Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021

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binariomorto
00domenica 9 maggio 2021 00:39
Inter, che show: prima la festa,
poi Sanchez&Co abbattono la Samp



Doppietta per il cileno, in gol anche Gagliardini, Pinamonti e Lautaro (Keita per i genovesi):
Conte a quota 85, mercoledì c'è la Roma.
Alle 16:35 da brividi l'arrivo della squadra a San Siro


Francesco Fontana

Contava soprattutto festeggiare. Lo spettacolo per lo scudetto numero 19 l'aveva regalato l'evento organizzato alle 14 dalla Curva Nord e terminato poco dopo le 16:30, momento dell'arrivo del pullman della squadra. Il face to face con la Sampdoria era secondario, ma comunque importante per un'Inter che puntava a vincere per non interrompere la corsa verso quota 94 (solo Mancini, nel 2006-07, fece meglio con 97). Detto, fatto: nel 5-1 del Meazza decidono Gagliardini, Sanchez (doppietta per il cileno), Pinamonti (primo centro in Prima Squadra) e Lautaro, inutile il gol dell'ex di turno Keita. Non benissimo la squadra di Ranieri, troppo discontinua e lunga (specialmente nel primo tempo), ma tranquillissima in classifica con i suoi 42 punti. Questo è ciò che contava.

CAMBI E NIENTE QUAGLIA — Formazioni: le scelte di Conte rispettano le previsioni della vigilia, con la conferma di un massiccio turnover. Ci sono D'Ambrosio, Ranocchia e Bastoni davanti ad Handanovic. Centrocampo formato da Hakimi, Gagliardini, Vecino, Eriksen e Young con Sanchez che affianca Lautaro là davanti. In casa Sampdoria, nel 4-4-1-1 di mister Ranieri, spazio ad Audero in porta. Difesa con Bereszynski, Tonelli, Colley e Augello. A destra l'altro ex Candreva, Thorsby-Adrien Silva in mediana e Jankto a sinistra. In attacco c'è Ramirez alle spalle di Keita. Arbitra Ayroldi di Molfetta, alla prima direzione in carriera con i nerazzurri.

BEL MATCH, BIS SANCHEZ — Parte decisamente meglio l'Inter, che già al 4' passa: Augello perde il possesso (ottimo Vecino nel recupero), palla per Sanchez prima e Lautaro poi, scarico sulla sinistra per Young che in mezzo all'area coglie Gagliardini, bravo in spaccata a battere Audero. La Samp prova a rispondere, ma a ogni ripartenza interista corrisponde un pericolo. Come al minuto 13, quando Audero devia il sinistro dal limite di Hakimi con un volo da applausi (ricordate quello di Julio Cesar su Messi al Camp Nou, nel 2010? Parata simile, seppur in angoli opposti). L'Inter in contropiede può dilagare, i reparti della Samp sono troppo distanti tra loro e al 27' arriva il raddoppio con il sesto gol in campionato di Sanchez: l'assist è di Gagliardini, che dal limite serve il cileno, killer con il piattone sul primo palo. Dal 35' al 37' ci si diverte: prima c'è il guizzo di Keita con un destro da pochi passi dopo la parata (da rivedere) di Handanovic su Candreva, poi la risposta ancora del Niño Maravilla, che raccoglie un cross di Hakimi e la mette dentro senza pensarci. Si va negli spogliatoi dopo 1' di recupero.


GIOIA ANCHE PER ANDREA — Si riparte con il debutto stagionale di Radu, dall'altra parte ci sono Damsgaard, Ekdal, Yoshida e Verre (fuori Jankto, Thorsby, Tonelli e Ramirez). Pronti-via e Ranocchia sfiora un gol da bomber in rovesciata (Audero c’è), al 55' ecco altri cambi per Conte con Sanchez ed Eriksen richiamati in panchina per Pinamonti e Brozovic. Dentro pure Barella (out Gagliardini), che al 61' regala proprio a Pinamonti la gioia del primo gol con la Prima Squadra nerazzurra grazie a un destro sull'uscita di Audero. Il resto del match, considerando ritmi e distanze, sembra quasi un'amichevole: l'Inter ha in pugno il risultato e la Sampdoria non ha nulla da chiedere. Gli ultimi 20-25' regalano anche il colpo di Lautaro, che al 70' realizza il rigore causato dal fallo di mano di Adrien Silva. Finisce così, con un 5-1 da show in un pomeriggio di festa per i campioni d'Italia. Per l'Inter è tutto molto bello.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 9 maggio 2021 00:42
Doppio Vlahovic:
la Lazio allontana la Champions.
Viola salvezza vicina



La Fiorentina batte i biancocelesti grazie a due reti del serbo, uno per tempo.
I Viola vedono avvicinarsi l’obiettivo, amarezza per Inzaghi


Stefano Cieri

Doppio Vlahovic e la Fiorentina vede la salvezza. Vittoria di testa e di cuore, e soprattutto meritata, quella della Viola, contro una Lazio all’inizio supponente e poco cinica, poi evanescente. Sconfitta pesante per la squadra di Inzaghi che molto probabilmente al Franchi lascia le residue speranze di qualificazione in Champions, anche se l’aritmetica ancora non la condanna. Manca solo quella invece per decretare la salvezza della Fiorentina, che però a questo punto non può più sfuggire alla formazione di Iachini. Che torna alla vittoria in casa dopo tre mesi grazie a una prova di orgoglio, ma anche tremendamente efficace dal punto di vista tattico e tecnico.

VLAHOVIC LA SBLOCCA... — Partita che entra subito nel vivo dopo pochi minuti con una favorevole occasione che Bonaventura non capitalizza (il colpo di testa dell’ex milanista su cross di Ribery finisce di poco a lato). La Fiorentina è sempre pronta a verticalizzare ogni volta che ne ha l’occasione, la Lazio invece preferisce puntare l’area avversaria attraverso il fraseggio. La palla buona capita sui piedi di Correa all’11’ al termine di una combinazione Radu-Milinkovic che libera l’argentino davanti a Dragowski. Il portiere della Fiorentina si supera per respingere il tiro del laziale che però potrebbe fare meglio. La Lazio ha un’altra opportunità con un colpo di testa di Radu e spreca poi con Immobile (palo) e Milinkovic, ma in entrambe le occasioni i giocatori della Lazio vengono pescati in fuorigioco. Dopo un paio di tentativi non andati a buon fine per troppa precipitazione la Viola sblocca la gara poco dopo la mezzora. A rompere l’equilibrio è l’implacabile Vlahovic di questo periodo. Il serbo, al 20° gol di questo campionato, mette in rete il cross rasoterra di Biraghi, a sua volta imbeccato da Castrovilli. La Fiorentina va poi vicina al raddoppio con Pulgar, il cui tiro, deviato da Acerbi, finisce di poco fuori.

... E LA CHIUDE — La ripresa comincia con la Lazio protesa alla ricerca del pareggio, ma i ritmi dei biancocelesti contundano ad essere troppo lenti. La Fiorentina ha invece una concentrazione feroce, non molla un millimetro nella propria metà campo ed è pronta a ripartire come una molla quando ne ha l’opportunità (Pezzella ha un’occasione di testa sugli sviluppi di una punizione, la palla finisce a lato di poco). Attorno alla metà della ripresa Inzaghi prova a rimescolare le carte e cambia mezza squadra. Entrano prima Cataldi, Luiz Felipe e Pereira (per Leiva, Lulic e Lazzari), quindi anche Akpa Akpro e Muriqi (escono Luis Alberto e Radu). Iachini risponde mettendo dentro Amrabat per Bonaventura e poi Kouame per Ribery. Tra interventi duri, molte ammonizioni (poi ci sarà anche l’espulsione di Pereira in pieno recupero per doppio giallo) e tante interruzioni si arriva ai minuti finali. La Lazio ci prova con Muriqi, ma Dragowski è attento. Arriva invece il raddoppio della Fiorentina. E lo sigla ancora l’implacabile Vlahovic (21° gol in campionato), che sull’angolo di Castrovilli svetta più in alto di tutti e chiude i conti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 9 maggio 2021 23:33
Sassuolo, un colpo europeo!
Il Genoa si complica la vita

Raspadori e Berardi regalano i tre punti agli emiliani.
Il gol di Zappacosta non basta alla squadra di Ballardini
che non è ancora fuori dalla zona retrocessione


Filippo Grimaldi


Continua il sogno europeo del Sassuolo, che batte il Genoa al Ferraris (1-2 il finale) e scavalca provvisoriamente la Roma al settimo posto (poi i giallorossi vinceranno 5-0 sul Crotone riscavalcando gli emiliani). Il Genoa, al secondo k.o. di fila, va sotto nel primo tempo e poi, dopo il gol del possibile pareggio annullato prima di metà gara a Zajc su segnalazione della Var, incassa il due a zero ospite di Berardi su un errore clamoroso di Masiello. Tardivo il risveglio rossoblù con la rete dalla distanza di Zappacosta al 40’ della ripresa, che allo scadere va vicinissimo al bis. De Zerbi centra così la quinta vittoria nelle ultime sei partite e conferma il valore di una squadra che gioca a memoria, con la solita qualità di gioco molto elevata. Ballardini resta invece in un limbo pericoloso e aspetta i risultati delle altre pericolanti sulla via di una salvezza tutt’altro che conquistata.

SCELTE OBBLIGATE — Il tecnico rossoblù sceglie Zapata centrale difensivo al posto di Radovanovic, al fianco del quale mette Goldaniga e Masiello, viste le assenze di Biraschi e Criscito. In mezzo, dove manca Strootman, spazio a Behrami titolare, mentre De Zerbi sceglie Raspadori in attacco, supportato da Berardi-Djuricic e Traore, e Toljan terzino destro al posto di Muldur. Nel primo tempo il Genoa ricade in vecchi errori: scambi frenetici e squadra un po’ bloccata sul piano del gioco. E, ancora, baricentro troppo basso, mediana in difficoltà sulle repentine ripartenze del Sassuolo, che sfrutta la sua velocità per arrivare sulla trequarti con pochi passaggi, saltando un centrocampo dove l’assenza di Strootman (problemi fisici accusati nella notte di sabato) si fa sentire. Così, l’inizio è un monologo degli uomini di De Zerbi, pericolosi al 4’ su un’incursione di Berardi, frenata da Zapata, ma con Perin reattivo a bloccare. Ballardini invita i suoi a stare più alti, ma il pressing del Sassuolo, più agile dei rossoblù, è difficile da contrastare per una squadra che pende necessariamente a sinistra, cercando di sfruttare la lucidità e la spinta di Zappacosta, visto che a destra Traore tiene basso Ghiglione. Zapata (10’) impegna Consigli dopo avere rubato palla a Raspadori, che quattro minuti dopo firma il vantaggio ospite (terza marcatura contro il Genoa dell’attaccante in carriera), chiudendo un’azione avviata da Rogerio e proseguita da Traore. I rossoblù provano a scuotersi e al 27’ vanno in gol con un colpo di testa in tuffo di Zajc, ma Mariani annulla dopo un check video con la Var a bordo campo, su segnalazione del varista Pairetto. Secondo il quale, appunto, Destro avrebbe ostacolato irregolarmente Locatelli all’inizio dell’azione, sotto gli occhi di Mariani che non aveva ravvisato irregolarità. Veleni e tensioni a bordo campo, anche perché la segnalazione dalla sala-Var è apparsa tardiva. Il Genoa appare scarico e in difficoltà: gli manca la forza di reagire e il sassuolo ne approfitta per gestire il vantaggio senza difficoltà.


CAMBIO DI MODULO — Nella ripresa Ballardini passa al 4-3-1-2 con l’inserimento di Shomurodov davanti al fianco di Destro e Pandev trequartista, con Zappacosta più basso, ma con libertà di coprire tutta la fascia. Le due mezzali rossoblù Behrami e Zajc invertono la posizione, ma i rossoblù continuano a faticare. La mossa di Ballardini non preoccupa De Zerbi, perché il suo Sassuolo gioca a memoria. Il Genoa va a fiammate, non ha fortuna al 9’ con Goldaniga (traversa di testa sugli sviluppi di un angolo), ma si fa male da solo quando al 21’ Masiello s’inventa un retropassaggio disastroso verso Perin, trasformandolo in un assist comodo per Berardi (sedicesimo centro in campionato e record personale eguagliato). Controllo di destro e comodo tocco di sinistro che supera il portiere rossoblù e potrebbe chiudere la partita. Perché il raddoppio del Sassuolo tramortisce i rossoblù: solo al 40’ Zappacosta trova il destro dalla distanza che fulmina Consigli e proprio allo scadere ancora l’esterno con un’azione fotocopia calcia a lato. Per i rossoblù solo rimpianti, per il Sassuolo una bella storia che continua.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 9 maggio 2021 23:36
Al Cagliari lo spareggio salvezza.
Tris al Benevento, per Pippo Inzaghi è durissima

I sardi trovano il vantaggio subito con Lykogiannis dopo un minuto ma Lapadula fa 1-1.
Nella ripresa i rossoblù svoltano con Pavoletti e Joao Pedro


Francesco Velluzzi


La battaglia la vince il Cagliari (1-3). Perché una battaglia è stata. Una vera sfida salvezza, vissuta con l’intensità, la cattiveria, gli attributi, il coraggio, l’energia, l’esperienza e la qualità. Questi due fondamentali ingredienti hanno fatto la differenza a favore del Cagliari che l’ha vinta nella ripresa con i suoi attaccanti, Pavoletti (4 gol in questo torneo), il simbolo della rinascita, e Joao Pedro, il bomber dichiarato di questa squadra con 16 reti. Leonardo Semplici ha trasformato questa squadra: 20 punti in 12 partite, cinque risultati utili di fila e con 35 punti al Cagliari ora ne bastano forse solo tre per portare a casa la salvezza più travagliata della gestione Giulini. Il Benevento è disperato. A 31 con tre partite di cui una la sfida impossibile mercoledì a Bergamo con l’Atalanta. Poi Crotone e Torino. È stremato. Non ha neppure l’uomo di maggior qualità, Iago Falque. Non meritava la sconfitta per come ha condotto il primo tempo. Energia pura. Più voglia, più rabbia.

AMBIENTE — Quello che chiedono fuori dallo stadio i tifosi della Nord prima del via, invitando i sanniti a tirare fuori gli attributi: “Ora o mai più”. Dentro fa un caldo torrido. Il primo vero caldo di questo strano campionato. Serve innaffiare il campo spesso, serve idratarsi , tanto che Valeri dopo 30’ concede il primo time out del 2021.

PRIMO TEMPO — Le formazioni sono quelle previste. Semplici nel Cagliari aveva un solo ballottaggio reale:Duncan o Deiola, lo vince il tuttocampista di San Gavino che si piazza in mezzo con Marin nel 3-4-1-2 con Nainggolan dietro Pavoletti e Joao Pedro. Inzaghi, come immaginato, sceglie il 4-3-1-2 con il centrocampo degli esperti e Insigne e Caprari dietro Lapadula, larghi per colpire i marcantoni in maglia bianca. Il piano Inzaghi però salta subito perché dopo 52 secondi il Cagliari va in vantaggio con una splendida pennellata di Lykogiannis al quarto gol in questo campionato. Corner “corto” di Marin che scambia con Nainggolan, ma è il romeno che serve il greco che sorprende Montipò. Il Cagliari è in fiducia e in controllo, il Benevento deve andare a far la guerra. Dopo 9’ Schiattarella (diffidato) è già ammonito per un allaccio sul Ninja. La partita si incattivisce: ogni duello tra Pavoletti e i centrali giallorossi ne manda uno al tappeto, anzi a terra... E dopo 13’ l’altro gran lottatore (Pavo) è ammonito. I padroni di casa la sentono, Pippo Inzaghi è il dodicesimo in campo. E al 16’ c’è il pari: lo genera un gentile omaggio di Ceppitelli che sbaglia l'appoggio e mette in moto Caprari. L'attaccannte serve facile Lapadula che non ha difficolta a battere Cragno, che da quel momento diventa l’unico rossoblù protagonista. Fuori dallo stadio i tifosi si fanno sentire, anche troppo. Petardi e botti. Per caricare. Il Cagliari consegna il centrocampo a Schiattarella, Hetemaj e Ionita. Carboni, soprattutto e Lykogiannis soffrono nella loro corsia dove Insigne si infila spesso. Cragno si supera due volte su Caprari, il Cagliari picchia troppo e concede quindi troppe palle inattive, la specialità della Strega. Cragno vola pure su Schiattarella mentre Nandez aggancia Caprari in area. Per sua fortuna è fuorigioco.

SECONDO TEMPO — Semplici capisce che il 2001 Carboni è in evidente difficoltà e lo lascia negli spogliatoi inserendo la “gamba” di Zappa. E passa alla difesa a quattro che dà più equilibrio alla squadra che smette di subire l’onda d’urto sannita del primo tempo. Al giallo arriva pure Deiola, ma il Benevento ha speso tanto, forse troppo nel primo tempo. E lo dimostra l’azione che al 19’ riporta in vantaggio il Cagliari. La pilota Joao Pedro, ma Zappa e Nandez a destra arrivano come vogliono e l’uruguagio disegna un cross perfetto sul quale Pavoletti schiaccia alla sua maniera. Glik è dietro. Cagliari che gioisce di nuovo. Inzaghi corre ai ripari provando a inserire la qualità che ha: Gaich e Viola per Insigne e Schiattarella. Poi ancora per l’ultimo assalto: Improta e Letizia per spingere a tutta al posto di Hetemaj e Depaoli. Semplici, invece, è costretto a cambiare con Godin che lo avverte... “non ce la fa, non ce la fa”. È Lykogiannis che fa posto ad Asamoah. Time out. Col Benevento che torna in campo urlando il motto del presidente Vigorito: “Insieme”. È una guerra di nervi, più che tattica. Inzaghi ha l’ultima mossa da spendere: Di Serio per Caprari, al quale è mancato solo il gol. Il Benevento non ne ha più, ma le emozioni non sono finite perché al 39’ c’è un contatto Asamoah-Viola che sembra chiarissimo, con uno sciagurato intervento del ganese, e infatti Doveri assegna senza dubbi il rigore. Ma viene richiamato dal Var Mazzoleni e rivedendo allo schermo toglie quel che aveva dato. Sanniti furiosi. Decisione pesantissima.Ionita prova a trovare il pari in mezza rovesciata ma Cragno si accartoccia. A quel punto al 48’ scatta Nandez che ne beve due e serve Joao Pedro che porta a 16 il suo bottino, ma soprattutto regala al Cagliari una vittoria che quasi certamente vuol dire salvezza. E per il Benevento probabilmente serie B.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 9 maggio 2021 23:40
Manita Atalanta a Parma:
Muriel show e secondo posto



La Dea archivia la pratica con le reti di Pessina, Malinovskyi e la doppietta del colombiano (subentrato).
Inutili per D'Aversa, già in Serie B, i gol di Brunetta e Sohm.
Nel finale il sigillo di Miranchuk. Gasperini risponde al Napoli e torna secondo


Andrea Schianchi

Il secondo posto se lo tiene stretto come un tesoro: l’Atalanta passeggia a Parma, vince 5-2, dimostra un’autorevolezza in termini di gioco che raramente si vede nel nostro campionato e, cosa da non trascurare, diverte. È vero che c’è qualche distrazione difensiva di troppo, è vero che a volte i bergamaschi si addormentano e regalano qualche occasione di troppo agli avversari, ma è altrettanto vero che il risultato non è mai in discussione e che certe leggerezze sono comprensibili quando il punteggio è ampio. La dimostrazione di forza, di eleganza e di tenuta atletica sono segnali importanti soprattutto in vista della finale di Coppa Italia contro la Juventus. Il Parma, mai realmente in partita, è impalpabile: non si vede l’ora che questa maledetta stagione si chiuda.

COME IL VECCHIO BARCELLONA — Nel primo tempo c’è una sola squadra in campo: l’Atalanta. I ragazzi di Gasperini "barcelloneggiano" senza dover mai alzare il ritmo, tanto il Parma è tramortito e incapace di qualsiasi reazione offensiva. L’atteggiamento degli emiliani è imbarazzante: va bene che sono già retrocessi, ma un minimo di amor proprio potrebbero dimostrarlo, qualche corsa in più, un po’ di pressing… Invece, zero assoluto. Tanto che l’unica conclusione (ammesso che così si possa chiamare) verso la porta di Sportiello avviene al minuto 40, ed è un tiro altissimo di Grassi. L’Atalanta, invece, si dimostra padrona del campo e del gioco fin da quando l’arbitro Giua fischia l’inizio. Il pallone scorre rapido tra le linee, i movimenti sono perfettamente sincronizzati, Freuler e De Roon costruiscono, Malinovskyi rifinisce, Zapata si sbatte su tutto il fronte d’attacco e Ilicic, anche se si accende a intermittenza come le lucine di Natale, è uno spettacolo ogni volta che decide di mettere in mostra la sua classe. Dopo 12 minuti Malinovskyi timbra il vantaggio con una rasoiata di sinistro dal limite dell’area e il Parma, che già è a terra, sprofonda. Gosens sfiora il raddoppio di testa in due occasioni, sempre su cross al bacio di Ilicic. Nella seconda circostanza è bravo Sepe a respingere. Al 31’ una giocata di Ilicic lascia a bocca aperta: libera con il tacco Freuler che crossa per Zapata. Meraviglioso. Il colombiano calcia a colpo sicuro, ma il pallone finisce contro l’incrocio dei pali. E il Parma? L’unica idea è il lancio lungo per la testa di Cornelius: troppo poco per poter impensierire i bergamaschi. Gervinho è un fantasma, gli altri pure.

RIPRESA SCOPPIETTANTE — Nella ripresa quelli del Parma provano a guadagnarsi lo stipendio, alzano leggermente il pressing, aumentano il ritmo della corsa. Però è sempre l’Atalanta a dettare legge. Al 7’, su tocco di Muriel, è Pessina e firmare il 2-0. Ma nell’occasione, che cosa fa Kurtic? E Sepe si tuffa tanto goffamente da sembrare un sacco vuoto… Ovvio, a questo punto, che i bergamaschi rallentino un po’, anche se Gasperini li richiama in continuazione. Allora ci pensa Muriel a congelare il risultato: assist di Pasalic e tocco elementare in rete al 32’. Ora sì che si può respirare, pensano quelli dell’Atalanta: e puntualmente, come succede quando si abbassa la soglia di attenzione, ecco la punizione. Errore di Maehle, Busi lo supera, mette in mezzo per Brunetta che segna il suo primo gol in A. Gasperini è arrabbiatissimo e non si calma nemmeno dopo il magistrale contropiede concluso da Muriel con il 22° gol. Forse ha ragione il tecnico a voler tenere sempre alta la concentrazione, conosce bene i suoi: e difatti un’altra distrazione costa la rete di Sohm al 43’. A questo punto sembra davvero una partitella d’allenamento e Miranchuk va a mettere il sigillo finale al 48’ con un rabbioso sinistro dopo un’incursione di Pasalic. Il 5-2 definitivo, un’autentica abbuffata di reti, racconta che, quando è in perfetta tensione e quando tutti i giocatori sono sintonizzati sulla medesima lunghezza d’onda, quest’Atalanta produce il miglior calcio offensivo d’Italia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 9 maggio 2021 23:44
Vojvoda-Dimarco botta e risposta in 3':
Torino, a Verona è un punto d'oro



Passo avanti dei granata verso la salvezza.
L'Hellas infila il secondo pareggio consecutivo


Nicola Cecere

Ancora Vojvoda, come col Parma, su cross di Ansaldi. E ancora Dimarco, come all'andata: sono i protagonisti di un botta e risposta racchiuso in tre minuti, dal 40' al 43' della ripresa. E' il finale di grande intensità emotiva che scontenta sia il Torino che pregustava tre punti di platino, sia l'Hellas che si è battuto con grande efficacia andando più volte vicino al vantaggio nella lunga fase di predominio.

FINALE IN CRESCENDO — I granata sono venuti fuori nell'ultimo quarto d’ora, suonando l’allarme nell'area avversaria con Bonazzoli, autore di un sinistro respinto di piede dal portiere. E poi passando in vantaggio grazie alla solita azione vincente di Ansaldi sulla fascia sinistra trasformata in gol da una torsione aerea di Vojvoda. Ma la reazione dei veneti, immediata ha portato al sinistro dal limite di Dimarco, che già all’andata (1-1) era stato decisivo realizzando un eurogol. Alla luce di quanto prodotto in zona d’attacco l’Hellas non avrebbe meritato la sconfitta , però è comprensibile la delusione del Toro che ormai era convinto di avere in tasca i tre punti che lo avrebbero portato lontano dalla zona pericolo. Dove il successo del Cagliari a Benevento ha comunque smosso la situazione in maniera significativa: i sardi hanno raggiunto i granata alle spalle del Genoa. Ora però gli scontri diretti con Spezia e Benevento toccano al Toro, che di conseguenza non può sentirsi tranquillo.

SIRIGU PROTAGONISTA — Diverse le occasioni da rete create dal Verona, si diceva, specialmente nella prima frazione del match nella quale il Toro fatica a costruire trame offensive. La sfida parte da una prodezza di Sirigu su un colpo di testa ravvicinato del giovane Salcedo imbeccato da un cross dello sgusciante Lazovic, forse partito in fuorigioco (ma la bandierina è rimasta giù) sfuggito alla guardia di Vojvoda, confermato nell’undici di partenza dopo il gol-vittoria al Parma. Il tecnico ospite dovendo sostituire l’infortunato Izzo inserisce Buongiorno a sinistra spostando sulla destra Bremer. Mentre il ballottaggio in attacco è a favore di Sanabria che fa tandem con capitan Belotti. Juric fa spazio al giovane portiere croato Pandur (21 anni appena compiuti) e preferisce Kalinic a Lasagna e la mezzala Ilic a Sturaro. L’Hellas prende in mano il pallino del gioco e il Toro si arrocca a difesa della propria area. Però al 24’ gli capita la palla gol su punizione di Verdi respinta maluccio dal portiere. Ansaldi è lesto a provare il tiro da limite, sulla traiettoria c’è una prima deviazione casuale di Kalinic che rende la conclusione di Ansaldi ancora più velenosa: pallone che sta entrando sotto la traversa quando spunta la testa di Ilic appostato sulla linea.

PREDOMINIO GIALLOBLÙ — Un minuto dopo è Faraoni a concludere con un destro potente e pericoloso di poco a lato una iniziativa di Zaccagni, che insieme con Lazovic mette spesso in difficoltà Vojvoda e Rincon, incaricati di presidiare la fascia mancina dell’Hellas. Al 39’ altra doppia possibilità per i veneti: Sirigu respinge un tiro di Zaccagni e poi Belotti si distende in mezzo all’area per opporsi alla ribattuta di Barak. La frazione si chiude con una percussione in dribbling del solito Lazovic chiusa sull’esterno della rete. In avvio di ripresa ancora Zaccagni pericoloso al tiro, con Sirigu che sventa di piede. E il portiere granata al 24 riesce ad arrivare in volo su un sinistro del neo entrato lasagna destinato a fil di palo: altra gran parata. Nicola interviene a modificare la sua formazione cambiando le due punte e proprio Bonazzoli, al 39’, obbliga il debuttante Pandur a un intervento decisivo di piede. prodezza che anticipa quella di Vojvoda, davvero bravissimo nella sua torsione di testa sul traversone di Ansaldi. Era il gol da tre punti che bisognava difendere con i denti. E invece è stato permesso a Dimarco lo spazio e il tempo per poter colpire inesorabilmente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 9 maggio 2021 23:48
Roma, manita al Crotone: i giallorossi restano settimi

La squadra di Fonseca torna al successo in Serie A dopo 4 partite e respinge
l'assalto del Sassuolo per la qualificazione alla prossima Conference League.
Decidono le doppiette di Borja Mayoral e Lorenzo Pellegrini e la rete di Mkhitaryan


Andrea Pugliese


Assalto respinto. La Roma supera il Crotone nella ripresa (5-0, doppiette di Pellegrini e Mayoral e gol di Mkhitaryan) e mantiene i due punti di vantaggio sul Sassuolo nella corsa al settimo posto (che porta in Conference League, ma chissà che non valga anche qualcosa in più…). Dopo un primo tempo in cui i giallorossi avevano colpito due pali, nella ripresa la squadra di Fonseca ha cambiato marcia. Anche se dopo l'1-0, in verità, il Crotone ha creato almeno 5 pericoli per la porta giallorossa. Quello è stato il momento più difficile, poi il resto è scivolato via, tutto in scioltezza.

TRA PALO E TRAVERSA — Fonseca lancia dal via Darboe, alla prima da titolare. E con lui altri due giovani come Reynolds e Fuzato. Cosmi invece conferma il classico 3-5-2 volto al recupero palla e alle ripartenze. Lo spartito durante il primo tempo non cambia mai, con la Roma costantemente proiettata in fase offensiva e i calabresi che provano a far male negli spazi (soprattutto Ounas, che si infila negli spazi liberi tra Reynolds e Ibanez). Le occasioni da gol sono però tutte per la Roma, che non gioca una partita meravigliosa (anzi…), ma comunque va vicina al gol almeno due volte: prima con Mkhitaryan (16') che si vede respingere il tiro dal palo esterno e poi con Mayoral (20'), il cui colpo di testa si stampa sulla traversa. A provarci prima era stato anche Pellegrini su punizione, poi anche Pedro (salta Cordaz in uscita, ma è troppo defilato per segnare). Dopo, invece, i pericoli arrivano dai piedi di Mkhitaryan (tiro parato) e Darboe (destro al volo di poco alto). E il Crotone? Fa tanta densità in mezzo al campo, cercando di chiudere le linee di passaggio su Mayoral, in verticale. Ne viene fuori che per la Roma si aprono tanti spazi sulle fasce, ma mentre a destra Karsdorp gioca bene 2-3 palloni, dall’altra parte Reynolds è ancora una volta approssimativo. Così si va al riposo sullo 0-0, con la Roma che ha bisogno però di vincere per restare avanti al Sassuolo.

MANITA GIALLOROSSA — Ed il gol arriva subito, ad inizio ripresa, con Pedro che innesca Mkhitaryan con un lancio di trenta metri e l'armeno che regala a Mayoral il pallone giusto all'altezza del dischetto di rigore. Passati in vantaggio, i giallorossi scendono però di cattiveria, proprio mentre il Crotone alza il baricentro. Così i calabresi costruiscono cinque occasioni in poco più di dieci minuti, rendendosi pericolosi con i vari Benali, Messias, Simy (due volte) e Cigarini da fuori. Scampato il pericolo la Roma si riorganizza e al 25' trova il 2-0 con Pellegrini (piatto a girare sul secondo palo da dentro l'area), chiudendo di fatto la contesa. Tanto che Pellegrini si ripete anche al 28', con un sinistro dal limite su cui Cordaz non è esente da colpe. E al 78' arriva anche il 4-0 di Mkhitaryan, su assist di Karsdorp. Poi, però, Darboe deve lasciare il campo per infortunio e Fonseca fa esordire in Serie A al posto suo e di Cristante altri due ragazzi della Primavera: Bove e Zalewski. Prima del fischio finale c'è ancora spazio per il 5-0 di Mayoral. Poi tutti a casa, con umori ovviamente diametralmente opposti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 9 maggio 2021 23:53
Milan da urlo allo Stadium:
Juve schiantata, Champions più vicina

I rossoneri trionfano con i gol di Diaz, Rebic e Tomori.
Kessie sbaglia un rigore.
Diavolo secondo, Juve quinta a -3 e un punto dal quarto posto.
Ma la strada dei bianconeri appare molto in salita


Marco Pasotto


Lo spareggio è rossonero. Fortissimamente rossonero. Perché di questo si trattava, di uno spareggio per la Champions, anche se da entrambi i club in vigilia facevano notare che comunque ci saranno da giocare altre tre partite. Il Milan fa tutto in una notte: si riprende il secondo posto (assieme all’Atalanta), scalcia la Juve a -3, la supera per differenza reti negli scontri diretti (quindi un potenziale -4 in caso di arrivo a pari punti) e sbanca per la prima volta lo Stadium. L’ultimo successo rossonero in casa juventina risaliva al 2011, all’Olimpico. Finisce 3-0, con i gol di Brahim Diaz, Rebic e Tomori. Praticamente una mattanza anche in considerazione del valore della posta in palio. I numeri stavolta dicono tutto: tre gol, un rigore dilapidato e un solo tiro concesso alla Juve nello specchio della porta. Vittoria cristallina e meritata quindi, che fa sprofondare Madama al quinto posto e – sotto gli occhi di John Elkann, presente allo Stadium - apre uno stato di crisi di cui Agnelli e Pirlo non sentivano l’esigenza a 270 minuti dalla fine. Certo, aritmeticamente non è tutto perduto perché il Napoli dista soltanto un punto. Ma, confrontando i due calendari, il cammino bianconero è decisamente più impervio.

LE SCELTE — Pirlo, che ha ritrovato tutta la rosa a disposizione, ha risolto i dubbi in difesa schierando De Ligt e Chiellini. Ovvero con Bonucci, che era in ballottaggio, seduto in panchina. Cuadrado si è piazzato a destra in un sistema ibrido fra il 4-4-2 e il 3-5-2, con McKennie dal suo lato, mentre a sinistra ha agito Chiesa davanti ad Alex Sandro. In mediana Bentancur e Rabiot mentre in attacco, come previsto, accanto a Ronaldo è stato preferito Morata a Dybala. Anche Pioli – per la prima volta in stagione – ha potuto contare sulla rosa al completo. Dietro Tomori l’ha spuntata ancora una volta su Romagnoli (di nuovo un’esclusione rumorosa, vista l’importanza della sfida), con Kjaer al suo fianco ma la grande novità, che era nell’aria da un paio di giorni, è stata la maglia da titolare consegnata a Brahim Diaz (ultima dall’inizio il 21 marzo). Il folletto che non ti aspetti, il giocatore capace di scompaginare le linee avversarie galleggiandoci in mezzo, secondo le intenzioni di Pioli. Nel cuore della trequarti, dietro a Ibra (e, spesso, più accanto che dietro). Quindi, con Calhanoglu largo a sinistra e Leao e Rebic confinati in panca. Altro che ballottaggio.

TANTI FALLI — La premessa è che il primo tempo è stato bruttino. Decisamente bruttino. Colpa molto probabilmente della posta in palio, che non ha permesso di sciogliere nervi e gambe, ma anche della stanchezza con cui sono arrivate le due squadre a fine annata (partita numero 48 per la Juve e 50 per il Milan). Di certo non ha giovato nemmeno l’atteggiamento generale dei giocatori: l’attenzione maniacale nel cercare di chiudere tutti gli spifferi ha provocato una quantità industriale di falli, che hanno interrotto il match un’infinità di volte. Non cose cattive, ma frequenti. Troppo, per stappare qualche bollicina. La prima frazione si può grosso modo dividere a metà. La prima della Juve, la seconda del Milan. All’inizio è stato infatti un monologo bianconero, con il Diavolo rintanato a difendersi dalle percussioni di Chiesa e Cuadrado. La chiave di lettura va ricercata tutta nella velocità del giro palla: rapido quello della Juve, macchinoso ed elaborato con troppa lentezza quello del Milan. I rossoneri, inoltre, le rare volte in cui nei primi venti minuti sono riusciti ad affacciarsi sulla trequarti, non sono stati in grado di tenere il pallone fra i piedi. Un po’ perché Diaz era carente nella protezione del pallone, un po’ perché Calhanoglu ha vagato a vuoto. In realtà va detto che la pressione bianconera non ha portato tutti questi pericoli a Donnarumma. Il più consistente, dopo quattro minuti, è arrivato dai piedi di un difensore, De Ligt, che ha approfittato di un’uscita maldestra di Gigio per tirare a porta incustodita. Ma ha trovato sulla sua strada la pancia di Hernandez. Menzione non piacevole per Gigio: nei primi 45 abbiamo contato tre svarioni, tutti in uscita, che potevano costare carissimi.

L’ARCOBALENO DI BRAHIM — Intorno a metà tempo il Milan si è riorganizzato e ha iniziato a uscire dal guscio, allentando la pressione bianconera. Come spesso è avvenuto nelle ultime uscite, il Diavolo ha preferito infilarsi per vie centrali (primo tiro, alto, di Diaz). Poi è riuscito ad armare un paio di volte anche Hernandez, che ha fatto correre brividi profondi alla Signora sul fianco destro. Al 21’ Diaz si è scrollato di dosso la timidezza – destro secco ma centrale parato da Szczesny -, preparandosi a cambiare faccia al Milan e alla partita. La Juve nel frattempo ha smarrito la propulsione sulle fasce e soprattutto non ha mai trovato l’aiuto di Ronaldo. Soprattutto perché è stato lui a non aiutare la squadra, perdendo diversi palloni banali: spento, poco convinto. Niente di esaltante nemmeno da Ibra, ma quanto meno Zlatan ha combattuto di più. Alla mezzora Chiellini di testa non ha trovato lo specchio dopo un’uscita totalmente a vuoto di Donnarumma e pochi secondi dopo il 45’ il Milan è passato: l’errore stavolta è stato di Szczesny, che ha smanacciato malamente sui piedi di Diaz. Lo spagnolo ha vinto un rimpallo con Cuadrado, Szczesny è rimasto fuori dai pali e Brahim ha dipinto un fantastico arcobaleno di destro che si è spento nel sette passando sopra la testa di Chiellini. Nella ripresa la Juve ha provato di nuovo a partire forte e stavolta Donnarumma ha salvato la porta su un’insidia di Bentancur. Uno squillo che però è caduto nel vuoto. In pochi minuti il Milan ha avuto il coraggio e la personalità di andare a palleggiare nella metà campo altrui, cosa che ha dato coraggio ai rossoneri e generato apprensione a Madama. Pirlo ha provato a invertire, senza esito, Chiesa e McKennie. Poi, il peccato capitale del Diavolo: tiro di Diaz – sì, ancora lui – sul braccio largo di Chiellini in area e rigore sacrosanto. Sul dischetto l’infallibile Kessie, che stavolta ha fallito: destro debole e prevedibile, Szczesny si è allungato e ha deviato. A metà della ripresa per Pioli sono piovuti due guai seri uno dopo l’altro: prima ha lasciato il campo Ibra, dolorante al ginocchio sinistro (Z è uscito visibilmente preoccupato) e pochi minuti dopo Diaz (problema muscolare). Dentro Rebic e Krunic, mentre Pirlo ha inserito Kulusevski.

MOSSE AZZECCATE — Il Milan ha avuto il merito di non disunirsi e non abbattersi, senza i due terminali offensivi. E il coraggio di non rinchiudersi davanti all’area ha pagato. La Juve ha provato a spingere ancora, certo, ma i rossoneri hanno replicato colpo su colpo, distendendosi e allo stesso tempo schermando la porta di Donnarumma, che infatti non ha registrato conclusioni nello specchio. In poche parole: il Milan ha giocato meglio, soprattutto nel secondo tempo. E, dopo quella di Diaz, ha pagato anche la seconda mossa di Pioli, che al posto di Ibra ha preferito Rebic a Leao: il croato dopo la mezzora ha trovato un destro fantastico dalla distanza (male però la marcatura bianconera, inesistente), che anche stavolta si è infilato nel sette. Due gol extralusso. La sfida si è chiusa a una manciata di minuti dallo scadere con il colpo di testa vincente di Tomori, che nello stacco ha sovrastato brutalmente Chiellini. A quel punto la Juve ha cercato il gol della bandiera utile quanto meno a pareggiare la differenza reti negli scontri diretti, ma non ce l’ha fatta (Dybala fuori di un niente). Diavolo in paradiso, Juve giù negli inferi del quinto posto dove le porte dell’ascensore si aprono sull’Europa League.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 10 maggio 2021 00:00
SERIE A 2020/2021 35ª Giornata (16ª di Ritorno)

08/05/2021
Spezia - Napoli 1-4
Udinese - Bologna 1-1
Inter - Sampdoria 5-2
Fiorentina - Lazio 2-0
09/05/2021
Genoa - Sassuolo 1-2
Benevento - Cagliari 1-3
Parma - Atalanta 2-5
Verona - Torino 1-1
Roma - Crotone 5-0
Juventus - Milan 0-3

Classifica
1) Inter punti 85;
2) Atalanta e Milan punti 72;
4) Napoli punti 70;
5) Juventus punti 69;
6) Lazio(*) punti 64;
7) Roma punti 58;
8) Sassuolo punti 56;
9) Sampdoria punti 45;
10) Verona punti 43;
11) Udinese e Bologna punti 40;
13) Fiorentina punti 35;
14) Genoa punti 36;
15) Torino(*) e Cagliari punti 35;
17) Spezia punti 34;
18) Benevento punti 31;
19) Parma punti 20;
20) Crotone punti 18.

(gazzetta.it)

(*) Lazio, Torino una partita in meno.
Lazio - Torino non disputata (il Torino non si è presentato in campo causa covid).
A quattro giornate dal termine l'Inter è matematicamente Campione d'Italia per la sua 19esima volta
(11 anni dopo l'ultimo scudetto) ma decise anche le retrocessioni in Serie B di Parma e Crotone.
binariomorto
00mercoledì 12 maggio 2021 23:27
Napoli, show da Champions:
5-1 all'Udinese e notte al secondo posto



Azzurri in gol con Zielinski e Fabian Ruiz, ma Okaka ha tenuto aperto la partita.
Nella ripresa le reti di Lozano, Di Lorenzo e Insigne.
Domani tocca ad Atalanta, Milan e Juve rispondere


Maurizio Nicita

Il Napoli approfitta dell’anticipo e si va a riposizionare al secondo posto in classifica, mettendo pressione alle contendenti per i posti Champions. Soprattutto alla Juve, per una notte a quattro punti dagli azzurri. La squadra di Gattuso domina una Udinese compatta ma incapace di poter tenere il ritmo della squadra di casa che realizza un’altra goleada e mostra di avere i numeri per vincere anche le ultime due contro Fiorentina e Verona e garantirsi l’Europa di prima classe per la prossima stagione.

GLI ASSETTI — Gattuso cambia solo due uomini rispetto alla partita vinta sabato a La Spezia. In mediana Bakayoko prende il posto di Demme, mentre all’ala destra preferisce il messicano Lozano a Politano. Gotti invece per via delle assenze deve ridisegnare la difesa inserendo Becao e Zeegelaar, mentre il francese Makengo prende il posto dell’indisponibile Arslan. Comunque l’assetto di Gotti è sempre molto affidabile in fase difensiva e il Napoli comincia la sua manovra di aggiramento per arrivare a battere Musso. Ci prova Insigne con due calci piazzati che per un soffio non trovano la deviazione sottoporta. Poi lo stesso capitano sfrutta un passaggio orizzontale sbagliato di Stryger Larsen: Lorenzinho tira di prima intenzione dai 20 metri, ma Musso respinge.

OSI RIFERIMENTO — Osimhen è sempre più punto di riferimento per la squadra che lo cerca con lanci lunghi e anche in elevazione sui calci piazzati. Ed è così che il Napoli sblocca: lancio di Bakayoko, il nigeriano di testa appoggia a Zielinski che gli restituisce il pallone, bel controllo orientato e Musso fa un miracolo a respingere il primo tiro, ma proprio l’ex Zielinski è appostato per il tap in vincente. Il Napoli si avventa come una belva sull’avversario e Bonifazi fa un miracolo a deviare un tiro a botta sicura di Osimhen. E sul calcio d’angolo il pallone finisce a Fabian Ruiz che con un sinistro a giro batte Musso. E lo spagnolo proprio a Udine tre anni fa aveva segnato a Udine il suo primo gol italiano.

LA RISPOSTA: OKAKA — L’Udinese fatica a uscire, ma al primo pallone utile Okaka - che riceve da De Paul - segna un bel gol. Il centravanti riceve palla al limite, spalle alla porta, sente Manolas addosso e riesce a girarsi bene sul destro, scagliando un diagonale preciso sul quale l’altro ex, il portiere Meret, nulla può. Si va al riposo con la sensazione che il Napoli raccolga poco, ma complimenti ai friulani che non perdono la bussola nel momento di difficoltà e restano attaccati alla partita realizzando un gol sull’unica azione utile costruita.

ALLA CARICA — Il Napoli riparte a testa bassa nella ripresa e va a pressare altissimo. Udinese in difficoltà con Bonifazi che rimedia un giallo per fermare come può Osimhen. Poi - sempre sul pressing molto alto e ben organizzato degli azzurri - sbaglia Musso un appoggio in verticale sul quale si avventa Lozano che anticipa De Paul e poi deposita in gol. L’Udinese prova a ripartire e un tiro cross di Ouwejan, entrato per Becao, tocca la parte esterna della traversa. Ma le urla di Gattuso servono a tenere alta l’attenzione degli azzurri. Che sfiorano il 4-1 con una grande azione personale di Osimhen (salva Musso). E sull’angolo incornata di Manolas, altro salvataggio del portiere e Di Lorenzo è il più lesto a mettere dentro. Partita chiusa e il tecnico può cominciare a pensare alla partita di domenica a Firenze. E così viene risparmiato Osimhen, che è pure diffidato. Il Napoli resta padrone del campo e colpisce anche un incrocio dei pali con Insigne che non riesce a trovare il suo 18° gol in campionato, per eguagliare il suo record. E ci riesce all’ultimo assalto Lorenzinho con un bel controllo al volo e tiri di destro. Manita e saluti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 12 maggio 2021 23:30
Cagliari-Fiorentina 0-0, salvezza più vicina per entrambe

Nessun gol e nessuna emozione nella sfida tra sardi e viola,
che muove la classifica di entrambe


Pierfrancesco Archetti


A grandi passi verso la salvezza, prima dell’inizio di Atalanta-Benevento, Cagliari e Fiorentina pensano soprattutto a non farsi del male. Non ci sono gol, ma nemmeno tiri in porta. Niente emozioni ed occasioni, partita lenta, molti passaggi orizzontali e fasi difensive sempre attente nel non lasciare spazi. Due colpi di testa fuori di Pavoletti e Nainggolan sono i tentativi del Cagliari nel primo tempo, una zuccata di Caceres su corner è la risposta iniziale della Fiorentina. L’unico sussulto prima dell’intervallo viene per un fastidio muscolare al portiere viola Dragowski che poi resta negli spogliatoi e viene sostituito da Terracciano. Anche lui viene poco impegnato.

LE MOSSE — La Fiorentina è più tranquilla, la vittoria con la Lazio le ha permesso di restare sopra la mischia del fondo classifica. Ribery è in panchina e grida come un allenatore aggiunto. Al suo posto c’è Kouamè al fianco di Vlahovic, 21 gol in campionato ma qui si deve fermare. In difesa Caceres si sposta sull’esterno destro, mentre Igor rientra da marcatore. Nel secondo tempo entrano Venuti, Callejon e Castrovilli, ma cambia poco. Beppe Iachini e Leonardo Semplici si abbracciano alla fine, anche il Cagliari non alza mai la temperatura della partita, nonostante le mosse dell’allenatore. Primo tempo con la difesa a quattro, secondo con disegno più tradizionale: 3-4-1-2, ma anche in questo caso Joao Pedro e Pavoletti non impensieriscono la difesa viola. I pochi cross che arrivano in area vengono respinti, non c’è cattiveria per provare altre iniziative: il pareggio accontenta tutti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 12 maggio 2021 23:35
Solito Muriel e Pasalic:
l'Atalanta ritorna seconda.
Benevento, Serie B più vicina



Il colombiano fa gol e ispira tutti i pericoli dei nerazzurri,
poi il croato segna la rete della sicurezza.
La squadra di Inzaghi in attacco è quasi nulla:
per salvarsi servirà un'impresa


Roberto Pelucchi

Il 22° gol in campionato di Luis Muriel e il sigillo-sicurezza di Pasalic riportano l'Atalanta al secondo posto in classifica e, a due giornate dalla fine, l'avvicinano alla terza qualificazione alla Champions consecutiva. Gara senza storia, anche se stavolta non è un'Atalanta spettacolare, straripante, ma quel che si vede basta e avanza per battere un timido Benevento, sempre più vicino alla retrocessione.

PRIMO TEMPO — Per il Benevento la sfida di Bergamo è cruciale: se vuole sperare di salvarsi, non può tornare dalla trasferta senza punti. Pippo Inzaghi, quindi, schiera una formazione non abbottonata, con Lapadula e Gaich terminali offensivi. Gasperini difende a 4 e dietro a Zapata sistema Malinovskyi, Pessina e Muriel. Sulla carta, non ci dovrebbe essere partita. Invece, il Benevento gioca con giudizio, lascia che sia l'Atalanta a comandare, ma soffoca ogni sua iniziativa. I nerazzurri si ritrovano a tenere il pallone a lungo, ma senza la solita armonia, la solita spietatezza. Montipò non deve sudare. La prima occasione da gol arriva al 7', sull'asse Romero-Muriel-Pessina: palla di pochissimo a lato. Al 22' il triangolo Muriel-Malinovskyi-Muriel si chiude con il velenoso mancino del colombiano per il gol dell'1-0. Un lampo. La reazione del Benevento è immediata e Romero deve immolarsi sul tiro insidioso di Barba. Poi l'Atalanta non rischia più, ma non riesce a uccidere la partita, e Gasperini non gradisce. Il Benevento chiude il primo tempo limitando i danni.

SECONDO TEMPO — In avvio di ripresa c'è subito lavoro per Montipò, che si oppone a un numero da giocoliere di Muriel. Il colombiano ci prova anche di potenza, dal limite, ma spara sopra la traversa. Il Benevento si difende, ma è una tattica che alla lunga non paga, perché per segnare e fare punti bisogna anche tirare in porta. E' sempre Muriel a creare tutti i pericoli, ma al 57' una sua bella discesa a sinistra non viene trasformata in gol da Zapata, che litiga col pallone a tu per tu con Montipò. Occasione sprecata. Ionita e Caprari sostituiscono Viola e Gaich, Gasperini ne cambia tre: dentro Djimsiti, Pasalic e Ilicic, fuori Gosens, Pessina e Malinovskyi. Proprio dalla panchina arriva il gol della sicurezza, con Pasalic. Il Benevento, in attacco, è poca cosa, l'Atalanta non rischia mai seriamente di vedere riaperta la gara. E l'espulsione di Caldirola per una gomitata a Zapata è un segno di resa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 12 maggio 2021 23:38
Zappacosta e Scamacca su rigore:
il Genoa passa a Bologna e centra la salvezza!

Ritmi blandi, un gol per tempo e la squadra di Ballardini
si regala un po’ di tranquillità nelle ultime due giornate



Una trasferta dove bisognava fare punti: l’obiettivo principale, per il Genoa, era diretto ai punti salvezza. E al Dall’Ara, contro il Bologna, così è stato: 2-0 alla squadra di Mihajlovic e salvezza aritmetica. Dopo aver tremato dopo 10’ per un tiro di Tomiyasu che scheggia il palo della porta di Perin, al 12’ ci pensa Zappacosta a portare in vantaggio i suoi: gran destro appena fuori dall’area e palla che va a infilarsi alla sinistra di Skorupski. Il Bologna non è che offra una reazione degna di nota (al 25’ Palacio prova la zampata vincente ma mette fuori), e così è ancora il Genoa a rendersi pericoloso, con Scamacca che al 29’ spreca una favorevole occasione.

RIPRESA — In vantaggio 1-0, il Genoa piazza subito nella ripresa il gol della sicurezza che arriva grazie a un calcio di rigore al 60’ per un ingenuo fallo di mano in piena area di Danilo: trasforma con freddezza Scamacca, 2-0. Il Bologna aumenta un po’ il baricentro del gioco, ma una vera e propria spinta offensiva non c’è. E così il risultato non cambia.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 12 maggio 2021 23:45
L'Inter non si ferma più: 3-1 anche alla Roma.
Conte e Lautaro a nervi tesi



Successo nerazzurro firmato da Brozovic,
Vecino e Lukaku, tornato al gol dopo 5 gare.
Il Toro furibondo dopo la sostituzione


Luca Taidelli

Altro che sazietà da scudetto. L'Inter batte 3-1 la Roma e vince la quindicesima partita consecutiva in casa lasciando i giallorossi a portata di Sassuolo nella corsa al settimo posto che vale l'Europa League. Dopo sei pareggi di fila tra le due squadre, ecco un vincitore. Perde invece Lautaro, che subentra a Sanchez ma quando viene sostituito da Pinamonti se la prende di brutto con Conte. Lite che si poteva evitare.

LE SCELTE — Conte continua col turnover, pronto a rimettere i titolarissimi sabato in casa della Juve. Prima da titolare per Radu, in porta. Seconda panchina per De Vrij, con Ranocchia tra D’Ambrosio e Skriniar, che trasloca sul centro sinistra. Vecino completa la mediana con Barella (anche lui si sposta a sinistra) e Brozovic. In fascia Darmian e Perisic. Davanti torna Lukaku, al fianco di Sanchez. La Roma si mette a 4 dietro, con Karsdorp, Mancini, Kumbulla e l’ex Santon davanti a Fuzato. Il baby Darboe e Cristante si muovono alle spalle del tridente Pedro-Pellegrini-Mikhitaryan, con Dzeko preferito a Borja Mayoral.

PRIMO TEMPO — La Roma sembra partire meglio, piazzandosi sulla trequarti avversaria ma non trovando varchi. L'Inter però è il solito cobra, pare abbioccata invece piazza il morso letale. All'11' un'azione tutta di prima libera Darmian sul cui cross basso Darboe (da poco ammonito per un fallo su Sanchez) si perde Brozovic che di piatto destro prende in contropiede Fuzato. Il bis al 20' vede ancora protagonista in negativo il 19enne gambiano, troppo tenero nel corpo a corpo con Lukaku, bravo ad appoggiare per Vecino, che già qualche minuto prima aveva sfiorato il gol. Tutta la fase difensiva della Roma infatti è imbarazzante. Come conferma al 28' Sanchez, che si invola complice uno scivolone di Santon, che poi lo atterra al limite dell'area. Al 31' l'Inter si adegua al clima balneare e lascia troppa libertà prima a Dzeko e poi a Mikhitaryan, che s'infila tra D'Ambrosio e Ranocchia e di destro batte Radu. Prima che l'acciaccato Sanchez debba lasciare il posto a Lautaro (36'), potrebbero segnare ancora D'Ambrosio e Vecino. Si va all'intervallo con le belle conclusioni di Mikhitaryan - il migliore dei suoi per distacco - che trova pronto Radu e Perisic, che al volo la manda alta di poco.

SECONDO TEMPO — Fonseca nell'intervallo tiene negli spogliatoi un impalpabile Pedro e rilancia El Shaarawy, che manda a destra Mikhitaryan. Il ritmo resta bradipesco, ma almeno le occasioni non mancano. Per un Vecino che prima di lasciare il posto a Sensi sballa l'apertura in contropiede per Lautaro, sull'altro fronte alza la voce Dzeko. Il bosniaco che tanto piace a Conte si conferma un grande regista offensivo, abbassandosi per portare fuori Ranocchia, ma va anche vicino al gol colpendo il palo e poi costringendo Radu ad un'uscita non semplice. I giallorossi prendono progressivamente campo e vanno vicini al pareggio prima con un colpo di testa di Cristante e poi con un destro di Pellegrini tenuto bene da Radu. L'Inter soffre soprattutto in mezzo, con Barella stanco dopo una stagione a tutta, e fatica a ripartire, anche perché Lukaku è meno bravo del solito a difendere palla per far salire i compagni. Innescato da Sensi nel break migliore, Hakimi (entrato per Perisic) al 72' si fa rimontare da Kumbulla. Al 77' Conte manda in campo Young e Pinamonti togliendo Darmian e Lautaro, che essendo subentrato non gradisce affatto e non le manda a dire al tecnico, che gi risponde a brutto muso. Hakimi ha il tempo di sprecare ancora, poi Darboe serve Pinamonti e poi lo atterra in area dopo il tiro del nerazzurro. Sembrerebbe rigore, ma invece si riprende. E al 90' Lukaku torna al gol dopo 5 gare sfruttando il babà di Hakimi, scattato da solo da metà campo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 12 maggio 2021 23:49
Immobile all'ultimo secondo:
Parma beffato, alla Lazio resta il sogno Champions

Un gol nel recupero del centravanti punisce gli emiliani,
che avrebbero meritato almeno il pari.
Pali per Brunetta e Hernani



Una brutta Lazio si affida al suo uomo simbolo, Ciro Immobile, per battere 1-0 all'ultimo secondo il già retrocesso Parma. Biancocelesti staccati di 6 punti dal Napoli con una partita in meno: la Champions resta lontana, ma matematicamente possibile. È stata una partita priva di intensità, giocata a ritmi bassissimi, che col passare dei minuti ha dato coraggio a un Parma che deve solo individuare i giocatori più adatti per far sì che la durata del purgatorio in B non sia superiore a un anno. E che ha preso gol all'ultima azione, dopo averlo sfiorato più volte.

LA PARTITA — Inzaghi parte con Muriqi titolare per Correa, e l'esperimento fallisce perché il kosovaro è il peggiore. Disastroso coi piedi, Muriqi fallisce anche un paio di occasioni clamorose. Lazio anche sfortunata, con la clamorosa traversa interna colpita da Luis Alberto intorno alla mezz'ora, ma mai incisiva e incapace di cambiare ritmo. La squadra di D'Aversa si difende bene e nella ripresa ha anche una clamorosa doppia occasione, con l'ispiratissimo Brunetta (non sarebbe male tenerlo in B) e Gagliolo, fermati dal palo e da un riflesso di Strakosha. L'ultimo dei 5 minuti di recupero concentra tutte le emozioni: Hernani trova un altro palo a dirgli no, prima dell'azione insistita risolta dal solito Immobile. Alla Lazio resta il derby per continuare a sognare l'impresa quasi impossibile, al Parma la modesta soddisfazione di retrocedere con grande dignità.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 12 maggio 2021 23:52
Spezia, quanti sprechi!
Con la Samp è 2-2, salvezza rinviata



La squadra di Italiano va avanti due volte con Pobega e si fa riprendere da Verre e Keita.
E butta due clamorose occasioni con Farias...


Filippo Grimaldi

Match-point sfumato. L'illusione della salvezza anticipata per lo Spezia dura soltanto sette minuti, dal 28’ al 35’ della ripresa, quando Keita firma il definitivo 2-2 dopo il secondo gol di Pobega per gli ospiti. Partita a due facce, con lo Spezia aggressivo in partenza, prima del risveglio blucerchiato, e una ripresa in cui gli ospiti hanno trovato il provvisorio 1-2 nel momento di maggiore pressione per la squadra di Ranieri. Il verdetto è giusto, anche se la squadra di Italiano dovrà aspettare almeno la prossima sfida contro il Torino per conquistarsi l’aritmetica permanenza in Serie A al primo anno nel massimo campionato. Impresa, comunque, ormai a un passo. La Samp, da parte sua, dimostra di avere metabolizzato il k.o. contro l’Inter, anche se la prova di stasera ha evidenziato qualche pausa di troppo sul piano del ritmo. Ranieri ritrova Quagliarella titolare dopo tre settimane (l’ultima a Crotone il 21 aprile), e sceglie Verre trequartista, mentre Italiano nel tridente dello Spezia dà fiducia a Piccoli.

SPEZIA SPRINT — Parte bene la squadra ospite, che prende subito il comando del gioco e al 7’ va al tiro con Piccoli (colpo di testa alto, ma Saponara è bravissimo a preparare l’azione), poi Bastoni impegna a terra Audero. I blucerchiati faticano di fronte alla pressione ospite. L’unico guizzo arriva da Candreva, ma l’esterno è in fuorigioco quando arriva a un passo da Provedel, che gli chiude la porta. Così, gli ospiti vanno meritatamente in vantaggio al 15’ con il diagonale di destro di Pobega, lesto a ribattere a rete un pasticcio difensivo della Samp (Bereszynski sbaglia il tempo) su un cross dalla destra di Ferrer. Spezia più efficace, Samp incerta e sotto ritmo. E’ il miglior momento per gli ospiti, che sprecano il gol del raddoppio con Farias (22’) e un minuto dopo si vedono annullare dall’arbitro Maresca il raddoppio di Piccoli, sugli sviluppi di un tiro di Maggiore ribattuto da Audero.

CHE REAZIONE — Errori fatali, quelli dello Spezia, perché dopo mezz’ora di sofferenza la Samp si rialza. Augello impegna Provedel (27’) su un tiro cross dalla sinistra. Ma il gol del pari arriva al 32’ con un morbido pallonetto di Verre, che va a segno dopo un palo colpito da Gabbiadini, scattato in posizione regolare (dopo un consulto con la Var) e tenuto in gioco da Bastoni. Il gol del pari esalta la Samp e toglie certezze alla squadra di Italiano, che perde di imprevedibilità. Nella ripresa gli ospiti presentano Gyasi nel tridente offensivo al posto di Piccoli, ma la migliore occasione è di Ferrer (8’, pronto Audero alla ribattuta). Lo Spezia, però, trova meno varchi, perché la Samp alza il baricentro, non lascia spazi aperti per gli ospiti e, con l’inserimento di Keita al posto di Gabbiadini, aggiunge imprevedibilità all’attacco.

GOL CHE PESA — L’ex Monaco stordisce la difesa dello Spezia: al 21’ il suo diagonale va a lato, e tre minuti dopo Farias (servito da Gyasi) coglie il palo a porta vuota. Errore incredibile, che però è l’anticamera del gol-vittoria per lo Spezia che per sette minuti fa sognare la salvezza agli ospiti. Lo realizza al 28’ ancora Pobega su cross di Bastoni e su un’azione favorita da un errore di Candreva in mediana, ma l’errore di Yoshida è imperdonabile. Proprio il giapponese però poi fa la sponda su Keita al 35’, che di forza insacca il definitivo 2-2.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 12 maggio 2021 23:57
La Juve dei centenari affonda il Sassuolo.
E Buffon para un rigore

Stoppato Berardi dal dischetto, il vantaggio arriva con Rabiot.
Ronaldo e Dybala siglano il gol n. 100 in maglia bianconera (anche un palo per il portoghese)


Livia Taglioli


La Juve torna a ruggire, anche se ci vuole un mezzo schiaffo per risvegliarla da una ventina di minuti opaca. Al Mapei Stadium i bianconeri si impongono 3-1 sul Sassuolo, grazie ai gol del redivivo Rabiot (non segnava dalla gara col Porto del 9 marzo) e dei centesimi gol in maglia bianconera di Ronaldo e Dybala. Per i padroni di casa va a segno Raspadori, al quarto gol nelle ultime 4 gare. Col match ancora sullo 0-0, Buffon, che potrebbe aver giocato l’ultima partita in A in maglia bianconera dopo l'annuncio dell'addio, aveva parato un rigore a Berardi. In ogni caso è il portiere più anziano (43 anni) ad aver parato un rigore in Serie A. Le contemporanee vittorie di Atalanta e Milan, che si sommano alla manita di ieri del Napoli, annacquano il successo della Juve, che resta quinta a un punto dai campani. Ma intanto potrà giocarsi la qualificazione alla Champions negli ultimi due match del campionato, a partire dalla sfida di sabato con l’Inter all’Allianz Stadium.

CUADRADO IN PANCA — Nel Sassuolo parte Traore e non Djuricic alle spalle di Raspadori, con Toljan e Marlon preferiti in difesa a Muldur e Chiriches. Pirlo a sorpresa tiene in panchina Cuadrado, inserendo Chiesa a destra e Kulusevski a sinistra, a dar man forte alla coppia d’attacco composta da Ronaldo e Dybala, che come a Udine partono dal 1’. La gara si apre con due conclusioni in tre minuti del Sassuolo: Traore e Berardi sbagliano di poco la mira. La Juve si mantiene compatta, muovendosi con linee ravvicinate. Ma il Sassuolo passa comunque, grazie a triangolazioni precise e profonde, mentre la Juve arriva raramente nell’area emiliana, e mai al tiro. Al 16’ Buffon, alla presenza in maglia bianconera n. 684, rimedia all’errore di un altro veterano, Bonucci, che aveva atterrato in area Raspadori. Dopo 8 centri consecutivi dal dischetto, Berardi lascia partire un sinistro centrale e a mezza altezza, Buffon respinge e riconsegna il match allo 0-0. La prima conclusione della Juve arriva al minuto 23, con Consigli che dice di no a Kulusevski.

100 DI QUESTI GOL — Eppure sono i bianconeri a passare in vantaggio: al 28’ Rabiot trova il varco giusto e con un sinistro angolatissimo dalla distanza batte Consigli. Il Sassuolo carica a testa bassa, ma alla velocità delle sue offensive non corrisponde altrettanta precisione: Traore e Boga, soli in area, spediscono alto. Chi invece non sbaglia è Ronaldo, che al 45’ realizza il gol numero 100 in bianconero: accelerazione, tocco di destro per addomesticare il pallone e saltare Marlon, sinistro per fulminare Consigli. La ripresa si apre con una doppia chance per Chiesa: prima Consigli respinge, poi l’ex viola sbaglia mira. Al minuto 59 Raspadori riapre il match, sfruttando al meglio un assist di Locatelli, ma la Juve allunga di nuovo grazie al gol numero 100 di Dybala, abile nell’appoggiare in rete un invito di Kulusevski al 66’, un istante dopo un prodigioso anticipo di Alex Sandro su Berardi. Al minuto 78 Ronaldo mette fuori gioco Chiriches con una serie di finte ma il palo alla sinistra di Consigli ferma la sua conclusione. E la gara finisce qui, con la Juve ancora in corsa per l’obiettivo-Champions.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 13 maggio 2021 00:01
Il Milan cala il settebello a Torino:
Champions a un passo con super Rebic

I rossoneri passeggiano sui granata e mantengono il secondo posto.
A segno Rebic (3), Hernandez (2), Diaz e Kessie su rigore.
Padroni di casa inesistenti e a +4 sul Benevento:
decisiva la sfida con lo Spezia di sabato


Marco Pasotto


Una mattanza. Ovvero chi ha in mano gli strumenti per colpire e chi è indifeso. Torino-Milan è stato più o meno questo e fa parecchio effetto perché a fine campionato le esigenze e le forze di chi lotta per non retrocedere a volte valgono quanto quelle di chi insegue obiettivi più nobili. Ecco, questa non è stata una di quelle volte. Il Milan all’Olimpico Grande Torino cala addirittura un settebello – senza Ibra, va sottolineato - che schianta i granata e li piega sotto il peso di una figuraccia molto pericolosa dal punto di vista mentale a 180 minuti dalla fine. Finisce 7-0 con tripletta di Rebic, doppietta di Hernandez, gol di Kessie (rigore) e ancora Diaz. In più sul taccuino restano una rete annullata per fuorigioco (Calabria), un palo (Castillejo) e una traversa (Diaz).

Il report rende l’idea di cosa sia successo all’Olimpico, con una squadra su di giri dopo l’altra fantastica vittoria torinese sulla Juve, e un’altra sprofondata in un incubo con Spezia e Benevento all’orizzonte. Il Milan difende, riconquistandolo, il secondo posto e mette ancora più a fuoco l’obiettivo Champions. Ormai manca davvero un soffio. Il Toro resta a +4 sul Benevento terzultimo e ora la sfida con lo Spezia di sabato diventa decisiva. Senza dimenticare, però, che i granata hanno anche il recupero con la Lazio. Se era lecito attendersi un Diavolo gasato nella testa e frizzante nelle gambe, la grande sorpresa arriva dal Torino: incapace di imbastire qualsiasi accenno di fase offensiva, di completare cinque passaggi di fila, di disarmare almeno parzialmente le trame rossonere, tornate a essere quelle dei mesi belli. Ma, soprattutto, incapace di reagire ai gol. A partire dal primo.

LE SCELTE — Nicola è ricorso a un ampio turnover. In parte obbligato, ma molto per scelta. Senza Nkoulou, Izzo e Murru, ha affidato la difesa a Bremer, Lyanco e Buongiorno, con Singo e l’ex Rodriguez sulle fasce. Diversi entrambi gli esterni quindi rispetto a Verona, così come diversa per due terzi anche la mediana: confermato soltanto Mandragora, a cui sono stati affiancati Baselli e Linetty. E diverso anche il tandem d’attacco: dentro Zaza e Bonazzoli (ultima da titolari insieme il 7 marzo), con Sanabria e Belotti (diffidato e non al top) in panca. Pioli per l’ennesima volta ha perso per strada Ibrahimovic ma, dopo aver visto com’è andata con la Juve senza Zlatan, non si è fasciato la testa. E ha fatto le scelte più logiche: al posto di Z ha piazzato Rebic, autore di un gol fantastico allo Stadium, e alle sue spalle ha confermato Diaz, con Calhanoglu a sinistra e Castillejo al posto dello squalificato Saelemaekers. In difesa confermata la coppia Kjaer-Tomori, quindi con Romagnoli ancora una volta in panchina.

REBIC TUTTOLOGO — Una difesa, quella rossonera, che probabilmente non pensava di trascorrere una serata così piacevole contro un avversario in piena lotta salvezza. Per spiegare l’andamento dei primi 45 è sufficiente dire che l’unico tiro del Torino nello specchio è arrivato grazie a una follia di Calhanoglu, che in piena area ha consegnato palla sui piedi di Zaza, intelligente nella scelta di chiamare Bremer - solo, sulla corsa, col tempo di prendere la mira - alla conclusione da pochi passi. C’è chi li definisce rigori in movimento, che quindi in teoria andrebbero segnati. Ma il numero 3 granata (gara disastrosa in marcatura, la sua) è andato a far compagnia a Calhanoglu nella galleria degli orrori, spedendo il piattone destro addosso a Gigio. Comunque reattivo e molto bravo a coordinarsi in pochi istanti. Il resto della produzione offensiva casalinga si è limitata a un paio di conclusioni fuori misura, anche perché il Torino non è mai riuscito ad armare i suoi attaccanti. Motivazioni piuttosto semplici: mediana poco lucida e ben pressata dai rossoneri, ovvero incapace di dare sviluppo al gioco anche a causa di tanti, troppi errori banali e gratuiti. Se a ciò aggiungiamo che le sgommate di Hernandez in fascia hanno trasformato Singo da sprinter in prudente guardiano, ecco inaridita anche l’altra importante fonte di gioco granata. Il Milan non ha forzato particolarmente per impossessarsi della partita: lo ha permesso l’inerzia di un Torino attendista per scelta tattica, ma anche all’attendismo c’è un limite se il risultato è esserne schiacciati senza mai riuscire a riprendere fiato. Il Diavolo ha colpito e si è infilato nel cuore del Toro con le armi ben conosciute (specialmente quando non c’è Ibra): una girandola continua di cambi e sovrapposizioni che hanno coinvolto tutti e quattro i giocatori offensivi. Esatto, al festival del movimento ha partecipato – e molto bene – anche Rebic, falso nove capace di agire con la delicatezza e la saggezza del trequartista o, a seconda delle necessità, con la forza dell’uomo di fascia (poi, nella ripresa, parteciperà all’altro festival, quello del gol). Mentre Diaz ha ripetuto le giocate viste con la Juve, infilandosi fra le linee con facilità a volte disarmante.

LO SCAVETTO DI THEO — Proprio com’è successo sul primo gol. Brahim è partito largo a destra, si è accentrato senza essere disturbato da Rodriguez e ha servito Hernandez: Bremer, e soprattutto Singo gli hanno lasciato tutto il tempo di prendere la mira e il sinistro dello spagnolo ha infilato Sirigu. Tutto ben fatto, e anche tutto troppo facile. Il gol non ha sortito effetti nei padroni di casa. Deglutito senza reazione. E così un minuto dopo Castillejo ha preso un palo e al 26’ il biondo spagnolo si è procurato il rigore (fallo di Bremer) poi trasformato da Kessie. I granata in pratica si sono liquefatti qui, incapaci di abbozzare una reazione. Guida ha annullato un gol a Calabria in fuorigioco e il primo tempo si è chiuso così, dopo la grande occasione sprecata da Bremer. La ripresa non ha modificato lo spartito, anzi l’ha inasprito. Di fronte a un Toro sempre più incapace di gestire palla, il Milan ha banchettato. Cinque minuti e Diaz ha calato il tris (di nuovo male Bremer), servito da Kessie. Poi Franck si è divorato il gol a due passi dalla porta, Diaz ha colpito una traversa e il resto della ripresa per il Torino può ammettere una sola parola: imbarazzante. Il quarto gol l’ha realizzato Hernandez con uno scavetto sontuoso su servizio di Rebic e poi il croato ne ha messi a segno tre, uno dopo l’altro. Tutti con una facilità inconcepibile per un avversario a quattro punti dal terzultimo posto. Uno su assist di Krunic, uno di Leao (generoso e apprezzabile nel servire il compagno in contropiede) e un altro col ginocchio. Cose che nemmeno in un’amichevole estiva. Al fischio finale ovviamente i giocatori rossoneri hanno esultato, ma a spiccare è stata la parte di campo granata, con i giocatori in cerchio assieme al tecnico Nicola. Un discorso a caldo, con le parole che l’allenatore granata avrà reputato migliori per provare a superare subito lo shock. Serviva il discorso più azzeccato del mondo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00venerdì 14 maggio 2021 21:02
Verona già in vacanza,
Ounas toglie il Crotone dall'ultimo posto

Decisivo l'ex attaccante del Napoli, che segna dopo 2'
e serve il raddoppio a Messias nella ripresa.
Nel finale autorete di Molina



Il Crotone approfitta di un Verona che non ha davvero più nulla da chiedere alla sua brillante stagione e lo batte per 2-1, lasciando all'ultimo posto un Parma sconfitto immeritatamente all'Olimpico dalla Lazio. Uomo partita Adam Ounas, alla ricerca di una maglia in serie A per la prossima stagione. L'attaccante ex Napoli segna dopo nemmeno 2' col sinistro sfruttando la mollezza della difesa di Juric e un perfetto assist di Simy, mentre nella ripresa mette sul sinistro di Messias la palla del 2-0, prima della goffa autorete di Salvatore Molina nel finale. Che fa salire a 91 il totale dei gol incassati dai calabresi: un dato francamente inaccettabile, che eguaglia il record negativo del Casale nel 1933/34.

VERONA SCARICO — Il Verona ha provato a costruire qualcosa, ma un po' il calo dei suoi uomini più rappresentativi (Zaccagni su tutti) un po' la mediocre prova dei giocatori con meno minuti nelle gambe proposti da Juric ha consentito a Cordaz di passare una serata abbastanza tranquilla. Male anche Kalinic: la mancanza di un centravanti efficace resta il problema irrisolto della stagione del Verona. Per i calabresi una soddisfazione in un campionato che si è ben presto rilevato un calvario. E alle porte c'è una sessione di mercato che dovrebbe portare un po' di bei soldini in cassa: vendendo bene Simy e Messias, non dovrebbe essere troppo complicato allestire una squadra in grado subito di risalire.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00venerdì 14 maggio 2021 21:26
SERIE A 2020/2021 36ª Giornata (17ª di Ritorno)

11/05/2021
Napoli - Udinese 5-1
12/05/2021
Cagliari - Fiorentina 0-0
Atalanta - Benevento 2-0
Bologna - Genoa 0-2
Inter - Roma 3-1
Lazio - Parma 1-0
Sampdoria - Spezia 2-2
Sassuolo - Juventus 1-3
Torino - Milan 0-7
13/05/2021
Crotone - Verona 2-1

Classifica
1) Inter punti 88;
2) Atalanta e Milan punti 75;
4) Napoli punti 73;
5) Juventus punti 72;
6) Lazio(*) punti 67;
7) Roma punti 58;
8) Sassuolo punti 56;
9) Sampdoria punti 46;
10) Verona punti 43;
11) Bologna e Udinese punti 40;
13) Fiorentina e Genoa punti 39;
15) Cagliari punti 36;
16) Torino(*) e Spezia punti 36;
18) Benevento punti 31;
19) Crotone punti 21;
20) Parma punti 20.

(gazzetta.it)

(*) Lazio, Torino una partita in meno.
Lazio - Torino non disputata (il Torino non si è presentato in campo causa covid).
A quattro giornate dal termine l'Inter è matematicamente Campione d'Italia per la sua 19esima volta
(11 anni dopo l'ultimo scudetto) ma decise anche le retrocessioni in Serie B di Parma e Crotone.
binariomorto
00domenica 16 maggio 2021 00:57
Atalanta, 45' da favola ed
è Champions aritmetica.
Genoa, la rimonta non riesce



La squadra di Gasperini va sul 3-0 a Marassi
prima del ritorno nella ripresa dei rossoblù (già salvi dallo scorso turno).
Ma la vittoria resta nerazzurra


Filippo Grimaldi

Che gran divertimento: sette gol e successo dell’Atalanta (3-4 il finale) clamorosamente in discussione sino alla fine, anche se la squadra di Gasperini stacca il pass per un posto in Champions per la terza stagione di fila. I rossoblù, già salvi dopo il successo di mercoledì scorso a Bologna e in campo con le seconde linee, hanno fatto soffrire la squadra di Gasperini sino alla fine, che comunque ha centrato aritmeticamente l’obiettivo con un turno di anticipo, senza dover aspettare l’esito dell’ultima gara di campionato con il Milan. Con il vantaggio, fra l’altro, di poter gestire in modo ottimale l’avvicinamento alla finale di Coppa Italia di mercoledì prossimo con la Juve. L’Atalanta in partenza aveva maggiori motivazioni e più rabbia agonistica, innanzitutto, oltre che una superiore qualità degli uomini in campo, anche se tre gravi blackout ospiti nella ripresa hanno fruttato i gol genoani. Ballardini ha voluto comunque premiare quei giocatori che sin qui avevano avuto meno spazio, ed è stato ripagato bene: da Marchetti fra i pali a Onguéné in difesa, da Melegoni a Cassata, oltre a Eyango, Portanova e all’ottimo Caso nella ripresa. Gasperini ha scelto invece in partenza un 3-4-2-1 con la coppia Miranchuk-Malinovskyi alle spalle di Duvan Zapata unica punta, e Djimsiti in difesa preferito a Palomino.

L'ILLUSIONE — Il Genoa, in verità, aveva dato l’impressione in partenza di poter creare subito pericoli agli ospiti, visto il clamoroso contropiede fallito da Melegoni dopo appena cento secondi dal via (decisiva la respinta di Gollini) e il palo esterno di Masiello un attimo dopo. La spinta del Grifone, però, nel primo tempo s’è esaurita lì. La squadra di Gasperini ha capito che sulla fascia sinistra avrebbe potuto colpire sul lato più debole dei rossoblù, e nella zona di Onguéné sono nate non a caso le occasioni migliori per gli ospiti nel primo tempo. Anche perché la mediana rossoblù era troppo leggera per fare argine in maniera adeguata e in attacco il contributo di Destro e Pjaca è stato pressoché inesistente. Così al 9’ Zapata è andato a segno, chiudendo una combinazione con Malinovskyi e rendendo vano il recupero di Masiello e Radoanovic. Marchetti ha murato un tentativo di Hateboer, poi il Genoa è faticosamente riemerso dalla propria metà campo al 22’ (Destro, colpo di testa centrale parato da Gollini). Ma l’Atalanta ha continuati a spingere e al 26’ è arrivato il bis di Malinovskyi. L’arbitro Marinelli prima annulla e poi convalida, su segnalazione della Var (sull’assist di Zapata dal fondo il pallone non è uscito, come erroneamente segnalato dal guardalinee), ma qui le responsabilità di Radovanovic che si perde il colombiano sono evidenti. L’insuffficiente pressione offensiva del Genoa permette alla squadra di Gasp di tenere un baricentro altissimo, arrivando con Djimsiti e Toloi quasi sulla linea dei centrocampisti ed annullando così qualsiasi tentativo di ripartenza rossoblù. Tanta pressione nerazzurra si concretizza con il terzo gol di Gosens quasi allo scadere della metà gara: cross di Malinovskyi, pallone allungato da Hateboer per l’esterno e Marchetti battuto per la terza volta. Gara chiusa all’intervallo, dunque.

AMNESIE PERICOLOSE — Sotto di tre gol, Ballardini ha cambiato ancora, modulo (3-4-1-2) e uomini, con Pandev trequartista dietro a Shomurodov (entrato al posto di Cassata) e a Caso, mentre Gasperini ha fatto rifiatare Freuler e Zapata (dentro Pessina e Pasalic). Proprio l’uzbeko ha battuto Gollini in avvio di ripresa sfruttando un errore di Djimsiti, ma tre minuti dopo (6’) il diagonale di Pasalic ha battuto Marchetti: 1-4 e gara chiusa? Tutt’altro, anche se l’Atalanta rimane a lungo padrona del campo. Un po’ troppo leziosa (e infatti Gasp si arrabbia…), con i rossoblù pronti ad approfittarne. Come avviene, appunto, al 20’: su un cross di Onguéné, Gosens pasticcia e il suo tocco con la mano offre al Genoa il rigore del 2-4, assegnato dopoché Marinelli ha rivisto l’azione al monitor. Pandev fa centro. E a sei minuti dalla fine arriva il definitivo 3-4, ancora segnato da Shomurodov su assist del macedone. Finale-thrilling, ma l’Atalanta resiste e fa festa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 16 maggio 2021 01:01
Spezia, poker al Toro ed è salvezza.
I granata si complicano la vita

Saponara, doppio Nzola ed Erlic regalano
la permanenza in A alla squadra di Italiano.
Di Belotti su rigore il gol per la squadra di Nicola


Mario Pagliara


Più bella di così per lo Spezia era pure difficile immaginarla. Perché è qui la festa, cominciata verso le tredici con la scooterata degli ultras che hanno accompagnato la squadra dall’albergo allo stadio, continuata con il quattro a uno rifilato al Torino (doppietta di Nzola, gol di Saponara e Erlic, in mezzo il rigore del 2-1 di Belotti) e continuato con la festa in città per tutta la serata. Lo Spezia firma la salvezza in questo sabato strepitoso in coda a una campionato nel quale il tecnico Italiano e i suoi ragazzi sono stati capaci di ribaltare ogni pronostico e realizzare un capolavoro costruito sul bel calcio e su tanti giovani di qualità. Per il Toro invece più brutta di più era impossibile anche solo pensarla: dopo i sette gol presi dal Milan, tre giorni dopo ne arrivano altri quattro a La Spezia. I granata sono piombati nel pieno di una crisi di identità nel momento più importante della stagione.

ALTA VELOCITÀ SPEZIA — L’alta velocità in riva al Golfo dei Poeti è quella dello Spezia, nel primo tempo il Toro è bloccato e ancora prigioniero dell’incubo vissuto con il cappotto di mercoledì sera contro il Milan. Perché quando la gara arriva a metà del percorso, al Picco c’è in campo una sola squadra e se Orsato riporta le due squadre negli spogliatoio all’intervallo solo sul doppio vantaggio per i padroni di casa è, in qualche modo, anche una fortuna per i granata. La squadra di Italiano padroneggia per tutto il primo tempo, dominando i duelli in quasi tutte le zone del campo. Più determinante, cattiva, sospinta da quel motore rappresentato dalle mezzali Pobega e Maggiore inesauribili. A tratti irrefrenabile davanti nella potenza di Nzola, soprattutto illuminato dal talento di Saponara. Il Toro finisce subito all’angolo, immobilizzato prima nei pensieri e poi nelle gambe, rimasto incatenato probabilmente allo zero sette ingoiato a metà settimana. E così, mentre dall’esterno dello stadio rimbalzano chiaramente i cori dei tifosi radunatasi alle spalle della curva Ferrovia, lo Spezia potrebbe già essere avanti al 18’, palo di Saponara, e appena sessanta secondi dopo la sblocca con una bella giocata di Saponara. Rincon scivola, Sirigu è fortemente indeciso sul suo palo: lo Spezia è avanti uno a zero. E mentre il cronometro scivola e il Toro non reagisce, è lo Spezia che potrebbe raddoppiare se non arrivasse il piede di Bremer sull’incursione ancora di Saponara (39’). La squadra di Italiano il raddoppio lo merita e lo ottiene grazie a un regalo di Vojvoda: pestone netto e inutile su Pobega, Orsato non ha dubbi e concede il rigore che Nzola con freddezza realizza (42’). All’intervallo Toro non pervenuto.

SPERANZA BELOTTI — Davide Nicola non aspetta oltre, e all’inizio del ripresa lascia sotto la doccia Vojvoda gettando nella mischia Verdi e ridisegnando il Toro con un 4-4-2 con Verdi e Lukic larghi sulle fasce. In avvio di secondo di tempo, i granata dimostrano di avere subito tutto un altro piglio, ricominciano aggredendo e dopo pochi minuti rientrano in partita. Capita al decimo quando Andrea Belotti realizza il calcio di rigore assegnato al Toro per il fallo di Ferrer su Bremer (8’). Per il Gallo è il tredicesimo centro in campionato, l’acuto che ridà speranza ai granata. Izzo deve abbandonare la contesta per il riacutizzarsi del dolore che lo tormenta da giorni, al suo posto entra Singo. Italiano introduce nel suo Spezia energie fresche con Leo Sena (per Ricci) e Farias (per Agudelo).

LIBERAZIONE NZOLA — In un sabato per lui formidabile può anche capitare che Saponara grazi Sirigu (18’: palla alta), poco secondi prima dell’ingresso di Zaza (al posto di Sanabria) e di Buongiorno (al posto di Lukic). Nicola cambia per la terza volta il modulo, passando al 3-4-1-2 (Verdi dietro Zaza-Belotti). Nell’ultima mezz’ora la partita sale naturalmente di tono, il Toro cresce in agonismo mentre lo Spezia prova a tenere botta. E forse nel momento migliore dei granata di tutta la partita, arriva il tris dello Spezia (30’) con Nzola che prima si libera della marcatura di Buongiorno e poi buca Sirigu di piatto. La doppietta di Nzola ha il sapore della liberazione, fa esplodere il Picco. L’opera dello Spezia si completa al 39’ con il poker di Erlic. La festa può cominciare. Un giorno si racconterà di questo Spezia giovane e sbarazzino, rivoluzionario e sfrontato. Che, arrivato per la prima volta in Serie A, ha meritato di restarci a testa alta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 16 maggio 2021 01:07
Una Juve al Cuadrado:
batte l'Inter 3-2 ed è quarta per una notte



La sfida decisa dal colombiano e dal Var:
dopo i gol (con aiuto tv) di Ronaldo e Lukaku,
Juan segna a fine primo tempo e, dopo l'autorete di Chiellini,
si procura e segna il rigore per il sogno Champions.
Aspettando il Napoli


Luca Taidelli

Vince la Juve, perde l'Inter e la corsa alla Champions rimane incandescente. Allo Stadium prevale la squadra con più motivazioni, ma succede di tutto. Con l'incerto Calvarese che sancisce tre gol su cinque al video (ma così è ancora calcio?), decidono Ronaldo (dopo che Handanovic gli aveva parato il rigore), Lukaku (pure lui dal dischetto), un destro di Cuadrado sporcato da Eriksen, l'autorete di Chiellini che sembrava condannare i bianconeri. Invece all'ultimo guizzo, malgrado l'inferiortà per l'espulsione di Bentancur (lo seguirà Brozovic, nel recupero), lo stesso Cuadrado si procura e trasforma il rigore del definitivo 3-2. Bianconeri quarti per una notte, Fiorentina-Napoli di domani diventa pesantissima. Ma anche il Milan nel posticipo non potrà scherzare col Cagliari.

LE SCELTE — Pirlo sorprende tenendo in panchina sia Dybala sia Morata per affiancare a Ronaldo Kulusevski. In mediana Bentancur e Rabiot, Cuadrado e Chiesa sugli esterni, Chiellini vince il ballottaggio con Bonucci. Come previsto, Conte invece punta sui titolarissimi. Ecco quindi, per la prima volta dopo la conquista dello scudetto, la difesa titolare e la LuLa. Darmian preferito a Perisic sulla sinistra. A destra c’è Hakimi, con Eriksen al fianco di Barella e Brozovic a centrocampo.

PRIMO TEMPO — La Juve parta più convinta. Senza un centravanti di ruolo, Ronaldo si abbassa per gli inserimenti di Kulusevski. Sono la stessa coppia che ha giocato entrambe le sfide di Coppa Italia contro i nerazzurri. All'11' lo svedese ha l'occasione della vita sulla sponda aerea di Chiesa ma di destro a colpo sicuro viene murato da Skriniar. L'Inter aspetta, ma non riesce a piazzare il morso. A metà tempo la prima svolta. Dopo aver rivisto l'episodio a video, Calvarese punisce col rigore la trattenuta di Darmian a Chiellini. Come nel derby d'andata con Ibra, Handanovic ipnotizza Ronaldo che però segna sulla ribattuta. Il copione tattico cambia poco. I nerazzurri non hanno il solito fuoco e faticano a ribaltare l'azione. Di nuovo il Var li rimette in gara per un pestone in area di De Ligt a Lautaro. Siamo al 35' e Lukaku dal dischetto spiazza Szczesny. Anche se la Juve tiene più palla, non ci sono occasioni clamorose, ma proprio negli ultimi secondi del recupero Cuadrado approfitta di un'incertezza di Darmian e dell'indolenza in uscita di Eriksen per fare 2-1 con un destro dal limite deviato dallo stesso danese.

SECONDO TEMPO — Si riprende con Perisic al posto di uno spento Darmian. Ribaltata da Conte nello spogliatoio, l'Inter decide di alzare ritmo e baricentro. Lautaro al 6' va vicino al pareggio con un destro di poco alto. Il Toro ha voglia di farsi perdonare, è in palla e nel primo tempo (oltre al rigore procurato) aveva fatto ammonire Bentancur. Che al 10' viene espulso dopo un fallo su Lukaku. L'intervento non è da secondo giallo, resta il dubbio di una protesta. Incredulo, Pirlo toglie Kulusevski per inserire McKennie. Ora sono i bianconeri ad accamparsi davanti alla propria area, con i campioni d'Italia (che non subivano più di un gol in una partita dal 2-2 di Roma del 10 gennaio) che però non sono portati . Al 70' Pirlo si copre ulteriormente, con Demiral al posto di Chiesa. Esce anche Ronaldo, dentro Morata. Conte al 73' risponde con Sensi per Eriksen e va subito vicino al 2-2, ma De Ligt si supera in anticipo su Lautaro a un metro dalla linea. Ora che non è più asfissiato, Brozovic al 76' vede l'inserimento in area di Barella, ma l'azzurro conclude male. Ci vuole invece un bel riflesso di Szczesny all'82' sul colpo di testa di Vecino, che però poteva angolare meglio. Ma è destino che il protagonista sia di nuovo l'home field review. Sul cross di Barella infatti Chiellini si strattona con Lukaku e la mette nella propria porta. La tv sancisce che il primo fallo è il suo. Sembra 2-2, ma super Cuadrado all'ultimo slancio si procura (con una furbata cui abboccano Perisic e soprattutto Calvarese) e segna il rigore della speranza.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 16 maggio 2021 01:11
Roma da derby con Mkhitaryan e Pedro:
la Lazio perde e saluta la Champions

I gol dell’armeno (propiziato da un grande Dzeko)
e dello spagnolo escludono la Lazio dalle prime quattro.
Molto bene anche il portiere Fuzato


Stefano Cieri


Il derby dice Roma. Vittoria netta, meritata, ottenuta grazie ai gol di Mkhitaryan nel primo tempo e Pedro nella ripresa. Un successo che non salva la stagione, ma che consente ai giallorossi di chiuderla con un sorriso. E soprattutto al loro allenatore Fonseca di congedarsi con la prima vittoria in un derby e con il primo successo in questo campionato contro una delle squadre di vertice. I tre punti conquistati consentono inoltre ai giallorossi di fare un passo importante verso la qualificazione in Conference League. Molto male la Lazio. I biancocelesti giocano bene solo nella prima mezzora, nel corso della quale hanno però il torto di non capitalizzare le occasioni create. Poi si afflosciano e scompaiono letteralmente dal campo. E con la sconfitta dicono pure definitivamente addio alla Champions.

LA SBLOCCA MIKI — La partita inizia con una lunga fase di studio tra le due formazioni che dura fino alla metà del rimo tempo. Giallorossi e biancocelesti si annusano, pensano più a non scoprirsi che a tentare di mordere l’avversario. Il 4-2-3-1 di Fonseca copre molto bene il campo ed impedisce alla Lazio di tessere le sue consuete trame di gioco. Luis Alberto e Milinkovic sono costretti ad arretrare parecchio il loro baricentro per trovare spazi, mentre Cristante e Darboe tengono botta. Dopo il 20’ la Lazio riesce però a trovare il modo di rendersi pericolosa. Lo fa con improvvise fiondate dalla sua metà campo che mettono in difficoltà la retroguardia romanista. La prima situazione di rischio per la formazione giallorossa arriva al 20’, quando Lazzari riesce ad incunearsi in area e servire una palla d’oro a Luis Alberto che però ci mette troppo tempo a caricare il tiro e favorisce così il salvataggio di Karsdorp. Al 27’ è ancora lo spagnolo ad andare vicino al gol. L’assist di Milinkovic è favorevolissimo, il tiro a botta sicura, ma Fuzato si supera e devia in angolo. Altra grande occasione per la Lazio al 35’, stavolta le parti si invertono: è Luis Alberto a liberare Milinkovic davanti a Fuzato, ma il serbo anziché cercare la soluzione di potenza opta per un improbabile pallonetto che finisce alto. La Lazio spreca, la Roma no. Alla prima vera occasione (in precedenza c’era stato solo un colpo di testa di Dzeko finito a lato) la squadra di Fonseca passa. E’ il 42’ quando El Shaarawy lavora molto bene il pallone sulla fascia sinistra per poi pescare Dzeko in area. Il bosniaco anticipa Acerbi e serve a Mkhitaryan una palla che deve essere solo depositata in rete.

ROMA PADRONA — La Lazio rientra dagli spogliatoi dopo l’intervallo con largo anticipo. Un segnale della volontà di aggredire subito il match per ristabilire l’equilibrio. Ma poi, una volta che il match riparte, le intenzioni bellicose dei biancocelesti evaporano immediatamente. E’ invece la Roma a fare la partita, con una grandissima concentrazione ed una interpretazione tattica ineccepibile. I giallorossi non concedono nulla e sono letali nelle ripartenze. Cristante sfiora il raddoppio al 12’ (altra bella iniziativa di El Shaarawy). Poi è Dzeko in un paio di occasioni a rendersi pericoloso. Il raddoppio arriva però per merito del nuovo entrato Pedro al 33’. Lo spagnolo si porta a spasso mezza difesa laziale e poi spera Reina con un gran tiro da fuori. E la Lazio? Non pervenuta. Inzaghi prova a rianimarla con i cambi, a metà ripresa passa pure al 4-3-1-2 (con Pereira dietro Immobile-Caicedo), ma l’inerzia della gara non cambia. L’unica palla-gol arriva alla mezzora con un bel colpo di tacco di Immobile, sul quale Fuzato si supera ancora. Ma il gol sarebbe stato comunque annullato per fuorigioco. L’espulsione di Acerbi per somma di ammonizioni chiude la partita ancor prima del fischio finale di Pairetto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 16 maggio 2021 23:40
Insigne mette la Viola al tappeto.
Il sogno Champions del Napoli continua

La squadra di Gattuso, grazie al suo capitano (un gol e due pali per lui)
batte la Fiorentina e torna davanti alla Juve.
Ora si giocherà il match ball all'ultima partita in casa col Verona


Mimmo Malfitano


Adesso, è davvero sottile il confine tra il Napoli e la prossima Champions League. La vittoria di Firenze dovrebbe rendere una semplice formalità l’ultima gara del campionato in programma, al Maradona, contro il Verona. La Fiorentina era l’ultimo ostacolo vero per la formazione di Rino Gattuso che il suo Napoli ha saputo superare con determinazione, facendo prevalere alla distanza, il maggiore potenziale tecnico.

Con il gol realizzato, Lorenzo Insigne ha raggiunto quota 19 reti in campionato, stabilendo il suo massimo personale in serie A, mentre con quello segnaposto da Zielinski, con deviazione di Venuti, il Napoli ha raggiunto quota 102 gol in stagione. Beppe Iachini,invece, avrebbe voluto un addio meno traumatico, ma la maggiore qualità dell’avversario ha reso vana l’opposizione dei suoi. Firenze, in ogni modo, ha avuto modo di vedere all’opera Rino Gattuso, colui che dovrebbe sedere sulla panchina dei viola a partire dalla prossima stagione: l’impressione sarà stata sicuramente positiva.


NAPOLI MOTIVATO — Le motivazioni impongono al Napoli un atteggiamento aggressivo dalle prime battute. La coppia centrale di difesa, Manolas-Rrahmani gioca, praticamente, a ridosso del centrocampo, mentre sugli esterni la Fiorentina si affida a Venuti e Caceres per contrastare la spinta di Insigne e Politano. Si tratta di partita vera, in ogni modo. Lo slancio di Vlahovic è encomiabile, da solo va ad affrontare i due centrali napoletani. Dall’altra parte, Milenkovic deve impegnarsi non poco per redigere le voglie di Victor Osimhen. Il Napoli ha la necessità dei tre punti e, dunque, inizia a martellare dalla metà campo in su. Bakayoko (4’) alza alto una traversa una punizione di Zielinski, mentre lo stesso centrocampista polacco, con una tra botta dal limite, costringe Terracciano alla respinta. In una delle ripartenza, la Fiorentina trova addirittura il gol, al 13’. Il cross di Biraghi viene girato di testa in rete da Vlahovic, ma l’attaccante serbo è in fuorigioco.

TRE AMMONITI — La partita è frenetica, sono poche le pause. Gattuso continua a tenere sulla corda i suoi, urlando continuamente dall’area tecnica. Iachini, invece, studia le misure per evitare che l’attacco napoletano diventi pericoloso. Ribery costringe Rrahmani al fallo e l’arbitrò Abisso tira fuori il primo cartellino giallo. E lo stesso attaccante francese che corre veloce verso Meret (31’), ma la conclusione è debole, Meret blocca senza problemi. La gara è tosta, in campo nessuno vuole risparmiarsi ed arrivano altri due gialli: il primo è per Milenkovic, che stende Insigne. Sulla punizione successiva, lo stesso capitano del Napoli prende in pieno la traversa. L’altra ammonizione, invece, scatta per Ribery che stende Fabian Ruiz. Il primo tempo si conclude senza emozioni particolari, a parte la traversa di Insigne e l’impegno dei due centravanti: Osimhen e Vlahovic sono alla ricerca della prodezza personale.


CHAMPIONS VICINA — Il Napoli sa che il pareggio la escluderebbe dalla prossima competizione europea. Gattuso è un forsennato in panchina, le sue urla scuotono il Franchi e i suoi giocatori in campo. Il cronometro segna il settimo minuto quando Milenkovic trattiene Rrahmani in area, impedendogli di saltare sul calcio d’angolo di Politano. L’azione prosegue, Ribery viene atterrato da Hysaj e l’arbitro fischia il fallo e ammonisce il difensore napoletano. Intanto, Chiffi che è al Var gli segnala l’irregolarità. L’arbitro va' a rivedere l’azione e indica il dischetto del rigore. Lorenzo Insigne s’incarica della battuta, ma Terracciano intercetta e respinge. Sulla ribattuta è lo stesso capitano del Napoli a segnare lo 0-1. La partita s’incattivisce, i falli non mancano, come i cartellini gialli che Abisso distribuisce a ogni fallo. Insigne ha l’opportunità di raddoppiare, ma la sua conclusione viene respinta dal palo. Il gol della sicurezza arriva al 22’, quando Zielinski batte dal limite sul suggerimento di Insigne. Il tiro viene deviato da Venuti e finisce in rete. Per il Napoli è l’apoteosi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 16 maggio 2021 23:43
Simy gela il Benevento all'ultimo minuto!
Inzaghi, che spreco. Cagliari salvo



Il Crotone pareggia nel finale in 10 contro 11 (espulso Golemic) il gol di Lapadula e gela il Vigorito:
il Cagliari è al sicuro, mentre al Torino basta un punto nelle ultime due partite


Maurizio Nicita

Simy spegne il sogno del Benevento che si ritrova beffato al 93’ dal ventesimo gol in campionato del nigeriano. Ora se il Torino farà punti nel recupero di martedì a Roma contro la Lazio la retrocessione della squadra di Pippo Inzaghi sarà aritmetica prima di giocare l’ultima gara contro i granata. Ancora una volta lo stadio di casa si rivela un incubo visto che i giallorossi non hanno mai vinto in questo 2021. E dire che il vantaggio era arrivato presto, poi gli avversari rimasti in 10 per oltre 70’. Ma Lapadula e compagni hanno fallito più volte il raddoppio e in una delle poche azione pericolose degli avversari hanno subito il clamoroso 1-1 che fa esultare più a Torino che a Crotone.

ASSETTI CAMBIATI — Pippo Inzaghi torna all’albero di Natale e punta sul fidato esterno Letizia, anche se non è al meglio. Cosmi conferma in linea di massima la squadra che giovedì ha battuto il Verona, dovendo rinunciare a Messias e schierando in porta Festa al posto di Cordaz. Schieramenti che durano poco perché nella prima mezz’ora succedono episodi decisivi. Il Benevento parte a spron battuto ed è soprattutto la spinta da sinistra di Letizia a fare la differenza. E infatti su un cross del napoletano Hetemay di petto fa un blocco cestistico per Lapadula il cui diagonale di destro è eccellente. Corretta la lettura di Giacomelli, confermata dal Var nonostante le proteste calabresi: tocco di petto e non di braccio. Pochi minuti dopo però si sono infortunati in sequenza prima Ionita (ginocchio destro) e poi Depaoli (spalla destra) per cui Inzaghi è costretto a inserire Improta e Tuia, spostando Barba a sinistra e Letizia a destra. Ma va peggio a Cosmi perché su un rilancio lungo Marrone salta a vuoto e su Lapadula che corre verso la porta, Golemic non trova di meglio che travolgerlo a un passo dall’area. Giacomelli decide correttamente per l’espulsione e Crotone ridisegnato con un 4-4-1. Comunque i padroni di casa tengono il pallino e vanno vicini al raddoppio smarcando due volte i propri uomini ma sia su Schiattarella, sia su Lapadula, Festa è bravo a restare in piedi e a salvarsi in entrambe le occasioni.

RITMO LENTO — Nella ripresa - complice un po’ di caldo - il ritmo cala. Perché il Benevento resta basso per non lasciare spazi alle accelerazioni pericolose di Ounas. La tensione resta alta per i sanniti che si giocano tutto e vanno più volte vicini al raddoppio ma Lapadula e compagni arrivano poco lucidi alla conclusione. Cosmi ci prova cambiando quasi tutta la mediana per dare maggiore freschezza, ma il Crotone non punge. Nel finale infortunio per Ounas sostituito da Dragus, che si inventa in chiusura l’azione del pari sfondando sulla destra, palla per Pereira che riesce a farla filtrare in mezzo per Simy che la mette dentro. Il Benevento prova anche di riversarsi nell’area avversaria, disperatamente, ma Festa para l’ultimo guizzo di Glik.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 16 maggio 2021 23:47
Quagliarella, il morso dell'ex:
la Sampdoria passa a Udine



È stata a lungo la classica partita di fine stagione tra squadre senza più obiettivi.
Nel finale ingenuità di Bonifazi e rigore trasformato dall'attaccante


G.B. Olivero

Basta un rigore di Quagliarella alla Sampdoria per battere l’Udinese alla Dacia Arena. La sfida tra due squadre da tempo salve e prive di motivazioni particolari è stata vinta dai blucerchiati che hanno mostrato maggiore volontà e determinazione. I bianconeri hanno costruito pochissimo e sono sembrati spenti e scarichi dal punto di vista psicofisico. È vero che il gol è arrivato a due minuti dalla fine e per un evitabile fallo di mani, però il risultato premia chi ci ha provato di più.

PRIMO TEMPO — Ranieri si mette a specchio scegliendo la difesa a tre e piazzando Leris sulla corsia di destra. Gabbiadini viene incontro per legare il gioco, Keita fa la prima punta. Nell’Udinese Pereyra ha il compito di attirare fuori un centrale avversario e di aprire spazi per le mezzali: De Paul, come sempre, è il vero regista della squadra mentre Makengo prova a inserirsi. Il ritmo, però, è troppo basso: le due squadre non hanno motivazioni particolari e così il primo tempo scivola via senza emozioni. C’è una sola mezza occasione e capita a Okaka dopo un liscio di Colley, che però riesce a recuperare sfruttando anche la lentezza dell’avversario. Prima dell’intervallo si vede un solo tiro nello specchio della porta e lo effettua Gabbiadini con un destro di prima intenzione che non spaventa Musso. Udinese e Sampdoria riescono a schermare bene le fasce, in mezzo il traffico è intenso e di conseguenza nessuno riesce a rendersi pericoloso.

SECONDO TEMPO — Dopo l’intervallo Ranieri rispolvera la difesa a quattro e la Samp accelera. Al 5’ Augello calcia malissimo da ottima posizione e il suo rasoterra finisce lontano dalla porta. Poi Gabbiadini calcia da fuori e trova Musso. Ancora Gabbiadini al 19’ va vicino al vantaggio con una conclusione che, deviata da Becao, esce di pochissimo. L’Udinese fatica a costruire e l’unica azione potenzialmente pericolosa nasce da una ripartenza e da un’azione personale di De Paul che fa tutto bene tranne il tiro che è debole e centrale. Ranieri sostituisce la coppia offensiva inserendo Verre e Quagliarella al posto di Keita e Gabbiadini. Gotti si affida a Llorente, che prende il posto di Okaka. La Samp spinge di più e viene premiata nel finale dopo un’azione impostata dai subentrati: Quagliarella apre, Jankto rifinisce, Verre calcia e Bonifazi respinge con la mano. Rigore trasformato da Quagliarella al 43’. Tre minuti dopo Audero devia in angolo un tiro di Walace e prima del fischio finale Musso nega il bis a Quagliarella.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 16 maggio 2021 23:51
Il Sassuolo passa a Parma e resta
in corsa per la Conference League

Per i neroverdi i gol di Locatelli su rigore, Defrel e Boga.
Di Bruno Alves il momentaneo pari per i padroni di casa


Andrea Schianchi


Il sogno europeo del Sassuolo prosegue. Vittoria al Tardini contro il Parma per la squadra di De Zerbi che resta a due punti di distacco dalla Roma, e c’è una sola partita da disputare (contro la Lazio). Sarebbe un’impresa, questo è vero, ma è bello pensare di poterci arrivare. A Parma il Sassuolo dimostra di avere chiare idee di gioco, mentre la squadra di D’Aversa (già retrocessa) colleziona l’ottava sconfitta consecutive. Stagione da cancellare in fretta dalla memoria, sperando di non incorrere nei soliti errori ora che si tratta di rifondare.

BOTTA E RISPOSTA — Il Sassuolo dimostra subito una qualità di palleggio nettamente superiore a quella degli avversari. A centrocampo tocchetta con Maxime Lopez e Locatelli, i due terzini Muldur e Rogerio si trasformano e veri e proprie ali, gli attaccanti esterni stringono e, là davanti, Raspadori è un costante punto di riferimento. Con un simile canovaccio è logico che la trama scorra fluida. Il Parma, invece, viene spinto sempre più ai confini della propria area di rigore: può soltanto contenere e sperare di riuscire a ripartire. Da questo netto predominio sul campo nasce il gol dell’1-0 del Sassuolo. È su calcio di rigore trasformato da Locatelli, ma l’azione che lo genera è da applausi: lancio in verticale dello stesso Locatelli per Berardi, stop e tiro improvviso, miracolo di Sepe che devia, sul pallone piomba come un falco Raspadori su cui l’ingenuo Busi commette fallo. E’ il minuto 25. I ragazzi di De Zerbi sembrano abbiano il totale controllo delle operazioni, ma poi sale in cattedra, con una giocata estemporanea, Bruno Alves e la partita torna in equilibrio. Punizione dalla destra di Hernani che pesca il portoghese libero sul lato sinistro, appena dentro l’area di rigore: Brunone apre il piattone destro e al volo disegna una meravigliosa parabola che s’infila sotto l’incrocio dei pali dalla parte opposta. Ci fosse stato il pubblico, al Tardini, sarebbe corso in campo a complimentarsi per una simile prodezza.

SUPERIORITÀ DIMOSTRATA — Nella ripresa il Sassuolo, continuando a macinare la solita manovra, rimette in chiaro le cose: è superiore e vuole dimostrarlo. Prima Sepe deve superarsi su un velenoso destro a giro di Maxime Lopez (8’), poi Defrel timbra il gol del 2-1 al 17’: perfetto il cross di Berardi dalla destra, bellissima la conclusione in acrobazia dell’attaccante, ma che dormita i difensori del Parma! Bruno Alves e Dierckx si perdono l’avversario come non farebbero nemmeno i ragazzini su un campetto amatoriale. Il 3-1, a chiudere i conti, è di Boga, su un’ottima intuizione di Ferrari e siamo al 24’ del secondo tempo. A questo punto i ragazzi di De Zerbi abbassano l’intensità delle giocate e il Parma prova a risalire la corrente. Ma ci pensa Consigli a tenere su la baracca: ottimi gli interventi del portiere sui tiri di Pellè, Gervinho, Hernani e Brugman.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 16 maggio 2021 23:55
Harakiri Milan: match point fallito,
la Champions si decide all’ultima

I rossoneri falliscono con il Cagliari la vittoria che avrebbe garantito almeno il 4° posto.
Il destino del Diavolo si deciderà all’ultima giornata con l’Atalanta.
I sardi festeggiano una salvezza che il Crotone gli aveva già consegnato nel pomeriggio


Marco Pasotto


Ansia, tensione, braccino corto, preoccupazione, timore. Ogni concetto è valido per spiegare il suicidio del Milan che si ferma proprio sul più bello. Proprio quando non doveva. Proprio sulla palla del match point che avrebbe portato il Diavolo in Champions con una giornata di anticipo a distanza di otto anni dall’ultima volta. A San Siro contro il Cagliari invece finisce senza nemmeno un gol, dopo che nelle precedenti tre uscite ne erano arrivati dodici. Il rammarico è immenso, una secchiata d’acqua gelida, perché era davvero tutto apparecchiato: l’Atalanta vincente a Genova – per via di alcuni incastri - non lasciava dubbi aritmetici in caso di vittoria rossonera e il Cagliari era sceso in campo tre ore dopo essersi inaspettatamente scoperto già salvo grazie al pareggio del Crotone a Benevento. Doveva teoricamente essere festa per tutti e invece lo è stata solo per il popolo sardo. Il Milan lascia il prato del Meazza a testa bassa, incredulo per aver fallito quella che, a giudicare da quanto aveva mostrato nelle partite precedenti, pareva la più semplice delle sfide. Agevolata, appunto, da un avversario che improvvisamente non aveva più necessità di punti vitali.

GLI SCENARI — Ci si chiede a questo punto il senso di un’impresa come quella di Torino con la Juve per poi ritrovarsi a dilapidare certezze e punti decisivi proprio nel momento di sferrare il colpo del k.o. Fase di crescita per una squadra molto giovane? A questo punto del campionato il concetto non sta più in piedi, proprio perché i rossoneri avevano già avuto modo di dimostrare la propria forza e maturità in svariate occasioni. Nulla è perduto, per carità. Ora è tutto rimandato all’ultima giornata, ma a differenza di questa volta il coefficiente di difficoltà si impennerà perché il Milan farà visita all’Atalanta. Mentre il Napoli se la vedrà col Verona e la Juve col Bologna. Insomma, è lecito pensare che per riabbracciare la Champions i rossoneri avranno bisogno di una vittoria. Anche se… la gara di stasera insegna che nulla è scontato. Festa grande pomeridiana invece nel ritiro del Cagliari, che pochi minuti prima delle ore 17 si è ritrovato salvo. Un party anticipato (“impresa indimenticabile”, ha twittato il presidente Giulini) che ha tolto un macigno dalla spalle della squadra e di Semplici (sì, la sua è stata davvero un’impresa per come ha rimesso in piedi i rossoblù). Anche in questa leggerezza mentale va ricercata una delle chiavi principali della partita.

POCA RAPIDITÀ — Pioli ha confermato l’impianto tattico e, nei limiti del possibile, gli uomini delle due partite precedenti (10 gol fatti, zero subiti), ovvero il gruppo che ha dato la spallata definitiva alla Champions. E cioè Diaz al centro del tridente, Calhanoglu allargato a sinistra, Saelemaekers rientrato dalla squalifica al posto di Castillejo e Rebic al centro dell’attacco. Così come la coppia centrale difensiva composta da Kjaer e Tomori. Semplici, dopo essersi ritrovato la salvezza fra le mani alle cinque del pomeriggio, in termini di formazione non si è fatto irretire dai festeggiamenti. E, con grande serietà, ha confermato l’undici che aveva in mente dal giorno prima. Affidando quindi l’attacco a Joao Pedro e Pavoletti, con Nainggolan mezzala, piazzando Nandez e Lykogiannis in fascia e preferendo Deiola a Duncan in mediana. Il fatto è che il Cagliari, oltre che negli uomini, si è confermato anche nell’atteggiamento apprezzato nelle ultime settimane. Brindisi, abbracci ed esultanze social sono rimaste in hotel e al Meazza è andata in campo una squadra concentrata e per nulla propensa a concedere la passerella europea al Milan. I rossoneri hanno affrontato i primi 45 con lo spartito consueto: una ragnatela fitta di passaggi con l’obiettivo di sfondare per vie centrali. Solo che il giro palla non è quasi mai stato sufficientemente rapido, cosa che ha dato modo al Cagliari di compattarsi senza grandi ansie: fase difensiva ordinata, linee strette, avversari respinti. L’ansia, semmai, ha iniziato a far compagnia al Diavolo col passare dei minuti assieme alla consapevolezza di non fare breccia nel muro sardo. Il Milan infatti si è ritrovato costretto a provarci più che altro da lontano. Prima con Saelemaekers (parata complicata di Cragno) e poi con Calabria (fuori di poco). Dopo la mezzora i rossoblù hanno anche iniziato a mettere la testa fuori dal guscio. Senza chiamare Donnarumma a interventi concreti, ma mettendo pressione al Milan con un paio di palloni molto pericolosi in area e con una spinta importante su entrambe le fasce.

CONFUSIONE — La ripresa è iniziata con un cambio rossonero molto indicativo: fuori Saelemaekers, dentro Leao a sinistra. Ovvero con Calhanoglu dietro Rebic e Diaz spostato a destra. Avanti tutta. Forse fin troppo perché dopo i primi minuti a tinte esclusivamente rossonere, il Cagliari ha iniziato non solo a ripartire pericolosamente, ma a ricamare gioco nella metà campo altrui. E il Milan ha dovuto fare per l’ennesima partita un monumento a Donnarumma. Prima sul colpo di testa ravvicinato di Pavoletti e poi su quello di Godin. Due interventi decisivi, da fenomeno il secondo. Il problema più evidente del Milan? Nessuno in grado di prendersi la responsabilità di una giocata, di un dribbling capace di creare superiorità numerica. Colpe da dividersi soprattutto fra Diaz (poi sostituito da Castillejo), Calhanoglu e Rebic, confusionario. I trequartisti non si sono praticamente mai accesi, incapaci di cambiare ritmo e il vice Ibra ha pasticciato su tutti i palloni. Il passare dei minuti ovviamente ha annebbiato ancora di più le idee rossonere, trasformando il prevedibile assalto finale in una serie di attacchi poco lucidi. Palle scodellate in area sperando più in una deviazione o un episodio favorevole che in una giocata vera. Una scossa l’ha data l’ingresso di Castillejo, che però non ha trovato l’appoggio dei compagni di reparto. Leao? Non pervenuto, o quasi, ormai una triste costante. Il Milan rimanda l’appuntamento con l’Europa che conta, augurandosi che sia un rinvio di una sola settimana.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 18 maggio 2021 13:22
Kalinic-Palacio, gol d’annata.
Verona e Bologna non si fanno male

La squadra di Mihajlovic rimonta per due volte, rispondendo
con De Silvestri e il Trenza alle reti di Faraoni e del croato



Una partita molto aperta produce un 2-2 tutto sommato piacevole tra Verona e Bologna, con la squadra di Juric che resta davanti di tre punti a quella di Mihajlovic.

LA PARTITA — Verona e Bologna da diverse giornate non hanno più nulla da chiedere al campionato e il pareggio è un risultato onesto. Forse i veneti hanno attaccato complessivamente di più, ma tra i due portieri quello con il voto più alto è Pandur. Pronti-via e il Verona passa, con Faraoni che sugli sviluppi di un corner non ha difficoltà a battere Ravaglia. Risponde il Bologna con un gol dalla dinamica simile, dopo che il cross di Soriano è sporcato da Faraoni e di fatto diventa un assist per De Silvestri. Nel Verona c’è Kalinic, che dà finalmente segni di vita: prima colpisce di testa l’incrocio dei pali, poi nella ripresa beffa Tomiyasu con un movimento da grande attaccante sul primo palo e segna sfruttando l’assist di Lazovic. Mihajlovic non ci sta a perdere: butta dentro Orsolini e Barrow e trova un meritato pareggio con Palacio, che continua a tenere il campo alla grande e pareggia con un sinistro in spaccata.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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