Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021

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binariomorto
00domenica 28 febbraio 2021 21:53
L'Inter non si ferma più: travolge il Genoa e va in fuga




Lukaku apre dopo 32", poi vanno a segno Darmian e Sanchez.
Quinto successo di fila: 14° nelle ultime 17.
La Juve è a -10, il Milan impegnato stasera a Roma a 7


Luca Taidelli

Prova di maturità dell'Inter, che non abbassa la guardia dopo le vittorie pesanti contro Lazio e Milan, batte un Genoa con la testa al derby grazie a Lukaku, Darmian e Sanchez e allunga a +7 sulla seconda, il Milan impegnato però stasera in casa della Roma, e +10 sulla Juve, che deve recuperare il match col Napoli. Per i nerazzurri si tratta del quinto successo di fila, il quattordicesimo nelle ultime 17 giornate.

LE SCELTE — Conte sceglie Darmian per sostituire lo squalificato Hakimi. Per il resto, avanti con i soliti noti che hanno piegato Lazio e Milan, con Eriksen preferito a Vidal e Perisic a lasciare di nuovo in panchina Young. Cambia, e parecchio, invece Ballardini, con un occhio al derby nell'infrasettimanale. Il rientrante Zapata prende il posto di Criscito, Ghiglione quello di Zappacosta, mentre i baby Melegoni e Rovella subentrano a Badelj e Zaic. In attacco soprattutto tocca a Pjaca e Scamacca, ultimamente poco utilizzati.

PRIMO TEMPO — La foto del rullo contiano sta nell’azione che dopo 32 secondi indirizza la gara. Il Genoa ha il primo possesso e palleggia, Bastoni intercetta, Barella verticalizza per Lukaku, che scambia con Lautaro, si porta a spasso Radovanovic e col destro trova l'angolino malgrado il ritorno di Zapata. L'istantanea appunto di una filosofia che invita il rivale a scoprirsi, per poi freddarlo con azioni spesso stupende. Perché alla fase "attesa" i nerazzurri alternano quella "aggressione" e il Genoa, costretto a difendere anche con le punte, poi non riesce a ripartire. Ci prova Rovella su un errore in uscita di Eriksen, se no è un'onda lunga interista. Vanno vicini al raddoppio Lautaro (2 volte, Darmian, Barella (traversa) e Lukaku, con un paio di sassate mancine che Perin tiene in due tempi. La capolista sa che deve chiuderla perché l'imprevisto è sempre dietro l'angolo. Vedi uscita con tempi e presa giusti al 31' di Handanovic, cui però Bastoni fa un ponte involontario, palla persa e Scamacca che però tira addosso al portiere. Poi riprendono le azioni rugbistiche, con Lautaro a stimolare Perin altre due volte.

SECONDO TEMPO — Nell'intervallo Ballardini effettua due sostituzioni: dentro Onguene e Behrami per Radovanovic (Zapata scala al centro della difesa) e Strootman. Asfissiato nelle fonti di gioco, il Genoa nei primi 45' non è mai riuscito ad accompagnare l'azione con gli esterni. Pjaca quindi era costretto ad abbassarsi per ricevere qualche pallone, lasciando solo Scamacca. A inizio ripresa però il Grifone ha un altro piglio e alza il baricentro. Anche perché l'Inter - come peraltro successo nel derby - torna dagli spogliatoi meno cattiva di prima, quasi che voglia gestire. Ballardini al 17' azzarda con Pandev e Shomurodov per Ghiglione e Scamacca, con Pjaca sulla trequarti. Peccato che al 24' Onguene sbagli l'anticipo su Lukaku. Il Massiccio sgomma di nuovo, ne porta a spasso tre e poi scarta un cioccolatino per Darmian, che non sbaglia. Gara chiusa e capolista che torna a distendersi, fino al 3-0 di Sanchez, su un'altra fiammata di Lukaku, innescato da Perisic. Sipario.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 febbraio 2021 22:02
Il Napoli riparte: 2-0 al Benevento con Mertens e Politano



Un gol per tempo per la squadra di Gattuso che riparte dopo l'eliminazione in Europa League.
Espulso Koulibaly nel finale per doppia ammonizione


Maurizio Nicita

Il Napoli ritrova vittoria e serenità, regolando il Benevento in un derby a tratti piacevole e comunque controllato dalla squadra di Gattuso che, recuperando qualche giocatore, comincia a ritrovare equilibri ed efficacia di manovra. E non è un caso che capiti nella sera in cui torna titolare Dries Mertens, segnando un gol da opportunista e spianando la strada ai suoi. Ora il Napoli, che ha rosicchiato punti a quasi tutte le squadre che lo precedono (escluso Inter e Atalanta), può ripartire con un pizzico di entusiasmo all'inseguimento di quel quarto posto che vale la Champions.

ASSETTI — Gattuso rilancia la vecchia guardia con Mertens in attacco e Ghoulam terzino sinistro. Il tipico albero di Natale di Pippo Inzaghi (in tribuna, squalificato) è lo stesso che ha retto domenica scorsa l'urto della Roma al Vigorito. Unica eccezione l'assenza per squalifica di Glik (c'è Tuia in mezzo) e non è poco visto che il polacco ha sempre guidato fin qui la difesa del Benevento. I giallorossi restano bassi e compatti e così il Napoli comincia un'opera di aggiramento che tatticamente funziona. Con Ghoulam e Zielinski a sinistra e Politano a destra che arrivano sul fondo crossando palloni bassi e tesi, sui quali Mertens non riesce mai a trovare il tocco vincente. I cambi gioco servono ad aprire in qualche modo la doppia linea sannita e su una situazione del genere, Ghoulam, appena in area, tira di sinistro, un pallone sporco sul quale Mertens riesce a toccare da pochi passi e segna a uno dei suoi bersagli preferiti. Visto che il belga ha realizzato 5 gol in 4 partite al Benevento. Ora tocca ai giallorossi alzare un po' il baricentro. Con Depaoli (ben servito da Caprari), a impegnare Meret, attento anche sul successivo angolo di Viola. Peccato per il Napoli che Zielinski trovi un altro bel gol di sinistro dal limite, rete annullata per fuorigioco di Insigne che sulla traiettoria infastidisce Montipò.


RADDOPPIO POLITANO — Nella ripresa Inzaghi inserisce Roberto Insigne, al posto di Schiattarella, con Viola che arretra centrale in mezzo al campo. Poco dopo entrano pure Sau e l'argentino Gaich per rafforzare l’attacco. Ma l'unica azione degna di nota è un cross di Depaoli sul quale Hetemaj colpisce di testa: la conclusione è bloccata senza problemi da Meret. Poi si accende Lorenzo Insigne, prima con uno dei suoi tiri a giro fuori di pochissimo, con Montipò spettatore. Dunque il capitano crossa un pallone delizioso verso il secondo palo che Politano spinge in porta per il raddoppio della sicurezza. Il Napoli gestisce con una certa autorità, finché vengono... "i 5 minuti" a Koulibaly che prima divora il 3-0 sbagliando bersaglio di testa da pochi passi (ottimo l'angolo di Ghoulam) e poi commette in attacco un fallo da dietro stupido e inutile che porta Abisso a tirar fuori il secondo giallo e a espellerlo, correttamente. Gattuso inserisce Maksimovic e passa a un 4-4-1 in cui l'unica punta è Elmas. Il Benevento però non si rende pericoloso e l'unica conclusione, dalla distanza e centrale, è del napoletano Letizia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 1 marzo 2021 16:12
Il Milan risorge contro la Roma:
tre punti per la Champions (e per non perdersi l’Inter)

A segno Kessie su rigore, Veretout e Rebic.
Ma il croato, Ibra e Calhanoglu escono infortunati.
Ancora un k.o. con una big per i giallorossi

Marco Pasotto


Il Milan sceglie la partita migliore per risorgere dalle proprie ceneri in campionato e si impone 2-1 sulla Roma all’Olimpico. A segno Kessie su rigore, Veretout e Rebic. Una vittoria che ha doppia valenza: la prima è che il Diavolo guadagna tre punti secchi su una diretta concorrente per la Champions (ma allunga anche su Juve e Lazio), rinsalda il secondo posto e limita per quanto possibile la fuga dell’Inter, che resta a +4; la seconda è il ritorno alla vittoria dopo quattro gare senza gioie fra Europa e campionato: un’abbondante razione di autostima e ottimismo in vista di un marzo complicatissimo. Ma è allarme infermeria: Ibra, Rebic e Calhanoglu escono infortunati. La Roma paga i tanti errori individuali e soprattutto un primo tempo assolutamente sotto tono e non adeguato all’importanza della sfida. Poteva essere terzo posto mettendosi dietro la Juve, invece si ritrova al quinto, scavalcata dall’Atalanta e con la pesantezza dell’ennesimo k.o. contro una big.

DIFESA D’EMERGENZA — Per Fonseca proseguono i giganteschi problemi in difesa, vista l’assenza simultanea di Smalling e Ibanez, e con Kumbulla appena tornato in gruppo. Così il tecnico portoghese davanti a Lopez ha piazzato Mancini, Cristante e Fazio, mentre in avanti al posto dell’infortunato Dzeko la scelta è ovviamente caduta su Mayoral, già a segno tre giorni prima in Europa. Differenze rispetto al Braga? Cinque, fra cui entrambi i trequartisti con Pellegrini e Mkhitaryan al posto di Pedro ed El Shaarawy. Pioli dopo i sei cambi congegnati per l’Europa League ha rimesso al centro del villaggio i suoi uomini di riferimento (Ibra per Leao, Saelemaekers per Castillejo, Rebic per Krunic, Tonali per Meité, Hernadez per Dalot), ma con una novità molto rumorosa rispetto alle consuete rotazioni: in difesa infatti Kjaer si è ripreso la maglia da titolare, come previsto, solo che in panchina non si è accomodato Tomori, titolare in Coppa, ma Romagnoli. Un’esclusione coraggiosa non tanto come scelta di campo (Alessio arriva da tre prestazioni caratterizzate da errori rilevanti), quanto in termini “filosofici” dal momento che si parla del capitano (fascia a Donnarumma) messo a riposo in una sfida diretta per la Champions.

TRE GOL ANNULLATI — E, restando in argomento, va detto che Tomori ha fatto egregiamente il suo dovere, togliendo il respiro a Mayoral e murando tutto ciò che gli passava sul radar in area. In realtà come tanti altri rossoneri, perché il primo tempo è stato soprattutto Milan. Lucidità, intensità, coraggio: tutto ciò che era affondato nelle tre settimane precedenti, è stato riportato a galla in un colpo solo. Con un messaggio spedito alla Roma fin dai primissimi minuti di partita: un Diavolo aggressivo e molto alto, soprattutto con gli esterni del tridente, in modo da tenere bassi Karsdorp e Spinazzola. Ma tanta corsa anche in mediana, dove infatti a uscirne decisamente malconci sono stati Villar e Veretout. Lo spagnolo in particolare, mentre il francese col passare del tempo è salito di tono. Una Roma irriconoscibile specialmente nei primi venti minuti, incapace di trovare soluzioni idonee per uscire dalla pressione rossonera e vittima dei suoi stessi errori anche negli appoggi più scolastici. Al netto delle assenze, una differenza agonistica e di concentrazione inspiegabile fra due squadre che lottano per lo stesso obiettivo. Così il Milan nella prima parte di tempo ha pasteggiato amabilmente nella metà campo avversaria, trovando due gol annullati (Tomori e Ibra) giustamente per fuorigioco e scaldando severamente i guanti di Lopez in tre occasioni (particolarmente ispirato un Rebic finalmente incisivo dopo tanto anonimato). Più una conclusione di Ibra – molto mobile su tutto il fronte d’attacco – salvata da Cristante, un errore clamoroso dello svedese di tacco dopo un regalo di Lopez, una traversa di Kjaer e un’insidia di Saelemaekers. La Roma è riassunta in un tiro al volo di Veretout, un gol annullato a Mkhitaryan per un fallo di Mancini su Hernandez, una doppia conclusione di Pellegrini murata prima da Tomori e poi da Tonali e un’ottima chanche per Mkhitaryan che ha tentato un improbabile pallonetto da ottima posizione. Il punteggio è cambiato a due minuti dal 45’: Fazio è entrato fallosamente su Calabria qualche centimetro dentro l’area, il Var ha assegnato il rigore e dal dischetto, nonostante la presenza di Ibra, si è presentato Kessie, in questa stagione decisamente più lucido dagli undici metri rispetto allo svedese. Gol e vantaggio meritato.

COLPE — Nella ripresa cambi importanti per il Diavolo, tutti obbligati da problemi fisici. Brahim Diaz per Calhanoglu (flessore sinistro) dal primo minuto, Leao per Ibra dopo 11 (adduttore sinistro) e Krunic per Rebic (problema all’anca destra) dopo 21: tutti sono finiti a osservare sconsolati i compagni dalla panchina con la borsa del ghiaccio. Leao è slittato largo in fascia e Diaz è stato piazzato falso nove, con Krunic alle sue spalle. La Roma aveva riacciuffato il match dopo cinque minuti con una bella conclusione di Veretout, cosa che aveva dato coraggio ai giallorossi. L’inerzia della sfida pareva aver svoltato (superlativo Tomori nell’efficacia degli interventi in area) fino a quando il Milan si è riportato sopra. Lopez ha bissato il regalo del primo tempo e ha servito palla ai rossoneri, Saelemaekers ha imbeccato Rebic che è andato in buca con un sinistro perfetto. Concorso di colpa per Mancini, che ha marcato il croato con una mollezza inspiegabile. A quel punto la sfida è vissuta solo di guizzi. La Roma ha alzato il baricentro, il Milan però non si è fatto dominare eccessivamente e la gara è rimasta viva e piacevole. Fonseca ha inserito El Shaarawy e Pedro ma davanti per i giallorossi ha fatto tutto Mkhitaryan, prima con un sinistro salito sopra la traversa di pochi centimetri e poi con una conclusione che ha obbligato Donnarumma all’ormai consueto intervento salva Diavolo (proteste giallorosse per un presunto rigore di Hernandez sul numero 77). C’è stato ancora spazio per un break di Tomori (attento Lopez, non era semplice) e poi è andato in scena il prevedibile assalto finale giallorosso, che però non ha prodotto esiti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 1 marzo 2021 16:13
SERIE A 2020/2021 24ª Giornata (5ª di Ritorno)

26/02/2021
Torino - Sassuolo (rinv.)
27/02/2021
Spezia - Parma 2-2
Bologna - Lazio 2-0
Verona - Juventus 1-1
28/02/2021
Sampdoria - Atalanta 0-2
Crotone - Cagliari 0-2
Inter - Genoa 3-0
Udinese - Fiorentina 1-0
Napoli - Benevento 2-0
Roma - Milan 1-2

Classifica
1) Inter punti 56;
2) Milan punti 52;
3) Juventus(**) e Atalanta punti 46;
5) Roma punti 44;
6) Napoli(**) punti 43;
7) Lazio punti 43;
8) Sassuolo(*) e Verona punti 35;
10) Sampdoria punti 30;
11) Bologna e Udinese punti 28;
13) Genoa punti 26;
14) Spezia, Fiorentina e Benevento punti 25;
17) Torino(*) punti 20;
18) Cagliari punti 18;
19) Parma punti 15;
20) Crotone punti 12.

(gazzetta.it)

(*) Torino-Sassuolo è stata rinviata per Covid al 17 marzo prossimo.
(**) Juventus-Napoli da rigiocare dopo il ribaltamento al terzo grado di giustizia sportiva (CONI)
e punto di penalizzazione di conseguenza restituito al Napoli.
binariomorto
00mercoledì 3 marzo 2021 14:03
Juve, Pirlo azzecca i cambi e riparte: tris allo Spezia

Dopo un primo tempo opaco, Pirlo inserisce forze fresche e la gara cambia volto:
al 65' segna lo spagnolo, al 71' raddoppia Chiesa, nel finale Ronaldo firma il tris, raggiungendo quota 767.
De Ligt si ferma nel riscaldamento


Livia Taglioli


Tre punti d’oro, per una Juve che fatica per tutto il primo tempo e trova il gol dalla panchina, dopo l’ingresso al 51’ di Bernardeschi, che firmerà i due assist, e Morata, autore del gol dell'1-0. Dopo 6 minuti sarà Chiesa a realizzare il 2-0 e Ronaldo a firmare il tris all'88', rete che permette al portoghese di raggiungere Pelé a quota 767. Alla fine la Juve supera 3-0 lo Spezia e si rilancia nella corsa scudetto, ribadendo di “crederci ancora”, per dirla alla Pirlo. Certo non è stata una passeggiata, contro uno Spezia che ha dimostrato grande compattezza e organizzazione di gioco, nessun timore reverenziale e grande consapevolezza nei suoi mezzi. Per la Juve è la sesta vittoria consecutiva in casa in campionato, di nuovo con oltre due gol di scarto.

DE LIGT STOP — La gara parte in salita per la Juve, che nel riscaldamento perde De Ligt: Alex Sandro allora arretra e Frabotta va a coprire la sinistra. Per il resto, Morata e Fagioli recuperano ma vanno in panca, con Rabiot, Bentancur e McKennie in mezzo e i “soliti” Ronaldo e Kulusevski in avanti. Quel che manca però è la lucidità, mentre l’atteggiamento attendista messo in campo dalla Juve alla fine penalizza anziché premiare i padroni di casa. E quando i bianconeri provano a ripartire vanno a sbattere sul muro spezzino. Il primo angolo della gara è per lo Spezia, lo stesso la prima occasione, con Marchizza che sbaglia mira da posizione ravvicinata. La risposta bianconera è un tiro rimpallato di Rabiot dal limite e una conclusione da fuori di Chiesa che non trova lo specchio. Con lo Spezia molto mobile, dinamico e compatto, capace anche di arrivare dalle parti di Szczesny con l’aria di chi può fare male. La Juve è invece assai impacciata sia in fase di costruzione che di conclusione, sui radi palloni che arrivano in zona-tiro.

IN CRESCENDO — Emblematica un’azione al 29’, quando Ronaldo, chiuso dalla difesa spezzina, ha un pallone fra i piedi in area e si guarda intorno alla ricerca di qualche compagno. Arriva in suo aiuto Chiesa, ma l’azione sfuma senza un pericolo concreto per Provedel. L’ex viola negli ultimi dieci minuti prova a dare la scossa con qualche accelerazione delle sue: guadagna un angolo e un tiro su cui il portiere spezzino si accartoccia. E’ il segnale di un finale in crescendo, con Ronaldo che al 42’ colpisce un palo con un destro vellutato.

LA SVOLTA — Visto l’inizio di nuovo opaco della ripresa, Pirlo prova a sparigliare inserendo Morata e Bernardeschi al posto di McKennie e Frabotta. Una mossa subito premiata: lo spagnolo al primo affondo trova il gol, su assist di Bernardeschi; Sacchi inizialmente non convalida per fuorigioco, ma il Var capovolge la decisione. Dal minuto 65’ la Juve è in vantaggio grazie alla prima rete di Morata del 2021. Passano 6 minuti e Chiesa trova il raddoppio, dopo una bella fuga con cross in mezzo sempre di Bernardeschi: tiro a botta sicura respinto da Provedel, sulla ribattuta Chiesa colpisce il pallone da terra e con un calcio a mezz’aria infila il 2-0. Ronaldo scalpita e insiste, finché riesce a mettere anche il suo personale sigillo sul match: all’89’ trova la sua ventesima rete in campionato, nonché la numero 767 in carriera, raggiungendo dunque Pelé fra i marcatori di tutti i tempi. Szczesny si ritaglia il suo attimo di gloria respingendo un rigore di Galabinv al 95’, e la Juve chiude in bellezza una gara partita sotto tutt’altri auspici.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 3 marzo 2021 22:20
Rigori e legni, pari pazzesco in Sassuolo-Napoli: il 3-3 arriva al 95'

Dopo l'autogol di Maksimovic al 34', a segno Zielinski, Berardi (rigore),
Di Lorenzo, Insigne (rigore) e Caputo su rigore a tempo scaduto


Mimmo Malfitano


Sarebbe stata un'ingiustizia se il Sassuolo avesse perso. Probabilmente, a Roberto De Zerbi andrà stretto pure il pareggio, perché il suo Sassuolo ha giocato meglio del Napoli e, sul piano del gioco, è stato anche superiore per qualità e quantità. Il pari è arrivato all'ultimo secondo, quando Marini stava portando il fischietto alla bocca per chiudere la gara e certificare il secondo successo consecutivo del Napoli. In quell'istante è successo l’incredibile, Manolas stende Haraslin sulla linea di fondo e provoca il calcio di rigore che Caputo trasforma per il 3-3 finale. Giusto così, in ogni modo, perché il Sassuolo non avrebbe meritato la sconfitta. Berardi, Maxime Lopez e Caputo hanno elevato la qualità degli emiliani, mentre nel Napoli, ancora una volta, Lorenzo Insigne è stato il migliore.

AUTORETE — L'avvio della gara ha evidenziato un Napoli concentrato, pronto a ripartire, controllando a centrocampo le intenzioni dell'avversario. Eppure, le occasioni più pericolose le crea il Sassuolo, prima con Caputo (10') che calcia a lato e, successivamente, con Berardi, sulla quale respinge Meret (15'). Il Napoli trova il vantaggio con Insigne (21'), ma dopo un controllo, la Var annulla la rete per un fuorigioco dello stesso attaccante. La squadra di De Zerbi prende in mano l'iniziativa, Maxime Lopez controlla la mediana, mentre in attacco Caputo, Djuricic e Berardi mettono paura alla debole difesa napoletana. Maksimovic è sfortunato al 34', quando devia in rete una punizione battuta da Berardi. La reazione del Napoli è affidata a Zielinski che al 38', trova il pareggio come un sinistro a giro: l'assist è di Demme. Le emozioni non finiscono qui, naturalmente, perché a un minuto dal riposo, Hysaj aggancia il piede di Caputo in area: il rigore c’è tutto. Alla battuta va Berardi per il 2-1.

PALO E TRAVERSA — La ripresa, nella fase iniziale, è un monologo del Sassuolo, che colpisce un palo con Caputo ed una traversa con Berardi. Il Napoli sembra alle corde, ma anche l'avversario ha speso tanto e lascia parecchio spazio per le ripartenze di Insigne. È da un cross del capitano che nasce il 2-2, realizzato da Di Lorenzo che deve soltanto toccare il pallone in rete da un metro. Gattuso urla dalla panchina, incita i suoi ad insistere. E al 44', Di Lorenzo si scontra in area con Haraslin. Marini fischia il rigore, che è un po' dubbio. Ma la Var ne conferma la decisione. Insigne spiazza Consigli e porta in vantaggio i suoi. Inaspettatamente, c'è da dire. E qui, Gattuso commette il grave errore di sostituire Maksimovic con Manolas, al rientro dopo oltre un mese di assenza. L'ex romanista non è in condizione, non riesce nemmeno ad entrare in partita, ma sa entrare duro su Haraslin commettendo un inutile fallo. Per Marini è rigore. Caputo s'incarica della battuta e regala ai suoi il meritato pareggio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 3 marzo 2021 23:22
Atalanta forza 5 con il ritrovato Ilicic.
Il nuovo Crotone di Cosmi dura un tempo



Lo sloveno, rilanciato titolare da Gasperini, segna un gol e ne propizia due.
Simy firma il momentaneo pareggio dei calabresi, che sprofondano nella ripresa. A segno anche Gosens, Palomino, Muriel e Miranchuk


Marco Guidi

Il debutto di Serse Cosmi sulla panchina del Crotone dura un tempo, poi l'Atalanta mette il turbo e si prende di forza i tre punti. Al Gewiss Stadium finisce 5-1 una gara che nella ripresa rispetta il pronostico della vigilia, dopo 45' di inaspettato equilibrio. Così la Dea sale a 49 punti, ad appena quattro lunghezze dal Milan secondo: un bel modo per avvicinarsi al big match di San Siro con l'Inter di lunedì sera.

SCELTE — Gasperini rilancia Ilicic e in difesa fa rifiatare Toloi, affiancando a Romero e Djimsiti l'argentino Palomino. Cosmi invece mischia le carte rispetto alle ultime uscite con Stroppa allenatore dei calabresi: riecco così Simy dal 1', con l'esclusione degli acquisti di gennaio, Di Carmine e Ounas.

BOTTA E RISPOSTA — Il primo quarto d'ora ha un unico protagonista: Robin Gosens. Il tedesco all'8' regala la prima emozione del match, andando vicino al gran gol con un bel diagonale di prima intenzione col sinistro (palla fuori di poco). Poi, 4' dopo, impatta alla perfezione di testa il cross tagliato di Ilicic: è 1-0 Dea. Partita in discesa, pensano tutti al Gewiss Stadium. E in effetti quando al 19' ancora Ilicic manda in porta Muriel tutto sembra apparecchiato per un monologo nerazzurro, non fosse che prima Cordaz neghi il gol al colombiano in uscita disperata e poco dopo la coppia Romero-Freuler regali il pareggio a Simy, aprendogli un'autostrada verso Sportiello. Il Crotone al 29' ha addirittura la palla del vantaggio, ma Messias, dopo uno sprint a folle velocità su Romero e Palomino, si fa stoppare da un'ottima uscita bassa di Sportiello. È lo spartiacque della partita, perché lo spavento desta l'Atalanta e la banda Gasperini comincia a suonare il solito calcio rock. Dal 41' al fischio di fine primo tempo fioccano le occasioni nerazzurre: prima il sinistro fuori di Malinovskyi innescato da Ilicic, poi la botta di Muriel respinta da Cordaz, quindi il colpo di testa sballato ancora di Malinosvkyi su cross di Muriel, infine il destro sull'esterno della rete di Ilicic. Preambolo di quello che succederà nella ripresa.

SENZA STORIA — Già perché il secondo tempo è veramente a senso unico, nonostante il primo cambio di Cosmi da allenatore del Crotone: Rispoli per Reca, con Pereira che passa da destra a sinistra. Al 48' Palomino in mischia con un tocco sporco di sinistro riporta avanti la Dea. E due minuti dopo Muriel sfrutta uno scivolone di Golemic per chiudere la pratica a tu per tu con Cordaz. L'uno-due tramortisce il Crotone. Si gioca sostanzialmente solo nella metà campo calabrese e al 58' Ilicic col sinistro a giro disegna il gol più bello della serata. Sul 4-1, Gasperini comincia la girandola dei cambi per preservare energie utili in futuro (dentro anche il recuperato Duvan Zapata) e la Dea tira un po' i remi in barca. C'è però tempo all'85' per la magia mancina di Miranchuk, griffe finale sulla goleada nerazzurra: il palo apprezza il gesto tecnico del russo e devia in rete il suo sinistro di rara bellezza. E subito dopo ecco l'esordio in Serie A del giovane Ghislandi. Sì, la festa Atalanta può iniziare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 3 marzo 2021 23:26
Troppo Verona per questo Benevento: è crisi per Inzaghi



Faroni, un autogol di Foulon e Lasagna stendono i giallorossi mai davvero in partita e che ora devono guardarsi le spalle in classifica.
Tante le occasioni per la squadra di Juric, che al Vigorito comanda il gioco dall'inizio alla fine


Nicolò Delvecchio

Il Verona domina al Vigorito e schianta il Benevento con un netto 3-0: di Faraoni e Lasagna i gol per Juric, in mezzo l’autorete di Foulon. Se fosse finita con un parziale più ampio non ci sarebbe stato nulla da dire: troppo morbida la resistenza della squadra di Inzaghi, troppo facile per i gialloblù trovare la strada per la porta di Montipò. Il Verona ha vinto con le armi che abbiamo imparato a conoscere (gli esterni Lazovic e Faraoni, l’imprevedibilità di Zaccagni e Barak, un Tameze praticamente ovunque) e ha finalmente ritrovato Lasagna, a secco di gol dal 10 gennaio. Un’ulteriore buona notizia per Juric, al quale in stagione sono mancate le reti dei centravanti. Le fasce sono invece state il punto dolente del Benevento: Depaoli non è mai riuscito a contenere Zaccagni e Lazovic, e dal suo lato sono arrivati i cross per i primi due gol del Verona. Foulon, entrato all’11’ per Letizia (uscito per un problema fisico), si è perso Faraoni per l’1-0 e ha realizzato l’autogol che ha di fatto chiuso la gara. Non è un caso che, a inizio ripresa, Inzaghi li abbia sostituiti entrambi per passare alla difesa a 3, che però non ha cambiato nulla. ll Verona centra il quarto risultato utile di fila e sale a 38 in classifica, il sesto posto del Napoli è a sole sei lunghezze. È un momentaccio invece per il Benevento, che nelle ultime nove partite ha raccolto quattro pari e cinque sconfitte: il terzultimo posto occupato dal Torino dista cinque lunghezze, ma i granata hanno due partite in meno. Inzaghi, ora, ha davvero poco tempo da perdere: con lo Spezia, sabato, serviranno solo i tre punti.

VERONA DILAGANTE — La svolta della gara arriva subito, all’11’: Letizia, alla prima da titolare dopo due mesi, esce in lacrime e al suo posto entra Foulon. È la mossa (obbligata) che a suo modo decide la gara: col passare dei minuti il Verona prende stabilmente il pallino del gioco, mentre il Benevento fatica tremendamente a costruire l’azione e ad uscire dalla propria metà campo. Non è un caso che al 25’, dopo parecchi minuti di pressione, il Verona vada in vantaggio: Lazovic, dalla sinistra, chiude l’uno-due con Zaccagni e trova Faraoni, che di testa batte Montipò. Malissimo nell’occasione Foulon, che non vede l’unico giocatore in arrivo dalle sue parti. Il Verona sfonda con troppa facilità, soprattutto dal lato di Depaoli, e ancora da lì nasce il raddoppio al 35’: Zaccagni va al cross dalla sinistra, Foulon è poco lucido e di testa infila il suo portiere. Pochi minuti dopo il Verona potrebbe già chiuderla, ma il tiro di Barak da fuori è deviato sulla traversa da Montipò: sedicesimo legno stagionale per i gialloblù.

TRIS IMMEDIATO — Il pessimo primo tempo di Depaoli e Foulon convince Inzaghi a cambiare modulo nella ripresa: fuori entrambi, dentro Improta e Tuia e difesa che passa da 4 a 3, con l’ex laziale a fare il terzo a destra. I sanniti partono aggressivi, ma al 49’ arriva il colpo del k.o.: Lasagna addomestica un lancio lungo dal centrocampo, anticipa Glik e batte Montipò sul primo palo. Il cambio di modulo non ha alcun effetto, perché il Verona quando può arriva stabilmente nell’area giallorossa: prima del 60’ Barak, Lasagna e Gunter hanno grandi chance per il poker, che non arriva quasi per caso. Col passare del tempo i ritmi si abbassano ma la musica non cambia, e nonostante i tanti cambi il triplice fischio arriva al 90’, senza nemmeno un minuto di recupero.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 3 marzo 2021 23:30
Decide Rugani di testa: seconda vittoria di fila per il Cagliari. Bologna k.o.

Con Semplici in panchina è svolta per i sardi: altri tre punti utili per la corsa alla salvezza.
La squadra di Mihajlovic quasi mai pericolosa


Francesco Velluzzi


È un altro Cagliari. Batte il Bologna (1-0) con un gol di Daniele Rugani e conquista la seconda vittoria di fila. Cosa che all’andata gli era successa solo con Torino e Crotone. Ora la speranza di salvarsi è concreta. Alla Sardegna Arena è un’altra musica, la vittoria mancava dal 7 novembre. La cura di Leonardo Semplici sembra funzionare, seconda partita senza subire gol, davanti a un Bologna che, per la verità, non ha fatto tanto in fase offensiva. Più di un giocatore di Sinisa Mihajlovic, che oggi andrà a Sanremo a duettare con Ibra, si è preso una giornata di totale relax. Atteggiamento molle, approccio svagato, il Bologna più volte avrebbe potuto beccare il raddoppio, mentre non ha mai dato la sensazione di poter agguantare veramente il pareggio. Anche perché tutti i difensori e i centrocampisti sardi hanno assicurato copertura, attenzione, concentrazione, dannazione sulle seconde palle. Ora per il Cagliari la trasferta di Genova con tanta serenità, mentre il Bologna andrà a Napoli senza la certezza di una tranquillità che il suo allenatore sperava di ottenere già da stasera. Sono in pochi a salvarsi nel suo gruppo.

PRIMO TEMPO — Davide Astori vive per sempre nei cuori della gente di Cagliari. L’amico fraterno Corrado Scameroni gli ha dedicato un club e due ragazze sono lì a rappresentarlo. In curva c’è una gigantografia di Davide e al minuto 13, naturalmente, il ricordo. La partita comincia con un Cagliari che Semplici ha ridisegnato rispetto a Crotone facendo tre cambi: dietro riappare Ragnar Klavan con Godin e Rugani. L’estone non giocava da metà dicembre a Parma. Davide Zappa, il giovane esterno pallino di Di Francesco, torna a destra, Nandez fa, invece, il quinto a sinistra, mentre davanti con Joao Pedro c’è il Cholito Simeone. Mihajlovic sostituisce solo lo squalificato Danilo con Anton. Il Cagliari parte subito all’attacco e sul corner di Marin, Joao colpisce di testa, ma trova Dominguez. Nandez incappa nel giallo dopo pochi minuti. Ma al minuto 19 i sardi sono in vantaggio: solito corner di Marin, Rugani sale sopra Orsolini e segna il primo gol in rossoblù. Non segnava da due anni. Mentre non riesce a segnare a Simeone che ha una grande occasione ma si fa ipnotizzare da Skorupski, sbagliando un po’ la conclusione. C’è solo il Cagliari in campo (ben 8 corner nei primi 45’), Anton ferma con le cattive Joao e viene ammonito. Al 30’ Dominguez si ferma per un problema al ginocchio. Entra Schouten. Il Bologna, però, non si scuote, pur avanzando un po’ il baricentro. Godin , Rugani e Klavan sono attenti. C’è solo un’uscita in presa alta di Cragno. Niente di più.

SECONDO TEMPO — Si riparte con Ceppitelli al posto del goleador Rugani che accusava da un po’ un problema muscolare. Il Bologna avanza ancora, si fa più insistente, Sansone crea spazi, ma l’attaccante lo fa Svanberg che impegna Cragno con una mezza rovesciata e ci prova con un tiro a giro. Soumaoro colpisce di testa, ma il portiere toscano non si fa sorprendere. Semplici chiede ai suoi di non mollare e di non abbassarsi troppo. Infatti Simeone, anche acciaccato, esce per far spazio a Pavoletti. Mihajlovic le prove tutte con Vignato, Skorupski Olsen e pure Palacio. Oltre a Medel. Semplici si copre con Deiola per l’ottimo Marin e usa i piedi buoni di Cerri che prende il posto di Joao. Vignato semina un po’ di panico, sulla sinistra, ci prova due volte, trova Cragno, davvero attentissimo. Schouten incappa nel giallo che gli farà saltare Napoli, ma salva anche un gol fatto di Pavoletti che stacca di testa all prima palla buona. Sembra gol, ma la palla non varca completamente la linea bianca. Poi c’è ancora una possibilità per Deiola,ma si fa rimontare. Finisce col Cagliari in gloria, tutto in cerchio attorno al suo allenatore e la concreta speranza di potercela fare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 3 marzo 2021 23:33
La Roma non perde il treno Champions:
Diawara all’88' affonda la Fiorentina

Nella ripresa prima fa tutto Spinazzola (gol e autorete), poi nel finale il gol decisivo assegnato dalla Var



Bella vittoria della Roma, che vince 2-1 al Franchi contro la Fiorentina e resta agganciata al treno Champions. I giallorossi staccano di tre punti il Napoli e sono a due punti da Juve e Atalanta, a quota 49. Vittoria meritata quella della squadra di Fonseca, più incisiva alla distanza. La Fiorentina continua nella sua mediocre stagione, e anche il margine sulla quota salvezza si riduce pericolsamente: il Torino è a meno cinque, ma con due partite in meno.

LA PARTITA — Dopo un primo tempo abbastanza noioso (occasioni per Vlahovic e Pellegrini nel contesto di una gara bloccata), nella ripresa fa tutto Spinazzola. Prima sblocca di destro con la complicità di Milenkovic e Dragowski, poi devia alle spalle di Pau Lopez in un disperato tentativo di recupero nella sua area su cross di Biraghi, entrato in campo al posto dell'infortunato Igor. Fonseca perde Veretout (infortunio muscolare, dentro Pedro), poi inserisce anche El Shaarawy e soprattutto Karsdorp, protagonista nell'episodio decisivo. L'ex Feyenoord mette in mezzo una palla bassa molto intelligente per l’inserimento di Diawara, che segna da due passi. Il guardalinee alza la bandierina per un presunto fuorigioco di Karsdorp, ma il terzino è tenuto in gioco da Milenkovic (ancora protagonista in negativo) e la Var convalida. Sorride Fonseca, mentre per Prandelli piove sul bagnato: alla prossima non avrà lo squalificato Ribery e verosimilmente Castrovilli, uscito per infortunio in avvio di ripresa.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 3 marzo 2021 23:37
Genoa-Samp, è derby spettacolo: Tonelli risponde a Zappacosta



Al super gol dell'esterno rossoblu, risponde il difensore blucerchiato di testa sugli sviluppi di un calcio d'angolo


Filippo Grimaldi

Un bel derby della Lanterna: leale, avvincente, giocato a gran ritmo, con qualche rudezza di troppo, ma mai cattivo. L’1-1 finale (reti di Zappacosta e Tonelli) certifica la ripartenza rossoblucerchiata. Il Genoa si rimette in moto dopo il k.o. contro l’Inter e mette in cassaforte il ventesimo punto (in 12 partite) della gestione-Ballardini. Ranieri rifiata, confermando i valori di una Sampdoria partita male con il 3-4-1-2 , ma poi di nuovo in carreggiata nel finale grazie al colpo di testa vincente di Tonelli, quando Ranieri era tornato nel frattempo al 4-4-2. La mossa-chiave è stata però lo spostamento di Zappacosta a sinistra, con Goldaniga sulla fascia opposta; Badelj e Zajc sono tornati al loro posto in mediana a sostegno di Strootman. La Samp invece è partita a handicap: Thorsby, Damsgaard e Askildsen, tutti febbricitanti, sono stati tenuti precauzionalmente fuori dai 23 (dopo la positività di ieri al Covid-19 per un membro del gruppo-squadra) e le scelte si sono così ridotte per Ranieri. Che ha virato su un 3-4-1-2 inusuale: Augello alto a sinistra, Verre alle spalle della coppia Keita-Quagliarella. Di fatto un modulo quasi speculare rispetto al 3-5-2 genoano. Da parte blucerchiata c’è stato il tentativo di sfruttare la velocità di Verre e la sua capacità di creare la superiorità numerica per sorprendere i rossoblu nelle loro ripartenze. Un’idea valida sulla carta, ma che poi nei fatti sino a metà gara poco redditizia.

DUELLO SULLA FASCIA — La sfida Zappacosta-Candreva è stata la più avvincente del primo tempo: un duello chiave anche per le dinamiche della stracittadina, visto che da quella fascia sono partite non a caso le azioni più pericolose per gli uomini di Ballardini. Al 21’ l’arbitro Pairetto ha annullato il gol di Destro, a segno dopo una spinta giudicata eccessiva su Bereszynski e Audero. Poco prima della mezz’ora Zajc protagonista con un paio di conclusioni pericolose: la prima fuori misura, la successiva finita proprio all’incrocio dei pali alla destra di Audero, con una parabola strana che ha sorpreso tutti. È stato, questo, il miglior momento dei rossoblu, anche perché dopo un inizio timoroso Goldaniga ha trovato coraggio sulla destra mettendo pressione su Augello. Primo tempo divertente e giocato a buon ritmo, ma sempre con giudizio da tutte e due le squadre.

LA SVOLTA — Poi è cambiato tutto nella ripresa. Dopo un tiro fuori misura di Quagliarella (6’), sulla ripartenza Strootman ha pescato Zappacosta sulla fascia sinistra con un lancio di trenta metri: Candreva troppo statico (era già successo contro l’Atalanta), Tonelli in ritardo sulla marcatura, il diagonale dell’esterno sul primo palo è fatale per Audero. Immediata la reazione blucerchiata: 4-4-2 con Jankto al posto di Verre e squadra più equilibrata. Al 18’ Perin decisivo sul tiro di Candreva sporcato da Keita. Altro cambio per i blucerchiati, con il ritorno di Gabbiadini (fuori Keita) dopo quasi tre mesi di stop. Nel Genoa spazio invece a Pandev per Destro. Ma il cambio di modulo è decisivo per la Samp: fiducia ed equilibrio, ed è così che al 32’ della ripresa è arrivato il gol di Tonelli, di testa su angolo di Candreva, curiosamente i due sampdoriani con più responsabilità sulla rete genoana.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 4 marzo 2021 13:00
Il Milan si inceppa di nuovo:
1-1 con l’Udinese grazie a un rigore di Kessie al 97'!

Friulani in vantaggio con un gol di Becao su errore di Donnarumma, pareggio nel recupero con un penalty dell'ivoriano.
L’Inter domani può scappare a +6, Juve e Atalanta accorciano a -4


Marco Pasotto


Si è detto spesso che questo Milan è in grado, quando le cose girano come devono, di prescindere da Ibrahimovic, costretto un’altra volta a osservare con aria pensierosa da bordo campo. Ecco, questa è stata una di quelle occasioni in cui invece l’assenza di Zlatan si è fatta sentire con violenza. Il Milan vanifica la vittoria dell’Olimpico sulla Roma e si inceppa di nuovo. A San Siro finisce 1-1 contro un’Udinese molto accorta in fase difensiva, ben messa in campo e brava a portarsi in vantaggio sfruttando una grande incertezza di Donnarumma. Il gol bianconero è firmato da Becao (ancora lui, come la stagione scorsa al debutto di Giampaolo), il pareggio da Kessie su rigore (follia di Stryger Larsen) al 97’. Non pervenuti Leao e Rebic. Domani l’Inter può allungare a +6 ma i rossoneri devono soprattutto guardarsi le spalle, con Juve (una partita in meno) e Atalanta a -4. L’Udinese si conferma un pessimo cliente per le big: prima del Milan aveva già fermato Lazio, Inter e Atalanta.

LE SCELTE — Calendario compresso e problemi fisici vecchi e nuovi hanno costretto ancora una volta Pioli a un turnover più o meno forzato. L’unico reparto che ne esce indenne è la mediana, con la conferma di Tonali e Kessie. In difesa Kalulu largo a destra per l’affaticato Calabria e ripristino della coppia centrale consueta, con Kjaer e il ritorno di capitan Romagnoli dopo la fragorosa esclusione di Roma. Attenzione, però: anche Tomori è stato segnalato in condizioni non perfette alla vigilia e la sensazione è che l’inglese, se fosse stato bene, avrebbe giocato dal primo minuto anche stavolta (magari al posto di Kjaer). In avanti Castillejo ha dato un turno di riposo a Saelemaekers, Diaz ha rilevato Calhanoglu, Rebic si è piazzato come di consueto a sinistra e Leao ha agito da centravanti. Gotti ha cambiato l’Udinese per tre undicesimi rispetto alla vittoria sulla Fiorentina. Fra le novità, il rientro dalla squalifica di Pereyra, piazzato in avanti a supporto di Nestorovski (fuori Llorente, mentre Okaka e Deulofeu non sono ancora pronti). Squalifica scontata anche per Zeegelaar sulla corsia sinistra (per Stryger Larsen), mentre Molina è stato confermato sul versante opposto. In mediana Arslan davanti alla difesa, affiancato da De Paul e Makengo.

POCHI SPUNTI — La prima parata della partita, arrivata dopo 19 minuti su una telefonata di Diaz a Musso, fa intuire come il primo tempo non sia stato un trionfo di bollicine. Una recita per lo più soporifera, in cui l’Udinese ha dichiarato quasi sfacciatamente fin da subito le proprie intenzioni: attendere il Milan con linee corte e raddoppi costanti, senza particolari ambizioni offensive se non quelle obbligate dalle dinamiche di gioco. Nulla di male comunque, ritrovandosi in casa della seconda in classifica. Gli appunti infatti vanno semmai mossi ai rossoneri, incapaci di alzare il ritmo, ovvero l’unica arma per cercare di forzare la serratura friulana. Invece i primi 45 sono scorsi via così, senza una vera iniziativa, ma semplicemente sull’inerzia dell’atteggiamento altrui. Il giro palla del Diavolo è stato compassato, spesso (troppo spesso) rivolto all’indietro, a volte sornione ma senza sfociare nel guizzo capace di creare superiorità numerica. E questo ha prodotto essenzialmente un problema: Leao non è mai stato servito in profondità, che l’Udinese è stata molto attenta a non concedere. Se a questo aggiungiamo la scarsa vitalità della trequarti – Rebic regredito vistosamente rispetto alle belle cose di Roma, Diaz incapace di trovare luce fra le linee, Castillejo (comunque il più vivace in avanti) produttore seriale di cross senza esito -, ecco spiegata la fatica rossonera in fase offensiva. Sul taccuino restano una conclusione di Diaz, un bello spunto personale di Castillejo disinnescato da Musso e un paio di break bianconeri – soprattutto sulla destra con il coraggioso Molina – privi di pericoli concreti per Donnarumma.

AHIA GIGIO — Il secondo tempo è iniziato con l’ingresso di Meité per Tonali (contrattura al flessore destro). L’ennesimo k.o. di una lista che continua ad allungarsi. E’ stata una partita diversa fin da subito. Più viva, più aperta. E ripresa con un grandissimo spavento per il Milan: appoggio completamente sbagliato di Hernandez a Donnarumma, cross di Pereyra e salvataggio sulla linea di Romagnoli su Nestorovski, a porta spalancata. Il pericolo ha messo pepe nelle gambe rossonere. Prima Meité, poi Kessie e Castillejo hanno messo alla prova gli ottimi riflessi di Musso. Altri cambi: dentro Llorente per Makengo (apprezzabile il coraggio di Gotti), Calabria per Kalulu e Hauge per Diaz. Ciò ha portato Rebic centravanti e Leao al centro della trequarti. Ma evidentemente per il Diavolo era una partita di scarsa attenzione in fase difensiva, perché stavolta il pasticcio l’ha combinato quello che non ti aspetti. L’angolo di De Paul è planato su Becao che ha colpito di testa – non forte e non vicino -, Nestorovski ha provato a intervenire senza riuscirci e Donnarumma, tradito dal movimento del macedone, si è fatto passare la palla beffardamente sotto il corpo. Lo svantaggio ha ovviamente armato la reazione del Milan, che si è riversato nella metà campo friulana grazie anche all’inferiorità numerica dell’Udinese, rimasta in dieci nell’ultima parte di gara per l’infortunio di Samir dopo aver esaurito tutti gli slot per i cambi. Ci hanno provato un paio di volte Calabria (murato) ed Hernandez (fuori) fino a quando in pieno recupero si è materializzata la follia di Stryger Larsen, che ha deviato col braccio in area un cross di Rebic. Rigore sacrosanto e gol del solito Kessie. Il Milan limita in qualche modo i danni, ma il bicchiere è senz’altro mezzo vuoto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00venerdì 5 marzo 2021 22:05
Inter, è fuga scudetto: vince a Parma e va a +6 sul Milan



Primi 45’ difficili, in avvio di ripresa Sanchez segna una doppietta (nel bis assist di Lukaku).
Inutile il destro di Hernani, per D’Aversa è notte fonda


Francesco Fontana

Un match complicato, ma che alla fine consegna all’Inter tre punti “da fuga” nel segno di Sanchez, decisivo al Tardini con una doppietta contro un buon Parma che rimane laggiù a quota 15, a -5 dal Torino terzultimo e a -6 dal Cagliari, al momento prima squadra salva. Inutile l’1-2 di Hernani al 71’, così Conte può volare con 59 punti in classifica lasciando il Milan a 53: campionato già concluso? Certo che no, tuttavia i nerazzurri mandano un segnale pesante alla concorrenza e possono tornare ad Appiano Gentile con un sorriso grande così (e senza squalificati in vista di lunedì, quando al Meazza arriverà l’Atalanta).

OUT IL TORO, C’È SANCHEZ — Formazioni. Rispetto alla vigilia non ci sono sorprese per Conte, che in attacco lancia Sanchez accanto a Lukaku con Lautaro che va inizialmente in panchina (per il Toro spazio nel finale al posto del cileno). In mediana torna Hakimi sulla destra (contro il Genoa era squalificato), per il resto tutto confermato con Perisic a sinistra, Brozovic in regia e Barella ed Eriksen ai lati. In difesa, davanti ad Handanovic, ci sono Skriniar, De Vrij e Bastoni. Dall’altra parte D’Aversa – che rinuncia a Nicolussi Caviglia, Cornelius, Zirkzee, Gervinho e Conte – nel suo 4-3-1-2 sceglie Sepe in porta, Osorio, Valenti, Bani e Gagliolo in difesa. A centrocampo Hernani, Brugman e Kurtic con Kucka alle spalle di Man e Karamoh. L’arbitro è Fabrizio Pasqua della sezione di Tivoli.

OK HANDANOVIC E SEPE — La partenza è nerazzurra, il primo squillo arriva al 2’ con Lukaku che serve Hakimi all’interno dell’area, palla in mezzo ma Sepe devia con la manona. Al 6’, dall’altra parte, timide proteste del Parma che con Man reclama il rigore per un presunto fallo di Barella: controllo al Var, niente di illegale e si riparte. Il possesso è dell’Inter, ma al 15’ è il Parma ad avere la prima, vera chance della gara: cross di Hernani, stacco di Kurtic e il connazionale Handanovic c’è e respinge. Servono altri 15’ per il primo tentativo di Conte, che arriva con Eriksen. O meglio, con il suo mancato tap-in: Lukaku a centrocampo, filtrante per Hakimi, bravo a superare Valenti e a metterla dentro; Sepe non ci arriva, nemmeno il danese in anticipo rispetto al pallone. L’Inter alza il ritmo, la partita diventa intensa e prima Skriniar e poi Perisic sfiorano il vantaggio trovando il muro di Sepe (bravissimo) e Valenti. È ancora l’Inter che ci prova, al 38’ tocca a Lukaku: Barella lavora in mediana, dentro per Brozovic e poi per il belga, il cui destro non crea particolari problemi a Sepe, reattivo con il suo piattone. Nel finale un brivido per parte, sempre di testa, con Lukaku e Man: palla fuori. Si resta quindi sullo 0-0, tutti negli spogliatoi dopo 3’ di recupero.


IL NIÑO BUSSA DUE VOLTE — Nell’intervallo D’Aversa toglie Man (non al meglio dopo lo scontro con Bastoni nel primo tempo) e dà fiducia a Mihaila. Conte non invece non cambia, neanche in attacco. E ha ragione, perché al 55’ Sanchez supera Sepe con il sinistro (non proprio impossibile): Inter avanti e partita che cambia. Il Parma sembra non reagire, poco dopo Perisic sfiora lo 0-2 mandando alto da ottima posizione. Il raddoppio è nell’aria e, puntuale, arriva al 62’: ancora con il Niño Maravilla, che con il piattone chiude una grande azione di Lukaku “alla Lukaku”, strepitoso a portarsi dietro mezzo Parma e a servire il compagno face to face con Sepe. Poi spazio ai cambi: D’Aversa sceglie Pezzella, Inglese e Busi (out Gagliolo, Valenti e Kucka), Conte inserisce Vidal per Eriksen. Al 71’ il Parma la riapre: ottimo Pezzella sulla sinistra, Hakimi si oppone male e dall’altra parte Hernani è bravissimo ad anticipare Perisic e a battere Handanovic con un destro al volo. Match riaperto, ma non basta (dentro anche Pellè, all’esordio). Alla fine vince Conte, che non si ferma in questa corsa per lo scudetto. Per il Parma, invece, appuntamento a domenica per una trasferta (a Firenze) da non fallire.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00venerdì 5 marzo 2021 22:10
SERIE A 2020/2021 26ª Giornata (7ª di Ritorno)

02/03/2021
Lazio - Torino (rinv.)
Juventus - Spezia
03/03/2021
Sassuolo - Napoli 3-3
Atalanta - Crotone 5-1
Benevento - Verona 0-3
Cagliari - Bologna 1-0
Fiorentina - Roma 1-2
Genoa - Sampdoria 1-1
Milan - Udinese 1-1
04/03/2021
Parma - Inter 1-2

Classifica
1) Inter punti 59;
2) Milan punti 53;
3) Juventus(*) e Atalanta punti 49;
5) Roma punti 47;
6) Napoli(*) punti 44;
7) Lazio(*) punti 43;
8) Verona punti 38;
9) Sassuolo(*) punti 36;
10) Sampdoria punti 31;
11) Udinese punti 29;
12) Bologna punti 28;
13) Genoa punti 27;
14) Fiorentina, Spezia e Benevento punti 25;
17) Cagliari punti 21;
18) Torino(**) punti 20;
19) Parma punti 15;
20) Crotone punti 12.

(gazzetta.it)

(*) Juventus, Napoli, Lazio e Sassuolo una partita in meno.
(**) Torino due partite in meno.
Lazio - Torino non disputata (il Torino non si è presentato in campo causa Covid).
Torino-Sassuolo è stata rinviata per Covid al 17 marzo prossimo.
Juventus-Napoli da rigiocare dopo il ribaltamento al terzo grado di giustizia sportiva (CONI)
e punto di penalizzazione di conseguenza restituito al Napoli.
binariomorto
00domenica 7 marzo 2021 00:23
Gaich illude il Benevento.
Spezia bello e sfortunato, poi ci pensa Verde

Primo tempo da applausi per i giallorossi, che chiudono in vantaggio.
Nella ripresa i padroni di casa cambiano marcia e dopo tanta pressione e due traverse
(con Gyasi ed Erlic) arriva il pari giusto fra Italiano e Inzaghi


G.O. Olivero


Una battaglia senza vincitori. Spezia e Benevento pareggiano e salgono insieme a 26 punti dopo una partita non bella, ma molto tattica e combattuta. La squadra di Pippo Inzaghi ha disputato un primo tempo encomiabile, chiuso in vantaggio grazie al primo gol di Gaich in Serie A. Lo Spezia nella ripresa ha sfruttato bene i cambi di Italiano, ha pareggiato con Verde e sfiorato la vittoria, che però avrebbe punito troppo un Benevento in piena emergenza e protagonista di una prestazione di enorme sacrificio e applicazione.

PRIMO TEMPO — La vigilia era stata tormentata per entrambe le squadre. Italiano aveva dovuto rinunciare a Provedel, positivo al Covid. Inzaghi, invece, aveva dolorosamente escluso dalla trasferta Schiattarella e Insigne, a causa di una pesante litigata nell’ultimo allenamento prima della partenza per la Liguria. Le novità dello Spezia sono i rientri in difesa di Terzi e Bastoni e la presenza a centrocampo di Leo Sena, mentre il Benevento è in emergenza anche a causa delle assenze per infortunio di Letizia e De Paoli. Così Inzaghi passa al 3-5-2 affidando le fasce a Tello e Improta e per risolvere il problema del gol che manca da tre partite sceglie il ventiduenne argentino Adolfo Gaich, alla terza presenza in A e al debutto da titolare. Lo Spezia cerca subito di innescare la velocità di Gyasi, ma il Benevento copre bene il campo, lascia pochissimi spazi e riesce a disturbare la costruzione avversaria proponendosi anche in avanti. Al 15’ Improta pesca Gaich a pochi passi da Zoet, ma la conclusione al volo dell’attaccante è imprecisa. Al 22’ Caprari fugge sulla destra e crossa, ma l’argentino è in ritardo. Due minuti dopo, però, Gaich è puntualissimo all’appuntamento con il primo gol italiano: Terzi sbaglia un controllo sulla trequarti, Viola gli soffia il pallone e serve l’attaccante che dribbla Ricci e segna sull’uscita di Zoet. Lo Spezia fatica a reagire, Viola calcia centrale dal limite e solo nel recupero Verde costringe Montipò alla prima parata della sua partita.

SECONDO TEMPO — Dopo l’intervallo Italiano rivoluziona la squadra: dentro subito Marchizza ed Erlic per Bastoni e Terzi, al 13’ Farias per Nzola e al 19’ Maggiore per Estevez. Il ritmo dei liguri sale, una traversa di testa di Gyasi precede il pareggio di Verde, segnato al 26’ dopo un cross di Farias, un salvataggio di Montipò su Maggiore e una respinta sulla linea di Tuia. Al 31’ anche Erlic colpisce di testa la traversa. Rispetto a Italiano, Inzaghi non ha la stessa possibilità di intervenire in modo sensibile con i cambi e si limita a inserire Mancini e Sau al posto di Gaich e Caprari, prima di irrobustire la protezione nel finale con Caldirola e Dabo. Lo Spezia non è fluido come altre volte, crea meno occasioni, ma cerca comunque di chiudere gli avversari in area. Il matchpoint, però, è sul destro di Improta che al 45’ calcia fuori da buona posizione. Il pareggio consente a Spezia e Benevento di proseguire la corsa verso la salvezza, che resta lontana, ma che è un obiettivo credibile se lo spirito sarà sempre quello messo in mostra oggi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 7 marzo 2021 00:26
Llorente-Pereyra, due lampi di Udinese per stendere il Sassuolo



Zampata in area dello spagnolo nel finale del primo tempo,
piattone del trequartista nel finale di gara:
Gotti al decimo posto, zona retrocessione lontanissima.
La squadra di De Zerbi non brilla


Pierfrancesco Archetti

Il primo gol "friulano" di Llorente, un contropiede perfetto chiuso da Pereyra. L'Udinese si guadagna così la vittoria per 2-0 contro il Sassuolo e dimentica il pareggio regalato al Milan mercoledì. Per la squadra di Luca Gotti è il quarto risultato utile consecutivo, due vittorie e due pari. Roberto De Zerbi a un certo punto sprofonda in panchina deluso, ancora una volta i suoi giocatori non riescono a segnare all'Udinese. Si fermano spesso al limite dell'area e poi vengono puniti sulle ripartenze.

IL VANTAGGIO — Il Sassuolo fa la partita nel primo tempo, ma l'Udinese segna con Llorente, che ha tre occasioni: prima Consigli compie un miracolo, ma al 42' non può fermare la conclusione, su assist di Molina. Nemmeno tre giorni completi prima le due squadre avevano pareggiato con Milan e Napoli; le formazioni risentono del turno infrasettimanale. Gotti deve lasciar fuori Becao, che ha segnato ai rossoneri ma prima era stato colpito al volto da Rebic e ha il naso fratturato. Dentro De Maio in difesa, Walace per Makengo a centrocampo, Llorente per Nestorovski in avanti. Pereyra come al solito si sdoppia tra attacco e centrocampo (3-5-1-1) e prende spesso in consegna Locatelli, ma anche Llorente soprattutto nel secondo tempo lavora tanto dietro. La miglior chance degli ospiti capita a Kyriakopoulos che taglia in diagonale sul secondo palo su un cross di Berardi: Musso devia in corner.

IL SECONDO COLPO — Quella di De Zerbi all'inizio è una rivoluzione più marcata: già sono fuori causa fra gli altri Chiriches e Boga, ma il tecnico lascia in panchina Caputo, Djuricic, Rogerio, Defrel, mettendo una difesa a tre, isolando a centrocampo Locatelli, con Raspadori punta davanti a Berardi, Lopez e Traore che vengono affiancato dagli esterni Toljan e Kyriakopoulos. Tanto possesso viene quasi sempre fermato al limite dell'area dalla difesa e anche sui calci piazzati i bianconeri respingono senza affanni. Così a inizio ripresa entrano Caputo e Djuricic per Raspadori e Traoré, sistemandosi nelle stesse posizioni dei colleghi. L'Udinese però non si fa superare, anche quando entra Defrel e il Sassuolo passa al 4-2-3-1. Una traversa di De Paul non conta per fuorigioco, anche un contropiede in coppia con Molina porta a un rigore, ma mentre l'argentino si appresta a batterlo il Var fa cambiare la decisione all'arbitro, per fuorigioco di Molina. Un tiro di Djuricic trova preparato Musso, ma nel recupero l'Udinese sfonda ancora: De Paul al 93' serve a Pereyra il gol del raddoppio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 7 marzo 2021 00:31
La Juve di rimonta sulla Lazio: Morata mattatore.
E ora tocca al Porto

Correa porta in vantaggi gli ospiti, Rabiot firma il pari al 39’ pt.
Nella ripresa si scatena lo spagnolo autore di due gol, il secondo su rigore.
E al 69’ Pirlo lo sostituisce col portoghese


Livia Taglioli


Due episodi dubbi in area biancoceleste, un rigore (realizzato da Morata), una traversa scheggiata da Milinkovic: Juve-Lazio è questo e molto altro, in una serata che vede la squadra di Pirlo superare in rimonta i capitolini per 3-1. Con Ronaldo ad osservare dalla panchina. Poi Pirlo lo manderà in campo al posto di Morata, a risultato acquisito. Intanto Correa aveva portato in vantaggio la Lazio, Rabiot aveva firmato il pari, e una doppietta di Morata, supportato da uno scatenato Chiesa, aveva decretato il risultato finale. Con questo k.o. la Lazio porta a tre le sconfitte consecutive in A per la prima volta sotto la guida di Simone Inzaghi. La Juve invece erode tre punti all’Inter, si porta a -7 con una partita in meno, e mette a segno il primo colpo: ora la attende la seconda prova, ancora più ostica, il ritorno degli ottavi di Champions. Se vorrà avanzare, martedì dovrà centrare un’altra rimonta, stavolta sul Porto.

IN&OUT — Se la Lazio deve rifarsi il look per le assenze di Felipe, Radu e Lazzari, la Juve resta alle prese con la sua raffica di indisponibili, l’ultimo in ordine di tempo Bentancur, positivo al Covid. De Ligt non convocato, tornano in panchina Bonucci e Arthur, col rientrante Cuadrado promosso già titolare. Ma la notizia è la panchina di Ronaldo: il portoghese dunque si ferma, ed è la prima volta dopo 16 presenze consecutive in serie A, precisamente dal derby giocato lo scorso 5 dicembre. Ancora fuori Dybala, in avanti giocano Morata e Kulusevski. Nel 4-4-2 varato per l’occasione da Pirlo, trova spazio anche Bernardeschi, sulla fascia opposta rispetto a Chiesa, in mezzo Rabiot e Ramsey. Nella Lazio trova spazio Marusic dietro, sulle fasce Lulic e Fares, con Correa a dar man forte a Immobile.

I GOL — E’ la Lazio a prendere in mano il match nelle battute iniziali. Fares e Milinkovic su punizione fanno tremare la Juve, ma è Correa a colpire al 14’: liberato da un errore di Kulusevski, con un gioco di gambe supera Demiral e infila un destro di prepotenza. E’ l’1-0 per la Lazio. Una respinta di Szczesny su Milinkovic dà il segnale alla Juve: è l’ora del riscatto. Così i bianconeri crescono in personalità e riescono a chiudere qualche spiffero sulla destra. Al 24’ partono grandi proteste juventine per un braccio di Hoedt su una bella incursione di Chiesa in area ma Massa dopo un silent check lascia giocare. Ramsey e Morata di testa sbagliano di poco la mira, al 39’ arriva il pareggio: assist di Morata, Rabiot allunga la falcata e di sinistro infila un Reina non impeccabile sul primo palo.

MORATA SHOW — Dopo un primo tempo double face – i primi 24’ sono di marca laziale, poi domina la Juve – la ripresa si rivela da subito più equilibrata ed aperta. Chiesa in apertura ha l’occasione per il raddoppio juventino, Reina respinge con un grande intervento, poi è Milinkovic a scheggiare la traversa bianconera con un colpo di testa all’indietro. Poi sale in cattedra Morata: prima un contatto assai sospetto in area con Marusic vede lo juventino avere la peggio ma non il fischio arbitrale a suo favore, quindi Chiesa innesca lo spagnolo, che infila il pallone fra palo e portiere, bruciando Hoedt. E’ il 57’, la Juve si porta sul 2-1. Ma lo show di Morata non è finito: Milinkovic travolge Ramsey in area, stavolta Massa fischia e lo spagnolo dal dischetto spiazza Reina. E’ il 60’, la Juve è avanti 3-1. Al 69’ Pirlo cambia il copione: fuori Morata, Cuadrado e Ramsey, dentro Ronaldo, Arthur e McKennie. Poi anche Bonucci e Arthur tornano ad assaggiare il campo, pare quasi di buttare lo sguardo sul prossimo match. Una rimonta è andata in porto, ora ai bianconeri ne servirebbe una seconda.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 7 marzo 2021 20:31
Alla Roma basta Mancini:
batte il Genoa e "vede" Juve e Milan

La squadra di Fonseca ottiene la seconda vittoria consecutiva e si
riporta momentaneamente al quarto posto, in attesa di Inter-Atalanta


Andrea Pugliese


Il quarto gol stagionale di Mancini permette alla Roma di superare anche il Genoa e di tornare, almeno per ora, in zona Champions League. Con il successo per 1-0 sulla squadra di Ballardini i giallorossi sono di nuovo quarti, in attesa però di vedere come andrà a finire la partita di domani sera tra Inter e Atalanta. Per i giallorossi fondamentale il ritorno in difesa di Smalling, capace di ridare solidità ed equilibrio alla retroguardia di Fonseca.

Bene anche Pellegrini e Bruno Peres, mentre continuano a girare a vuoto gli attaccanti, in particolare Borja Mayoral. Per il Genoa, invece, una sconfitta che nasce anche dalla scarsa consistenza dei suoi attaccanti, nonostante Ballardini chiuda la partita con le tre punte. Tra Destro, Pjaca, Shomurodov e Scamacca il più pericoloso, di fatto, è proprio quest'ultimo. L'ultimo ad entrare in campo dei quattro.

POKER MANCINI — Fonseca lascia a riposo Spinazzola e Villar e schiera Cristante sul centrosinistra della difesa a tre, rispolverando Smalling a dirigere il reparto. Ballardini, invece, in extremis preferisce Pjaca a Shomurodov come spalla di Destro, uno dei tanti ex della partita tra le file rossoblù. El Shaarawy e Pedro si muovono tanto, Pellegrini prova spesso a inventare qualcosa, ma il possesso palla della Roma produce poco, se non un tiro alto dello stesso Pedro e un colpo di testa di Mancini. Del resto la Roma va a pressare alto solo a intermittenza, consapevole di come il Genoa possa essere molto pericoloso nelle ripartenze. Badelj e Zajc provano in un paio di occasioni a trovare in verticale Destro, Zappacosta accelera bene sulla sua fascia.
Insomma, in campo si lotta, ma di emozioni ce ne sono davvero poche. Fino al 24', però, quando un angolo calciato perfettamente da Pellegrini viene finalizzato altrettanto bene da Gianluca Mancini, con un colpo di testa imperioso che non lascia scampo a Marchetti. Per il centrale difensivo è addirittura il quarto gol stagionale in campionato, a -1 dal suo record personale. Poi è Pedro a trovare spazio e a calciare da fuori in corsa, ma stavolta Marchetti è bravo a dire di no. Il primo tempo di fatto si conclude qui, perché poi non c'è più spazio per incidere da nessuna delle due parti.

PUNTI IN GHIACCIAIA — Ballardini per riaprire la partita allora manda dentro Shomurodov e Cassata per Pjaca e Ghiglione, restando però fedele al suo 3-5-2. Così ci prova subito Zappacosta dal limite, anche se a rendersi ancora pericoloso dall’altra parte è Mancini in proiezione offensiva. Smalling si distingue in un paio di belle chiusure in verticale su Destro e salva anche su Shomurodov in acrobazia. Insomma, per l'inglese un bel rientro, dopo oltre un mese di assenza dal via. Fonseca così manda dentro Mkhitaryan e Villar, con lo spagnolo che va subito vicino al gol, con un tiro dal limite che finisce sul palo alla sinistra di Marchetti.

Al 29' altro palo per la Roma, con Pedro di tacco su assist di Karsdorp, ma lo spagnolo era in fuorigioco e anche il successivo tocco di Borja Mayoral ad appoggiare la palla in rete non ha più senso. Così Ballardini si affida a un altro ex, Scamacca, passando di fatto al 3-4-3. Ed è proprio Scamacca a sfiorare il pari con un bel tiro da fuori finito out di un soffio. Poi il Genoa prova a spingere fino alla fine, ma riesce a creare solo un paio di mischioni e niente di più. La Roma torna quarta in classifica, in attesa della sfida di domani sera tra Inter e Atalanta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 7 marzo 2021 20:51
Il Crotone è ancora vivo: batte il Torino 4-2 e torna a sperare



Pioggia di gol e due traverse: a segno Simy al 27' su rigore, Mandragora al 45',
ancora il nigeriano al 54', Reca all'80', Sanabria all'84' e Ounas al 94'.
Dubbi sulle decisioni arbitrali, i granata chiudono in dieci per l'espulsione di Rincon


Nicola Cecere

Il Crotone è ancora vivo. Col primo roboante successo della gestione Cosmi ha il diritto di sentirsi ancora iscritto alla corsa salvezza. Quattro le reti inflitte al Torino (prima sconfitta per Davide Nicola) reduce dalla quarantena e perciò impossibilitato a reggere il confronto sul piano atletico. Questo Toro decimato dal virus era privo di Belotti, Bremer, Singo, Nkoulou e Linetty. Con Baselli, Murru e Buongiorno recuperati in extremis in panchina ma non utilizzati. Una squadra, quella granata, andata a pochi centimetri da un clamoroso 3-3 (da 1-3) tra il 40’ e il 41’ del ripresa grazie auna prodezza balistica di Sanabria (al debutto) e a una parata di Cordaz che riesce a spedire sulla traversa un missile di Gojak. Dopo di che in un finale rovente, Ounas prima fa espellere Rincon e poi maramaldeggia in area fino a trovare un sinistro micidiale che chiude questa battaglia.

CAIRO FURIOSO — Diretta in modo approssimativo da Guida, che ha scontentato i calabresi sul gol dell’1-1, ma soprattutto i granata, come si evince dalle parole del presidente Urbano Cairo: “Tutti hanno visto cos’è accaduto. Tre episodi su tre piuttosto evidenti giudicati sempre e comunque ai danni del Toro. Senza nemmeno andarli a verificare al Var, in nessun caso. Direi che i fatti si commentano da soli, anche nella scia di quanto accaduto nelle ultime settimane“. Il numero uno granata si riferisce al rigore concesso al Crotone per mani di Ansaldi commesso (spalle all’attaccante) dopo che Messias lo aveva spinto alla schiena; ai due rigori non concessi al Torino, il primo per un mani di Simy e l’altro per una spinta di Luperto a Sanabria.

UNA BATTAGLIA — Sì, il confronto è stato subito teso. Non cattivissimo però sullo stadio è calato un clima generale di nervosismo che nei primi venti minuti impedisce di vedere tre passaggi di fila. E così, eccezion fatta per un sinistro su punizione di Rodriguez di poco alto, i portieri rimangono inoperosi: gioco a centrocampo. A spezzare questo equilibrio è Zaza, ma non in versione attaccante: nel tentativo di allargare la manovra mette il pallone sul piede di Messias che dalla trequarti galoppa sicuro verso l’area esplodendo poi un tiro dal limite che Sirigu riesce a mettere in angolo (23’). Tre minuti più tardi lo stesso attaccante rossoblu propizia la prima svolta del match incornando un cross verso il centro dell’area e trovando sulla traiettoria il braccio alzato di Ansaldi: un rigore del genere di quello causato da Strygen Larsen all’ultimo minuto di Milan-Udinese. In questo caso, però, il giocatore del Torino si lamenta molto per una spinta alle spalle. In effetti alla moviola si nota l’appoggio furbo di Messias, evidentemente l’arbitro non ha valutato il contatto punibile. Il Var non interviene, i dubbi restano.

GIRANDOLA DI EMOZIONI — Qui la partita si accende. Il Toro prova subito a reagire, il Crotone ha una ghiotta opportunità per raddoppiare ma Ounas in un comodo due contro uno ignora Messias liberissimo accanto a lui e va a cercare la soluzione più complicata: tiro alto. (35’). Sulla immediata replica, Ansaldi impegna Cordaz con una volée insidiosa. E Lyanco (42’) sbucando su un angolo a centro area di testa mette fuori. Sono gli squilli granata che preannunciano il pareggio. Azione insistita e avvolgente chiusa da un cross di Vojvoda che Ansaldi colpisce al volo. Sulla traiettoria c’è il piede di Mandragora che da due metri devia in rete. Anche qui ci sono proteste insistite stavolta di Cordaz che lamenta un contatto tra Mandragora e Pereira in avvio dell’azione. Anche in questa circostanza l’arbitro lo aveva valutato non punibile e quindi proteste inutili.

TORO SOTTO LA CAPPA DELLA MALASORTE — La ripresa si apre con una prodezza di Bonazzoli che dai venticinque metri colpisce l’incrocio dei pali. Sul ribaltamento di fronte è Petriccione a prendere il palo dal limite in seguito a deviazione di Mandragora. La carambola favorisce Messias (il migliore in campo) che cerca il tap in col piatto, Sirigu è sulla palla ma non trattiene e Simy deposita in rete il 2-1. Per il terzo gol occorre un’altra prodezza balistica, firmata Reca dopo che Magallan aveva centrato un altro palo di testa: 3-1 al 35’. Ma il Toro non si è ancora arreso. I cambi operati da Nicola hanno rivitalizzato un po’ la squadra e Sanabria riaccende la sfida col suo capolavoro. Gojak fa il numero del pari, ma non è serata: Toro ancora sotto la cappa della malasorte. Con l’arbitro che giudica non punibile un intervento di Luperto che travolge in piena area Sanabria. Guida è sicuro, noi meno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 7 marzo 2021 20:55
La Fiorentina si fa rimontare due volte, il Parma spreca: è 3-3



La squadra di Prandelli non riesce a difendere il vantaggio e si fa riprendere nel primo e nel secondo tempo.
Gli ospiti provano a vincere, ma poi arriva l'autogol


Luca Calamai

Un finale pirotecnico. Per un 3 a 3 che lascia il Parma al penultimo posto in classifica e la Fiorentina sempre più in zona retrocessione. Il gol del definitivo pareggio arriva nei minuti di recupero grazie a un clamoroso autogol di Iacoponi che deposita nella propria porta un cross di capitan Pezzella. Un punto a testa per due squadre in evidente crisi.

PRIMO TEMPO — Partita strana. Nel primo tempo, a esempio, il Parma ha fatto qualcosa in più eppure ha chiuso sotto per 2 a 1. La squadra viola passa in vantaggio al 28’ con un colpo di testa di Quarta su angolo battuto da Pulgar. Prima rete dell’argentino in maglia viola. Grandi responsabilità, però, della difesa emiliana. E in particolare di Kurtic che salta fuori tempo. Il Parma reagisce bene e quattro minuti dopo pareggia con un rigore trasformato da Kucka. Netto il fallo di mano di Pulgar sul tocco di Gervinho. Partita nuovamente in equilibrio. Ma la squadra di D’Aversa dimostra, anche nel finale di tempo, tutta la sua fragilità difensiva. E al 42’ la Fiorentina torna in vantaggio. Su un colpo di testa innocuo di Pezzella smanaccia male Sepe e Milenkovic da due passi ribatte in rete. In mezzo i gol di Kukca e Milenkovic sono da registrare due opportunità del Parma con Gervinho (ottima respinta di Dragowski) e Bani (colpo di testa fuori). Parma bellino ma sprecone.

SECONDO TEMPO — D’Aversa inserisce a inizio ripresa Mihaila per Hernani e passa al 4-3-3. Il Parma continua a fare la partita. Faticando, però, a costruire importanti azioni da gol. Al 9’ Kurtic non riesce a correggere di testa un interessante cross in area e qualche minuto dopo una conclusione di Karamoh viene bloccata in due tempi da Dragowski. La Fiorentina rallenta ancora di più i ritmi rischiando però pochissimo in fase conclusiva. D’Aversa cambia i due attaccanti inserendo Man e Brunetta e arriva anche il primo cambio della Fiorentina che inserisce Bonaventura al posto dell’infortunato Amrabat. Il predominio territoriale del Parma frutta il pareggio agli emiliani. Cross di Mihaila che trova in area libero Kurtic che appoggia in rete. Grave l’errore di Malcuit che ha perso il centrocampista avversario. Prandelli al 32’ decide di inserire lo spagnolo Callejon al posto di uno stremato Borja Valero. Ma è ancora la formazione emiliana ad andare a segno al 45’ con un micidiale contropiede avviato da Man e sviluppato dal nuovo entrato Inglese con un assist perfetto per Mihaila. Il Parma sembra vicino a conquistare tre punti d’oro. Ma in pieno recupero arriva l’autorete di Iacoponi e un 3 a 3 che non fa sorridere nessuno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 7 marzo 2021 20:59
Il Milan sbanca Verona con le seconde linee e "rivede" l'Inter

A segno Krunic e Dalot in una partita controllata con saggezza e umiltà,
costringendo i veneti – quasi mai pericolosi – a giocare sotto ritmo.
Nerazzurri, in campo domani, a -3


Marco Pasotto


Si dice che a volte ci siano vittorie che valgono più di tre punti. Riflessione normalmente banalotta, però ci sono eccezioni come questo successo del Milan a Verona. Sarebbe stato complicato riuscirci già in condizioni normali, figuriamoci senza otto giocatori, tre dei quali persi per strada nelle precedenti ventiquattrore. Roba da uscire pazzi. E invece, passerella per le seconde linee: il Diavolo sbanca 2-0 il prato dell’Hellas – irriconoscibile – grazie a una magistrale punizione di Krunic e un destro fantastico di Dalot dopo un’azione corale magnifica. Un gol per tempo, senza mai dare spazio ai veneti a eccezione del primo quarto d’ora di partita. Una vittoria che, oltre a tenere a debita distanza chi insegue e accorciare per una notte a -3 dall’Inter, dà anche un grande valore simbolico nel mischione per la Champions: significa raccontare alla concorrenza (e a se stessi) che le difficoltà fortificano e che questo Milan è tutt’altro che scoppiato.

EMERGENZA TOTALE — Juric ha confermato le previsioni della vigilia, con Ceccherini preferito a Lovato in difesa e con Barak e Zaccagni dietro Lasagna in attacco. Lo stesso undici che si era ottimamente liberato del Benevento la giornata precedente. Dall’altra parte del campo, l’ecatombe. Pioli nella sola giornata di vigilia ha perso Rebic, Hernandez e Tonali (portato comunque in panchina), che si sono aggiunti a Ibrahimovic, Calhanoglu, Mandzukic, Bennacer e Maldini. Guai quindi in tutti i reparti, con un attacco totalmente smembrato, tanto da costringere l’allenatore a convocare il baby svedese Roback dalla Primavera. E così davanti, oltre allo scontato Leao, il Milan si è presentato con Saelemaekers, Krunic e Castillejo, mentre in mediana accanto a Kessie è andato Meité e in difesa Dalot ha rilevato Hernandez.

SUPER KESSIE — I primi venti minuti sono andati com’era piuttosto prevedibile, per caratteristiche del Verona e assenze del Milan. E cioè veneti avanti tutta, con la consueta aggressività, soprattutto a sinistra grazie al tandem Lazovic-Zaccagni, con il chiaro scopo di creare superiorità numerica. Rossoneri costretti dunque a una gara di contenimento, riuscito comunque bene perché l’unico brivido fatto correre da Donnarumma è stato a causa del flessore della gamba destra. Quando Gigio dopo 11 minuti ha iniziato a toccarsi la coscia (è intervenuto il massaggiatore), al Milan è sembrato probabilmente di essere su Scherzi a parte. Falso allarme, invece. Il portiere è rimasto al suo posto e il Diavolo, col passare del tempo, ha capito che il possesso veronese non si traduceva in pericoli concreti, e così ha preso coraggio. Il primo break è stato di Leao, che ha sprecato malamente di testa un cross perfetto di Calabria. Il cronometro segnava il minuto numero 15 e i rossoneri poco a poco hanno iniziato a prendere possesso del campo. Un nome su tutti: Kessie, semplicemente mostruoso nell’annullare Barak, coprire le spalle a Dalot e aiutare in fase di costruzione. Insomma, lo scorrere delle lancette ha finito con l’intimidire il Verona e in pratica si è verificata la situazione opposta rispetto alla teoria: è stato il Milan a non far giocare bene i gialloblù, a spegnerli, e non viceversa. La partita si è sbloccata al 27’ grazie a Krunic, che in pratica ha fatto tutto da solo: si è procurato una punizione dal limite (fallo di Magnani, in ampio ritardo) e l’ha trasformata con un arcobaleno di destro degno dei migliori specialisti. L’inerzia del match a quel punto è cambiata ulteriormente, perché una vera e propria reazione il Verona non l’ha trovata e il Milan è riuscito in una piccola, grande impresa: far giocare sottoritmo i veneti.

CONTROLLO — La ripresa non si è discostata dalla seconda parte dei primi 45. Anzi, il canovaccio semmai si è ulteriormente confermato: Verona incapace di alzare il ritmo, Milan in controllo piuttosto agevole e capace di colpire sanguinosamente i gialloblù dopo cinque minuti. Grazie a un’azione molto bella, impostata da Saelemaekers, agevolata da un velo intelligente di Leao che ha mandato fuori causa Ceccherini e Gunter) e un destro all’incrocio di Dalot. La morale è evidente: se manca chi può fare i numeri da solo (Ibra, Calhanoglu), il Milan sa arrivare al gol di squadra. Un’antica virtù ritrovata in una delle giornate più difficili. Anche perché il 2-0 è stato una bella botta per i veneti, che sono caduti in incertezze puerili sia in difesa che in mediana, con tanti errori tecnici. A nulla sono valsi i cambi di Juric: al 9’ trequarti tutta nuova con Bessa e Salcedo per Zaccagni e Barak, tre minuti dopo Dimarco e Ilic per Gunter e Veloso. Nulla da fare: Kessie e Meité sono rimasti padroni della mediana. Ci ha provato Ceccherini di testa (fuori non di molto) e poi Faraoni (salvataggio di Krunic a ridosso della linea), due sussulti estemporanei che non hanno spaventato il Diavolo. Controllo era, e controllo è rimasto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 7 marzo 2021 21:03
La Samp rimonta e si illude,
Nainggolan al 96' fa ridere il Cagliari



Joao Pedro porta avanti Semplici prima dell'uno-due firmato Bereszynski e Gabbiadini.
Alla fine Ranieri e Semplici portano a casa un punto a testa: i rossoblù sono a +2 dalla zona rossa


Filippo Grimaldi

Il Cagliari ha sette vite, perché dopo la doppia prodezza Bereszynski-Gabbiadini, che in tre minuti riprendono e ribaltano i rossoblù proprio nel finale, all’ultimo secondo di un recupero infinito Nainggolan (ma il tocco di Yoshida inganna Audero) beffa la squadra di Ranieri: due a due fra le proteste blucerchiate per un presunto tocco con il braccio di Pavoletti al momento di servire Radja. Partita ad alta tensione al Ferraris, ma gestita per quasi settanta minuti dagli ospiti, in vantaggio nel primo tempo con Joao Pedro, ma poi k.o. fra il 34’ e il 36’ della ripresa. Ora non avrebbe senso domandarsi dove sarebbe oggi questo Cagliari se il cambio della guardia in panchina fosse arrivato prima. La sostanza è che i rossoblù, grazie al tredicesimo gol stagionale di Joao Pedro e al colpo di Nainggolan, raccolgono il settimo punto nelle ultime tre partite. La Samp ha il merito di avere avuto di recuperare lo svantaggio in una partita complicata, anche se l’errore finale è stato fatale. La sfida del Ferraris doveva essere una cartina di tornasole (per due): la squadra di Ranieri voleva capire cosa avrebbe potuto fare da grande, chiuso il mini ciclo di cinque partite (cinque punti raccolti: troppo pochi) per misurare le sue ambizioni a medio termine. Il bilancio parla da sé. Il Cagliari di Semplici, invece, che veniva da due successi nelle prime due gare dopo il cambio di panchina, conferma i suoi progressi, anche sul fronte offensivo. La squadra aveva bisogno di una scossa e di un rinnovamento (anche) tattico. Il rimpianto, semmai, è cosa sarebbe successo se l’iniezione di autostima fosse arrivata prima. Aveva ragione Ranieri a dire che questo Cagliari stava in una posizione di classifica poco consona al valore della squadra.

ALTA VELOCITÀ — La partita è subito accesa: gli ospiti partono forte, squadra corta, gran pressing. Samp in sofferenza, già in difficoltà dopo cinque minuti quando Audero compie una prodezza su Joao Pedro, ma il brasiliano è in fuorigioco. Ma ancora l’attaccante del Cagliari all’11’ va a segno: su una rimessa laterale, Pavoletti sul limite dell’area piccola fa la sponda di testa per Joao Pedro: Audero (super) respinge il primo tiro, ma nulla può sulla ribattuta. Per il brasiliano è il gol numero 13 in campionato, ma la difesa blucerchiata totalmente immobile ha pesanti responsabilità. Botta e risposta, ma il gol del pari non arriva: al 14’ su lancio di Quagliarella, Keita viene atterrato in area rossoblù da Rugani. Giacomelli prima assegna il rigore, poi dopo un check con il Var annulla la decisione - e pure il giallo a Rugani - per un fuorigioco di Quagliarella al momento del lancio.

PRESSING TOTALE — Ma è l’atteggiamento in campo che premia il Cagliari. La Samp non affonda sulle fasce, soprattutto a sinistra dove la catena Augello-Jankto potrebbe fare male a Nandez. Il Cagliari no: è tosto, determinato, e soprattutto rapido a superare la mediana, mentre le ripartenze blucerchiate sono lente e macchinose. Neppure il gol da recuperare fa cambiare la situazione. La Sampdoria parte troppo da lontano, e il Cagliari non si fa mai sorprendere, grazie a un’intensità superiore. Ranieri assiste impotente alla prova grigia di una squadra che ha poco equilibrio e scarsa inventiva. Marin (44’) va vicinissimo al raddoppio, ma è in fuorigioco e sulla ripartenza Jankto spara alto da buona posizione.

MODULO FANTASIA — Dopo l’intervallo, Ranieri prova a dare più fantasia alla manovra, e il cambio tattico (si passa al 3-4-1-2) con l’innesto di Ramirez trequartista al posto di Augello, va proprio in questo senso. Blucerchiati prevedibili, Gaston è l’uomo che può innescare le punte, ma nei fatti l’inizio della ripresa è choc, con Bereszynski decisivo a murare (2’) la conclusione del solto Joao Pedro. La squadra di Semplici va in gestione, ma Pavoletti già ammonito (salterà la Juventus) al 12’ rischia grosso per un intervento in ritardo su Colley. Giacomelli lo grazia, fra le proteste blucerchiate. Ranieri cerca più fisicità in mediana, e prova Thorsby al posto di Ekdal, con Gabbiadini in attacco al posto di uno spento Keita. Soltanto ora la Samp riesce ad alzare il baricentro e in un paio di occasioni Thorsby e poi Quagliarella riescono a battere in porta. Sale la pressione: Bereszynski pareggia con un gol-capolavoro, e poco dopo Gabbiadini con un gran sinistro (lancio di Quagliarella) dal limite firma il 2-1. Gara chiusa? Macché! I tre minuti di recupero raddoppiano dopo uno scontro in area Ferrari-Pavoletti e alla ripresa del gioco arriva la botta decisiva di Nainggolan.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 9 marzo 2021 00:15
Insigne e Osimhen, che magie.
Il Napoli batte un Bologna sfortunato



Gli attaccanti fanno felice Gattuso, ma Sinisa avrebbe meritato di più:
due gol annullati a Palacio e palo di Skov Olsen.
Non basta la rete di Soriano. Crac Ghoulam: si teme per il legamento crociato


Mimmo Malfitano

Nel nome di Lorenzo Insigne. Il Napoli piega il Bologna e conquista la quinta vittoria consecutiva al Diego Maradona. La serata del posticipo domenicale ha nel capitano napoletano il protagonista principale. Realizza due reti, la seconda pesantissima, perché arrivata dopo che il Bologna aveva accorciato le distanze con Soriano. L’orgoglio di Lorenzo è andato oltre, stavolta. Ha sentito dentro di sé la responsabilità di tenere in corsa il suo Napoli per il quarto posto e lo ha fatto nella maniera più concreta possibile. Non ha sfigurato, comunque, il Bologna. Mihajlovic non ha rinunciato a giocarsela, la partita, e in un paio di occasioni ha pure sfiorato il pareggio.

SUBITO INSIGNE — La delicatezza del momento impone al Napoli un atteggiamento prudente, anche perché il Bologna lascia subito intendere che non starà lì a difendersi. Si parte con grande intensità, allora, e Lorenzo Insigne impiega appena nove minuti per indirizzare il risultato. Il capitano, assistito da Zielisnki con un apprezzato colpo di tacco, indovina l’angolo alla sinistra di Skorupski per il, vantaggio napoletano. Il gol, ovviamente, allenta un po’ le tensioni tra i ragazzi di Gattuso. Il quale perde Faouzi Ghoulam dopo appena 20 minuti. In un tentativo di recupero su Palacio, l’esterno sinistro si blocca di scatto tenendosi la coscia sinistra: la prima diagnosi parla di trauma distorsivo ginocchio sinistro, si teme per il legamento crociato. Domani mattina andrà a Roma per farsi visitare dal professor Mariani, a Villal Stuart. Al suo posto entra Hysaj che va a sistemarsi dal lato di Skov Olsen, la vera spina nel fianco della difesa napoletana.

VICINO AL PARI — Mihajlovic priva a spostare di qualche metro il baricentro, per aggredire il Napoli poco fuori dalla sua area. Al 20’, Skov Olsen riesce persino a mettere i brividi all’avversario con un gran diagonale da destra: il pallone sbatte sul palo e ritorna in campo. Gattuso richiama i suoi, li sprona per tirarli fuori da quel leggero torpore nel quale sono piombati subito dopo il gol. Ed allora, è ancora una volta Insigne a scuotere la difesa emiliana, sempre da limite, con un tiro a giro sul quale Skorupski compie un vero prodigio, deviando il pallone in angolo. La gara è equilibrata, le azioni si susseguono su entrambi i fronti. Mertens resta un po’ isolato in attacco, mentre Zielinski è a mezzo servizio per un problema fisico. Dall’altra parte, Palacio corre come un ragazzino, non teme nemmeno il confronto con Koulibaly. Ed è proprio il difensore senegalese, al 23’, a deviarne una botta dal limite. È ancora l’attaccante argentino a gettare nel panico Gattuso, quando al 29’ colpisce di testa, a botta sicura, il cross di De Silvestri. Ospina, al rientro, evita il pareggio con un balzo felino. La chiusura del primo tempo tocca ancora a Palacio che si vede annullare un gol per fuorigioco.

ANCORA PALACIO — La ripresa si apre con l’attaccante argentino sempre protagonista. È lui che dopo due minuti va a contrastare un rinvio di Ospina, frenandone il rilancio e appoggiando il pallone in rete. L’arbitro Chiffi ha un attimo di esitazione, mentre il guardalinee Valeriani punta la bandierina verso il centrocampo. Il dubbio viene risolto dalla Var che evidenzia il fallo di Palacio. Dalle due panchine si provvede ai primi cambi. Gattuso inserisce Osimhen per Mertens (8’), mentre Mihajlovic richiama a sé Poli per fare spazio a Dominguez.

CAMBIO VINCENTE — L’ingresso di Osimhen permette al Napoli di avere un riferimento certo per puntare sulla profondità, favorito pure dal gioco sbilanciato del Bologna che deve recuperare il risultato. Così, al 21’, Zielinski avvia il contropiede con un lancio lungo per Osimhen che, sulla distanza, lascia un metro indietro Danilo e batte Skorupski. Appena un minuto prima del raddoppio, Mihajlovic aveva inserito Musa Barrow per dare maggiore consistenza all’attacco. Ma il raddoppio napoletano rende poco funzionale la mossa del tecnico emiliano che, nonostante tutto, può esultare al 28’ quando Ospina sbaglia un appoggio su Demme e favorisce l’azione per il gol di Soriano. Bologna rientrato in partita? Macché. Lorenzo Insigne non conosce la resa così 4 minuti dopo, approfitta di un controllo difettoso di De Silvestri per avviarsi tutto solo verso Skorupski che batte un tiro a fil di palo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 9 marzo 2021 00:20
È un'Inter al bacio: 1-0 all'Atalanta e di nuovo +6 sul Milan



Decisivo nella ripresa il destro di Skriniar, nel primo tempo super Handanovic su Zapata.
Conte non si ferma più: sette vittorie di fila


Luca Taidelli

Mancheranno pure 12 finali, ma l’Inter ne vince una più finale delle altre contro il peggior avversario del momento, l’Atalanta di Gasperini che avrebbe meritato il pareggio e invece resta dietro alla Roma e al momento fuori dalla zona Champions. Decide un gol di Milan Skriniar, il possibile tesoretto estivo che si trasforma in uomo scudetto nella serata in cui Zapata lo mette spesso alla corda. Ma quello che conta è che l’Inter vola e respinge l’assalto di Milan, che torna a -6, e Juve, di nuovo a -10 ma con un match da recuperare. Così i 113 anni che il club festeggerà domani sono stati festeggiati al meglio.

PRIMO TEMPO — Conte ripropone i soliti noti, con l’eccezione di Vidal che viene preferito a Eriksen per un match che si annuncia molto fisico. Così facendo però si priva del doppio regista, con Gasperini che mette Pessina ad asfissiare Brozovic, l’unica fonte di gioco rimasta ai padroni di casa. La sorpresa tra gli ospiti è però Malinovskyi, il classico terzo che gode nel ballottaggio che sembrava riguardare Muriel ed Ilicic per affiancare Zapata. Pur vantando i migliori attacchi del torneo, le due squadre hanno trovato l’equilibrio vincente blindando nell’ultimo mese la fase difensiva. L’Atalanta arriva al Meazza senza aver subito gol nelle ultime tre trasferte. I tre centrali hanno fisico e velocità per reggere l’urto con Lukaku, che infatti gira al largo contro Toloi e più spesso Djimsiti, lasciando l’uno contro uno centrale su Romero a Lautaro, col difensore che al 14’ rischia l’autogollonzo con un retro passaggio che costringe Sportiello (ancora preferito a Gollini) costretto a mettere in angolo con un colpo di testa. Poco prima però era stata l’Atalanta a rendersi pericolosa con un cross dal fondo di Gosens che attraversa tutta l’area piccola senza che un compagno intervenga. Mentre Skriniar suda sette magliette per tenere Zapata, Bastoni dall’altra parte è poco sollecitato in marcatura ma è bravissimo al 25’ a lanciare Lukaku in campo aperto. Straordinario Djimsiti a recuperare sul belga e poi a murare il destro di Lautaro. Alla distanza cresce però la squadra di Gasp, che alza il baricentro appoggiandosi alla quercia Zapata, vicinissimo al vantaggio quando di testa da angolo svetta su De Vrij e costringe Handanovic al miracolo. Sul secondo corner è Toloi a prevalere su Bastoni, con Brozovic attento sul primo palo. Lo 0-0 all’intervallo insomma è un affare più per Conte che per Gasp.

SECONDO TEMPO — Si riprende con Ilicic al posto di Malinovskyi e Vidal inspiegabilmente in campo malgrado una prestazione insufficiente. Il cileno durerà altri 7’, rimpiazzato da Eriksen. E, ma questo è un caso, l’Inter la sblocca subito dopo, con Bastoni che in mischia da angolo ha la prontezza di toccare la palla per Skriniar, chirurgico col destro nell’angolino. Ecco la svolta che stappa il match, con la capolista a un passo dal colpo del k.o. quando Toloi scivola e dà via libera a Lukaku, colpevole di perdere l’attimo per portarsela sul sinistro, facendosi rimontare da Romero. Mentre nel primo tempo pareva più contratta dell’avversario, con il vantaggio l’Inter sembra acquisire sicurezza mentre l’Atlanta s’ingolfa malgrado un super De Roon che riesce a normalizzare Barella, peraltro non visto visto da Lautaro in due ripartenza che potevano essere sanguinose. Ilicic sembra in modalità off, anche se Zapata appena prima di lasciare il posto a Muriel mette i brividi ad Handanovic con un destro a fil di palo. Entra anche Miranchuk, autore del gol del pareggio all’andata, per Pessina, mentre Conte al 32’ richiama uno spremuto Brozovic e Lautaro per Sanchez e Gagliardini, che a sorpresa si prende la posizione centrale in cui si pensava scalasse Eriksen per schermare proprio Miranchuk. Gasp tenta il tutto per tutto con Pasalic e Palomino per Djimsiti e Freuler, con Toloi che sale a centrocampo in un 4-2-3-1. Conte chiude la girandola dei cambi rinfrescando le fasce con D’Ambrosio e Darmian. La metà campo interista è un enorme corpo a corpo in cui si trasforma in operaio anche il principe Eriksen e l’Inter sguazza. Verso lo scudetto? Lo diranno le prossime 12 finali.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 9 marzo 2021 00:22
SERIE A 2020/2021 26ª Giornata (7ª di Ritorno)

06/03/2021
Spezia - Benevento 1-1
Udinese - Sassuolo 2-0
Juventus - Lazio 3-1
07/03/2021
Roma - Genoa 1-0
Crotone - Torino 4-2
Fiorentina - Parma 3-3
Verona - Milan 0-2
Sampdoria - Cagliari 2-2
Napoli - Bologna 3-1
08/03/2021
Inter - Atalanta 1-0

Classifica
1) Inter punti 62;
2) Milan punti 56;
3) Juventus(*) punti 52;
4) Roma punti 50;
5) Atalanta punti 49;
6) Napoli(*) punti 47;
7) Lazio(*) punti 43;
8) Verona punti 38;
9) Sassuolo(*) punti 36;
10) Sampdoria e Udinese punti 32;
12) Bologna punti 28;
13) Genoa punti 27;
14) Fiorentina, Spezia e Benevento punti 26;
17) Cagliari punti 22;
18) Torino(**) punti 20;
19) Parma punti 16;
20) Crotone punti 15.

(gazzetta.it)

(*) Juventus, Napoli, Lazio e Sassuolo una partita in meno.
(**) Torino due partite in meno.
Lazio - Torino non disputata (il Torino non si è presentato in campo causa Covid).
Torino-Sassuolo è stata rinviata per Covid al 17 marzo prossimo.
Juventus-Napoli da rigiocare dopo il ribaltamento al terzo grado di giustizia sportiva (CONI)
e punto di penalizzazione di conseguenza restituito al Napoli.
binariomorto
00sabato 13 marzo 2021 21:04
Caicedo entra e risolve.
La Lazio riparte, ma che sofferenza col Crotone



Due volte in vantaggio con Milinkovic e Luis Alberto, due volte ripresa da Simy.
Poi il gol dell'ecuadoregno che ha sostituito un opaco Immobile


Nicola Berardino

Ci voleva un gol di Felipe Caicedo, quelli tipici dell'ecuadoriano nel finale di partita, per riportare la Lazio ai tre punti dopo le sconfitte contro Bologna e Juventus. La vittoria contro il Crotone è scaturita però tra tanti affanni da una prestazione che ha risentito delle ombre dell’ultimo periodo (in cinque gare ben quattro k.o. compreso quello di Champions col Bayern). I gol di Milinkovic e Luis Alberto, intervallati dal pari provvisorio di Simy, riavviano nel primo tempo la squadra di Inzaghi. Nella ripresa, dopo il nuovo pareggio con Simy su rigore, altre difficoltà dei biancocelesti, ben fronteggiati dalla caparbietà del Crotone. Al 39’ risolve Caicedo, subentrato 8 minuti prima a Immobile. E la Lazio ha rivisto la luce.

RIPARTENZA LAZIALE — Inzaghi recupera Radu e può risistemare Acerbi al centro della difesa, che sulla destra registra il rientro di Patric, così Marusic avanza a metà campo. Squalificato Cosmi (in panchina Tardioli), il Crotone scende in campo con la formazione che ha vinto contro il Torino. Gara anticipata al venerdì in vista di Italia-Galles di rugby in programma domani all’Olimpico. Assetto molto guardingo dei calabresi con i due esterni di centrocampo che arretrano per fortificare la difesa dinanzi agli assalti della Lazio. Al 7’, alto un tentativo di Correa. Due minuti dopo Cordaz chiude lo specchio della porta a Immobile. Ma il Crotone sbuca al tiro al 12’: insidioso il diagonale di Messias. La Lazio non sbaglia al 14’: cross dalla sinistra di Radu, con un colpo di piatto Milinkovic sigla il suo sesto gol in campionato. La squadra di Inzaghi controlla il gioco cercando spiragli per verticalizzare. Il Crotone studia come ripartire. E al 29’ approda al pareggio con Simy, che si libera di Acerbi e infila Reina con un tocco angolato dai limiti dell’area su pregevole imbeccata di Magallan. Lazio spiazzata dall’1-1. Proteste dei calabresi per un atterramento in area di Ounas. Cordaz para su fiondata di Luis Alberto al 38’. Un minuto dopo lo spagnolo scorge l’angolo giusto per colpire su traversone di Radu smistato da Immobile. E la Lazio torna in vantaggio con l’ottavo centro in campionato del Mago.

CAICEDO DECISIVO — Nella ripresa, il Crotone si presenta con una novità di difesa: Djidji al posto di Magallan. E al 5’ riaggancia il pari con un rigore di Simy, concesso dopo un fallo di Fares su Messias. Dodicesimo gol per il nigeriano, alla terza doppietta in questo campionato. All’11’, Cordaz è pronto su botta di Luis Alberto, deviata da Simy. Si riaccende la Lazio. Alta una conclusione di Immobile. Prova a farsi largo in area Correa. Al 20’, nuovo cambio nel Crotone: Rispoli rileva l’infortunato Reca e va sulla destra mentre Pedro Pereira cambia fascia. Spinge la Lazio. Incornata di Immobile sopra la traversa. Al 25’, esce Pedro Pereira per Benali (Molina si sposta sula sinsitra). E la Lazio fa entrare Escalante e Lulic per sostituire Leiva e Fares. Al 30’, grande chance per Milinkovic: colpo di testa fuori da buonissima posizione. Un minuto dopo, Inzaghi avvicenda la coppia d’attacco: ecco Muriqi e Caicedo per Correa e Immobile. Ma al 33’ Reina salva la Lazio: respinta su incursione di Rispoli. Cordaz rimedia su Milinkovic. Inzaghi dà spazio a Andreas Pereira per Radu. Biancocelesti a testa bassa in avanti. E al 39’ ci pensa Caicedo a liberare la Lazio dalle angosce: su una bordata di Escalante, si inserisce l’ecuadoriano e fulmina Cordaz con la sua settima rete in campionato. Tardioli cambia Petriccione con Di Carmine. Andreas Pereira sciupa al tiro. Il fischio finale di Rapuano dopo 4 minuti di recupero fa tirare un gran sospiro di sollievo a Simone Inzaghi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 13 marzo 2021 21:08
L'Atalanta soffre, poi si scatena Pasalic e lo Spezia va k.o.



Dopo 45' in cui i liguri si fanno preferire,
la Dea si sveglia e con un doppietta del croato più una perla di
Muriel si prende di forza i tre punti per tornare in zona Champions.
E martedì c'è il Real...


Marco Guidi

Un tempo forse con la testa già al Real Madrid, un altro per sbrigare la (complicata) pratica Spezia. L'Atalanta vince 3-1, ritrova il miglior Pasalic (prima doppietta in stagione) e si prende tre punti fondamentali per riportarsi in zona Champions, almeno per una notte. Ora la banda Gasperini può concentrarsi sull'impresa in terra di Spagna: servirà per 90' ben altra intensità e attenzione per rimontare lo 0-1 di Bergamo con i Blancos...

SCELTE — Gasperini risparmia solo Romero e Pessina dell'undici titolare, schierando Palomino in difesa e Pasalic sulla trequarti. Duvan Zapata, uscito per un problema muscolare con l'Inter lunedì, va in panchina. Davanti la coppia Ilicic-Muriel. Italiano disegna lo Spezia col solito 4-3-3, affidando la regia a Ricci e dando fiducia al tridente Verde-Nzola-Gyasi.

EQUILIBRIO — Il primo squillo è della Dea. Al 5' punizione di Muriel, girata di testa di Pasalic: fuori di un soffio. Passata la paura, lo Spezia inizia a macinare il solito calcio di Italiano, fatto di intensità e perfetti meccanismi di copertura preventiva. L'Atalanta invece fatica a innescare le punte, ma al 17' ha la palla per sbloccare una gara complicata: Zoet pasticcia con i piedi, Pasalic è rapido nel servire Ilicic, che senza portiere si fa respingere il sinistro a colpo sicuro dalla testa di Erlic. I liguri creano la loro prima, vera occasione da gol al 33': verticale di Verde per l'inserimento di Ricci che calcia subito sul primo palo, Sportiello è reattivo nel chiudere in angolo. Il primo tempo, a livello di cronaca, è tutto qui, ma il modo in cui lo Spezia imbriglia le trame nerazzurro meriterebbe un manuale di tattica dedicato. Difesa alta, Leo Sena e Maggiore che creano sempre superiorità a centrocampo e Nzola a battagliare su ogni palla con la difesa di casa.

RIPRESA DA DEA — Il secondo tempo inizia con lo stesso canovaccio, ma al 53' Ilicic azzecca la prima giocata della serata, in combinazione con Maehle, e offre dalla destra a Pasalic la palla del vantaggio: piatto dai dieci metri e Zoet battuto. La partita svolta. Gasperini toglie Djimsiti (piccolo problema fisico, ma non preoccupa in vista del Real Madrid in Champions), inserisce Romero e la gara prende una piega decisa appena 2' dopo: sponda di Gosens di testa, Muriel si aggiusta la palla sul destro e pennella una traiettoria da artista all'incrocio opposto. È il 2-0 che rassicura i nerazzurri. A metà ripresa Gasp cambia l'attacco con gli ingressi di Malinovskyi e Zapata per Ilicic e Muriel, mentre Italiano tenta di rivitalizzare i suoi con gli innesti di Estevez e Acampora per Maggiore e Vignali. Tutto inutile, lo Spezia non riesce più ad andare sopra ritmo. E l'Atalanta è in pieno controllo. Anzi, al 73' Pasalic si toglie la soddisfazione della doppietta su pregevole assist di Zapata. La girandola di cambi consegna poi all'ex Piccoli la chance di ricordare alla Dea che lui aspetta di tornare dal prestito: il giovane centravanti accorcia infatti le distanze in un'azione convulsa all'82', un minuto dopo essere entrato, su invito più o meno volontario di Estevez. Nel finale c'è spazio per una protesta furiosa di Gasperini per un intervento più che sospetto di Erlic su Gosens e per un gol divorato da Zapata a tu per tu con Zoet, bravo a respingere in uscita disperata. Adrenalina che servirà ad avvicinarsi con la testa giusta all'appuntamento da dentro o fuori di martedì a Madrid.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 13 marzo 2021 21:12
Quante emozioni al Mapei: il jolly è di Traoré.
Il Sassuolo torna a correre, Verona k.o.

La squadra di De Zerbi batte e scavalca in classifica l'Hellas:
subito in vantaggio con Locatelli, viene raggiunta da Lazovic a fine primo tempo.
Nella ripresa ancora avanti con Djuricic, quindi il 2-2 di Dimarco prima del gol vincente dell'ivoriano


Alex Frosio

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Una gran partita: fisica, tattica, anche tecnica. La spunta il Sassuolo, che ritrova il successo giocando una partita più conservativa del solito ma anche andando a segnare tre gol.

STRATEGIA — Defrel nell’undici non significa soltanto più fisico, è anche un cambio di strategia di De Zerbi: il francese si sistema al fianco di Caputo mentre sui lati si allineano Berardi e Djuricic. Come previsto, infatti, il Verona si accampa nella metà campo del Sassuolo, che quindi rinuncia – giustamente – alla costruzione dal basso per andare direttamente da Consigli a Caputo che combina rapido con Defrel. E al 4’ i neroverdi sono già in vantaggio: Berardi lavora a sinistra, cerca in mezzo Defrel che appoggia per il rimorchio di Locatelli, destro misurato all’angolo alto e dedica con T in favore di telecamera alla fidanzata Tessa. La partita si sviluppa nel tema opposto al previsto: il possesso è infatti del Verona, mentre il Sassuolo tiene la difesa alta ed è attento nelle uscite in pressione. Un lancio in profondità di Veloso al 12’ innesca Lazovic, cross per la testata di Barak e Consigli reattivo ad alzare in angolo. Dimostrazione della reazione dell’Hellas, ancora pericoloso al 16’ (sponda di Lasagna, destro a lato di Tameze) e al 17’ (Faraoni liberato da Zaccagni davanti alla porta si allunga il pallone). Il Sassuolo risponde su angolo di Berardi e testata di Ferrari al 19’ – Silvestri imita Consigli e alza – e con un’azione manovrata da manuale al 35’, con sfondamento di Djuricic e palla a Berardi al lato opposto, finta con il sinistro a sedere Ceccherini e diagonale di destro, niente gol ma mani nei capelli per il capitano neroverde. Il Sassuolo sembra avere le misure degli attacchi veronesi ma al 43’ si apre un buco: Kyriakopoulos e Ferrari bucano il filtrante di Barak che così può arrivare a Faraoni, cross in mezzo dove Lasagna può permettersi pure il liscio, perché Lazovic può raccogliere tutto solo sul secondo palo per freddare Consigli. Da un esterno all’altro, entrambi con i piedi in area, come imparato da Juric alla bottega di mastro Gasperini.

REAZIONE — È l’ultima giocata di Faraoni: c’è Dimarco al suo posto a inizio secondo tempo, introdotto da una fuga di Lasagna interrotta con qualche dubbio da Ferrari. Il Sassuolo torna avanti presto. Al 6’ Kyriakopulos affonda a sinistra, mette in mezzo, la respinta di Gunter è corta, Djuricic raccoglie e fulmina Silvestri. E stavolta la reazione del Verona è meno efficace. La continua ricerca della profondità viene frustrata dai tanti fuorigioco e dalle rincorse dei difensori neroverdi. A volte faticose, tanto che a metà ripresa De Zerbi cambia: fuori Djuricic e Defrel, dentro Marlon e Traore, e 3-5-2. La risposta di Juric è all’attacco: dentro Bessa per Magnani, con Zaccagni a tutta fascia a sinistra e Dimarco terzo difensore, ma a uomo su Traore quindi sempre altissimo. Talmente alto che al 34’ è proprio Dimarco a segnare al volo il 2-2 su cross di Lazovic (di nuovo da lato a lato), nonostante l’estremo tentativo di Ferrari che un minuto prima aveva salvato in rovesciata sulla linea un tentativo di Barak. La partita è vivissima, una battaglia tattica feroce, che non permette cali di attenzione. E invece il Verona ci casca. Al 36’ un retropassaggio di Zaccagni, in zona a lui poco familiare, innesca Caputo che cincischia ma serve Berardi, Dawidowicz devia davanti alla porta. Sull’angolo seguente, però, una mischia sputa il pallone sui piedi di Traore che infila nella foresta di gambe davanti a lui. Juric ci riprova: fuori Zaccagni e dentro Salcedo che va largo a destra. De Zerbi risponde con Lopez per Locatelli e poi Ayhan per Chiriches: niente svolazzi, niente più costruzione da dietro, blindatura dell’area e se serve si spazza. E così il Sassuolo torna al successo, mentre il Verona si ferma ancora, con Juric espulso a ridosso del 90’ per proteste.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 13 marzo 2021 21:20
Vlahovic, tripletta da urlo:
la Fiorentina respira, per il Benevento è crisi nera

Il serbo ne segna tre (l’ultimo è un capolavoro),
poi la squadra di Inzaghi reagisce, accorcia e sfiora il 2-3 con Caprari.
Ma Eysseric chiude i conti


Maurizio Nicita


La Fiorentina vince nettamente e con merito lo spareggio per evitare la zona caldissima della classifica e proseguire con un pizzico di tranquillità il campionato. Il serbo Vlahovic segna una splendida tripletta con i francesi Ribery ed Eysseric che con classe confezionano assist e gol per chiudere la gara e respingere la reazione veemente di inizio ripresa di un Benevento che non si è mai arreso e comunque mostra vitalità per continuare a lottare, nonostante la vittoria manchi ormai da 11 turni. Inzaghi nel secondo tempo e riuscito a far giocare meglio i suoi e da qui deve ripartire per conquistare punti importanti per la salvezza.

GLI ASSETTI — Pippo Inzaghi opta per l’albero di Natale, lasciando da parte il 3-5-2 efficace visto a Spezia. Come centravanti confermato l’argentino Gaich. Prandelli nel suo 3-5-2 rinuncia a Biraghi, preferendo l’esperienza di Caceres e opta per il francese Eysseric al posto di un Castrovilli non al meglio, con questa scelta che si rivelerà tatticamente buona.

BUM BUM VLAHOVIC — La differenza la fa un vecchietto di 37 anni che si chiama Ribery e ancora si diverte a giocare. Il francese fra le linee va a prendersi un pallone che porta rapidamente davanti all’area avversaria, palla allargata a Eysseric il cui cross basso, seppur sporcato da Improta, arriva a Vlahovic che di sinistro non perdona. Il serbo si ripete poco dopo da ottimo opportunista quando dopo un colpo di testa di Caceres (cross ancora di Eysseric) Montipò respinge come può e sulla respinta Vlahovic piazza la doppietta della tranquillità. In mezzo la Fiorentina fallisce una clamorosa occasione con Martinez Quarta che da pochi passi alza incredibilmente sulla traversa. Complessivamente sul piano del gioco la Fiorentina comanda il gioco, “allargando” la difesa avversaria, con un Benevento che fatica a risalire dalle parti di Dragowski. L’unica occasione su un cross di Hetemaj sul quale Gaich manda fuori tempo Pezzella ma poi sull’uscita del portiere viola conclude di tacco male. Ma prima di andare negli spogliatoi ecco il capolavoro di Vlahovic che difende palla nella trequarti dagli abbracci non tanto affettuosi di Glik poi si gira compie un paio di passi e dai 20 metri scaglia un sinistro a giro che va nel “7” a mettere in sicurezza il risultato.

UN’ALTRA PARTITA — È quella della ripresa, con il Benevento trasformato che produce il massimo sforzo mettendo alle corde la Fiorentina con un’azione veloce e avvolgente. Roberto Insigne, al posto di Viola, si produce in un paio di tiri interessanti. Il gol della speranza arriva da angolo, ben calciato da Caprari con Ionita che salta più alto di Pezzella. Poi ancora Caprari costringe alla parata Dragowski e sull’angolo i padroni di casa protestano per un mani di Caceres, ma Giacomelli (consultandosi col Var Maresca) decide di non fischiare perché la palla prima tocca la coscia dell’uruguaiano. Inzaghi ci prova inserendo Lapadula accanto a Gaich, Prandelli dà più sicurezza ai suoi passando al 4-4-2 e quadrando meglio la fase difensiva. E alla prima occasione ecco quel vecchiaccio di Ribery che confeziona anche il quarto gol, servendo un assist delizioso ad Eysseric che confeziona un altrettanto preciso pallonetto che chiude definitivamente la gara col 4-1.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 14 marzo 2021 13:58
Botta e risposta Pandev-De Paul:
tra Genoa e Udinese è 1-1.
Ma quel palo al 93'...



L'attaccante macedone subito in gol, l'argentino non sbaglia dal dischetto.
Friulani più pericolosi, ma nel recupero che occasioni per Zajc e Behrami


Filippo Grimaldi

Il Genoa riparte, con il rammarico per la doppia occasione Zajc-Behrami (palo) negli ultimi secondi di gara: l’1-1 finale (guizzo di Pandev e rigore di De Paul) permette comunque ai rossoblù di ripartire dopo la sconfitta dell’Olimpico, e questo era ciò che più interessava a Ballardini, in una lotta per la salvezza sempre più complicata. L’Udinese continua invece la sua costante risalita in una classifica sempre più interessante: quindici punti nelle prime otto giornate del ritorno dicono molto, ma non tutto, su una crescita importante degli automatismi e del gioco della squadra di Gotti. Certo è che l’anticipo del Ferraris regala quanto prometteva alla vigilia: ritmi alti sino alla fine e gara giocata a viso aperto. Ballardini passa indenne il primo esame di un trittico-chiave per il Grifone (le prossime saranno la trasferta a Parma e la Fiorentina a Marassi) nella lotta per la salvezza. Il Genoa ritrova un buon Perin fra i pali, anche se deve rinunciare a due titolari come Masiello (a sorpresa titolare Biraschi dopo 111 giorni dall’infortunio: l’ultima all’andata a Udine) e Destro, sostituito proprio dal macedone. L’Udinese, no: si affida a Nuytinck in difesa, mentre De Maio sostituisce Bonifazi come centrale. In mediana comanda De Paul, che da quando è a Udine ha sempre fatto male ai rossoblù, con Llorente terminale offensivo più avanzato assistito da un eccellente Pereyra, migliore dei suoi.

BOTTA E RISPOSTA — Partita decisa dai gol nel primo tempo, con l’Udinese subito a gran ritmo (4’, affondo pericoloso di Pereyra), ma che poi è andata in svantaggio (8’) con una prodezza di Pandev (ma sbaglia De Maio), servito da Strootman sulla fascia sinistra dopo che Shomurodov aveva aperto lo spazio per il compagno. L’arbitro Camplone prima annulla per un presunto tocco con il braccio del macedone, ma poi dopo il consulto con la Var convalida la rete. I friulani ripartono: Pereyra va a segno (14’), ma è in posizione irregolare. La squadra di Ballardini vive qui il suo miglior momento, anche perché gli uomini di Gotti faticano a fare un pressing efficace. Ma dopo un’occasione per parte – Stryger Larsen alto al 25’, e Shomurodov fuori misura un minuto dopo – arriva il pari ospite. De Paul mette un pallone perfetto per Pereyra che al limite dell’area piccola viene messo giù da Criscito. Rigore netto e lo stesso De Paul dal dischetto non sbaglia (30’). La parità ridà nuovo slancio al gioco bianconero, che sfiorano il raddoppio con Llorente: Perin bravo a bloccare a terra. Bel primo tempo, vivace, ma l'Udinese può essere davvero pericolosa alzando il baricentro e aumentando il numero dei giri.

FINALE CALDO — Non cambia il canovaccio nella ripresa. Il Genoa prova a sorprendere la squadra di Gotti che pare però in assoluta gestione del gioco. De Maio manca il raddoppio di testa sugli sviluppi di un angolo (10’), Zappacosta risponde con diagonale dalla distanza (12’) lontano dalla porta. Ripresa comunque divertente, a buon ritmo. Gotti prova la carta-Makengo, ma il protagonista assoluto diventa Pereyra, che dribbla quattro difensori e trova Perin e Radovanovic a chiudergli lo spazio al tiro (20’). Qualche pausa e un po’ di errori su entrambi i fronti, sino al finale-show del Genoa, che in settanta secondi va due volte vicino al raddoppio, con Zajc (47’) e con il successivo palo di Behrami (48’).

Fonte: Gazzetta dello Sport
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