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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di B-Side FORUM

Ultimo Aggiornamento: 14/05/2024 17:27
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Il Napoli ora gioca a poker: Osimhen entra e segna, Lecce travolto

La squadra di Garcia la sblocca con Ostigard,
nella ripresa il nigeriano chiude i conti su assist di Kvara.
Nel finale c'è gloria anche per Gaetano e Politano su rigore


Maurizio Nicita


Real stiamo arrivando. Altri quattro squilli del Napoli danno un segnale forte al campionato e anche alla squadra di Carlo Ancelotti che martedì arriva in un Maradona già “esaurito”. Garcia lascia fuori in avvio addirittura Osimhen ma le scelte del francese risultano azzeccate e i campioni d’Italia ritrovano il passo degno dello scudetto che portano in petto. Il Lecce, per la prima volta battuto in casa, prova a metterla sul piano dell’aggressività ma non basta. La qualità degli azzurri emerge in maniera schiacciante. E da domenica sera, comunque finirà lo scontro diretto Atalanta-Juventus, il Napoli rientra in zona Champions.

SENZA OSI — Con Lindstrom al debutto dal primo minuto la squadra di Garcia controlla meglio il pallino del gioco, con un Anguissa in forma e grazie anche a un Lecce in pressing ma un po’ confusionario in mezzo. Simeone in mezzo è un ottimo riferimento sulle sponde, ma non ha per caratteristica la profondità. E così il Napoli, dopo un quarto d’ora, passa su palla inattiva: Zielinski pennella e Ostigard colpisce di testa lassù, dove nessuno arriva. Gli azzurri ora giocano in scioltezza e il Lecce si intravede solo nelle ripartenze, con Krstovic che impegna a terra Meret. Poi una serie di rimpalli in area favorisce una conclusione di Pongracic, che da ottima posizione spara alto. Il Napoli comanda ma ha solo due discrete occasioni: con Simeone che conclude di poco fuori dal limite e con Zielinski che si vede deviato un tiro in area a botta sicura.

CON OSI — Entra il nigeriano e col gemello di gol georgiano è subito spettacolo, e il Lecce va k.o. nel senso che Kvara pennella e Osimhen va in gol di testa dopo appena 5’ in campo dei 12’ giocati insieme. Straordinaria la feroce concentrazione del cannoniere che ruba palla in mezzo la porge a Kvaravaggio e corre a smarcarsi verso la porta. Dunque Napoli che mette al sicuro il risultato (annullato un gol di Strefezza per un precedente mani di Krstovic) e Garcia che in vista del Real, opta per intelligenti rotazioni. Così per martedì avrà più opzioni - difensori centrali a parte - e una squadra rinfrancata dagli ultimi due convincenti successi. C’è pure il tempo per il gol di Gaetano al debutto stagionale, e il napoletano si procura un rigore che il generoso Osimhen lascia tirare all’amico Politano. Otto gol in quattro giorni: il Napoli è tornato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/09/2023 21:00
 
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È un Milan feroce:
Pulisic e Okafor in gol, Lazio annullata.
Si ferma Loftus-Cheek

I rossoneri giocano una ripresa asfissiante e si guadagnano
i tre punti che garantiscono la conferma del primato.
I biancocelesti non riescono a trovare continuità


Francesco Pietrella


Lo scacco matto lo danno in due: Christian Pulisic e Noah Okafor. La mossa decisiva arriva dopo un'ora, quella che dà il colpo di grazia allo scadere. Lo statunitense fissato con gli scacchi aggredisce alto, gioca con intelligenza e poi rifinisce. Lo svizzero con le treccine ripete la prova di Cagliari: tocca pochissimi palloni, ma fa gol. Cinico e spietato. Il Milan rifila due schiaffi alla Lazio e sale al primo posto con 18 punti, aspettando l’Inter con il tè caldo tra le mani. Sarri tiene un tempo, spreca un paio di ripartenze e poi cala. Sul capo dell’allenatore aleggiano fantasmi: solo 7 punti in 7 partite.

SCELTE — La prima domanda di chi si avvicina alla tribuna stampa è tutta per Adli: “Gioca anche oggi, vero?”, chiedono i tifosi con gli occhi curiosi. Affermativo. Titolare in mezzo come contro il Cagliari, con Loftus-Cheek e Reijnders ai lati. Nel Milan tornano titolari Leao, Giroud, Calabria e Maignan. C’è Kjaer al posto di Thiaw. Poi Theo e Pulisic. Sarri conferma Romagnoli dal 1’, ma lascia Immobile in panchina: 6 gol in carriera a San Siro per lui, ma gioca Castellanos. Dentro anche Rovella al posto di Cataldi. Completano l’11 Provedel, Hysaj, Marusic e Casale, Guendouzi e Luis Alberto mezzali e infine le solite ali, Zaccagni e Felipe Anderson. Sugli spalti un paio di volti noti: Zlatan Ibrahimovic e Luciano Spalletti.

SCHERMI — I primi 45’ sono il manifesto di come la gara si giochi a centrocampo. La Lazio costruisce una sorta di gabbia attorno ad Adli, da cui passa il filo del gioco: il pressing parte da Castellanos e poi si sposta tra Guendouzi e Luis Alberto, di sicuro più slegato degli altri. Il Milan fa lo stesso con Rovella, ma la manovra del laziale è più fluida. La Lazio smista la sfera sulle fasce e cerca di arpionare il match con l’uncino delle ali: al 13’ Felipe Anderson si infila tra Kjaer e Tomori, ma calcia a lato. Una decina di minuti dopo tira alto da buona posizione. Qui la matita rossa cerchia Adli, reo di aver sbagliato un passaggio in fase di costruzione. Il francese è il più cercato, smista decine di palloni con filtranti e lanci lunghi e scala tra i due centrali quando deve impostare, ma il ritmo è basso. La mannaia degli infortuni, intanto, non risparmia Pioli neanche stavolta: dopo mezz’ora fuori Loftus-Cheek per un problema fisico e dentro Musah. L’inglese, protagonista di un paio di bei recuperi, si arrabbia così tanto per lo stop che scaglia la maglietta in panchina. Atteso il responso. Negli ultimi 15’ del primo tempo le squadre si allungano, e dopo un sinistro spinoso di Leao - bravo Provedel - e un contropiede sprecato da Luis Alberto, la palla d’oro capita sul mezzo tacco destro di Reijnders (45’). Provedel non controlla un tiro di Giroud e la lascia lì, ma l’olandese, a mezzo metro dalla porta, spara sul palo esterno la chance dell’1-0. Si va a riposo.

MOSSA DECISIVA — Il Milan si scioglie al calar della sera. Il rosso del tramonto inizia a pizzicare gli anelli di San Siro verso le 19 e la squadra di Pioli alza il livello, abbandonando le catene che le avevano legato i piedi per tutto il primo tempo (anche grazie a una buona Lazio). Il gol partita porta la firma dello statunitense. Dopo un'ora Christian Pulisic infila la Lazio a seguito di una bella azione insistita partita da Musah, discreto sulla corsia di destra, e continuata dall'altra parte con l'asse mancina. Marusic mette fuori la sfera di testa, Adli trova Reijnders in verticale, l’olandese pesca Leao e infine ci pensa Pulisic, il più lesto di tutti a seguire l’azione. Gol facile facile - il terzo in campionato -, Provedel sfiora soltanto.

SCACCO MATTO — A un quarto d’ora dalla fine, più o meno con la stessa azione, CP11 sfiora la doppietta con il sinistro (bene Provedel). Le mosse di Sarri sono intuibili: al 75’ dentro Pedro e Immobile. L’azzurro fa fatica. Nel frattempo, a casa, sua moglie e suo fratello hanno pubblicato storie all’indirizzo di alcuni tifosi scontenti del rendimento Ciro, il miglior marcatore della storia della Lazio ormai a un passo dai duecento gol in A. Jessica ha scritto che la “riconoscenza è un raro fiore”. Luigi ha postato un’emoticon con il vomito. Se ne parlerà. Il colpo del k.o. arriva ancora una volta da Okafor, al secondo gol di fila (88'). Leao replica l'azione della prima rete, salta un paio di avversari e appoggia in mezzo per quello che si è definitivo il suo gemello. Il sinistro buca Provedel, lo svizzero abbraccia l'amico. Nota di colore: Pioli ha regalato ad Adli la standing ovation. Il francese ha giocato 70 minuti, è entrato nell’azione del gol e si è beccato gli applausi di una piazza ormai innamorata di lui. A Cagliari ha fatto meglio, ma gare così fanno parte del percorso. Il suo è appena cominciato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/09/2023 21:25
 
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Poker Lautaro, stende la Salernitana e risponde al Milan:
l'Inter prima con i rossoneri



Il Toro parte dalla panchina, ma quando entra segna quattro reti in 27 minuti:
è lui il capocannoniere del campionato e il leader della formazione di Inzaghi


Filippo Conticello

Benvenuti al Lautaro show. L’Inter scaccia il fantasma Berardi, si riposiziona con una certa baldanza accanto al Milan e fa gli occhi torvi al Benfica in arrivo a San Siro. Il tutto, salendo sulle spalle del suo Toro con la fascia: a Salerno per la prima volta in stagione Martinez parte dalla panchina, ma gli bastano 27 minuti per farne quattro e arrivare già in doppia cifra in stagione. Il poker tutto argentino dà l’idea di quanto la squadra di Inzaghi si aggrappi al suo fenomeno col dieci sulle spalle. Ma il 4-0 contro la Salernitana è comunque più largo di quanto abbia detto la sfida: per 60’ la squadra di un traballante Sousa ha mostrato comunque orgoglio e giocato alla pari, ma sono stati i cambi di Simone a farla affondare così teatralmente nell’ultima mezz’ora.

CHE OMAGGIO — Simone Inzaghi, come provato alla vigilia, decide comunque di far rifiatare in partenza i più spremuti: con un occhio al Benfica, fuori il Toro, Bastoni, Mkhitaryan e dentro Sanchez, Pavard più l’olandese Klaassen, novità più succulenta e un po’ obbligata dall’assenza di Frattesi. Sousa, spalle al muro, cambia almeno l’assetto in partenza affidandosi a un 4-2-3-1 per cercare l’ampiezza, con la coppia Bohinen e Legowski a far da diga in mezzo e il trio Kastanos-Martegani-Cabral dietro al redivivio Dia. Uno spettacolo strepitoso è offerto all’inizio dalla curva salernitana con un omaggio variegato ai Pink Floyd. Anzi, la prima parta della coreografia, che riproduce la copertina dell’indimenticabile album "The Wall", diventa quasi un suggerimento per la squadra di casa: vista la partenza sprint interista, i granata devono alzare muro per davvero. Piovono subiti tiri pericolosi, e sballati solo per errori di mira: cicca prima un comunque ispirato Sanchez e poi Dumfries, mentre Ochoa deve allungarsi su un colpo di testa di Carlos Augusto.


L'INTER NON SFONDA — Sembrerebbe dunque un massacro annunciato e, invece, basta sempre riannodare il filo con la maxi-coreografia iniziale in cui gli ultrà granata hanno omaggiato pure un altro album della band britannica, "The Dark Side of the Moon": "Ci troverete sempre qua nel lato oscuro della luna", si legge in curva in avvio. E anche i ragazzi di Sousa dimostrano di avere un’altra faccia, più oscura e cattiva rispetto a quella arrendevole mostrata nel primo quarto d’ora. Così, liberatasi dalla paura, la Salernitana riesce a giocare alla pari e ad avere occasioni con Kastanos e Cabral. Nello stesso tempo, l’Inter perde furore e le misure in campo, con un Klaassen alla ricerca faticosa della migliore posizione e, soprattutto, troppi errori di imprecisione al momento della stoccata. Thuram è un pericolo solo nelle poche volte in cui può far valere il fisico in area e quando può governare la palla in zona pericolosa, ma è sempre ben controllato da Gyomber. Tra l’altro, uno scontro in area tra i due fa gridare al rigore alla panchina interista.

DECISIVI I CAMBI — Visto che la ripresa inizia con sfacciataggine crescente da parte dei campani, Inzaghi decide di cambiare in anticipo rispetto agli standard, già al 9’ ecco la sostituzione tripla. Calha, stranamente impreciso, lascia la regia ad Asllani, mentre Micki è chiamato ai lavori supplementari al posto di Klaassen (rimandato, serviranno altri test per l’olandese). Ma, soprattutto, entra Lautaro per dare sostanza dopo gli alti e bassi di Sanchez. Con l’argentino accanto al francese si suona tutt’altra musica in attacco, anche perché la connessione tra i due sgorga più naturale e il Toro dimostra di avere la gamba giusta, quella di inizio stagione: evidentemente anche un tempo e spiccioli di panchina è servita a ricaricare le pile. Dopo qualche buono spunto preparatorio, il capitano nerazzurro riesce a “spaccare” una partita tutt’altro che facile: il suo scavetto su Ochoa in uscita, dopo assist del gemello Marcus, è una bellezza.


DILAGA — L’1-0, però, non dà la giusta tranquillità ai nerazzurri, che rischiano tanto soprattutto nelle uscite dal basso, e non spengono i bollori di una orgogliosa Salernitana. I padroni di casa avrebbero pure trovato il pari con inserimento di Legowski su assist immaginifico del talento argentino di scuola San Lorenzo Martegani, ma qualche centimetro di offside salva l’Inter. Da quel momento le velleità di rimonta di Sousa si iniziano a spegnere fino a un incomprensibile errore di Ochoa che mette una pietra sulla partita: il messicano regala la palla a Dumfries che da là traghetta a Barella, poi sul cross di Nicolò il Toro gira in rete per la doppietta. Quando Thuram si procura un rigore su fallo del disastroso Lovato, il Toro continua il suo party: segna su rigore per la tripletta. Che diventa poker su cross di Carlos Augusto: il suo sinistro facile vale il decimo gol in otto partite. Ottimo modo, per lui e per l’Inter, di riprendere la testa in campionato e prepararsi al Benfica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/10/2023 00:04
 
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Orsolini scatenato: tripletta all'Empoli.
Il Bologna ritrova gol e vittoria



Prime reti stagionali per l'esterno, coi rossoblù che erano reduci da tre 0-0 di fila.
Per i toscani palo di Maleh sullo 0-1. Infortunio per Cacace


Matteo Dalla Vite

L’Orso scatenato. Si vedono calcio, idee, iniziativa, sviluppi seri. Una partita sempre in ebollizione insomma, ma Orsolini fa i gol (tre) che Ciccio Caputo non riesce anche per muratura di Skorupski e per una rete annullata per fuorigioco nel primo tempo. Il Bologna, dopo tre 0-0 di fila, riesce a sbloccare classifica ed efficacia offensiva, ancora una volta tiene la porta chiusa e soprattutto ritrova il suo numero 7: tripletta per l’ala mancina per certificare la rinascita di un ragazzo che – allungando il contratto fino al 2027 – ha non solo ritrovato l’azzurro con Spalletti ma ha solidificato la propria appartenenza ai rossoblù. E l’Empoli? Si vede che Andreazzoli l’ha sistemato, inquadrato, arricchito: le occasioni emergono sempre, nel secondo tempo i decibel si abbassano, ma un po’ per Skorupski e un po’ per quel palo colpito da Maleh nel primo tempo la squadra toscana si blocca a tre punti con sempre un solo gol fatto in 7 giornate.

ORSO E PALO — Dopo una coreografia della Curva Bulgarelli ricordando il gol annullato a Monza (“Tecnologie milionarie, protocolli meticolosi: per un branco di protagonisti presuntuosi”), Thiago Motta ne cambia diversi rispetto a Monza (dentro Kristiansen, Moro, Ndoye e Corazza con conferma di Orsolini al posto di Karlsson), mentre Andreazzoli recupera e rilancia subito Ciccio Caputo con vicini Baldanzi e Cambiaghi. Motta – che, nella sequenza di inizio stagione, cambia il settimo capitano: Ferguson - non ha mai battuto l’Empoli che è comunque la bestia nera del Bologna, sconfitto in tutte le gare recenti nel massimo campionato. In entrambe le squadre c’era il problema del gol: il Bologna arrivava da sole tre reti fatte, i toscani ne avevano realizzata solo una e insomma è stato chiaro che sia Bologna che Empoli hanno cercato di sbloccare questa situazione di “anemia” offensiva. L’inizio è tutto dell’Empoli: nel giro di 8’ prima Ebuehi (parata di Skorupski post calcio d’angolo) e poi Caputo (palla persa da Beukema) impegnano la difesa bolognese. Dall’altra parte Orsolini ci prova due volte (conclusioni alte) ma alla terza infila Berisha: minuto 23’, palla di Zirkzee che ormai fa il “nove e mezzo”, Walukiewicz bevuto dal numero 7 che rientra sul sinistro e infila l’1-0. L’Empoli gioca in scioltezza e guarda avanti a tal punto che nell’azione successiva allo svantaggio Maleh colpisce il palo alla sinistra di Skorupski. Bella gara, ritmata, piena di iniziative, occasioni, ricerca del gol che in questa stagione fa appunto difetto ad entrambe. Alla rete ci va vicino anche Baldanzi: 29’, Skorupski vola ancora, questa volta rasoterra e diventa – in questo inizio di gara – determinante. Si vede che Andreazzoli ha sistemato la truppa toscana: le vie per far del male all’avversario arrivano, come al 36’ quando Ebuehi crossa per Caputo che infila la porta in solitaria, ma anche in fuorigioco del laterale destro empolese. Morale del primo tempo: Bologna in vantaggio (e con la possibilità del raddoppio, Berisha neutralizza Zirkzee al 45’ dopo fuga di Ndoye) ma Empoli assolutamente in gara e pericoloso.

RESURREZIONE — Nella ripresa, l’Empoli cambia inserendo Cancellieri (da trequartista) e Fazzini, Motta dopo 9’ deve cambiare Moro, anche per poca incisione sulla gara: dentro El Azzouzi che subito si prende un giallo . L’Empoli continua a macinare gioco a tal punto che Caputo si vede ancora uno Skorupski in modalità XL: botta piazzata al limite dell’area e ancora Empoli vicino al gol. Ma la qualità del Bologna è anche quella di resistere, compattarsi, farsi lucido nelle difficoltà e ripartire: praticamente l’identikit di Orsolini che al 21’ si prende ancora la scena. Trenta secondi dopo un gol mangiato praticamente a porta vuota, l’ala mancina rossoblù piazza di precisione il 2-0 incrociando il tiro sul quale Berisha e Cacace non riescono a “murare” perché spiazzati. Il capocannoniere del Bologna dell’anno scorso (11 reti) ritrova insomma in un pomeriggio soltanto le scintille di un tempo. Nel finale, Andreazzoli infila Shpendi, Motta dà spazio a Van Hoiijdonk e Lykogiannis e Maresca decide di dare 7 – eccessivi – minuti di recupero. Dentro i quali Orsolini trova il modo di portarsi a casa il pallone: tripletta su assist di El Azzouzi e resurrezione completata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/10/2023 16:22
 
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Genoa, non basta doppio Gudmundsson:
pari Udinese al 91' grazie a un autogol clamoroso



Finisce in parità la sfida di Udine, decisa da un'autorete di Matturro nel recupero.
Nel primo tempo due gol dell'islandese e uno di Lorenzo Lucca


Francesco Velluzzi

Il battesimo del Bluenergy Stadium, nuova denominazione del Friuli, finisce con il quarto pari per la squadra di casa, l’Udinese, che agguanta il 2-2 in pieno recupero grazie all’autogol di testa del neo entrato Matturro. Riccardo Sottil si salva al fotofinish in una gara in cui il Genoa di Alberto Gilardino conferma tutto quel che di buono ha fatto vedere giovedì surclassando la Roma. Per il Genoa, sorretta da uno straordinario Gudmundsson (doppietta e terzo gol annullato), è un po’ una beffa perché la partita l’ha sostenuta bene andando in vantaggio, subendo poi il pari, ma riprendendola sempre con il numero 11 islandese. Nel secondo tempo l’Udinese è andata goffamente e senza costrutto a caccia del pari, ma ha trovato i colpi di Lazar Samardzic, ancora partito inspiegabilmente in panchina, e proprio da un suo calcio d’angolo è nato il clamoroso pari su autogol. Venerdì c’è la trasferta di Empoli che sarà decisiva per il percorso della squadra e del tecnico.

LA PARTITA — Prima del match l’Udinese ha voluto ricordare la strage del Vajont dove morirono quasi duemila persone. Il 9 ottobre ricorrono i 60 anni. Una delegazione è stata ricevuta a bordo campo e prima del match c'è stato un minuto di raccoglimento. Poi il fischio d'inizio. Sottil presenta una sorpresa, che poi è una conferma di quel che si è visto a Napoli: Samardzic, il gioiello della squadra, in panchina. Ma torna titolare il Tucu Pereyra. Non è finita: Success in attacco affianca Lucca per giocare come con Beto. In difesa c’è ancora il giovane Kristensen a sinistra e non Kabasele, che è recuperato. Alberto Gilardino rilancia dall’inizio la qualità di Malinovskyi (già titolare con Lazio e Torino) e si mette a specchio: 3-5-2 come nella sfida stravinta con la Roma. In difesa c’è Vasquez. Per Haps, invece, è la prima da titolare. Si parte e l’Udinese sembra in bambola: Walace perde una palla sanguinosa, Silvestri sbaglia un rinvio centrale, poi ne sbaglia un altro, consegna palla a Frendrup che serve Gudmundsson che non perdona. Genoa in vantaggio. L’Udinese abbozza una reazione che al 23’ le regala il pari. Bravo Kamara a mettere un buon pallone in mezzo, la respinta di Haps finisce sui piedi di Lucca che scarica di potenza un gran tiro e si sblocca in campionato. I rossoblù protestano per una spinta, giudicata lieve: gol buono. Non è buono, invece, dopo 4’ il raddoppio del solito Gudmundsson che fa tutto bene e beffa ancora i difensori friulani, salvati dal fuorigioco (visto dal Var) di Haps. Ma l’islandese è scatenato e la doppietta la fa ugualmente al minuto 41. Vasquez fa un gran recupero su Ebosele, consegna palla a Malinovskyi (che aveva calciato di poco a lato una punizione da 25 metri), lancio bellissimo che Retegui aggancia alla perfezione servendo il numero 11 che scherza Kristensen e batte Silvestri con un tiro forse deviato ma che non sembra irresistibile. Udinese negli spogliatoi sotto i fischi del Bluenergy Stadium.


SECONDO TEMPO — Si riparte con un solo cambio, nell’Udinese: Zemura per Kamara come quinto a sinistra. L’Udinese alza il baricentro e si butta in avanti perché non può perderla. Success casca due volte in area, ma chi non ci casca è Mariani. Così al 13’ Sottil cambia ancora: dentro Samardzic e Thauvin per Pereyra e Success, entrambi insufficienti. Il Genoa si difende con ordine. Solo De Winter rischia grosso ma nessuno ne approfitta. Dopo 19’ fuori anche l’irriconoscibile Walace e dentro Payero che ha più dinamismo e prova a verticalizzare. Gila risponde inserendo Kutlu per Malinovskyi. C’è bisogno di maggior sacrificio. Ma l’unica occasione è del Genoa a 30’ su una sgasata di Haps che brucia Ebosele e serve Gudmundsson, stavolta Silvestri respinge e de Winter calcia fuori. Anche Gila fa i suoi calcoli, ma rilancia col solito cambio offensivo: Messias per Haps e dentro anche Puscas per Retegui, acciaccato e in riserva. Sono le ultime mosse, Sottil pesca anche Ferreira dal mazzo, Gila contiene con Matturro per lo stremato e strepitoso Gudmundsson. L’Udinese va all’ultimo assalto. Con 5 minuti di recupero. E al 46’ sull’ennesimo corner di Samardzic è proprio l’uruguaiano Matturro a spingere di testa il pallone in rete e a dare il pari ai friulani. Il fischio finale sancisce un pareggio che per il Genoa è un’autentica beffa, ma prima c'è tempo anche per l'espulsione di Lovric.

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02/10/2023 18:10
 
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Atalanta-Juve, tanta grinta ma poche emozioni:
finisce 0-0, Allegri a -4 dalle milanesi

Traversa di Muriel, la squadra di Gasperini cresce nella ripresa senza trovare il ko.
Sui bianconeri pesano le assenze di Vlahovic e Milik, non bastano Chiesa e Kean


Fabiana Della Valle


Niente scatto per la Champions: Atalanta e Juventus fanno 0-0 al Gewiss Stadium in un match senza troppe emozioni. Meglio la Dea della Signora, soprattutto nel secondo tempo, quando i bergamaschi hanno falliscono una doppia occasione con Koopmeiners. La Juve gioca a difendersi e ripartire, ma stavolta l’attacco non funziona.

VINCE LA NOIA — Gasperini recupera De Ketelaere e lo piazza al centro del tridente completato da Lookman e Koopmeiners, Allegri senza Vlahovic e Milik, infortunati, s’affida all’inedita coppia Chiesa-Kean. In tribuna c’è il c.t. azzurro Luciano Spalletti, che non deve essersi divertito parecchio. Il primo tempo è di rara bruttezza, con pochissime occasioni da tutte e due le parti. L’Atalanta ci prova per prima con Zappacosta, che ha una doppia occasione: primo tiro murato, il secondo fuori. I bergamaschi creano qualcosa in più dei bianconeri, cercando di allargare il gioco e sfruttare sopratutto le fasce. Nella Juve invece il più volenteroso e pericoloso è Chiesa, che s’allarga molto sulla sinistra. La Signora però ha perso brillantezza rispetto a inizio stagione e ha un gioco troppo lento e macchinoso. Gli unici due tiri in porta sono griffati Fagioli e Kean.

TOCCA AI PORTIERI — Nella ripresa Gasperini modifica il tridente, spostando De Ketelaere a destra, Lookman a sinistra e arretrando Koopmeiners alle spalle dei due. Dopo 8 minuti il solito Chiesa costringe Musso a una grande respinta a una mano. Per i bergamaschi entrano Muriel e Kolasinac, Allegri manda in campo prima Miretti e Kostic e poi anche Weah e Yildiz. L’Atalanta attacca di più e Locatelli salva su colpo di testa di Kolasinac, ma la vera prodezza la compie Szczesny sulla punizione calciata da Muriel, deviando sulla traversa. Il colombiano è molto attivo e nel finale ci riprova dalla distanza: Szczesny non trattiene ma Koopmainers non ne approfitta. Poco dopo il 7 dell’Atalanta ha un’altra opportunità ma il suo tocco sotto rete finisce alto.

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02/10/2023 18:21
 
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Sassuolo, è finita la magia.
Una perla di Colombo rialza il Monza.
E c'è l'esordio del Papu

Basta il primo gol dell'attaccante per superare i neroverdi.
C'è spazio anche per il nuovo acquisto, in campo negli ultimi 15 minuti di gara


Pierfrancesco Archetti


La prima vittoria esterna del Monza in questo campionato fa tornare sulla terra il Sassuolo, che puntava al tris dopo aver battuto consecutivamente Juventus e Inter. Decide Lorenzo Colombo, al primo centro stagionale, dopo che nel primo tempo i brianzoli avevano sofferto ed erano stati tenuti in partita dal portiere Di Gregorio. Nella ripresa invece sono cresciuti fino a riuscire a prendere i tre punti.

BRAVI PORTIERI — Il Monza era fresco di tre pareggi consecutivi, ma il Sassuolo non si fida. E fa bene. Dionisi è più prudente sulla trequarti, mettendo titolare Thorstvedt per Bajrami, mentre Palladino dà fiducia di nuovo a Carboni in difesa al posto di Izzo, che accusa problemi al ginocchio nel riscaldamento. Nel primo tempo i portieri sono più attenti dei loro compagni. Di Gregorio sventa subito su Laurienté, Consigli toglie a Ciurria il gol “alla Berardi”. Il fantasista neroverde invece si accende dal 36’ in avanti: due volte Di Gregorio gli nega l’esultanza, poi un assist al bacio per Laurienté viene vanificato dal compagno, che spara in curva da pochi passi.

LA RETE — Entrambi gli allenatori restano fedeli ai propri moduli (4-2-3-1 da una parte, 3-4-2-1 dall'altra). Senza Caprari, però, Palladino arretra di nuovo Mota Carvalho, con Colombo più avanzato ma servito poco perché gli sbagli in uscita sono troppi. Nel secondo tempo il Sassuolo cambia subito Thorstvedt con Bajrami, ma è il Monza a partire meglio: Ciurria serve una palla d'oro a Kyriakopoulos, che manda però fuori a porta vuota. Poi, Mota Carvalho non arriva su un cross di Colpani, più concreto che in precedenza. Gli ospiti spingono e Colombo diventa protagonista: prima fa fuori Erlic ma Consigli sulla girata ha un buon riflesso, al 21’ invece vince il contrasto su Tressoldi, dribbla di nuovo Erlic e non perdona. Il Var gli nega la gioia della doppietta, e il Sassuolo può sperare fino al fischio finale. All’88’ la palla del pari arriva sui piedi di Laurienté che sbaglia ancora da due passi e l’1-0 non cambia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/10/2023 09:52
 
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Torino, un pareggio prima del derby: col Verona finisce 0-0

I granata frenano in casa al termine della
settimana da tre partite in otto giorni:
sabato la sfida con la Juventus


Mario Pagliara


Il Toro frena in casa, si ferma sullo zero a zero contro un Verona combattivo e ruvido. I granata di Juric non riescono ad arrivare con lo slancio di una vittoria al derby in programma sabato in casa della Juventus. Per l’Hellas di Baroni è un punto meritato, che appesantisce la buona classifica di questo avvio (8 punti). Partita con pochi – pochissimi - spunti estetici, ma con tantissimo agonismo. Di Seck e Lazaro nel primo tempo le uniche occasioni del Toro, una rovesciata di Djuric nella ripresa il solo squillo del Verona.

59 SECONDI — A rileggerlo il giorno dopo, Ivan Juric era stato profetico. “Non vi aspettate una bella partita, sarà invece una battaglia”, aveva detto l’allenatore granata. Battaglia doveva essere e battaglia è stata. Agonisticamente intensa, senza esclusioni di colpi (e di qualche sbracciata), tra Torino e Verona schierate in un corpo a corpo a tutto campo con lo stesso modulo (3-4-2-1) e principi di gioco simili. E’ dunque la serata dei duelli e dell’uno contro uno, scattata dopo cinquantanove secondi con un bel doppio passo di Seck su Amione (lanciato da Zapata), Montipò si supera nella respinta bassa coi piedi. Il Torino festeggia la centesima presenza in granata del suo capitano, Rodriguez. Il Verona lancia in attacco il giovane Cruz, Bonazzoli resta in panchina. Schuurs si riposiziona al centro della difesa, con Sazonov sul centrodestra.

LAZARO CHE PECCATO — Quest’anno Juric non è fortunato con i difensori: in infermeria ci sono già Djidji e Buongiorno, Zima ne è appena uscito, ma dopo venticinque minuti alza bandiera bianca anche il giovane Sazonov (problema al piede destro). Dietro si adatta Tameze. Nel primo tempo il Verona non trova mai lo spazio per una conclusione, il Torino invece bada al sodo. E al secondo minuto di recupero una serpentina di Lazaro su Terracciano (Dawidowicz è tagliato fuori) chiama stavolta Montipò a una parata che somiglia a un piccolo miracolo.

LAZARO CHE PECCATO — Quest’anno Juric non è fortunato con i difensori: in infermeria ci sono già Djidji e Buongiorno, Zima ne è appena uscito, ma dopo venticinque minuti alza bandiera bianca anche il giovane Sazonov (problema al piede destro). Dietro si adatta Tameze. Nel primo tempo il Verona non trova mai lo spazio per una conclusione, il Torino invece bada al sodo. E al secondo minuto di recupero una serpentina di Lazaro su Terracciano (Dawidowicz è tagliato fuori) chiama stavolta Montipò a una parata che somiglia a un piccolo miracolo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/10/2023 11:17
 
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La Fiorentina corre: comodo tris al Cagliari,
agganciate Juve e Napoli. Ranieri resta ultimo



Terza vittoria in quattro partite per i viola:
decidono il gol di Gonzalez, l'autorete di Dossena e il primo sigillo di Nzola


Giulio Saetta

La Fiorentina non manca l’occasione ghiotta, battendo il Cagliari 3-0 aggancia Napoli e Juve al terzo posto dietro le milanesi. La legge del Franchi non ha fatto sconti, è dallo scorso febbraio che i viola sono imbattuti nel proprio stadio in campionato. È notte fonda invece per il Cagliari di Ranieri, ex applauditissimo all’ingresso in campo, che rimane inchiodato in ultima posizione con soli due punti frutto dei pareggi in casa con l’Udinese e nella prima fuori contro il Torino.

CAOS PREPARTITA — Tensione alta fuori dal Franchi circa un’ora prima del fischio d’inizio, quando gruppi di ultras avversari sono venuti a contatto, spranghe e fumogeni alla mano. La situazione si è ristabilita solo dopo l’intervento delle forze dell’ordine in tenuta antisommossa; un agente sarebbe rimasto ferito in modo non grave.

LE SCELTE — C’è Beltran dal 1’ e non Nzola, Italiano riaffida all’argentino la maglia di titolare dopo le prove anonime contro Lecce e Inter. Ma più che una scelta di merito, avrà influito il turno di Conference giovedì in casa contro il Ferencvaros. C’erano dubbi anche in difesa, dove Martinez Quarta l’ha spuntata su Ranieri, e nel tridente dietro la punta, che premia a sinistra Brekalo. Ranieri, invece, sceglie Shomurodov al fianco di Petagna al posto dell’acciaccato Luvumbo, nella cerniera di centrocampo Deiola preferito a Sulemana.

LO SHOW DI NICO — Dopo appena due giri d’orologio, viola in vantaggio con il solito Nico Gonzalez, sesto centro stagionale, a risolvere una mischia in area causata da un errore in uscita di Radunovic su punizione calciata da Duncan. L’argentino è l’anima viola: oltre a finalizzare, non si risparmia nel rientrare in copertura e ha la gamba per reimpostare la manovra. All’8’ altro grosso errore dei sardi, questa volta in attacco quando Nandez approfitta di un retropassaggio sbagliato di Milenkovic e si presenta tutto solo davanti a Terracciano, lo salta ma calcia troppo debolmente a porta vuota consentendo il salvataggio in extremis di Kayode. E al 21’ piove sul bagnato per Ranieri: un traversone basso da destra di Kayode viene deviato nella propria porta da Dossena. Viola vicino al tris al 26’ con un imperioso stacco di testa ancora di Gonzalez su cross morbido da destra di Bonaventura, palla fuori di un soffio sul palo lungo.

FINALMENTE M'BALA — Ranieri dopo l’intervallo sceglie la soluzione “verde”: dentro i giovani Prati e Oristanio rispettivamente per Deiola e per l’impalpabile Shomurodov. La scelta dà frutti perché i numeri di baricentro e possesso dei sardi si impennano. Complice anche un calo di ritmo della Fiorentina, il Cagliari trova anche il modo di impensierire Terracciano con Dossena di testa (2’), un destro strozzato di Oristanio (10’) e uno scavetto di Petagna che centra la traversa (18’), ma l’azione era viziata da un fuorigioco dello stesso attaccante. Italiano risponde con un triplo cambio al 20’, fuori tutti e tre i trequartisti per Kouame, Infantino e Ikone: c’è da invertire l’inerzia del match e risparmiare acido lattico in vista della Conference. Quando anche il Cagliari entra in riserva il match si affloscia, ma è l’ingresso in campo di Nzola al posto dell’applaudito Beltran a dargli la scossa finale quando, al quarto di recupero, sfrutta un lancio da dietro e l’ennesimo errore difensivo cagliaritano per presentarsi tutto solo davanti a Radunovic e batterlo con un bel tocco sotto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/10/2023 11:21
 
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SERIE A 2023/2023 7ª Giornata (7ª di Andata)

30/09/2023
Lecce - Napoli 0-4
Milan - Lazio 2-0
Salernitana - Inter 0-4
01/10/2023
Bologna - Empoli 3-0
Udinese - Genoa 2-2
Atalanta - Juventus 0-0
Roma - Frosinone 2-0
02/10/2023
Sassuolo - Monza 0-1
Torino - Verona 0-0
Fiorentina - Cagliari 3-0

Classifica
1) Inter e Milan punti 18;
3) Napoli, Juventus e Fiorentina punti 14;
6) Atalanta punti 13;
7) Lecce punti 11;
8) Bologna punti 10;
9) Frosinone, Torino, Sassuolo e Monza punti 9;
13) Roma, Genoa e Verona punti 8;
16) Lazio punti 7;
17) Udinese punti 4;
18) Salernitana e Empoli punti 3;
20) Cagliari punti 2.

(gazzetta.it)
03/10/2023 21:25
 
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