Campionato di calcio Serie A stagione 2017/2018

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binariomorto
00domenica 15 aprile 2018 18:35
Milan-Napoli 0-0, Gattuso e Sarri lottano.
La Juve se la ride

Al Meazza, rossoneri e azzurri provano senza successo a trovare la via del gol



La manona di Gigio Donnarumma schiaccia l’interruttore dei sogni scudetto del Napoli al 92’, come nei peggiori incubi azzurri: il tocco di Milik è di quelli che possono cambiare la storia della stagione, tenere vive le speranze di rimonta sulla Juve e rimettere benzina nel motore balbettante di questa primavera sarriana. Invece niente: Gigio si allunga e spegne la luce. A San Siro, tra Milan e Napoli finisce 0-0 e a sorridere è solo la Juve, che contro la Samp ha l’occasione di allungare a +6 sugli azzurri e (ri)cucirsi un altro pezzetto di stoffa tricolore sul petto. Sarri vede l’impresa allontanarsi, Gattuso sciupa un’altra occasione di riavvicinare il terzetto della zona Champions: il tris di gare in casa ha portato 3 punti, l’unica euro-consolazione era arrivata da Firenze prima del match, la Fiorentina è ancora dietro.


LA PARTITA — Gattuso sceglie di non pressare alto e intasa il campo di uomini in fase di non possesso: quando il Napoli porta palla, il 4-3-3 rossonero diventa un 4-5-1 con due linee molto strette a coprire il campo, Insigne e compagni provano a sfondare centralmente con combinazioni nello stretto ma trovano pochi sbocchi, merito anche di un Zapata sontuoso nelle chiusure – il colombiano dà sicurezza ai suoi – e dell’attento lavoro di Biglia in copertura. La banda Sarri non è al top della condizione e si vede: raramente riesce ad alzare i ritmi e quando lo fa, manca la zampata vincente. Prima del match ball fallito da Milik nel recupero, il palloni migliori capitano al quarto d’ora del primo tempo sul destro di Mertens, liberato da un tacco favoloso di Insigne al limite dell’area (azione viziata da un fuorigioco del fantasista), con Donnarumma a dire di no, e in avvio di ripresa: Hamsik spreca allargando troppo l’angolo del suo diagonale su un’altra magia nello stretto di Insigne. Rispetto alle uscite con Inter e Sassuolo, il Milan sta meglio e prova a creare pericolo soprattutto nella prima fetta di gara, allargando sulle fasce e cercando Kalinic con i cross: il croato manda fuori di testa all’11’, poi soffre gli anticipi di Albiol e Koulibaly. Al 70’, quando Silva prenderà il suo posto, saranno fischi, come sempre. La vera chance, però, il Milan se la crea con un tiro da fuori di Bonaventura nei primi minuti: bravissimo Reina ad allungarsi. Nel finale di gara, invece, le ultime accelerate ancora a forza di palloni in mezzo all’area: Silva e Locatelli mettono i brividi agli azzurri ma non si passa.

I SOLITI NOTI — Look “casual” ma non solo: Sarri e Gattuso si somigliano anche quanto alle scelte a gara in corso. Entrambi si affidano ai propri titolarissimi e tardano ad effettuare le sostituzioni. Il toscano inserisce Milik a metà ripresa (continua il periodaccio di Mertens, peraltro sempre all’asciutto contro i rossoneri), Ringhio gioca la carta Silva poco dopo. E il polacco, fermato dal miracolo di Donnarumma al 92’, toglierà il sonno a Sarri: con più tempo a disposizione, avrebbe avuto altre occasioni di bucare la porta rossonera?

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 15 aprile 2018 20:21
Juve-Samp 3-0: Douglas tre assist,
gol di Mandzukic, Howedes e Khedira

Il brasiliano entra per l'infortunato Pjanic e serve tre passaggi gol : bianconeri a +6 sul Napoli



Tre gol come al Bernabeu, ma senza amarezza finale. Anzi, la vittoria della Juventus sulla Sampdoria ha un retrogusto anche più dolce grazie allo 0-0 del Napoli a casa del Milan, perché permette ai bianconeri di mettere un'ipoteca sullo scudetto. Persa la Champions, la Signora azzanna il campionato con la ferocia di chi non vuole abdicare dopo 6 anni di tirannia e sbatte i rivali azzurri a -6 in attesa dello scontro diretto (tra una settimana allo Stadium). L'impresa stavolta è firmata da protagonisti vecchi e nuovi: apre Mandzukic, protagonista al Bernabeu, bis della new entry Howedes (prima rete in bianconero) e terzo gol di Khedira. Tutto con la sapiente regia di Douglas Costa, subentrato ma decisivo.

ANCORA TU, MARIO — Allegri lascia in panca Benatia, Alex Sandro, Lichtsteiner, Douglas Costa e Higuain e sceglie il 4-2-3-1 con Howedes terzino destro, Matuidi alto a sinistra, Cuadrado a destra e Mandzukic centravanti, ma il primo tempo è da pennichella. A parte il gol, la Juventus tira in porta due volte (con Cuadrado e Mandzukic) e la Samp di Giampaolo, schierata con il 4-3-1-2 (Ramirez a sostegno di Zapata e Quagliarella), è tutta in un'occasione dell'ex Quaglairella, su cui Buffon è ben piazzato. Il resto è svagatezza e tatticismo, almeno fino a quando la cattiva sorte non dà un aiutino ad Allegri: a due minuti dall'intervallo Pjanic esce per un fastidio muscolare e il sostituto Douglas Costa pochi attimi dopo dipinge per il destro di Mandzukic il cross che vale il vantaggio. Così Marione, che non aveva mai segnato in campionato nel 2018 (ultima rete a Bologna a metà dicembre) trova la terza rete nelle ultime due gare dopo la doppietta (inutile) al Real.

MARCHIO DOUGLAS — Massimo risultato con il minimo sforzo, con Douglas Costa che si conferma letale per parabole e accelerazioni. Non a caso è sempre lui a mettere sulla testa di Howedes (già, proprio l'oggetto misterioso del mercato estivo, con più minuti passati in infermeria che in campo) il cioccolatino delizioso per il raddoppio, che arriva al 14'. E poi a omaggiare Khedira (al 29') con un altro pallone irresistibile. Tre a zero e tre assist di mister Flash, che vuole griffare il settimo scudetto. A inizio ripresa Giampaolo aveva provato a muovere le acque inserendo Kownacki per Quagliarella, che dà meno punti di riferimento. Ed è lui a creare subito un po' di agitazione nell'area avversaria (palla che finisce a lato), seguito a ruota da Zapata (colpo di testa stoppato da Buffon). Fino al 2-0 di Howedes, che chiude partita e forse anche il campionato. La Signora ferita non molla, anzi diventa ancora più feroce. Napoli avvisato: appuntamento domenica prossima sempre allo Stadium (mercoledì ci sarà la trasferta a Crotone per il turno infrasettimanale) per il match clou della stagione.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 15 aprile 2018 23:33
Lazio-Roma 0-0: Radu espulso, due legni per i giallorossi

La squadra di Inzaghi fa la partita ma crea poco,
quella di Di Francesco è più pericolosa (legni di Peres e Dzeko) ma non sfonda.
Espulso il terzino biancoceleste



La Lazio fa la partita ma non tira in porta, la Roma è più stanca e si ferma ai pali: il derby finisce 0-0 e il risultato tiene le squadre appaiate al terzo posto, con il piccolo vantaggio da parte giallorossa legata allo scontro diretto favorevole. Il risultato è casuale, se è vero che la squadra di Inzaghi pare avere a lungo il controllo della gara, almeno fino a quando non resta in dieci. E dall’altra parte Di Francesco può recriminare per i due legni colpiti, l’ultimo al 46’ del secondo tempo da Dzeko.

PRIMO TEMPO — Le formazioni sono quelle annunciate, Inzaghi sceglie Felipe Anderson vicino a Immobile e lascia in panchina Luis Alberto, mentre Di Francesco se la gioca modello Barcellona, riproponendo lo stesso modulo e la stessa formazione, fatta eccezione per Bruno Peres al posto di Florenzi. La Lazio inizia meglio, prova a tenere alti i ritmi e a soffocare con un pressing asfissiante il gioco della Roma. Al 7’ la prima occasione è per Parolo: Jesus e Kolarov si addormentano su un pallone vagante in area, il centrocampista arriva in corsa e spara alto il destro. La linea difensiva della Roma gioca molto alta: in appena 15 minuti Manolas e compagni mettono in fuorigioco cinque volte gli attaccanti di Inzaghi. Così la gara si impantana a centrocampo, dove le due squadre provano a giocare massimo a due tocchi nella speranza di trovare un’imbucata vincente. Proprio questa è la giocata di Milinkovic al 29’: pallone dietro la linea giallorossa per Parolo che non capisce di essere solo - seppur in posizione defilata - e invece di controllare accelera la conclusione sbagliandola. L’ultimo quarto d’ora è invece di marca Roma, che al 37’ confeziona l’unico tiro nello specchio della porta del primo tempo: Nainggolan confezione un gioiello per Peres tagliando fuori Radu, il brasiliano controlla solo davanti a Strakosha spostato sulla destra e centra il palo con un diagonale. Un minuto dopo Dzeko non arriva in tempo al tap-in a pochi passi da Strakosha, dopo un cross di Kolarov. Il match è duro come non può non essere un derby, se è vero che Mazzoleni deve usare quattro volte il cartellino giallo.

DUE VOLTI — Il secondo tempo comincia sulla falsariga del primo: è la Lazio a fare la partita, la Roma si abbassa e prova le ripartenze. Al 7’ un errato disimpegno di Manolas favorisce Immobile, che s’invola verso Alisson ma sbaglia l’ultimo controllo e consente il recupero dei difensori della Roma. Il primo cambio è di Di Francesco, che sostituisce un evanescente Schick con Under. Proprio una ripartenza del turco porta alla conclusione Dzeko, al 13’: destro a giro, alto. Inzaghi risponde con un doppio cambio: al 14' fuori Felipe Anderson e Lulic, dentro Luis Alberto e Lukaku. Al 16' primo nello specchio della Lazio: sinistro di Marusic, Alisson blocca a terra. L’occasione più grande, per la Lazio, arriva all’inizio del minuto 21: Peres perde un pallone in uscita, Milinkovic dal limite scucchiaia per Immobile che allarga troppo l’esterno destro sul secondo palo. Al 29’ Manolas, colpito duro in precedenza da Immobile, lascia il campo a Florenzi: Di Francesco non cambia modulo, Kolarov scala a fare il terzo centrale, Peres va a sinistra, Florenzi a destra. Non passa neanche un minuto, la Lazio buca a sinistra, il pallone arriva a Luis Alberto che dal limite sfiora il palo con il destro. Al 35' la Lazio resta in dieci: Radu trattiene Under, Mazzoleni estrae il secondo giallo per il romeno. A quel punto Di Francesco toglie Peres inserendo El Shaarawy per un 4-2-3-1, mentre Inzaghi rinuncia a Immobile per Bastos. L’inerzia cambia totalmente, la Roma si riversa nella metà campo avversaria alla ricerca dei tre punti, anche se Milinkovic si mette a fare l’attaccante e proprio lui costruisce un’occasione d’oro per Marusic, sul quale è provvidenziale il recupero di El Shaarawy al momento del tiro. Poi Dzeko ha tre grandi occasioni in meno di un minuto, tra il 45 e il 46’: prima si vede parare da Strakosha il colpo di testa su cross di Under, poi stampa sulla traversa un’altra zuccata a Strakosha battuto, infine sfiora il palo con una conclusione dal limite. C’è ancora spazio per un recupero di Kolarov al 48’ su un contropiede Lazio e un tentativo da metà campo di Milinkovic che spaventa Alisson. Lo 0-0 sa di Champions, qualificazione che oggi sarebbe centrata da entrambe le squadre.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 15 aprile 2018 23:38
SERIE A 2017/2018 31ª Giornata (12ª di Ritorno)

14/04/2018
Cagliari - Udinese 2-1
Chievo - Torino 0-0
Genoa - Crotone 1-0
Atalanta - Inter 0-0
15/04/2018
Fiorentina - Spal 0-0
Bologna - Hellas Verona 2-0
Milan - Napoli 0-0
Sassuolo - Benevento 2-2
Juventus - Sampdoria 3-0
Lazio - Roma 0-0

Classifica
1) Juventus punti 84;
2) Napoli punti 78;
3) Lazio e Roma punti 61;
5) Inter punti 60;
6) Milan punti 53;
7) Fiorentina punti 51;
8) Atalanta punti 49;
9) Sampdoria punti 48;
10) Torino punti 46;
11) Genoa e Bologna punti 38;
13) Udinese punti 33;
14) Cagliari punti 32;
15) Sassuolo punti 31;
16) Chievo punti 30;
17) Spal punti 28;
18) Crotone punti 27;
19) Hellas Verona punti 25;
20) Benevento punti 14.

(gazzetta.it)
binariomorto
00mercoledì 18 aprile 2018 21:03
Inter, Spalletti: "Icardi poteva segnare di più.
Karamoh, quel colpo di tacco..."

L'allenatore nerazzurro dopo il 4-0 al Cagliari: "La squadra mi è piaciuta,
anche se prima di mettere al sicuro il risultato non avevamo il ritmo giusto"


"Dopo aver messo al sicuro il risultato la palla viaggiava al ritmo corretto, prima non c'era la cadenza giusta. Ma tutto sommato abbiamo fatto una buona partita, la squadra mi è piaciuta. Se è questa l'Inter che vorrei? Direi di sì". Parola di Luciano Spalletti, che analizza il 4-0 della sua Inter al Cagliari ai microfoni di Premium Sport. "Icardi? Sono contento per i 25 gol, anche se immagino che sia lui a non essere contento, perché avrebbe potuto capitalizzare di più. Ha fatto tanto movimento, ha aiutato la squadra, ma sotto l’aspetto della realizzazione penso che lui non sia felice, so che vorrebbe portare a casa tutto".


KARAMOH E QUEL TACCO — Dal capitano agli altri protagonisti, Spalletti parla dei singoli: "Rafinha? È un calciatore che sa giocare tra le linee, è bravo ad abbassarsi quando gli avversari ripartono e poi, in fase di possesso, ha un bel piede. Karamoh? È un calciatore forte, dal punto di vista dell’estro ti lascia lì, mentre sotto l’aspetto dell’equilibrio e del ragionamento diventa difficile trovarlo dentro alla squadra. Ma è forte, al pubblico piace, anche se il colpo di tacco che ha fatto è un gesto che non deve ripetere se vuole diventare un campione: va responsabilizzato e sotto porta deve migliorare, ma ha grandi qualità e ampi margini". Chiusura su Gagliardini, uscito in barella per infortunio: "Ci mancherà, perché ha caratteristiche che nessun altro ha nel nostro centrocampo".

IN MASCHERA — Simpatico siparietto poi a Sky Sport: quando gli mostrano una maschera che lo raffigura, Spalletti la porta al volto e commenta: "Sono io questo? Secondo me potrei metterla, starei meglio. La tengo volentieri, stasera mi presento con indosso questa davanti alla mia bimba...".

SABATINI — Al tecnico toscano chiedono anche un commento sulle parole di Sabatini ("il mio addio all'Inter dolorosissimo") e lui risponde così: "Sabatini è una persona alla quale voglio bene, è di grande cultura e sentimento. Aspetto che mi inviti a cena. Il resto commentatelo voi".

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 18 aprile 2018 21:06
Benevento-Atalanta 0-3. Gol di Freuler, Barrow e Gomez

Dopo 20' De Zerbi crolla: lo svizzero apre al 21', al 49' bis del 19enne (appena entrato), tris del Papu.
De Roon fallisce un rigore. In serata i campani potrebbero essere in Serie B


Quattro minuti per scrivere una storia. A Musa Barrow tanti ne bastano per rendere interessante un pomeriggio apparso improvvisamente scontato. I quattro minuti che cambiano il presente di questo attaccante di 19 anni sono i primi della ripresa: il tempo di entrare, timbrare la settima presenza in Serie A e chiudere la gara del Vigorito firmando il primo gol in A (quello dello 0-2). L'Atalanta travolge in casa un Benevento che questa sera, se la Spal vincerà o se la Spal perde e il Crotone vince, sarà matematicamente in Serie B. Sblocca Freuler, chiude il Papu: Gasperini ha lanciato ufficialmente l'attacco di primavera all'Europa.

AGILE E SMART — Gambe brillanti pronti via, fiato corto e testa appesantitasi improvvisamente una volta incassato il primo colpo. Si consuma troppo presto questo Benevento: 20' di calcio gradevole sono pur sempre apprezzabili da una squadra spacciata da mesi. Ma, evidentemente, il ritorno in Serie B prossimo ad essere certificato anche dalla aritmetica rappresenta un blocco decisivo per i ragazzi di De Zerbi. Mai seriamente in pericolo questa Atalanta esperta, forte e solida. Venti minuti, i primi, però non sono affatto da buttare per i campani: dal giro palla a metà campo alla capacità di aggredire con cinque-sei uomini in possesso, dalla regia di Viola con accanto un Del Pinto che comincia mettendo non poco in difficoltà i più titolati De Roon e Freuler. L'avvio piacevole, ordinato, a sprazzi intenso dei campani è premiato dopo 18' dalla prima occasione. Quando Brignola spacca in due la difesa dell'Atalanta e mette Diabaté comodamente davanti a Berisha, a Benevento sono già tutti pronti a festeggiare l'ennesimo gol del lungagnone maliano. E invece la scelta, stavolta, di andare di suola si trasforma in un pallonetto sciagurato.


SUONA LA SVEGLIA — Incredibile, ma vero. La chance è una sveglia per un'Atalanta fino a questo punto sorniona e attendista. In pochi minuti, la Gasperini band risponde colpo su colpo: passano sessanta secondi e Hateboer impegna per la prima volta Puggioni, centottanta e il cerchio si chiude. Cristante sfonda nel mezzo della difesa, e davanti a Puggioni brilla per altruismo servendo una palla comoda comoda a Freuler. Accompagnare in fondo alla rete è un giochetto da ragazzi. Il Benevento agile e smart dell'avvio scompare; l'Atalanta prende il sopravvento: rischi zero, controllo totale, concede solo due gialli fino all'intervallo. Quando si riparte c'è Barrow al posto di Petagna e Castagne per Mancini: al gambiano bastano 4' per fare 2-0. E' il suo primo gol in Serie A. C'è ancora il tempo per un rigore (chiamato dal Var) sprecato da De Roon (scivola su una zolla: palla alta) e per il tris del Papu Gomez. Ci si trascina al 90', e la gara sembra divenuta un'amichevole per l'Atalanta. Gasperini è tornato in corsa per l'Europa League.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 18 aprile 2018 23:41
Crotone-Juventus 1-1: gol di Alex Sandro e Simy

Rovesciata pazzesca del centravanti di Zenga, che risponde al gol di Alex Sandro.
Il Napoli arriva allo scontro diretto di domenica sera con soli 4 punti di ritardo


Dopo la Spal e dopo Diabaté, la Juventus doveva aver capito quanto si suda sui campi di provincia. E, invece, no: a Crotone ha peccato ancora di presunzione, dilapidando due punti e complicandosi il futuro prossimo. Sul campo di un agguerritissimo Zenga, le è andato di traverso un altro centravanti possente. E un’altra rovesciata spettacolare: l’acrobazia del nigeriano Simy, lontana parente di quella di Ronaldo, pareggia la zuccata di Alex Sandro. Ma, soprattutto, ribalta il campionato e avvicina pericolosamente il Napoli. Adesso cambia completamente la prospettiva dello scontro diretto: in certi momenti era a +9 da Sarri, ma Allegri si presenterà allo Stadium domenica "solo" a +4.

LA GARA — La sorpresa di Allegri è l’inserimento di Sturaro, giusto per dare un po’ di ossigeno allo spremutissimo Khedira dell’ultimo periodo: inizialmente largo a sinistra sulla trequarti nel caro vecchio 4-2-3-1. Ma la soluzione è un lampo momentaneo, già al minuto nove Max lo sposta più indietro e più a destra: diventa la più tradizionale delle mezzali con i soliti compiti da guastatore. Accanto, al posto di Pjanic infortunato, torna Marchisio a dirigere il traffico: potrebbero essere gli ultimi due mesi nella sua Juve e ogni occasione rimasta può servire per far leva sulla nostalgia, ma il Principino fatica ormai a uscire dal compitino. Zenga ha una buona squadra, a dispetto delle quattro cadute nelle ultime cinque uscite. Anche stasera dimostra ordine con un Mandragora, juventino in pectore, cagnaccio di mezzo. In più è Diaby, fastidiosa zanzara di fascia nel 4-3-3 con Simy puntello centrale, a creare i maggiori problemi. Ma la Juve sorniona sonnecchia senza mai dormire, colpisce come d’abitudine, con un blitz chirurgico: certo, se hai Douglas Costa, in questo momento il giocatore più squilibrante del campionato, il resto è una conseguenza.

IL VANTAGGIO — Da una delle tante accelerazioni dell’ala nasce una singolare connection brasiliana con il colpo di testa dell’1-0 del connazionale Alex Sandro. Non è un anestetico per il fervore crotonese, anzi qualche altra buona giocata qua e là si intravede, assieme a delle individualità che serviranno in questo finale di stagione: il lungagnone Simy fermato da Szczesny nell’unica vera occasione crotonese e, soprattutto, il terzino mancino Martella. Ha fisico e piede tagliente: per conferme, chiedere a Lichtsteiner, ma pure a Benatia bravo a giganteggiare sui tanti cross che piovono. Nel complesso, però, la Juve va in controllo, con un filo di gas e un orecchio al San Paolo: Dybala sembra usare due marce in meno della scheggia Douglas e pure il Pipita (a digiuno di esultanze da un mese) non sembra lui.

LA ROVESCIATA — Lo scossone della ripresa lo dà un retropassaggio di Benatia preso con le mani da Szczesny e valutato come volontario. Tradotto: punizione a due in area e sul calcio forte di Faraoni c’è la respinta bassa del polacco, molto più che un portiere di riserva come insegna questa stagione. Ma ancora di più, a segnare la partita e (forse) il campionato è la rovesciata ronaldesca di Simy che fa tremare il ponteggio dello Scida. E porta il pubblico a usare cori simpatici per paragonare il nigeriano a Cristiano: un altro gol più unico che raro subìto e, in fondo, meritato dalla Signora, un po’ troppo distratta nell’approccio al secondo tempo. E solo a quel punto è obbligata a uscire dal torpore, con i riccioli di Cuadrado a dare un po’ di follia: inizia così lo show di Cordaz, eccezionale in volo sul mancino di Matuidi. E ancora più prodigioso dopo, quando Bentancur sfonda e serve in mezzo Higuain: il Pipita, solissimo in mezzo, dovrebbe solo spingerla in rete e invece spara di rabbia centralmente. Un errore che pesa parecchio: per una volta a Napoli lo ringrazieranno.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 18 aprile 2018 23:45
Serie A, Fiorentina-Lazio 3-4:
tris di Veretout, ma decide Luis Alberto

Espulsi Sportiello e Murgia.
Scatenato il francese, ma i biancocelesti trovano la doppietta
dello spagnolo e i gol di Caceres e Felipe Anderson


Sette gol, cartellini rossi, interventi della Var: succede di tutto al Franchi. La Lazio vince e resta lanciatissima nella corsa alla Champions. Perde invece una generosa Fiorentina che vede complicarsi la strada per l'Europa considerando i contemporanei successi di Sampdoria ed Atalanta. E' Luis Alberto a segnare il gol del 4-3 finale dopo che la Lazio si era ritrovata sotto prima 2-0 e poi 3-2. Viola molto offensiva con Simeone, Chiesa, Eysseric e Gil Dias in campo contemporaneamente. Nella Lazio Immobile recupera e gioca, Parolo si ferma nel riscaldamento. Al suo posto Murgia.


DUE ROSSI E UN VIOLA — Sette minuti e la partita cambia fisionomia. Sportiello e Pezzella non si intendono, ne approfitta Immobile che dalla fascia destra calcia in direzione della porta. Sportiello para fuori dall'area e per Damato l'intervento vale il cartellino rosso. A niente servono le enormi proteste della Fiorentina. Pioli sostituisce Eysseric con Dragowski ed un minuto dopo si dispera nuovamente. Chiesa infatti, si mangia il vantaggio tutto solo davanti a Strakosha sparando alto. Le emozioni non finiscono ed al 15' Chiesa si invola nuovamente verso Strakosha trovando l'opposizione di Murgia. Punizione, rosso e parità numerica ristabilita tra le proteste ospiti. Per la Lazio piove sul bagnato e proprio su quel calcio piazzato Veretout infila il portiere ospite con un destro perfetto.

PARI LAZIO — Inzaghi cambia. Fuori un difensore, De Vrij, dentro Felipe Anderson. Proprio il brasiliano serve Immobile a centro area, Milenkovic salva alla disperata. Il 10 contro 10 lascia spazi enormi alle due squadre e la partita è divertentissima. Al 28' Biraghi entra in area e viene agganciato da dietro da Luiz Felipe. Rigore calciato e trasformato da Veretout. Al 35' è Lucas Leiva a cadere in area chiedendo il rigore. Inzaghi protesta e viene espulso. Damato consulta la Var, mantenendo la decisione iniziale. Solo corner. Quattro minuti dopo la Lazio accorcia con una gran punizione di Luis Alberto. Prima dell'intervallo la Lazio trova addirittura il pareggio con Caceres sugli sviluppi di un calcio d'angolo. Clamoroso però l'errore di Dragowski che se la butta in porta con il petto.

VERETOUT 3, LAZIO 4 — Squadre in campo con gli stessi protagonisti. Compreso Veretout che dopo nove minuti recupera palla su Lucas Leiva, salta Luiz Felipe e trova un diagonale perfetto che batte ancora Strakosha. Terzo gol della serata e pallone a casa. Ottavo centro in questo campionato, decimo stagionale. La partita però è lontanissima dal finire ed al 15' la Var toglie un rigore fischiato da Damato alla Lazio per un precedente fuorigioco di Immobile. Il pareggio arriva comunque grazie ad una perla da fuori di Felipe Anderson che batte ancora una volta Dragowski. Due minuti e gli ospiti vanno addirittura in vantaggio con un guizzo di Luis Alberto che anticipa Pezzella su cross di Marusic. Rete che risulterà decisiva. Pioli prova ad inserire forze fresche, puntando su Falcinelli e Saponara. La Lazio controlla e sembra non fare troppa fatica nel finale. Finisce così con gli ospiti in festa per un risultato di straordinaria importanza in chiave Champions. La Viola, un punto nelle ultime due partite, si allontana momentaneamente dall'Europa: uscendo dal campo, comunque, a testa altissima.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 18 aprile 2018 23:49
Serie A, Verona-Sassuolo 0-1. Lemos lancia Iachini

Una papera del portiere dell'Hellas regala la vittoria ai ragazzi di Iachini:
Pecchia sprofonda a -4 dalla quartultima posizione occupata dalla Spal



Lo spareggio è del Sassuolo. Con merito. Gli emiliani costruiscono nel primo tempo e difendono con ordine il golletto prodotto da questa superiorità nella seconda parte della sfida dove più che giocare si lotta senza arrivare mai al tiro in porta. Nervi a fior di pelle per i giocatori del Verona, con Pecchia (contestatissimo dagli spalti) che cambia uomini e sistemi tattici alla disperata ricerca di qualcuno o qualcosa in grado di sovvertire una sconfitta che vale la condanna alla B almeno dal punto di vista psicologico visto che il Bentegodi ha espresso con chiarezza la sua sfiducia nei confronti del tecnico e della società. Laddove i pochi ma calorosissimi tifosi di Sassuolo hanno salutato l'ennesimo prodigio: ormai Iachini può sentirsi al sicuro. Con i tre punti di ieri e il conseguente salto in alto i neroverdi respirano aria molto più salubre.

IL FATTACCIO — In una stagione sbagliata può anche capitare che il giocatore fin lì migliore in campo, l'autore di tre parate difficili e decisive, sì, il portiere Nicolas, commetta un errore choccante per i compagni, testimoni allibiti del fattaccio, che diventa decisivo sull'esito finale della partita. Dunque su un pallone spedito in area sugli sviluppi di un corner, Nicolas esce rapido a risolvere il duello tra Politano e Ferrari, portando via la palla ai due contendenti. Solo che nella foga, il pallone gli scappa di mano e plana docile sul mancino di Lemos, unico "curioso" rimasto in zona a vedere se quell'azione potesse avere una coda favorevole mentre compagni e avversari avevano già battezzato il rinvio lungo del portiere veronese. Per Lemos è davvero troppo facile spedire nella rete sguarnita: sul Bentegodi cala un gigantesco getto di acqua gelata.

PARALISI — La curva non ha nemmeno la forza di fischiare poiché Nicolas aveva strappato applausi e ovazioni quando in precedenza si era opposto con bravura ai tentativi di Mazzitelli, Politano e Berardi, due dei quali da brevissima distanza. Insomma, se si era giunti al 38' sullo 0-0 lo si doveva essenzialmente all'estremo difensore gialloblù. E in una circostanza, la prima (2') quando Politano lo aveva saltato in dribbling, in suo soccorso era arrivato Vukovic per respingere prima che la sfera oltrepassasse la linea bianca.

PRODEZZA — In apertura del match si era invece segnalato l'altro portiere, Consigli, prodigioso nel reagire a una staffilata di Zuculini. Questa zampata in corsa (2') rimarrà l'unico serio tentativo dei veneti. Che al triplice fischio di Guida escono dal campo fischiatissimi. Come impegno niente da dire ma la squadra, per giunta falcidiata dalle assenze si è confermata nella sua fatale sterilità offensiva. La matematica non condanna ancora, la logica sì. Cercasi miracolo.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta delo Sport
binariomorto
00mercoledì 18 aprile 2018 23:53
Napoli-Udinese 4-2.
Milik e Tonelli firmano la rimonta, Juve a +4

Due volte sotto gli azzurri si scatenano nell'ultima mezzora:
Jankto e Ingelsson portano i friulani avanti, in mezzo Insigne.
Poi Sarri dilaga con Albiol, Milik e Tonelli. Oddo salta?


Da meno nove a meno quattro in una serata vietata ai deboli di cuore. Il Napoli si avvicina allo scontro diretto contro la Juve con un carico di entusiasmo enorme perché da Fuorigrotta continuano ad arrivare segnali che lasciano intravedere qualcosa di distante ma non più irraggiungibile: lo scudetto. Udinese sconfitta, ma mai doma e che ha fornito una prestazione in assoluta controtendenza con il periodaccio attuale: questa è la decima sconfitta consecutiva (adesso Oddo salta?). Seconda rimonta consecutiva in casa, invece, per la squadra di Sarri dopo quella con il Chievo, a testimonianza di quanto gli azzurri credano di poter conquistare il tricolore, per il quale Reina e compagni sembrano davvero disposti a tutto.


BOTTA E RISPOSTA — Oddo ha schierato una squadra imbottita di riserve, causa infortuni, squalifiche e strategia finalizzata al match di domenica con il Crotone. In sofferenza, inizialmente, la giovane mezzala Ingelsson, opposto al vivace ex di turno Zielinski (del polacco l'assist per Insigne, vicinissimo al gol al 10'). Sarri si è lanciato in un turnover ampio ripescando Tonelli e Diawara, già in campo con il Chievo, e riproponendo Milik davanti (vista la diffida di Mertens e la condizione brillante del polacco). Tante le marcature a uomo studiate da Oddo, altrettanti logicamente i rischi vista la qualità del Napoli negli uno contro uno. Comunque, ospiti molto aggressivi e azzurri costretti a cercare qualche soluzione da fuori (vedi Hamsik all'ottavo, parata di Bizzarri). Insomma, tema tattico come da copione con qualche zingarata di Insigne, molto ispirato, da un lato e l'intraprendente Jankto dall'altro. Pericoloso Barak al 26' su azione d'angolo, attento Reina. Da quel momento più Udinese che Napoli e legittimo gol dei friulani al 41' con il solito Jankto, ben servito da Zampano, a sua volta imbeccato sulla destra da Perica. Dubbio offsfide, ma l'arbitro ha convalidato. Nemmeno il tempo di annotare il vantaggio ospite che al secondo di recupero Insigne, assistito da Zielinski, ha saltato Nuytinck e trovato l'angolino basso alla sinistra di Bizzarri. Subito dopo miracolo di Reina su incornata di Jankto e poi tutti al riposo.


POKER AZZURRO — Ripresa al via senza cambi, ma con le squadre molto lunghe rispetto alla prima frazione. Il Napoli ha iniziato a provarci con Diawara ed Hamsik, mostrando subito i denti. L'Udinese ha risposto però sull'asse Barak-Jankto chiamando in causa ancora Reina. La corsia destra dei friulani ha creato poi i presupposti per il nuovo vantaggio con il consueto cross di Zampano e l'inserimento da sinistra verso il centro di Inglesson il cui tiro al volo è risultato imparabile per Reina. Così Sarri ha messo dentro Mertens ed è passato al 4-2-3-1 per ribaltare il risultato. È stata la mossa vincente. Il San Paolo ha spinto gli azzurri, Bizzarri ha spinto sopra la traversa un angolo velenoso di Callejon e sul corner successivo Albiol è volato sopra Nuytinck trovando il gol del due a due. A quel punto, Napoli all'assalto e zampata di Milik su deviazione di Bizzarri dopo un destro in diagonale di Callejon. Il gol del tre a due ha "ripagato" il polacco della gioia che Donnarumma gli aveva negato a San Siro. A chiudere la partita è stato un protagonista inaspettato, Tonelli: azione fotocopia a quella del gol di Albiol e capocciata vincente dell'ex centrale dell'Empoli che ha fatto esplodere il San Paolo, sul quale sembra ci sia una sorta di magia. Vedere, per credere, il modo nel quale, a portiere battuto, la traversa nel finale ha privato Perica del gol e l'Udinese delle speranze di rimonta. Così il Napoli ha potuto comodamente godersi quanto stava accadendo proprio in quei minuti a Crotone. La corsa scudetto è riaperta.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 18 aprile 2018 23:56
Roma-Genoa 2-1, Di Francesco ringrazia Ünder e torna terzo

I giallorossi superano il Grifone coi gol del turco e l'autogol di Zukanovic.
Inutile la rete di Lapadula per i rossoblù



Con tanta fatica, ma alla fine la Roma torna alla vittoria in campionato dopo tre turni (con due soli punti) e replica ai successi di Inter e Lazio in chiave Champions. Non è stato facile, però, soprattutto nell’ultima mezzora di gioco, quando il Genoa ha messo dentro Rossi e Medeiros e ha cambiato atteggiamento. A decidere il match il settimo gol stagionale di Ünder e un’autorete dell’ex Zukanovic, a cui ha replicato il sigillo di un Lapadula che ha combattuto come un leone per tutte la partita.

GRAFFIO TURCO — Di Francesco alla fine cambia l’intero centrocampo (dentro Gerson, Gonalons e Lorenzo Pellegrini, fuori De Rossi, Strootman e Nainggolan), torna al 4-3-3 e in attacco rilancia dal via anche Ünder ed El Shaarawy. Ballardini, invece, lascia a riposo Lazovic, Bessa e Laxalt e prova a giocarsela con la solita densità a difesa di Perin. La Roma ci mette un po’ a trovare le misure, anche perché c’è da giocare più in orizzontale che in verticale, ma una volta passata in vantaggio (17’, punizione dalla trequarti di Kolarov e tap-in vincente di Under) trova il modo anche di sciogliersi. Prima era stato sempre lo stesso Ünder a rendersi pericoloso con un preziosismo in area, poi tocca a Florenzi (21’, tiro fuori da buona posizione) ed El Shaarawy (22’, alto al termine di una bella triangolazione con Pellegrini e Gerson) mettere i brividi a Perin. El Shaarawy accorcia spesso verso il centrocampo per trovare palloni e liberare spazi, a destra Florenzi e Under lavorano bene come catena. E il Genoa? Bertolacci ci prova anche un paio di volte ad accendere in verticale Lapadula, ma la punta rossoblù non trova mai i tempi giusti. Migliore a sinistra spinge bene, ma il problema è il palleggio in mezzo al campo che lascia a desiderare.

BOTTA E RISPOSTA — Nella ripresa la partita si mette in discesa per la Roma, grazie all’autorete di un ex, Zukanovic, che su angolo di Kolarov (7’) insacca alla spalle di Perin. Allora Ballardini decide di sbilanciarsi mettendo Medeiros e passando al 3-4-1-2. Poi è anche la volta di Rossi, con Medeiros spostato come esterno di centrocampo. La mossa paga subito, con Rigoni che ruba palla a Gerson (16’) e in verticale trova Lapadula, che con un tiro a giro brucia Alisson in uscita. Poi è Rossi ad avere una palla buona, ma la battuta al volo è debole (nonostante Alisson la metta fuori). Allora Di Francesco corre ai ripari che poi vuol dire tornare alla difesa a tre, con Manolas dentro per Gerson. E proprio il greco al 34’ sbaglia un appoggio a centrocampo generando la ripartenza del Genoa, ma Medeiros spreca tutto a ridosso dell’area piccola. Con il Genoa che prende sempre più coraggio, serve gente di sostanza. Così l’ultima carta di Di Francesco è Strootman, per la battaglia in mezzo al campo. E la Roma potrebbe chiudere i conti con Florenzi in ben due occasioni, ma Perin è sempre perfetto (e Florenzi egoista sulla seconda, dove poteva servire Dzeko a porta vuota). Finisce così, con la Roma ancora terza ed il Genoa pieno di pensieri. Se la fosse giocata prima la partita, chissà come sarebbe andata a finire.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 18 aprile 2018 23:59
Sampdoria-Bologna 1-0, Zapata al 93' fa un gol da tre punti

La squadra di Giampaolo, che aveva vinto solo una volta nelle ultime sei partite,
va a sprazzi ma nel finale il colombiano entra e prima colpisce il palo e poi risolve



La Samp vince all'ultimo assalto, con una preghiera di Zapata che punisce oltre misura un Bologna ben organizzato e che avrebbe meritato di più. Così i blucerchiati alimentano le proprie speranze di trovare un posto in Europa per la prossima stagione. I blucerchiati ci provano ma senza furore né lucidità, il Bologna si difende con ordine e senza mai rinunciare alla replica. Sembra un inevitabile 0-0 ma all'ultimo assalto Zapata cambia la storia del match.

TURNOVER — La Samp, una sola vittoria nelle sei uscite precedenti, deve ricominciare a far punti per alimentare le ambizioni di Europa. Giampaolo mescola le carte schierando Strinic, Linetty e Kownacki nell’undici partente, Donadoni sceglie il 3-5-2 con Avenatti e Verdi davanti. Dieci minuti senza sussulti, poi crescono intensità e ritmo. La Samp tiene il pallino ma il Bologna non rinuncia a pungere di rimessa: sono degli ospiti il primo corner e anche il primo tiro. La prima occasione è però dei padroni di casa, che gridano al gol su un destro a giro di Caprari fuori di pochi centimetri. Nel finale di tempo la partita si infiamma con due penetrazioni in area sprecate a causa di tiri-cross fuori misura: di Linetty e Dzemaili gli errori. Così all’intervallo il risultato è ancora sul punteggio di partenza.

FIAMMATE — Nella ripresa il Bologna prova ad aumentare il possesso palla, la Samp va a fiammate e arriva anche in area ma senza mai trovare il guizzo vincente. Ma sono gli emiliani a salire di rendimento, grazie anche alla migliore reattività sulle seconde palle. Verdi ci prova di controbalzo e su palla ferma, dopo che Nagy aveva costretto al giallo Silvestre. La Samp si fa addirittura costringere nella propria metà campo e allora Giampaolo prova a cambiare qualcosa: dentro la fisicità di Zapata, fuori il talento ancora acerbo di Kownacki. Il colombiano prima asfalta (letteralmente) Helander poi prova ad assistere per Caprari, ma il trequartista è impreciso e allora arriva il turno di Gaston Ramirez. Ma la Samp è troppo imprecisa per far male a un Bologna organizzato, che anzi sogna il colpaccio grazie a Viviano, il quale rischia una papera che avrebbe fatto epoca (palla innocua che gli passa tra le gambe, prima del disperato recupero sulla riga).

POI ARRIVA DUVAN — Zapata trova un altro paio di fiammate ma nessuno lo assiste ed è Viviano a salvare due volte i suoi (su Palacio e Dzemaili). E quando in un tardivo forcing finale Gonzalez spunta dal nulla a murare Praet, Zapata colpisce il palo e Quagliarella di testa gira fuori, molti doriani pensano che lo 0-0 sia una sentenza inevitabile. Poi, a 10 secondi dalla fine, arriva la zampata di Zapata. E la Samp torna a respirare aria d’Europa.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 19 aprile 2018 00:02
Spal-Chievo 0-0, e poche emozioni.
Pucciarelli si ferma sul palo

Un punto che serve poco a entrambe, ma che lascia pressoché immutata la corsa salvezza.
I ferraresi chiudono con la sesta X consecutiva, come il Cagliari nel 2006



A entrambe sarebbero serviti i tre punti per allungare sulla zona rossa, Spal e Chievo si accontentano di un punto che tiene ancora in vita (solo in termini aritmetici, per la verità) il Benevento. La formazione ferrarese aggiunge un tassello alla pareggite che l'affligge da sei turni (raggiunto il Cagliari della stagione 2006-2007), mentre i clivensi tornano a far punti in trasferta dopo nove turni a secco. Alla fine i veneti salgono a quota 31 con gli emiliani a 29, il Crotone (che ferma sull'1-1 la Juve) a 28 e il Verona (battuto dal Sassuolo) a 25.

SORPRESA RADOVANOVIC — Semplici recupera in mezzo al campo Kurtic, in dubbio fino all'ultimo, e in attacco preferisce Paloschi a Floccari al fianco di Antenucci. Maran, invece, schiera a sorpresa Radovanovic al centro della difesa a tre con Gamberini e Tomovic, con Jaroszynski e Depaoli a tutta fascia in un inedito 3-5-2 che vede Giaccherini un po' più avanzato a sostegno di Pucciarelli e Inglese.

PARTE MEGLIO LA SPAL — Dopo una prima fase di studio e sterile fraseggio, è la Spal a provare con più insistenza la via del gol. Prima Mattiello trova Hetemaj sulla traiettoria della conclusione e qualche minuto più tardi è Sorrentino a compiere un miracolo con la mano di richiamo ed evitare l'autorete di Tomovic che aveva deviato di testa la conclusione di Cionek. Sul finale di primo tempo la Spal è sfortunata: il colpo di testa di Kurtic finisce sulla schiena di Gamberini e poi tra le mani di Sorrentino.

FINALE VIVACE — La formazione di Semplici fatica a giocare sugli esterni, trova spesso traffico al centro del campo ed è troppo lenta in transizione. Allora il Chievo prende campo e si rende pericoloso in contropiede: Giaccherini parte a destra, lascia a Inglese che controlla in area e apre per Pucciarelli che calcia di prima intenzione con il piattone destro. Palo pieno. È in questo momento che la gara si accende. Entrambe le squadre non si accontentano più del pareggio e si allungano. Inglese impegna di testa Meret che blocca poco al di là della linea di porta (ma l'attaccante era fuorigioco) e, sul ribaltamento di fronte, Sorrentino anticipa Bonazzoli sul cross basso di Antenucci. E allo scadere ci prova Inglese da fuori area, ma la conclusione è alta di poco.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 19 aprile 2018 00:06
Torino-Milan 1-1:
De Silvestri risponde a Bonaventura,
Belotti sbaglia un rigore

Non basta la perla di Jack a Gattuso, che pareggia la quarta di fila e scivola a -10
dal quarto posto ma rimane in zona Europa League, anche se Atalanta e Samp si avvicinano



Belotti e Donnarumma sono due fenomeni, ci mancherebbe. Bonaventura è di sicuro un gran bel giocatore e Edera ha già qualcosa, se il Grande Torino diventa matto per lui. Torino-Milan, partita chiave per la corsa all’Europa minore, però è stata decisa da un duello tra terzini. Minuto 25 del secondo tempo, il Milan è avanti 1-0 e Ljajic batte un angolo. Lollo De Silvestri in area si mangia Abate e sale per colpire di testa, sfruttando l'uscita a vuoto di Donnarumma. Il Milan, fin lì ordinatissimo e quasi mai in difficoltà dopo il vantaggio di Bonaventura, patisce l’1-1 e addirittura soffre fino alla fine. Gattuso chiude la partita con le due punte entrate dalla panchina – Cutrone e André Silva – ma non trova il modo per ribaltare la partita. Anzi, deve ringraziare il solito Gigio, che al minuto 89 devia con la prolunga, alla Donnarumma, un tiro da terra di Ljajic. Morale: l’1-1 fa parecchio comodo alle avversarie per la lotta al sesto posto e all’Europa League. L’Atalanta accorcia a -2 dal Milan e anche la Sampdoria si avvicina.

MILAN A METÀ — Eppure per Gattuso non si era messa male. Bonaventura, forse il suo uomo-simbolo, aveva fatto gol dopo 9 minuti. Un gol strano, senza rincorsa, arrivato con un tiro da fermo dopo una serie di passetti all’indietro. L’azione nasce da Suso, che accelera e trova Kessie in area, e finisce con un destro al volo di Jack su assist (di testa!) di Biglia, arrivato dopo una parata di Sirigu e un rinvio di Ansaldi. Bravo Bonaventura a coordinarsi da fermo, meno Baselli che a non capire da dove arriva il pericolo. Fanno sei gol in quattro mesi e mezzo di campionato, dopo i tre in un anno abbondante con Montella. Non è un caso. Gattuso ha scelto Borini largo a sinistra in attacco al posto di Calhanoglu e in cambio ha ottenuto il solito aiuto in fase difensiva e un angolo battuto alla Calha. L’altra scelta, Kalinic preferito a Cutrone e André Silva, ha dato esiti meno buono. Nikola ha giocato una partita normale, aprendo ad altri giorni di riflessione sull’attacco. Il pericolo principale del finale per Sirigu infatti è arrivato da un tiro del solito Cutrone, non appariscente ma sempre velenoso.

TORO, CHE EDERA — Il Toro invece resta decimo ma va a casa più contento che triste. Edera, entrato nel secondo tempo, ha cambiato la partita: l’angolo dell’1-1 è arrivato da una sua azione. Poi ci sono i rimpianti, contenuti ma pur sempre rimpianti. Ljajic ha rischiato di fare 2-1 in coda, Belotti di cambiare la partita all’inizio, dopo meno di 4 minuti. Azione strana anche quella. Kessie perde un contrasto a partita e un contrasto spalla a spalla ogni sei mesi… e quel giorno è oggi. Ansaldi gli ruba un pallone all’altezza della metà campo e va in fuga verso la porta. Franck lo insegue e, quando lo riprende, le loro gambe si incrociano all’interno dell’area. Maresca, con aiuto dal camioncino, fischia un rigore che il Gallo calcia forte, vicino all’incrocio di sinistra. Donnarumma si tuffa dall’altra parte ma, quando la palla sbatte sulla traversa, tutti pensano a lui e alla stessa scena – Belotti calcia, Donnarumma in porta – della prima giornata del campionato 2016-17: Belo sbagliò e un po’ quella scena deve essergli rimasta nella testa. Gigio e Belo alla fine si abbracciano mentre tutti escono un po' perplessi. Il Milan sa che dovrà ancora faticare per arrivare sesto, il Toro resta a -7 da Gattuso. Per il Grande Torino, il momento più emozionante, gol a parte, è arrivato alle 22.10. Il tabellone elettronico ha fatto rumore per annunciare un gol e poi ha illuminato una riga di giallo. Il Crotone aveva appena pareggiato con la Juve.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 19 aprile 2018 00:07
SERIE A 2017/2018 33ª Giornata (14ª di Ritorno)

17/04/2018
Inter - Cagliari 4-0
18/04/2018
Benevento - Atalanta 0-3
Crotone - Juventus 1-1
Fiorentina - Lazio 3-4
Hellas Verona - Sassuolo 0-1
Napoli - Udinese 4-2
Roma - Genoa 2-1
Sampdoria - Bologna 1-0
Spal - Chievo 0-0
Torino - Milan 1-1

Classifica
1) Juventus punti 85;
2) Napoli punti 81;
3) Lazio e Roma punti 64;
5) Inter punti 63;
6) Milan punti 54;
7) Atalanta punti 52;
8) Fiorentina e Sampdoria punti 51;
10) Torino punti 47;
11) Bologna e Genoa punti 38;
13) Sassuolo punti 34;
14) Udinese punti 33;
15) Cagliari punti 32;
16) Chievo punti 31;
17) Spal punti 29;
18) Crotone punti 28;
19) Hellas Verona punti 25;
20) Benevento punti 14.

(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 21 aprile 2018 17:35
Spal-Roma 0-3. Autogol di Vicari, raddoppio di Nainggolan, Schick tris

Di Francesco ne fa riposare 6 in vista del Liverpool, Silva debutta: la squadra di Semplici irriconoscibile.
Vittoria preziosa per proteggere il 3° posto, si complica tutto per gli emiliani


Il messaggio a Lazio e Inter è arrivato forte e chiaro: la Roma non intende mollare il terzo posto. Il segnale lo lancia imponendosi per 0-3 a Ferrara, grazie a un successo santificato dalle reti di Nainggolan e Schick (il primo in campionato), seguite all'autorete di Vicari. Vittima una fragile Spal, ora a rischio sorpasso salvezza da parte del Crotone.

L'EPISODIO — Se la squadra di Eusebio Di Francesco ha mostrato qualche ruggine in avvio, è per il (comprensibile) pensiero rivolto alla semifinale di Champions in programma martedì prossimo a Liverpool, oltre che per un caldo davvero estivo destinato a ridurre il ritmo delle formazioni. A giovarsene in partenza è la Spal che, orchestrata intorno ad Everton e Schiattarella, prova a lanciare in profondità soprattutto Antenucci, mentre sulle fasce Lazzari e Mattiello tentano inserimenti e pressing. Dopo un tiro senza pretese dello stesso Lazzari (11'), l'acme del primo tempo per i padroni di casa si raggiunge un minuto dopo, quando Fazio travolge in area Antenucci: lo stadio insorge chiedendo il rigore, che però Tagliavento non concede. Impressioni? Intervento al limite del fallo. Da quel momento però la Roma lievita, alzando il pressing e sfruttando la debolezza nel palleggio dei difensori. Non solo, accorciando bene in mediana con Nainggolan (schierato nel tridente d'attacco), Pellegrini e Strootman, il recupero dei palloni cresce, e quando i difensori provano a lanciare, di testa Fazio pare insuperabile. Così El Shaarawy sfiora il gol tre volte. Al 22' Felipe perde palla e il Faraone conclude a lato di pochissimo (con deviazione), un minuto dopo è Meret a respingere, così come lo stesso portiere dei ferraresi si supera al 46' dopo che l'attaccante, servito da Schick, si era presentato in area. Intanto però la Roma era già passata in vantaggio al 33', dopo la solita palla perduta al limite dell'area (stavolta da Cionek); il cross radente di Pellegrini in questo caso era incocciato da Vicari, che anticipava Strootman e batteva il proprio portiere. Segnalato un altro grande intervento di Meret su Pellegrini (41') entrato in area sul lato destro, sempre partendo dallo stesso lato è Nainggolan a sciupare una buona occasione. Se si aggiunge come i giallorossi altre volte non abbiano inquadrato la porta, non sorprende che le conclusioni della primo tempo sia 10 a 1 per il giallorossi, con i ferraresi che centrano mai lo specchio, nonostante che, con l'uscita di Vicari, passino al 4-4-2.

SCHICK GOL — Nella ripresa Semplici non si fida e inserisce Simic per Schiattarella, tornando alla difesa a tre, ma la partita va in archivio presto. Al 7', infatti, un tiro dal limite di Nainggolan passa in una selva di gambe - l'ultima quella di Schick, che però non esulta - e batte l'incolpevole Meret. Sembra il segnale della doccia anticipata, ma il tutto viene certificato quattro minuti più tardi, quando Alisson stoppa con un ottimo intervento una conclusione rasoterra di Paloschi che poteva riaprire la partita. Pare il rompete le righe, perché comincia la girandola di cambi giallorossi (non presi benissimo da Nainggolan e Strootman), che però non diminuiscono la pressione della squadra di Di Francesco. Al 12', infatti, Meret infatti deve salvare ancora su El Shaarawy, mentre al 15' cade sul colpo di testa di Schick servito da Pellegrini. E' il tris, che non viene alleggerito neppure da due conclusioni di Lazzari e Antenucci, su cui Alisson è attento. Morale: a sfiorare ancora il gol è ancora la Roma, con El Shaarawy, che al 30', su cross di Pellegrini, di testa colpisce il palo. Stavolta è proprio finita. La squadra giallorossa può concentrarsi su Liverpool e i legittimi sogni di gloria, mentre la Spal è attesa nel prossimo turno dalla sfida col Verona. Parte della salvezza passerà anche da lì.



Massimo Cecchini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 21 aprile 2018 23:45
Sassuolo-Fiorentina 1-0: decide un gran gol di Politano, espulso Dabo

Una magia del mancino neroverde al 40' regala i tre punti a Iachini.
Viola in 10 dalla mezzora per l'espulsione del mediano e ora più lontani dall'Europa


Il Sassuolo esce definitivamente dalla zona retrocessione. Un'altra prodezza di Politano regala alla squadra di Iachini tre punti d'oro. La vittoria per 1 a 0 con la Fiorentina ci sta tutta. Da oggi la società emiliana potrà cominciare a programmare il futuro. La seconda sconfitta consecutiva allontana invece il sogno europeo della formazione viola. Costretta, stavolta, a giocare per un'ora in dieci uomini per l'espulsione per doppia ammonizione di Dabo. Da segnalare la presenza nella tribuna del Mapei Stadium dei genitori di Davide Astori che hanno seguito la gara accanto ad Andrea Della Valle.


LA GARA — Iachini propone in partenza la coppia d'attacco Politano-Berardi dirottando in panchina l'ex Babacar. Anche Pioli sorprende nelle scelte iniziali con Falcinelli, un altro ex, preferito al Cholito Simeone. La Fiorentina fatica a sviluppare geometrie interessanti. E soprattutto non riesce mai a rendersi pericolosa in fase conclusiva. Il Sassuolo è più vivace. Al 24' Lemos impegna Dragowski su punizione. Al 30' la svolta. Un ingenuo Dabo commette un fallo da dietro su Berardi. Secondo giallo e Fiorentina in dieci. Pioli arretra Saponara sulla linea dei centrocampisti e piazza Veretout davanti alla difesa. La squadra viola perde ancora intensità in attacco. Al 40' invece il Sassuolo sblocca il risultato. Adjapong trova tra le linee Politano. Controllo, dribbling su Vitor Hugo e conclusione che lascia immobile Dragowski. La prima frazione di gioco si chiude con un brutto intervento di Berardi sul portiere viola. L'arbitro Irrati punisce l'attaccante con il giallo poi va anche a controllare il contatto al video. Ma resta solo l'ammonizione.

RIPRESA — È più viva la Fiorentina in avvio di ripresa. Falcinelli conclude subito con una girata alta. Poi, tocca a Pioli intervenire inserendo Simeone e Gil Dias per Maxi Olivera e Saponara. Scelta decisamente offensiva. Una curiosità: Federico Chiesa diventa il capitano. Il Sassuolo va un attimo in confusione. Ma è un breve passaggio a vuoto. Al 14' lo scatenato Politano ha la palla per il raddoppio ma stavolta Dragowski compie un mezzo miracolo e respinge. La squadra di Iachini comunque torna a far valere l'uomo in più. E dall'altra parte la Fiorentina appare visibilmente stanca. Iachini inserisce Ragusa per Berardi. E al 25' il nuovo entrato entra in area e batte da buona posizione, Dragowski si salva con l'aiuto del palo. Il Sassuolo guadagna campo mentre la Fiorentina fatica a ripartire. Episodio contestato in area viola. Entrano a contatto Adjapong e Vitor Hugo. Irrati (che poi chiede conferma anche alla Var) punisce il giocatore di Iachini per simulazione. Finisce con la Fiorentina alla ricerca del pareggio ma con il Sassuolo che si porta a casa tre punti d’oro.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 21 aprile 2018 23:48
Milan-Benevento 0-1: Iemmello decide,
ora Gattuso rischia l'Europa League

Clamorosa sconfitta dei rossoneri a San Siro contro l'ultima in classifica:
domani l'Atalanta può sorpassarli al sesto posto



Pietro Iemmello convoca Di Michele (Milan-Cavese 1-2), Tihinen (Milan-Zurigo 0-1), Heggem (Milan-Rosenborg 1-2) e tutti i protagonisti delle sconfitte clamorose del Milan nel suo stadio. Una seratina tra fantasmi a San Siro. Milan-Benevento doveva essere una festa di primavera, una tappa serena sulla strada per l’Europa League, invece diventa un drammone lungo 90 minuti. Finisce 0-1, gol di Pietro Iemmello, che aveva segnato solo una volta in questo campionato, a ottobre. Gattuso prova Cutrone, Silva, Kalinic, Borini, Bonaventura, Suso - insomma, tutti e in tutti i modi - ma scopre che a Puggioni per una sera non si segna. Il Benevento, dopo il primo punto della stagione fatto all’andata, vince la prima partita in trasferta della storia in A. Era venuto a San Siro più o meno sicuro di retrocedere, torna in Campania ancora vivo. Il Milan, e questo è più importante, non approfitta della sconfitta della Fiorentina col Sassuolo, resta a 54 punti e domani potrebbe essere scavalcato dall’Atalanta e ripreso dalla Sampdoria.

IL GOL — Le analisi più ampie, in serate così maledette, sono complicate. Il Milan tira in porta 7 volte però conferma l’antica diagnosi - carenza di killer instinct - e aggiunge preoccupanti sintomi di susite acuta. Suso nel primo tempo non c’è per cronica stanchezza, così il Milan gioca con un inedito 4-4-2: Borini e Bonaventura esterni e Cutrone-Silva davanti. Ricardo Rodriguez fa capire che è serata tesa dopo 16 minuti, quando con un retropassaggio troppo forte e troppo centrale quasi fa gol a Donnarumma. Gigio rincorre la palla e devia a mezzo metro dalla linea di porta, evitando la crisi italo-svizzera. Tredici minuti dopo però Borini è sfortunato su un rimpallo e scivola a vuoto, lasciando a Viola il tempo di giocare in profondità per Iemmello. Bonucci tiene in gioco il 33 bianco, che punta Donnarumma e gli segna l’1-0 tra le gambe. San Siro sul momento non la prende nemmeno troppo male e prima dell’intervallo due uomini-garanzia di Gattuso sono pericolosi. Prima Cutrone si inventa uno stop-di-petto-e-tiro in area (alto di poco), poi Bonaventura calcia due volte in tre minuti. Puggioni para sicuro e forse si preoccupa più per un tiro respinto a Biglia e per i fischi in agguato di Maresca: San Siro reclama a ragione un rigore su Zapata e si spinge a protestare anche per un possibile fallo su Cutrone.

LE PARATE — Lo stadio però minuto dopo minuto capisce che la situazione è seria. Gattuso si gioca Suso molto presto, dopo tre minuti del secondo tempo, e all’ora di partita prova anche Kalinic per André Silva, in una delle sue serate da attaccante triste. Il pericolo principale però, in una serata sinistra, è un tiro di punta di Kessie che centra la traversa. Viola quasi segna da casa sua col sinistro, poi il Milan si mette in modalità emergenza e prova con disperazione. Bonaventura si accentra due volte e due volte calcia col destro, ma Puggioni fa quello che ha fatto per tutta la sera: para. I fantasmi piano piano scendono su San Siro e a venti minuti dalla fine si fa male Biglia. Gattuso boccia ancora Montolivo e sceglie Locatelli, ma quello che conta succede davanti. Suso trova il primo movimento-Suso della serata e con un cross pesca Cutrone. La partita in fondo si decide qui. Il Benevento si gioca il doppio miracolo in tre secondi, prima Puggioni su Patrick, poi Djimsiti in salvataggio disperato sul tap-in di Bonaventura, e in qualche modo la porta a casa. Anche se Diabaté, entrato nel secondo tempo, prende il secondo giallo saltando col gomito alto su Bonucci e si fa espellere. Anche se Cutrone prova a segnare un’altra volta di testa. Anche se la Curva Sud continua a tifare fino alla fine. I sei minuti di recupero portano tensione ma non occasioni e il Milan finisce fischiato, con Bonucci e Cutrone che chiedono scusa ai tifosi prima di uscire. Che serata…

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 22 aprile 2018 19:56
Cagliari-Bologna 0-0: i tifosi fischiano la squadra sarda

Un punto sta stretto alla squadra di Lopez, ma le squadre hanno giocato alla pari.
Un'occasione per parte con Verdi e Pavoletti.
L'arbitro annulla un gol a Sau per un fallo di mano dubbio



Finisce tra i fischi, con i tifosi che perdono la pazienza e invitano i giocatori ad andare a lavorare. È uno 0-0 brutto e noioso che al Cagliari non serve a nulla, tanto meno a cancellare l’orrenda partita di San Siro con l’Inter. Il Bologna, tranquillo da tempo, cercava un guizzo per colorare un campionato grigio. Inutile.

PARTITA BLOCCATA — Le squadre giocano praticamente a specchio: difesa a 3, poi 5 centrocampisti e due punte per il Cagliari, un trequartista (Verdi) leggermente dietro Palacio per il Bologna. Nel primo tempo, partita bloccata. La squadra di Lopez, che cambia 5 titolari rispetto alla sciagurata partita di San Siro con l’Inter, dovrebbe divorare gli avversari, ma parte col freno a mano tirato. Poche idee e non molto originali, come il lancio lungo per Pavoletti. Poi i duelli individuali a centrocampo che finisco in parità: Crisetig-Cigarini, per esempio. O il più frizzante, Faragò-Masina. E’ così il Bologna a sfiorare il gol al minuto 21, ma Verdi sciupa una bella iniziativa di Masina. Lo scampato pericolo non dà la sveglia al Cagliari che continua a giocare ai ritmi compassati di Cigarini, poco e male assistito da Barella. Al minuto 40 si pareggiano anche le occasioni da gol: cross di Faragò da destra, liscio di Romagnoli (fin lì impeccabile), palla a Pavoletti che, solo davanti a Mirante, si mangia un gol incredibile. Nel finale proteste dei cagliaritani per un contatto tra De Maio e Pavoletti. Ma non è fallo.

LA SCOSSA DI SAU — Poi c’è lo Sau show, questione di minuti, ma visto come erano andate le cose è meglio di niente. Al 7’ “Pattolino” sfrutta un rimpallo e batte Mirante, ma il gol, che sembra regolare, viene annullato per un tocco col braccio dell’attaccante. Che si ripete poco dopo, di testa (!) su cross di Padoin da sinistra: gran volo di Mirante. Ma restano episodi: al 20’ Lopez toglie Sau, stanco e la luce si spegne. Il Bologna si accontenta, si limita ad aspettare e finisce tra i fischi.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 22 aprile 2018 20:00
Atalanta-Torino 2-1, Gasperini scavalca il Milan e vola al 6° posto

Coi gol di Freuler e Gosens i bergamaschi battono il Toro cui non
basta il momentaneo pari di Ljajic e irrompono in zona Europa



Sorpasso riuscito, e di corsa. L’Atalanta non fallisce l’occasione aperta dal k.o. interno del Milan e si prende il sesto posto battendo un Torino minore. Due colpi di testa nei primi sette minuti da situazioni di calcio d’angolo, unici momenti in cui riesce a riempire l’area avversaria, sono i soli segni di vita del Torino nel primo tempo, che presto sfugge al controllo della squadra di Mazzarri.

ATALANTA DIESEL — L’Atalanta, che comincia troppo soffice, alza ritmo e baricentro dopo un sinistro del Papu al 12’ che sveglia i bergamaschi. La Dea comincia a occupare la metà campo avversaria e crea pericoli in serie. Al 18’ cross di Gosens, Freuler sul secondo palo rimette in mezzo di testa e Rincon deve spazzare davanti a Sirigu. Il portiere granata vede sfilare di poco un destro di Freuler al 19’ dopo uno-due al limite con Barrow, poi deve uscire per intercettare in tuffo un cross di Gosens indirizzato proprio al giovane attaccante al 23’. Ancora Barrow protagonista in tre occasioni in sequenza: destro di prima al 29’ (blocca Sirigu), dribbling a seguire e sinistro sul primo palo (Sirigu ci arriva di piede, poi Hateboer alza la mira), e ancora controllo e tiro da posizione centrale (Sirigu respinge a mani aperte). Unico brivido estemporaneo in area Atalanta, una pressione di Ljajic su Berisha che rinvia sul corpo del serbo e da lì sul fondo.

BARROW SHOW — La ripresa inizia con Castagne al posto di Hateboer, con gli stessi compiti di spinta, e con il gol dell’Atalanta. All’8’, Barrow anticipa Burdisso e serve Cristante, filtrante proprio per Barrow che disegna verso il secondo palo dove Freuler è tutto solo e può colpire a porta vuota. Inguardabile la copertura difensiva del Toro. Che però ha un sussulto d’orgoglio 3’ dopo. Azione tutta in verticale Belotti-Edera-Ljajic e destro di prima intenzione del serbo alle spalle di Berisha. Uno a uno con il primo (e sarà l’unico) tiro nello specchio dei granata. L’Atalanta, come se niente fosse. Riparte all’assalto, con foga ancora maggiore. E deve aspettare solo fino al 19’ per tornare avanti: il Papu serve a destra Castagne che serve basso per Gosens che chiude sul secondo palo, di nuovo da solo. Il Toro stordito rischia il k.o. tecnico. Mancini di testa al 25’ va fuori di poco, Castagne di testa su cross del Papu costringe alla respinta Sirigu al 27’, e ancora Sirigu protagonista su un destro a giro di Gomez al 29’. Del Torino rimane veramente poco o niente, nonostante gli ingressi di Molinaro e poi Berenguer e Niang.

Alex Frosio

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 22 aprile 2018 20:04
Chievo-Inter 1-2: Icardi, Perisic e Stepinski in gol

I nerazzurri, rischiano nel finale, ma continuano la corsa verso un posto in Champions: Lazio e Roma a +1


Basta un quarto d'ora da Inter per regolare un Chievo fin troppo operaio e tenere vivo il sogno Champions malgrado la contemporanea vittoria della Lazio sulla Sampdoria. Dopo un primo tempo molle e scentrato - non giustificabile malgrado il primo vero caldo -, la squadra di Spalletti regola la pratica con i soliti noti Icardi e Perisic (sono loro 37 dei 56 gol totali) a inizio ripresa e poi gestisce in attesa del rush finale che inizierà sabato prossimo ospitando la Juve. I titoli sono per la Coppia, ma i migliori tra i nerazzurri sono di nuovo Brozovic e Rafinha. Per il Chievo (in gol nel finale con Stepinski) invece sono brividi salvezza e il raid del Crotone a Udine non aiuta.


ANDAMENTO LENTO — Maran punta sul 5-3-2 con Giaccherini interno di destra al posto di Castro, Spalletti risponde con un 4-2-3-1 in cui Karamoh viene preferito a Candreva e Borja affianca Brozovic davanti alla difesa. Più dei moduli però conta l'atteggiamento e quello dell'Inter non è certo da Champions. Squadra compassata, ritmo lento, errori anche banali nelle uscite dipingono un primo tempo in cui gli ospiti ruminano spesso il pallone, ma nei primi 45' non riusciranno a fare un tiro nello specchio della porta, a meno che non si voglia considerare tale un corner anomalo di un Cancelo sfocato. Per contro i veneti giocano semplice e quando possono approfittano dell'approssimazione avversaria. Vedi il palo di Pucciarelli al 12', dopo una doppia incertezza nerazzurra nel rinvio, con due compagni che per due volte si ostacolano a vicenda. Rafinha e Brozovic tentano di accendere la luce, ma Icardi è nella versione fantasma, Karamoh si defila e scappa invece di accorciare e Perisic va a intermittenza. L'unico brivido per Sorrentino è un tiro dal limite di Karamoh su tocco all'indietro di Rafinha, palla fuori di poco. Handanovic invece deve sporcarsi i guantoni su Giaccherini (16'), Cacciatore (39') e Pucciarelli (44').

UNO DUE — La gara svolta a inizio ripresa in modo anomalo. Dopo averci provato poco prima, al 5' Brozovic ci prova da fuori, Sorrentino respinge sui piedi di D'Ambrosio che - malgrado il guardalinee Marrazzo alzi la bandierina per fuorigioco - pesca l'inserimento di Icardi. Gol annullato ma poi convalidato col Var (Jaroszynski tiene in gioco D'Ambrosio) tra le proteste dei padroni di casa che sostengono di essersi fermati per la bandierina alzata. Maran ci prova con Castro per Jaroszynski, con Hetemaj che si abbassa, ma l'Inter al 16' ne approfitta subito per raddoppiare con un'azione avviata e conclusa da Perisic - su buco dello stesso Hetemaj - e rifinita da Karamoh e da un geniale tocco di Rafinha per il sinistro sotto porta del croato. Spalletti al 22' inserisce Santon per Karamoh passando ad un 3-4-2-1 che però di fatto è un 5-4-1. Nel Chievo invece Birsa - giustiziere dell'Inter la scorsa stagione - rileva Giaccherini ballando tra la mediana e la trequarti. I gialli ci provano da fuori con Rigoni e Radovanovic, quindi Spalletti gioca la carta Vecino (tagliando in vista della Juve dopo una lunga assenza) per Borja. Tre ripartenze gestite malissimo dagli ospiti introducono un finale da pannolone per i nerazzurri. Stepinski, appena entrato per Pucciarelli, infatti approfitta di un errore di Vecino e Skriniar per fare 1-2 e in pieno recupero il Chievo sfiora due volte l'incredibile pareggio.

Luca Taidelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 22 aprile 2018 20:06
Lazio-Sampdoria 4-0. Milinkovic, De Vrij e Immobile lanciano Inzaghi

Le incornate del serbo e dell'olandese tengono a bada l'Inter stendono la Samp,
Immobile chiude i conti piazzando la doppietta nel finale di partita



La Lazio liquida con un 4-0 la pratica Sampdoria e resta agganciata alla Roma sul treno Champions. Due gol per tempo. Milinkovic e De Vrij avviano il successo, poi confezionato dalla doppietta del capocannoniere Immobile. Una supremazia che va di là del risultato anche se la Sampdoria ha cercato di giocare sempre a tutto campo.

UNO-DUE BIANCOCELESTE — Inzaghi ritrova Parolo, Radu e Lulic e schiera Felipe Anderson al posto dello squalificato Luis Alberto. Giampaolo rilancia in difesa Andersen, mentre in mediana fa tornare Barreto. Novità anche in avanti con Ramirez nuovamente titolare alle spalle della coppia Caprari-Zapata. Gara subito a tutto campo. Pressing molto fitto della Sampdoria la Lazio cerca di allargare il fronte del gioco. Al 19' si blocca Parolo e Inzaghi lo sostituisce con Lukaku. Che va sulla sinistra, mentre Lulic viene spostato nel ruolo di interno. Al 22' Bereszynski rischia l’autogol su tocco di Lukaku. La squadra di Inzaghi scatta all’assalto. Un minuto dopo è alto un colpo di testa di Leiva. La squadra di Giampaolo è però sempre pronta alle ripartenze. Al 28' un’incursione di Praet viene murata da De Vrij. Un minuto dopo Strakosha si oppone a Barreto. Al 32' un cross di Radu che viene finalizzato dall’incornata di Milinkovic e la Lazio passa in vantaggio. Due minuti dopo Leiva insidioso: capocciata respinta da Ferrari a porta spalancata. Insiste la Lazio al 37': Viviano sventa su Immobile. Al 42' il portiere doriano devia in angolo una bordata di Marusic. Dalla bandierina la parabola di Anderson innesca il colpo di testa di De Vrij che sigla il 2-0. Lazio spumeggiante: chiude il primo tempo all'attacco.

DOPPIO IMMOBILE — La ripresa parte nel segno della squadra di Inzaghi che continua a esibire bel gioco e a sfornare azioni offensive. All' 8' Giampaolo avvicenda Caprari con Kownacki. Zapata si fa largo con un diagonale di poco a lato. Altro cambio sul fronte avanzato della Samp: Quagliarella rileva Zapata. Al 17' Kownacki al tiro: para Strakosha. Giampaolo si gioca anche la carta Linetty che subentra a Ramirez. Lazio vicina al terzo gol: fuori il colpo di testa di Caceres al 28'. Inzaghi opera la seconda sostituzione: al 34' dentro Nani per Felipe Anderson. Al 40' traversone radente di Milinkovic per Immobile che sigla il terzo gol. Entra Di Gennaro, esce Leiva tra gli applausi. Al 43' Immobile timbra la sua doppietta: entra in area su assist di Nani e fa secco Viviano. Il capocannoniere si porta a quota 29 in campionato, mentre il conto stagionale sale a 41. Finisce 4-0 nella festa dei 40 mila dell’Olimpico per una Lazio sempre più da Champions.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 22 aprile 2018 20:10
Udinese-Crotone 1-2: Lasagna, Simy e Faraoni in gol

La squadra di Zenga vince dopo essere andata sotto.
Per i padroni di casa è l'undicesima sconfitta consecutiva



L'undicesima sconfitta di fila dell'Udinese regala al Crotone un salto in alto che può valere il secondo miracolo: oggi i rossoblù sarebbero salvi. E il pubblico friulano alla fine li ha accompagnati con un sincero applauso, dopo i fischi (non alluvionali) riservati ai giocatori bianconeri. Ha deciso una prodezza balistica di un gregario, Davide Faraoni, ex Udinese, e soprattutto scuola Inter (vero Zenga...), bravissimo a spedire un diagonale liftato sul palo lungo, dopo che un tiro di Simy deviato da Samir aveva spedito per terra il portiere Bizzarri. Dunque porta vuota, ma non facile da trovare in quella posizione defilata dalla quale Faraoni agguanta la sfera, prima che vada sul fondo.

CHE SFIDA — La prodezza decisiva di una sfida intensa sul piano emotivo, che il Crotone ha ben controllato nella prima parte, che l'Udinese ha fatto sua nella ripresa, quando Lasagna due volte e Fofana hanno avuto le occasioni del 2-1 (bravo Cordaz due volte su Lasagna) fino a quanto le sostituzioni della panchina ospite non hanno riportato il Crotone sulla linea di galleggiamento. Al punto da innescare nel finale il cannoniere Simy, coprotagonista dell'azione decisiva.

ELETTRICITÀ — Gara elettrizzante fin dall'avvio. Lasagna, spalle alla porta, riceve un allungo di Maxi Lopez, addomestica il pallone col destro e con mezza girata mancina fulmina nell'angolo il portiere Cordaz. D'accordo, la difesa di Ceccherini non è da manuale, però l'attaccante friulano esegue il suo numero in modo perfetto e fulmineo. Quindi sono molti più i meriti di Lasagna che i demeriti di Ceccherini. Minuto 6' e partita che sembrerebbe in discesa. Impressione smentita nel giro di 80 secondi. Perché Nalini dalla corsia sinistra manda al centro area dove il gigante Simy, allungando le sue lunghe leve, anticipa in modo inesorabile il possibile intervento di Samir, che gli stava alle spalle. Oltretutto, l'impatto avviene con l'esterno piede, unico modo possibile per tagliare fuori anche il tuffo di Bizzarri. Insomma, a prodezza risponde prodezza: 7', di nuovo in parità.

EQUILIBRIO — Qui il match procede sui binari dell'equilibrio. Il Crotone è propositivo e quindi tiene in costante allerta la linea arretrata di Oddo. L'Udinese attacca in prevalenza sulla fascia sinistra, con Ali Adnan e Fofana, senza però riuscire ad arrivare al cross dal fondo. Per cui i palloni che spiovono dalla tre quarti nell'area rossoblù sono di facile lettura per gli uomini di Zenga, che non sbagliano le chiusure.

CORI — La curva di casa, spazientita, rivolge cori minacciosi ai suoi (se perdete non uscite) e si va al riposo con un Crotone sereno e un'Udinese visibilmente nervosa, insicura. Oddo trova le parole giuste per ricaricare i suoi, la curva friulana cambia atteggiamento e incoraggia. L'Udinese si impadronisce delle operazioni e pressa costruendo tre opportunità per il sorpasso. Ma l'ultima zampata è dei calabresi, che adesso sentono di poter realizzare l'impresa, a dispetto di un calendario che riserva loro Lazio e Napoli. Ma il prossimo turno è col tranquillo Sassuolo: lo Scida è già pronto a mietere altri tre punti fondamentali.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 aprile 2018 23:21
Juventus-Napoli 0-1, Koulibaly gol al 90':
Sarri a -1, per lo scudetto è tutto aperto

Azzurri padroni del gioco a Torino, Allegri crolla all'ultimo minuto:
allo Stadium è la prima vittoria dei campani.
Palo di Pjanic su punizione, occasione sprecata da Hamsik



Chissà se Simone Zaza avrà visto Juventus-Napoli. Il primo pensiero, quando al 90’ Kalidou Koulibaly salta in testa alla difesa della Juve, va al gol-beffa segnato dall’attaccante in quello Juve-Napoli del 14 febbraio 2016 che sancì il sorpasso dei bianconeri sul Napoli. Stasera la squadra di Sarri resta dietro a quella di Allegri di un punto. Ma, se non è ancora la favorita per lo scudetto, parte almeno alla pari. La Juventus dovrà andare a prendersi lo scudetto sabato prossimo a San Siro con l’Inter e all’Olimpico contro la Roma. Dici poco. Anche perché l’entusiasmo in casa Napoli - unito a un calendario oggettivamente abbordabile - fa pensare a 12 punti su 12 più che mai possibili per gli azzurri.

GIUSTO COSÌ — È vero che la pagella di Buffon fino al 90’ è sostanzialmente ai confini del senza voto, ma è il Napoli che fa la partita fin dai primi minuti. Può essere comprensibile che la Juve stia bassa e speculi sui 4 punti di vantaggio, ma per troppo tempo rinuncia a ripartire, lasciando solo un Higuain già di suo in pessima serata. Nelle uniche occasioni in cui i bianconeri saltano il primo pressing magistralmente insegnato da Sarri, nascono il palo sulla punizione (deviata in barriera) di Pjanic, un’occasione per Higuain e una progressione insidiosa di Douglas Costa.
Troppo poco. La Juve si abbassa. Si schiaccia. Nel secondo tempo sembra quasi una provinciale. E non è un caso che Koulibaly bruci proprio quel Mehdi Benatia che era stato il pilastro su cui la Juve, orfana di Chiellini dopo 11’, stava portando a casa uno 0-0 preziosissimo. Che poi i bianconeri prendano gol di testa da una squadra che sulle palle inattive dovrebbero sovrastare, è un merito in più da attribuire al Napoli e al miglior difensore del campionato, proprio Koulibaly.

LA FORZA DEL GIOCO — Il Napoli la vince coi suoi principi, senza mai snaturarsi. La pressione alta tiene lontana la Juve, i difensori non si trovano mai uno contro uno coi vari Dybala e Douglas, anche loro in serata negativa. Anche in una partita in cui nessuno degli attaccanti incide, su tutti un Mertens in evidente flessione, Sarri la risolve con un difensore. E se la Juve, lo si dice da tempo, è inferiore sul piano del gioco collettivo, la dovrebbe vincere con le giocate dei suoi campioni. Che però si mettono tutti in coro per una stecca epica. E ora Allegri non può più sbagliare.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 24 aprile 2018 00:09
Genoa-Verona 3-1: l'ex Bessa punisce Pecchia.
Grifone ormai salvo, l'hellas vede la B

Romulo non basta, Medeiros, l'ex giocatore di Pecchia e Pandev condannano i veronesi



Il Monday night del Ferraris regala scintille. Il Verona è chiamato alla partita della vita per continuare a sperare nella salvezza. E contro il Genoa mette in campo impeto e orgoglio, ma non basta. Va subito sotto (al 6' del p.t. - gol del portoghese Medeiros, alla sua terza partita da titolare), barcolla, spreca occasioni ma riesce a strappare il pareggio con Romulo su rigore al 19' della ripresa. Ora, proprio quando l'Hellas pareva poter puntare al colpaccio, viene punita da Daniel Bessa, il centrocampista che ha lasciato partire, in prestito biennale, a gennaio (58 presenze e nove reti tra Serie A e B con i gialloblù). Ma non finisce qui, perché nel finale ecco il pallonetto capolavoro siglato dal 35enne Goran Pandev. Per il Verona, a 4 gare dalla fine, l'incubo si avvicina. Al Genoa manca solo un punto per la salvezza aritmetica.


LE CHIAVI — La squadra di Pecchia paga una fase offensiva asfittica (due gol segnati su rigore nelle ultime sette partite), con Cerci punta centrale (poco servito da Matos e Fares) che cerca di pungere, inutilmente. Ma anche una buona dose di sfortuna: le occasioni sprecate da Matos a inizio gara e Romulo di testa sul finire del primo tempo avrebbero potuto cambiare la partita.
Il Grifone di Ballardini invece offre una prova solida e di sostanza. Come da copione parte a razzo, non a caso il 24% dei suoi gol del Genoa sono arrivati nei primi 15 minuti (7 su 26 - record della A), nella parte centrale della gara subisce il ritorno della squadra di Pecchia, ma nel finale sa sprintare e assestare i colpi del k.o. Il motorino della squadra è senza dubbio Laxalt. L'uruguaiano sulla sinistra umilia con le sue incursioni l'ingenuo Bearzotti (alla terza presenza in A), arriva al tiro, sforna cross e assist (suo quello per Medeiros che ha sbloccato la gara). Lapadula si danna, fa a sportellate sfiancando Caracciolo e Vukovic e tiene alta la squadra: gli manca solo il gol. Ma esce tra gli applausi.

I CAMBI — La differenza tra le due squadre l'hanno fatta però anche e soprattutto i cambi. Perché se Verde, Lee e Petkovic entrati al posto di Bearzotti, Souprayen e Matos hanno inciso poco o nulla nel gioco del Verona. Bessa e Pandev (Pepito Rossi ha giocato solo una manciata di minuti) subentrati a Cofie, Medeiros e Lapadula sono stati quelli che hanno ammazzato la gara. Ballardini ha avuto le intuizioni giuste, certo, ma a differenza di Pecchia può attingere da una rosa più varia e sicuramente più completa.

I NUMERI — Il Genoa sale a 41 punti in classifica, ha vinto sei delle ultime otto partite giocate al Ferraris. Contro il Verona ha collezionato 18 tiri di cui 8 in porta e 8 calci d'angolo. Per la squadra di Pecchia, ferma a 25 punti (la Spal terzultima è a 4 lunghezze), questa è la sesta sconfitta consecutiva fuori casa, sempre con almeno due reti subite a partita. L'Hellas nelle ultime 10 gare ha perso 7 volte e vinto 3 (Torino, Chievo, Cagliari). Contro il Genoa ha concluso 13 volte, ma sono solo 3 i tiri nello specchio della porta. In perfetto equilibrio invece la percentuale del possesso palla di stasera (50% Genoa- 50% Verona).

Lorenzo Franculli

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 24 aprile 2018 00:09
SERIE A 2017/2018 34ª Giornata (15ª di Ritorno)

21/04/2018
Spal - Roma 0-3
Sassuolo - Fiorentina 1-0
Milan - Benevento 0-1
22/04/2018
Cagliari - Bologna 0-0
Atalanta - Torino 2-1
Chievo - Inter 1-2
Lazio - Sampdoria 4-0
Udinese - Crotone 1-2
Juventus - Napoli 0-1
23/04/2018
Genoa - Hellas Verona 3-1

Classifica
1) Juventus punti 85;
2) Napoli punti 84;
3) Lazio e Roma punti 67;
5) Inter punti 66;
6) Atalanta punti 55;
7) Milan punti 54;
8) Fiorentina e Sampdoria punti 51;
10) Torino punti 47;
11) Genoa punti 41;
12) Bologna punti 39;
13) Sassuolo punti 37;
14) Udinese e Cagliari punti 33;
16) Chievo e Crotone punti 31;
18) Spal punti 29;
19) Hellas Verona punti 25;
20) Benevento punti 17.

Benevento matematicamente retrocesso in Serie B.

(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 28 aprile 2018 23:46
Roma-Chievo 4-1: Dzeko fa doppietta, anche Schick ed El Shaarawy in gol

Prova di forza dei giallorossi, che la sbloccano nel 1° tempo
e dilagano nella ripresa, in 10 contro 11 per l'espulsione di Jesus.
Alisson para un rigore a Inglese, che segna nel finale



La coppia Dzeko-Schick stavolta funziona, Nainggolan e Pellegrini giocano in verticale come poche altre volte e El Shaarawy trova una giornata di grazia. Mettendo tutto insieme viene fuori una Roma concentrata e determinata, capace di spazzare via il Chievo nonostante l'inferiorità numerica per oltre 35 minuti di gioco. Adesso si può anche iniziare a pensare al Liverpool, aspettando anche i risultati di Inter e Lazio per la corsa-Champions, Per il Chievo, invece, due soli punti nelle ultime sei gare e lo spettro concreto della Serie B.

DOMINIO GIALLOROSSO — Di Francesco stavolta attua un turnover leggero, confermando tanti dei titolarissimi e rinunciando in extremis al solo Manolas. Maran, invece, conferma un 3-5-2 che spesso e volentieri dietro allunga la difesa a cinque, con Depaoli e Cacciatore a dare equilibrio alla fase difensiva. Il primo brivido è per la Roma, con Inglese che lavora un buon pallone in mezzo all'area liberando Castro, il cui destro scheggia l'incrocio. Passato il pericolo la Roma si organizza e di fatto domina la partita. Chi temeva che la testa fosse già al Liverpool, deve ricredersi subito. È vero che il Chievo non è la Fiorentina (l'avversario precedente alla sfida di ritorno con il Barcellona), ma questa volta la Roma sembra aver imparato la lezione, lasciando a casa pensieri e desideri. C'è solo la voglia di vincere una partita chiave per la corsa-Champions, con la gara che si mette in discesa al 9' quando Nainggolan ruba palla a Radovanovic sull'out sinistro e mette in mezzo un pallone su cui Schick è bravo ad arrivare in corsa e ad insaccare con un bel tap-in. Difesa del Chievo quasi immobile, ma questo è più o meno il leit motiv di tutto il primo tempo. Così due minuti dopo Fazio colpisce in pieno il palo di testa, al 15' Kolarov pesca El Shaarawy in mezzo, tocco morbido e 2-0 annullato per un fuorigioco dubbio (ma confermato dalla Var) e al 20' è Sorrentino a dire di no in corsa a Schick. Ma la collezione di occasioni giallorossi è solo all'inizio, c'è ancora tempo per un altro palo (il 22esimo, questa volta destro a giro di El Shaarawy), un'occasione d'oro per Dzeko e il 2-0 dello stesso bosniaco, con la complicità di Radovanovic. Insomma, non c'è mai stata davvero partita, se non nei primissimi minuti.

TRA RISCHI E GEMME — La ripresa sembra girare sulla stessa falsa riga del primo tempo, con Pellegrini (cervello che ragiona in verticale) che trova subito Dzeko, ma Sorrentino prima gli sporca il pallone, poi gli para la battuta a rete. Al 10' l'episodio che può cambiare l'inerzia della partita, con la solita ingenuità di Juan Jesus. Il brasiliano cintura Inglese nell'area piccola, rigore ed espulsione. Dal dischetto va lo stesso Inglese, ma la conclusione è ben parata da Alisson. Di Francesco si riassesta subito con l'ingresso di Manolas e una Roma schierata con il 4-4-1 (con El Shaarawy che fa l'elastico tra attacco e centrocampo), tanto che in due minuti arrivano altri due gol: prima un coast to coast di 60 metri dello stesso El Shaarawy chiuso con un bel destro a giro, poi un colpo da biliardo di Dzeko da 25 metri. Sul 4-0 non c'è proprio più storia, nonostante l'inferiorità numerica dei giallorossi. A rimpinguare il bottino giallorosso ci provano ancora Dzeko ed El Shaarawy, mentre dall'altra parte non c'è mai la forza di costruire nulla di pericoloso, se non proprio nel finale. Quanto basta, però, per accorciare almeno li distanze, con una frustata di testa di Inglese al 43'. Poi Calvarese ferma Nainggolan lanciato a rete per un presunto fallo su Radovanovic, ma a questo punto è davvero finita. Per la Roma ora c'è solo il Liverpool, il Chievo invece aspetta di sapere i risultati di Spal e Crotone, ma inizia a tremare davvero.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 28 aprile 2018 23:49
Inter-Juventus 2-3: Higuain la ribalta nel finale

Partita pazzesca: Juve in gol con Douglas e rosso con la Var a Vecino.
Poi nella ripresa rimonta nerazzurra con Icardi e autogol Barzagli.
Poi in 2' l'altra autorete di Skriniar e il Pipita


Aprile 2018, il mese dell’epica. Dopo le rimonte (sfiorata e completata) di Juve e Roma in Champions, ecco un’altra gara memorabile. Contraddittoria, nervosa, da rimonte e contro-rimonte, da crisi di nervi ed esplosioni di gioia. La vince la Juve, sul campo dell’Inter, dopo essere andata a un passo dal crollo dell’Impero, del regno dei Sei anni. Che invece possono diventare ancora sette. La vince 3-2, (dopo esser stata in vantaggio 1-0 e sotto 2-1) in undici contro dieci, per un rosso al 18’ a Vecino (seguono e seguiranno polemiche, su Orsato e sulla Var). La decide Higuain, fino a lì forse il peggiore in campo, colpevole di un gol sbagliato dopo aver saltato il portiere. Aprile 2018 nel calcio è così: non fai in tempo a dare un giudizio, che succede qualcosa che lo ribalta completamente.

INSENSIBILITÀ — Difficile anche giudicare un’Inter che parte male, in 10 rimonta la Juve, sembra poter reggere l’urto e si sfalda nei cinque minuti finali. A caldo, sugli spalti, se la prendono tutti con il cambio Santon-Icardi: da quando Spalletti cerca di rinforzare la difesa, becca due gol. E il nuovo entrato è sempre in zona. Ai nerazzurri restano l’impresa sfiorata e zero punti in classifica, che possono complicare la corsa Champions. Insensibile (come da tormentone), stavolta, è stata la Juve. La squadra di Allegri gioca col fuoco, sembra viaggiare sul confine fra l’implosione per eccesso di energie nervose e l’immortalità, come gli eroi dei film americani. Il Napoli stasera va a -4: all’86’ Sarri pareva aver già sorpassato.
I GOL — Il vantaggio juventino porta la firma di Douglas Costa, che sul secondo palo raccoglie un cross da destra di Cuadrado e infila con un diagonale di esterno sinistro. E’ il 13’, l’alba di un match che sembrerà indirizzarsi col rosso a Vecino e che invece vivrà ben altre emozioni. La rimonta nerazzurra parte al 7’ della ripresa su una punizione (al solito tendente verso la perfezione) di Cancelo: Icardi è lasciato solo a colpire di testa (amnesia collettiva) e non perdona. Higuain lo fa in contropiede, poco dopo Perisic se ne va a sinistra, fa sedere Cuadrado e crossa in mezzo: autogol Barzagli. La Juve sembra sull’orlo del crollo nervoso, della fine del ciclo, invece si butta all’attacco e fra l’87’ e l’89’ completa la controrimonta: prima Cuadrado se ne va sulla destra e trova il gol da posizione impossibile (deviazione Skriniar), poi Dybala su punizione trova la testa vincente di Higuain. Tre a due, Allegri in campo ed espulso: partita incredibile.

LE POLEMICHE — Chi pensava (o temeva) che l’asettica Var avrebbe cancellato le polemiche nei big match è servito: del rosso a Vecino parleremo per tutta la prossima settimana, senza arrivare a un verdetto univoco. Quello di Orsato in diretta è un giallo, dopo l’esame in tivù si trasforma in rosso (vede dolo nel pestone su Mandzukic). E’ il 18’, la Juve è già in vantaggio, il clima si scalda ulteriormente. Il popolo di San Siro, ovviamente, ha pochi dubbi, i cori “ladri, ladri”, partono da lì a poco. Due falli non fischiati a su Cancelo e Perisic lanciati in fascia, un giallo a Barzagli (volevano la par condicio di rossi) fanno ribollire i tifosi e giocatori nerazzurri. Che almeno incassano, nel recupero del primo tempo, l’annullamento via Var del gol di Matuidi, in netto fuorigioco sul tocco di Higuain.

LA MOSSA — La “giocata” di Allegri, oltre a panchinare i discussi Benatia e Dybala, è l’invenzione di Cuadrado terzino (ruolo che copriva anni fa). Dopo 5’, quando si becca un giallo su Perisic, pare un azzardo. Dai suoi piedi però parte il cross del gol, ma anche il cross che porta all’angolo da cui nascerà il gol. In più avere lui e Alex Sandro come terzini bassi, oltre a liberare dalla pressione Pjanic, aggiunge soluzioni e qualità: non si contano i cambi di gioco. Quando Allegri toglie un altro centrocampista, Khedira, per Dybala, la Juve sembra sbilanciata anche 11 contro 10. Poco dopo Cuadrado si sdraia sulla finta di Perisic: nasce lì l’autogol di Barzagli. Quando tutto pende verso la “scommessa azzardata”, ecco il lampo per il gol del 2-2. Tutto e il contrario di tutto: va così, di questi tempi.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 29 aprile 2018 17:59
Crotone-Sassuolo 4-1: doppiette di Trotta e Simy, Zenga vicino alla salvezza

Balzo in avanti nella corsa salvezza per i calabresi.
Inutile per gli emiliani la rete di Berardi su rigore alla fine del primo tempo



Travolgente. Quattro sberle al Sassuolo e il Crotone può viaggiare spedito sul trenino della salvezza salendo a quota 34 in classifica, sempre più lontano dalla zona a rischio: un bel regalo di compleanno al tecnico Zenga (che ieri ha compiuto 58 anni). Più aggressiva, più affamata, la squadra dell’«Uomo Ragno»: una partita senza storia allo Scida, un verdetto mai in discussione e motivato dalle più forti motivazioni dei calabresi, lucidi e con gli occhi di tigre dinnanzi all’ennesimo bivio della loro esistenza in Serie A: decidono le doppiette di Trotta e Simy.

CHE RITMO — Crotone d’acciaio. Crotone con tecnica abbinata alla rapidità di passo e già in vantaggio al 3’ con Trotta, il cui sinistro a giro sul palo più lontano risulta imparabile per Consigli. Il portiere del Sassuolo, in evidente giornata no, capitola al 16’, quando esce a vuoto sul cross di Martella lasciando che il pallone rimbalzi sul corpo del ravvicinato Simy e oltrepassi la linea di gesso per il 2-0 calabrese. Gli ospiti, letteralmente in bambola, subiscono il ritmo e il tris altrui in fondo ad un’azione veloce dei padroni di casa, avviata da Stoian, rifinita da Nalini - sfuggito a Lemos - e trasformata in gol ancora da Trotta (in ritardo Rogerio). In un primo tempo divertente e pieno di colpi di scena, si registrano pure lo scontro fortuito a bordo campo tra Babacar in fase di riscaldamento e l’assistente Dobosz (che rimane dolorante a terra e il gioco viene fermato per 2’) e anche il ricorso alla Var di Damato per assegnare il calcio di rigore agli ospiti per fallo in area di Faraoni su Politano: penalty che Berardi non sbaglia.

CAMBIO MODULO — Alla ripresa del gioco Iachini cambia il Sassuolo, riproponendo il consueto 4-3-3. E con l’ingresso di Babacar la squadra ospite attacca col reparto offensivo titolare. I calabresi si dispongono all’attesa, pronti a ripartire di slancio. E sebbene i neroverdi propongano manovre più efficaci nei sedici metri, i rossoblù riescono sempre a controllarli alla fine e, anzi, calano pure il poker nei titoli di coda del match dopo aver sfiorato il gol alla mezz’ora con Martella (stoppato sul più bello da Consigli in coda ad una ripartenza) e al 40’ con Simy (il cui tiro viene bloccato a terra dal portiere del Sassuolo). E’ ancora Simy regalare una perla: stop e girata in area col pallone s’insacca all’angolino. E’ la festa di Zenga: avanti Crotone, la salvezza è più vicina, giù la testa Sassuolo.

Alessio D’Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 29 aprile 2018 18:04
Atalanta-Genoa 3-1, gol di Barrow, Cristante, Ilicic e Veloso

Grande gol del gioiellino, poi Cristante ed Ilicic la chiudono.
Inutile rete di Veloso nel finale.
I nerazzurri restano sesti in classifica



Il sogno europeo dell'Atalanta continua: la vittoria sul Genoa consente a Gasperini di restare al sesto posto a tre giornate dalla fine. Il successo è maturato nel primo tempo, dominato anche per l'inconsistenza degli avversari che hanno cominciato a giocare solo nella seconda metà della ripresa, quando ormai era decisamente troppo tardi. L'unica buona notizia per Ballardini è il buon impatto di Giuseppe Rossi, entrato nel secondo tempo, mentre Gasperini può essere soddisfatto per l'approccio e per la convinzione dei suoi giocatori, che però hanno gestito male il pallone nella ripresa rischiando anche di riaprire la gara.

PRIMO TEMPO — La differenza di motivazioni condiziona la partita fin dall'inizio: l'Atalanta corre, il Genoa passeggia. Già al 5' un bel cross di Castagne preoccupa Perin, ma Gomez non riesce a deviare da pochi passi. Al 16' i nerazzurri sbloccano la gara: un lancio di Toloi prolungato di testa da Cristante diventa un assist per Barrow che umilia sullo scatto Rossettini e segna in diagonale facendo passare il pallone sotto le gambe di Perin. Dopo sei minuti arriva anche il raddoppio: Zukanovic perde palla sulla trequarti, Cristante chiede e ottiene il triangolo a Gomez e poi segna con un preciso sinistro in controbalzo. L'Atalanta insiste e ogni volta che alza il ritmo sulle fasce (in particolare sulla destra) crea pericoli. Al 25' l'ennesima discesa di Castagne manda al tiro Barrow che viene murato, sulla respinta Toloi manda in curva. Il Genoa assiste senza disturbare, l'unico tiro è di Medeiros dalla distanza: troppo poco, anche considerando la mancanza di obiettivi.

SECONDO TEMPO — Evidentemente Ballardini si accorge che così non si può andare avanti e a inizio ripresa effettua un doppio cambio: Veloso e Pandev al posto di Bessa e Migliore passando al 4-2-3-1. Dopo nove minuti entra anche Giuseppe Rossi e proprio Pepito scuote la sua squadra portando qualità e pericolosità. Lapadula, lanciato addirittura da Perin, arriva al tiro da buona posizione, ma Toloi devia in angolo. Al 29' Ilicic fa partire i titoli di coda con uno splendido sinistro a giro. Gomez in contropiede fallisce il poker e allora il Genoa si scuote: al 36' Veloso segna su punizione, al 38' Lapadula sbaglia di testa da pochi passi e qualche secondo dopo Rossi manda a lato di qualche centimetro un sinistro al volo su cross di Hiljemark. Al 44' Fabbri concede un rigore al Genoa per mani di Caldara su tiro di Rossi, ma il Var La Penna consiglia l'arbitro di rivedere l'azione e la decisione viene correttamente cambiata. Il Genoa si arrende, l'Atalanta continua la sua corsa.

G.B.Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
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