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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di B-Side FORUM

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2024 00:59
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SERIE A 2023/2023 8ª Giornata (8ª di Andata)

06/10/2023
Empoli - Udinese 0-0
Lecce - Sassuolo 1-1
07/10/2023
Inter - Bologna 2-2
Juventus - Torino 2-0
Genoa - Milan 0-1
08/10/2023
Monza - Salernitana 3-0
Frosinone - Verona 2-1
Lazio - Atalanta 3-2
Cagliari - Roma 1-4
Napoli - Fiorentina 1-3

Classifica
1) Milan punti 21;
2) Inter punti 19;
3) Juventus e Fiorentina punti 17;
5) Napoli punti 14;
6) Atalanta punti 13;
7) Monza, Frosinone e Lecce punti 12;
10) Roma e Bologna punti 11;
12) Sassuolo e Lazio punti 10;
14) Torino punti 9;
15) Genoa e Verona punti 8;
17) Udinese punti 5;
18) Empoli punti 4;
19) Salernitana punti 3;
20) Cagliari punti 2.

(gazzetta.it)
08/10/2023 23:56
 
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Garcia respira grazie a super Kvara: il Napoli si ritrova a Verona

Dopo la sconfitta con la Fiorentina gli azzurri tornano
al successo nonostante l'assenza di Osimhen


Vincenzo D'Angelo


Riecco Kvaradona, nel momento più importante. Senza Osimhen, il Napoli ritrova l’estro e i gol di Kvaratskhelia, mattatore al Bentegodi. Contro l’Hellas, gli azzurri tornano alla vittoria e danno un calcio alle tensioni delle ultime settimane, permettendo al tecnico Rudi Garcia di cominciare una nuova settimana – importantissima, soprattutto per il cammino in Champions - con più leggerezza. Finisce 3-1, con gol di Politano a stappare il match e poi con la doppietta del georgiano. Di Lazovic il gol della bandiera veronese.

LAMPI DI CLASSE — Parte meglio il Verona, col Napoli che appare contratto per via della pausa agitata: Meret deve respingere i tentativi di testa di Dawidowicz e Magnani su due angoli nel giro di un minuto. La posta in palio è alta, Garcia lo sa è punta su Raspadori centravanti al posto di Osimhen. Scelta azzeccata, perché con Jack si va di palleggio palla a terra, senza alzare il pallone. E in quel campo il Napoli è ancora maestro e si rivedono trame di spallettiana memoria. Raspa è ispirato e con due punizioni chiama Montipò alla risposta in tuffo. Ma al 27’ il Napoli passa: Raspadori dalla sinistra pesca con un lob morbido Politano, che al volo infila Montipò. E un minuto più tardi è Cajuste – ancora ben servito da Raspadori – a calciare centrale a tu per tu col portiere dell’Hellas. Un’incursione centrale di Serdar alleggerisce la pressione azzurra, ma prima dell’intervallo arriva il raddoppio: Politano si invola in ripartenza, allarga per Kvaratskhelia che salta facile Magnani in velocità e di sinistro infila il 2-0 Napoli.

RIPRESA CALDA — Baroni lascia negli spogliatoi Amione, Serdar e Ngonge per Terracciano, Lazovic e Bonazzoli e proprio l’attaccante in avvio di ripresa spaventa il Napoli con una bella incursione laterale, neutralizzata da Meret. L’Hellas prova a scuotersi, il Napoli a gestire e ripartire. Ed è proprio su un’altra ripartenza micidiale che i campioni d’Italia chiudono la gara al 10’ della ripresa: Politano lancia ancora Kvara in campo aperto, ingresso in area, doppia finta a piattone sul palo lungo. L’Hellas ha un sussulto d’orgoglio al 15’: Lazovic sfrutta una palla vagante (sfortunato rimpallo su Di Lorenzo) e fulmina Meret, riaccendendo la contesa.

RITMO — Spinto dal suo pubblico, il Verona prova ad assaltare la porta azzurra e ci vuole un super Meret (28’) a salvare in tuffo sul diagonale di Bonazzoli, bravo a dare la scossa offensiva alla squadra dopo il suo ingresso in campo. Simeone (entrato da poco) al 29’ non inquadra la porta da posizione vantaggiosa, poi è ancora Meret a neutralizzare Lazovic. La spinta dell’Hellas si esaurisce di fatto lì: al 90’ Montipò dice no di piede a Zerbin, nel recupero è Faraoni a mandare a lato l’ultimo pallone buono per l’Hellas. Il Napoli vince, riparte e ritrova convinzione: per Garcia (che saluta un’ottima prova anche di Cajuste) domenica c’è il Milan. Lì si capirà se il Napoli è ancora una squadra da scudetto. Il Verona, invece, si interroga: l’ultima vittoria alla seconda giornata, da lì solo due punti con due 0-0. Troppo poco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/10/2023 10:49
 
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Tris Inter in casa del Torino:
Thuram e Lautaro a segno,
Inzaghi torna in vetta



Quarta vittoria in trasferta su quattro per i nerazzurri che in attesa
di Milan-Juventus di domani sera sorpassano la squadra di Pioli.
A segno la ThuLa e Calhanoglu nel recupero su rigore


Mario Pagliara

La tappa di Torino ridà il sorriso all’Inter: Inzaghi non fallisce il sabato sera sotto la Mole e si addormenta in vetta al campionato. Il tecnico nerazzurro firma il momentaneo sorpasso sul Milan, e ora può mettersi comodo sul divano (e senza pensieri) per godersi il big-match di domani tra i rossoneri e la Juventus. Un buon Toro fino a metà gara viene piegato nella ripresa dai gol di Thuram e Lautaro arrivati poco dopo il decisivo infortunio di Schuurs (si teme la rottura del ginocchio sinistro), episodio sul quale gira completamente la partita. Nel recupero il rigore di Calhanoglu chiude lo stadio sullo 0-3. Nel secondo tempo, i nerazzurri prendono completamente in mano il controllo della serata e legittimano pienamente il blitz torinese. Per i granata è la quarta partita di fila senza segnare, la terza sconfitta nelle ultime quattro giornate: classifica alla mano, sabato a Lecce sarà già un crocevia che il Toro non potrà fallire.

JURIC A 4 — Questo sabato sera torinese sarà ricordato a lungo, e dovrà essere messo a referto perché segna un colpo di scena nella carriera di Ivan Juric. Il Torino cambia modulo, ma non si accontenta di una leggera variazione al tema classico (il 3-4-2-1). Juric lascia tutti a bocca aperta, sorprendendo anche Simone Inzaghi, e disegna i granata con il 4-2-3-1. Davanti a Milinkovic, la coppia centrale è Tameze-Schuurs, Rodriguez fa il terzino sinistro bloccato, Bellanova quello a destra di spinta. Ricci e Linetty è la cerniera in mediana, per lanciare davanti il trio di trequartisti Seck, Vlasic e Lazaro a servire il centravanti Pellegri. In casa Inter non ci sono sorprese: si presenta al Grande Torino con il suo abito tradizionale, il 3-5-2. La completa rivoluzione tattica del Toro produce un crescendo nel gioco durante il primo tempo, anestetizzando la pericolosità nerazzurra e facendo mancare le sicurezze alla difesa interista nella prima metà della gara.

CRESCENDO TORO — In avvio, il baricentro pende più dalla parte di Inzaghi. Nella prima mezz’ora tre buoni spunti potenziali dell’Inter: all’8’ Lautaro non aggancia sotto porta l’invito di Calhanoglu; al 18’ il tiro di Thuram muore tra le braccia di Milinkovic; al 29’ la punizione a giro di Calhanoglu è splendida ma è fuori di un soffio. Il Toro non va mai in sofferenza, regge alla grande l’urto iniziale ed esce fuori con personalità nella seconda metà del primo tempo, soprattutto sulle fasce dove ha sempre la superiorità. Al 33’ Ricci scarica dalla distanza, Sommer è sulla traiettoria. La crescita del gioco dei granata è vistosa e sono proprio del Toro le due principali occasioni a metà gara: al 35’ il tiro a giro di un ottimo Seck chiama Sommer a un salvataggio in angolo. A due minuti dall’intervallo, Pellegri timbra di testa il cross di Bellanova, Sommer deve ancora intervenire.

SCHUURS, GINOCCHIO KO — Nella ripresa dopo tre minuti, il Toro perde Schuurs. Brutto infortunio al ginocchio sinistro: l’olandese è uscito in lacrime urlando dal dolore trasportato su una barella. La paura è che si sia rotto il ginocchio sinistro, circostanza che potrebbe significare anche la fine della sua stagione. La dinamica: Schuurs e Calhanoglu vanno a contatto di spalla a centrocampo, cadendo il difensore granata mette male la gamba sinistra a terra provocando una torsione innaturale del ginocchio. E’ stato subito trasportato con un’ambulanza in ospedale per gli esami.

DOMINIO NERAZZURRO — Nel Toro prende posto in difesa il 2002 Sazonov. Inzaghi poco dopo piazza tre cambi tattici: dentro Frattesi, Augusto e Dumfries per Barella, Dimarco e Pavard. L’Inter approfitta immediatamente del momento di riorganizzazione del Torino. Al quarto d’ora sblocca l’equilibrio: proprio Dumfries da poco entrato serve l’assist al centro dell’area per Thuram lasciato libero dal neo-entrato Sazonov. Di prima intenzione, Thuram scarica il diagonale che porta l’Inter avanti: è il suo terzo gol in Serie A. L’andamento della gara ha ormai preso tutta un’altra piega rispetto al primo tempo, l’uscita del baluardo Schuurs ha fatto crollare il castello costruito da Juric mentre l’Inter sale come un’onda e si prende il campo. Al 22’ ci pensa Lautaro Martinez a chiudere i giochi: angolo di Calhanoglu, torre di Acerbi e zuccata precisa del Toro. E’ il suo novantesimo gol in Serie A, l’undicesimo in questa stagione. Juric si gioca le carte Sanabria, Gineitis, Vojvoda e Ilic, ma non impensierisce mai l’Inter che si scioglie sulla distanza. Nel recupero Ilic mette giù Mkhitaryan in area: Calhanoglu dal dischetto chiude sullo 0-3. Vittoria pesante e importante per Inzaghi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/10/2023 10:54
 
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Luis Alberto regala magie: colpo della Lazio in casa del Sassuolo

Primo tempo senza storia con le reti di Felipe Anderson e dello spagnolo.
Nella ripresa gli ospiti controllano, unico brivido il rosso a Provedel poi tolto dal Var


Stefano Cieri


Terza vittoria consecutiva per la Lazio. Dopo i successi ottenuti contro Celtic e Atalanta prima della sosta, la squadra biancoceleste sbanca pure il Mapei. Successo solare, ampiamente meritato e mai in discussione. Anzi, senza un Consigli in serata di grazia e senza i pali (tre quelli presi dai biancocelesti) il successo avrebbe assunto dimensioni ancor maggiori. La formazione romana è apparsa brillante, sicura di sé e capace anche di difendere molto meglio di quanto fatto in precedenza. Serata da dimenticare invece per il Sassuolo. Travolto dalla squadra avversaria sin dalle prime battute di gioco e mai capace di organizzare un qualche tipo di reazione.

FELIPE-LUIS PER L'ALLUNGO — Il primo tempo vede una sola squadra in campo, la Lazio. I biancocelesti partono subito col piglio giusto, prendendo il controllo delle operazioni a centrocampo. La manovra è fluida, i ritmi giusti grazie ad una condizione atletica che sembra notevolmente migliorata durante la sosta. Sarri (che è in tribuna perché squalificato) lascia anche Zaccagni in panchina oltre all’altro acciaccato Immobile. Il tridente è così composto da Anderson, Castellanos e Pedro (per lo spagnolo è la prima da titolare quest’anno). Il centrocampo è quello annunciato (Guendouzi-Rovella-Luis Alberto), mentre in difesa c’è Patric accanto a Romagnoli con Lazzari e Marusic sulle fasce. In porta c’è Provedel (smaltita la contusione all’anca). Dionisi risponde con un 4-2-3-1 che vede davanti a Consigli la coppia di centrali Tressoldi-Ferrari ed i terzini Toljan e Pedersen (quest’ultimo preferito a Vina), in mezzo al campo ci sono Boloca a Racic, il trio di trequartisti è Berardi-Castillejo-Lauriente, davanti c’è Pinamonti. Il monologo laziale comincia subito con due buone opportunità non capitalizzate al meglio da Luis Alberto (in entrambi i casi il Mago calcia fuori, sulla seconda opportunità potrebbe far meglio). Sfiora il gol anche Guendouzi, prima che Consigli sfoderi due autentici miracoli nel giro di sessanta secondi: prima sul tiro a colpo sicuro di Anderson quindi sul colpo di testa di Romagnoli (la palla s’impenna e, ricadendo; va pure sulla traversa). Nonostante le tante palle-gol sciupate la Lazio non si demoralizza e insiste. Il gol che sblocca la gara arriva al 28’. Tressoldi pasticcia davanti alla sua area, Luis Alberto gli soffia il pallone, Castellanos lo porta avanti e lo porge ad Anderson che di prima fulmina Consigli. Il raddoppio arriva al 35’. Sul cross di Anderson a sbagliare stavolta è Boloca che invece di rinviare finisce per servire Lui Alberto che, davanti a Consigli, lo supera con uno scavetto. Il Sassuolo assiste senza riuscire ad imbastire un minimo di reazione. Berardi prova ad innescarsi in un paio di circostanze, ma predica nel deserto.

RIPRESA SENZA GOL — Nell’intervallo, per scuotere i suoi, Dionisi non va per il sottile e cambia ben tre giocatori. Escono Tressoldi, Pedersen e Racic, entrano al loro posto Erlic, Vina e Thorstvedt. Più che un rimescolamento tattico (i neroverdi continuano col 4-2-3-1 iniziale) i cambi, nelle intenzioni del tecnico, devono rianimare una formazione che nei primi 45 minuti è stata completamente passiva. La risposta di Martusciello (che sostituisce Sarri in panchina) non si fa attendere. Dopo otto minuti ecco i primi due cambi della Lazio. Escono Rovella (per Cataldi) e Pedro (per Zaccagni). Passa qualche minuti e i due allenatori attingono ancora alla panchina. Dionisi butta dentro Defrel per uno spento Castillejo, Martussciello richiama Guendouzi e inserisce Vecino. Attorno al quarto d’ora si susseguono due episodi che potrebbero prima chiudere definitivamente la partita e poi invece riaprirla. Al 12’, al termine di un’azione di contropiede della Lazio Cataldi colpisce il palo interno con un tiro da fuori. Cinque minuti dopo, al 17’, sul lancione di Toljan da centrocampo Provedel esce al limite dell’area per anticipare Berardi e dà l’impressione di finire fuori dall’area con la palla tra le mani. L’arbitro Di Bello non ha dubbi e sanziona il portiere con il cartellino rosso. La Lazio resterebbe in dieci a mezzora dalla fine. Ma il Var corregge la decisione del direttore di gara. Le immagini chiariscono che Provedel è rimasto dentro l’area. Niente rosso, quindi, e la Lazio resta in undici. Il Sassuolo prova lo stesso a rimettere in discussione il risultato, ma la Lazio tiene botta. Ci prova il nuovo entrato Thorstvedt con un bel tiro da fuori, ma Provedel para in due tempi. Le squadre si allungano e la formazione di Sarri può approfittare degli spazi che si aprono con le sue ripartenze. Vecino va a un passo dal 3-0 in due occasioni. Sulla prima Consigli si supera ancora per respingere il tiro da distanza ravvicinata. Sulla seconda l’uruguaiano calcia invece incredibilmente fuori a porta spalancata. Prima della fine c’è ancora tempo per un altro palo: lo prende Zaccagni con un colpo di testa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/10/2023 10:58
 
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Urlo Roma al 90' con El Shaarawy:
1-0 al Monza in 10 per oltre un tempo



La squadra di Palladino paga il secondo giallo a D'Ambrosio al 42'.
Lukaku e Azmoun fermati dai legni.
Rosso a Mou al 99', salterà la sfida con l'Inter


Andrea Pugliese

All’ultimo respiro, con il cuore in gola. La decide El Shaarawy al 90’, con un gol in mischia che regala alla Roma la quarta vittoria consecutiva (compresa quella col Servette in Europa League) e lascia più di un po’ di amaro in bocca al Monza. La squadra di Palladino ha giocato in dieci dal 42’ per il rosso a D’Ambrosio, ma ha tenuto fino alla fine, sfiorando anche il colpaccio. Per la Roma, invece, una vittoria importante per la classifica e per il morale, una vittoria sporca, di quelle che però alla lunga pesano eccome.

NOIA E MARCATURE — Mourinho conferma Cristante al centro della difesa, Palladino sceglie Machin come secondo trequartista. Fa caldissimo e si sente, con un ritmo compassato da entrambi le parti. La partita la fa soprattutto il Monza (54% di possesso palla a fine primo tempo), anche se la squadra di Palladino non riesce mai a creare pericoli ai giallorossi. Che per quasi tutta la prima mezzora sono rintanati nella propria metà campo, prendendosi anche qualche fischio sparso per l’atteggiamento. Del resto il Monza gioca uomo a uomo, togliendo l’impostazione ai giallorossi. Gli accoppiamenti sono: Colombo-Cristante, Colpani-Paredes e Machin-Mancini. Resta libero sempre Ndicka, come da piano tattico dei brianzoli, il peggiore con la palla al piede a costruire. E così la manovra giallorossa ne risente eccome, tanto che il primo tiro arriva al 27’ con Belotti, un calcio sbilenco che finisce quasi sulla bandierina del corner. Nel finale, finalmente per Mourinho, un paio di occasioni per la Roma, con Di Gregorio molto bravo a dire di no ai colpi di testa prima di Aouar e poi di Belotti. In mezzo la prima svolta, con l’espulsione di D’Ambrosio per doppia ammonizione, con il secondo fallo ingenuo, fatto a 60 metri dalla propria porta su Belotti.

DECIDE ELSHA — Dopo la festa nell’intervallo per i 50 anni in giallorosso di Bruno Conti, si riparte. Palladino cambia il Monza, dentro Andrea Carboni e Birindelli, con un 3-4-1-1 che diventa spesso 5-4-1. Lukaku ha subito una buona occasione (decisivo il recupero in extremis di Pessina), dall’altra parte Colpani sfiora il colpo da fuori con un tiro a giro di un soffio fuori. Oramai si gioca quasi sempre a ridosso dell’area del Monza, anche se poi l’occasione per passare ce l’ha ancora il Monza con Birindelli, su una ripartenza a campo aperto. Mou nel frattempo si è messo 4-2-3-1 per aumentare il peso della fase offensiva, ci provano ancora Aouar da fuori e Lukaku (palo esterno), ma è ancora Birindelli a mettere i brividi a Rui Patricio, con Mancini che poi salva su Vignato a botta sicura. Il finale è da cardiopalma: palo di Azmoun, gol in mischia di El Shaarawy, l’Olimpico che viene giù con Mourinho che esulta in ginocchio, le panchine che litigano tra di loro e Mou che prende il rosso al 99’ che gli farà saltare la sfida con l’Inter di domenica prossima. Poi il fischio finale, con il gol del Faraone a fare la differenza.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/10/2023 15:47
 
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Ferguson e De Silvestri lanciano il Bologna:
2-1 al Frosinone e 8° risultato utile di fila

Dopo il doppio vantaggio del primo tempo,
nella ripresa i laziali accorciano con un rigore
di Soulè prima di gettarsi in avanti per un pareggio
che Marchizza spreca pochi attimi prima del fischio finale


Matteo Dalla Vite


Sudatissimo, soprattutto nel secondo tempo, ma è l’ottavo risultato utile di fila che porta i rossoblù dentro un momentaneo settimo posto al pari della Roma: il Bologna – che ha perso solamente la prima di campionato in casa contro il Milan - riduce le velleità del Frosinone nel giro di tre minuti del primo tempo ma poi soffre un bel po’ perché la squadra di Di Francesco, inizialmente meno brillante delle precedenti rappresentazioni, diventa se stessa nella ripresa. Prima Ferguson, poi De Silvestri con un colpo di testa furbo quanto intelligente e ricco di tempismo hanno aperto la scatola del Frosinone che però ha vissuto una ripresa molto diversa rispetto alla prima frazione: un calo dei rossoblù ha permesso a Soulé di infilare un rigore (inizialmente non assegnato da Doveri) e accendere la ripresa, anche se alla fine Marchizza ha sprecato il 2-2 e il Frosinone è rimasto in dieci per il doppio giallo a Mazzitelli. Bologna momentaneamente settimo e al Frosinone non va tolto nulla del cammino fatto fino ad oggi: squadra che ha direttive belle e precise e che, al Dall’Ara, ha trovato il risveglio giusto solo nella ripresa.

BOLOGNA SHOW — Thiago sceglie la squadra annunciata da giorni (con Saelemaekers per la prima volta dal 1’), Di Francesco mette Oyono al posto di Lirola: il Bologna attacca col “Falso nove” Zirkzee e c’è ovviamente anche Matias Soulé, due ragazzi che considerano come naturali i colpi di classe. L’inizio di gara, davanti a oltre 26.000 spettatori (di cui 1500 da Frosinone), è un mezzo e mezzo, nel senso che nessuna prevale: il Bologna tiene palla, il Frosinone va a pressare alto per la riconquista anche con sei uomini. C’0è volontà di prevalere ma anche studio, parità di colpi, uno dei quali lo tenta Freuler (13’) con Turati assolutamente attentissimo. Saelemaekers è l’uomo aggiunto del Bologna: accentrandosi va a cercare giocate anche da sottopunta e a creare la superiorità numerica che dall’altra parte tenta di fare Soulé, guardato a vista e anche a uomo. La giocata del Frosinone arriva da Oyono al 17’: fatto fuori Calafiori in area, botta ma debole che Skorupski prende facilmente. Il vantaggio che sblocca arriva al 19’: azione continuata e ragionata del Bologna che parte da Orsolini, passa dal marcatore Ferguson, Zirkzee che cerca Freuler, palla-flipper che finisce a Saelemaekers, tiro e deviazione sottoporta dello scozzese al secondo gol. Passa poco e il Frosinone si squaglia: cross da sinistra di Lykogiannis, volo d’angelo a liberare di Turati che lascia aperta la porta per un colpo di testa da fuori area intelligentissimo di Lollo De Silvestri: 2-0 da incorniciare in 3’. In più, al 30’, Orsolini si infila in area con Turati che gli blocca il tragitto verso il 3-0. Il Frosinone reagisce al 32’ (colpo di Soulé da fuori area, alto di poco) e al 41’ con una punizione di Mazzitelli che Skorupski ribatte a lato.

RIGORE E ROSSO — Nella ripresa, Di Francesco infila Baez e Cuni per Garritano e Cheddira e trova un rigore che fa discutere al 15’: in una sterzata in area, Beukema impatta Cuni, Doveri non dà nulla inizialmente poi Valeri lo richiama al Var e scatta un rigore che Soulé trasforma per il 2-1 alla sinistra di Skorupski. È un altro Frosinone già da qualche minuto, mentre il Bologna è rientrato dall’intervallo meno tosto di quanto abbia fatto vedere prima: Orsolini butta via una ripartenza al 23’, Ndoye si fa parare un conclusione ravvicinata da Turati, poi il Frosinone resta in dieci per il doppio giallo a Mazzitelli. Marchizza sfiora il 2-2 nel finale ma in conclusione il Bologna si mette in tasca l’ottavo risultato utile di fila che vale – momentaneamente – il settimo posto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/10/2023 21:12
 
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Cagliari-Salernitana, quattro gol e un punto a testa: Dia salva Inzaghi

Succede tutto nella ripresa: a segno Luvumbo, d
ue volte l'ex Villarreal (la seconda su rigore nel recupero) e Viola.
Ma a recriminare è soprattutto Ranieri


Francesco Velluzzi

Succede tutto dal 34’ della ripresa. E finisce 2-2 tra Salernitana e Cagliari. Un pareggio che fa recriminare soprattutto il Cagliari, punito da un rigore decretato al monitor da Chiffi in pieno recupero che, chiamato da Marini da Lissone, punisce un fallo di mano di Viola e Dia (doppietta) salva i granata e il debutto di Pippo Inzaghi contro Claudio Ranieri. La Salernitana esce ugualmente tra i fischi del suo pubblico. Troppe cose non vanno, la squadra non ha fatto bene. Mentre il Cagliari fa un figurone, va avanti due volte con Luvumbo e Viola che ribalta le cose dopo il primo pari di Dia nel concitato finale e cede soltanto a un rigore che farà discutere parecchio. Il punto, è logico, serve più ai sardi che, come la Salernitana, non hanno ancora vinto in questo campionato. Ma la strada è quella giusta.

ATTESA — C’è grande attesa per il debutto di Pippo Inzaghi (che si presenta in giacca e cravatta) che qui ovviamente ricordano tanto per il grande passato da calciatore. Un esercito di fotografi. Il presidente Danilo Iervolino è arrivato allo Stadio, in treno con il presidente della Federbasket e consigliere granata Gianni Petrucci. Il presidente del Cagliari Tommaso Giulini, che ha appena denominato il centro di Assemini Crai Sport Center, invece non c’è.

IN CAMPO — Le formazioni presentano novità e inediti. Inzaghi mette in porta il francese Benoit Costil che non ha mai giocato neppure nel Lille e lascia fuori Ochoa tornato giovedì dalla Nazionale, l’unico granata finora sempre in campo. Rilancia l’esperto Federico Fazio, titolare solo con la Roma alla prima, non lascia fuori Kstanos, il terzo più usato da Paulo Sousa e si difende a quattro. In mezzo c’è Maggiore e non Bohinen. Torna dopo cinque partite Lassana Coulibaly. Claudio Ranieri stupisce ancora. Debutto assoluto per Marco Mancosu da trequartista. Dietro i due velocisti Oristano e Luvumbo. Dietro anche lui rispolvera un uomo d’esperienza, Edoardo Goldaniga, titolare pure solo alla prima a Torino. Nella difesa a quattro, in cui Scuffet viene confermato in porta, Nandez fa il terzino, come con l’Uruguay. Si gioca. Il calcio d’inizio è del Cagliari. Mancosu debutta spedendo il pallone fuori…. Inzaghi toglie la giacca immediatamente perché il clima è caldo. La Salernitana è sicuramente più viva, più aggressiva. La carica e la spinta del nuovo tecnico.

SECONDO TEMPO — Si riparte col Cagliari costretto a cambiare perché Nandez ha accusato un fastidio e Mancosu ha finito la benzina, visto che è la prima volta che gioca. Dentro Zappa e Viola. Tatticamente non cambia nulla. Inzaghi riparte con gli stessi 11 del primo tempo. Ma al 10’ cambia pure lui inserendo Stewart, che va a fare la punta centrale, per Cabral con Dia che gioca al suo posto. Fuori anche l’implapabile Kastanos e dentro Martegani. Ma è il Cagliari, che inserisce anche Jankto per Oristanio, a rendersi più pericoloso e a orchestrare meglio con i continui cambi gioco. Ma tra i tanti cambi, escono pure Candreva e “Lassana” ed entrano Tchaouna e Lebowski, quello che preoccupa è l’infortunio di Dossena che si arrende e cede il posto a Obert al centro della difesa rossoblù. E infatti il Cagliari, nonostante le perdite viene premiato perché al 34’ va in vantaggio: erroraccio di Martegani che perde ingenuamente palla, la conquista Jankto che serve coi tempi giusti Luvumbo, che stavolta non perdona. Ma la partita si accende in pochi minuti con Inzaghi che tenta il tutto per tutto e dopo aver provato il 4-3-3 passa al 3-4-3 con Ikwemesi al posto di Fazio. Ranieri inserisce Shomurodov per Luvumbo. E al 41’ i granata pareggiano con il solito Dia, tenuto in gioco da Obert. Lo serve proprio Ikwemesi. Sono i nuovi entrati ad accendere la sfida. Perché dopo 2’ il Cagliari mette nuovamente la testa avanti. E’ la testa di Viola pescato libero da Shomurodov. Ma non è finita: sono 5’ i minuti di recupero e al 2’ Chiffi deve andare al monitor per controllare un possibile fallo di mano di Viola in un contatto con Legowski. Rigore. Che farà discutere a lungo. Sul dischetto va Dia. Rete. Imprendibile per Scuffet. Nuovo pareggio. E al 52’ Ikwemesi ha addirittura la palla del 3-2. Con Chiffi che continua a far giocare. E fischia la fine soltanto dopo 11 minuti e 5 secondi di esagerato recupero.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/10/2023 21:16
 
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Lookman e poi Ederson affondano il Genoa:
Atalanta al sesto posto

La rete del nigeriano viene annullata per tocco di mano, poi Marinelli al Var cambia idea.
Scalvini e Gudmundsson colpiscono il palo.
Miracolo finale di Carnesecchi su Puscas, poi Ederson raddoppia


Luca Taidelli


Un guizzo di Lookman a metà ripresa e il sigillo di Ederson in pieno recupero tengono l’Atalanta in zona Europa e condannano un Genoa generoso ma spuntato a una sconfitta che ci sta, anche per la pressione nerazzurra dopo un primo tempo molto meno intenso. A godersi la vittoria del maestro Gasperini sull’allievo Gilardino, in tribuna c’è anche Steve Pagliuca, azionista di maggioranza americano che battezza la quinta (Coppa compresa) sfida stagionale al Gewiss della Dea senza subire reti.


PRIMO TEMPO — Gasp punta sul tridente pesante con CDK e Lookman ai lati di Scamacca, ancora senza l’infortunio Retegui Gilardino a sorpresa affianca Ekuban a Gudmundsson, senza però rinuncare all’ex Malinovskyi. L’atteggiamento però resta molto prudente in quello che sarà un primo tempo molto bloccato con undici duelli individuali per frenare lo slancio della Dea, che pende molto (anche troppo) a sinistra sul binario Ruggeri-Lookman. Il nigeriano è il più attivo e cerca spesso Scamacca, braccato da Bani e sempre costretto a ricevere palla spalle alla porta. La fase difensiva del Grifone è attenta ed efficace anche grazie al sacrificio dell’ex Malinovskyi, che qui non avevano mai visto così operaio. Viene però a mancare la sua inventiva, con Ekuban che non riesce a dare profondità e Gudmundsson a svariare ma senza incidere. Squadre cortissime, si gioca in 30-40 metri e manca il guizzo che stappi il match, anche perché De Ketelaere soffre la garra di Vasquez e sembra tornato quello in versione Milan.

SECONDO TEMPO — Gasp non fa sconti e nell’intervallo sostituisce il belga con Miranchuk che inventa subito per il tacco di Scamacca, ma Leali si supera. E’ un’altra Atalanta, che subito dopo centra il palo con un colpo di testa di Scalvini. Il Genoa ora è meno ordinato nelle uscite, Lookman per due volte ha la palla giusta ma prima si fa rimontare da Dragusin e poi non la piazza abbastanza. La svolta al 23’ con Lookman che sul cross di Scamacca prima perde l’attimo, frenato da Bani, ma poi è rapidissimo a rialzarsi e segnare. Senza aiuto della mano, come credeva Marinelli, che prima annulla ma poi deve ricredersi. Curioso che appena prima del gol Gasp, arrabbiato per una palla persa dal nigeriano, avesse richiamato Muriel per prenderne il posto. Il cambio avviene subito dopo, insieme a quello Pasalic-Scamacca. La Dea gestisce, il Genoa oltre a una conclusione a fil di palo di Gudmundsson non riesce ad andare malgrado gli ingressi di Galdames, Puscas (murato da Carnesecchi in pieno recupero), e del 17enne Fini. All’ultimo respiro la chiude invece Ederson in contropiede.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/10/2023 21:22
 
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Locatelli lancia la Juve.
Il gol dell'ex affonda un Milan in 10, Allegri a -2 dall'Inter

Ai bianconeri basta un destro deviato del centrocampista per strappare i tre punti.
Rossoneri con un uomo in meno per 50': espulso Thiaw per un fallo su Kean


Marco Pasotto


Meno spettacolare, ma altrettanto efficace. Manuel Locatelli, con un destro dalla distanza, combina al Milan ciò che aveva combinato alla Juve sette anni fa e consegna a Madama tre punti che somigliano tanto a lingotti d’oro: bianconeri terzi in classifica, a meno due dall’Inter e a meno uno da un Milan che si è visto centrifugare il match al minuto numero 40 del primo tempo con l’espulsione di Thiaw. Il messaggio della Juve alle milanesi, considerata l’importanza della partita e il valore dell’avversario di stasera, è assolutamente forte e chiaro: per lo scudetto aggiungete pure un posto a tavola, ci siamo anche noi. Era una partita in cui, in caso di sconfitta, entrambe avevano molto da perdere. Il Milan, oltre ad assistere alla vittoria di tutte le dirette concorrenti per l’Europa, ha smarrito la testa della classifica e pure un’abbondante razione di energie: andare mercoledì nella tana del Psg dopo aver giocato oltre un tempo in dieci non è il massimo della vita. La Juve invece vivrà un’altra settimana sgombra da altri impegni ed è facile immaginare che il botta e risposta sulla favorita per lo scudetto tra Pioli – compleanno amaro, il suo - e Allegri andrà ancora avanti.

LE SCELTE — Per Pioli tra squalifiche (Maignan, Hernandez), infortuni (Loftus-Cheek, Chukwueze, Sportiello) e rientri dagli infortuni (Kalulu, Krunic), non è stato facile arrivare a mettere insieme l’undici più indicato. Nessun problema davanti, con i titolarissimi – Pulisic, Giroud, Leao - e regia affidata nuovamente ad Adli, mentre dietro Florenzi ha virato a sinistra (dove ha dato forfait anche Bartesaghi) e in porta è andato Mirante: ultima da titolare due anni e mezzo fa, maggio del 2021). Non che Allegri abbia portato casse di champagne a Milano, vista l’assenza di Danilo e Alex Sandro (oltre al solito De Sciglio), ma quanto meno con il conforto di aver rimesso quanto meno fra i convocati Chiesa e Vlahovic. Il grande dubbio della vigilia in attacco si è quindi risolto così: accanto a Milik si è messo Kean (terza da titolare di fila), con i titolari della cattedra pronti all’uso. A sinistra Kostic preferito a Cambiaso, confermata la difesa a tre. Anche se sarebbe più corretto parlare di una linea a cinque, dal momento che la Juve si è comportata come da attese: nessuna sorpresa, nessuna pressione alta, ma paziente guardia al proprio fortino, con linee strettissime, in attesa di qualche varco invitante per ripartire. Osservato da sponda rossonera: scenario decisamente poco gradevole, considerata l’ormai annosa, scarsa efficacia del Diavolo nello scardinare gli avversari chiusi.

OSSIGENO — Juve guardinga, Milan con la palla fra i piedi, ma una palla che non sempre è girata alla velocità giusta e quindi sono state spesso letture abbastanza facili per i meccanismi difensivi bianconeri. A centrocampo le forze si sono più o meno equivalse: meglio Rabiot di Musah, meglio Reijnders di McKennie, con l’olandese incaricato di togliere ossigeno ai ragionamenti di Locatelli. La pressione il Milan l’ha concretizzata soprattutto sulla sua fascia sinistra con Leao, che ha piazzato tre-quattro sgasate indigeste per Gatti e per un Weah poco incisivo e cattivo. Emozioni nel primo tempo? Pochine. Ai punti meglio il Milan, sì, più efficace e fluido nella manovra rispetto a quella bianconera zavorrata da troppi errori gratuiti in uscita, però sul taccuino rossonero nei primi 45 è rimasto un solo appunto: Leao che serve Giroud in area e Giroud che si gira – specialità della casa – liberandosi di Rugani e conclude nell’angolino lontano: Szczesny si allunga e compie il miracolo. Cose super, entrambe.

COPERTA CORTA — Il match cambia completamente spartito al minuto numero 40: Thiaw, fin lì impeccabile, si fa abbindolare ingenuamente da un contromovimento di Kean lanciato verso Mirante e lo abbatte. Mariani gli mostra il rosso e il Milan si ritrova con un tempo abbondante in inferiorità numerica. Pioli toglie Pulisic, decisamente sconsolato per il cambio, e inserisce Kalulu ripristinando gli equilibri difensivi, anche se la coperta ovviamente diventa corta. Kean al tramonto del primo round devia fuori per questione di millimetri. La ripresa inizia con un Milan all’arrembaggio per spiegare alla Juve che non è match da vittime sacrificali. Prima del quarto d’ora Allegri inserisce Vlahovic e Cambiaso per Kean e Kostic, Pioli replica con Krunic per Adli e Jovic per Giroud. Ma è una Juve che a questo punto deve obbligatoriamente alzare il baricentro, cosa che avviene anche se il vantaggio bianconero è assistito in buona parte dalla dea bendata: destro di Locatelli dalla distanza – qualcosa che Manuel a San Siro ha già esibito con profitto -, coscia di Krunic che devia e mette fuori causa Mirante. A un quarto d’ora dalla fine Allegri butta dentro anche Chiesa, ma ormai la partita è indirizzata. La Juve controlla e cerca di pungere, Mirante si fa trovare pronto, il Milan resta rabbioso ma stanco e non trova il guizzo per rimediare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/10/2023 23:50
 
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Udinese, la crisi continua: solo 1-1 in casa col Lecce

Friulani in vantaggio con un rigore di Thauvin nella ripresa.
Per D'Aversa decisivi i cambi: e nel finale pareggia Piccoli


Pierfrancesco Archetti


L’Udinese si illude, si sente vicina alla prima vittoria in questo campionato, ma viene raggiunta all’83’ dal Lecce. Dopo il vantaggio di Thauvin (al primo gol in A) su rigore a inizio ripresa, sono i cambi di D’Aversa a riportare in parità la sfida: cross di Sansone, zampata da due passi di Piccoli, entrambi in campo da cinque minuti. E’ l’1-1 che poi non cambia più.

AVVIO STENTATO — L’Udinese aveva segnato soltanto quattro gol (fra cui un’autorete) in otto giornate, Sottil prova a cambiare davanti mettendo Success insieme a Thauvin. Pereyra e Samardzic sono gli interni, dato che all’ultimo istante c’è la il forfait di Lovric. Thauvin è il più pericoloso, nel primo tempo ci prova sempre con tiri da fuori area perché i padroni di casa faticano ad avvicinarsi a Falcone. Il Lecce comanda di più la partita, si affida ai rientri sul destro di Strefezza: il capitano in un paio di occasioni fa sibilare la palla vicino al palo, mentre un contropiede di Almqvist viene fermato in extremis da Pereyra.

GOL E APPLAUSI — Troppo brutto il primo tempo per essere vero, quindi l’Udinese a inizio ripresa si scatena: il cambio tra l’impaurito Ferreira e il rapido Ebosele fa aprire una breccia a destra. Prima Success mette alto su invito di Thauvin, poi Ebosele crossa ancora per la punta che non segna sulla deviazione di Falcone (respinge Baschirotto sulla linea), ma Gendrey stende Pereyra sul rimbalzo ed è un giusto rigore segnato dal francese. Dopo lo svantaggio, il Lecce fatica ad essere autoritario come nel primo tempo. D’Aversa passa anche al 4-2-3-1, inserendo Banda, ma gli ospiti anziché insidiare Silvestri, si devono rifugiare nei falli (tre gialli nel finale) per evitare i contropiede. Però l’allenatore ospite può giocarsi ancora due carte, Sansone e Piccoli. E sono quelle che cambiano la partita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
24/10/2023 13:12
 
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