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Il Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021 di SEXY FORUM

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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06/01/2021 22:55

Ruggito Juve con super Chiesa:
batte il Milan e riaggancia il treno scudetto

Doppietta dell'ex viola e tris di McKennie:
ai rossoneri (primo k.o. dopo il lockdown) non basta il momentaneo pari di Calabria.
Pirlo a -7 da Pioli


Marco Pasotto


Prima o poi doveva succedere e tutto sommato avviene nella giornata più indolore possibile: il Milan ritrova contro la Juve il sapore acre della sconfitta dopo 27 partite di campionato utili consecutive, ma grazie al k.o. dell’Inter conserva il gradino più alto del podio in classifica. Piuttosto, adesso sarà molto interessante quantificare i benefici che questo 3-1 in casa della capolista porterà ai bianconeri. Che intanto tornano fra le prime quattro bellezze del torneo, con la gara col Napoli da recuperare. Le sensazioni tornano a essere buone e le prospettive pure.

SUPER CHIESA — Parte bene la Juve: palo colpito da Chiesa, che poi trova il vantaggio al 18' dopo una bella combinazione rifinita da Dybala. Poi reazione rossonera con due buone chance per Leao. Al 41' il pari del Milan (contestato dai bianconeri per un contatto tra Calhanoglu e Rabiot a inizio azione): Leao serve l'accorrente Calabria, che di destro trova l'angolo sotto l'incrocio dei pali. Nella ripresa parte meglio il Diavolo, ma la Juve cresce e trova il nuovo vantaggio al 62', ancora con un bel rasoterra di Chiesa che non dà scampo a Donnarumma. Complici le tante assenze, il Milan non riesce a reagire e la Juve trova il tris con McKennie, ben servito da Kulusevski.

ASSENZE PESANTI — Maldini prima della partita aveva saggiamente chiarito di non cercare alibi nelle assenze, in modo da non rischiare di offrirne ai giocatori, ma va riconosciuto che i nomi rimasti ai box, oltre a essere importanti numericamente – sette , lo sono anche nella sostanza. In ordine di reparto: Gabbia, Bennacer, Tonali, Krunic, Saelemaekers, Rebic, Ibrahimovic. L’elemento che più balza all’occhio è la strage in mediana, dove infatti accanto all’unico arruolabile, Kessie, Pioli è stato costretto ad avanzare Calabria, ovvero un terzino (Dalot al suo posto, nella sfida portoghese con Ronaldo). Sui lati del tridente Castillejo ha preso il posto di Saelemaekers e Hauge quello di Rebic, mentre Leao è stato nuovamente il vice Ibra. La Juve non ha dovuto dare fondo alla scatola dei cerotti come i rossoneri ma le assenze di Morata (chiara ormai da qualche giorno), e quelle dell’ultimo momento di Alex Sandro e Cuadrado (Covid) hanno inferto scossoni importanti all’impalcatura tattica di Pirlo. Risultato? Senza adattare uomini in nuove posizioni, il tecnico bianconero ha scelto Frabotta a sinistra con Danilo terzo centrale a destra. Al rientro Rabiot dopo la squalifica. In avanti, accanto a Ronaldo, un Dybala reduce da qualche linea di febbre ma scelta obbligata visto il k.o. di Morata. Il primo tempo è stato piuttosto divertente, anche perché quando le squadre si sono affacciate nelle aree altrui, sono riuscite quasi sempre a rendersi pericolose. Si è giocato tutto, o quasi, sull’abilità reciproca di dettare un pressing alto e, di conseguenza, sull’abilità di saperne uscire. Segno, se mai ancora ce ne fosse bisogno, che il Milan ormai è pienamente consapevole delle proprie qualità e convinzioni a prescindere dall’avversario. Quarantacinque minuti suddivisi abbastanza equamente in termini di occasioni reali, e che hanno portato le squadre al gol premiando – in entrambi i casi – una finestra dominante lunga diversi minuti. Fra i bianconeri non è riuscito a trovare la comfort zone Ronaldo, che ha sbattuto diverse volte su Kjaer, mentre Dybala si è acceso a intermittenza, ma quando lo ha fatto è stato una delizia per gli occhi. Come in occasione del meraviglioso tacco-assist per Chiesa (Hernandez però a un certo punto ha mollato la marcatura). E’ stato soprattutto quest’ultimo a creare i pericoli maggiori per il Diavolo, partendo a destra ma anche centralmente. Sul versante opposto – Juve molto distratta in un paio di uscite scriteriate che hanno consegnato palla al Milan sulla trequarti – i lati del tridente non hanno punto granché e allora ci ha pensato Leao a capitalizzare ciò che gli è passato dai piedi. Un paio di conclusioni velenose e poi l’assist per Calabria che, al limite dell’incredulità, ha trovato un gol bellissimo con un piatto destro al “sette”. Ci sarà però da discutere parecchio sulla dinamica che ha portato al pari rossonero, con un intervento di Calhanoglu su Rabiot che Irrati giudica regolare, e il Var pure. I dubbi sulla valutazione di Irrati però restano, e sono parecchi. Nella ripresa il coefficiente di spettacolarità è sceso parecchio, con le squadre che hanno replicato il tentativo di ingabbiamento dei primi 45. Dalle parti di Szczesny si è fatto vedere Dalot (parata non facile), ma è stato di nuovo Chiesa a infrangere l’inerzia del match con la sua seconda perla, un sinistro basso e angolatissimo impossibile da raggiungere per Donnarumma (e anche in questo caso è stata evidente la difficoltà di Hernandez nel provare a contrastare l’ex viola). Dopo il quarto d’ora Pirlo ha tolto proprio Chiesa (infortunatosi nell’azione del raddoppio) e Dybala, rimpiazzati da Kulusevski e McKennie. In pratica i cambi vincenti della Juve. Prima, però, i bianconeri hanno rischiato seriamente di restare in dieci, con un intervento di Bentancur, già ammonito, ai danni di Castillejo, sul quale Irrati ha sorvolato. Alla mezzora il colpo che ha mandato il Diavolo al tappeto: percussione di Kulusevski, che sfugge a Romagnoli, e assist comodo comodo per McKennie. A quel punto il Milan ha ancora provato a reagire – ottimo segno -, ma senza trovare lo spiraglio giusto. L’imbattibilità finisce, il primato in classifica no: si riparte da qui, e scusate se è poco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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06/01/2021 22:56

SERIE A 2020/2021 16ª Giornata (16ª di Andata)

06/01/2021
Cagliari - Benevento 1-2
Atalanta - Parma 3-0
Bologna - Udinese 2-2
Crotone - Roma 1-3
Lazio - Fiorentina 2-1
Sampdoria - Inter 2-1
Sassuolo - Genoa 2-1
Torino - Verona 1-1
Napoli - Spezia 1-2
Milan - Juventus 1-3

Classifica
1) Milan punti 37;
2) Inter punti 36;
3) Roma punti 33;
4) Juventus(**) punti 30;
5) Sassuolo punti 29;
6) Napoli(**)punti 28;
7) Atalanta(*) punti 28;
8) Lazio punti 25;
9) Verona punti 24;
10) Benevento punti 21;
11) Sampdoria punti 20;
12) Bologna punti 17;
13) Udinese(*) punti 16;
14) Fiorentina punti 15;
15) Cagliari e Spezia punti 14;
17) Torino e Parma punti 12;
19) Genoa punti 11;
20) Crotone punti 9.

(gazzetta.it)

(*) Atalanta e Udinese una partita in meno (avverse condizioni meteo).
(**) Juventus-Napoli da rigiocare dopo il ribaltamento al terzo grado di giustizia sportiva (CONI)
e punto di penalizzazione di conseguenza restituito al Napoli.
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10/01/2021 11:10

Ilicic regala magie: poker dell'Atalanta a Benevento



Lo sloveno sblocca e ispira, Toloi, Zapata e Muriel chiudono la pratica.
Inutile la rete campana di Sau


Andrea Elefante

L'Atalanta non si ferma più: terza vittoria consecutiva, di nuovo un blitz in trasferta che mancava da fine ottobre (a Crotone), anche un prova di maturità, reagendo bene al pareggio, a inizio ripresa, del Benevento. Ma soprattutto: un Ilicic meraviglioso, tornato ai suoi migliori livelli. Un gol, il piede (decisivo) sul 2-1, l'assist per il 3-1 di Zapata e una serie di giocate che sono state un inno al calcio. E l'Atalanta continua la sua scalata a forza di gol: ancora 4, e sono 22 nelle ultime sette partite di campionato. Una macchina.

LE SCELTE — Inzaghi perde in extremis anche Caprari (ha accusato un riacutizzarsi di un problema muscolare già avuto a Cagliari) e ai fianchi di Lapadula schiera Improta e Sau, rinunciando anche a Insigne; sulla fascia destra in difesa rilancia Maggio, appena recuperato, e mette Ionita sulla linea dei centrocampisti, assieme a Schiattarella e Dabo, lasciando in panchina Hetemaj. Sulla sinistra c'è Foulon: Barba torna al centro della difesa assieme a Glik. Gasperini risolve l'unico dubbio della vigilia, in difesa, concedendo un turno di riposo a Djimsiti e confermando Palomino sul centro sinistra; per il resto centrocampo titolare, con Pessina alle spalle di Ilicic e Zapata e Muriel (alle prese con un risentimento muscolare) in panchina.

PRIMO TEMPO — Dopo meno di 2' l’Atalanta ha già messo le cose in chiaro: illuminazione di Ilicic per il taglio di Gosens, che non trova la porta di poco. Improta è assieme a Schiattarella - schermato da Pessina - il centro di gravità del Benevento, ma è costretto a sdoppiarsi: quasi quinto in aiuto a Maggio per contenere la furia del tedesco - che al 12' ha la seconda chance per sbloccare il risultato, fermata da Montipò - e catapulta per le rarissime ripartenze del Benevento. L'Atalanta in realtà lo schiaccia nella sua metà campo, ispirata da un Ilicic in giornata di grazia, che al 19' mette sulla testa di Zapata il pallone del possibile 1-0, mirato male. Così è lo stesso sloveno, pochi secondi dopo una parata di Gollini su Lapadula che aveva provato a sorprenderlo fuori dai pali, a occuparsi di "aprire" la partita: approfittando di un errore di Foulon, organizza un'incursione in slalom che lascia sul posto nell'ordine Barba, Sau e Glik e batte Montipò sul suo palo. Solo la sfortuna impedisce a Ilicic di raddoppiare (palo su punizione toccata da Freuler) e solo Montipò nega ancora a Zapata la rete del raddoppio prima dell'intervallo.

SECONDO TEMPO — Inzaghi cambia faccia al Benevento, inserendo Pastina e passando alla difesa a tre, con Maggio e Improta larghi. L'Atalanta potrebbe subito guastargli i piani, ma Toloi calcia fuori un comodo pallone e due minuti dopo, per uno sbilanciamento di tutta la linea difensiva causato da un'uscita di Romero, Sau si trova solo davanti a Gollini su assist di Pastina, al suo esordio in A. Inzaghi aggiunge le forze fresche di Insigne e Di Serio, la squadra di Gasperini accusa per un quarto d'ora abbondante, ma è ancora Ilicic a togliere coraggio al Benevento: prima costringendo alla parata Montipò, comunque il migliore dei suoi, sulla cui respinta sbuca per il tap in Toloi, con la complicità di Maggio; poi servendo l'assist del 3-1 a Zapata, che segna alle spalle del disorientato Schiattarella. A quel punto inizia lo show finale, a cura di Muriel, che non doveva neanche giocare: per due volte Montipò gli nega il 4-1, che il colombiano trova con un meraviglioso tiro a giro sul palo più lontano.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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10/01/2021 11:14

Colpo Genoa: Zajc e Destro stendono il Bologna

La squadra di Ballardini con una buona prestazione trova i 3 punti in casa che mancavano da settembre.
Ottava sconfitta stagionale per Mihajlovic


Filippo Grimaldi


Rinascita Genoa, allarme Bologna. Zajc (ispirato dal solito, decisivo Shomurodov) e l’ex Destro, con un gol per tempo condannano la squadra di Mihajlovic all’ottava sconfitta stagionale e ridanno fiducia nella complicata lotta per la salvezza ad un Genoa che sotto la gestione di Ballardini ha già raccolto sette punti in quattro partite ed esce, almeno per ora, fuori dalla zona retrocessione. Il Bologna deve fare un esame di coscienza: impensabile fare la partita per tutto il primo tempo (e per lunghi tratti anche nella ripresa) senza raccogliere nulla.

DOPPIA FACCIA — Già, primo tempo strano, perché il Bologna fa un eccellente quanto improduttivo possesso palla (60,2% contro il 39,8 del Genoa il dato sino all’intervallo), ma difetta in zona tiro, dove non riesce quasi mai a rendersi pericoloso dalle parti di Perin. Gli uomini di Mihajlovic tirano solo due volte in porta contro le sei della squadra di Ballardini e il confronto si commenta da sé. Il Genoa fa l’opposto: soffre un po’ (troppo sulla corsia di destra, nonostante un 3-5-2 che spesso diventa 5-3-2), ma poi ha la capacità e la lucidità di distendersi all’improvviso in velocità, ed è in questi momenti che spaventa il Bologna. Dopo la palla-gol di Destro ad appena ventisette secondi dal via (conclusione debole, ma Da Costa è attento), Criscito e Behrami vanno vicini per due volte al vantaggio, senza fortuna. Il canovaccio è chiaro: il Bologna fa buone cose in fase di impostazione, approfittando anche di alcuni spazi lasciati liberi da Badelj e compagni in mediana, ma poi il 4-2-3-1 di Mihajlovic che dovrebbe favorire la superiorità del Bologna in mezzo non dà frutti. I ragazzi di Sinisa si vedono due volte dalle parti di Perin, bravo su Vignato (14’) e poi decisivo su Orsolini (33’), la cui ripartenza è favorita da un errato disimpegno di Masiello. Il Genoa fatica di più a distendersi, ma poi ha maggiore cinismo al momento di colpire. Le avvisaglie del gol genoano arrivano al 40’, ma Tomiyasu è attento. Quando però al 44’ Shomurodov innesca il contropiede genoano sulla corsia di destra, il Bologna affonda. L’uzbeko supera nettamente in velocità Paz, sorpreso dalla giocata dell’avversario: l’assist per Zappacosta pronto a battere a rete trova Da Costa attento alla respinta, sulla quale il secondo tentativo di forza da parte di Zajc regala il vantaggio al Genoa.

RESA BOLOGNA — La ripresa (con Eyango e Ghiglione al posto di Behrami e Criscito nel Genoa) offre lo stesso canovaccio dei primi 45 minuti, e pure lo stesso risultato. Perché Il Bologna prova a scuotersi, la squadra si abbassa, ma al primo affondo Schouten commette un errore grossolano sulla pressione di Eyango favorendo l’ex Destro che punisce il Bologna e chiude di fatto la partita. Lavorando sulle fasce e sfruttando le giocate di Palacio, il Bologna tenta la rimonta, ma il doppio vantaggio è una dote troppo pesante perché questo Genoa diventato all’improvviso concreto la possa sprecare. I cambi non bastano a rianimare il Bologna che ha la migliore occasione della ripresa proprio allo scadere con Barrow, subentrato a Schouten, ma la sua punizione sfiora soltanto l'incrocio dei pali.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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10/01/2021 11:18

Il Milan vince al Var e resta primo.
Ma il Toro è furioso

Gol di Leao e Kessie su rigore dubbio: i rossoneri restano in testa.
Ibra dentro nel finale. Maresca-Guida, quanti danni.
La Var toglie un penalty ai granata


Nicola Cecere


La capolista si rialza dopo il k.o. con la Juve. Altri tre punti e domani pranzetto domenicale in assoluto relax davanti alla tv per vedere chi la spunta tra Inter e Roma. Ma con il Toro finisce tra le polemiche per le decisioni dell'arbitro Maresca che al Var concede un rigore dubbio al Milan e ne toglie uno inizialmente concesso ai granata. Ma durante tutta la gara sono tanti gli errori di arbitro e Var.

LE SCELTE — Con Ibra e Calhanoglu inizialmente in panchina, recuperi dell’ultimo istante, e con Bennacer, Krunic e Rebic in tribuna, mister Pioli contro il suo predecessore Marco Giampaolo non può che affidarsi ai più giovani e la risposta è oltremodo confortante. Brahim Diaz manda in area Rafael Leao, tiro in corsa inesorabile: dopo 25’ di assoluto predominio il risultato viene sbloccato. Una decina di minuti e il Toro incassa il raddoppio, su rigore di Kessie, decretato dopo esame al Var. Contatto tra Belotti e il solito furetto Diaz.

LA REAZIONE — Ecco, solo dopo aver incassato l’imparabile penalty dello specialista Kessie il Toro riesce a reagire, organizzandosi meglio a centrocampo dove Lukic e Gojak (preferito a Linetty) soffrono la vivacità dei rossoneri. In questa fase il Toro non ha fortuna perché una micidiale punizione di Rodriguez si stampa sulla traversa. Un lampo. Poi il Milan torna a farsi minaccioso e Kessie in contropiede si presenta davanti a Sirigu: sembra un gol inevitabile e invece il portiere lo evita. Di piede. Certo, Kessie avrebbe potuto calciare meglio, Sirigu ha comunque il merito di essere rimasto immobile fino all’ultimo e quindi un po’ lo condiziona.

VAR PROTAGONISTA — Dal mancato 3-0 al possibile 2-1 ci passa l’intervallo. Al 50’ Maresca indica il dischetto dopo che Verdi al momento di calciare trova la gamba di Tonali a ostacolargli il tiro. Il rossonero rimane contuso ed è costretto a uscire (sostituito da Dalot) mentre Maresca viene chiamato alla revisione video dal suo collega Guida. Se prima il replay in area del Toro aveva indotto a dare un rigore non fischiato in diretta, questo secondo replay lo induce a cancellare la decisione di concederlo ai granata. Var assoluto protagonista, quindi. Per gli uomini di Giampaolo è una botta dura da assorbire in fretta. Giampaolo cambia: rombo. Comunque con i cambi e un atteggiamento alla “o la va o la spacca”, il Toro disputa una buona parte del secondo tempo ad altezza Milan, nel senso che riesce a schiacciare i rossoneri nella loro area. Inserendo Zaza e Murru al 64’, Giampaolo torna al suo amato 4-3-1-2 ed esercita una certa pressione sugli avversari. In questa fase Belotti di testa impegna Donnarumma per la prima volta. La seconda parata, più difficile, il portiere la compie al 90’ su una cannonata da fuori del giovane Segre che una deviazione rende ancora più insidiosa: Gigio rimedia con un colpo di reni

BENTORNATO IBRA — In precedenza, all’84’ si registra un altro episodio molto positivo per la capolista: il rientro in campo di Zlatan Ibrahimovic, fuori per infortunio dal 22 novembre. Inutile soffermarsi sull’importanza di questa pedina. La sfida di questa sera si replica martedì in modalità Coppa Italia. Facile prevedere molto turnover in entrambe le squadre.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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10/01/2021 22:44

Roma-Inter, è un 2-2 da applausi: Conte scivola a -3 dal Milan



Giallorossi in vantaggio con Pellegrini, a inizio ripresa la reazione nerazzurra con Skriniar e Hakimi.
Nel finale pareggia Mancini. E il Milan allunga


Massimo Cecchini

Un thrilling emozionante, di quelli però agrodolci che lasciano forse un po’ l’amaro in bocca a tutti, tranne che al Milan in fuga. Finisce 2-2 tra Roma e Inter, un match palpitante santificato dalle reti di Pellegrini, Skriniar, Hakimi e Mancini. Come da abitudini, la squadra giallorossa “vince” il primo tempo, mentre quella nerazzurra si aggiudica la ripresa. Detto che il pareggio è giusto, forse a convincere meno è stata la gestione dei due allenatori, con Fonseca che, una volta in vantaggio, ritarda i cambi nel momento di sofferenza e consente all’Inter l’aggancio e il sorpasso, mentre Conte - una volta davanti - toglie nel finale Hakimi e Vidal per inserire Gagliardini e Kolarov, spostando l’ottimo Young sulla fascia destra E proprio da quella sinistra arriva il cross del 2-2. Possibile, comunque, che il pari vada meglio all’Inter, visto che ancora una volta l’allenatore portoghese non brilla nei confronti delle big: in due stagioni per la sua Roma solo 3 vittorie in 18 match complessivi.

PELLEGRINI SPIETATO — La Roma sceglie il consueto 3-4-2-1, con Villar ancora una volta preferito a Cristante per far coppia con Veretout, per un tempo uomo ovunque della mediana. In avvio sulle fasce Karsdorp e sopratutto Spinazzola paiono meno incisivi del consueto, ma c’è Mkhitaryan che sa approfittare delle vice centrali per proporre gioco in tandem con Pellegrini, anche se Dzeko e ben bloccato da De Vrij. In difesa, c’è uno Smalling efficace a lungo nel controllo di Lukaku, mentre a turno Mancini e Ibanez devono vedersela con i guizzi di Lautaro. Anche Conte, però, non trova molto sbocchi sulle corsie esterne, dove Hakimi è spesso impreciso e prima Darmian e poi Young vanno a tratti, anche se l’inglese crescerà nella ripresa. A centrocampo, alla fine, chi se la cava è Vidal, con Barella in versione guastatore e Brozovic play basso. Morale: le squadre paiono molto bloccate, affondando il pressing solo a tratti. Dopo un buon tiro cross di Karsdorp al 9’, chi parte meglio è l’Inter, con Lopez che deve intervenire due volte, al 13’, prima su tiro di Lautaro, poi - alla grande - su colpo di testa di Lukaku. Se non pasticciasse un po’ troppo coi piedi, insomma, lo spagnolo pare senz’altro ritrovato. Ma proprio quando i nerazzurri paiono prendere campo, Veretout spezza con un gran tackle una ripartenza condotta da Barella; la squadra di Conte si fa trovare scoperta e così Mkhitaryan - all’ottavo gol stagionale - può trovare agevolmente al limite dell’area Pellegrini, il cui tiro, deviato da Bastoni, s’infila all’angolino alla destra di Handanovic. È il 17’ e la partita a questo punto cambia inerzia, con l’Inter che deve avanzare il baricentro e lasciare inevitabilmente più spazi le ripartenze giallorosse, condotte spesso per vie centrali. Al 23’, infatti, è Veretout, dal limite, a costringere Handanovic alla deviazione mentre il successivo tiro di Mkhitaryan viene bloccato agevolmente. Due minuti più tardi a essere pericoloso è un gran contropiede dell’armeno, che attende troppo a servire Dzeko, finito in fuorigioco. I nerazzurri provano a scuotersi, ma la Roma chiude bene gli spazi e aggredisce a folate i portatori di palla. Ne consegue che le occasioni sono sparute. Al 27’ un triangolo fra Hakimi e Vidal si conclude con un tiro fuori di poco del cileno, mentre al 37’ un cross di Young trova Lautaro che però impatta male di testa. Il tempo si chiude con una rete annullata allo stesso argentino, trovato in fuorigioco da un colpo di testa di Lukaku.

GRAN FINALE — L’Inter parte forte nella ripresa e per oltre metà tempo ha il controllo del gioco. Al 2’ Lukaku di testa sfiora il palo, a 6’ Brozovic in area tira a botta sicura ma Spinazzola devia, pochi secondi dopo Vidal di testa manda fuori. All’8’ Lukaku libera Lautaro in ripartenza e solo un miracolo di Lopez impedisce il pari. La Roma è all’angolo, ma Fonseca non fa cambi. All’12’ perciò, su angolo di Brozovic, Skriniar di testa segna l’1-1. I nerazzurri insistono, con Hakimi che si mangia il campo, tira e deve intervenire ancora Lopez a deviare. Al 18’, però,lo spagnolo non può nulla sul sinistro dello stesso Hakimi, liberato da Brozovic, perchè la conclusione del marocchino s’infila all’incrocio. Partita ribaltata. A quel punto Fonseca inserisce Peres per Spinazzola e la Roma torna a farsi viva con Mkhitaryan, il cui tiro - contrastato duramente da Hakimi - finisce fuori. Esce Lautaro per Perisic e l’Inter perde campo, anche perché l’innesto di Cristante è utile. Handanovic deve parare due volte su conclusioni di Karsdorp e Cristante (33’ e 37’). Come detto, i cambi di Conte però non aiutano a far respirare la difesa, così il 41’ diventa il minuto chiave. Prima Cristante sbuccia un bell’assist di Mkhitaryan, poi Mancini in mischia conclude e Handanovic para bene e infine è lo stesso Mancini a intervenire di testa in corsa su assist dalla sinistra di Villar per battere il portiere nerazzurro e siglare il 2-2 conclusivo. Pari meritato, quello dei giallorossi, ma la malinconia resta sia alla Roma che all’Inter. E il Milan ringrazia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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10/01/2021 22:49

Luis Alberto, Caicedo e super Reina: Lazio, tre punti d’oro a Parma



Ai padroni di casa non basta l'effetto D'Aversa:
la squadra di Inzaghi si impone nel gioco e nel risultato.
Nel primo tempo gran parata dello spagnolo su Cornelius


Andrea Schianchi

La Lazio salta sulle spalle di Luis Alberto e Caicedo e si fa trasportare al di là dell’ostacolo Parma, rovinando il ritorno di Roberto D’Aversa. Un 2-0 che la squadra di Simone Inzaghi costruisce nel secondo tempo, dopo che la prima parte di gara vive di un sostanziale equilibrio, anche in termini di occasioni da gol. Quando, però, le energie fisiche degli emiliani calano, i laziali dimostrano di essere nettamente superiori sul piano della tecnica e così si avviano nel migliore dei modi verso il derby contro la Roma in programma venerdì all’Olimpico. Questa del Cupolone sarà la prima di una serie di sfide infuocate: dopo ci saranno Sassuolo e Atalanta. E allora sì che si potrà capire se il progetto di rimonta, in chiave Champions League, ha delle basi solide su cui poggiare.

NON BASTA D'AVERSA — Dal Parma del nuovo corso, che poi sarebbe il vecchio visto che in panchina è tornato l’allenatore delle due promozioni dalla C alla A e delle due salvezze consecutive, non si poteva pretendere di più, visto che c’erano tantissime assenze e che durante la partita gli emiliani hanno perso per infortuni muscolari prima Valenti e poi Osorio. Si può giudicare positivamente il primo tempo, nel quale il Parma crea due limpide occasioni da gol con Sohm, che calcia alto al 9’, e con Cornelius che costringe Reina a volare come un angelo al 26’. La Lazio non pressa con la necessaria determinazione e gli emiliani, in un modo o nell’altro, se la cavano. Due i tentativi pericolosi dei ragazzi di Inzaghi, entrambi con Caicedo che al 30’ chiama Sepe a distendersi e a deviare in angolo e al 44’ inzucca di poco fuori un cross di Lazzari.

RIPRESA A TUTTA LAZIO — È proprio Lazzari l’uomo che, con le sue continue accelerazioni sulla fascia destra, rompe gli equilibri della sfida. Dopo che Acerbi ciabatta malamente fuori un pallone proveniente da azione di calcio d’angolo, al 10’ il laterale sgomma e serve in area un pallone perfetto per Luis Alberto: praticamente un rigore in movimento, il gol è facile facile. Da questo momento in campo c’è soltanto la Lazio, che sfiora il raddoppio ancora con Luis Alberto e poi se lo va a prendere con Caicedo in capo a una manovra rifinita da Milinkovic-Savic (22’). D’Aversa prova a ribaltare l’ordine dei fattori, inserisce Inglese, passa al 4-2-4, ma il Parma non produce granché. E così per gli emiliani arriva la quinta sconfitta consecutiva. La crisi è seria e, ora che si è deciso di affidare la risalita a un nuovo allenatore, bisogna affrettare i passi altrimenti si rischia di rimanere appiccicati alla zona-paura.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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10/01/2021 22:52

Festa Napoli con Bakayoko: Udinese stesa all'ultimo respiro

La squadra di Gattuso si porta avanti grazie a un rigore di Insigne, ma viene ripresa da Lasagna.
Al 90' ecco il gol di testa del centrocampista francese


Fabio Bianchi


Una testata ti salverà. Il guizzo aereo di Tiemouè Bakayoko al tramonto, quando si stavano spegnendo le luci della Dacia Arena e le speranza di riscatto, risolve in un colpo la classifica del Napoli e i problemi di Rino Gattuso. Non è stata una prestazione trascendentale quella dei partenopei, molto meno brillante del solito a livello di gioco. Gli azzurri hanno sofferto e a volte rischiato contro un’Udinese determinata e pericolosa in contropiede. Udinese che pensava ormai di avercela fatta a prendere un pareggio prezioso in un momento difficile (tre punti nelle ultime 5 gare). Ma quello del Napoli lo era altrettanto (4 punti nelle ultime 5) è questa vittoria riporta un po’ di sereno anche se non risolve del tutto alcuni problemi che restano: la difficoltà di concretizzare le azioni e la mancanza di sicurezza. Stavolta pagata anche in difesa.

BOTTA E RIPOSTA — Infatti il Napoli è partito meno spumeggiante del solito, più accorto anche per la solida disposizione dell’Udinese che copriva ogni spazio e cercava di bloccare le imbucate verticali degli uomini di Gattuso per poi recuperare palla e partire in contropiede. Insigne, che si è presentato subito con un rasoterra a fil di palo, al minuto 15 ha realizzato il rigore del vantaggio procurato da Lozano. Il messicano è stato atterrato da Bonifazi ma l’arbitro Pasqua ha dovuto essere richiamato dal Var per concedere un rigore netto. L’Udinese ha reagito bene, innanzitutto senza scomporsi e mettendo ancora più pressione al giro palla del Napoli. Bakayoko, che dove andare di qui e di là per coprire anche su Pereyra che agiva tra le linee (Fabian Ruiz latitava un po’) si è trovato spesso in difficoltà con De Paul, troppo più veloce di lui ma è stato il grave errore in retro passaggio di Rrahmani, all’esordio da titolare, che ha permesso all’Udinese di pareggiare. Con un guizzo da centometrista Lasagna è arrivato sulla palla, ha dribblato Meret e segnato a porta vuota. Il Napoli allora ha alzato il baricentro e ha avuto un paio di occasioni sventate da Musso ma ne ha subite due in ripartenza ben più pericolose dove Meret si è superato, respingendo Lasagna e Stryger Larsen.

CARICA — Gattuso nell’intervallo ha cambiato il disoriento Rrahami per Mario Rui, spostando al centro Di Lorenzo. Mossa azzeccato, così la squadra è sembrata più quadrata. Il Napoli è partito più deciso e con più ritmo ed è andato vicino al 2-1 con Zielinski e Insigne, ma non riusciva a trovare la copertura per le ripartenze di De Paul (a centrocampo c’era un buco) che serviva un palla d’oro a Lasagna fermato coi piedi da Meret. Insomma, la partita restava aperta e incerta anche perché le squadre, stanche da 3 gare in 7 giorni, si sono allungate parecchio. E alla fine, è arrivata la zuccata provvidenziale di Bakayoko.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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10/01/2021 22:56

Kalinic e un'altra perla di Dimarco al Crotone: il Verona continua a correre

I gialloblù colpiscono con il primo centro stagionale
dell'attaccante croato e con il secondo consecutivo dell'esterno.
Nella ripresa Messias accorcia le distanze, ma non basta


Pier Francesco Archetti


Il Verona non vinceva in casa dal due novembre, il Crotone non ci è mai riuscito in trasferta, dove ha preso soltanto due punti finora. La serie che si ferma è quella dei gialloblù che continuano a restare un punto sotto la Lazio: costruiscono la vittoria nel primo tempo e poi riescono a difenderla fino in fondo contro un’avversaria che nella seconda metà ha mostrato la sua faccia migliore.

UNO-DUE — A metà primo tempo il Verona scava il solco che poi sarà decisivo. Barak parte indisturbato da centrocampo e serve Kalinic che batte in diagonale Cordaz. È il primo gol del croato con la maglia gialloblù, si sblocca al momento più opportuno. Il Crotone non sa reagire e l’Hellas trova il raddoppio con una pregevole azione sul suo angolo sinistro: la costruiscono Ilic, Zaccagni e Dimarco che con un delizioso esterno sinistro piazza all’angolo lontano il suo secondo gol consecutivo. Ancora la coppia Zaccagni-Dimarco costruisce un’altra chance per Barak, ma stavolta Cordaz reagisce bene sul colpo di testa dell’avversario. Il Verona ha in Veloso e Lazovic gli infortunati più recenti. A centrocampo tocca a Ilic, classe 2001, accanto a lui è più continuo Tameze. In difesa rientra da titolare Lovato, ma è Ceccherini il più impegnato nel cercare di frenare Messias. Proprio del brasiliano è l’unico tiro in porta del Crotone nella prima parte. Magnani e Ceccherini, ammoniti, vengono cambiati nella ripresa con Gunter e Dawidowicz.

IL CROTONE CI PROVA — Il Crotone all’inizio va in difficoltà anche se cambia la difesa per la terza partita consecutiva: debutta dal via Djidji, che patisce a lungo Zaccagni e anche Colley nel finale. Torna Luperto e sulla fascia destra subito corre Molina e non Pereira, ma il Verona si infila ugualmente. Stroppa non azzarda il trequartista all’inizio e mette Messias di punta, lasciando in panchina Simy. Il Crotone non riesce a liberarsi dal pressing gialloblù e nel secondo tempo l’allenatore cambia in 3-4-1-2, inserendo proprio Simy oltre a Pereira sulla fascia destra. Messias arretra sulla trequarti e i rossoblù accorciano subito le distanze: da sinistra a destra, cross di Reca, Dimarco non libera e Pereira serve al centro Messias che non sbaglia. Il Crotone cerca di insistere, crea qualche apprensione nei pressi dell’area, ma le chance più pulite anche dopo il 2-1 sono dell’Hellas. Barak manda alto il possibile 3-1 al 63’, Colley colpisce la traversa nel recupero.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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10/01/2021 22:59

La Fiorentina ritrova il successo e inguaia il Cagliari

Partita decisa da un gol di Vlahovic nella ripresa.
I sardi, al quarto stop di fila, sbagliano un rigore con Joao Pedro nel primo tempo


Luca Calamai


Era stata presentata come una sfida salvezza. La Fiorentina battendo per 1-0 il Cagliari si tira fuori dalla zona calda della classifica lasciando invece la squadra di Di Francesco in una posizione sempre più delicata. Il gol decisivo lo realizza il serbo Vlahovic che a suon di reti, sta conquistando la totale fiducia del pianeta viola. Il serbo ne ha segnate cinque delle ultime sette. Stavolta sfruttando un perfetto assist di Callejon.

L’INIZIO — Parte meglio la Fiorentina che sfiora il gol all’11 con Vlahovic che si vede respingere la conclusione a colpo sicuro da Cragno. Pochi minuti dopo il direttore di gara assegna un rigore per un contatto in area tra Vlahovic e Oliva. Ma il Var richiama al video il direttore di gara che cambia la sua decisione assegnando una punizione al Cagliari. L’ultimo acuto del primo tempo in chiave viola è un colpo di testa di Pezzella di poco a lato. Il finale della prima frazione è invece del Cagliari che al 37’ conquista un netto calcio di rigore per un fallo di Igor su Joao Pedro. È lo stesso Joao Pedro a battere dal dischetto ma Dragowski neutralizza l’esecuzione bloccando addirittura il pallone a terra.

RIPRESA — Nel secondo tempo parte ancora bene il Cagliari ma Simeone sbaglia un paio di preziose opportunità. La partita si alza di livello. Le due squadre cercano entrambe la vittoria. Biraghi al 13’ conclude alto da buona posizione mentre al 20’ una girata di testa di Godin termina di poco a lato. Due minuti dopo arriva il gol partita. L’azione parte dall’argentino Quarta che a fine primo tempo era entrato al posto dell’infortunato Pezzella. Il difensore viola appoggia sulla corsia di destra a Callejon che avanza e cesella un pallone al centro per Vlahovic che in spaccata realizza l’1-0. Per lui è il sesto centro in campionato. L’assalto finale del Cagliari regala a Marin il pallone del possibile pareggio ma è ancora Dragowski a opporsi deviando in angolo. E per il Cagliari è la quarta sconfitta consecutiva.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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10/01/2021 23:44

Juve, la risalita continua:
un bel Sassuolo in 10 cede a Danilo, Ramsey e Ronaldo


Emiliani in 10 da fine primo tempo (rosso a Obiang) ma in partita fino alla fine:
apre il brasiliano, pari di Defrel e gol-partita dell’ex Arsenal prima del sigillo di CR7


Luca Bianchin


Le partite certe sere sono un lancio di moneta: possono cadere sulle due facce e il caso – o il destino, secondo fede – ha il suo peso. La Juve batte il Sassuolo e torna in zona Champions, a -7 dal Milan con una partita da recuperare, grazie a un’azione sull’asse Frabotta-Ramsey, che stavano per essere sostituiti da Pirlo. Se la palla fosse uscita, avrebbero visto il finale dalla panchina con la faccia lunga. Con la palla in campo, invece, Frabotta ha crossato da sinistra, Chiriches e Kyriakopoulos in (insolita) posizione di difensore centrale sono andati a vuoto e Ramsey ha appoggiato in porta con la sua nonchalance gallese. Risultato: Juve-Sassuolo 2-1, poi arrotondato in 3-1 da Ronaldo nel recupero, e Pirlo sopravvissuto a una serata complessa. Una serata di infortuni.

TRE INFORTUNATI — Weston McKennie è uscito dopo meno di 19 minuti, forse per un problemino muscolare, e la Juve al 42’ ha perso anche Dybala, a cui dopo uno scontro con Traoré si è girato il ginocchio. Neanche il tempo di rifiatare e Obiang è entrato male su Chiesa, che ha resistito per quasi tutto il secondo tempo. Soprattutto, Obiang per quel fallo è stato espulso, con Massa richiamato davanti allo schermo del Var: rosso e Sassuolo in 10 per oltre un tempo. Prima di capire che partita è stata, però, i gol.

I GOL — L’1-0 è di Danilo, che cambia la partita dal nulla. Al 5’ del secondo tempo vede arrivare una strana palla deviata da Ferrari su un passaggio di Rabiot al limite dell’area e ha tre meriti. Primo: è sulla trequarti del Sassuolo. Secondo: tira al volo da 25 metri, senza paura di fare brutta figura. Terzo: calcia di collo esterno alla Roberto Carlos… solo che lui usa il destro, non il sinistro. Gol. L’1-1 di Defrel invece nasce da un vecchio difetto della Juve. Visto che perseverare è diabolico, la Signora fa un favore al Milan: ricade nel vizio di concedere palle gol dopo il vantaggio. E’ avanti da appena 8 minuti quando concede una combinazione Locatell-Traoré-Defrel, con il francese che a centro area prima lascia sul posto Bonucci, poi incrocia davanti a Szczesny. Il 3-1, infine, è una fuga nel recupero di Ronaldo che, lanciato da Danilo, cancella una serataccia imbucando il tris con il destro.

LA PARTITA — Juve-Sassuolo, più in generale, è la somma di due partite diverse, nemmeno parenti. La prima dura 40 minuti ed è la sfida tra le due squadre con più possesso palla della A: Pirlo e De Zerbi sono preoccupati del palleggio altrui così chiudono le uscite, un po’ pressano un po’ si abbassano, sostanzialmente si annullano. Occasioni, zero. Quando Kulusevski entra per Dybala e Massa espelle Obiang, però, la partita cambia e diventa bella. La Juve ha due occasioni già nel recupero del primo tempo. Prima Ronaldo non arriva su una strana combinazione Bonucci-Demiral nell’area di Consigli, poi Kulusevski trova Ramsey che salta Consigli, non calcia ma libera lo svedese a centro area: il tiro, con il meno educato destro, è alto.

KULU DECISIVO — E’ l’antipasto del secondo tempo, che Pirlo gioca con Rabiot al posto di Bentancur, ammonito. La Juve va avanti al 5’ con Danilo, il Sassuolo risponde con Defrel al 13’ e a quel punto è partita selvaggia: occasioni per la Juve, Sassuolo che in 10 non rinuncia a giocare e, con Boga da una parte e il 2002 Oddei dall’altra, prova a ripartire. Le palle-gol principali sono cortesia di Dejan Kulusevski. Lo svedese al 21’ libera in area Chiesa che calcia di sinistro, in controtempo: palo esterno alla destra di Consigli. Sette minuti dopo, Kulusevski con la giocata della serata mette Ronaldo davanti alla porta. Quando l’inevitabile sembra materializzarsi – non scherziamo, CR7 solo davanti a Consigli con la porta aperta – Cristiano calcia come il peggiore degli attaccanti. Piano e centrale. Sembra un segno del destino, invece la Juve segna prima con Ramsey, poi con Ronaldo. E il Sassuolo? Una sola, mezza palla gol, con il più giovane dei suoi giovani. Oddei in contropiede salta bene Arthur ma, al momento di calciare per eterna gloria, tira male. E Szczesny, sereno, raccoglie un pallone che vale tre punti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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12/01/2021 13:28

Spezia, sono tre punti d'oro: il solito Nzola fa piangere la Samp

Alla squadra di Ranieri non basta il momentaneo pari di Candreva:
vittoria pesantissima per Italiano



Colpaccio dello Spezia in chiave salvezza: la vittoria ottenuta per 2-1 al Picco contro la Samp proietta la squadra di Italiano momentaneamente fuori dalla zona-pericolo, mentre quella di Ranieri fallisce la classica prova del nove dopo la bella vittoria sull'Inter.

CHE PARTENZA — I primi 25' sono molto gradevoli, anche perché le due squadre attaccano meglio di quanto difendano. La squadra di Italiano resta sempre alta, a costo di rischiare qualcosa. La spinta dello Spezia viene premiata al 20': cross di Agoume, sponda di Chabot per il collega di reparto Terzi, che segna di testa tra Augello e Thorsby. Quella di Italiano si conferma squadra vulnerabile nella gestione. Quattro minuti dopo lo svantaggio, Candreva avvia l'azione dalla propria area e va a rifinirla dopo l'assist di Jankto, con anche Damsgaard bravo a mettere qualità. Pessimo però il rientro difensivo dello Spezia.

PIU' EQUILIBRIO — Passata la prima mezz'ora, le squadre rallentano e c'è più equilibrio. Stesso copione nella ripresa, con pochissime variazioni sul tema e portieri sostanzialmente disoccupati. In questi casi spesso la decide un episodio. La spinta in area di Thorsby su Pobega non pare delle più clamorose, ma l'arbitro fischia il rigore. Dal dischetto Nzola, una delle rivelazioni stagionali, sale a quota nove. Non c'è molto nella reazione della Samp, nonostante gli inserimenti (forse tardivi) di Quagliarella, Verre e Ramirez. Gli unici brividi per Provedel arrivano nei minuti finali, con Thorsby e Yoshida a sfiorare il palo alla destra di Provedel. E lo Spezia conquista tre punti che alla fine potrebbero pesare moltissimo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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12/01/2021 13:49

SERIE A 2020/2021 17ª Giornata (17ª di Andata)

09/01/2021
Benevento - Atalanta 1-4
Genoa - Bologna 2-0
Milan - Torino 2-0
10/01/2021
Roma - Inter 2-2
Parma - Lazio 0-2
Udinese - Napoli 1-2
Verona - Crotone 2-1
Fiorentina - Cagliari 1-0
Juventus - Sassuolo 3-1
11/01/2021
Spezia - Sampdoria 2-1

Classifica
1) Milan punti 40;
2) Inter punti 37;
3) Roma punti 34;
4) Juventus(**) punti 33;
5) Atalanta((*) e Napoli(**) punti 31;
7) Sassuolo punti 29;
8) Lazio punti 28;
9) Verona punti 27;
10) Benevento punti 21;
11) Sampdoria punti 20;
12) Fiorentina punti 18;
13) Bologna e Spezia punti 17;
15) Udinese(*) punti 16;
16) Cagliari e Genoa punti 14;
18) Torino e Parma punti 12;
20) Crotone punti 9.

(gazzetta.it)

(*) Atalanta e Udinese una partita in meno (avverse condizioni meteo).
(**) Juventus-Napoli da rigiocare dopo il ribaltamento al terzo grado di giustizia sportiva (CONI)
e punto di penalizzazione di conseguenza restituito al Napoli.
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16/01/2021 14:14

Estasi Lazio nel derby: Roma travolta 3-0 con super Luis Alberto

Un erroraccio di Ibanez regala il vantaggio a Immobile, poi si scatena lo spagnolo.
Inzaghi riavvicina la zona Champions, Fonseca perde ancora con una big


Nicola Berardino


Nel derby della Capitale numero 153 in Serie A trionfa la Lazio, che coglie per la prima volta in questo campionato la terza vittoria di fila. Successo importantissimo per la squadra di Inzaghi che si porta a tre punti dai giallorossi. Roma stordita dalle due reti biancocelesti arrivate nei primi 23 minuti grazie alla coppia Immobile-Luis Alberto. La rincorsa giallorossa non riuscirà poi a trovare il passo giusto. Anzi, a metà ripresa, una perla di Luis Alberto sigla il 3-0 per un verdetto che appare troppo precoce per il derby. La Roma non riesce più a entrare da protagonista in una partita affrontata dal via con troppe incertezze al cospetto di una Lazio cinica e determinata in ogni occasione. Il successo rianima le ambizioni in campionato dei biancocelesti, soprattutto alla luce della prestazione strepitosa nel derby.

UNO-DUE LAZIALE — Inzaghi e Fonseca confermano le formazioni schierate rispettivamente contro Parma e Inter. Lazio pertanto con Caicedo al fianco di Immobile. In panchina Correa e Lulic, che si riaffaccia dopo 11 mesi di stop causa tre operazioni alla caviglia. Nella Roma recuperato Smalling.I biancocelesti cercano subito spazio sulla destra con Lazzari. Al 7’, il primo tiro in porta: Pau Lopez para su Immobile. Avanti i giallorossi: Luiz Felipe argina su Mkhitaryan. Brividi per la Lazio: dopo un destro di Mancini deviato in angolo, Reina controlla un pallone pericoloso di Dzeko in mischia. Sul ribaltamento dell’azione la Lazio va in vantaggio. Scivola in area Ibanez, Lazzari ne approfitta per servire Immobile, che anticipa Smalling e infila Pau Lopez con il suo dodicesimo gol in campionato. Al 23’, un altro scatto bruciante di Lazzari che sfugge nuovamente a Ibanez. L’esterno cade, si rialza e riesce a smistare per Luis Alberto che sopraggiunge e raddoppia. Orsato convalida dopo aver avuto l’ok del Var per la posizione di Caicedo davanti a Pau Lopez. La seconda rete della Lazio scuote la Roma, che fatica comunque a trovare varchi per puntare a rete. Alla mezz’ora, Immobile fermato ai limiti dell’area da Mancini. Alza il ritmo la squadra di Fonseca. Biancocelesti molto compatti in copertura. Al 36’ girata di Mkhitaryan, fuori bersaglio. Roma in continua proiezione offensiva. Lazio agile in fase di ripartenza. In chiusura di primo tempo, Acerbi si sbraccia per fermare Dzeko e viene ammonito.

LUIS ALBERTO CHIUDE I CONTI — Dopo l’intervallo la Roma riparte con Pedro al posto di Veretout: Pellegrini arretra a centrocampo. Altra rapida incursione offensiva di Lazzari, Immobile non riesce a inquadrare la porta. Sempre in agguato il bomber laziale: cerca di sorprendere Pau Lopez dalla distanza. Il portiere romanista è pronto a respingere anche una bordata di Milinkovic. Lazio sciolta e lucida. Roma caccia della mossa giusta: al 15’ Cristante rileva Villar. Ma è Pau Lopez ancora in evidenza sventando su Caicedo dopo un’altra azione lanciata da Lazzari. Lo spagnolo si ripete poco dopo su una nuova conclusione di Immobile. Al 20’ doppio cambio nella Lazio: escono Leiva e Caicedo, spazio ad Akpa Alpro ed Escalante per irrobustire la mediana. Due minuti dopo la Lazio realizza il terzo, firmato da Luis Alberto: interno destro da fuori nell’angolo su assist di Akpa Akpro, innescato da una nuova intuizione di Lazzari. Fa festa il fantasista spagnolo per la sua doppietta. Fonseca inserisce Bruno Peres e Mayoral per Mancini e Spinazzola, inseguendo una formula più offensiva. Al 37’, altre due sostituzioni nella Lazio: Hoedt e Muriqi danno il cambio a Radu e Immobile. Reina fa scudo su un colpo ravvicinato di Dzeko. Il portiere della Lazio poi si oppone un bel numero di Pedro. Luis Alberto tenta il tocco per la sua tripletta. Lazio in cattedra sino all’ultimo istante dei sei minuti di recupero. Il fischio finale suggella il trionfo biancoceleste con Inzaghi che serra i pugni per aver ritrovato la sua Lazio più bella.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/01/2021 09:55

Il Bologna torna a sorridere.
Un rigore di Orsolini stende il Verona

Dopo 8 partite i rossoblù tornano alla vittoria. Decisivo il fallo di Silvestri su Soriano.
La squadra di Mihajlovic non vinceva dal 29 novembre


Matteo Dalla Vite


Quarantotto giorni dopo, e soprattutto dopo 5 pareggi e tre sconfitte (ultimo successo il 29 novembre, 1-0 sul Crotone), il Bologna ritrova la vittoria: Sinisa Mihajlovic pare abbia già chiesto la rassegna stampa perché la sua squadra si è comportata bene e ha lottato alla pari di un Verona che la sua occasione – per pareggiare - non l’ha sfruttata al 18’ della ripresa, quando Skorupski (rientrato dopo l’infortunio) ha neutralizzato un colpo solitario di Kalinic.

Così, il Bologna sale a quota 20 riducendo certi pensieri cattivi che, in caso di non-risultato, avrebbero cominciato a svolazzare ben più di prima. Il Verona è stato se stesso a metà: soliti duelli e aggressione, ma la verticalità non è arrivata, anche per merito di un Bologna compatto che prima della gara era stato raggiunto dai tifosi nell’hotel del ritiro.

ORSO MORDE — Davanti agli occhi del c.t. Mancini – al Dall’Ara a mirare tanti uomini, soprattutto Soriano e Zaccagni - Juric deve rinunciare a Tameze (nemmeno in panchina) mentre Sinisa Mihajlovic decide di avere un’arma del… dopo: Palacio è in panchina, Barrow fa il centravanti, gioca Vignato, mentre nel Verona Zaccagni resta al fianco di Barak dietro a Kalinic ed è Lazovic ad affiancarsi a Ilic, dando di fatto più tecnica alla latitudine centrale ma anche maggior leggerezza difensiva. I duelli di destra e sinistra danno forza alla partita, Dimarco e Faraoni hanno le solite pallottole da scegliere ma il primo tiro è di Barrow che appoggia una botta flaccida nelle mani di Silvestri. Il Verona esce ma non riesce a colpire, se non per un cross da sinistra di Dimarco che Dijks manda in angolo anticipando Faraoni. Il Bologna è attento, molto attento in questo primo tempo: si chiude col 4-1-4-1, Vignato (16’) offre un pallone a Orsolini che si mangia un gol per poi riscattarsi tre minuti dopo quando trasforma il rigore per atterramento di Soriano da parte del numero uno veronese che aveva ribattuto proprio un colpo di Orsolini: il numero 7 di Mihajlovic va sul dischetto ed è vantaggio al 18’. Poco dopo, Barrow si fa soffiare da Gunter un’occasione seria in cui il gambiano cerca di spostarsi inspiegabilmente il pallone sul piede sinistro. E’ un Bologna battagliero davanti a un Verona che – guidato sempre a gran voce di Juric – fatica a trovare spazi e sbocchi nonostante uno sviluppo della manovra sempre apprezzabilissima.

PORTIERI SUPER — La ripresa vede tiri fuori di Barrow, una conclusione di Zaccagni parata di Skorupski e una serie di cambi coi quali i due tecnici cercano di dare il colpo di grazia e del pareggio da una parte e dall’altra: Juric toglie Dimarco infilando Colley, Lazovic va a sinistra e cerca di alzare il ritmo sugli esterni; Mihajlovic, alla lunga, toglie Barrow (male da centravanti, non ha ancora la… patente), Orsolini (devitalizzato al 27’ da una paratona di Silvestri) e Dominguez dando fiato ai suoi che soffrono veramente in una sola occasione, quando un rimpallo favorisce Kalinic, pallone d’oro tappato da Skorupski. Silvestri interviene alla grande anche su colpo di testa ravvicinato di Svanberg poi l’ultima palla importante ce l’ha Di Carmine: out. E Sinisa ordina la rassegna stampa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/01/2021 10:00

Spezia in 10 dall'8', ma il Torino delude: solo un palo al 90



Vignali subito espulso, ma la squadra di Italiano ha personalità, sfiora il gol e trema soltanto nel finale


Mario Pagliara

Sarà una serata difficile da digerire per Marco Giampaolo, è invece la notte dell’orgoglio per Vincenzo Italiano. Il Toro più brutto della stagione ripiomba nuovamente nella crisi, non riuscendo a battere uno Spezia rimasto in dieci per 82 minuti più i quattro di recupero. Finisce zero a zero, con i granata che riescono a calciare la prima volta nella porta di Provedel solo al 90’ (palo di Ansaldi). Al fischio finale Italiano e i suoi ragazzi festeggiano come se avessero vinto una finale, dall’altra parte Giampaolo è il primo a rientrare negli spogliatoio con le mani sul volto.

SUBITO IN 10 — Potrebbero bastare solo sei minuti per orientare una partita. L’episodio arriva praticamente subito, quando dopo sei minuti Vignali entra in scivolata con il piede a martello sulla tibia di Murru. L’arbitro Fabbri in presa diretta lo ammonisce, poi richiamato da Banti al Var prende la decisione giusta ed espelle il difensore ligure. Dicevamo, potrebbero bastare una manciata di minuti per indirizzare una serata, invece per il Toro è solo la prefazione del manifesto dei buoni propositivi che però per tutto il primo tempo non si traduce in nulla.

BRUTTO TORO — Giampaolo non cambia il copione: 3-5-2, con titolari ben tre giovani cresciuti nel meraviglioso settore giovanile granata, Singo sulla destra, Segre play e Buongiorno difensore al posto di Lyanco. Lo Spezia gioca con l’uomo in meno per tutta la partita, con Italiano costretto a virare dal 4-3-3 di partenza a un più logico 4-3-2 (al 20’ Estevez sostituisce Farias). E il Toro? Non pervenuto per tutti i 45’, inguardabile, capace di giocare probabilmente il più brutto primo tempo della stagione: non tira mai nello specchio, non produce mai manco un’occasione. La squadra di Italiano si rimodella in modalità da battaglia, corre ovunque e sfiora (al 35’) anche il vantaggio: Sirigu evita ai granata di capitolare su Gyasi e Piccoli in pochi minuti.

SPEZIA DA APPLAUSI — A inizio ripresa Giampaolo inserisce Lyanco (per Buongiorno) e Zaza (per Izzo), ridisegnando il Toro con il 4-3-1-2. Il cambio di modulo produce una scintilla, dopo dieci minuti, con la prima occasione granata nei piedi di Verdi (conclusione deviata in angolo), ma poco dopo si rispegne subito la luce. Lo Spezia invece risponde colpo su colpo, protagonista di una serata di grande sacrificio e sfiora ancora il colpaccio con un’incursione di Marchizza (20’) spentasi sulla traversa. Il Toro sembra immobilizzato dalla paura, i liguri invece corrono e a tratti danno l’impressione di controllare. A un quarto d’ora dalla fine entra pure Ansaldi (per Murru) e poco dopo Gojak (per un pessimo Verdi), ma alla mezzora è ancora lo Spezia a avere una doppia chance in contropiede con Gyasi (su errore di Bremer) e poi con una sventola di Estevez (pugni di Sirigu). Al 90’ il Toro riesce a tirare la prima volta in porta colpendo il palo con Ansaldi. I quattro minuti di recupero poi scorrono via: finisce zero a zero. Applausi per lo Spezia, sotto i piedi del Toro si riapre la botola della crisi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/01/2021 10:06

La Samp ribalta l’Udinese:
De Paul, poi un rigore di Candreva e Torregrossa fissano il 2-1

I friulani dominano il primo tempo e vanno in vantaggio a inizio ripresa,
ma la squadra di Ranieri reagisce (anche grazie ai cambi) e ribalta il match


Filippo Grimaldi


Diciannove minuti dal suo debutto e Torregrossa si prende la Sampdoria con il gol (splendido) che regala il successo ai blucerchiati e apre ufficialmente la crisi dell’Udinese (tre punti nelle ultime sette gare), efficace per un’ora, ma poi travolta dalla riscossa blucerchiata. La Samp voleva capire cosa farà davvero da grande (negli ultimi due mesi aveva viaggiato senza mezze misure: o tutto, o niente). L’Udinese avrebbe avuto bisogno di rilanciarsi dopo un periodo con troppe zone d’ombra. Alla fine il verdetto è un successo che certifica soprattutto le ambizioni blucerchiate. Udinese punita, ma non schiacciata, perché nel primo tempo spreca tantissimo.

RESTYLING — Su un prato quasi tutto nuovo – oltre centomila euro per ridargli dignità calcistica – Ranieri e Gotti misuravano le proprie ambizioni e le relative speranze. I blucerchiati, come detto, erano chiamati a dare un segnale per uscire da picchi sontuosi (il successo sull’Inter) alternati a cadute inspiegabili (come l’ultimo k.o. di La Spezia). I bianconeri avevano bisogno di una scossa per scuotersi da una classifica non ancora pericolosa, ma preoccupante sì.

CUORE UDINESE — La Samp, che conferma lo stesso 4-2-3-1 di La Spezia, con la coppia Ekdal-Silva fra difesa e mediana, ritrova Quagliarella titolare (la cui scelta di dire no alla Juve è stata applaudita dai tifosi, che oggi gli hanno dedicato un significativo striscione), mentre l’Udinese piazza Pereyra alle spalle di Lasagna. L’avvio mostra la buona spinta sulle corsie esterne della squadra di Gotti, con la Samp un po’ in affanno sulla pressione avversaria. Candreva, fra l’altro, sta troppo basso e favorisce la spinta di Zeegelaar a sinistra. Le tre migliori occasioni del primo tempo sono a favore della squadra di Gotti: prima De Paul piazza un’accelerazione di quaranta metri, ma Lasagna manca l’aggancio sottoporta. E dopo una parata a terra di Musso su Quagliarella, arriva (28’) una clamorosa palla gol per gli ospiti. Yoshida mura Lasagna, poi Mandragora sulla ribattuta trova la mano di Audero (a terra) che respinge il pericolo. Ma non è finita, perché prima dell’intervallo (41’) De Paul con una magia colpisce la traversa da trenta metri.

EMOZIONI — Tanta pressione ospite frutta al 10’ il gol dell’Udinese: bravo Stryger Larsen nell’assist a De Paul, che tira tre volte (lo mura Colley, poi Audero e infine fa centro) e alla fine va a segno. Uno a zero Udinese. Lì Ranieri cambia l’attacco (dentro Keita e il deb Torregrossa, con Thorsby al posto di Damsgaard. I blucerchiati aumentano la pressione, e al 22’ arriva il rigore del pari (fallo di Mandragora su Candreva): l’esterno destro blucerchiato va a segno dal dischetto con il cucchiaio). La Samp ci crede e a nove minuti dalla fine (36’) agguanta una vittoria pesantissima, con la prima rete sampdoriana di Torregrossa, che salta altissimo evitando il tentativo di chiusura di Zeegelaar sul cross di Augello e segna il definitivo 2-1. Nel recupero ancora l’ex attaccante del Brescia serve a Keita la palla del 3-1, ma Musso sventa il pericolo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/01/2021 22:03

Insigne show, il Napoli gioca
a tennis con la Fiorentina:
è un clamoroso 6-0!

Dopo il gol dell’attaccante (doppietta col rigore della ripresa) al 5’,
la squadra di Gattuso va a segno 3 volte negli ultimi 9’ del 1° tempo
con Demme, Lozano e Zielinski, punendo le ingenuità dei viola.
Allo scadere fa festa anche Politano


Maurizio Nicita


Squilli di Napoli che con una goleada alla Fiorentina aggancia la Roma, torna in zona Champions, e mostra alla Juve il proprio volto migliore alla vigilia della Supercoppa di mercoledì a Reggio Emilia, chiudendo la prima gara del 2021 senza prendere gol. Tra l’altro un 6-0 che risponde allo 0-3 subito proprio dai bianconeri con i Viola prima di Natale.Tutto bene per gli azzurri, a parte le condizioni da verificare di Petagna, uscito zoppicante per una contusione al polpaccio sinistro (la diagnosi è trauma contusivo al polpaccio sinistro). Fiorentina decisamente da rivedere, con un assetto in mediana che nel primo tempo ha consentito al Napoli ripartenze troppo comode. La scoppola è pesante, Prandelli dovrà sistemare diverse cose.

ASSETTI — Gattuso presenta una squadra che somiglia molto a quella che vedremo mercoledì in Supercoppa, con l’eccezione dello squalificato Di Lorenzo e il dubbio sulle condizioni di Mertens. Prandelli nel suo nuovo 3-4-2-1 non rinuncia all’esperienza e alla qualità di Ribery e di Callejon, tanto amato da queste parti. L’ex c.t. rilancia preferendo il più offensivo Castrovilli in mediana al posto di Pulgar. Ne viene fuori una partita a viso aperto con il Napoli che col suo apriscatole Lozano trova subito il gol. Il messicano arriva subito a crossare dal fondo, Petagna è un ottimo pivot e l’assist per Insigne consente al capitano di piazzarla di piatto. Cinque minuti sono passati ma la Fiorentina riesce a reagire e trova anche un paio di buone occasioni per pareggiare. La prima quasi casuale con un tiraccio di Biraghi che incrocia una caviglia di Demme e schizza sulla traversa. Poco dopo è il tedesco, eccellente per il resto, a sbagliare i tempi di uscita dal basso consegnando la migliore palla a gol a Ribery: il suo destro trova l’ottima risposta di Ospina.

GOLEADA — Il Napoli sembra essersi preso una pausa e questo incentiva la Fiorentina che si alza, un po’ troppo, e lascia spazi al micidiale contropiede azzurro che negli ultimi 10’ del tempo diventa un incubo per una difesa senza protezione in mediana. E così dopo un diagonale di Biraghi a fil di palo, ecco scatenarsi nelle ripartenza la squadra azzurra, con Zielinski che verticalizza per Petagna abile a mettere un invitante cross in mezzo dove in scivolata Demme piazza il 2-0. Capolavoro Insigne Poco dopo Lorenzinho mostra tutte le sue qualità andandosi a conquistare il pallone nella propria metà campo, portandosi poi a spasso mezza Fiorentina prima di tagliare con una delle sue giocate più famose “alla Callejon” con Lozano puntuale per il 3-0. Poi ancora Demme sulla trequarti smarca di tacco Zielinski che con una finta mette a sedere Castrovilli e dal limite il destro del polacco è chirurgico.

PRANDELLI CAMBIA — Il tecnico viola toglie Ribery per ridare sostanza alla sua mediana. Già perché anche se entra Kouame e si passa al 3-5-2 con Callejon che arretra a mezzala destra con Castrovilli che se ne giova di più tornando al suo ruolo più congeniale di interno sinistro. E proprio il pugliese crea una buona occasione per Vlahovic bravo a evitare l’uscita di Ospina con un pallonetto, ma c’è Koulibaly a salvare. Poi possesso viola e contropiede azzurro con una entrata fuori tempo su Bakayoko di Castrovilli che provoca il rigore che consente a Insigne di siglare una doppietta che conferma come la Fiorentina sia il suo bersaglio preferito (8 reti). C’è pure tempo per vedere in campo Mertens e l’asordiente Cioffi (classe 2002). Poi ci pensa Politano in slalom a chiudere set partita e incontro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/01/2021 22:17

Ruggito del Crotone: poker al Benevento.
Inzaghi, che batosta



I calabresi conquistano un'importante vittoria in chiave salvezza dopo tre sconfitte consecutive:
a segno Simy due volte, Vulic e autogol di Glik. Di Iago - nel finale - la rete della bandiera dei campani


Alex Frosio

Finisce come a luglio, quando però il Benevento era scarico dopo la promozione appena ottenuta: stavolta il successo è tutto del Crotone, che cercava una svolta. L’ha ottenuta, perché la vittoria accorcia la classifica in fondo, ma ne aveva bisogno soltanto per l’autostima: il gioco lo ha sempre mostrato, e tra l’altro ottiene in casa il terzo successo contro tre dirette avversarie.

PRIMO TEMPO — Stroppa affianca Riviere e Simy davanti, arretrando Messias sulla linea dei cinque. Difficile rinunciare all’efficacia avanzata del brasiliano ma almeno così ha un uomo con piedi e idee per rifornire le punte (che poi ne approfittano poco, ma è un altro discorso). Inzaghi organizza un centrocampo di emergenza – Ionita centrale, Dabo e Hetemaj ai lati – e piazza il jolly Improta terzino destro. Proprio da lì al 4’ arriva un cross di Pereira, Glik si preoccupa troppo di contenere Simy e poco della palla, così la colpisce di nuca e infila all’angolo: autorete, Crotone avanti presto. Il Benevento non si scoraggia. Inzaghi gli ha insegnato a mettere giù la testa e correre. In avanti, soprattutto. All’11’, Golemic e Djidji scalano male su Lapadula che libera Sau, la cui conclusione è deviata dal rientro di Djidji. All’11’ una testata di Glik è troppo centrale. La pressione continua, ma a segnare è il Crotone. Messias con una magia apre il campo e il contropiede, Riviera serve in area Vulic e Glik, per anticiparlo, serve l’assist a Simy che fulmina Montipò. Di nuovo, il Benevento non si abbatte. E nel finale di primo tempo costringe Cordaz a due interventi strepitosi: il primo al 37’ quando chiude lo specchio a Insigne lanciato da Lapadula che poi sbatte fuori la respinta (Insigne si infortuna e lascia il posto a Caprari) e poi soprattutto al 46’, quando il portiere del Crotone vola all’incrocio per intercettare una mezza girata acrobatica di Hetemaj. Il Benevento chiude i primi 45’ con 9 angoli a favore e 4 tiri in porta (contro 1). Ma sotto 2-0.

SECONDO TEMPO — L’inizio ripresa è sullo stesso spartito: Benevento ancora in possesso prolungato, proiettato in avanti. Non cambia la musica, però. Al primo affondo, il Crotone fa tris: Pereira scippa Sau, serve Riviere che trova in mezzo all’area la zampata di Simy, marcato malissimo da Barba. E stavolta sì che gli uomini di Inzaghi accusano il colpo. Tanto da permettere con eccessiva facilità pure il poker: Vulic raccoglie sulla sinistra, con due finte fa sedere due difensori e poi con il destro gira giusto verso il secondo palo. Le mosse di Inzaghi, a questo punto, sono superflue, anche se Tello di punta al 32’ produce il primo tiro nello specchio della ripresa e Iago Falque al 37’ infila al volo, con l’aiuto di una piccola deviazione di Djidji, il gol della bandiera.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/01/2021 22:30

Kucka illude il Parma.
Djuricic salva il Sassuolo con un rigore al 94'



D'Aversa vede sfumare nel recupero la prima vittoria dopo il ritorno in panchina.
Per De Zerbi solo un pari dopo i k.o. con la Juve in campionato e la Spal in Coppa Italia


Fabio Bianchi

Un rigore di Djuricic all’ultimo battito di ciglio della partita fa tirare un grande sospiro di sollievo al Sassuolo che riagguanta una partita ormai persa. Il Parma si mangia le mani e ancor di più se le mangia Busi per quell’entratatacia, diremmo inutile, su Ferrari che era girato di spalle alle porta. II Sassuolo non ha rubato nulla, ma ha confermato gli ultimi disagi visti anche contro la Spal. La bella manovra c’è sempre, un po’ meno la velocità e la precisione sotto porta. Il Parma invece, al quale D’Aversa ha ridato solidità e un gioco chiaro, può guardare al futuro con più ottimismo. Anche se la vittoria, che manca dal 30 novembre, sarebbe stato un vero toccasana per il morale e, soprattutto, la classifica.

LA SFIDA — C’erano parecchi assenti, da una parte e dall’altra. Quelli di De Zerbi hanno pesato di più: Berardi e Locatelli sono due colonne per questa squadra, per tacere di Boga. Dal canto suo, D’Aversa aveva quasi tutta la difesa in poltrona, incluso Bruno Alves. Così ha fatto esordire Dan Diercikx, primo classe 2003 ad affacciarsi in Serie A, che come prima impressione dovrebbe avere un gran bel futuro. Come da copione, il Sassuolo, per l’occasione con la difesa a tre, ha preso in mano la partita con il Parma guardingo ma non accovacciato nella sua area. Nei primi venti minuti ha subito le manovre della banda De Zerbi che è andato vicino al gol due volte con Kyriakopoulos (gran girata che ha colpito la traversa) e Caputo. Avrebbe anche segnato con lo stesso Caputo, dopo una bellissima azione tutta di prima, ma l’arbitro Pezzuto ha annullato per fuorigioco. Qui è stato bravo D’Aversa che ha fatto alzare il baricentro della squadra con gli attaccanti che pressavano sulla costruzione bassa del Sassuolo e con Pezzella, quarto di sinistra, altissimo vicino a Gervinho. Non a caso da lì è arrivato il gol, con un bell’affondo di Pezzella e cross che ha trovato il Kucka bendato (per un contrasto con Chiriches) pronto alla girata di testa, anticipando di netto Chiriches.

DIETROFRONT — Nel secondo round De Zerbi è tornato sui passi, rimettendosi a 4 con il cambio Toljan-Muldur. Dietro, le corse sono migliorate perché Muldur, a differenza di Toljan, riusciva mettere il freno a Pezzella. Ma davanti il Sassuolo era molto impreciso e trovava una difesa sempre ben piazzata. Soltanto Defrel è andato vicino al gol con una gran girata ma ha trovato Sepe prontissimo alla respinta. Il Parma ha agito di ripartenza con un Gervinho abbastanza ispirato nelle cavalcate, un po’ meno nelle conclusioni per fortuna del Sassuolo. De Zerbi pian piano ha inserito la cavalleria per cercare di agguantare almeno il pareggio. Ma c’è voluto appunto quel regalo di Busi all’ultimo respiro che entrava malissimo in area su Ferrari. Il rigore firmato da Djuricic coincideva con il fischio finale, che deve essere suonato come una nota stonata nelle orecchie del Parma.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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