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Il Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021 di SEXY FORUM

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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13/12/2020 23:57

Pazza Inter.
A Cagliari domina, va sotto ma
nel finale trova la vittoria.
È a -3 dal Milan



Cragno si esalta, Sottil trova il gran gol al 42',
ma nel finale Barella, D'Ambrosio e Lukaku riescono a ribaltare il risultato


Davide Stoppini

Rimonta, fantasmi scacciati e pure il piano B: ecco cosa c’era nel menu a pranzo dell’Inter a Caglari. Tre a uno per la squadra di Conte, che va sotto – dopo aver sprecato tantissimo – nel primo tempo con il gol di Sottil, ma poi nel secondo tempo – dopo il passaggio alla difesa a quattro, fa tre gol e trova la quarta vittoria consecutiva in campionato, lasciandosi alle spalle la delusione per l’eliminazione Champions di mercoledì.

PRIMO TEMPO — L’Inter approccia il match come meglio non potrebbe. E infatti, tra il 9’ e il 15’, i nerazzurri hanno sui piedi cinque occasioni per passare in vantaggio. In serie: al 9’ doppia chance, prima grazie a una magia di Eriksen per Lukaku, murato da Cragno che poi è bravo pure sul sinistro dello stesso danese. Al 12’ un cross di Eriksen trova Bastoni in area, ma la girata al volo col sinistro finisce alta. Ancora Inter, solo Inter, il Cagliari sta a guardare. Al 14’ combinazione Lukaku-Sanchez, con conclusione del belga sulla quale Cragno dice ancora no. E il portiere di Di Francesco si esalta ancora al 15’, quando su cross di Darmian Sanchez di testa non riesca a batterlo, trovando la respinta con i piedi. Il Cagliari non riesce ad alzare il baricentro, al 22’ il destro di Rog dai 20 metri è quasi un alleggerimento. C’è sempre Cragno in copertina, con l’intervento più difficile del primo tempo: è il 24’, Sanchez entra bene in area leggermente defilato sulla destra, ma la conclusione è ancora fermata dall’estremo difensore dei sardi. Prodotto lo sforzo più grande, ma senza passare in vantaggio, l’Inter sembra quasi rifiatare. Ci riprova Barella al 38’ con una bella girata al volo di destro su cross di Darmian: destro a lato. Sottil è il più vivo dei suoi, in mezzo Marin e Rog danno battaglia. Al 42’, quasi all’improvviso, passano i ragazzi di Di Francesco. Faragò avanza sulla destra, mette dentro ma trova la respinta di De Vrij, il pallone finisce sui piedi di Sottil che viene murato da Skriniar. L’azione però non è finita: il pallone si impenna, Sottil si coordina benissimo e con il sinistro al volo trova l’angolo più lontano: Cagliari avanti, al primo tiro nello specchio di Handanovic. L’Inter accusa il colpo, un minuto dopo Perisic fallisce l’ennesima chance quando solo davanti a Cragno – ma un po’ defilato sulla sinistra – calcia malissimo sul fondo. Dall’altra parte, al 46’, il Cagliari va vicino pure al 2-0: Faragò per Zappa, tiro cross con Pavoletti che sotto porta fallisce il (non semplice) tap-in.

RIBALTONE — Nel secondo tempo Conte cambia subito: fuori Perisic, ancora deludente, dentro Hakimi a destra con Darmian che va a sinistra. L’Inter riparte in maniera vigorosa, al 5’ è Skriniar a trovare la deviazione a centro area su assistenza di Darmian: pallone alto. Dopo 13’ finisce la gara di Eriksen: dentro Sensi. E poi anche Young per Darmian. E dopo neppure un minuto l’inglese va subito vicino al pareggio, con un sinistro sul palo lungo deviato in angolo da Cragno. Gara dal copione scritto, l’Inter palla a terra riesce a trovare la conclusione, come quando al 17’ Sensi innesca Sanchez, il cui destro è deviato in angolo. Altri cinque minuti ed è lo stesso Sensi a trovare la conclusione, dopo un inserimento centrale su cross di Hakimi. Primi cambi per Di Francesco: minuto 23 fuori Sottil e Faragò, dentro Nandez e Klavan, minuto 23, il Cagliari passa dunque a difendere a tre. Di qua Conte gioca il tutto per tutto: esce Bastoni, dentro Lautaro a 18’ dalla fine, con il passaggio alla difesa a quattro. E’ una partita a scacchi: Pavoletti non ne ha più, è il turno di Cerri, siamo ormai nell’ultimo quarto d’ora. E l’Inter sfiora ancora al gol con Sensi: destro deviato in angolo. Ed ecco l’1-1: corner di Sensi, Cragno respinge, dal limite dell’area Barella trova un destro al volo perfetto, proprio contro la sua ex squadra. Non cambia l’inerzia della gara, nerazzurri ora alla ricerca del ribaltone. Hakimi esce per infortunio, dentro D’Ambrosio a 7’ dalla fine. Ed è lui l’uomo del 2-1: cross di Barella sugli sviluppi di un angolo, sul secondo palo D’Ambrosio trova il colpo di testa che batte Cragno. Lo stesso portiere a 2’ dalla fine blocca il sinistro di Lukaku. Il Cagliari si butta in avanti. E a 100” dalla fine Cerri si divora il 2-2, dopo l’inserimento di Lykogiannis. Dentro Simeone, fuori Carboni, mentre nell’Inter Sanchez resta in campo nonostante un problema muscolare. Cinque minuti di recupero, al terzo dei quali Cragno su butta in area su corner. Ma così favorisce la ripartenza dell’Inter, Lukaku in campo supera proprio il portiere avversario a metà in campo e poi vola a porta vuota verso il 3-1. Lo Shakhtar è dimenticato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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14/12/2020 00:02

Gomez fuori, ma Gasp abbatte la Fiorentina 3-0!
L'Atalanta risale, Viola in ritiro

La squadra di Prandelli resiste 44 minuti grazie a un Dragowski in
grande forma, poi la Dea dilaga con Gosens, Malinovskiy e Toloi


Marco Guidi


Archiviato il passaggio agli ottavi di Champions, l’Atalanta dà l’avvio all’operazione rimonta in campionato, liquidando senza patemi la Fiorentina al Gewiss Stadium con un secco 3-0. La Dea, con la gara contro l’Udinese da recuperare, sale così a 17 punti, in attesa di affrontare in serie Juventus e Roma. Per la Viola, invece, è ancora notte fonda: i 9 punti in 11 giornate, di cui appena uno nelle quattro con Prandelli in panchina, sono lo specchio di una squadra in grave crisi d’identità. La società ha deciso per la linea dura: tutti in ritiro per provare a ritrovarsi.

NIENTE PAPU — Gasp ripropone dieci undicesimi della formazione scesa in campo ad Amsterdam con l’Ajax. Unica variazione, Malinovskyi al posto del Papu Gomez. Un’esclusione, quella dell’argentino, che farà discutere, dopo i recenti screzi con il tecnico. Il Papu starà 90’ a guardare i compagni, ma sarà la gara contro la Juve a dire se vederlo seduto in panchina diventerà una consuetudine, portando magari a un addio a gennaio, o no. Prandelli sceglie invece un inedito 4-5-1, lanciando Venuti da terzino destro ed Eysseric largo a sinistra. Vlahovic unica punta. Solo panchina per Castrovilli e Ribery. L’ex di turno è Jack Bonaventura, che torna titolare da interno di centrocampo.

A SENSO UNICO — Dopo 5’ di studio, l’Atalanta prende in mano decisamente il pallino del gioco. Al 10’, sponda di Djimsiti per Zapata che va a colpo sicuro in tuffo di testa, ma centra Dragowski, poi il tap in di Hateboer è rimpallato in corner da Biraghi. I calci d’angolo diventano una costante del primo tempo nerazzurro: saranno addirittura 9 nei primi 45’. Su uno di questi, al 19’, Dragowski alza sulla traversa l’incornata di Romero. La Fiorentina schiaccia parecchio la linea mediana sulla difesa, lasciando Vlahovic in balia della retroguardia di casa. Il giovane centravanti serbo si lamenta, non a torto, anche con i compagni, ricevendo di contro il rimbrotto di Prandelli. L’unico sussulto di Vlahovic è su invito di Lirola al 21’, il suo sinistro dal limite, però, è deviato in modo strepitoso da Gollini sulla traversa. Passato lo spavento, la Dea torna a macinare gioco. Al 29’ Dragowski è ancora bravo a intercettare il colpo di testa di Zapata su cross di Gosens. Dai e dai, alla fine la Viola capitola. È il 44’ e stavolta gli interpreti si invertono: Zapata va via di potenza a Pezzella e mette a rimorchio per Gosens, che con il sinistro da due passi non può sbagliare. Timide proteste viola per un tocco di mani del tedesco a inizio azione, non comunque nell’immediatezza della rete.

RIPRESA — Caduto il muro, Prandelli perde anche Pulgar per infortunio: dopo l’intervallo ecco Castrovilli. La Fiorentina alza un po’ il baricentro alla ricerca del pareggio. Al 55’, però, Milenkovic stende Zapata al limite e il sinistro chirurgico di Malinovskyi su punizione disegna una parabola perfetta per il raddoppio. Sotto di due reti, gli ospiti provano il tutto per tutto con Ribery e Callejon al posto di Eysseric e Lirola. Ma la Viola ormai è in balia dell’avversario e al 63’ Toloi trova il tris sugli sviluppi di un corner, sfruttando l’abile sponda di Djimsiti. La prima conclusione della Fiorentina verso lo specchio della porta nella ripresa arriva solo al 67’, con il colpo di testa di Vlahovic, che si perde sul fondo. Mentre Gollini deve intervenire solo all’86’ sulla stoccata al volo di Barreca, entrato per Biraghi infortunato. Gasperini concede la vetrina anche a Manu Gyabuaa, giovane gioiellino della Primavera, all’esordio in Serie A. Il degno finale di una partita completamente a tinte nerazzurre.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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14/12/2020 00:07

Atto di forza Roma: Dzeko, Pellegrini,
Veretout e Mkhitaryan annientano il Bologna 5-1

Partita chiusa già nel primo tempo. In gol il bosniaco, Pellegrini, Veretout e Mkhitaryan.
Due le autoreti, una per parte (Poli e Cristante). Tre i gol annullati


Matteo Dalla Vite


Pronti, via e la gara è durata un quarto d’ora: una Roma imperiale ha spazzato via il Bologna nei primi quindici minuti mettendosi subito sul 3-0 e agendo poi a piacimento nel resto della gara: per la squadra di Mihajlovic non ci sono giustificazioni. Forte e in scioltezza, la Roma ha piallato subito i rossoblù ma Sinisa (che ha fatto esordire anche Pagliuca junior) si chiede dove sia mai finita la rabbia che chiede sempre e che non ha nessun motivo di essere sparita così: un po’ è riapparsa nella ripresa ma l’assenza di 4 titolari (quale squadra al giorno d’oggi non deve rinunciare a pedine titolari?) non può reggere come alibi. L’apertura è stata rappresentata da un autogol di Poli su fuga di Spinazzola, poi dai gol di Dzeko (che raggiunge Amadei) e Pellegrini: i giallorossi hanno giusto sbagliato nell’autogol di Cristante (cross di Barrow) ma per il resto hanno piallato tutto e tutti, fino ad arrivare all’1-5 passando dal gol di Veretout al sigillo di Mkhitaryan.

TAMPONI LUNA PARK — Come annunciato, Sinisa si affida al ventunenne Ravaglia al debutto in Serie A: Da Costa in panchina quindi, e… Donnarummata di Mihajlovic che fece esordire Gigio al Milan (classe ’99 come Ravaglia stesso) a 16 anni e 8 mesi: al ragazzo non andrà benissimo Mbaye va a sinistra al posto di Hickey "raffreddato – recita il Bologna – in attesa di un nuovo tampone" ed evidentemente il primo non ha dato esiti certi: così sono addirittura nove i giocatori dei quali il tecnico del Bologna deve fare a meno, e come conseguenza c’è che la panchina è farcita di Primavera (Khailoti, Pagliuca baby, Vergani e Rabbi). La Roma in porta rimette Pau Lopez (Mirante è in panchina), in mezzo ha Veretout e davanti Dzeko con a sinistra Spinazzola che arma gli assalti giallorossi. Pedro è assente perché squalificato. La partenza è tutta della Roma che appunto in 15’ devasta un Bologna completamente sfasato: Spinazzola lascia lontano De Silvestri nello scambio di Mkhitaryan e poi vola a crossare quel pallone che, deviato da Poli, diventa l’10 giallorosso. Passano cinque minuti e Dzeko, trovato da Pellegrini, infila con facilità Ravaglia sul primo palo dopo essersi inghiottito Danilo; ancora 5’ e Pellegrini (lanciato da Spinazzola) mette lo 0-3 che al 24’ diventa 1-3 per deviazione di Cristante su cross di Barrow. Finita? Macché Veretout infila ancora Ravaglia (debutto infernale) dopo un’azione iniziata da Dzeko e portata avanti da Pellegrini e Mkhitaryan.

PALO — Primo tempo devastante per il Bologna, con Sinisa che fa tre cambi alla ripresa: i rossoblù passano al 3-4-3, arrivano al gol con Dominguez poi annullato alla Var come l’1-6 di Pellegrini. Quattro gol annullati, 6 buoni e la partita è andata avanti con il Bologna fra il tramortito e la rincorsa e la Roma che ha dovuto cambiare Kumbulla (problema muscolare) con Smalling. Fra situazioni in cui la Var è stata necessaria (anche nel rivedere un fallo di Dominguez, prima punti col rosso e poi abbassato a giallo), la Roma ha sfiorato la sesta rete con Mayoral che ha preso il palo a porta vuota. Il titolo, da subito, è uno solo: non c’è stata gara.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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14/12/2020 00:10

Gattuso soffre Ranieri ma nella ripresa è ribaltone: Napoli-Samp 2-1

Primo tempo sotto ritmo per gli azzurri che vanno in svantaggio al 20’ con Jankto che trafigge un distratto Meret.
La svolta al rientro dagli spogliatoi, con Lozano e Petagna che di testa fanno gioire Gattuso


Maurizio Nicita


Dopo un primo tempo inguardabile il Napoli si rialza reagisce al meritato vantaggio della Samp e ribalta la partita grazie soprattutto a un Lozano imprendibile, modello Speedy Gonzales. E così gli azzurri rispondono alla vittoria dell’Inter, anch’essa in rimonta a Cagliari, e si presentano allo scontro diretto di mercoledì al Meazza con i nerazzurri avanti di un solo punto, che poi sarebbe quello tolto dal giudice sportivo non dal campo. La Samp fa quello che può bene per un tempo poi soccombe alla maggiore forza dell’avversario.

GLI ASSETTI — Rino Gattuso cambia 5 uomini ma non il sistema: il suo 4-2-3-1 si appoggia sulla fantasia di Zielinski e non è un caso che nel classico 4-4-2 presentato da Claudio Ranieri Ekdal sia francobollato a uomo sul fantasista polacco per cercare di tenerlo spalle alla porta e togliergli visione di gioco. E in effetti, con una Samp che difende stretta e compatta gli unici pericoli vengono dai tiri dal limite di Zielinski, ma nulla che turbi Audero. Mentre in avanti l’esperto allenatore romano sceglie di affiancare Verre a Quagliarella, mossa che si rivelerà efficace.

COLPISCE JANKTO — E così, pressando bene alto e sfruttando la lenta e prevedibile manovra azzurra, la Samp prende coraggio. Una girata di testa del solito Torsby su angolo mette già i brividi a Meret, ma poi al primo vero affondo manovrato passano i blucerchiati. È Verre ad abbassarsi per prendere palla nella trequarti e a vedere il corridoio giusto per Jankto che sulla corsa entra in area e con un sinistro sotto la traversa batte Meret. Il Napoli fa fatica a rialzarsi, mentre Verre, abile a trovare spazi fra le linee del Napoli, lancia profondo Candreva che con un diagonale impegna Meret. Solo a fine tempo gli azzurri si rendono pericolosi sveltendo un po’ la manovra. Mertens gira di testa l’unico cross di Ghoulam che arriva dal fondo e poi il belga scambia rapido centralmente con Insigne al tiro, ma in entrambe le occasioni Audero si fa trovare pronto.

CAMBIO PASSO — È un altro Napoli quello che ridisegna Gattuso nella ripresa inserendo Petagna prima punta e Lozano esterno. È soprattutto il messicano a cercare la profondità, che nel primo tempo non c’era mettendo alle corde gli ospiti. E il gol arriva con Mertens che raddoppia Insigne a sinistra e mette in mezzo, dove proprio Lozano anticipa di testa e pareggia. Lo scatenato messicano poco dopo colpisce il palo con un destro dalla distanza. E poi confeziona anche il sorpasso con una percussione a destra e cross teso che Petagna impatta bene di testa. La Samp accusa il colpo e prova a reagire con un tiro dalla distanza di Candreva, sul quale Meret si allunga bene. Ma è il Napoli a tenere il pallino del gioco e a rendersi pericoloso ancora con Lozano e Mertens. Il finale è più nervoso, con La Penna che sventola gialli da ogni parte, ma la Samp non punge più mentre il Napoli vanifica un paio di occasioni in superiorità numerica. Ma i tre punti arrivano lo stesso.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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14/12/2020 00:15

Dopo 5 mesi riecco il Dybaldo: la Juve vince 3-1 in casa del Genoa

Nella ripresa si sblocca l’argentino, poi pareggia l’ex Sturaro.
Decisivo CR7 con due rigori guadagnati da Cuadrado e Morata.
Il portoghese e la Joya non segnavano insieme nella stessa partita dal 4 luglio


Fabiana Della Valle


Dybala apre, Ronaldo raddoppia e la Juventus batte il Genoa 3-1. Cinque mesi dopo la storia si ripete: il dieci ritrova il gol in campionato dopo sette mesi, Cristiano festeggia con una doppietta dal dischetto la sua centesima gara in bianconero. E’ tornato il Dybaldo e Andrea Pirlo sorride, perché la sua Juventus trova la seconda vittoria di fila in campionato e anche quella continuità invocata dall’allenatore.

MURO ROSSOBLÙ — La Juventus fa cinque cambi rispetto a Barcellona (Szczesny, Dybala, Bentancur, Rabiot e Chiesa) mentre il Genoa si presenta con quattro ex (Pjaca, Perin, Sturaro e Luca Pellegrini). Pirlo rinuncia a Kulusevski per inserire Bentancur accanto a Rabiot e piazza McKennie sulla destra con il compito di giocare tra le linee. Il primo tempo è un monologo bianconero, con la squadra di Pirlo costantemente nella metà campo dei rossoblù. Rabiot segna subito ma il gol viene annullato per evidente tocco di mano, poi ci provano due volte Ronaldo, McKennie (di testa) e Dybala. I bianconeri cercano di ripetere il canovaccio di Barcellona, reparti stretti e pallone che si muove velocemente. Il Genoa si limita a contenere (e ci riesce) nella speranza di poter ripartire con Scamacca e Pjaca, ma in realtà nel primo tempo succede una sola volta (su palla persa da Chiesa, che poi però si fa perdonare con un gran recupero). Il divario tra le due squadre è netto ed è già sorprendente che si arrivi all’intervallo sullo 0-0, ma la Juve in modalità campionato, senza la ferocia del Camp Nou, non riesce a scavalcare la muraglia eretta da Maran.

E’ TORNATO IL DYBALDO — Il fortino rossoblù resiste un’altra decina di minuti nel secondo tempo, poi crolla quando Dybala trova il suo primo gol in campionato: lancio di De Ligt, spizzata di McKennie e sinistro del dieci sul primo palo. La festa dura poco perché la legge dell’ex non perdona: cross di Luca Pellegrini e imbucata vincente di Sturaro, che già l’anno scorso fece male alla Signora. Il Genoa dopo il gol prende coraggio e ci riprova subito con Rovella, Pirlo risponde inserendo Morata al posto di Rabiot: ecco il tridente tanto invocato. Ma c’è sempre un ex sul cammino della Juve verso la vittoria: stavolta tocca a Perin, che s’oppone stoicamente alla zuccata di Ronaldo. Il 4-4-2 iniziale di Pirlo diventa un 4-2-4, con Chiesa sulla linea dei tre attaccanti. L’assalto bianconero produce i suoi effetti: calcio di rigore per fallo di Rovella su Cuadrado, che si vendica del portiere spiazzandolo dal dischetto. Finisce allo stesso modo anche sul secondo penalty (stavolta uscita di Perin su Morata): 3-1 e nessun patimento finale: l’effetto Camp Nou continua pure in Serie A.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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14/12/2020 00:18

Traverse, pali e un super Hernandez:
il Milan acciuffa il Parma al 91'

Hernani e Kurtic danno il doppio vantaggio agli emiliani,
ma la doppietta di Theo permette ai rossoneri di evitare la sconfitta.
In classifica l'Inter si avvicina a -3


Marco Fallisi


Nella giornata in cui le inseguitrici vincono in rimonta, il Milan lancia un messaggio potente: i giovani diavoli non muoiono mai, anche se adesso si fa tutto più complicato. La doppietta di Theo Hernandez, la prima in due stagioni rossonere, non serve a cogliere il nono successo in campionato, ma regala alla capolista un 2-2 che fino al minuto 91 della sfida con il Parma sembrava un mezzo miraggio. Pioli allunga la striscia di imbattibilità a 23 risultati in campionato e il suo Milan resta l’unica squadra senza k.o. nei cinque principali campionati europei dalla ripresa post lockdown a oggi. Il vantaggio su Inter, Napoli e Juve ora si è ridotto, ma questo pari può pesare parecchio in termini di fiducia e convinzione. Il Parma sciupa il doppio vantaggio a San Siro, ed è la seconda volta dopo il 2-2 con l’Inter di ottobre: Liverani può dirsi comunque soddisfatto da quanto messo sul campo dai suoi ragazzi.

GOL E... LEGNI — Liverani disegna un Parma compatto, con un tridente che punta sulla velocità di Karamoh e di Gervinho e sulla fisicità di Cornelius. Pioli, privo di Kjaer, Ibra e Saelemaekers, ritrova Bennacer in mezzo e consegna le chiavi dell’attacco al trio Castillejo-Brahim-Calhanoglu, con Rebic centravanti. Ma il tecnico del Milan è costretto al primo cambio dopo tre minuti: dopo un contrasto con Cornelius, Gabbia deve uscire per un problema al ginocchio sinistro. Tocca a Kalulu, terzino sulla carta ma centrale all’occorrenza, come mostrato a Praga in coppa. E il 20enne francese, al debutto in Serie A, fa subito i conti con l’imprevedibilità di Gervinho, che al 13’ lo punta, lo porta sul fondo e pesca in mezzo all’area Hernani, ignorato dalla difesa rossonera: è 1-0 Parma. L’esterno ivoriano prova ad approfittare dello smarrimento milanista e al 19’ confeziona un bel cross – stavolta da destra, saltando Romagnoli – per Karamoh, che anticipa tutti ma di testa manda a lato. Gli sprazzi gialloblù finiscono qui, perché il Milan, pur faticando più del solito nella fluidità della manovra, si piazza con insistenza dalle parti di Sepe. Al 23’ i rossoneri trovano il gol – tocco di Castillejo su cross di Theo deviato da Diaz con il tacco – ma la Var annulla per fuorigioco dell’ex Villarreal. Il Parma fa densità e rimane basso davanti alla propria area, i giocolieri di Pioli non trovano varchi per sfondare ma quando passano mettono i brividi a Sepe, come la doppia traversa colpita prima da Brahim Diaz e poi da Calhanoglu nella stessa azione, al 39’: il tiro a giro dello spagnolo colpisce l’incrocio alla sinistra del portiere emiliano, la botta di controbalzo del turco si stampa sul lato opposto della porta. Il conto dei legni rossoneri sale a tre sei minuti dopo, quando la punizione di Calhanoglu colpisce il palo esterno.

THEO THRILLER — Nell’intervallo Pioli rimescola le carte nel trio alle spalle di Rebic, alla ricerca di nuovi spunti per sorprendere meglio e soprattutto con più continuità gli uomini di Liverani: fuori Brahim e Castillejo, dentro Leao e Hauge. Calhanoglu ritrova le zolle centrali tanto care, ma la sostanza della sua serata sotto porta sembra non voler cambiare: al 5’ della ripresa centra ancora la traversa, questa volta con un destro potente a pochi passi da Sepe. E il Parma passa ancora, all’11’, e di nuovo grazie a un colpo di testa: questa volta Hernani si traveste da uomo assist, scodellando dalla destra un pallone che Kurtic indirizza nell’angolino dopo un inserimento perfetto. Milan alle corde? Non esattamente, perché due minuti dopo rompe l’incantesimo con Theo Hernandez, che su corner di Calhanoglu sbuca in mezzo alle maglie gialloblù e imbuca di testa il gol dell’1-2. Liverani inserisce Inglese e Cyprien per Cornelius e Karamoh, mentre il Milan paradossalmente finisce per rallentare e incartarsi su se stesso, senza riuscire a sfruttare l’entusiasmo per il gol di Hernandez. A 20’ dalla fine Pioli perde anche Bennacer (guaio muscolare) e chiama in causa Tonali. Proprio da una azione avviata sulla destra dell’ex Brescia nasce una buona occasione per Calhanoglu al 31’, ma Sepe è bravo ad opporsi sul destro potente del turco da fuori. Nulla può, però, il portiere del Parma, sul sinistro rasoterra che Hernandez infila al 91’ dopo una prima respinta del numero uno gialloblù su tiro di Rebic: il Milan pesca il jolly, la prima sconfitta può aspettare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2020/2021 11ª Giornata (11ª di Andata)

11/12/2020
Sassuolo - Benevento 1-0
12/12/2020
Crotone - Spezia 4-1
Torino - Udinese 2-3
Lazio - Verona 1-2
13/12/2020
Cagliari - Inter 1-3
Atalanta - Fiorentina 3-0
Bologna - Roma 1-5
Napoli - Sampdoria 2-1
Genoa - Juventus 1-3
Milan - Parma 2-2

Classifica
1) Milan punti 27;
2) Inter punti 24;
3) Napoli(-1) e Juventus punti 23;
5) Sassuolo punti 22;
6) Roma punti 21;
7) Verona punti 19;
8) Atalanta e Lazio punti 17;
10) Udinese punti 13;
11) Cagliari e Bologna punti 12;
13) Sampdoria, Parma e Benevento punti 11;
16) Spezia punti 10;
17) Fiorentina punti 9;
18) Torino e Genoa punti 6;
20) Crotone punti 5.

(gazzetta.it)

(-1) Penalità al Napoli e vittoria a tavolino (3-0) alla Juventus per il match Juventus - Napoli non disputato dai partenopei,
salvo altre decisioni dopo il rigetto in appello del ricorso del Napoli.
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16/12/2020 01:13

L'Udinese sbatte contro Cordaz: il Crotone strappa un punto

Tanto possesso palla per i bianconeri, i calabresi però si difendono bene
grazie anche a una buona prova del portiere che evita più volte la sconfitta


Pierfrancesco Archetti


L’Udinese ci prova di più ma non riesce a passare. Al Crotone sta bene il pareggio per il secondo punto conquistato in trasferta. Per i friulani è il quinto risultato utile consecutivo, salgono a quota 14, mentre gli avversari per due notti non sono ultimi da soli.

GOL ANNULLATO — Il Crotone parte forte: un colpo di testa di Simy e una punizione di Messias, ben deviata da Musso, sono le prime opportunità, ma poi l’Udinese cresce di tono. Una percussione di De Paul viene girata in porta debolmente da Nestorovski; un gol di Pussetto, sempre imbeccato da De Paul viene annullato per fuorigioco. L’Udinese, che veniva dalle vittorie su Genoa, Lazio e Torino, ha dovuto rinunciare all’infortunato Nuytinck. Al suo posto in difesa c’è Becao. Le altre assenze per malanni meno recenti sono quelle di Okaka, Forestieri, Jajalo e De Maio. La coppia d’attacco è formata da Pussetto e Nestorovski. Quando quest’ultimo viene sostituito da Deulofeu l’attacco si anima maggiormente.

OCCASIONI MANCATE — Perché nel secondo tempo le occasioni sono tutte dell’Udinese. Cordaz però è sempre attento su Nestorovski e su Molina, azionato dall’altro laterale Zeegelaar (18’ s.t.). Ma la migliore opportunità per i bianconeri arriva su una trama disegnata da Deulofeu che serve De Paul vicino alla porta. Anziché tirare, il numero dieci invita alla conclusione Pussetto che stanga sul portiere. Prima invece gli era stato annullata un’altra rete per fuorigioco precedente sul cross.

CROTONE IN DIFESA — Il Crotone sabato aveva battuto lo Spezia nella prima vittoria del suo campionato. A Stroppa, in bianconero da giocatore all’inizio dell’era Zaccheroni, mancavano Magallan, Cigarini, Benali e Rispoli. È tornato Petriccione dopo la squalifica, mentre Messias viene arretrato a centrocampo. In attacco con Simy si rivede Riviere che non era titolare dalla prima giornata. Raccoglie poco e niente. Nel secondo tempo Messias torna in attacco, ma i rossoblù in verde combinano poco: nessun tiro e tanta difesa per portare a casa il punto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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16/12/2020 01:16

Pippo Inzaghi rallenta Simone e la Lazio: a Benevento è solo 1-1

Schiattarella risponde a un gran gol di Immobile, nella ripresa poco lucidi i biancocelesti.
Nel recupero espulso lo stesso Schiattarella


Nicola Berardino


Lazio fermata dal Benevento. Finisce 1-1 la sfida del Vigorito tra i fratelli Inzaghi. Il punto per Simone riassume i rimpianti per una vittoria sfuggita dopo essersi portati in vantaggio con Immobile. Il punto per Pippo è una boccata di ossigeno dopo il k.o. col Sassuolo e premia la prova attenta e coraggiosa del Benevento, che ha sfiorato pure ila vittoria. La Lazio contava di tornare a vincere per dimenticare il flop dell’Olimpico con l’Udinese, ma soprattutto per ridare spessore e identità alla sua classifica. Tante recriminazioni per i biancocelesti in una prova incompiuta per molti aspetti.

SCHIATTARELLA RISPONDE A IMMOBILE — Nel Benevento, la novità rispetto alla formazione opposta al Sassuolo è rappresentata dal ritorno di Insigne dal primo minuto, Nella Lazio, in difesa si rivedono dal via Luiz Felipe e Hoedt, che rileva l’infortunato Acerbi. Out Leiva, c’è Escalante in cabina di regia. Luis Alberto riprende il suo posto da interno, così come Correa torna ad affiancare Immobile nell’assetto di partenza. Campani vicinissimi al gol già al 6’: rimedia Reina con una doppia prodezza su Lapadula e poi su Glick. La Lazio srotola la fluidità della sua manovra con i guizzi di Luis Alberto e Milinkovic. Ma anche Escalante si fa valere in fase di impostazione: al 18’ lancio filtrante per Correa che manca il tocco a rete da posizione propizia. Al 22’, rapida incursione di Luis Alberto: tiro dalla distanza che timbra il palo. Passano tre minuti e una magia di Ciro Immobile sigla il vantaggio della Lazio con una zampata a volo sotto la traversa, su traversone di Milinkovic dalla destra. Settimo gol in campionato per il bomber biancoceleste, che porta il suo bottino stagionale a quota 12. Lazio molto determinata in fase di possesso e continuamente a caccia di varchi offensivi . Al 33’ nuova chance per Immobile, che non trova la spinta giusta di testa. Ripartenza Benevento: Lapadula calcia a lato. Al 42’ nuovo assalto di Luis Alberto, murato da Glik. Al 44’ Reina sventa su Caprari. Ma prima dell’intervallo, il Benevento raggiunge il pareggio con un sinistro di Schiattarella sugli sviluppi di un calcio d’angolo.

DIFESE CHIUSE — Il Benevento riparte con Foulon al posto di Tuia. Avvio di ripresa aggressivo da parte dei campani. Simone Inzaghi all’14’ avvicenda Luiz Felipe con Patric. Due minuti dopo sull’altro fronte Improta rileva Insigne. Luis Alberto tenta il colpo dalla distanza. Correa arginato dalla difesa campana, attenta nel serrare gli spazi. La Lazio sconta qualche imprecisione di troppo nel chiudere la manovra. Al 26’ Pippo Inzaghi sostituisce Lapadula con Iago Falque e Caprari diventa prima punta. Gara a tutto campo. Benevento sempre più convinto nel fraseggio. Al 35’, tris sostituzioni nella Lazio: Cataldi, Pereira e Caicedo per Escalante, Luis Alberto e Radu. Subito dopo un doppio cambio tra i giallorossi: Di Serio e Dabo per Hetemaj e Caprari. Al 37’, bel pallone scodellato da Pereira per il colpo di testa di Milinkovic: alto. Subito dopo il brasiliano prova direttamente la conclusione ma non inquadra la porta. Al 46, brividi per i biancocelesti: Reina ribatte su Di Serio e poi Improta non centra il bersaglio. Nell’azione successiva, il portiere spagnolo ribatte su Improta. Poi viene espulso Schiattarella per un fallaccio su Correa. Finisce 1-1 tra l’abbraccio dei fratelli Inzaghi con i volti pieni di tensione per una gara viva sino all’ultimo istante.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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16/12/2020 22:46

Gollini e Szczesny parano tutto:
CR7 spreca un rigore, bel pari tra Juve e Atalanta

Nella ripresa Freuler risponde al gran gol di Chiesa,
poi il portiere di Gasp si supera su Ronaldo e Morata


Fabiana Della Valle


No Ronaldo, no party. Anche gli infallibili ogni tanto sbagliano: Cristiano si fa ipnotizzare da Gollini e la Juventus sbatte contro l’Atalanta come era accaduto a luglio, nell’ultima sfida tra le due squadre giocate allo Stadium, quando il portoghese aveva fatto doppietta. Ma mentre quel 2-2 aveva il sapore dolce dello scudetto, stavolta l’1-1 è molto più amarognolo, perché interrompe la mini striscia di due vittorie di fila in campionato e rallenta i bianconeri nella rincorsa al primo posto: per la prima vittoria con una big occorrerà ritentare dopo la sosta con Milan e Inter. A tradire Pirlo è stato soprattutto il Moraldo (per Dybala solo pochi minuti nel finale): oltre a Ronaldo, in ombra anche Morata. Alla fine il pari sta stretto all’Atalanta, che soprattutto nel secondo tempo ci ha creduto di più.

SVISTE E VANTAGGIO — Alla Juventus capita la prima grande occasione dopo 5’, ma Cristiano stavolta non è freddo: palla di Morata, che approfitta di una dormita clamorosa di Romero (su passaggio indietro di Djimsiti) e CR7 che tira inspiegabilmente alto da ottima posizione. Poco dopo altra possibilità per il vantaggio, ma la Juve sembra non volerne approfittare: palla di McKennie per Morata che serve ancora Cristiano, il portoghese stavolta viene fermato da Djimsiti e lo spagnolo di tacco la manda fuori. Il guardalinee non aveva sbandierato, ma il Var avrebbe comunque cancellato l’eventuale rete. L’Atalanta sbaglia parecchio e i bianconeri ne approfittano, portandosi in vantaggio con il primo tiro in porta: palla persa da Palomino, Bentancur (passato in cabina di regia dopo l’infortunio di Arthur) serve Chiesa che si libera dei difensori e confeziona un destro imprendibile: prima rete in campionato per l’ex viola.

ATALANTA A DUE FACCE — Il gol ha l’effetto sveglia sui Gasperini boys, che cercano subito di far male con Zapata: il colombiano su imbeccata di Pessina costringe Szczesny un grande intervento. L’Atalanta del primo tempo ha due facce: svagata in difesa, aggressiva in attacco. Così il finale diventa un monologo bergamasco: dopo Zapata il più pericoloso è Malinovskyi. Nella ripresa è il turno del separato in casa Gomez, che dopo nemmeno dieci minuti sostituisce Pessina: segnali di pace tra lui e Gasperini? Poco prima la Juve avrebbe potuto raddoppiare se Gollini non si fosse immolato su Morata, lanciato a rete da McKennie (altra prestazione positiva): il portiere resta a terra e l’arbitro fischia prima che Chiesa tocchi il pallone (finito in porta). E invece da una palla persa (da Rabiot) nasce il pareggio di Freuler: gran tiro dopo un uno due con Gomez.

PORTIERI PROTAGONISTI — La botta in testa però non provoca stordimento, anzi: Gollini non solo si riprende in fretta ma sale in cattedra prima parando un rigore all’uomo di ghiaccio Ronaldo (dopo fallo di Hateboer, uno dei peggiori, su Chiesa, una delle note liete della serata bianconera) poi fermando Morata in angolo e infine opponendosi a Danilo. Dall’altra parte Szczesny risponde con un miracolo a una mano su colpo di testa di Romero e poi con una respinta su Gomez: tra i migliori in campo ci sono sicuramente i due portieri.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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16/12/2020 23:48

Il Sassuolo scappa con Traore,
un rigore di Vlahovic salva la Fiorentina

Nel finale la squadra di Prandelli sfiora il successo
con un gran tiro di Ribery che Consigli devia sulla traversa.
Dopo un mese si sono rivisti, nella ripresa, Caputo e Defrel


Giovanni Sardelli


Partita intensa, tosta, a tratti anche divertente: e pareggio giusto. Ai viola non basta un super Ribery per trovare la prima vittoria in campionato sotto la gestione Prandelli. Il Sassuolo ci ha provato maggiormente sul piano del gioco, senza però trovare lo spunto vincente negli ultimi metri. Anzi, l’occasione da tre punti l’ha avuta proprio la Fiorentina con Ribery, fermato dalla traversa.

SCELTE — Prandelli, conscio del momento difficile, inserisce un difensore in più, Venuti, al posto di Callejon: schierando un 5-3-2 con l’attacco affidato a Ribery e Vlahovic. De Zerbi recupera Caputo (che va in panchina) schierando Raspadori davanti con Berardi, Traore e Boga a supporto. I tifosi viola le provano davvero tutte per star vicino alla squadra in difficoltà, compreso i fuochi d’artificio fuori dalla Curva Fiesole.

BOTTA E RISPOSTA — La Viola parte forte e dopo cinque minuti Ribery è bravissimo a servire Biraghi che sbaglia in modo clamoroso l’appoggio del vantaggio mettendo fuori con il destro. E così al primo affondo passa il Sassuolo. Berardi taglia perfettamente per Traore che sfrutta l’errore di Milenkovic per battere Dragowski. La squadra di De Zerbi aumenta la pressione, Boga sguscia spesso e bene sulla sinistra, Rogerio ci prova da fuori impegnando Dragowski. Al contrario delle ultime uscite però, la Fiorentina non si scompone. Anzi. Al 32esimo Ribery, decisamente ispirato, viene colpito in area di rigore da Locatelli (i viola chiedono il secondo giallo, senza successo). Rigore che Vlahovic trasforma spiazzando Consigli ed impattando l’incontro.

RIPRESA — Pronti via e Venuti su assist di Vlahovic calcia altissimo liberato sulla destra. Il Sassuolo replica con un tiro dal limite Obiang che tocca la parte superiore della traversa. Al 60’ Ribery appoggia per Castrovilli che spara di prima, Consigli prosegue il proprio grande momento respingendo. Partita intensa ed equilibrata che non trova un padrone. De Zerbi si gioca le carte Caputo e Defrel, entrambi al rientro, Prandelli risponde con Kouame, Pulgar ed Igor. Sul piano del gioco ci guadagna il Sassuolo che negli ultimi venti minuti prova a schiacciare la Fiorentina nella propria metà campo: ma l’occasione clamorosa capita proprio ai viola. Ribery mostra le sue immense qualità nel dribbling e calcia forte, colpendo una clamorosa traversa dopo un tocco prodigioso di Consigli. La Fiorentina muove la classifica che resta comunque delicatissima. Buon punto anche per il Sassuolo, ben radicato in zona europea.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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16/12/2020 23:51

Il Milan non muore mai e resta primo.
Calabria e Kalulu rispondono a Destro

I rossoneri rischiano l'harakiri, ma confermano la loro imbattibilità in Serie A e
mantengono la vetta della classifica con un punto di vantaggio sull'Inter


Filippo Grimaldi


Il mondo rovesciato, da quell'8 marzo, quando il Genoa vinse a San Siro contro il Milan di Pioli, caduto quel giorno per l'ultima volta, e che stasera ha accarezzato a lungo il sogno di ripetere quell'impresa, prima che Kalulu firmasse il 2-2 finale a 7 minuti dalla fine. Un pari che permette alla squadra di Pioli di rimanere in vetta alla classifica, con un punto sull'Inter. Ma che fatica, con il Diavolo trafitto prima dalla doppietta di Destro (dopo il provvisorio pari di Calabria), ma con l’attenuante delle molte (troppe) assenze (anche Theo Hernandez k.o. in extremis). Pioli, però, non può essere contento: troppo rinunciatari nelle fasi centrali di gioco i suoi, prima dell'arrembante finale. Insomma, se è vero che dopo il lockdown è nato il Diavolo imbattibile in campionato, stasera s'è visto a lungo un Diavolo senza furore. Da quel giorno, si diceva, è stata una cavalcata senza fine, mentre il Genoa è caduto a precipizio. Stavolta Maran, reduce dalla peggior serie negativa dopo undici giornate per il Grifone nell'era dei tre punti (solo 6 quelli raccolti, come nel 2017-18), può rifiatare.

SCELTE — Il tecnico rossoblù punta su Pjaca esterno sinistro, dietro alla coppia Shomurodov-Destro. Pioli (non per scelta, invece) si affida a un Milan giovanissimo, visto che in difesa a sorpresa c'è Dalot a sinistra (Theo Hernandez, affaticato, è precauzionalmente in panchina), con il portoghese alla prima da titolare in campionato, e Tonali in regia. Se si aggiungono pure gli stop di Ibra, Kjaer e Bennacer, l'asse portante del gioco milanista, si capisce come l’esame del Ferraris sia importante.

BOTTA E RISPOSTA — E non è un caso che, sino all'intervallo, il Milan produca poco in avanti, permettendo al Grifone un controllo agevole della gara. Da segnalare solo due affondi di Rebic e Leao murati da Bani, un’occasione per Shomurodov (bravo Kalulu) e una punizione di Calhanoglu (22') bloccata da Perin, prima del diagonale velenoso di Destro (37') che per un soffio manca il gol dopo una disattenzione dei due centrali rossoneri. Certo, in attacco il Milan (soprattutto Leao) fa poco, troppo poco. E proprio Destro al 2' della ripresa porta in vantaggio i rossoblù: cross di Goldaniga dalla destra, Donnarumma è super su Shomurodov, ma sulla ribattuta Destro non sbaglia. Vantaggio breve ed illusorio, perché al 7' Calabria, dal limite dell'area, piazza un diagonale che sorprende Perin. Uno a uno e Milan più vivo. Pioli sostituisce Rebic e Castillejo con Saelemaekers e Hauge esterni, ma la gara resta in equilibrio. Maran piazza Czyborra basso a sinistra (fuori Pellegrini) e al 15' il Grifone raddoppia, ancora approfittando di un buco a sinistra, dove Dalot non chiude e il cross di Ghiglione è un tesoro per Destro, che anticipa Kalulu e mette in gol, schiacciando il pallone a terra e beffando Donnarumma. Qui alla squadra di Pioli manca la forza di reagire con veemenza a un 2-1 che è devastante sul piano mentale. Il piano tattico del Genoa, che non lascia varchi, fa il resto e non dà ossigeno alle ripartenze rossonere, pericolosi solo al 33' con un diagonale di Hauge dalla sinistra. Ma, quando tutto sembra andare verso la prima sconfitta stagionale in campionato, arriva la zampata di Kalulu: al 38' il giovane difensore è bravo a deviare in porta la sponda di Romagnoli da corner. Finale-thrilling, con il Milan alla ricerca vana della vittoria, ma con Scamacca - subentrato a Destro - a un passo dal clamoroso tre a due.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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16/12/2020 23:56

Lukaku segna su rigore, Handa para tutto:
l'Inter batte il Napoli e si porta a -1 dalla vetta



I nerazzurri soffrono ma superano gli azzurri, che prima
perdono Mertens per infortunio e poi Insigne per un'espulsione.
Il Milan in testa alla classifica adesso è a un punto


Giuseppe Nigro

Il fiato sul collo dei cugini. Con un rigore di Romelu Lukaku a 17 minuti dalla fine l’Inter batte 1-0 il Napoli nel big match della 12esima giornata e si porta a -1 dal Milan primo in classifica, infilando la quinta vittoria consecutiva in campionato: è la striscia più lunga da un anno a questa parte. Si decide così una partita a lungo equilibrata in cui i due migliori attacchi del campionato si sono annullati fino agli ultimi 20 minuti. Per battere la miglior difesa della serie A, considerando la media reti subite, Conte ha bisogno dell’episodio con cui Darmian conquista il rigore e sui cui sviluppi Gattuso resta in dieci per l'espulsione di Insigne: eppure da qui in poi si vede il miglior Napoli, che meriterebbe il pareggio eppure vede interrompere a tre la serie vincente. I partenopei avevano vinto tutte e 4 le trasferte giocate fin qui (k.o. solo con la Juventus a tavolino) e non perdevano dal 22 novembre col Milan: l’Inter li ha battuti perché, dopo aver subito 10 gol in 5 gare casalinghe, per la prima volta in campionato è uscita da San Siro senza subire gol.

LAMPI NEL PALLEGGIO — Con Demme preferito a Fabian Ruiz e Lozano a destra al posto di Politano, Gattuso prova a sparigliare le carte con Mario Rui Molto alto a sinistra, spesso anche più di Insigne che parte da dietro, costringendo Skriniar a vedere doppio e Darmian a restare schiacciato. Perso al 13’ Mertens per un infortunio alla caviglia sinistra (al suo posto Petagna), l’unica occasione del primo tempo del Napoli è un tiro da fuori di Zielinski poco dopo la mezzora sugli sviluppi di un contropiede nato da un rilancio di Ospina. È uno dei pochi lampi in una partita di palleggio insistito del Napoli a cui l’Inter non riesce ad aggiungere ritmo. Le cose migliori per i nerazzurri nascono dai piedi di Barella: al 17’ intercetta un’uscita sbagliata di Koulibaly per pescare di prima in area Lautaro, che si gira e non trova la porta di un soffio, a lato del palo destro; al 37’ crossa in area per l’inserimento di Gagliardini, che però di testa va debole.

RIGORE E CARTELLINO — Koulibaly e Manolas da una parte schermano Lukaku e Lautaro, dall’altra le due linee schiacciate dell’Inter tolgono aria all’attacco di Gattuso. Sfugge per un attimo Lozano al 63’ ma è in fuorigioco e soprattutto al 69’ Insigne pescato da Zielinski per un tacco che sarebbe stato un gol da annali ma finisce addosso ad Handanovic chiamato al pronto riflesso. Quando il Napoli sembra più pericoloso, arriva la spallata: al 70’ su rimpallo di un tiro di Sensi (appena subentrato a Brozovic infortunato) Darmian sul filo del fuorigioco si fionda verso la porta e Ospina gli prende il piede. È la cesura della partita: il Napoli resta in dieci perché Insigne viene espulso per un insulto sentito dall’arbitro Massa, Lukaku rasoterra dal dischetto insacca a sinistra spiazzando Ospina per l’1-0.

L’ASSALTO AZZURRO — In inferiorità numerica, l’ultimo quarto d’ora è il momento migliore del Napoli che fa di tutto per meritarsi il pareggio. contro l’Inter schiacciata in un 5-4-1 con Hakimi entrato al posto di Lautaro al al 77’, ecco le occasioni ospiti: all’80’ c’è bisogno di una gran parata di Handanovic su Politano pescato su un cross dalla destra di Lozano, al 90’ è di Lorenzo solo davanti al capitano nerazzurro a farsi oscurare la porta, al 92’ è il palo a negare la gioia a Petagna bravo a girarsi in area. Per il Napoli è la quarta sconfitta stagionale, la terza sul campo. L’Inter adesso è a un punto dal Milan.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/12/2020 00:00

Parma, ennesimo pareggio: contro un Cagliari spuntato finisce 0-0



Nel giorno del 107° compleanno la squadra di Liverani fermata sullo 0-0


Francesco Velluzzi

Un punto a testa di mercoledì fa bene. Parma e Cagliari fanno 0-0, muovono la classifica, stanno lontane dai pericoli. Ma la squadra di Fabio Liverani, al quarto pareggio di fila al Tardini, in casa non vince dal 4 di ottobre (Verona), mentre quella d Eusebio Di Francesco il successo lo ha quasi dimenticato. L’ultimo hurrà è datato 7 novembre in casa contro la Sampdoria. Con Nahitan Nandez mattatore. Ieri l’ex Boca è tornato a pieno regime, ma non è bastato per condurre i suoi all’acuto che legittimerebbe ambizioni di classifica diverse. Il Parma, che deve salvarsi, invece il successo lo ha cercato con più insistenza anche perché le punte cagliaritane ieri hanno preso un po’ di riposo... Liverani ha dovuto spendere due cambi nei primi 27 minuti — fuori SCozzarella e Pezzella —e questo condiziona. Si è affidato a Gervinho sul quale il Di Fra ha provato a montare una guardia spietata sacrificando la spinta propulsiva di Zappa. Ma è mancato il guizzo delle punte e Cragno si è dovuto superare solo su una sventola di Inglese. Qui sabato arriva la Juve, sarà un’altra musica, mentre il Cagliari dovrà guardarsi dalla praticità dell’Udinese.

PRIMO TEMPO — Le sorprese le regala soprattutto Di Francesco che in attacco a sorpresa regala la prima maglia (gialla) da titolare in campionato ad Alberto Cerri, proprio nel giardino di casa sua (è di San Secondo a 22 km da qui) preferendolo a Simeone e Pavoletti. Cambio anche in regia dove il romeno Marin rifiata e c’è la prima occasione per Oliva che finora aveva visto il campo solo 32 minuti. Liverani fa riposare Hernani e fa guidare la squadra a Scozzarella che, però, dopo 18’ si deve arrendere per infortunio. Non gli resta che giocare la carta Sohm, il tecnico del Parma vuole preservare Hernani, eroe col Milan, per la Juve. Il problema è che dopo 27’ cede anche Pezzella e al tecnico degli emiliani rimane un solo slot per i cambi. Così a sinistra come terzino tocca a Gagliolo, come col Milan. Bel calcio se ne vede poco. Qualche accelerata di Nandez, il più attivo, avanti e dietro, qualche fiammata in più di Gervinho che fa ammonire Oliva dopo 25 minuti e al 32’ mette una gran palla al centro: Kurtic arriva bene nel cuore della difesa del Cagliari, ma calcia fuori. Resta l’unica vera occasione di un primo tempo da sei politico, ma con pochissime emozioni e una leggera vittoria ai punti per il Parma, sicuramente più dinamico del Cagliari che ad Albertone Cerri non fa vedere una palla.

SECONDO TEMPO — La prima mossa è ancora di Di Francesco che lascia negli spogliatoi Cerri e inserisce Simeone. Il Cholito ha voglia e al primo pallone calcia in porta senza preoccupare Sepe. Il Cagliari parte bene, buona combinazione del solito Nandez con Joao, che colpisce di testa. Usandola ancora su una palla di Sottil. Ma è il Parma, con Gervinho, sempre lui, a seminare il panico. Su due sue serpentine Inglese arriva in posizione difficile, ma da posizione centrale calcia bene e trova un grande Cragno. E’ sempre lui il salva Cagliari, che al 25’ deve far uscire per infortunio per la prima volta in questo campionato Walukiewicz. Debutta Ceppitelli. Mentre Liverani fa il triplo cambio finale: fuori Inglese, Karamoh e Gervinho, quindi tuto il fronte d’attacco e dentro Cornelius, Brunetta e pure Hernani per dare solidità in mezzo. Forze fresche per l’ultimo assalto. Che produce solo una ghiottissima occasione per Brunetti che da ottima posizione calcia malissimo. Lui sì che ha avuto il pallone della vittoria e della sua gloria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/12/2020 00:05

Lo Spezia vola con Nzola, rimontona
Bologna ma Barrow spreca il colpo del k.o.

Doppio vantaggio dei liguri, poi Dominguez la riapre.
Nel finale il gambiano prima segna un gran gol e poi si fa
ipnotizzare dal dischetto all'ultimo secondo da Provedel


Matteo Nava


Un finale a dir poco incredibile consegna al campionato un frizzante 2-2 nella sfida salvezza tra Spezia e Bologna, che si dividono i punti in palio in un match imprevedibile. Protagonisti Nzola da una parte e Barrow dall’altra, al centro di una sfida personale con Provedel che si risolve con lo stesso equilibrio del risultato finale: una perla clamorosa del gambiano nei minuti di recupero, seguita però dal rigore parato dal portiere proprio a danni del numero 99 rossoblù. Doppietta invece per la punta francese di Italiano, a quota 6 gol in campionato: solo la rimonta emiliana impedisce ai liguri di trovare la vittoria interna.

LA GARA — La prima storica partita di Serie A al Picco è una sfida tra due squadre reduci da brutte sconfitte, da dimenticare al più presto con punti lenitivi per la classifica. Così il Bologna di Sinisa Mihajlovic affronta la trasferta nuovamente in emergenza: Da Costa in porta al posto di Skorupski, Paz (alla prima da titolare) per rimpiazzare Mbaye e il 20enne Vignato sulla trequarti, più l’assenza di Hickey a sinistra. Lo Spezia di Italiano ritrova invece Nzola - assente a Crotone per lutto -, ma opera un parziale turnover: in panchina Farias, Pobega, Bastoni e Ricci, dal 1’ per la seconda volta in campionato il classe 2002 Agoumé, di proprietà dell’Inter.

PRONTI VIA — La prima occasione è rossoblù e proprio di Vignato, che sfrutta le sue doti da slalomista rapido tra le maglie bianconere ma conclude centrale per Provedel. È invece molto più efficace al 19’ la prima azione dei padroni di casa, agevolata dall’immobilismo selettivo della difesa bolognese: infilata centrale di Maggiore, Gyasi si trova davanti a Da Costa fianco a fianco con Nzola, che viene servito rasoterra lateralmente per uno di quei tap-in impossibili da evitare anche nei videogiochi. Gli ospiti provano subito a imitare gli avversari ma, sull’invito di Palacio, Barrow è costretto ad allargarsi perché ben marcato e incrocia troppo spedendo la palla a lato. Al 35' ci riprova lo Spezia: un cross di Marchizza dalla sinistra è un cioccolatino per Estevez in arrivo dalla destra, ma la disattenta difesa del Bologna viene graziata, con la conclusione al volo che rimbalza e si alza oltre la traversa. Al 39’ Provedel "prova" però a bilanciare le disattenzioni emiliane con un passaggio "svirgolato", ma Agoumé risolve la criticità strappando la palla a Soriano al limite dell’area, per il sollievo di Italiano.

LE PERLE — La furia del primo pallone del secondo tempo segue i ritmi frenetici di Agudelo, che sfugge sulla destra e cerca sùbito il raddoppio a una manciata di secondi dal ritorno in campo, ma Da Costa si supera e il tiro si stampa sul palo. Questa azione è solo l’avvertimento di ciò che accadrà al 63’, quando il break di Estevez offre proprio ad Agudelo una seconda chance: il rasoterra a incrociare supera Da Costa e Nzola si avventa sulla palla per la doppietta personale. Un bis che rischia immediatamente di diventare un tris, ma questa volta il portiere del Bologna copre bene in uscita bassa sulla fuga del francese. Sul ribaltamento di fronte arriva però l’episodio che inverte l’indole del match, con il primo gol in Italia di Dominguez sugli sviluppi di corner, al 72’. Nel finale di gara Nzola prova a impersonare anche il ruolo di assistman per chiudere la gara, ma sul suo cross basso Gyasi non riesce a impattare in spaccata per il colpo del k.o. Gol mancato, gol subito, con Barrow che pareggia al 92’ con un tiro da casa sua che coglie impreparato Provedel, ingenuamente fuori dai pali. La rimonta sembra essere completa addirittura al quinto minuto di recupero, con Soriano che anticipa Pobega e si guadagna un preziosissimo rigore. Dal dischetto Provedel si riscatta alla grande su Barrow, parando sia il penalty che il suo colpo di testa sulla ribattuta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/12/2020 00:09

La Sampdoria torna a vincere:
eurogol di Ekdal e Verre, k.o. il Verona di Juric

Senza Quagliarella, Candreva e Gabbiadini i blucerchiati interrompono un digiuno di quasi due mesi:
lo svedese confeziona un gioiello, l’ex segna e non esulta.
Zaccagni accorcia dal dischetto, espulso Barak nel recupero


Francesco Pietrella


Quagliarella, negli anni, ci ha abituato a reti di un certo tipo: destri al volo, tacchi volanti, sforbiciate. Stavolta no, perché il bomber si riposa un turno e a segnare bei gol ci pensano i compagni, Ekdal e Verre. Senza Candreva, Gabbiadini e capitan Fabio, la Samp si sbarazza del Verona - miglior difesa del campionato fino a oggi - e vince 1-2 al Bentegodi dopo quasi due mesi senza successi (l’ultimo a Bergamo contro l’Atalanta, 1-3). Apre Ekdal con un destro dai 25 metri, chiude Verre con un contropiede magistrale. Il rigore di Zaccagni riapre la gara al 70esimo, ma alla fine vince la Samp. Ranieri sale a 14 punti dopo due sconfitte di fila.

SUPER EKDAL — Il primo tempo è un botta e risposta di affondi e schermaglie, si inizia al minuto 23. Jankto batte il corner, La Gumina stacca più in alto di tutti ma Silvestri respinge con un gesto d’istinto. Porta chiusa. Audero, 10’ più tardi, fa lo stesso per la Samp immolandosi su Barak: il fantasista si fa largo tra le maglie blucerchiate come un running back in Nfl, vincendo un paio di rimpalli senza perdere il pallone. Niente touchdown però, il suo sinistro viene murato dall’ex Venezia e il risultato resta sullo 0-0. Affondo sprecato, ma la stoccata decisiva la trova lo svedese Ekdal, che si sostituisce a Quagliarella come risolutore dai gol belli e punge il Verona un destro imprendibile dai 25 metri (a 5’ dalla fine del primo tempo). Secondo gol stagionale dopo quello contro il Milan. L’ex Cagliari raccoglie una respinta un po’ così di Dawidowicz e buca Silvestri all’angolino. Il primo tempo si chiude così, dopo che Juric aveva appena sostituito l’infortunato Ceccherini con Lovato.

VERRE NON ESULTA — La ripresa è un copione di affondi più o meno pericolosi, ma le stoccate da tabellino sono due. Il Verona inizia all’attacco, ma si scopre così tanto che la Samp ha una prateria per fare male, e infatti ci riesce: minuto 54’, Alex Ferrari intercetta un pallone in difesa e lancia Verre in campo aperto. Il fantasista controlla, si accentra e calcia forte con il sinistro. Il gol arriva (è il secondo il campionato), lui non esulta: l’anno scorso ha giocato in prestito a Verona segnando 3 reti, questione di riconoscenza. Finita? Macché, l’Hellas non molla e riapre il match con il terzo gol in campionato di Zaccagni. Damsgaard travolge Ruegg, l’ex Cittadella va sul dischetto e spiazza Audero a 20’ dalla fine. Il resto è copione. L’Hellas ci prova, la Samp resiste e tiene il fortino blindato, anche grazie alla buona prova del tandem centrale Tonelli-Colley, unita al buon lavoro di regia di Adrien Silva. In difesa e in mezzo non si passa. L’ultimo brivido lo regala il Verona al 90esimo, espulso Barak per un pestone su La Gumina. Sogni europei rimandati per Juric. Ranieri, invece, ringrazia Ekdal e Verre. Stavolta ci hanno pensato loro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/12/2020 23:49

Abisso disastroso, Toro in 10 per 75’:
la Roma vince 3-1 ed è terza con la Juve

Granata in inferiorità numerica dopo 14' per l'espulsione di Singo, Mkhitaryan segna un gran gol.
Centri anche per Veretout su rigore, Pellegrini e Belotti


Massimo Cecchini


Sono i lupi a sbranare un Toro malato. E il banchetto consente alla Roma di agganciare la Juve al terzo posto in classifica, portandosi a 4 punti dal Milan capolista. Tutto questo con merito, ma anche smentendo facilmente il paradosso di Liedholm, che certificava come in dieci si giochi meglio che in undici. Ai granata non accade, visto che l’arbitro Abisso incappa in una pessima serata, che comincia con un frettoloso secondo giallo a Singo al minuto 14 del primo tempo, squilibrando una partita che la squadra di Giampaolo aveva cominciato bene, dando vento a quella rivoluzione anticipata in settimana. Invece finisce con un 3-1, santificato dalle reti di Mkhitaryan, Veretout su rigore, Pellegrini e Belotti. E se il penalty - fallo di Bremer su Dzeko - è netto, il Torino ha da lamentarsi per la prima rete, visto che nasce da un fallo non visto di Mancini sullo stesso Belotti a limiti dell’area giallorossa. Morale: il direttore di gara, involontariamente, infierisce su un gruppo peraltro pieno di problemi, a partire dalla difesa che, con 30 gol al passivo, è la peggiore in campionato. Inutile sottolineare, perciò, che la posizione di Giampaolo resta delicata, visto che l’ultima squadra a salvarsi dopo tante reti in 12 gare è stata solo la Pro Patria nel 1950-51.

RIVOLUZIONE GRANATA — Come ci si attendeva, se Fonseca risparmia Pedro in vista del match di domenica con l’Atalanta e conferma Pellegrini sulla trequarti, confermando il suo ormai classico 3-4-2-1, l’allenatore granata cambia mezza squadra rispetto ai titolari dell’ultimo match contro l’Udinese, schierando una squadra con una età media di 24 anni e 87 giorni, la più giovane dal 2006-07. Cinque le novità da via: dal portiere Milinkovic-Savic (fratello del giocatore della Lazio) a Bremer, da Gojak a Lukic fino a Buongiorno, 21 anni, che in granata ha solo una presenza stagionale in Coppa Italia e un’altra nel 2017-18. L’avvio sembra dargli ragione, visto che la squadra manovra bene e si rende anche pericolosa al 6’ con Belotti, fermato all’ultimo istante da Smalling. I giallorossi, però, trovano spazio sulla sinistra con Spinazzola, che all’11’ avvia una buona iniziativa utile a trovare Bruno Peres solo davanti al portiere, ma il brasiliano ciabatta fuori di sinistro. Il Torino si scuote e, grazie un colpo di testa di Belotti trovato da un cross di Vojvoda, impegna Lopez. Insomma, match apparentemente aperto, fino all’espulsione di Singo, come dicevamo, al minuto 14. E se la prima ammonizione su Mkhitaryan era netta, la seconda su Spinazzola appare affrettata. La gara a questo punto cambia. Entra Ansaldi per Gojak, ma lo sfortunato argentino si arrende quasi subito e intanto i granata arretrano pericolosamente il baricentro, facendosi vivi solo al 22’ con una punizione di Belotti parata da Lopez. Ma al 27’ arriva il vantaggio della Roma, segnato da Mkhitaryan con un palo-gol giunto dopo che Milinkovic-Savic aveva respinto un tiro di Mancini. L’azione, però, è viziata da un fallo di Mancini nel recupero palla su Belotti al limite dell’area. Insomma, Abisso in confusione e a quel punto i granata sbandano. Spinazzola sfiora il gol al 36’ con un gran tiro e al 43’ un rischioso retropassaggio di Belotti innesca Dzeko, atterrato da Bremer: è penalty che Veretout realizza.

TURNOVER — Nella ripresa i ritmi calano e una girandola di sostituzioni da parte di entrambi gli allenatori lascerebbe capire che sia Roma che il Torino pensino ai prossimi impegni rispettivamente contro Atalanta e Bologna, per motivi diversi assai importanti. Invece la partita resta viva, anche se saldamente nelle mani dei giallorossi, che sfiorano la terza rete con Mkhitaryan, stoppato da Milinkovic in uscita. I granata, però, non mollano e al 19’ Edera, entrato per Ansaldi, colpisce una gran traversa con un bel tiro da fuori. Sembrerebbe una primavera, ma al 23’ Pellegrini, concludendo un’azione alla spagnola tra Pedro e Mayoral, sigla il tris con un gran sinistro. Sembra la resa del Toro, ma Giampaolo passa alla difesa a quattro, alza il baricentro e va in gol al 28’. Un tiro di Belotti non viene bloccato da Lopez e nella mischia successiva, in cui Ibanez pasticcia, il centravanti riesce a segnare. I granata incredibilmente provano a crederci e così al 33’ Bonazzoli sfiora la rete con una gran conclusione dal limite; stessa cosa al 39’ tocca a Bremer, che di testa non va lontano dal palo. Ma non è serata di miracoli per i granata. Anzi, al 48’ è Bremer a salvare su Mayoral solo davanti a Milinkovic. Finisce così, quindi, con una Roma sempre più lanciata verso l’alta classifica e con un Torino (alla sconfitta numero 20 in questo anno solare 2020) che stavolta può giustamente recriminare su un arbitraggio troppo malinconico per essere vero. Ma niente alibi:c’è da invertire la rotta, e non può essere Abisso il paravento della crisi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/12/2020 23:52

SERIE A 2020/2021 12ª Giornata (12ª di Andata)

15/12/2020
Udinese - Crotone 0-0
Benevento - Lazio 1-1
16/12/2020
Juventus - Atalanta 1-1
Fiorentina - Sassuolo 1-1
Genoa - Milan 2-2
Inter - Napoli 1-0
Parma - Cagliari 0-0
Spezia - Bologna 2-2
Verona - Sampdoria 1-2
17/12/2020
Roma - Torino 3-1

Classifica
1) Milan punti 28;
2) Inter punti 27;
3) Juventus e Roma punti 24;
5) Napoli(-1) e Sassuolo punti 23;
7) Verona punti 19;
8) Atalanta(*) e Lazio punti 18;
10) Udinese(*) e Sampdoria punti 14;
12) Cagliari e Bologna punti 13;
14) Parma e Benevento punti 12;
16) Spezia punti 11;
17) Fiorentina punti 10;
18) Genoa punti 7;
20) Torino e Crotone punti 6.

(gazzetta.it)

(-1) Penalità al Napoli e vittoria a tavolino (3-0) alla Juventus per il match Juventus - Napoli non disputato dai partenopei,
salvo altre decisioni dopo il rigetto in appello del ricorso del Napoli.
(*) Atalanta e Udinese una partita in meno.
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19/12/2020 23:39

Fiorentina-Verona, un pareggio di rigore: a Veloso risponde Vlahovic



Proteste dei viola sul primo penalty (confermato da Forneau dopo il Var), risponde il serbo ancora dal dischetto


Giovanni Sardelli

Fiorentina e Verona pareggiano, a vincere è la tensione. Del resto la classifica viola non lascia spazio ad altri errori mentre il vigore in campo la squadra di Juric lo mette in ogni singola partita. Ne viene fuori una gara intensa, nervosa, con pochissimi spunti e molti errori. E il pareggio finale ne è la logica conseguenza. Le scelte non presentano grandi novità con Prandelli che prosegue con i cinque dietro e un attacco sulle spalle di Vlahovic supportato da Ribery e Bonaventura. Tante assenze nel Verona soprattutto davanti e tridente leggero con Lazovic, Zaccagni e Salcedo.

RIGORINI — Pronti via e Forneau fischia un rigore per il Verona decisamente contestato dai viola per il contatto Barreca-Salcedo. Richiamato al Var da Giacomelli, il direttore di gara non cambia comunque idea dopo cinque minuti di stop. Rigore calciato perfettamente da Veloso e vantaggio ospite. Al 19' anche la Viola ha l’occasione di calciare dagli undici metri per un contatto tra Gunter e Vlahovic. Stavolta è la squadra di Juric a protestare, mentre è lo stesso Vlahovic a pareggiare. La partita è intensa e nervosa, con Bonaventura, Di Marco e Ceccherini ammoniti subito per interventi piuttosto duri. Di spettacolo, invece se ne vede pochissimo. Di occasioni da gol ancora meno.

PARI INEVITABILE — Nella ripresa Juric davanti inserisce Colley per Salcedo, dopo poco Prandelli risponde mettendo Lirola, Biraghi e Callejon. La partita resta estremamente bloccata e il gioco interrotto di continuo. Del resto i punti pesano e la tensione vince sulla qualità tecnica. Al 21’ la prima vera occasione della partita capita sul piede di Lazovic che si fa respingere il tocco da Dragowski in uscita. Negli ultimi minuti la Fiorentina prova ad alzare il baricentro anche se le difficoltà offensive restano enormi. La prima vera occasione capita sulla testa di Milenkovic dopo la sponda di Pezzella all’82’, palla fuori di poco. Non succede altro e anche i cambi non incidono sul finale. La Fiorentina continua a faticare tremendamente, soprattutto nel creare in attacco, con 3 reti segnate nelle ultime 8 partite, due delle quali su rigore. Il Verona dopo il passo falso contro la Samp reagisce immediatamente. Un punto che, classifica alla mano, soddisfa solo gli ospiti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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19/12/2020 23:43

Samp, tris al Crotone e seconda vittoria di fila: Quagliarella entra e segna

La squadra di Ranieri è cinica: l’attaccante campano in rete,
la 90ª in blucerchiato, 4’ dopo il suo ingresso in campo


Filippo Grimaldi


E adesso, caro Ranieri, non sarebbe l’ora di alzare l’asticella blucerchiata? Difficile che il tecnico accetti di guardare oltre la quota-salvezza, ma la Samp ha ripreso a viaggiare forte. Il 3-1 di stasera a un buon Crotone lo certifica. Volevano dimostrare, i blucerchiati, che la rinascita di Verona non fosse stata un caso, e ci sono riusciti, allungando in classifica contro un avversario al quale va dato merito di essere comunque sempre rimasto in partita. Stroppa ha puntato ancora una volta su una squadra di grande sostanza, e sino al gol iniziale di Damsgaard in effetti era riuscito a rompere il gioco della squadra di Ranieri, trovando una piccola crepa nella mediana per vie centrali, dove talvolta Silva soffriva le sterzate di Eduardo, aprendo la strada per le ripartenze ospiti. Ranieri, che ha puntato sulla stessa squadra vittoriosa mercoledì a Verona, dunque con Quagliarella ancora in panchina, ha superato anche l’imprevisto del k.o. di Ferrari in avvio (sospetto stiramento), sostituito dal tuttocampista Thorsby. Gara complicata, si diceva, in avvio, finché poi il maestro Ranieri l’ha messa in discesa con l’intuizione giusta, invertendo i due esterni di centrocampo, Jankto e Damsgaard. Proprio quest’ultimo, appena spostato a destra, ha firmato il suo secondo gol in campionato (26’), sfruttando una grande ripartenza della Samp: pallone recuperato da Verre e dalla sinistra perfetto assist di Jankto per il compagno. Vano il tentativo di recupero di Reca. Dieci minuti, il bis di Jankto, favorito da un tiro sporco di La Gumina che diventa il più incredibile degli assist. La squadra di Stroppa accusa il colpo ma poco prima dell’intervallo, dopo un rigore reclamato dagli ospiti per un contatto Colley-Messias, Reza si conquista il tiro dagli undici metri dopo un evitabile intervento di Thorsby. Simy non sbaglia e le squadre vanno al riposo per 2-1.

CHE VELOCITÀ — Ritmi altissimi anche nella ripresa, anche se la Samp nel primo quarto d’ora non corre rischi. L’attacco blucerchiato, però, fatica e allora Ranieri cambia Verre e La Gumina con Ramirez e Quagliarella, ma la doppia linea blucerchiata non concede spazi agli ospiti. E proprio il restyling dell’attacco regala ai padroni di casa il terzo gol. Su calcio d’angolo (20’), Ekdal è più lesto di Reca, spizza il pallone per Quagliarella che di testa sul secondo palo mette in rete. Il 3-1 dà alla squadra di Ranieri quella solidità anche sul piano mentale che le permette di non soffrire più sino alla fine. Stroppa prova ad affiancare Riviere a Simy, arretrando Messias come mezzala, ma la mossa non dà esito, anche se il Crotone (31’) ha una doppia occasione con Riviere, ma senza fortuna. Al 46’ va ancora a segno la Samp con Quagliarella, ma Manganiello annulla dopo consulto-Var per il fuorigioco di Candreva. Già, entra anche lui, a suggellare la pace definitiva con Ranieri.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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