la disposizione di D’Aversa tiene a lungo lontani dall’area bergamaschi. La miglior chance dell’Atalanta nel primo tempo nasce da un pasticcio del portiere Falcone: Koopmeiners può tirare e Baschirotto ribatte davanti alla porta vuota. In fase offensiva invece gli ospiti impegnano Carnesecchi con una botta da fuori di Kaba. Krstovic, preferito al via a Piccoli, non trova la porta di testa su cross di Gallo. Sul finale di gara i salentini sperano nel pari, ma una parata di Carnesecchi su Oudin all’89’ toglie l’urlo agli ospiti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/12/2023 21:29
 
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Viola, gol annullato e rigore sbagliato:
l'Empoli ringrazia Caprile e ferma il Cagliari

Dopo il controllo al Var annullata la rete del numero 10 di Ranieri,
che poi si fa ipnotizzare dal portiere di Andreazzoli:
i toscani resistono ma restano al penultimo posto


Francesco Velluzzi


Che Cagliari-Empoli potesse finire con un pareggio era anche pronosticabile, vista la delicatezza della sfida e la paura di perdere di entrambe le squadre, ma che potesse succedere di tutto era difficilmente prevedibile. Perché il Cagliari deve accontentarsi di un punto (0-0) al termine di una partita letteralmente dominata in cui la squadra di Claudio Ranieri ha visto annullarsi con la Var un gol che poteva anche essere valido, valido realizzato da Viola e ha sbagliato con lo stesso numero 10 un calcio di rigore (assegnato da un Maresca comunque incerto per tutta una serie di decisioni errate). Un tiro neutralizzato da Caprile che è stato superlativo anche in altre due occasioni: su Pavoletti e Petagna. Così il Cagliari recrimina, e la squadra di Aurelio Andreazzoli esce felice dalla Unipol Domus prendendo il punto che sognava alla vigilia.

PARTITA — La UnipolDomus è praticamente esaurita. Solo qualche vuoto nello spicchio riservato ai tifosi dell’Empoli, un centinaio. Ranieri, che all’ultimo perde Augello (dentro Azzi) per un attacco influenzale nella notte, sceglie le due punte, Lapadula e Pavoletti supportate da Viola, in un modulo che è sostanzialmente uguale a quello dell’Empoli. Andreazzoli cambia rispetto alla gara con la Lazio. Fazzini, problema un occhio, non è neppure in panchina, Destro si è arreso pure lui all’influenza. Gioca Kovalenko a destra, Cacace torna dietro a sinistra, Maldini vince il ballottaggio con Baldanzi (che per due giorni non si è allenato per la febbre) dietro le punte Caputo e il velocissimo Cambiaghi. E’ l’Empoli che parte più forte soprattutto veloc perché Cambiaghi risulta imprendibile e Dossena, il migliore nella prima parte tra i sardi, deve mettere parecchie pezze. Al 13’ Caputo mette una splendida palla dentro per Maldini e Azzi salva in angolo. La cosa migliore della sua partita dove in fase di possesso sbaglia tanto. L’Empoli lancia lungo per le punte, sapendo di creare problemi e infatti li crea. Perché la partita è tattica, nervosa, le squadre hanno paura di perdere. A Maresca sfugge più di un dettaglio: grazia parecchi uomini dal giallo, da Cambiaghi a, soprattutto, Sulemana. Poi ne rifila due a Maleh e Lapadula. Proprio Maleh, a termini di regolamento, dopo aver buttato lontana con le mani una palla prima di essere rigiocata, beccherebbe il secondo fatale giallo che il fischietto napoletano gli evita. E lo evita anche a Deiola. Al 36’ Dossena è bravo a respingere sul solito Cambiaghi. Un minuto dopo l’unica vera occasione del Cagliari con Prati (inchiodato a uomo su Maldini) che mette di testa sull’esterno della rete il corner di Viola. Al 44’ l’episodio che può dare la svolta alla partita: Zappa strattona e stende Cambiaghi lanciato da Maldini. Maresca gli dà il giallo, sarebbe chiara occasione da gol e rosso. Ma Paterna lo richiama al monitor e il Cagliari è salvato da un precedente, ed evidente, fallo di Walukiewicz su Pavoletti. I 4 di recupero, dal 48’ servono a poco.

SECONDO TEMPO — Si ricomincia con due cambi. Restano negli spogliatoi i due ammoniti: Lapadula, deludente, sostituito nel Cagliari da Luvumbo e Maleh. Entra Bastoni. Chiaro l’intento di Ranieri di dare più velocità con l’angolano che deve fare quello che Cambiaghi nell’Empoli ha fatto nel primo tempo. E infatti il Cagliari riparte con un’altra marcia perché Zito va tenuto a bada. Infatti Maresca evita un altro giallo, stavolta a Luperto. Il Cagliari preme, va dentro il campo, gioca in verticale e crossa e all11’ Caprile è bravo a respingere il colpo di testa di Pavoletti. L’azione successiva costa la partita a Bastoni, appena entrato, e colpito da una pallonata. Deve uscire. Entra Ranocchia. Andreazzoli prende altre contromisure inserendo Gyasi più duttile e versatile e anche adatto a coprire, al posto di Maldini. Ma è Kovalenko che si sistema dietro le punte. Si gioca ormai solo da una parte e al 21' il Cagliari ottiene il meritato vantaggio. Punizione insidiosa dalla trequarti del solito Viola, nessuno interviene, Caprile che è un po’ troppo fuori dai pali calcola male l'intervento e il pallone finisce dentro. Il portiere finisce per terra. Ma Maresca viene richiamato dal Var Paterna, va al monitor e annulla. In effetti, come ammesso anche da Ranieri nel post-partita, un tocco di Pavoletti sul portiere, comunque incerto nell'occasione, si può ravvisare. L’Empoli si affaccia solo una volta nell’area sarda col solito Cambiaghi (su errore di Goldaniga), ma Scuffet non si fa sorprendere. Continua l’assalto del Cagliari e al 35’ Maresca concede il rigore:Luvumbo, che ha cambiato letteralmente la gara, si beve ancora l’incerto Cacace, crossa e Walukiewicz rifila in salto una manata a Pavoletti. Sul dischetto va Nicolas Viola che non calcia benissimo e Caprile respinge. E’ una partita stregata per la squadra di Ranieri mentre l’Empoli, chiuso a 5 con l’ingresso di Ismajili, lotta solo per prendersi un punto. Al 5’ degli 8 di recupero Petagna si gira bene ma Caprile, bravo, manda in angolo. E a quel punto finisce. Senza gol.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/12/2023 21:38
 
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Bologna, che batosta:
l'Udinese rinasce, vince 3-0 e torna a respirare

Pereyra, Lucca e Payero firmano il tris con cui
la squadra di Cioffi in 52 minuti archivia il match


Matteo Dalla Vite


Un’Udinese travolgente si riprende tutto in colpo solo e il Bologna sembra la Cenerentola (molto ma molto) “normalizzata” appena passata la mezzanotte. Tre gol e un dominio chiaro: l’Udinese non è mai stata così bella ed efficace così come il Bologna non è mai parso – anche solo per 5’ di fila – quel Bologna che aveva toccato e vissuto il quarto posto in classifica. In sostanza: Pereyra è dentro a tutto e fa l’1-0, poi lo scatenato Payero che mette il 3-0 dopo la sponda giusta di Lucca per il raddoppio, proprio quel Lucca che nel recente passato poteva passare al Bologna ma scelse l’Ajax. Bologna annichilito e che non è mai riuscito a fare il proprio gioco per l’aggressione continua di un’Udinese che si prende la seconda vittoria in campionato e la prima in casa. Motta ne ha sbagliata una: succede certo, ed è la prima volta che il suo Bologna non vive la partita da dentro e da protagonista. Mentre Cioffi ha indovinato tutto, meritando i tre punti.

COLPISCE PEREYRA — Cioffi conferma quel che ha detto alla vigilia: e così gioca Okoye al posto di Silvestri mentre Lucca guida l’attacco qualche passo avanti a Pereyra; Motta, per il suo Bologna seguito da 3000 tifosi, sceglie di non spendere subito Orsolini e di utilizzarlo come arma del dopo, e allora ecco Urbanski (la prima da titolare) sulla fascia mancina e Saelemaekers che si mette largo a destra, come ai tempi del Milan. Il Bologna arriva da quattro vittorie di fila compresa la Coppa Italia, l’Udinese non vince da troppo tempo, 4 novembre 2023, a casa-Milan, ed è chiaro che davanti al proprio pubblico vuole la sterzata decisiva. L’inizio è doppia punizione dell’Udinese che sa ricompattarsi in maniera rapida e feroce appena il possesso arriva al Bologna: la squadra di Motta lavora lentamente, studia le feritoie giuste che difficilmente si trovano nel castello friulano. L’Udinese esce di ripartenze e con punizioni: alla terza, Skorupski esce ma contro Ferguson, il portiere perde sangue viene medicato al 13’. La prima conclusione verso la porta è di Pereyra, altissimo. È un’Udinese che cerca più la pressione e la profondità rispetto alle ultime gare, cerca di devitalizzare il gioco del Bologna alla nascita: c’è un errore di Kristiansen, Skorupski si oppone due volte a Ebosele e Kamara. Quarto angolo e l’Udinese va in vantaggio: battuta di Lovric, minuto 23, palla fuori area, botta di Payero che Skorupski non trattiene, ecco Pereyra che la infila con Skorupski stesso non impeccabile e Beukema che non riesce a neutralizzare. Al 41’, ancora Udinese: Payero ci prova un’altra volta dai 35 metri e Skorupski deve intervenire al fianco del palo di sinistra con qualche difficoltà. La squadra di Cioffi non fa giocare il Bologna che si limita a due colpi sotto porta ma alti, di Calafiori e Zirkzee: troppo poco per essere il Bologna che ha meritato il quarto posto. Okoye ha toccato praticamente il pallone una volta (in uscita da calcio d’angolo) per tutto il Lato A del match.

UDINESE ESONDANTE — Il Bologna non c’è e la dimostrazione è data dal 2-0: l’Udinese lavora al limite dell’area, Pereyra scocca un tiro poi deviato da Lucca in posizione regolare (tenuto on-side da Beukema): il Bluenergy Stadium esplode di gioia per una vittoria in casa che quest’anno non aveva ancora visto. Poi, anche il 3-0: a difesa assente, Payero fa il tris dopo 8’ della ripresa. Secondo tempo devastante per il Bologna, così Motta ne cambia quattro in un colpo e passa al 3-5-1-1, mettendosi a specchio di un’Udinese decisamente imprendibile. Dentro Orsolini, Fabbian, Aebischer e Lucumi ma è ancora l’Udinese che va in gol ma con fuorigioco di Lucca. Cioffi infila Samrdzic e Thauvin, due che sanno giocare a calcio, mentre a metacampo Zirkzee – già ammonito – rischia il secondo giallo: tacchetti esposti su Payero, Orsato non vede, il Var non interviene per il rosso diretto forse perché il piede ha strisciato, anche se le linee-guida su interventi del genere sarebbero severe. Il finale è col Bologna che schiuma qualcosa di simile alle proprie idee e l’Udinese che vola verso la festa: prima vittoria in casa e seconda della stagione. Il 2023 si era aperto col Bologna che vinse a Udine (15 gennaio) e si chiude con una “libecciata” per la squadra di Motta che comunque riceve il saluto consolatorio dei tremila tifosi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/12/2023 21:46
 
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Pulisic fa respirare Pioli:
contro il Sassuolo basta un suo gol,
Milan terzo da solo

Il sesto squillo in campionato dello statunitense permette
ai rossoneri di chiudere l'anno con più serenità.
Debutta il diciottenne Zeroli, anche lui perno della Primavera


Marco Pasotto


Sapore agro o dolce? La domanda era lecita dal momento che il Sassuolo si diverte a giocare col palato del Milan da dieci anni. Stavolta il gusto è buono. Ecco, magari non proprio un piatto gourmet perché il Diavolo ha ancora tanti, troppi problemi di digestione. Ma per adesso può andar bene così. Tre punti, grazie a Pulisic e sotto lo sguardo di Van Basten, che riempiono lo stomaco in anticipo di ventiquattrore sul cenone e danno un po’ di respiro ad ambiente e soprattutto allenatore. Occorreva chiudere l’anno tenendo a bada chi sgomitava da dietro, e così è stato. Terzo posto protetto e partita chiusa con due 18enni – Zeroli, al debutto, e Simic – in campo. Per il Sassuolo un punto nelle ultime cinque uscite, andamento da incubo e rammarico al termine di una partita che contro questo Milan i neroverdi avrebbero sicuramente potuto indirizzare meglio.

LE SCELTE — Definirle squadre coi cerotti è un esercizio di buonismo: quattordici gli assenti sommando gli indisponibili delle due rose. Pioli in difesa – ovvero dove circolava l’unico dubbio - ha confermato le sensazioni degli ultimi giorni scegliendo di accentrare nuovamente Hernandez, accanto a Kjaer, con Florenzi a sinistra e quindi preferendo lasciare il 18enne Simic in panchina, dove spicca un dato: sette dei tredici elementi nati nel 2004 e 2005. Solo conferme nel resto del campo: Bennacer davanti alla difesa, tridente d’ordinanza con Pulisic, Giroud e Leao. Dionisi dietro ha scelto Ferrari, ha abbassato come previsto Thorstvedt in mediana accanto a Matheus Henrique e ha piazzato Bajrami dietro Pinamonti. Berardi, ristabilito dall’influenza, regolarmente nei suoi territori a destra.

POCHE IDEE — Sensazione netta dei primi 45 minuti: un Milan terrorizzato dall’eventualità di commettere errori, magari irreparabili. E con la paura nelle pieghe della mente non si gioca bene, non c’è compagno di viaggio peggiore. Il risultato è stato un Diavolo capace di accendersi veramente soltanto a sprazzi. Ovvero in quelle situazioni in cui era sicuro sullo sviluppo dell’azione, sulle posizioni in campo, sul fatto che gli avversari non potessero metterci lo zampino. Primo problema: in una partita non sono molte le circostanze in cui si verifica tutto ciò nello stesso momento. Secondo problema: quando lo scenario non era sufficientemente confortevole, i rossoneri rinunciavano a qualsiasi tipo di rischio potenziale e si rinchiudevano nella comfort zone dell’appoggio al compagno più vicino o al retropassaggio. Terzo problema: ancora una volta un Milan senza molte idee in fase offensiva. Insomma, un primo tempo con la palla fra i piedi, okay, ma abbastanza soporifero e illuminato da qualche fiammata estemporanea. Una volée di Reijnders (7’) che ha creato problemi a Consigli, ancora l’olandese che ha strozzato a lato un bello spunto personale (10’), un cross molto interessante di Leao senza mezza maglia rossonera che aggredisse l’area piccola (14’), un affondo di Bennacer terminato fuori di poco (23’) e un gol annullato a Leao per fuorigioco (31’).

UN ALTRO DEBUTTO — La parata clou della prima frazione però l’ha dovuta fare il solito Maignan, che ha smanacciato in angolo l’unico cenno di vita di Berardi. Intervento decisamente non agevole. Il Sassuolo non ha decisamente fatto venire il mal di testa alla fase difensiva rossonera, però è stato agevolato nella gestione dal giro palla per lo più compassato del Milan e ha provato a infilarsi soprattutto da sinistra, alternando gli affondi di Laurentié alle sovrapposizioni di Pedersen. Nel cuore del campo Thorstvedt si è occupato efficacemente di Loftus-Cheek – tre palle pessime perse dall’inglese nei primi venti minuti -, Bajrami ha cercato di dare fastidio a Reijnders mentre Matheus Henrique ha fatto un po’ più di fatica con Bennacer, che si sganciava sulla trequarti spesso e volentieri. Nella ripresa il Milan è tornato in campo con un atteggiamento persino peggiore dei primi 45: molle, monocorde, quasi svogliato, incapace di superare la prima linea di pressione – nemmeno feroce – del Sassuolo. Tanti errori tecnici (compreso un rigore in movimento sprecato malamente da Reijnders) che hanno fatto guadagnare coraggio e metri agli emiliani, con Berardi decisamente più vivace. E’ proprio qui che il Diavolo ha colpito: nel momento migliore dei neroverdi, all’ora di gioco. Bennacer ha visto lo spiraglio giusto in verticale e ha imbeccato Pulisic, Tressoldi ha sporcato l’assist e ha in pratica agevolato la conclusione a colpo sicuro del nazionale Usa. Poi, cambi: Adli e Jovic per Bennacer e Giroud, l’ex Castillejo (applaudito) per Berardi. Il Sassuolo ha provato a rimettere in piedi il match, ma non è riuscito a bucare una fase difensiva rossonera tutt’altro che impeccabile. Milan terrorizzato negli ultimi dieci minuti. Nota lieta: nell’ultimo quarto d’ora dentro il 2005 Zeroli, altro debutto milanista in A. E pochi minuti dopo dentro anche Simic (per Kjaer): il Milan ha chiuso la partita con una spina dorsale di 36 anni in due.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/12/2023 22:04
 
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Tchaouna, tiro da 3 punti: colpo Salernitana a Verona.
Inzaghi riapre la corsa salvezza

Vittoria pesantissima per i campani,
la squadra di Baroni delude e Ngonge spreca l'unica vera occasione.
Gli ospiti salgono a 12 punti, i veneti restano a 14


Matteo Pierelli


Una vittoria di vitale importanza. Tre punti d’oro che la rimettono completamente in gioco. La Salernitana sbanca Verona grazie a una zampata di Tchaouna e conquista la seconda vittoria (dopo quella in casa con la Lazio) di questo suo tribolato campionato. Che però adesso, sulle ali della fiducia, potrebbe prendere un’altra piega. Dopo la buona prova con il Milan, è arrivata la conferma: la squadra di Pippo Inzaghi c’è e il quart’ultimo posto di Verona e Cagliari è a soli due punti. Dall’altra parte il Verona mette in archivio un brutto stop, si prende i fischi del Bentegodi e alla Befana andrà a San Siro contro l’Inter: servirà una impresa per invertire la rotta.

SQUADRE A SPECCHIO — Baroni deve rinunciare all’ultimo a Saponara (attacco influenzale) e parte con il trio Ngonge-Folorunsho-Lazovic dietro l’unica punta Djuric. Dietro si rivede dal primo minuto Doig. Dall’altra parte Pippo Inzaghi lascia in panchina Legowski e mette Maggiore e Coulibaly davanti alla difesa. La Salernitana, dopo neanche cinque minuti, perde Pirola (problemi muscolari): al suo posto Gyomber. Le due squadre, in campo con il 4-2-3-1, partono guardinghe. La Salernitana fa più possesso palla, il Verona cerca di replicare in contropiede. Ma nella prima mezzora succede poco o nulla, al di là di un colpo di testa di Tchaouna e, dall’altra parte di Dawidowicz. Il finale di tempo, invece, qualche brivido lo provoca, soprattutto grazie agli ospiti: su un piattone di Simy è bravo Montipò a rifugiarsi in angolo, con il portiere gialloblù che si ripete poco dopo su Kastanos, che di testa da due passi ha una ghiotta occasione. Dall’altra parte, una bella sponda di Djuric, non viene sfruttata adeguatamente da Suslov.

DECIDE TCHAOUNA — Nella ripresa è la Salernitana a trovare subito il gol del meritato vantaggio con Tchaouna che con un gran diagonale infila Montipò dopo un’azione in contropiede. L’Hellas subisce il colpo e non riesce a organizzare la reazione. Poi arrivano i cambi di Baroni (dentro Bonazzoli e Terracciano per Lazovic e Tchatchoua) e l’Hellas ha una grande occasione: al 65’ solita sponda si Djuric per Ngonge che da due passi manda incredibilmente fuori. È il segnale che non è proprio serata. L’Hellas si butta in avanti ma la Salernitana non rinuncia a giocare, anzi. I campani, pur a corto di energie, cercano di tenere il pallone tra i piedi. E alla fine, dopo aver sprecato un contropiede con Coulibaly, si meritano i tre punti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/12/2023 22:12
 
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