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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di B-Side FORUM

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2024 00:59
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Scamacca show a Empoli:
due gol e un assist, l'Atalanta scavalca il Napoli



Per l'attaccante anche un palo, una traversa e una rete annullata:
toscani travolti e quarto posto per i bergamaschi


Andrea Elefante

Uno Scamacca devastante, proprio sotto gli occhi del c.t. Spalletti, presente in tribuna, mette la firma più chiara su un monologo assoluto dell’Atalanta, che anche grazie alla vittoria della Lazio sulla Fiorentina decolla fino al quarto posto. Per il centravanti contro l'Empoli due gol, un assist, due legni colpiti e e molto altro: irrefrenabile. Intorno a lui, una squadra che ha giocato a memoria, solidissima anche dietro, per smascherare i limiti di un attacco fermo a tre gol segnati (due nella vittoria del derby) in dieci gare. Troppo pochi per pensare di salvarsi senza brividi. E questo, per la squadra di Andreazzoli, è un grosso passo indietro rispetto all’ultima partita, che può pesare anche dal punto di vista psicologico. L’Atalanta, invece, vola verso la sfida all’Inter di sabato con una botta di fiducia non da poco. E una certezza: con uno Scamacca così, non deve porsi limiti.

LE SCELTE — Andreazzoli non cambia e dà fiducia ai protagonisti della vittoria di Firenze: complice l’indisponibilità di Baldanzi, replica anche il tridente offensivo con Cancellieri e l’ex Cambiaghi ad “accompagnare” Caputo. In casa Atalanta, dando per logici i rilanci dal 1’ di Scalvini e Scamacca, che a Graz avevano iniziato in panchina, Gasperini doveva sciogliere in pratica un solo dubbio, quello del secondo attaccante, al fianco del centravanti della Nazionale: confermato Lookman, preferito a De Ketelaere e Muriel, con Koopmeiners trequartista. Al posto di Zappacosta, influenzato, c’è Hateboer che torna dal 1’ dopo più di nove mesi.

PRIMO TEMPO — Testimoniato dal 60 % abbondante di possesso palla alla fine dei primi 45’ c’è un dominio assoluto dell’Atalanta, che schiaccia l’Empoli sotto tutti i punti di vista e potrebbe chiudere la frazione con più di due gol di vantaggio: strapotere fisico, qualità, dialoghi meccanizzati alla perfezione, lucidità nell’alternanza fra giro palla e affondi. Come dimostra il suo score c’è l’impatto sulla partita di Gianluca Scamacca, che promette - quando troverà anche continuità nell’aggredire i momenti della partita - di diventare ancora più devastante: il gol che apre il match, dopo 5’ su un passaggio in profondità di Lookman che diventa assist perché il centravanti inventa un colpo di tacco da paura per beffare Berisha; un palo dopo 17’, con un tiro mirato all’angolo più lontano; un gol di testa annullato per fuorigioco di Koopmeiners nella partenza dell’azione; il 2-0 sfiorato (colpo di testa su cross di Hateboer, parato da Berisha) e poi ispirato, con il passaggio vincente per la rasoiata di Koopmeiners, al minuto 29. Già 5’ prima l’Atalanta aveva sfiorato il raddoppio con Ruggeri, legittimando una superiorità totale, che l’Empoli riesce a spezzare appena una volta, con un’incursione di Cambiaghi interrotta da Ruggeri: Massimi, fra le proteste empolesi, non vede gli estremi per il rigore e la sala Var conferma la sua decisione.

SECONDO TEMPO — All’Atalanta manca solo il terzo gol per permettersi poi di gestire il gap con l’Empoli, che sembra partire con più convinzione, ma viene frustrato presto. Perché quel terzo gol arriva dopo 6’, e la firma è sempre quella: Scamacca sfrutta un recupero di De Roon su rinvio sballato di Maleh e scarica un gran destro che sorprende Berisha sul suo palo. Prima di uscire, il centravanti fa in tempo a sfiorare la tripletta con un gran tiro dalla distanza che si spegne sulla traversa, dopo aver già fallito il gol con la chance più facile, un pallone vagante in area, mirato altissimo con il sinistro. E l’Empoli? Nonostante le sostituzioni di Andreazzoli cambia poco: un po’ di vivacità in più data da Maldini e soprattutto Fazzini, ma è troppo sicura la gestione dei nerazzurri, tenuti vivi anche dalla gestione delle energie di Gasperini. L’unica occasione per l’Empoli è con una volata sulla destra di Cambiaghi, che però mira il corpo di Musso che respinge di petto. Il simbolo della solidità difensiva dell’Atalanta, che non rischia praticamente più di compromettere il settimo clean sheet su dieci gare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/10/2023 23:55
 
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All'ultimo respiro:
il rigore di Immobile al 95' piega la Fiorentina.
La Lazio sorpassa la Roma



Più Viola nel primo tempo, con Beltran (rete annullata e palo),
meglio i biancocelesti nella ripresa, con le palle gol per Anderson e Luis Alberto.
Nel recupero mani di Milenkovic e Ciro decide il match dal dischetto


Nicola Berardino

Arriva al quinto minuto di recupero la vittoria della Lazio sulla Fiorentina. Su rigore ci pensa Ciro Immobile a firmare la terza vittoria di fila della squadra di Sarri in campionato. Per il capitano, subentrato al 32’ della ripresa a Castellanos, non ci poteva esser ritorno al gol più felice: non segnava dal 23 settembre, al Monza. Tre punti importantissimi per la Lazio che si porta a una lunghezza dalla stessa Fiorentina, appena tre gradini sotto il quarto posto dell’Atalanta. Impreca la squadra viola, al secondo stop consecutivo: punita all’ultimo giro dopo una gara che in più occasioni l’aveva portata anche vicina al gol.

IN EQUILIBRIO — Cambiano quattro ruoli nella Lazio rispetto all’undici schierato dal via contro il Feyenoord. In difesa al posto dell’infortunato Casale torna Patric e sulla corsia destra si rivede Lazzari. In mediana, tocca a Guendouzi. Al centro dell’attacco parte Castellanos: Immobile in panchina. Anche la Fiorentina ritoccata in ogni reparto rispetto alla formazione opposta al Cukaricki giovedì. Dopo il ko di Kayode va Parisi a fare il terzino destro mentre sull‘altra fascia c’è il recuperato Biraghi. In mediana e nella trequarti riecco Arthur, Duncan, Gonzalez e Bonaventura, rimasti ai box in Conference. Prima chance per la Lazio. Gonzalez perde palla in copertura, Guendouzi si avventa e smista un traversone radente che però non viene agganciato da Castellanos. Che al 12’ serve Luis Alberto nell’area piccola: la botta del Mago si infrange sull’esterno della rete. Un minuto dopo la Fiorentina va a segno con Beltran ma il gol viene annullato dopo un controllo Var da parte di Marcenaro perché l’argentino ha toccato il pallone col braccio. Al 17’ il centravanti viola di nuovo alla ribalta: con un colpo di testa timbra il palo. La Lazio aumenta il possesso palla. Felipe Anderson si invola sulla destra ma il cross è infruttuoso. Sul fondo un tentativo di Zaccagni. Castellanos innesca Luis Alberto, bloccato all’ultimo da Biraghi. Insidia per la Lazio al 38’: Provedel anticipa Gonzalez lanciato da Ikone. Prima dell’intervallo Fiorentina protesa all’attacco: i biancocelesti controllano.

IL TIMBRO DI CIRO — Italiano riparte nel secondo tempo con Mandragora che rileva Duncan. Sarri fa scaldare Cataldi e Kamada. Provedel di guardia su un tiro di Parisi. Alta una girata di Castellanos. Al 58’ prodezza di Terraciano su tiro ravvicinato di Felipe Anderson. Ammonito Sarri per proteste. Nella Fiorentina entrano Nzola e Barak per Beltran e Bonaventura. Sarri avvicenda Rovella con Cataldi. Gonzalez da posizione propizia angola troppo la conclusione. Nuovamente Terracciano in vetrina: salva su Luis Alberto. Lazio più aggressiva. Al 67' Vecino e Kamada rilevano Guendouzi e Luis Alberto: centrocampo biancoceleste integralmente ribaltato dalla panchina. Applausi dell’Olimpico per Immobile che comincia la fase di riscaldamento. Sull’Olimpico, intanto, si scatena un acquazzone. Doppia chance per Felipe Anderson: ribattuta da Milenkovic e poi alto. Maxime Lopez sostituisce Arthur- Al 77’ Sarri inserisce Immobile e Zaccagni per Castellanos e Zaccagni mirando alla svolta in attacco. Ranieri dà il cambio a Biraghi per rinsaldare la difesa. Ma la formazione avanza il baricentro del gioco. Ripartenza della Lazio: fiondata dell’ex Vecino a lato. Provedel para su Nzola. Gara a tutto campo e a ritmo sostenuto. Sinistro di Barak sul fondo. Provedel è pronto su un diagonale di Maxime Lopez. Quattro minuti di recupero. A 20 secondi dal termine Milenkovic intercetta col braccio una capocciata di Vecino. Marcenaro non ha dubbi e assegna il rigore, confermato pure dal Var. Dal dischetto Immobile infila Terracciano e sigla la vittoria della Lazio nell’apoteosi dell’Olimpico.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/10/2023 23:59
 
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SERIE A 2023/2023 10ª Giornata (10ª di Andata)

27/10/2023
Genoa - Salernitana 1-0
28/10/2023
Sassuolo - Bologna 1-1
Lecce - Torino 0-1
Juventus - Verona 1-0
29/10/2023
Cagliari - Frosinone 4-3
Monza - Udinese 1-1
Inter - Roma 1-0
Napoli - Milan 2-0
30/10/2023
Empoli - Atalanta 0-3
Lazio - Fiorentina 1-0

Classifica
1) Inter punti 25;
2) Juventus punti 23;
3) Milan punti 22;
4) Atalanta punti 19
5) Napoli punti 18;
6) Fiorentina punti 17;
7) Lazio punti 16;
8) Bologna punti 15;
9) Roma punti 14;
10) Monza e Lecce punti 13;
12) Frosinone e Torino punti 12;
14) Genoa e Sassuolo punti 11;
16) Verona punti 8;
17) Udinese e Empoli punti 7;
19) Cagliari punti 6;
20) Salernitana punti 4.

(gazzetta.it)
31/10/2023 00:00
 
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Il Bologna non si ferma più: 1-0 alla Lazio.
Preso il Napoli: è il 10° risultato utile di fila

L'anticipo dell'undicesima giornata deciso
dalla rete di Ferguson a inizio secondo tempo:
stop per Sarri dopo tre vittorie di fila, rossoblù al momento sesti


Stefano Cieri


Il Bologna di Motta continua a stupire e a salire in classifica. Dopo aver fermato Juve, Inter e Napoli, batte la Lazio al Dall’Ara grazie al gol di Ferguson nella ripresa. Vittoria chirurgica quella della formazione emiliana. Che nel primo tempo - in particolare nella prima mezzora - soffre parecchio il gioco della Lazio e si limita a controllare la gara. Concede pure qualcosa, ma riesce a restare in piedi. Poi, passato il momento difficile nel quale in ogni caso non si scompone mai, prende il comando delle operazioni e porta a casa tre punti preziosissimi: è il decimo risultato utile consecutivo per i rossoblù, che raggiungono momentaneamente in classifica il Napoli.

SUPREMAZIA SENZA GOL — Lazio molto meglio nella prima frazione di gioco. La squadra di Sarri gioca compatta, con l’intensità e il ritmo giusti, ma ha il torto di non riuscire a tradurre in gol questa superiorità. Il Bologna, probabilmente sorpreso da tanta aggressività, è costretto a fare di necessità virtù e pensare unicamente a tamponare l’urto dei laziali. La formazione di Motta comunque ci riesce, perché i suoi giocatori sono tutti sul pezzo ed anche gli attaccanti, oltre ovviamente i centrocampisti, partecipano attivamente alla fase difensiva. La Lazio però tre grandi palle-gol le crea. In ciascuna delle tre è Castellanos (ancora una volta preferito a Immobile) a sfiorare la rete. Prima al 6’ con un colpo di testa che colpisce la traversa (l’arbitro ferma poi il gioco per un fallo dell’argentino su Beukema che però non appare così netto), quindi l’argentino ancora di testa su angolo di Luis Alberto impatta bene, ma Skorupski ci arriva. Successivamente, sempre sugli sviluppi di un angolo calciato da Luis Alberto, il Taty colpisce a colpo sicuro, ma la palla finisce sopra la traversa. Il Bologna si affaccia nell’area avversaria solo nei minuti finali del primo tempo con un paio di tentativi di Zirkzee che però non impensieriscono la retroguardia laziale. Si va così al riposo sullo 0-0.

DECIDE FERGUSON — Il secondo tempo comincia con la sorpresa che non ti aspetti. E’ infatti il Bologna a passare in vantaggio già al 2’. Rete tra l’altro molto bella, costruita da Zirkzee e finalizzata da Ferguson che si inserisce in area alla perfezione e fulmina l’incolpevole Provedel. Da quel momento la partita cambia completamente. La Lazio accusa il colpo e si squaglia come neve al sole, non riuscendo più a combinare nulla. Il Bologna diventa invece padrone del campo. La squadra di Motta è dura e concentrata dietro, ma si fa vedere anche davanti appena ne ha l’occasione grazie al lavoro di raccordo di Zirkzee e alle iniziative sulle fasce di Orsolini e Salemakers (e poi Ndoye). Al 21’ c’è l’episodio che potrebbe chiudere la partita. Contatto al limite dell’area tra Luis Alberto e Orsolini, l’arbitro La Penna giudica il fallo fuori dall’area e concede la punizione dal limite che il Bologna non sfrutta. Ma i padroni di casa controllano comunque alla perfezione la gara. Sarri prova a rimescolare le carte inserendo prima Pellegrini per Marusic, quindi Zaccagni e Immobile (escono Pedro e Castellanos) infine Isaksen e Kamada (per Anderson e Guendouzi), ma l’inerzia della partita non cambia. E alla fine esplode la gioia del Dall’Ara.

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/11/2023 00:06
 
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Napoli, tutto facile a Salerno:
2-0 con Raspadori-Elmas,
Inzaghi sempre più ultimo



Gli uomini di Garcia, in vantaggio al 13',
gestiscono al meglio l'incontro trovando il raddoppio all'82'.
Gli azzurri si portano momentaneamente al quarto posto


Maurizio Nicita

Segnali positivi per il Napoli di Garcia che vince, mantiene la porta imbattuta (non capitava dal 30 settembre in campionato) e soprattutto dà segnali di compattezza priva ancora di Osimhen e con un Kvara meno brillante del solito. Decisivi ancora Politano e Raspadori e soprattutto in crescita Lobotka. Pippo Inzaghi e la Salernitana hanno il merito di restare a lungo in partita nonostante la netta differenza di valori in campo.

INZAGHI COPERTO — Il Napoli schiera la squadra annunciata con il classico 4-3-3. Risponde Pippo Inzaghi con un 4-2-3-1molto corto in fase difensiva con due linee di complessivi nove uomini per cercare di controllare i campioni d’Italia che però mostrano di essere subito in palla. Gli azzurri, ancora in nero Halloween, preparano lo scherzetto ai salernitani con triangolazioni corte e centrali che finiscono per scavalcare le linee difensive dei padroni di casa. L’antipasto con un dialogo stretto Politano-Raspadori. Poi è il centravanti ad andare in gol - per la terza gara consecutiva - sfruttando un recupero palla alto di Lobotka, che serve l’assist per il destro perentorio di Jack. L’assistente Liberti non vede un fuorigioco (e poi anche una netta deviazione da calcio d’angolo) di Olivera, ma il Var non può intervenire perché la Salernitana aveva ripreso palla e dunque non è l’errore nell’ultima azione. Il Napoli continua a controllare possesso e anche profondità e ci vuole il miglior Ochoa per deviare in angolo una conclusione a giro di Politano. Poi gli ospiti si addormentano un po’, commettendo qualche errore di appoggio (con Anguissa) che porta al tiro Legowski, ma Meret è attento, come lo era stato in avvio su un colpo di testa di Pirola. Nel finale si risveglia il Napoli ma in area piccola due ottimi palloni di capitan Di Lorenzo e Olivera non trovano la deviazione giusta, mentre su un’altra conclusione Ochoa salva su Raspadori.

COI CAMBI RADDOPPIA GARCIA — Nella ripresa ancora il Napoli sfiora il raddoppio colpendo un palo con Politano e poi è bravo il messicano Ochoa ad avere il riflesso giusto su un tiro al volo di Zielinski. Giochicchia un po’ troppo al gatto col topo il Napoli e allora Inzaghi prova il tutto per tutto passando al 3-4-2-1. Prova ad alzare i ritmi la Salernitana, ma finisce per pagare il conto. Perché Tchaouna perde un brutto pallone, Olivera serve in verticale Elmas e il nuovo entrato rientra da sinistra sul destro per il 2-0 che chiude la gara. Vediamo se stavolta il Napoli ha imboccato la strada giusta.

Fonte: Gazzetta.it
04/11/2023 17:29
 
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Lautaro fa volare l'Inter:
2-1 in casa dell'Atalanta e +5 sulla Juve



Apre Calha su rigore, raddoppia il Toro con un grande gol.
Inutile la rete di Scamacca per Gasp. Toloi,
entrato nella ripresa, espulso per doppia ammonizione


Davide Stoppini

L'Inter da trasferta si conferma fenomenale: altra vittoria, la quinta su cinque, questa più pesante delle altre perché arrivata sul campo dell'Atalanta. Finisce 2-1 al Gewiss Stadium, merito dei gol di Calhanoglu su rigore e di Lautaro. Inutile per Gasperini la rete di Scamacca e il forcing finale. La gioia è tutta di Inzaghi. E con un filo di preoccupazione per le condizioni di Pavard, uscito dolorante per un brutto infortunio al ginocchio sinistro dopo mezz'ora.

PRIMO TEMPO — L'approccio dell'Inter è timido, quello dell'Atalanta è più aggressivo, anche se l'avvio del match non produce occasioni da gol. Come previsto, è gara da duelli a tutto campo. L'Atalanta scherma bene Calhanoglu e l'Inter fatica a costruire, la squadra di Gasperini innesca spesso a destra l'asse Zappacosta-Koopmeiners. Per arrivare alla prima vera chance bisogna arrivare al 21': Scamacca apre per Zappacosta, cross di quest'ultimo, il pallone arriva sul sinistro di Ruggeri che al volo manda fuori. L'Inter sta a guardare, Inzaghi fa segno ai suoi di alzare il baricentro, dall'altra parte Scalvini – è il 27' - si allunga troppo il pallone dopo un'invenzione di Koopmeiners. Al 30' Inzaghi perde Pavard: dopo uno scontro in area con Lookman il francese ricade appoggiando male il ginocchio sinistro. Le facce di compagni e avversari lasciano pensare a un grave infortunio: l'ex Bayern prova a rialzarsi, poi esce in barella. Al suo posto entra Darmian che curiosamente trova il modo di diventare subito decisivo: al 39' si sveglia Calhanoglu, che al primo vero pallone giocato inventa un corridoio incredibile per Darmian, Musso esce in maniera avventata travolgendo il difensore e causando il rigore. Dal dischetto Calhanoglu è implacabile e l'Inter si ritrova avanti al primo tiro nello specchio. Che al 42' diventano due: sempre il regista turco a costringere all'intervento Musso con un destro dai 20 metri.

SECONDO TEMPO — La ripartenza è senza cambi. Bussa l'Inter per prima, con Dimarco che al 5' con il sinistro non va lontano dal 2-0. Gasperini non è soddisfatto, l'Inter riparte bene, si vede anche annullare per fuorigioco il raddoppio di Lautaro. E allora ecco le sostituzioni: al 10' dentro Hateboer e Pasalic per Zappacosta e Kolasinac. Neppure il tempo di sistemarsi che Lautaro – è il 12' – tira fuori una magia: lato sinistro dell'area atalantina, l'argentino controlla, si accentra e con il destro a girare trova l'angolo più lontano. Inter avanti di due gol, Gasperini pensa già al terzo cambio quando al 16' Lookman ruba il pallone a Dimarco e serve al centro Scamacca che fa l'1-2. L'Inter protesta vivacemente per un fallo dell'attaccante nel contrasto con l'esterno azzurro, ma il gol è confermato dopo il controllo Var. Gasp comunque non cambia idea: dentro Toloi e fuori Scalvini. Al 25' cambia anche Inzaghi: Frattesi per Mkhitaryan e Carlos Augusto per Dimarco. L'Atalanta prova ad alzare i ritmi e al 29' è Lookman con un destro dai 20 metri a impegnare Sommer, bravo a deviare. Dieci minuti alla fine, altre variazioni per l'Atalanta: fuori Lookman e Koopmeiners per De Ketelaere e Muriel. Neppure un minuto e Sommer è reattivo nel respingere un sinistro di Scamacca, che aveva tentato la girata proprio dopo una respinta del portiere svizzero. Dall'altra parte – minuto 38 – Barella innesca Dumfries che però fallisce quasi all'altezza del dischetto il match point. Ultimi cambi per Inzaghi: al 41' ecco Sanchez per Lautaro e Asllani per Calhanoglu. Siamo nel rettilineo finale, prima dei 6' di recupero Sanchez sfiora il gol con un destro sul palo lontano appena entrato in area. Proprio il cileno, pochi istanti più tardi, fa espellere Toloi, costringendolo al secondo giallo. Le ultime chance sono dell'Atalanta, con Hateboer che sul secondo palo fallisce di testa su assistenza di Muriel e Scamacca che devia fuori di testa su angolo. Esulta Inzaghi. E fa bene, l'Inter è in fuga aspettando i risultati di Milan e Juventus.

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/11/2023 21:17
 
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Il Milan sprofonda, l'Udinese fa il colpo a San Siro.
E l'Inter scappa via

Un rigore di Pereyra nella ripresa fa cadere i rossoneri, che ora si ritrovano a -6 dall'Inter.
Per i friulani vittoria meritata, un Diavolo bruttissimo ora attende con ansia il Psg.
Fischi del Meazza


Francesco Pietrella


La pioggia che scende su San Siro spazza via anche le ultime certezze. Il Milan cade in casa contro l’Udinese e scivola a -6 dall’Inter, uscendo sotto i fischi dello stadio. Il manifesto dei problemi degli ultimi tempi è l'occasione di Okafor a un centimetro dal gong. Lo svizzero arpiona il pallone in area, inganna il difensore con una finta e non calcia, sprecando la chance del pari. Così il Milan non segna, non incide e infine protesta, perché l’Udinese passa con un rigore di Pereyra nella ripresa. I friulani alzano il muro, sfruttano le fasce e Cioffi blinda il fortino, costringendo Pioli a trovare uno spazio in fessure strettissime. La retroguardia bianconera si chiude a riccio e l’Udinese centra la prima vittoria stagionale.

LE SCELTE — Il primo fulmine arriva dalle ufficiali: fuori Theo, gioca Florenzi. Il francese non va neanche in panchina per una contusione alla caviglia. Meglio non rischiare in vista del Psg. Pioli vara un inedito 4-4-2 sbilanciato in avanti: Musah a destra, Leao a sinistra, Jovic e Giroud davanti, alla prima gara in coppia. In mezzo, Krunic e Reijnders. L’Udinese risponde con un 3-5-1-1 da fortino: Lucca e Thauvin in panchina, giocano Success e Pereyra, con Ebosele e Zemura sulle fasce. Il fantasista è il solito Samardzic, affiancato da Payero e Wallace. Prima dell’inizio del match, tutto il Milan posa con la maglia di Kalulu, reduce dall’operazione che lo terrà fermo per almeno quattro mesi.

POCO CONCRETI — I primi 45’ del Milan sono una sorta di “vorrei ma non riesco”. La manovra è lenta, gli scambi prevedibili, i lanci lunghi più frequenti e quasi tutti verso Leao, sganciato sulla sinistra nel 4-4-2 (palesemente un 4-2-4 in fase offensiva). La fotografia è “palla a Rafa e qualcosa combina”. Pochino, in realtà: un destro in tribuna dopo una bella serpentina, una bella palla per Florenzi che per poco sfiora l’eurogol (38’) e un paio di palloni in mezzo dopo le solite sgasate, anche se il primo squillo è dell’Udinese. Al 9’ Zemura affonda a sinistra, Florenzi spazza malamente e Pereyra calcia altissimo da una dozzina di metri. Due le chance del Milan, entrambe con tiri da fuori neutralizzati da Silvestri: la prima con Calabria (24’), la seconda con Musah (33’). L’Udinese fa ciò che può con le due armi a disposizione: la corsa degli esterni - ficcanti, rapidi, fisici -, e l’estro di Samardzic, una sorta di faro nella pioggia. La nota stonata rossonera, però, si chiama Luka Jovic, a secco di gol da 161 giorni. Il serbo tocca solo 14 palloni in tutto il primo tempo, sbaglia un paio di appoggi semplici, non trova l’intesa con Giroud e si becca anche qualche fischio. Inevitabile la sostituzione all’intervallo.

PEREYRA GOL — La ripresa si apre con un altro fulmine in un cielo già cupo, e stavolta dà più fastidio. Noia muscolare per Krunic, dentro Adli (più Okafor al posto di Jovic). Ventunesimo infortunio stagionale per il Milan. I rossoneri fraseggiano, ci provano con Reijnders, ma alla fine punge l’Udinese. Al 60’ Ebosele si infila in area partendo da destra, si allunga la sfera e Adli gli rifila un pestone: calcio di rigore (tra molti dubbi). Dopo un breve check del Var, il “Tucu” Pereyra - fino a quel momento a corto di guizzi - spiazza Maignan e sigla il primo gol stagionale. A questo punto Pioli abbassa la testa sulla scacchiera e muove i pezzi: spazio a Loftus-Cheek - al rientro dopo lo stop - e fuori Reijnders, che gioca il solito match a due volti. Bene quando c’è da impostare, ma inconsistente sotto porta. Pioli lancia anche Romero, ma gli applausi se li prende Silvestri: al novantesimo sventa un colpo di testa di Giroud, poi si ripete deviando in angolo una conclusione di Florenzi dalla distanza. Il Milan non c’è più. Sorride Cioffi invece, al primo successo dopo il rientro all’Udinese. Quando vede i rossoneri tira fuori gli artigli: due pareggi e un successo in tre gare. Sul curriculum anche uno 0-0 raccolto a San Siro quand’era giocatore, con la maglia del Torino. Dall’altra parte, invece, delusione e rimpianti. Due sconfitte e un pari nelle ultime tre partite di campionato, due reti al Maradona e nessuna tra Juve e Udinese. Pioli riflette sotto la pioggia. Serve una svolta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/11/2023 23:49
 
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Tris del Monza a Verona:
Colombo segna una doppietta da paura!



Per la squadra di Palladino a segno anche Caldirola,
la classifica per i veneti si fa pesante


Matteo Pierelli

Con una doppietta d’autore di Lorenzo Colombo e il sigillo di testa di Caldirola, il Monza sbanca il Bentegodi e spinge sempre più in basso un Verona che non riesce più a vincere: l’ultimo successo resta quello contro la Roma al Bentegodi a fine agosto e il tesoretto accumulato a inizio stagione ora non c’è più. La squadra di Marco Baroni, che ha trovato il gol solo nel finale con Folorunsho, esce dal Bentegodi sommersa dai fischi dei suoi tifosi, delusi e amareggiati. Applausi invece per il Monza di Raffaele Palladino che con questo 3-1 si porta nelle zone nobili della classifica e si gode la classe di Lorenzo Colombo: il baby talento (è del 2002) di scuola e proprietà del Milan decide una partita che sulla carta sarebbe potuta essere molto insidiosa.

LA CHIAVE — Il Verona deve ancora rinunciare a Hien in difesa, mentre davanti è confermata la coppia Bonazzoli-Djuric. Novità per Palladino che parte con la difesa a quattro con D’Ambrosio a destra e Kyriakopoulos a sinistra, mentre Colpani agisce da trequartista dietro l’unica punta Colombo. Il Monza cerca di fare la partita: tanto possesso palla per cercare di sfondare la difesa dell’Hellas. La prima grande occasione per i brianzoli arriva dopo 10 minuti: gran girata di Pablo Marì e palla che scheggia il palo. Poco prima, bravo Montipò a respingere un tentativo di Colombo. Il Verona fa fatica a uscire dalla sua metà campo e al 28’ deve rinunciare a Dawidowicz, out per un problema muscolare: al suo posto Hien. Il Monza insiste e Gagliardini sfiora il palo di testa. Ma poco dopo la mezzora arriva la fiammata dell’Hellas: gran botta di Duda dal limite e palla che va a stamparsi sulla traversa con Di Gregorio battuto. Poi è Colpani ad avere una grande chance al 38’, ma dopo aver saltato anche Montipò tira fuor di destro da posizione defilata. E’ il preludio al gol di vantaggio (41’): azione in verticale con la palla recuperata da Gagliardini e consegnata a Colpani che a sua volta serve Colombo che di destro la butta dentro.

GIOIELLO COLOMBO — Nella ripresa Baroni inserisce Hongla e Lavovic si sposta a sinistra. L’Hellas ha subito una buona occasione, ma Bonazzoli spara alto a due passi da Di Gregorio. Il Verona della ripresa ha un moto d’orgoglio e crea molto di più rispetto alla prima frazione. Ci provano Djuric di testa e Faraoni: niente da fare. Ma reazione della squadra di Baroni finisce li. Poi sale in cattedrale Lorenzo Colombo che al 74’ salta un paio di uomini e con un gran sinistro spedisce la palla all’angolino, là dove Montipò non può arrivare. Al Bentegodi cala il gelo, accentuato poi dalla zuccata di Caldirola (84’) che chiude definitivamente una partita che ha raccontare ancora la rete di Folorunsho allo scadere. Ma ormai è tardi: il Monza fa festa, il Verona riflette su una crisi infinita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/11/2023 21:13
 
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Il Cagliari ci ha preso gusto: 2-1 al Genoa.
Ranieri fuori dalla zona retrocessione

I sardi trovano la seconda vittoria consecutiva
in campionato grazie alle reti di Viola e Zappa.
A Gilardino non basta Gudmundsson


Francesco Velluzzi


Cagliari in paradiso, a festeggiare in entrambe le curve. Claudio Ranieri azzecca ancora i cambi e vince la seconda partita di fila. Nel “nuovo campionato” cominciato alla nona giornata non ha mai perso. Pari a Salerno, vittorie con Frosinone e Genoa (2-1 con reti Viola e Zappa). Sono Viola, Zappa e Petagna gli uomini che danno qualcosa in più ai sardi che stendono il Genoa di Alberto Gilardino che paga una certa inconsistenza davanti fatta eccezione per il solito straordinario Albert Gudmundsson al quinto centro. Ma il Cagliari ha anema e core, una forza dentro che lo fa spingere sempre, alla ricerca continua del gol e del successo. E gli fa ribaltare le situazioni, come è successo anche mercoledì a Udine in coppa Italia. Gila prova anche il 4-4-2 con Puscas (che non riesce a pareggiare murato da Scuffet) e pure Ekuban. Togliendo anche il doppio play Badelj-Strootman. Il cagliari, orchestrato da un grande Makoumbou e da Prati ne ha di più. Come energia e voglia sicuramente. E ora per la prima volta si toglie dalla zona rossa, lasciando indietro Verona, Empoli (che gioca domani) e Salernitana. I rossoblù liguri restano a 11, ma adesso la lotta salvezza si comincia a infiammare e coinvolge più squadre.

PRIMO TEMPO — La Unipol Domus è esaurita. A Cagliari tutti ancora in maglietta. Nessuna allerta, qui…. Anche lo spicchio dei tifosi del Genoa è pieno. Un tifoso ligure avrebbe accusato un malore prima della partita. Alla quale assiste anche l’ex calciatore Alessio Cerci. La moglie è sorella della compagna di Edoardo Goldaniga. Che è in campo, come con il Frosinone. Ranieri lo aveva detto. Voleva rafforzare la difesa, troppo colpita. E così opta per tre centrali, pur in una difesa a quattro: Goldaniga, Dossena e Hatzidiakos con Augello a sinistra. Zappa, sostituto dell'infortunato Nandez, sta in panchina. Logico che la spinta a destra ne risenta e il Cagliari sposta il pallino a sinistra da Augello, Jankto e Luvumbo. Il Genoa resta a tre con De Winter e Vasquez ai lati di Dragusin. Gilardino rafforza la mediana con il doppio play Strootman accanto a Badelj, così Frendrup può agire quasi da trequarti alle spalle di Malinovskyi, posizionato da seconda punta con Gudmundsson. La partita è tattica, offre pochi spunti, entrambe le squadre cercano di non prenderle. Anche se il Genoa tiene più il pallone. Al 28’ Guida dà il primo giallo, a Malinovskyi, per un pestone. Al 30’ Mancosu tenta il colpo della domenica da lontanissimo vedendo Martinez fuori dai pali. Ma al 36’ il legno lo centra sul serio Vasquez, che colpisce indisturbato la traversa. E’ libero e sulla punizione Hatzdiakos viene saltato. Il Cagliari replica andando in gol: Oristanio bravissimo pesca nel corridoio Luvumbo che segna, ma prima fa fallo su Vasquez. Ultimo sussulto di un primo tempo con un solo minuto di recupero in cui Guida viene fischiato perché non fa battere l’angolo al Cagliari.

SECONDO TEMPO — Ranieri si gioca subito due cambi perché Hatzidiakos non ha convinto tanto e serve maggiore spinta. Quindi dentro Zappa e anche Viola perché Mancosu non ha più di un tempo. Gli effetti sono immediati. Su un lancio sbagliato di Strootman, il Cagliari riparte con Viola che da boa libera Oristanio per la percussione, l’interista lo serve nuovamente e Nicholas fa centro: 1-0 dopo 3’. Ma la gioia della Unipol Domus si spegne quasi subito perché, su un cross innocuo, Goldaniga si abbassa quasi fin terra e rinvia di testa all’indietro. È, di fatto, un assist per Gudmundsson che è ben posizionato e fa un gran gol: 1-1. Il Cagliari all’11' potrebbe raddoppiare, ma Guida, che in modo quasi irritante, non fischia un fallo che uno e fa sempre giocare, non giudica da rigore un intervento di Dragusin su Luvumbo che poi calcia ma trova la gran risposta di Martinez in angolo. Gila decide di rinunciare ai due play e piazza Puscas con Gudmundsson arretrando a centrocampo Malinovskyi. Ranieri risponde con Petagna per Oristanio passando al 4-2-3-1. Gila mette Haps per Martin, ma ci guadagna ancora il Cagliari che al 24’ mette ancora la testa avanti. Petagna lavora un pallone in duello con Dragusin, serve Makoumbou che mette dentro, ma pasticciano sia Dragusin sia, soprattutto, Frendrup. Così Petagna serve Zappa che colpisce: 2-1. La partita si scalda, Guida continua a non fischiare e il nervosismo aumenta. Giallo a Goldaniga e Gudmundsson. Poi l’arbitro risparmia il rosso a Malinovskyi già ammonito che stende male Luvumbo. È un finale rovente. Il Cagliari reclama un altro rigore con De Winter che stende Petagna in area ma c’era fuorigioco di Azzi che poi ha l’occasione in contropiede per il 3-1 ma spara fuori. Il Genoa tenta l’assedio. Nei 6’ di recupero. L’occasione d’oro è sui piedi di Puscas che si fa murare dal bravo Scuffet. Guida dà altri due gialli a Petagna (giusto, per proteste) e Viola, esagerato. Ma il Cagliari resiste e porta a casa la seconda vittoria di fila. E va a festeggiare davanti alle due curve.

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/11/2023 21:17
 
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Lukaku croce e delizia! Sbaglia un rigore,
poi ribalta il Lecce al 94': la Roma vince nel recupero



Il centravanti belga si fa parare un penalty dall'eccellente Falcone,
ma a due minuti dalla fine dà seguito al gol
di Azmoun e rende vano il vantaggio di Almqvist


Andrea Pugliese

All'ultimo respiro, con il cuore in gola, quando tutto sembrava finito. Per il Lecce è una beffa, per la Roma una gioia inattesa e anche una boccata d'ossigeno. Perché fino al 46' della ripresa Mou era sotto (gol di Almqvist) e vedeva da vicino il baratro. Poi una testata di Azmoun (ancora bene, come con il Monza) e il gol in extremis di Lukaku regalano alla Roma una vittoria oramai inattesa. E che permette a Mou di superare in classifica Sarri, in attesa del derby di domenica prossima.

SUPREMAZIA DI CASA — Mourinho ritrova Dybala dal via e spedisce Aouar in marcatura fissa su Ramadani sulla costruzione dal basso del Lecce. D'Aversa invece stavolta si schiera con una sorta di 4-2-3-1, dove la differenza la fa Rafia, che fa un po' la mezzala (andando a ricostruire il terzetto di centrocampo) e un po' il trequartista. La Roma potrebbe indirizzare subito la partita sui binari migliori, ma Lukaku calcia malamente su Falcone un rigore concesso dopo appena 2' di gioco per fallo di mano di Baschirotto su tiro di Dybala. Sprecata la chance d'oro, i ragazzi di Mou restano a fare la partita (occasioni per El Shaarawy e Aouar e uno slalom in area di Dybala concluso con una rabona troppo alta), anche se poi a conti fatti la difesa leccese regge bene. Dall'altra parte, invece, il primo tiro (fuori) arriva solo al 29' con Ramadani, ma il Lecce carbura alla distanza e dopo crea un paio di altre occasioni con Banda: sulla prima lo zambiano reclama un rigore per un mani di Karsdorp, sulla seconda spreca tutto al momento decisivo. Dybala, invece, si mette a creare gioco in mezzo, con la Roma che stavolta lavora molto più centralmente che sulle corsie laterali. E proprio un pezzo di bravura dell'argentino (mini-sombrero e tiro al volo) porta la Roma ancora una volta vicina al gol, ma senza riuscire a trovarlo.

AL CARDIOPALMA — D'Aversa ha però capito che se la può giocare, anche perché il Lecce con il passare dei minuti prende coraggio. La velocità di Banda e Almqvist sulle fasce crea problemi alla retroguardia romanista, anche se l'occasione Pongracic se la crea grazie a una palla sanguinosa persa in mezzo da Aouar. Poi Lukaku spreca su Falcone ed El Shaarawy spreca a sua volta una potenziale occasione da gol. Adesso, però, la partita è più equilibrata, considerando anche che la ricerca del gol da parte della Roma crea spazi invitanti per le ripartenze ospiti. Allora dopo un mese e mezzo si rivede anche Renato Sanches, ma è Almqvist al 26' a bruciare Rui Patricio e a portare in vantaggio il Lecce (clamoroso il doppio errore di Mancini su Banda). Mou quindi si mette prima 3-4-3 (dentro Azmoun) e poi 4-2-4 (con Belotti vicino a Lukaku e Azmoun e Dybala larghi). L'argentino sfiora il pari di giustezza, Strefezza va a un soffio dal 2-0. Poi viene giù l'Olimpico, quando tutto sembrava deciso: prima Azmoun pareggia di testa in pieno recupero su spunto di Zalewski, poi Lukaku trova lo spunto decisivo in area per il 2-1. Finisce così, con la gioia romanista e la beffa leccese.

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/11/2023 21:22
 
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