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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di B-Side FORUM

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2024 00:59
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Il Bologna mette la quinta:
2-0 al Verona e quarto posto in solitaria

I rossoblù stendono i veneti con Fabbian e Freuler.
L'arbitro Abisso si infortuna ed entra il quarto uomo Camplone


Giulio Saetta


Il Bologna centra la quinta vittoria di fila battendo 2-0 il Verona al Dall’Ara e almeno per due giorni si piazza al quarto posto solitario, in attesa della sfida tra Atalanta e Milan di domenica. La sorpresa è che non segna Zirkzee ma due centrocampisti, Fabbian e Freuler, a riprova della affidabilità della macchina guidata da Thiago Motta.

LE NOVITÀ — In difesa altra panchina per Calafiori, fiducia per la terza volta di fila alla coppia centrale Beukema-Lucumi. A centrocampo Motta ritrova Freuler dopo la squalifica; a sinistra nella cerniera di trequartisti Ndoye è preferito a Saelemaekers. Baroni fa debuttare il francese Centonze come terzino destro; prima punta è ancora Noslin, con Swiderski che si abbassa sulla trequarti affiancato a destra da Suslov e a sinistra da Folorunsho.

FABBIAN — Dopo nemmeno 5’, un problema muscolare mette fine alla partita dell’arbitro Abisso, che dopo un tentativo di fasciatura deve lasciare il fischietto al quarto uomo Camplone. Al 27’ il Bologna passa in vantaggio con Fabbian, che sugli sviluppi di corner mette lo zampino su un tiro-cross di Orsolini, fra le proteste del Verona per una presunta carica su Montipò: Sozza alla Var conferma la rete. Al 36’ grande occasione per il raddoppio con una percussione di Zirkzee che mette in mezzo trovando solo Orsolini defilato che rimette dentro ma Montipò ci mette una pezza. Lo stesso portiere qualche minuto prima aveva chiuso bene lo specchio a Ferguson. Anche allo scadere del primo tempo mura Ndoye.

SENZA STORIA — Nella ripresa Baroni toglie Swiderski e fa debuttare il serbo Mitrovic, che con il dieci sulle spalle si piazza alto a sinistra. Dopo una buona occasione di Suslov che sfiora il palo lontano con un pallonetto dopo un regalo di Skorupski, il Bologna al 20’ raddoppia con Freuler, che approfitta di una dormita dei due centrali gialloblù e spedisce in rete da pochi passi un invito di Fabbian. La rete è una mazzata per il Verona che fa davvero fatica a imbastire un’azione d’attacco. Solo nel finale, con il nuovo entrato Mitrovic si rende pericoloso con una ripartenza sprecata da Henry.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/02/2024 23:42
 
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Bastoni fa godere l'Empoli al 94'.
Nicola non si ferma più.
Sassuolo, saluta Dionisi



I toscani vanno due volte in vantaggio con Luperto e Niang,
vengono acciuffati da Pinamonti e Ferrari ma poi trovano i tre punti.
Carnevali pensa a Ballardini o Semplici per la panchina


Matteo Pierelli

L’Empoli non si ferma più e inguaia ancora ulteriormente un Sassuolo brutto e senz’anima: i toscani grazie a una rete al 94’ di Simone Bastoni (entrato all’80’) portano a casa tre punti pesantissimi e suggellano un periodo d’oro, coinciso con l’arrivo di Davide Nicola, lo specialista in salvezze quasi impossibili: dopo questo 3-2 pieno di emozioni, sono diventati sei i risultati utili di fila per l’Empoli, che se continua così si salverà in carrozza. Dall’altra parte invece salta in serata la panchina di Alessio Dionisi che ha fatto un punto nelle ultime sei e ha vinto solamente una volta in questo 2024 pieno di amarezze (Carnevali pensa a Ballardini o Semplici). Gli emiliani, che mercoledì recupereranno la partita con il Napoli, sono terz’ultimi assieme al Verona, mentre l’Empoli è a più cinque sula zona salvezza.

SCATTO LUPERTO — Il Sassuolo, che ha perso anche Viti alla vigilia, parte con il solito 4-2-3-1 con Tressoldi-Ferrari come coppia centrale della difesa, mentre l’Empoli deve rinunciare all’ultimo a Zurkowski e Fazzini e schiera il solo Cerri come punta, supportato da Cancellieri e Cambiaghi molto larghi sulle fasce. Il Sassuolo fa possesso palla, ma è l’Empoli a passare in vantaggio all’11’ grazie a un colpo di testa del capitano Luperto, lasciato troppo solo in area dalla difesa di casa, dopo una punizione dalla destra di Marin. Il Sassuolo non si scuote, anzi è l’Empoli ad andare vicinissimo al raddoppio al 23’: palo su tiro-cross di Cancellieri, rinvio di Pedersen che va sul braccio di Maleh che poi la butta dentro ma Aureliano giustamente annulla il gol. Il Sassuolo tenta una timida reazione e ci prova da lontano con Laurienté e di testa con Ferrari e Cerri, ma Caprile non corre grandi pericoli.

BOTTA E RISPOSTA — Nella ripresa nel Sassuolo entra Bajrami per Boloca e i padroni di casa accentuano la pressione. Doig ci prova dalla distanza, Caprile si rifugia in angolo. Poco dopo, al 52’, Aureliano viene richiamato dal Var che pesca un calcetto di Ismajli a Tressoldi in area: calcio di rigore, stavolta trasformato da Pinamonti. Il Sassuolo ci crede, ma dieci minuti arriva la doccia fredda: il neo entrato Niang si aggiusta la palla e calcia verso la porta, Ferrari si oppone con le mani: rigore netto, realizzato ancora da Niang. L’Empoli sembra avere in pugno la partita: non è così. Perché Ferrari al 77’ riesce a buttare dentro di testa una punizione battuta da Bajrami. Finita? Macché, Simone Bastoni nel recupera di testa infila all’angolino una palla che manda in estasi Empoli e spinge sempre più giù il Sassuolo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/02/2024 09:22
 
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Colpo Monza con Maldini e Pessina:
Salernitana nel baratro e contestata

Palo di Djuric e poi due miracoli di Ochoa tengono
in piedi i granata, che però che crollano nel finale.


Matteo Brega


Il Monza vince 2-0 a Salerno grazie ai gol di Maldini e Pessina nella ripresa.

TENSIONE SALERNITANA — Fabio Liverani cerca la vittoria per inseguire il sogno salvezza. Nel 3-4-2-1 esordisce Manolas in difesa e dal primo minuto Weissman. Raffaele Palladino insegue il secondo successo di fila schierando la stessa formazione con cui ha battuto il Milan (4-2-3-1) e punta alla vittoria per coltivare ancora il sogno europeo. I primi dieci minuti sono un trauma per la Salernitana. In un clima teso la squadra di Liverani patisce l’avvio degli avversari. Perfetto il Monza che va vicino al gol tre volte, due con Djuric e una con Gagliardini. Un’onda brianzola, a due passi dalla Costiera. Un paradosso. Affievolita la spinta del Monza, la Salernitana ritrova fiducia e prende il continuo sostegno del pubblico come alimento indispensabile. Un tiro di Kastanos poco largo e una girata di Weissman su cross di Zanoli lasciano intravedere la reazione della Salernitana nel cuore del primo tempo. Il finale dei primi 45’ è interessante. Birindelli rischia di causare un rigore perché è in ritardo su Kastanos, ma per pochi centimetri è solo una punizione. Dalla quale arriva un tiro di Candreva deviato dalla schiena di Colpani che dà l’illusione del gol. Si rivede il Monza nel finale con due colpi di testa. Prima di Izzo e poi di Gagliardini. Specie il secondo è una grande occasione che esce di poco. Finisce così 0-0 il primo tempo.

PERSONALITÀ MONZA — La ripresa si apre con Bondo al posto Colpani nel Monza: il francesino va al centro del campo con Gagliardini, Pessina va a fare il trequartista e Valentin Carboni si allarga a destra. Il primo squillo è di Izzo che con la testa impegna Ochoa a bloccare la palla. I campani sono tornati nel cono d’ombra dei timori e il Monza con la sua leggerezza e la sua capacità di palleggio indirizza la partita. Nel giro di pochi secondi al minuto 11 i brianzoli hanno due grandi occasioni. La prima annullata dal salvataggio di Pellegrino sulla linea, la seconda dalla parata strepitosa di Ochoa su Gagliardini da un metro. La partita viene condotta dal Monza con personalità e la Salernitana inizia a mostrarsi dal 25’ dalle parti di Di Gregorio. Discesa di Candreva che vince un rimpallo al limite, la palla arriva a Kastanos che calcia e Caldirola devia la traiettoria. Poi un anticipo di Boateng su Djuric crea il break per una ripartenza rapidissima di Tchaouna che ha due volte la palla buona davanti a Di Gregorio e due volte il portiere dice no. Un minuto dopo però il Monza passa con merito. Maldini scambia con Gagliardini, l’ex Milan si ritrova in area e con un destro a giro brucia Ochoa sul secondo palo. Cinque minuti e i brianzoli raddoppiano. Rinvio di Di Gregorio, Djuric di testa spizza e lancia Pessina che gira dietro Bradaric e con l’esterno confeziona un pallonetto perfetto. La prima contestazione dell’Arechi parte dalla tribuna centrale con il pubblico che lascia lo stadio. Parte qualche coro “Vergognatevi”, ma l’impressione è che si aspetti il novantesimo per il grosso della protesta, che infatti divampa pesantemente. Lo stadio è quasi silenzioso, manca il presidente Iervolino che non ha assistito alla partita. Il ko tarpa l’entusiasmo della Salernitana che avrebbe voluto rilanciare le speranze salvezza vincendo (ed esce tra i fischi della curva). Il Monza infila il quinto risultato utile consecutivo, virtualmente è salvo (+16), aggancia il decimo posto e sente profumo d’Europa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/02/2024 09:26
 
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Retegui e Bani segnano, Kristensen si fa cacciare:
Genoa, tutto facile con l'Udinese

Apre l'argentino al 36' con una gran rovesciata, dopo 4' replica il difensore.
Poi la squadra di Gilardino gestisce senza problemi in superiorità numerica


Francesco Velluzzi


“E vola vola si va, sempre più in alto si va” fanno ballare i Ricchi e Poveri, simbolo della Liguria canora. In campo il Genoa vola e sempre più in alto va. Vola a 33 punti il Grifone di Alberto Gilardino stendendo l’Udinese (2-0) che, dopo 25 minuti di attenzione e qualche buona giocata crolla e non riemerge più finendo in 10 (rosso a Kristensen dopo 3’ della ripresa). Gila è al centro della foto da copertina in cui spicca Mateo Retegui per la spettacolare rovesciata (sesto gol in campionato) che ha sbloccato la sfida, ma accanto ci sono un Junior Messias ritrovato che corre all’impazzata, un Sabelli cresciuto, un Badelj che è capitano e cuore pulsante, l’inossidabile Frendrup, il creativo Gudmundsson (stavolta è assist per Bani) e una difesa che Bani (goleador stasera) guida con autorità. Questo è il Genoa che ora si prepara alla trasferta di San Siro per dar fastidio all’Inter. La salvezza è cosa fatta, ora ci si può divertire. L’Udinese, invece, deve soffrire e parecchio per conquistare una salvezza non facile. La salva lo scivolone del Sassuolo, ma Gino Pozzo salverà Gabriele Cioffi che ha assistito alla sconfitta di una squadra incapace di una reazione dopo aver subito lo svantaggio col solo Walace a salvare una barca alla deriva.

SI GIOCA — Gilardino, come previsto, conferma gli 11 di Napoli, pure Cioffi si affida agli stessi 11 che hanno cominciato nella partita pareggiata contro il Cagliari in casa. Si parte e il protagonista diventa subito l’arbitro Forneau che dopo 19 secondi (da record) ammonisce Giannetti per il primo fallo su Retegui. Un duello in salsa argentina, forse esasperato dall’idea del corpo a corpo fisico e così l’arbitro romano interviene immediatamente per mettere le cose in chiaro. Ma Giannetti è costretto a difendere di posizione. Comunque l’Udinese è un muro con Walace insuperabile che non consente niente al Genoa che ha un giropalla statico e inconcludente. Anzi sono i bianconeri che costringono due volte Martinez a usare i pugni. Walace va anche al tiro ma non dà la forza giusta. Forneau grazia Frendrup per un fallo simile a quello di Giannetti. Al 25' Lucca, che ingaggia un duello fisico con Bani, colpisce la traversa. L’Udinese fa sicuramente meglio, ma subito dopo il Genoa comincia ad essere più concreto. Vasquez diventa un attaccante aggiunto e su palla inattiva colpisce di testa due volte in pochi minuti. Okoye fa un miracolo, poi è salvato dal palo. Non può nulla al 36’ quando Retegui si inventa una rovesciata da campione credendo in un pallone crossato da Martin e sul quale la diagonale di Giannetti era stata eccellente, ma il pallone è rimasto lì. Il grifone ha Messias che corre come un terzino e Sabelli che fa il terzino di spinta, c’è entusiasmo e al 40’ l’Udinese, che era sembrata insuperabile, diventa molle: Ehizibue consente una giocata libera a Gudmundsson che mette in mezzo e trova Bani lasciato solo, indisturbato dal colpevole Giannetti. Finisce col giallo a Kristensen beccato a 4’ dalla fine per fermare il velocissimo Messias. È notte fonda per friulani, è pura felicità per il popolo genoano che ha riempito lo stadio. E ha pure smesso di piovere.

SECONDO TEMPO — Cioffi butta subito dentro Ebosele per dare più vivacità, ma chi è più vivace è Junior Messias che sgomma a tutta e fa ancora ammonire Kristensen dopo appena 3 minuti. Il secondo giallo significa finire la partita e sostanzialmente finisce anche quella dell’Udinese, incapace di reagire e di proporsi in modo decente. Cioffi toglie anche un Samardzic totalmente ininfluente e Zemura per inserire Ferreira e Kamara. In 10 è durissima per i friulani, mentre il Genoa va ovviamente alla ricerca del bottino più consistente. Gila inserisce Vogliacco per l’ottimo messicano Vasquez. Ci prova Badelj al volo ma Okoye è bravo a mettere in angolo. Ci prova Frendrup, ma calcia fuori. Calcia dentro invece Lorenzo Lucca al 2’ che si sbloccherebbe dopo sette partite anticipando De Winter su un bel cross di Kamara che è entrato benino. ma Forneau e anche Di Paolo al Var vedono un fallo dell’attaccante di Moncalieri. Al 32’ Gilardino dà spazio anche alla sua panchina e fa tre cambi: dentro Spence, Malinovsky ed Ekuban, fuori Sabelli, Messias e Retegui che hanno speso tantissimo. Cioffi prova la punta Davis, ormai recuperata per un Thauvin al quale non sono riusciti dribbling e numeri. Finisce con la Nord che canta a squarciagola “Un giorno all’improvviso”. È bellissima la notte di Marassi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/02/2024 09:30
 
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La Juve torna a vincere, ma che fatica:
Rugani al 95' piega il Frosinone



Il difensore, nel recupero, regala i tre punti ai bianconeri, che erano sotto 2-1.
Doppietta di Vlahovic. Per i laziali a segno Cheddira e Brescianini


Filippo Cornacchia

Un gol all’ultimo minuto (95’) di Daniele Rugani salva la giornata della Juventus e consente ai bianconeri di mettere fine alla crisi. La squadra di Massimiliano Allegri, dopo il vantaggio fulmineo di Vlahovic, vince in rimonta (3-2) contro il Frosinone e rafforza il secondo posto. La zampata finale di Rugani consente alla Signora di ritrovare la vittoria, che mancava da quattro partite. Per la squadra di Eusebio Di Francesco ancora applausi e complimenti, ma i punti restano 23.

QUATTRO GOL — Allegri rilancia dal primo minuto la coppia Chiesa-Vlahovic, Di Francesco s’affida all’estro del “bianconero” Soulé e a Cheddira in attacco. La Juventus sblocca la partita in avvio, ma non la chiude. Così per quarantacinque minuti l’Allianz Stadium si trasforma in un Luna Park all’ora di pranzo. Quattro gol, due per parte. Belle giocate balistiche, ma pure tanti errori e altrettante dormite. I bianconeri sono trascinati da McKennie e Vlahovic. L’americano prima (3’) si esibisce in uno stop volante e serve il serbo, che fulmina Cerofolini con un diagonale di destro. E poi intorno alla mezzora sono sempre loro due a confezionare il 2-2: McKennie trova in area Vlahovic, che con un tiro a giro da vero bomber pareggia. Tra un gol e l’altro di DV9, la grande paura della Juventus e lo spettacolo del Frosinone. Già, perché nonostante lo svantaggio iniziale la squadra di Di Francesco, invece di subire il colpo, comincia a giocare e in meno di un quarto d’ora segna due gol. Uno con Cheddira, che stacca di testa sfuggendo alla marcatura di Cambiaso attorniato dai difensori della Juventus (1-1). E l’altro con Brescianini, il quale sorprende i bianconeri e batte Szczesny con un gran tiro.

DECIDE RUGANI — Alcaraz, entrato nel primo tempo per l’infortunato Rabiot, guadagna fiducia con il passare dei minuti. Ma il primo vero strappo di Chiesa, per 45 minuti fuori dalla partita e spesso ripreso da Allegri, arriva poco prima dell’ora di gioco. Forse troppo tardi, visto che poco dopo l’allenatore bianconero lo sostituisce con Yildiz. Mentre il Frosinone si gioca le carte Barrenechea e Kaio Jorge. I bianconeri guadagnano campo e sfiorano il 3-2 con il solito Vlahovic. E come un gol, pochi minuti dopo, vale il salvataggio al limite dell’area dell’ottimo McKennie su Kaio Jorge lanciato in porta. L’americano, tra i migliori in campo, è però costretto a uscire per infortunio. Allegri, dopo il classico lancio del cappotto, si gioca il tutto per tutto con Milik e Iling Jr per l’assalto finale. Ma al 95’, all’ultimo calcio d’angolo, è Rugani a trovare il 3-2.

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/02/2024 15:33
 
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Il Cagliari riprende il Napoli all'ultimo secondo.
Luvumbo al 96' risponde a Osimhen



Un gol in pieno recupero condanna il Napoli al pareggio.
Il nigeriano concede il bis dopo il rientro con gol in Champions


Vincenzo D'Angelo

Il campionato del Napoli finisce qui, a fine febbraio. Una stagione nera che sta diventando un’agonia. Altro passo falso che fa malissimo al morale e mette fine alla speranza Champions: al 96' un errore clamoroso di valutazione di Juan Jesus sull’ultima palla utile del match lascia indisturbato Luvumbo, che controlla e trova il pareggio a una manciata di secondi dal fischio finale, rendendo inutile il vantaggio siglato dal rientrante Osimhen che cancella tre mesi da incubo in trasferta in cui il Napoli non era più riuscito a trovare la via del gol (l'ultimo con Lobotka a Bergamo nel 2-1 sull'Atalanta il 25 novembre). Stavolta, però, sono le individualità a condannare il Napoli e a macchiare la prima in A di Calzona. Prima del pari di Luvumbo con dormita di Juan Jesus, Politano si era divorato il raddoppio e Simeone aveva peccato di egoismo, non servendo Lindstrom a un metro dalla porta. E quando tutto gira male, inesorabile arriva la punizione finale. Per il Cagliari è un punto d’oro in chiave salvezza, in fondo anche meritato. Per il Napoli è mini-passo che aumenta solo l’amarezza. Due punti buttati, dopo tanta fatica.

ORGOGLIO SARDO — Il Napoli ritrova Osimhen al centro dell’attacco dopo due mesi e Calzona – al debutto in A da allenatore capo – sorprende schierando Raspadori largo a destra del tridente, con Politano in panchina. Ranieri rinuncia invece alle geometrie di Prati per l’atletismo di Jankto e si mette 4-2-3-1 per fare densità al centro e garantire raddoppi in fascia. La gara stenta a decollare così la prima azione arriva al 16’ da una rimessa laterale: il Napoli si perde Luvumbo che cross per Jankto, ma il colpo di testa è fuori misura. La risposta del Napoli arriva con Raspadori che calcia da lontano di sinistro, ma Scuffet si fa trovare pronto per la respinta. Al 32’ il Cagliari la sblocca, ma il Var richiama Pairetto che annulla: sulla punizione laterale dell’ex Gaetano, infatti, Lapadula parte avanti e poi ostacola Rrahmani che devia nella propria porta. L’ultimo brivido del primo tempo è ancora rossoblù, con Luvumbo che non approfitta di uno scontro aereo Meret-Juan Jesus e a porta vuota, di testa, mette fuori.

LA FIRMA DI OSI — Nella ripresa il ritmo è lento e spezzettato, con le squadra che sembrano aspettare Angolo veloce del Napoli, Kvara pesca Osimhen che non riesce a dare forza al pallone. È il preludio al vantaggio, che arriva dopo un regalone del Cagliari: Viola e Augello (21’) non si intendono sulla rimessa laterale, Raspadori vince il contratto e si invola a destra, cross perfetto per Osimhen che di testa interrompe un digiuno esterno degli azzurri che durava da tre mesi. Osimhen va vicinissimo al raddoppio due minuti dopo, centrando due volte il palo prima con lo scavino e poi col tap-in sottomisura, ma la posizione di partenza era irregolare. Calzona fa come mercoledì, toglie Kvara per Politano e il georgiano stavolta non reagisce, ma esce a testa bassa e non incrocia lo sguardo col suo tecnico.

HARAKIRI NAPOLI — La gara si fa dura e spigolosa, contrasti al limite, tanti scontri e poco fraseggio. Al 90’ Politano si divora il colpo del ko dopo una bella ripartenza orchestrata da Simeone e rifinita da Cajuste (altri due subentrati), ma il tocco finale di esterno non inquadra lo specchio. E al 4’ di recupero non fa meglio Simeone, che invece di servire Lindstrom solo sul secondo palo opta per la botta forte che centra Scuffet. Lobotka al 50’ sfiora l’incrocio da fuori, regalando al Cagliari l’ultima chance, che è quella vincente. Dossena lancia lungo, Juan Jesus sbaglia completamente l’intervento e Luvumbo fulmina Meret. Per il Napoli è finita davvero: una stagione così rischia di diventare da record negativo. E ‘a nuttata è ancora lunga.

Fonte: Gazzetta dello Sport
26/02/2024 00:33
 
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L'Inter è un rullo compressore:
4-0 anche a Lecce e la Juve torna a -9



Tutto facile per i nerazzurri a segno con Lautaro (doppietta), Frattesi e De Vrij.
Mercoledì il recupero contro l'Atalanta: Inzaghi potrebbe andare a +12


Filippo Conticello

Di questo passo bisognerà concentrarsi solo sul calendario: quando quest’Inter tirannica cucirà sul petto l’agognata seconda stella? Questo 0-4 in Salento è l’ennesima prova di potenza e dominio, anche con formazione ampiamente rimaneggiata. Inzaghi resta a +9 con una partita in meno, non fa prigionieri neanche in provincia e festeggia l’ingresso di Lautaro nel club dei centenari: 100esimo e poi 101esimo gol nerazzurro in serie A. E’ appena il 25 febbraio e il Toro ha già segnato in campionato più delle ultime due stagioni, che fin qui erano le più prolifiche della carriera: siamo già a 22, immaginare dove possa arrivare di questo passo è un esercizio interessante perché non sembrano esserci limiti per il capitano interista. In più, giusto per scoraggiare la concorrenza, brillano pure le presunte riserve, da Frattesi-gol a Sanchez. Per il Lecce, invece, rischia davvero di mettersi male: alla sesta sconfitta nelle ultime sette, resiste per poco più di un tempo prima del naufragio e si prende pure una “strigliata” dalla curva, che chiede un po’ di cuore in questa corsa-salvezza.

GLI SCHIERAMENTI — Il turnover spinto di Inzaghi, pensato in vista della sfida all’Atalanta di mercoledì, agisce su tutti i reparti, un po’ per scelta e un po’ per necessità. Sono l’influenza di Sommer e l’affaticamento di Calha a spalancare il campo ad Audero e Asllani: il portiere ex Samp è al debutto in A, per l’albanese una nuova occasione da regista. L’aggiustatutto Carlos Augusto scivola in difesa, accanto a De Vrij e alla novità Bisseck, mentre Dumfries torna titolare a destra con Dimarco dall’altro lato. Inzaghi ripesca poi sia Frattesi come incursore al posto di Barella che Sanchez come spalla di Lautaro nonostante lo scalpitante Arna. Al contrario, D’Aversa progetta l’impresa impossibile piazzando a sorpresa Blin nella barriera centrale a due accanto a Ramdani e usando da punta unica Piccoli: nel 4-2-3-1, alle spalle del centravanti scuola Atalanta, è avanzato Rafia con Almqvist a destra e Sansone a sinistra.


L'INIZIO — Per pungere la linea di difesa salentina - Gendrey, Baschirotto, Touba, Gallo sempre un po’ troppo… larghi – l’Inter sceglie di battere soprattutto a destra, dove quel prezzemolino di Alexis chiama sempre la giocata. La rete che indirizza il match già al 15’ arriva, però, da un’imbucata centrale bizzarra perché nata in ripartenza: è bellissimo l’esterno filtrante di Asllani e forse ancora di più lo stop e il tiro del centenario Lautaro. L’errore della difesa di D’Aversa è doppio, Baschirotto sbaglia il fuorigioco e Touba è friabile in marcatura, ma il pezzo di bravura è tutto argentino. Il suo compagno di giornata, Sanchez, ha molta più voglia del solito e apparecchia subito una possibilità per il raddoppio sul piede mancino di Mkhitaryan, l’unico titolare del centrocampo confermato in mezzo a tanto turnover. Con questi presupposti, i nerazzurri sono sempre abbastanza in controllo con gli assist del Niño e i cross radenti di Dumfries non sfruttati a dovere. Un po’ di superficialità e qualche passaggio all’indietro lezioso, però, porta brividi non richiesti per Audero: i centrali ci mettono sempre una pezza, anche Bisseck deve fare valere il suo fisico da centurione romano per recuperare a qualche suo stesso errore.

LA RIPRESA — Il cambio che non ci si aspetta all’inizio del secondo tempo è quello dell’arbitro: Doveri deve lasciare per infortunio (il Via del Mare esulta all’annuncio dello speaker), al suo posto il quarto uomo Baroni. Le velleità di rimonta del Lecce si infrangono al 47’ sul paletto dietro alla porta, colpito da un colpo di testa in tuffo di Blin su cross di Gallo dalla sinistra: è l’occasione migliore del match, ma anche l’inizio della slavina. L’Inter, in fondo, resta fedele a se stessa a prescindere dagli interpreti, porta avanti una filosofia di gioco precisa, che parte dal basso anche con molte riserve, e questo marchio le dà una sicurezza prima sconosciuta e aiuta a governare ogni momento delle partite.


LA FESTA — E poi c’è quel tocco di magia nell’aria che si avverte solo nelle annate vincenti: così, in poco più di 20 minuti, l’Inter stra-capolista passa dal rischio di 1-1 a uno 0-4 rotondo e roboante. Il secondo gol lo segna al 54’ lo straripante Frattesi con un tap-in in inserimento dopo una splendida invenzione di Sanchez, abilissimo nel far passare la palla tra mille gambe. Appena due minuti dopo è Frattesi stesso, sfruttando sempre il cileno, a vestirsi da assist-man e ad apparecchiare la doppietta di giornata di Lautaro. Il poker è al minuto 67 con una testata di De Vrij, quando il Lecce è già sparito da tempo dal campo. Per i salentini un sinistro di Piccoli poco fuori e la vivacità di Banda alzatosi dalla panchina sono solo palliativi, per evitare di essere risucchiati in classifica una volta per tutte servirà molto di più. Visto il punteggio e gli impegni ravvicinati, anche Inzaghi alla fine opera un turnover dentro al turnover facendo entrare i vari Kllassen, Arna, Buchanan (largo a sinistra) e il ragazzino Akisanmiro senza arretrare mai. Del resto, c’è una tale aria di festa attorno all’Inter che chiunque si vestisse di nerazzurro adesso si divertirebbe in campo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
26/02/2024 00:39
 
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Un grande Leao non basta al Milan: l'Atalanta strappa il pari

Il portoghese apre la gara con un gran gol, poi Koopmeiners pareggia su calcio di rigore.
Terzo risultato senza successi tra campionato e coppe per Pioli, Dea imbattuta nel 2024


Marco Pasotto


Gasperini è stato un facile profeta: tra Milan e Atalanta lo 0-0 è quasi vietato dal regolamento. Meno facile, invece, era l’auspicio di Pioli, che voleva un Diavolo più “fastidioso” della Dea. L’ha trovato, eccome se l’ha trovato, solo che non è bastato per portare a casa tre punti che sarebbero stati ampiamente meritati. Il pareggio non è comunque da disdegnare, perché frena le ambizioni di un avversario che arrivava da sei vittorie e un pareggio nelle ultime sette di campionato, con diciannove gol fatti e tre subiti. Mentre il Milan, tra Monza e Rennes, ne aveva incassati sette. Insomma, in vigilia pareva una sfida impari, ma i rossoneri tornano negli spogliatoi col rammarico di un’occasione fallita: produzione offensiva di quantità e qualità, personalità e Leao autore di una delle più belle prove da quando è a Milanello. Viste le ultime uscite, era difficile attendersi un Diavolo così ritrovato. Buon segno in chiave Champions, sebbene il secondo posto ora sia più lontano. Anche l’Atalanta resta in zona e mercoledì proverà a strappare punti all’Inter nel recupero di campionato, ancora qui a San Siro.

LE SCELTE — Pioli ha messo mano alla squadra in quattro punti rispetto a Rennes, cambiando in ogni reparto e sostituendo: Thiaw al posto di Kjaer, Adli per Reijnders, Loftus-Cheek per Musah e Giroud per Jovic (fuori per la prima delle due giornate di squalifica). In panchina si rivede Kalulu dopo quattro mesi. Gasperini al centro della difesa ha preferito Djimsiti a Hien e davanti si è affidato a De Ketelaere con Koopmeiners e Miranchuk alle spalle. Quindi Pasalic e Lookman seduti e preventivabili in corso d’opera.

LA CHIAVE TATTICA — Pioli e Gasperini si conoscono decisamente bene e allora bisogna cercare di fare possibilmente qualcosa di diverso. Qualcosa di tatticamente nuovo. Detto e fatto. Il tecnico rossonero ha cucito sulla pelle del Diavolo un 4-1-4-1 che ha stupito a tal punto la Dea da mandarla in confusione. La sistemazione: Adli roccaforte davanti alla difesa – alzi la mano chi, fuori da Milanello, avrebbe immaginato una soluzione simile –, Bennacer e Loftus-Cheek interni avanzati in una linea a quattro molto fluida e intelligente a raccogliersi davanti alla difesa o appoggiare la manovra a seconda dei momenti del match. Fluida perché Bennacer (comunque attento su Ederson) e Loftus si sono scambiati continuamente le posizioni, moto più o meno perpetuo completato dai movimenti di Pulisic, che spesso e volentieri abbandonava la fascia per convergere nel cuore del campo. In altre parole, pochi punti di riferimento per la fase difensiva nerazzurra, con la conseguenza che nei primi 45 è stata quasi sempre l’Atalanta a dover rincorrere il Milan. Peraltro, a differenza delle ultime uscite, ben piazzato e lucido dietro. Adli si è occupato soprattutto di Koopmeiners e ha rimediato egregiamente un paio di situazioni scomode, Thiaw alitava sul collo di De Ketelaere e Miranchuk non è mai riuscito a trovare uno spunto limpido.

MERAVIGLIA — Il vantaggio del Diavolo però, più che per motivi tattici è arrivato grazie al più visionario dei giocatori rossoneri. Gol clamoroso. Minuto numero 3, Leao è scappato in fascia sgusciando tra Holm e Scalvini e quando è entrato in area ha piazzato un siluro a giro che si è spento poco sotto l’incrocio dei pali più lontano. Il suo ultimo centro in campionato risaliva al 23 settembre. Scherzando, ma non del tutto: per vedere un gol così forse valeva la pena aspettare cinque mesi. La meraviglia del portoghese ha avuto un effetto dirompente sulla partita, che ne è uscita tramortita, un po’ perché è stato un cazzotto a freddo nello stomaco della Dea e un po’ perché ovviamente ha gasato parecchio il Milan. L’attacco atomico dei nerazzurri in tutto il primo tempo ha prodotto soltanto un tiro fuori di De Ketelaere dopo un flipper pericoloso davanti a Maignan. Milan autorevole dunque, ma che ha rallentato troppo il ritmo con lo scorrere del cronometro, cosa che ha permesso ai bergamaschi di mettere il naso fuori dall’uscio. Al resto ci ha pensato… Giroud, entrato scomposto in area su Holm. Orsato è andato al monitor e poi ha indicato il dischetto: Koopmeiners ha infilato Maignan centralmente.

SU DI GIRI — A inizio ripresa dentro Lookman per De Ketelaere e Zappacosta per Holm, poi Calabria per Florenzi e Scamacca per Miranchuk. Vigoroso soprattutto l’ingresso di Lookman, feroce su tutti i palloni, ma le occasioni migliori è stato ancora il Milan a produrle. Prima un sinistro di Calabria parato con difficoltà da Carnesecchi, poi altre due perle di Leao. Un cross basso per Loftus-Cheek che ha ciabattato malamente e poi un lancio morbido per Pulisic che ha concluso al volo fuori per pochi centimetri. Col passare dei minuti il Milan ha fatto il contrario del primo tempo e, ignorando le fatiche di coppa, ha aumentato notevolmente i giri, schiacciando nuovamente l’Atalanta. A dieci dal novantesimo Carnesecchi ha stoppato l’ennesima sgommata di Leao e poi Zappacosta ha salvato sulla linea un sinistro di Giroud. Il Milan ha provato fino alla fine, ma gli ultimi minuti sono stati comprensibilmente figli dell’acido lattico e di menti annebbiate dalla fatica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
26/02/2024 00:45
 
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Solo una tripletta di Dybala piega un bel Torino:
la Roma vede la zona Champions

L'argentino apre su rigore, il pari è di Zapata.
Nella ripresa due perle della Joya lanciano i giallorossi
a -2 dall'Atalanta e a -4 dal Bologna.
Nel finale l'autogol di Huijsen


Andrea Pugliese


Le magie di Dybala e il gioco di Juric. Alla fine vincono le prime, perché l’estro nel calcio spesso e volentieri fa la differenza. Ma il Torino ha di che rammaricarsi per una partita che ha condotto a lungo, soprattutto nel primo tempo (quando il consuntivo dei tiri è 9-3 per i granata). Poi, però, si è accesa la luce che in casa giallorossa risponde al nome di Paulo Dybala, autore della tripletta che regala alla Roma una vittoria (3-2) che sa di Champions. Per il Torino, invece, prestazioni di alto livello di Vlasic e Bellanova e la rabbia di non aver concretizzato quando c’era da farlo.

PARI E PATTA — De Rossi decide di mettersi a specchio e rispolvera la difesa a tre, con Smalling che torna titolare 178 giorni dopo l’ultima volta e Lukaku che va in panchina, dando spazio ad Azmoun. Juric, invece, conferma l’estro di Vlasic alle spalle di Zapata e Sanabria e gioca la solita partita uomo a uomo. Tanto è vero che si gioca molto più nella metà campo della Roma che non in quella del Toro, perché i granata aggrediscono dal basso e mandano in difficoltà la costruzione iniziale dei giallorossi. Gli accoppiamenti sono fissi: Zapata-Mancini, Sanabria-Smalling, Vlasic-Ndicka, Gineitis-Cristante e Ricci-Paredes. Così la Roma per trovare vie di fuga si affida all’estro di Dybala, che avvia l’azione in cui i giallorossi sfiorano il vantaggio: ripartenza veloce di Azmoun e palo di Kristensen (che poteva sicuramente fare meglio). Poi, però, lo spartito torna lo stesso, con Vlasic a disegnare gioco e il Torino a mettere all’angolo la Roma. Solo che Zapata si trova spesso fuori posizione, a volte addirittura sulla metà campo, senza poter riempire l’aria di rigore. E quando lo fa, costringe Mancini ad un recupero super. Poi è Ricci a sfiorare il gol con un bel gesto tecnico, sullo spunto del solito Bellanova, uno stantuffo in fascia. Quando tutto fa pensare che si vada al riposo così, ecco che la gara si accende. Prima per un’ingenuità di Sazonov (fallo su Azmoun e rigore trasformato da Dybala) e poi per un colpo di testa imperiale di Zapata, sull’ennesima giocata di Bellanova (ma c’è spazio anche per un tiro da fuori di Vlasic, su cui Svilar si salva come può).

SUPER JOYA — Ad inizio ripresa il Torino si rende subito pericoloso con Lazaro (bene Svilar in angolo), poi però perde i riferimenti e sembra meno fluido nella manovra rispetto ai primi 45’. Dall’altra parte, invece, la Roma sembra non riuscire a risalire fino a che, però, non si accende l’estro di Dybala, che in 12 minuti porta a casa da solo la partita: prima con una magia a giro da venti metri e poi con un diagonale successivo all’uno-due con Lukaku (entrato da poco). Una doppia mazzata che ucciderebbe chiunque, ma non il Toro. Che si rimette lì e prova a riaprire la partita prima con Vlasic e poi con Okereke (bravo Svilar), riuscendoci poi in extremis con Ricci (decisivo il tocco di Huijsen). L’ultimo brivido è una palla in profondità per Zapata, che non riesce a controllare in area di rigore. Finisce così, con la Roma a gioire e il Torino a rammaricarsi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/02/2024 13:57
 
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Fiorentina, vittoria e sorpasso sulla Lazio: decide il solito Bonaventura

Finisce 2-1: apre Luis Alberto a fine primo tempo,
poi nella ripresa Kayode e il gol dell'azzurro arrivato un minuto dopo
il rigore che Gonzalez manda sul palo dopo aver spiazzato Provedel


Stefano Cieri


È della Fiorentina lo pareggio per l’Europa. Successo netto e meritatissimo quello dei viola, molto più di quanto non dica il punteggio finale. No, non è stata un vittoria di corto muso. La Fiorentina ha dominato in lungo e in largo per tutta la gara, con il colpevole neo di capitalizzare solo due della dozzina di occasioni avute. Una serata sontuosa, che rischiava di essere rovinata dal gol di Luis Alberto che al 45’ aveva portato la Lazio in vantaggio. Ma poi nella ripresa la squadra di Italiano ha rimesso le cose apposto. Sconfitta senza attenuanti per la Lazio, mai in partita e neppure capace di capitalizzare quel gol di Luis Alberto piovuto dal cielo.

L VELENO DI LUIS NELLA CODA — Il primo tempo è un monologo della Viola che si chiude però con il vantaggio della Lazio. Uno di quei paradossi che rendono il calcio uno sport unico, bello per chi ne beneficia e crudele per chi lo subisce. La squadra di Italiano parte subito all’arrembaggio. Il 4-2-3-1 a trazione anteriore voluto dal tecnico (c’è Bonaventura, e non Duncan, a fare la cerniera di centrocampo con Arthur) facilita il compito dei padroni di casa che occupano militarmente la metà campo avversaria impedendo alla Lazio di uscirne se non in rarissime occasioni. La formazione di Sarri, stanca e incerottata, pare inerme. Ma alla Fiorentina, come spesso le succede, fa difetto la mira. Sì, perché le palle-gol arrivano in quantità industriale, senza però che ne venga capitalizzata una. Per tre volte è il palo a dire di no ai viola. La prima volta al 18’ su tiro di Gonzalez (determinante la deviazione di Provedel sul montante, poi sul tap-in a colpo sicuro di Bonaventura c’è il miracoloso salvataggio di Casale in scivolata). Il secondo palo arriva al 23’ su un colpo di testa di Belotti (anche in questo caso ci sarebbe un comodo tap-in per Sottil, ma Provedel ci mette una pezza). Il terzo ultimo palo è di Biraghi direttamente da calcio d’angolo al 43’. E nel computo delle occasioni va calcolato anche un altro colpo di testa di Belotti che Casale devia provvidenzialmente in angolo. Il pari all’intervallo sarebbe già strettissimo per la squadra di casa. Ma a pochi secondi dal 45’ ecco la beffa. La Lazio, che fin lì si era fatta vedere solo per una girata di Guendouzi su angolo di Luis Alberto, inventa l’azione letale. Isaksen recupera palla e smista per Immobile che di prima mette in azione Guendouzi sulla destra. Il francese è lucido a pescare Luis Alberto in area: lo spagnolo controlla e fredda Terracciano.

SORPASSO VIOLA — Di solito beffe di questo genere, soprattutto se arrivano in coda ad una frazione di gioco, hanno il potere di spezzare le gambe alla squadra che le subisce. La Fiorentina, invece, ritorna in campo dall’intervallo con lo stesso piglio e la stessa determinazione del primo tempo. Italiano, evidentemente, era convinto di questo, tanto che non effettua cambi. Sarri, invece, nonostante il vantaggio sa che la Lazio sta soffrendo, così toglie Marusic e Isaksen e mette dentro Hysaj e Zaccagni (poi il tecnico inserirà pure Vecino per Cataldi, Castellanos per Immobile e Pedro per Anderson). L’assalto viola quindi riprende e nel giro di una ventina di minuti produce il sorpasso sulla Lazio. Ma, prima che si realizzi, i padroni di casa sciupano altre occasioni. Un tiro di Gonzalez finisce alto di poco, poi sul colpo di testa di Ranieri c’è un altro intervento prodigioso di Provedel. Il gol è comunque nell’ara e lo realizza Kayode al 16’ con un tocco vincente sul cross di Belotti. Passano cinque minuti e la Fiorentina beneficia di un rigore per fallo di Casale su Belotti. Dal dischetto, però, Gonzalez colpisce l’ennesimo palo della serata viola. A fare il 2-1 ci pensa però Bonaventura al 24‘. Il centrocampista è lesto ad avventarsi sulla palla respinta da Provedel sul tiro di Beltran. A quel punto la Fiorentina si ferma comprensibilmente per controllare la reazione del Lazio. Che però non c’è, a parte un tiro di Zaccagni che finisce alto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/02/2024 14:03
 
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