Campionato di Serie A stagione 2016/2017

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binariomorto
00domenica 23 ottobre 2016 18:18
Torino-Lazio 2-2: Immobile e Murgia la ribaltano, poi Ljajic al 91' salva i granata

Gol di Falque nel primo tempo, poi i biancocelesti la ribaltano nel finale:
prima Immobile e poi il neoentrato Murgia. Al 91' il rigore trasformato da Ljajic



Pari ricco di gol e di emozioni al Grande Torino. Finisce 2-2, risultato tutto sommato giusto, che peraltro lascia l'amaro in bocca tanto al Torino quanto alla Lazio. I padroni di casa giocano meglio nel primo tempo, ma dopo aver sbloccato la gara con Falque non riescono a chiuderla. Si rammarica però anche la Lazio che, nonostante le numerose assenze, esce molto bene alla distanza e ribalta con un gran secondo tempo il risultato. Salvo poi farsi raggiungere allo scadere per un rigore concesso da Giacomelli per il fallo di mano di Parolo sul tiro di Falque.

LA SBLOCCA FALQUE — Dopo un tentativo per parte (tiri di Keita e Ljajic, entrambi fuori) l'equilibrio della gara si spezza a metà del primo tempo. Lulic sbaglia l'appoggio per Parolo, Valdifiori ne approfitta servendo in profondità Zappacosta che quasi dalla linea di fondo pennella un cross telecomandato per la testa di Iago Falque. L'1-0 è servito, con Marchetti incolpevole e Basta che tenta invano di contrastare la conclusione aerea dello spagnolo. Toro in vantaggio alla prima vera occasione da gol, ma non a sorpresa. Perché la squadra granata mostra sin dai primi minuti di essere sul pezzo molto più dei biancocelesti. Che viceversa paiono intimoriti, forse condizionati dalla assenze. L'errore di Lulic che innesca l'azione del gol non è il primo e non sarà neppure l'ultimo disimpegno errato della squadra di Inzaghi (sbagliano anche Anderson, Cataldi e Keita, favorendo i contropiede dei padroni di casa). E' a centrocampo che i granata pongono le basi della loro superiorità. Il trio Benassi-Valdifiori-Baselli non sbaglia un colpo, mentre dall'altra parte Cataldi, Parolo e Lulic vanno spesso in apnea. La squadra di Inzaghi dà però segni di vita nel quarto d'ora finale della prima frazione. Keita si divora un gol incredibile a tu per tu con Hart e pure Cataldi, imbeccato da Anderson, ha una ghiotta occasione per firmare l'1-1.

RIPRESA PIROTECNICA — I segnali di risveglio laziali di fine primo tempo diventano qualcosa di molto più concreto nella ripresa. La squadra di Inzaghi prende possesso della metà campo grazie ad un temperamento diverso e agli accorgimenti tattici dell'allenatore. Che prima sposta Cataldi centrale con Parolo mezzala, quindi butta dentro Djordjevic per Basta e schiera la squadra con rischioso 3-4-3. L'azzardo paga, però. Perché dopo due buone opportunità di Immobile e Djordievic arriva il meritato 1-1 grazie a un pezzo di bravura dell'ex (fischiatissimo) Immobile, che - pescato in area dal cross di Anderson - la butta dentro con una semirovesciata acrobatica. Sembra finita. E invece no. Perché le due squadre non si accontentano del pareggio e cercano entrambe di vincere (Mihajlovic mette dentro un'altra punta, Maxi Lopez, al posto del centrocampista Benassi, Inzaghi risponde con Murgia per Keita). A vincere sembra riuscirci la Lazio che, dopo un miracolo di Hart su Cataldi, passa in vantaggio grazie al nuovo entrato Murgia (seconda presenza in Serie A): il centrocampista realizza di testa su cross di Cataldi a 6 minuti dal 90'. Inzaghi si mette con la difesa a 5 (dentro Prce per Anderson), ma il Toro non ci sta. Si butta in avanti più con il cuore che con la testa, ma trova lo stesso il pareggio in pieno recupero. Il 2-2 lo sigla Ljajic (5° gol alla Lazio) dagli 11 metri.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 ottobre 2016 22:52
Bologna-Sassuolo 1-1, Matri risponde a super Verdi

La squadra di Donadoni crea tanto, passa in vantaggio al 10' con una punizione di Verdi,
poi però spreca troppo e viene ripresa all'86' dal bomber neroverde


Il primo gol di Alessandro Matri con la maglia del Sassuolo frena il Bologna. Il derby emiliano finisce in parità, ma i rossoblù, in vantaggio dopo 10', hanno dominato il primo tempo sprecando più volte l’occasione per raddoppiare e quindi non possono essere soddisfatti per il pareggio. Al contrario il Sassuolo torna a casa con un punto d'oro dopo una prestazione deludente per 45' e comunque molto al di sotto dei propri standard.


PRIMO TEMPO — La partenza del Bologna è molto rapida: Donadoni vuole mettere subito in difficoltà gli avversari e scatena i suoi velocisti sulla sinistra. Il gol di Verdi arriva presto (10'): la punizione è un gioiello, Consigli può solo guardare la palla calciata con forza e precisione sotto la traversa. La reazione del Sassuolo non c’è: Magnanelli, uno dei cinque titolari confermati dopo la trasferta di Europa League a Vienna, si infortuna e viene sostituito da Pellegrini al 12'. Sensi si sposta in regia, ma il pallino è sempre in mano al Bologna che sfiora il bis al 13' (Krejci in leggerissimo ritardo su tiro-cross di Floccari), al 15' (Consigli respinge corto su conclusione di Krejci e Torosidis sparacchia sulla traversa da due metri), al 20' (Peluso respinge con la faccia un tiro di Krejci) e al 29' (Dzemaili gestisce male un tre contro tre). Il raddoppio, in effetti, arriva ma a gioco fermo in ben due occasioni: sono in fuorigioco sia Krejci al 33' (lanciato a rete da Verdi) sia Torosidis al 39' quando passa a Floccari che insacca a porta vuota. Il Sassuolo si limita a qualche cross privo di pericolosità.

SECONDO TEMPO — Nella ripresa Di Francesco passa subito al 4-2-4 inserendo Politano al posto di Sensi. A cambiare è soprattutto l’atteggiamento: la squadra neroverde alza il baricentro, mostra più reattività nella riconquista della palla e, pur senza fare nulla di eccezionale, spaventa il Bologna che non riesce più a pungere. Donadoni cerca di frenare il Sassuolo mettendo Pulgar davanti alla difesa, ma l’unico errore della coppia centrale Maietta-Helander costa due punti al Bologna: sul lungo lancio di Pellegrini e il buco del capitano rossoblù, Matri è bravo a battere Da Costa con un pallonetto. Il Sassuolo cerca addirittura la rete della vittoria con Politano, ma sarebbe stato un premio eccessivo.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 ottobre 2016 22:57
Roma-Palermo 4-1: Salah, Paredes, Dzeko, El Shaarawy.
Spalletti secondo

Terza vittoria consecutiva per i giallorossi, che dilagano contro i siciliani:
agganciato il Milan a 19 punti, la Juve resta a due lunghezze di distanza


Una delle due serie era destinata ad interrompersi. Si è fermata quella del Palermo, che fino a stasera non aveva mai perso fuori casa e invece all'Olimpico ne incassa quattro, perché la Roma in casa sa solo vincere. Quinto successo su cinque in campionato, il 4-1 alla squadra di De Zerbi vale per Spalletti l'aggancio al Milan al secondo posto e il meno due dalla Juventus capolista. Troppo grande il divario tra le due squadre, che le reti di Salah, Paredes, Dzeko ed El Shaarawy hanno ben evidenziato.


SCELTE — Fuori Florenzi dentro Emerson, ecco l'unica novità nella Roma di Spalletti, che come previsto lascia spazio in mezzo al campo a Paredes al posto di uno Strootman ancora alle prese con la lombalgia. Tutto confermato nel Palermo: Nestorovski guida l'attacco, Diamanti con Chochev a supporto. La Roma parte timida, sotto ritmo e la cosa un po' sorprende, visto l'occasione di (ri)agganciare il Milan al secondo posto e accorciare sulla Juventus capolista. Il Palermo difende a cinque e non trova spazi, la squadra di Spalletti si appoggia molto su Dzeko, che al 7' tira debolmente con il sinistro dai 20 metri. E' sempre il bosniaco, minuto 13', a servire un pallone filtrante che El Shaarawy, sul filo del fuorigioco, spreca con il sinistro sotto porta. Ancora Roma, ancora Edin: al 17' il centravanti serve nuovamente El Shaarawy, il destro del Faraone non è irresistibile ma Posavec non trattiene, poi sulla ribattuta Andelkovic anticipa Dzeko. Al 20' ci prova l'ex di turno, Emerson Palmieri, con un sinistro dal limite ben deviato in angolo da Posavec. Il Palermo si affaccia poco in avanti, il baricentro è molto basso. E così al 31' la Roma passa quasi per inerzia: ancora Dzeko, che controlla un pallone e con il destro serve Salah in corsa, sinistro vincente su cui Posavec non è impeccabile. De Zerbi si sbraccia, chiede ai suoi di avanzare. Ma l'occasione ai rosanero la regala Juan Jesus: errore in uscita e punizione concessa dal limite, che Diamanti mette di poco alto.

SI CAMBIA — Nel secondo tempo Spalletti toglie subito Juan Jesus, già ammonito, e inserisce Florenzi spostando Emerson a sinistra. E la musica cambia in meglio per la Roma, che al 7' trova il raddoppio. Per la verità occasionale, perché la punizione di Paredes è un tiro cross sul quale Posavec sfodera un intervento goffo, per il primo gol in campionato del centrocampista argentino. Solo a quel punto il Palermo prova a svegliarsi. E in meno di un minuto Szczesny è costretto a due interventi: all'11' devia in angolo un sinistro di Diamanti, poi sul successivo corner blocca un colpo di testa di Andelkovic. Al 23' la Roma chiude definitivamente la pratica, dopo un'azione Salah-Florenzi che consente a Dzeko di firmare l'ottavo gol in campionato, sempre più capocannoniere. Il match è virtualmente finito, l'Olimpico aspetta solo con impazienza l'ingresso in campo di Totti. Il Palermo accorcia al 35' con un tiro di Quaison deviato da Manolas. Ma non c'è tempo per la rimonta, solo per il quarto gol giallorosso: Totti lancia Salah, pallone a El Shaarawy che infila ancora una volta Posavec. C'è spazio, in pieno recupero, giusto per un'imbeccata di Totti per Strootman, che salta Posavec ma da posizione defilata non riesce a centrare lo specchio. La missione Roma, però, era stata già ampiamente compiuta.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 ottobre 2016 23:02
SERIE A 2016/2017 9ª Giornata (9ª di Andata)

22/10/2016
Sampdoria - Genoa 2-1
Milan - Juventus 1-0
23/10/2016
Udinese - Pescara 3-1
Atalanta - Inter 2-1
Cagliari - Fiorentina 3-5
Crotone - Napoli 1-2
Empoli - Chievo 0-0
Torino - Lazio 2-2
Bologna - Sassuolo 1-1
Roma - Palermo 4-1

Classifica
1) Juventus punti 21;
2) Roma e Milan punti 19;
4) Napoli punti 17;
5) Torino e Lazio punti 15;
7) Chievo punti 14;
8) Atalanta, Sassuolo e Cagliari punti 13;
11) Fiorentina(*), Genoa(*) e Bologna punti 12;
14) Inter e Sampdoria punti 11;
16) Udinese punti 10;
17) Pescara punti 7;
18) Empoli e Palermo punti 6;
20) Crotone punti 1.

(*) Genoa e Fiorentina una partita in meno.

(gazzetta.it)
binariomorto
00martedì 25 ottobre 2016 23:13
Genoa-Milan 3-0: Ninkovic e Pavoletti,
autogol di Kucka, Paletta espulso

Tonfo dei rossoneri dopo il successo con la Juve:
decidono un colpo di testa del serbo, un autogol di Kucka e il sigillo del centravanti.
Il difensore lascia i suoi in 10 sull'1-0



Il Milan inseguiva il grande sogno di una notte da numeri uno, in testa alla classifica in attesa che il turno di campionato si completasse. Il sogno è presto interrotto da Ninkovic, prima volta da titolare in A, poi la notte diventa addirittura un incubo con l’autorete di Kucka e il tris di Pavoletti.

MILAN STORDITO — Montella aveva scelto la formazione attesa, con Poli terzino destro per Abate e Honda per l’insostituibile (fin qui) Suso. Juric optava invece per Ninkovic alla prima da titolare, al fianco di Rigoni e dietro Simoene Jr. Il Milan aveva già sbancato Marassi il 16 settembre scorso, quando si presentò senza Bacca e poi, una volta entrato, fu proprio il colombiano a decidere. Stavolta per dieci minuti esatti le squadre si studiano, Montella vorrebbe che fossero sfruttati di più gli esterni mentre il Genoa punta sulla fisicità e sulle ripartenze. All'11' è proprio il debuttante (dall’inizio) Ninkovic a rompere l’equilibrio su cross dalla destra di Rincon: il serbo schiaccia la palla nell’angolino basso dove Donnarumma non può arrivare ed è Honda a tenerlo in gioco. Il Milan pare stordito, incapace di reagire: così dà ragione al suo allenatore, che alla vigilia aveva avvertito sulle difficoltà della partita più dura, per Montella, di quella con la Juve. In effetti l’ex Niang fatica ad affondare, Honda a destra non si vede e Bacca è nella versione centravanti fantasma. Fa fatica anche la mediana, così il primo tiro verso Perin, a lato di poco, arriva dalla distanza con un difensore centrale: Romagnoli. Oppure, al 25’, quando a provarci è Bonaventura in azione personale: il Genoa è sempre attento in copertura. Il primo tempo si chiude così con un tentativo di Niang, alto, su sponda di Bacca, nulla di più. Anche da parte del Genoa, che trovato il gol al primo tentativo, poi finisce per abbassarsi.

INCUBO — La ripresa si apre con i rossoneri più convinti, ma ancora poco pungenti: il primo tiro in porta, che Perin devia in angolo, non arriva con un attaccante ma con un centrocampista, Bonaventura. Così il minuto chiave è ancora l’undicesimo quando Paletta entra in scivolata su Rigoni: il fallo è così pericoloso da meritare il rosso diretto. Milan in dieci, Montella toglie Bacca per un difensore, Gomez. Pochi minuti più tardi però rinforza di nuovo l’attacco con Luiz Adriano e poi con Suso per il fischiatissimo ex Niang. Il più pericoloso alla metà del tempo risulta però Rincon, che da fuori area calcia di poco a lato. L’occasione giusta per il Milan capita sul piede di Poli che davanti a Perin apre troppo il destro. Il tentativo di Suso è invece troppo centrale. Può colpire così il Genoa con Lazovic aiutato dalla deviazione di Kucka: Lazovic era entrato per Ninkovic, altro uomo del match. E c’è spazio pure per il 3 a 0, con Pavoletti che sfrutta un errore di Romagnoli. Il Milan crolla così a un passo dal sogno mentre il Genoa si rialza con una vittoria subito dopo il k.o. nel derby: è la settima volta che succede da quando il club è tornato in A, la prima che il successo arriva a Marassi.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 ottobre 2016 23:35
Chievo-Bologna 1-1, Mbaye rovina la festa a Pulgar

Al Bentegodi finisce con un pareggio: al gol di Pulgar, segue l'autorete del difensore rossoblù.



Chievo e Bologna non si fanno male. Al Bentegodi finisce 1-1, rete di Pulgar e autogol Mbaye. Un pareggio - il terzo consecutivo per il Bologna, il secondo per il Chievo - che appare insoddisfacente per i padroni di casa, più pericolosi nei 90'. I veronesi si piazzano al nono posto in classifica (a 15 punti), mentre il Bologna è 11°, a 13. Maran inserisce Spolli e Dainelli in difesa, a centrocampo - assente Castro - punta su Izco, Radovanovic, Hetemaj, mentre De Guzman (preferito a Birsa) si piazza dietro Meggiorini e Inglese. Donadoni schiera Gastaldello (di nuovo disponibile) in difesa, Nagy, Pulgar e Dzemaili a centrocampo. In attacco ci sono Mounier, Verdi e Krejci. Primi minuti ad alta intensità da parte di entrambe le squadre, poi i ritmi si placano. Con un Bologna corto e abile nel chiudere gli spazi, la prima vera occasione dei padroni di casa arriva al 12': assist di De Guzman per Meggiorini, il suo tiro a giro di sinistro viene toccato da Da Costa, che mette in calcio d'angolo. Al 19' si vedono i rossoblu, con un tiro dalla distanza di Dzemaili, su cui però Sorrentino mette le mani. Dopo quasi 20 minuti di nulla, il Chievo si fa avanti. Un lampo di De Guzman rischia di portare in vantaggio i padroni di casa: al 37' il suo destro potente dal limite finisce di un soffio sul fondo. Ma i gialloblù ci credono, sia con Meggiorini - prima con un tiro-cross che non trova un compagno, poi con un colpo di testa che sfiora il palo - che con Inglese, che poco prima del recupero calcia da vicino ma si fa bloccare in due tempi da Da Costa.

IOUT MEGGIORINI — La ripresa si apre con l'infortunio di Meggiorini, subito sostituito da Floro Flores e con il gol del vantaggio del Bologna, per mano di Pulgar, che con un destro dalla distanza - complice una deviazione di Spolli - batte Sorrentino. I minuti successivi sono cambi di fronte continui, fino al 25' quando arriva la rocambolesca rete del pareggio del Chievo. Tiro-cross di Hetemaj dalla sinistra e M'baye devia nella propria porta il suggerimento che era diretto a Floro Flores. Nel finale Bologna stanco che stringe i denti per portare a casa un punto e padroni di casa in forcing per provare a vincere la partita, come al 41' con Floro Flores su punizione che sfiora il palo. In pieno recupero Da Costa salva uscendo su Pellissier, bravo a superare Gastaldello, provando la deviazione in scivolata.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 ottobre 2016 23:41
Fiorentina-Crotone 1-1, Astori salva i viola a 5' dalla fine

Sotto il diluvio di Firenze (gara interrotta per mezzora),
una papera di Tatarusanu regala a Falcinelli il gol del vantaggio:
il difensore viola, a 5' dalla fine, evita il primo successo dei calabresi in Serie A



Ancora una volta il Crotone deve rimandare l'appuntamento con la prima vittoria in campionato, sogno cullato per ottantacinque minuti grazie ad un pasticcio di Tatarusanu sfruttato da Falcinelli. Astori nel finale ha trovato il pari (meritato) pe i viola che non riescono però a dar continuità ai propri risultati. La partita inizia sotto un autentico diluvio ed il pallone fatica a scorrere sul prato pieno di pozze del Franchi. Paulo Sousa lascia in panchina sia Borja Valero che Kalinic, attacco affidato a Babacar. Tello, Ilicic e Bernardeschi giocano a supporto del senegalese. Nicola risponde con il tridente composto da Trotta, Falcinelli e Stoian. La Fiorentina parte forte e ci prova con Ilicic,Vecino e Tello, Cordaz è sempre attento. Ma ancora più forte scende la pioggia e Gavillucci dopo poco più di 16 minuti è costretto ad interrompere il match. Impossibile proseguire con il pallone che non rimbalza e squadre negli spogliatoi. Dopo un doppio sopralluogo e quasi 50 minuti di stop la gara riparte. La prima conclusione è del Crotone con un sinistro di Trotta parato da Tatarusanu. Il portiere romeno combina un guaio clamoroso un minuto dopo facendosi sfuggire il pallone dopo un cross di Rosi. Falcinelli segna a porta vuota. I viola accusano il colpo faticando tremendamente a creare occasioni pericolose mentre Kalinic, stranamente lasciato in panchina, inizia il riscaldamento. Prima dell'intervallo solo un tiro dai 25 metri di Ilicic scalda Cordaz. Il primo tempo finisce con il Crotone avanti.

DENTRO KALINIC — Logico il cambio per una Viola che non funziona. Fuori Maxi Olivera, dentro il centravanti croato e padroni di casa con il massimo del potenziale offensivo. Entrare in area avversaria pare comunque complicato e così gli uomini di Sousa ci provano da fuori. Un paio di tiri scagliati da Vecino finiscono a lato, i cross di Tello sono poco precisi. Il Crotone si difende bene e riparte soprattutto con il veloce Stoian e Rodhen, molto vivace sull'out di destra. A venti dal termine primo cambio anche per il Crotone. Fuori Stoian, dentro Palladino. Al 74' Ceccherini stende Kalinic al limite. Giallo per il difensore ed occasione ghiotta per il sinistro di Ilicic. Lo sloveno però prende in pieno la barriera. Ci prova anche Babacar, il cui colpo di testa finisce abbondantemente alto. Sousa prova ad inserire la freschezza di Chiesa al posto di uno stanco Bernardeschi. Occasionissima viola a dieci dal termine: cross di Ilicic e testa di Astori fuori di un niente. Il pari è nell'aria ed arriva proprio grazie ad Astori bravo a depositare in rete da pochi passi dopo un corner di Tello ed un liscio clamoroso di Rohden. Zarate e Simy sono le ultime due mosse dei tecnici, ma il punteggio non cambia. Il Crotone può guardare con ottimismo all'importantissimo match con il Chievo, i viola restano invischiati un una posizione di metà classifica davvero poco affascinante.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 ottobre 2016 23:44
Inter-Torino 2-1: Icardi decide con una doppietta, De Boer si salva

Una doppietta del capitano regala i 3 punti contro i granata,
in gol con Belotti: l'olandese ringrazia Maurito


Segni su rimpallo, fortunoso. Prendi gol perché due dei tuoi inciampano. Non trovi il secondo perché due colpi di testa da un metro finiscono contro un avversario o incredibilmente fuori. Una scivolata disperata ferma il tuo centravanti. Rischi di tornare in Olanda in una gara piena di piccolezze così. Poi arriva il tuo centravanti, quello che scrive libri, e si inventa un gol che è una bellezza, oltre che una potenza. Icardi decide la partita, forse anche il futuro di Frank de Boer, anche se c’è chi dice che fosse già segnato. Sarà più difficile, quasi paradossale, esonerarlo domani dopo una vittoria. E dopo una partita forse non memorabile, ma che costituisce un netto passo avanti rispetto al recente passato.


PASSI AVANTI — L’Inter contro il Torino vince la partita (2-1), vince il possesso palla, vince a livello territoriale e costruisce molte più occasioni degli avversari. Supera anche qualche problema strutturale, grazie a un’ottima prestazione di Joao Mario da regista, grazie a più attenzione sugli esterni e a qualche soluzione in più da metà campo in su. Non è un prodotto finito, ma nemmeno tutta da buttar via come l’accozzaglia vista contro Atalanta e Cagliari. Il resto sono episodi, che testimoniano a volte qualche problema psicologico ancora da superare.

GOL E OCCASIONI — Il tutto comincia con un regalo. Joe Hart è un ragazzo di cuore: trovandosi di fronte una squadra che ha passato un paio di settimane difficili, e che fatica a tirare in porta, le dà una mano. In realtà le mani sul filtrante di Candreva per Icardi (dopo tunnel di Banega a Valdifiori) sono due. Non sono coordinatissime, però: così nonostante sia in vantaggio in uscita, ne viene fuori un rimpallo contro Icardi che sblocca il risultato. Il gol certifica un dominio territoriale che l’Inter trasforma sì in tiri (5-6) ma che non trovano mai lo specchio. Il vero snodo del match avviene però fra il 17’ e il 21’ della ripresa: in due minuti Maxi Lopez reclama un rigore per una “cravatta” di Miranda, poi Brozovic “centra” Hart in contropiede, infine su un lancio lungo dalle retrovie arriva il pari granata: Ansaldi e Murillo si sgambettano correndo come in un cartone animato. Belotti approfitta di quei due a terra, e scaraventa un diagonale di potenza in porta: 1-1. Dopo l’Inter torna a caricare, ma Brozovic centra Moretti di testa, Candreva non centra la porta, Rossettini chiude. Fino al lampo di Icardi.

SEMPRE 4-3-3 — Era l’esame per De Boer. O forse non contava nulla (le vie del CdA sono infinite). Fatto sta che Frank se la gioca a suo modo, senza rinnegare nulla: 4-3-3, Eder dentro e Perisic fuori. La squalifica di Medel paradossalmente gli dà una mano, perché Joao Mario regista dà un altro ritmo e altre idee alla costruzione, soffrendo poco in copertura grazie alla timidezza dei granata. Rispetto al passato funzionano meglio gli esterni, con Ansaldi molto attivo anche se confusionario e Nagatomo puntualissimo su Iago Falque. Anche qui i meriti nerazzurri si confondono con le colpe granata.

TORO POCO CARICO — La squadra di Mihajlovic si presenta a San Siro con un baricentro bassissimo, rinunciando al pallone a affidandosi alla volontà di Belotti di rincorrere ogni cosa assomigli a una palla recuperabile per far pensare a una fase d’attacco. Obi e Acquah sono meno mobili e danno meno soluzioni dei “risparmiati” Benassi e Baselli, che entrano nella ripresa. I loro ingressi, e quelli di Maxi rivitalizzano un po’. Sembra abbastanza per un pari, ma Maurito ha altri piani. “Sempre avanti”: avanti anche con Frank?

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 ottobre 2016 23:47
Juve-Sampdoria 4-1: doppio Chiellini,
gol di Mandzukic, Schick e Pjanic

Bianconeri sul 2-0 dopo 9' con Mandzukic e Chiellini,
nella ripresa segnano Schick, Pjanic e ancora il difensore.
Infortunio ad Evra



Tutto è tornato al proprio posto: la certezza di poter dominare e la fiducia che domani si potrà solo migliorare, anche se la Roma è lì a un’incollatura. Insomma, la Juve si è ripresa la dimensione naturale: prova energica e trame discrete in una partita comunque facile. Il 4-1 finale contro una Samp a due facce è luminoso, anche se qualche piccola penombra si vede sempre.

LA GARA — Pareva l’ora di cambiare, di sterzare verso strade ignote, ma di 3-5-2 si continua a vivere (e a vincere). Per questo Allegri, nonostante gli infortuni e l’ammaccatura rimediata a San Siro, ha vestito la Juve del solito abito: allo Stadium la mediana è quella pensata per essere titolare, con in mezzo Marchisio, tornato dopo sei mesi e già sontuoso, tra Khedira e Pjanic. Oltre al doppio centravantone, la novità è il centrale di destra nella difesa a 3. Rugani? Barzagli? Benatia? No, c’è l’uomo che ha galoppato sulla fascia del Barça per anni, un produttore seriale di assist relegato a marcatore basso: Dani Alves ha piedi e cervello fino per occupare il ruolo. Certo, alcuni tocchetti in meno sarebbero graditi: in uno regala la prima occasione alla Samp con tiro di Budimir e miracolo di Neto, per una sera vice-Buffon.

PRIMO TEMPO — Allegri ha avuto fegato, ma niente in confronto a quello di Giampaolo che ha giocato a sudoku: dal centrocampo in su, 5 cambi su 6 rispetto al derby da favola col Genoa. L’unico sopravvissuto si chiama Barreto, ma a far rumore è l’azzardo nella coppia d’attacco: niente Quagliarella-Muriel, dentro Budimir-Schick. Nel primo tempo la Samp è pallida, timidissima, per l’avvio sprint della Juve con una bella manovra avvolgente. Anzi, i bianconeri tirano dal cassetto un vecchio arnese in disuso da queste parti, il cross: su uno di Cuadrado, oggi in versione super, ecco in avvio la prima rete della stagione di Mandzukic. Poi, subito un’altra zuccata-gol di Chiellini su calcio d’angolo. Importante che il croato si sia sbloccato: servirà parecchio nei tempi duri che stanno arrivando, senza Dybala e Pjaca. In più, per una sera, ha sgravato un opaco Pipita delle faticacce in difesa e ha regalato pure qualche assist a cui non aveva abituato.

SECONDO TEMPO — Con un 2-0 nello zaino dopo 9 minuti il resto poteva essere accademia e prove generali in vista della doppia sfida allo Stadium contro Napoli e Lione. L’infortunio di Evra al polpaccio sinistro, l’ennesimo di questo periodo disgraziato, è stata la prima notizia brutta che ha complicato la serata nel primo tempo. Poi, nella ripresa, il gol dell’1-2 di Schick, su un brutto pallone perso da Chiellini e una grossolana dormita della difesa, ha messo un po’ di pepe alla gara e di ansia ad Allegri. A quel punto Giampaolo ha pure fiutato l’aria di un insperato ribaltone e ha subito buttato dentro Muriel e Quaglia (applaudito dai suoi ex tifosi). Mossa inutile perché, dopo qualche occasione sbagliata per sufficienza, ecco il 3-1 di Pjanic dopo un’azione flipper. Nel finale il 4-1 di testa di Chiellini a rendere il tutto più rotondo. Gli applausi potenti per il cambio di Marchisio (al suo posto Lemina) e per l’ingresso in campo di Asamoah, però, fanno capire che da queste parti aspettano solo di riabbracciare gli infortunati. Visti i chiari di luna, servirà tempo e pazienza per rivedere la rosa al completo: nell’attesa, la Signora continui a battere le sue care strade.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 ottobre 2016 23:50
Lazio-Cagliari 4-1, Keita, doppio Immobile
e Anderson per domare i sardi

Inzaghi torna a vincere dopo due pareggi e va a 18 punti in classifica, al quinto posto in solitaria.
Borriello spedisce a lato un calcio di rigore, nel finale a segno Capuano con deviazione di Wallace



Dopo due pareggi la Lazio riassapora la vittoria. In 28’ minuti rifila subito tre reti al malcapitato Cagliari. Ancora Keita e Immobile, autore di una doppietta, in vetrina. Poi, nel finale torna al gol pure Felipe Anderson, che era a secco da aprile. Gli attaccanti di Inzaghi esaltano il buon momento realizzativo della squadra. Grigia prova dei sardi. Non reggono la forza d’urto della Lazio e così la partita diventa subito in salita. Nella ripresa Borriello fallisce un rigore e solo nel finale Marchetti viene infilato dai sardi (gol di capuano con deviazione decisiva di Wallace).

TRIS VINCENTE — Inzaghi ritrova Radu dopo il turno di squalifica e fa tornare Patric sulla corsia destra della difesa. Per il resto confermata la formazione che ha pareggiato contro il Torino. Rastelli ritocca la squadra che ha perso con la Fiorentina. In difesa entrano Bittante e Ceppitelli, Barella fa il trequartista, in avanti c’è Borriello ad affiancare Melchiorri. La prima insidia arriva dai sardi: al 5’con una botta di Murru deviata in angolo da Marchetti. Un minuto dopo la Lazio passa: Lulic imbecca Keita che fulmina Storari con in destro angolato. Celi sorvola su un atterramento in area di Murru su Parolo. Il Cagliari ha due occasioni per riportare la gara in parità, ma Borriello e Melchiorri non sfoderano la conclusione giusta. Al 23’ il raddoppio della Lazio: questa volta Celi non ha dubbi sull’intervento di Ceppitelli ai danni di Immobile che realizza dal dischetto. La Lazio imperversa, il Cagliari sbanda. E al 28’ arriva il terzo gol della squadra di Inzaghi: Immobile si avventa su un rimpallo infelice di Padoin e va a segnare ancora. Partita chiusa dopo nemmeno mezzora. D'altronde la formazione di Rastelli fatica a reagire e la Lazio va all’intervallo sul 3-0 tra gli applausi.

RIECCO FELIPE — Nelle ripresa il Cagliari si anima di tenacia per riaprire la gara senza però trovare la strada giusta. Dopo undici mesi torna in campionato Dessena reduce dal k.o alla tibia. Al 16’ Borriello ha la possibilità di riaprire il risultato ma calcia a lato un rigore concesso per fallo causato da Keita su Melchiorri. Dessena si rende pericoloso con un colpo di testa sventato da Marchetti. La Lazio controlla con sagacia la partita. E al 34’, serpentina da applausi di Anderson e la Lazio va sul 4-0. Al 42’ Cagliari a segno: tocco decisivo di Wallace su capocciata di Capuano. La Lazio comunque incarta il 4-1 e resta al quinto posto.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 ottobre 2016 23:55
Napoli-Empoli 2-0: Mertens e Chiriches stendono i toscani

Con due gol nel secondo tempo, gli azzurri superano la squadra di Martusciello
e scavalcano il Milan in classifica tornando al terzo posto



Vittoria doveva essere e vittoria è stata. Napoli ancora a quattro punti dalla Juve in attesa dello scontro diretto di sabato a Torino. La sintesi del successo azzurro sull'Empoli è tutta qui, piuttosto. Che poi il protagonista assoluto sia stato Mertens non è una novità. Non lo è più di sicuro da quando Sarri ha deciso di schierarlo centravanti al posto di Milik prima e Gabbiadini poi. Il belga ha aperto le marcature, Chiriches le ha chiuse. Nel mezzo troppo poco Empoli per impensierire i padroni di casa. L'astinenza da gol della squadra di Martusciello, ormai, è tanto conclamata quanto preoccupante. A proposito, la conoscenza approfondita tra i due allenatori ha contribuito allo sviluppo di una partita molto tattica, almeno in avvio. Sarri aveva deciso di rilanciare Jorginho (marcato a vista da Saponara) e tenere Hamsik in panchina per la prima volta in stagione. L'unico intoccabile, oltre Reina (che ha festeggiato le 100 presenze in azzurro) resta dunque Koulibaly, cui stavolta è stato affiancato Chiriches. Scelte obbligate per Martusciello, privo di Laurini e Gilardino, ma tante novità rispetto al solito con i giovani Dimarco, Veseli e Diousse in campo dall'inizio.

BRAVO SKORUPSKI — Nell'attacco del Napoli "folleggiavano" Mertens ed Insigne anche perché senza un vero uomo d'area la manovra era molto perimetrale tanto che il primo tiro in porta era di Koulibaly in una scorribanda offensiva. Il belga provava a fare il centravanti con discreti risultati e risultava pericoloso in girata alla mezz'ora ed in contropiede, su lancio al bacio proprio di Insigne, dieci minuti dopo. Al Napoli mancavano centimetri in area avversaria ma Callejon era sempre pronto ad attaccare la profondità e creava qualche grattacapo a Demarco ed in una circostanza pure a Skorupski. Il portiere ex Roma era chiamato spesso in causa e si faceva sempre trovare pronto cercando così di tenere in piedi un Empoli molto rinunciatario complice anche il fatto che Mchedlidze faceva rimpiangere Maccarone quando c'era da tenere il pallone.

SENZA TROPPO SFORZO — Ripresa inizialmente senza cambi ma con ritmi più alti da parte del Napoli che faceva salire la sua pressione sui centrocampisti avversari. Da un recupero palla di Allan nasceva così il gol di Mertens, su cross di Callejon sporcato da Demarco. A quel punto cominciava un'altra partita anche se l'Empoli essenzialmente si affidava ai nuovi entrati (Maccarone e Tello) mentre il Napoli si limitava a gestire il vantaggio con Koulibaly versione muro. Di Big Mac l'occasione più importante al 25' dopo un rimpallo tra Saponara e Chiriches che aveva mandato il pallone a sbattere sulla traversa: pronto Maccarone al tap in, bravo Reina nella parata a mano aperta. Tutte le difficoltà offensive dei toscani venivano fuori in fase conclusiva perché fino ai venti metri avversari finalmente la squadra di Martusciello si faceva vedere con frequenza: al momento di concludere, però, l'Empoli svaniva. Così, senza neppure sforzarsi troppo, il Napoli raddoppiava con Chiriches su azione d'angolo: spizzata di Hamsik e tocco facile sotto porta del rumeno che dedicava il gol alla moglie incinta. A quel punto era già tempo di pensare al big match dello Stadium: la Curva A intonava il coro "A Torino undici leoni", la supersfida è appena cominciata.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 ottobre 2016 23:58
Pescara-Atalanta 0-1, a segno Caldara.
Il terremoto ferma la gara per 4'

La squadra di Gasperini vince grazie a un colpo di testa di Caldara: nella ultime 5 partite ha raccolto 13 punti



Il calcio si ferma all’Adriatico al 30’ del primo tempo (l’orologio segna le 21.18). La terra trema per trenta secondi, due ore dopo una prima scossa avvertita in modo netto in tutto l’Abruzzo (per fortuna attorno alle 19 lo stadio era ancora deserto). Trema così forte, nel bel mezzo del primo tempo di Pescara-Atalanta, che il pubblico scatta in piedi verso le vie d’uscita e l’arbitro Guida è costretto a fermare la partita per 4’. Quando si riparte, una bomba d’acqua si abbatte su Pescara e si gioca fino all’intervallo sotto un diluvio mai visto. Scene da “Day after tomorrow”, altro che calcio. I giocatori in campo non hanno la percezione di quanto stia accadendo fino all’intervallo, ma nessuno guarda più verso il campo, tutti hanno il telefono all’orecchio, ma le linee telefoniche sono in tilt per diversi minuti. La paura rende surreale l’atmosfera. Steward, forze dell’ordine, mezzi di soccorso sono tutti in movimento a bordo campo per affrontare una possibile emergenza e un piano di evacuazione dell’impianto. Durante la pausa, la pioggia si ferma e la partita riprende. Si cerca un faticoso ritorno alla normalità, ma il pubblico è praticamente dimezzato.

LA PARTITA — Basta un calcio d’angolo all’Atalanta per fare il colpo e diventare la sorpresa della serie A dopo dieci giornate. Il Pescara, invece, sembra finito in un labirinto. Di paure, lacune, problemi fisici e incertezze. Oddo, contrariamente a quanto annunciato, cambia connotati al suo Pescara. C’è il riferimento al centro dell’attacco, Manaj, ma una sola spalla, Caprari. Si difende con cinque uomini (Zampano a destra si abbassa) e chiede a Brugman di fare la guardia restando a protezione della difesa e sulle tracce di Kurtic. Gasperini, sostituito da Gritti in panchina perché squalificato, approfitta invece del trend positivo e dell’infrasettimanale per dare una nuova chance a Paloschi. E’ l’ex Swansea l’osservato speciale della serata nerazzurra: missione fallita per l’attaccante. La prima palla gol della partita la confeziona un difensore, Zukanovic, dopo il 20’: sul cross di Dramè stacca in solitudine sul secondo palo e spreca malamente. In una partita vuota di contenuti, questo episodio suona come un sinistro avvertimento per Oddo. Al quarto d’ora della ripresa, infatti, sull’angolo di Freuler, Caldara salta indisturbato tra i difensori pescaresi e regala un inatteso vantaggio all’Atalanta. Oddo gioca la carta della disperazione, passando al tridente Pepe, Manaj, Caprari. L’ansia di non farcela, però, è l’avversario peggiore. Tanto che, al 94’, il Pescara tornerà negli spogliatoi bagnato fradicio e senza aver mai tirato verso la porta di Berisha, che può riporre i guanti nel borsone illibati. Doveva essere la notte della svolta, è stata una notte che neanche i più pessimisti avrebbero potuto prevedere.

Orlando D'Angelo

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 27 ottobre 2016 00:02
Sassuolo-Roma 1-3: doppietta di Dzeko, infortunio per Florenzi

Vantaggio degli emiliani con Cannavaro, nella ripresa si scatena il bosniaco
(10 gol in 10 partite!) che segna di sinistro e su rigore. Chiude Nainggolan



Secondo tempo super e il gioco è fatto: la Roma resta in scia alla Juventus battendo il Sassuolo per 3-1, quarta vittoria di fila in campionato. Nulla da fare per Di Francesco, che pure aveva chiuso avanti il primo tempo grazie alla rete di Cannavaro. Poi in cattedra è salito Dzeko, sempre più capocannoniere del campionato con 10 reti dopo la doppietta di ieri sera. Di Nainggolan il gol finale.

A SPECCHIO — Di Francesco e Spalletti se la giocano a specchio: 4-2-3-1. Ma a fare la differenza nel primo tempo è l’approccio al match: il Sassuolo parte molto aggressivo e per la Roma sono subite chiare le difficoltà, soprattutto per la posizione di Defrel tra le linee. Ed è proprio il francese, al 5’, ad impegnare Szczesny dal limite, poi sulla respinta del portiere polacco Emerson (preferito a Juan Jesus sulla sinistra) salva su Politano. Al 6’ è Mazzitelli a provarci con un destro dal limite di poco fuori. Al 9’ si affaccia la Roma: punizione a sorpresa sugli sviluppi della quale El Shaarawy entra in area, ma poi calcia fuori con il sinistro. Al 12’ il Sassuolo passa: Politano sulla sinistra non trova molta opposizione da Emerson, cross al centro per un liberissimo Cannavaro che di testa batte Szczesny. La Roma barcolla, il Sassuolo vuole il raddoppio e al 17’ ci prova Defrel, con una girata centrale su assistenza di Matri. Al 18’ Florenzi sbaglia l’ultimo passaggio per Dzeko, poi 3’ più tardi è Politano che viene fermato da Strootman in angolo. La Roma prova a rialzarsi: soffre da matti le ripartenze del Sassuolo e raramente riesce a recuperare palla in zone offensiva. Quando lo fa - è il 28’ - Emerson serve Nainggolan che dai 20 metri colpisce la traversa con il destro a Consigli battuto. Al 40’ ancora Roma, con Salah che sfiora il palo su tiro cross dopo un’azione da calcio d’angolo. Il Sassuolo risponde con Adjapong, che arriva stremato al tiro dopo un’imbeccata perfetta, l’ennesima, di Defrel. Al 43’ la Roma va due volte vicina al pareggio: prima con la seconda traversa, stavolta colpita da Dzeko su assist di Emerson con successivo salvataggio sulla linea di Acerbi. Poi sul successivo corner è Cannavaro a deviare il tentativo con la testa di De Rossi.


RIBALTONE — Nel secondo tempo Spalletti ordina il cambio tattico, abbassando Nainggolan sulla linea di De Rossi e Strootman per un 4-3-3. E al 12’ la Roma trova il pareggio: Salah recupera palla e serve un pallone in verticale per Dzeko, che gioca bene con il corpo e con il sinistro batte Consigli, per il nono gol personale in campionato. Al 17’ la grande chance del ribaltone capita a Salah, che centralmente beffa i difensori del Sassuolo e s’invola tutto solo verso Consigli, con un tocco beffa il portiere ma è Defrel con un recupero incredibile a salvare il pallone pochi centimetri prima che entri in porta. Di Francesco allora corre ai ripari sistemandosi a specchio: fuori Matri e dentro Biondini, anche qui 4-3-3. Al 22’ è ancora Roma: cross dalla sinistra di Emerson, El Shaarawy sul primo palo non allarga abbastanza il piattone e mette fuori. La partita a scacchi tra i due allenatori continua: Spalletti toglie Strootman e mette dentro Paredes tornando al 4-2-3-1. Ma il cambio che risulta decisivo in negativo per il Sassuolo è quello di Lirola: lo spagnolo entra al minuto 28 e tre minuti più tardi la combina grosso atterrando Dzeko con un intervento sciagurato: il bosniaco si prende il pallone e trasforma il rigore che vale il decimo gol in campionato (agganciato il ruolino di Batistuta nel 2000-01) e il sorpasso giallorosso. Roma che triplica due minuti più tardi: ancora Dzeko che innesca El Shaarawy, sinistro respinto da Consigli poi tap-in vincente di Nainggolan. La partita finisce più. C’è spazio per la preoccupazione per le condizioni fisiche di Florenzi, uscito per una brutta botta al ginocchio sinistro. Si temeva qualcosa di grave, ma le prime informazioni provenienti direttamente dall'ambiente romanista parlano di "trauma distrattivo/distorsivo al ginocchio sinistro, da valutare nelle prossime 24 ore".

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 27 ottobre 2016 23:57
Palermo-Udinese 1-3, Fofana spettacolo: non basta Nestorovski

Apre il macedone, pareggia Thereau, poi Fofana trova due reti in 5' e chiude la gara.
Espulso Sallai nel finale. De Zerbi rischia, per Delneri seconda vittoria sulla panchina friulana



L’Udinese sbanca il Barbera. Delneri si prende la sua rivincita da ex dopo la doppia sconfitta della scorsa stagione sulla panchina del Verona. Il Palermo resta ancora, in modo preoccupante, a secco di punti in casa con la posizione di De Zerbi che potrebbe iniziare a traballare. Il tecnico cambia modulo, passa alla difesa a quattro e lancia Pezzella e Embalo dal primo minuto, Delneri risponde con Angella, Hallfredsson e Matos nello scacchiere iniziale.

VANTAGGIO PALERMO — Dopo una fase di studio iniziale sono i padroni di casa a sbloccare il risultato con Nestorovski che al 10’ ruba palla ad Angella, si invola in area e di sinistro fa partire una conclusione, leggermente deviata da Widmer che batte Karnezis. L’Udinese prova scuotersi dalla doccia fredda con Kums, Posavec para. I friulani prendono campo, il Palermo, però, quando riparte è pericoloso: Diamanti al 20’ ci prova dal limite ma il suo tiro termina a lato. Il gioco è frammentario, pioggia e vento non agevolano, inoltre diversi falli di gioco da entrambe le parti spezzano il ritmo. Delneri rimescola le carte virando sul 4-4-2 con Thereau più al centro dell’attacco, una mossa che dà più consistenza in avanti ai friulani che al 33’, però, subiscono una fiammata dei rosanero: Nestorovski riceve da Hiljemark, ma spara alto. Passano tre minuti e l’Udinese riequilibra le sorti: Widmer trova un corridoio centrale per Thereau che batte Posavec. La partita si accende nel finale di tempo: al 40’ Embalo di testa impegna Karnezis e 2’ dopo Posavec è costretto a un doppio intervento prima su Matos e poi su Fofana.

LA RIPRESA — La ripresa comincia su ritmi blandi, si vive di accelerazioni improvvise, Angella di testa manda a lato, mentre Matos chiude in corner un’incursione di Rispoli. Proprio il brasiliano al 9’ lascia il campo per Badu. De Zerbi risponde con Chochev per Pezzella e Sallai per Diamanti per un 4-1-4-1 più propositivo. Al 16’ però è l’Udinese a rendersi pericolosa con una gran botta dal limite di Zapata sulla quale Posavec si distende e devia. Delneri inserisce De Paul per Kums e ritorna al tridente. La gara resta su ritmi bassi. Al 27’ Rispoli taglia in mezzo per Sallai che però in spaccata svirgola. Passano due minuti e l’Udinese ribalta il risultato, Embalo perde palla Hallfredsson lancia Fofana che dal limite fa partire un tiro a giro sul secondo palo sul quale Posavec non può nulla. Il Palermo prova a portarsi in avanti ma scopre troppo il fianco, e al 35’ cala il tris con un contropiede condotto da Badu, assist a Fofana che firma la doppietta. Per il Palermo la situazione diventa ancora più complicata quando resta in dieci per l’espulsione di Sallai per doppio giallo. L’Udinese nel finale potrebbe anche dilagare con se non fosse il palo a fermare il tiro a effetto di Thereau.

Fabrizio Vitale

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00venerdì 28 ottobre 2016 00:05
SERIE A 2016/2017 10ª Giornata (10ª di Andata)

25/10/2016
Genoa - Milan 3-0
26/10/2016
Chievo - Bologna 1-1
Fiorentina - Crotone 1-1
Inter - Torino 2-1
Juventus - Sampdoria 4-1
Lazio - Cagliari 4-1
Napoli - Empoli 2-0
Pescara - Atalanta 0-1
Sassuolo - Roma 1-3
27/10/2016
Palermo - Udinese 1-3

Classifica
1) Juventus punti 24;
2) Roma punti 22;
3) Napoli punti 20;
4) Milan punti 19;
5) Lazio punti 18;
6) Atalanta punti 16;
7) Genoa(*), Torino e Chievo punti 15;
10) Inter punti 14;
11) Fiorentina(*), Udinese, Bologna, Sassuolo e Cagliari punti 13;
16) Sampdoria punti 11;
17) Pescara punti 7;
18) Empoli e Palermo punti 6;
20) Crotone punti 2.

(*) Genoa e Fiorentina una partita in meno.

(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 29 ottobre 2016 23:28
Bologna-Fiorentina 0-1: decide Kalinic su rigore, espulso Gastaldello

Per i viola, che salgono al sesto posto in classifica, anche due legni colpiti, entrambi da Ilicic.
La squadra di Donadoni, invece, prosegue il momento negativo: non vince dal 21 settembre


Ci pensa (ancora) Kalinic. Come a Cagliari, è l'attaccante croato il grimaldello viola che scardina la resistenza del Bologna, autore di un primo tempo sottotono in cui la Fiorentina centra due legni, entrambi con Ilicic, e sfonda su rigore procurato e realizzato da Kalinic. Espulso Gastaldello nell'occasione. In 10, il Bologna ci ha messo il cuore, ma per Tatarusanu è stata una serata tutto sommato tranquilla, mentre Kalinic ha tentato a più riprese di chiudere i giochi. Insomma, vittoria meritata per i viola di Paulo Sousa, che dimenticano l'inatteso stop casalingo con il Crotone, mentre il Bologna, che ha perso anche Verdi per infortunio, deve rammaricarsi soprattutto per la prima mezz'ora, dove ha concesso veramente troppo agli avversari.


VERDI K.O., GASTALDELLO SHOCK — Krejici per Helander, primo spavento per Tatarusanu, la risposta della Fiorentina è poderosa: Ilicic prende il tempo a Masina, ma Da Costa e il palo dicono no allo sloveno, ancora a secco in questa stagione. Donadoni perde subito Verdi per un infortunio alla caviglia dopo un contrasto con Ilicic: dentro Rizzo a completare il tridente con Floccari e Krejci, mentre Paulo Sousa, rispetto al deludente 1-1 con il Crotone, ha rilanciato Kalinic dal 1' con Bernardeschi e Ilicic alle spalle, con Vecino, out all'ultimo istante, sostituito da Badelj in mezzo al fianco di Borja Valero. Al 23' attento Tatarusanu in anticipo su Krejci sul cross deviato di Rizzo, poi ancora Ilicic sfortunatissimo: punizione al bacio e traversa piena, sulla respinta segna Kalinic ma è in fuorigioco. Attorno alla mezz'ora arriva la svolta: Rodriguez lancia Kalinic alle spalle di Gastaldello, che lo atterra in piena area. Inevitabili rigore ed espulsione, dal dischetto Kalinic (per due volte) supera Da Costa e porta in vantaggio la Fiorentina.


TENTATIVI ROSSOBLÙ — Bologna in 10 e sotto shock, Mbaye quasi regala a Kalinic la doppietta con un retropassaggio scellerato. Dzemaili arretra al fianco di Helander, la Fiorentina sfiora il bis con Kalinic ma il Bologna non demorde e con Pulgar, dopo un'uscita un po' così di Tatarusanu, si riaffaccia pericolosamente in attacco. Nonostante l'uomo in più e la tanta qualità in campo, i viola faticano a mantenere il possesso palla contro un Bologna comunque organizzato e che spinge soprattutto sulla sua fascia sinistra con Masina e Krejci. Dentro Sadiq per il compassato Floccari, Da Costa non trema sul piattone di Kalinic e sul mancino senza troppe pretese di Ilicic. Sousa toglie Bernardeschi (dentro Sanchez) e avanza Borja Valero, ma è il neoentrato Cristoforo, all'86', a costringere Da Costa al gran riflesso col piede. Cambia poco per Sousa, che si porta a casa con merito il derby dell'Appennino e risale la classifica, mentre Donadoni - che non vince ormai da sei partite, è fondamentale che Destro rientri in fretta - ha di che riflettere.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 29 ottobre 2016 23:33
Juventus-Napoli 2-1: Higuain decide ma non esulta.
Bonucci e Callejon in gol

Il Pipita risolve dopo il botta e risposta tra il difensore e lo spagnolo:
Allegri vola a +7 su Sarri e a +5 sulla Roma, in campo domani a Empoli


Una coltellata al cuore dei napoletani. Inferta quando la ferita dell’addio era ancora grondante di sangue. Il gol decisivo di Gonzalo Higuain, che sigilla il 2-1 con cui la Juve batte il Napoli, spalanca al Pipita le porte del pianeta Juve. Il centravanti che secondo i suoi detrattori non segna mai quando conta, manda a referto il più pesante degli 8 gol fin qui segnati in bianconero. Con cui Allegri si mette in tasca la prima vittoria stagionale in uno scontro diretto. La stoccata del più atteso, stasera nella rinomata versione “una palla pulita un gol”, chiude una partita molto equilibrata. Piuttosto bloccata, con poche occasioni. In cui il Napoli si fa leggermente preferire sul piano della manovra, ma in cui la Juve mostra l’efficacia della grande squadra. Capace di vincere anche quando non indossa l’abito migliore di un armadio che resta da principessa.


TATTICA SÌ, EMOZIONI NO — Il primo tempo, che fa annotare un destro centrale di Allan parato da Buffon e Reina che non va oltre l’ordinaria amministrazione, va in archivio col più incontestabile degli 0-0. La Juve fa una fatica immane a portare la palla sulla trequarti del Napoli. Manca Dybala e soprattutto Hernanes non è mai regista illuminante. Anzi, lo Stadium trema in occasione di tre palle perse da brividi. Il Pipita e Mandzukic restano senza benzina nel motore, tranne quando Khedira pesca il corridoio per Higuain, chiuso da un recupero di Chiriches che è la miglior cosa vista in 47’, insieme a un cross col destro di Alex Sandro che è prelibatezza assoluta. Il Napoli è bravissimo a soffocare la Juve coi tre davanti e i centrocampisti, anche se non riesce a creare pericoli. Diawara, a cui un mediocre Pjanic butta più di un occhio, mostra bella personalità. Ma con gli esterni che non saltano mai l’uomo e un centravanti in grado di giocare spalle alla porta, la Juve non trema mai.

BENVENUTA PARTITA — In chiusura di primo tempo arriva l’ennesimo infortunio muscolare per Chiellini. Allegri decide di giocare subito la carta Cuadrado. Non si può più aspettare per variare uno spartito a una sola nota. Ma Juve-Napoli si accende su un episodio in avvio di ripresa, nella fattispecie un’oscena svirgolata di Ghoulam, che invece di spazzare mette in porta Bonucci. Il difensore ringrazia e di sinistro fulmina Reina. Il Napoli è bravo a reagire subito e a trovare il meritato pari: Insigne imbecca Callejon, bravo a battere Buffon di destro. Due i principali colpevoli sul fronte Juve: un Hernanes troppo contemplativo sulla giocata di Insigne e un Lichtsteiner allineato male.

CHE BEL MARCHISIO — Mancano 35’ alla fine. La Juve riesce ad aggiungere qualità, iniettando nel motore, oltre al solito Sandro e a Cuadrado, un Marchisio che in 28’ dà più brillantezza al gioco di Pjanic ed Hernanes messi assieme in tutta la partita. Prima della Pipita di Higuain, intelligente a seguire la respinta di Ghoulam sull’inserimento di Khedira e a colpire col sinistro dove Reina non può nemmeno provare la parata. Finisce 2-1, nonostante un paio di mischie in area Juve. Il Napoli scivola a meno sette, i bianconeri provano la prima fuga in testa al gruppo. Nonostante la gamba non sia ancora quella del Vincenzo Nibali dei giorni migliori.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 30 ottobre 2016 15:46
Serie A, Atalanta-Genoa 3-0. Kurtic+ Gomez: è la vendetta dell'ex Gasperini

Una doppietta dello sloveno e un gran gol dell'italo-argentino regalano i 3 punti agli orobici.
Per il tecnico Gasperini è una vittoria dal sapore speciale


Il maestro respinge il primo assalto dell'allievo, cioè Gasperini messaggia a Juric: devi studiare ancora un po'... L'Atalanta ipoteca il successo (strameritato) nel primo tempo grazie a una disposizione che obbliga la retroguardia del Genoa a giocare sempre senza paracadute: uno contro uno e se l'attaccante ti batte sono guai... Juric prova ad abbassare Laxalt, che però viene immediatamente assalito da Conti, uno che riesce ad essere più veloce di lui. Un fulmine, quindi.



PAVOLETTI ISOLATO — Dall'altra parte, Masiello e compagni di linea non devono tribolare nel tenere l'isolatissimo e mai rifornito Pavoletti. I suoi paggi laterali, N'tcham e Rigoni, non stazionano sulle fasce ma alle sue spalle e quindi non aprono il gioco. Così la manovra finisce nell'imbuto centrale e l'Atalanta può ripartire sfruttando le corsie esterne.

IL VANTAGGIO — Fra l'altro la squadra di Gasp mostra una tensione agonistica superiore, che tocca il suo apice nell'azione del gol rompi equilibrio. Gagliardini va a pressare N'tcham quasi al limite dell'area, quello si impappina consegnandogli la sfera che viene immediatamente spedita nel corridoio centrale dove si inserisce di prepotenza Kurtic, abile a scavalcare l'uscita di Perin. Nell'occasione Gagliardini mostra sia forza fisica che abilità di tocco: un elemento da seguire con attenzione.

IL RADDOPPIO — Visto che il Genoa stenta a reagire è la squadra di casa a farsi viva dalle parti di Perin con una caparbia azione di sfondamento di Petagna, uno che ricorda nella stazza e in certi movimenti il primo Bobo Vieri proprio quello dei tempi bergamaschi. Giunto quasi sul fondo, Petagna vede che in mezzo sta arrivando Kurtic e lo serve magistralmente: Kurtic prende la mira e piazza un piatto destro radente al palo di Perin che tocca la palla ma non riesce ad evitare che finisca in rete.


REAZIONE — Nel secondo tempo il Genoa (fuori N'tcham per Simeone) prende in mano il match grazie a un cocktail di orgoglio e varianti tattiche (entra anche Ninkovic per Veloso) suggerite a Juric dall'esigenza di tentare la rimonta. E allora ecco un tourbilllon di moduli tattici che termina con il disperato 4-2-4 degli ultimi dieci minuti. Gasp replica con realismo. Quindi richiama in panca l'eroe di giornata, Kurtic, per inserire D'Alessandro organizzando una linea arretrata a cinque. Ne ricava un solo spavento (palo colpito di testa da Burdisso su angolo), concede due palle gol sprecate da Simeone ma nel finale potrebbe dilagare. Il destro di Papu Gomez del 3-0 mette fine a una partita bella e divertente. L'Atalanta opo il terzo successo di fila è in zona Europa. E il popolo sognante osanna il suo profeta Gasp.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 30 ottobre 2016 19:01
Crotone-Chievo 2-0: a segno Trotta su rigore e Falcinelli

La squadra calabrese vince la prima gara della sua storia in A


È qui la festa, per la prima storica gioia del Crotone in serie A. Il popolo dello Scida alza il volume della felicità, con il sottofondo della musica del grande, eterno Rino Gaetano. Con il 2-0 rifilato al Chievo, la matricola calabrese conquista il primo successo nella massima divisione e in classifica, sempre ultima ma ora a quota 5, si avvicina al resto della pattuglia in lotta per evitare la retrocessione. Le firme sono di Trotta e Falcinelli, entrambe al minuto 47’ (di primo e secondo tempo), che prima litigano per la battuta del rigore, poi fanno pace (dopo la trasformazione di Trotta) e si ritrovano a fine gara protagonisti nel giorno più importante per il cammino del Crotone.

LE MOSSE — Nicola insiste sul 4-3-3 che, dalla partita di Cagliari in poi, ha conferito al Crotone maggiore equilibrio tattico. Maran si affida al solito 4-3-1-2 e, con Meggiorini infortunato, schiera il tandem offensivo Inglese-Floro Flores, supportato dal trequartista Birsa. Il Crotone è subito intraprendente, esulta già dopo 2 minuti per una rete di Rosi, a giusta ragione non convalidata dall’arbitro Pairetto per un fuorigioco di Falcinelli (conclusione in acrobazia, respinta dal palo e poi ricacciata dal portiere Sorrentino, per il tap-in appunto di Rosi). La squadra calabrese, che al 17’ Stoian per un problema muscolare (sostituito da Nalini), si propone bene anche sulle corsie esterne, con Rosi e soprattutto Mesbah. Falcinelli incorna a lato, Trotta costringe Sorrentino a una difficile deviazione. Il Chievo tenta qualche ripartenza, Birsa fa un’incursione in area avversaria, poi Floro Flores tira fuori di sinistro.

IL SIPARIETTO — In chiusura del primo tempo, la svolta per il Crotone. Dalla fascia, Mesbah cerca di sfondare in area e viene affrontato in modo rude da Castro: rigore ineccepibile, ma passano due minuti interminabili prima della battuta dal dischetto. Perché Falcinelli (che già all’Olimpico aveva discusso con Palladino per battere la massima punizione) e Trotta – compagni nel Sassuolo e poi passati al club di Vrenna a fine agosto – si contendono a lungo il pallone, mentre dalla panchina non arrivano indicazioni immediate. Alla fine… la spunta Trotta, che trasforma il rigore, con un destro angolato che non dà scampo a Sorrentino.


CHIEVO, DOVE SEI? — Per quanto scosso dallo svantaggio, il Chievo non riesce a cambiare passo neppure nella ripresa, che comincia con Radovanovic al posto di Rigoni. Anzi, il Crotone sfiora subito il raddoppio con Nalini (bravo Sorrentibno a deviare) e poi con Falcinelli e Trotta, sui quali il portiere si supera ancora. La formazione di Maran, prende campo, però attacca in modo spesso prevedibile e non producono effetti gli inserimenti di Pellissier e Parigini, che compongono la nuova coppia offensiva. Il portiere Cordaz deve intervenire soltanto su una conclusione davvero importante, un potente destro di Birsa. Il Crotone alza una diga davanti alla propria area (bella una chiusura di Mesbah su Parigini), senza mai rinunciare a efficaci ripartenze. Già pericolosi con le punizioni battute da Barberis e Capezzi, i calabresi chiudono il conto nel recupero: Hetemaj si fa soffiare palla da Sampirisi, lesto a dettare il cross per Falcinelli, che firma il 2-0.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 30 ottobre 2016 19:06
Empoli-Roma 0-0: Spalletti a -4 dalla Juventus

Si ferma a quattro la striscia di vittorie consecutive dei giallorossi,
che non vanno oltre il pari in Toscana. Grandi parate di Skorupski



La macchina del gol si blocca a Empoli, una domenica che regala un sorriso in più alla Juventus. Perché la squadra di Spalletti non va oltre lo 0-0 e dunque non tiene il passo della squadra di Allegri, che riallunga in testa a +4. E se la Roma non riesce a centrare la quinta vittoria consecutiva, grande merito va a Skorupski e altrettanto demerito è per i giallorossi, che, per dirla alla Spalletti, corteggiano la partita senza mai voler dare l’idea, ultimi 15’ a parte, di volerla davvero portare a casa.

TORNA RUDIGER — Spalletti lancia Rudiger dal primo minuto, ma la sorpresa è nella posizione in campo del tedesco: a sinistra nella ormai solita “difesa a tre e mezzo”, con Emerson sulla fascia opposta. E proprio il brasiliano, esattamente dopo 60 secondi di gioco, mette dentro con il sinistro un cross per Dzeko, il cui colpo di testa è deviato in angolo da un super intervento di Skorupski. La Roma alza subito i ritmi, l’Empoli pare in difficoltà. E al 5’ è ancora il portiere polacco a salvare Martusciello, su un sinistro da centro area di Salah neutralizzato in due tempi. All’8’ Paredes mette dentro di prima per Dzeko, ma il colpo di testa del bosniaco, dopo aver fatto rimbalzare il pallone, finisce alto. L’Empoli è tutto chiuso e vede via ammoniti tre dei suoi quattro difensori.

BELLUSCI ESPULSO, ANZI NO — Curioso l’episodio al 18’: l’arbitro Di Bello ammonisce Bellusci per un intervento maldestro su Dzeko ma in un primo tempo lo confonde con Veseli, a cui aveva già sventolato il giallo pochi minuti prima. Così l’arbitro tira fuori il rosso, ma poi rettifica la decisione. Al 23’ un destro al volo di Nainggolan finisce alto, poi pian piano l’Empoli prende fiducia, la Roma è imprecisa nell’uscita col pallone e qualche rischio lo corre. Al 29’ Pucciarelli e Saponara si disturbano al momento della conclusione. La Roma si riaffaccia al 33’: Paredes appoggia una punizione corta su El Shaarawy, il tiro del Faraone è deviato in angolo da Bellusci. L’occasione più grande per l’Empoli arriva al minuto 40’: punizione dai 20 metri di Pasqual che finisce di poco fuori. Brivido per Skoruspki al 44’: su lancio di Paredes il polacco perde il pallone ma è fortunato sul rimpallo con Emerson che manda il pallone sul fondo.

OCCASIONI SCIUPATE — Nel secondo tempo nessun cambio, almeno inizialmente. E la partita ricomincia sulla falsariga del primo. L’occasione iniziale è però dell’Empoli, con Pucciarelli che indugia troppo dentro l’area e viene recuperato da Rudiger. Al 12’ bella azione giallorossa: da Dzeko a El Shaarawy, pallone per Nainggolan che non riesce a trovare la porta. Al 18’ ci prova Manolas: colpo di testa su punizione di Paredes, centrale. Al 22’ Gilardino non tira con il sinistro poi chiede il rigore per un contatto con Fazio e viene giustamente ammonito per simulazione. Subito dopo doppio cambio: fuori Gilardino per Maccarone e Jesus per Rudiger. Spalletti aveva già inserito Peres per Emerson. Proprio Peres si accentra e tira col sinistro: fuori.

SPALLETTI LE PROVA TUTTE — Al 34’ Pareres scivola e concede il tiro a Saponara: centrale per Szcsensy. Spalletti le tenta tutte, inserendo anche Perotti. Proprio l’argentino al 39’ affonda sulla sinistra, ma il cross per Dzeko è troppo alto. Al 44’ grande occasione per Dzeko: corner di Paredes, testa del bosniaco ma sulla linea salva Pasqual. La Roma spinge, l’EMpoli non ne ha più ma riesce e tenere inviolata la porta. Merito di Skoruspki, l’ex che fissa lo 0-0 con un miracolo su El Shaarawy al 47’ e una deviazione in angolo ancora sul Faraone. Finisce qui. Con i rimpianti di Spalletti e i sorrisi di Martusciello, che fa uno sgarbo al suo vecchio maestro.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 30 ottobre 2016 19:10
Lazio-Sassuolo 2-1, Lulic e Immobile a segno:
Inzaghi vola al quarto posto

Inutile la rete di Defrel al 12' del secondo tempo.
I biancocelesti, alla seconda vittoria consecutiva e al sesto
risultato utile, si piazzano dietro Roma e Milan con 21 punti


Seconda vittoria consecutiva per la Lazio che sale al quarto posto. I tre punti contro il Sassuolo vengono confezionati nella ripresa con le reti di Lulic e Immobile. Mentre si rivela inutile per la rincorsa del Sassuolo il gol di Defrel. Sesto risultato utile di fila per i biancocelesti: migliore serie positiva del 2016 a suggellare la crescita della formazione di Inzaghi. Dopo il k.o. di mercoledì con la Roma, un’altra sconfitta per il Sassuolo contro una formazione capitolina in una prova che lascia però diversi rimpianti.

SENZA SBOCCHI — Inzaghi innesta Basta e Milinkovic nella formazione della Lazio che ha battuto il Cagliari. Nel Sassuolo gli infortuni di Cannavaro e Antei allungano la lista degli indisponibili. Di Francesco si affida al 3-5-2. In difesa entra Terranova, in mediana sugli esterni ecco Lirola e Dell’Orco, che è al debutto in Serie A, mentre al centro tornano Sensi e Biondini da titolari. Emiliani subito pericolosi. Al primo affondo, rasoiata angolata di Defrel: Marchetti si allunga per deviare in angolo. Replica biancoceleste con tiro a volo di Immobile fuori bersaglio. All’8’ la Lazio reclama per un mani in area di Peluso. La squadra di Inzaghi si impossessa della manovra: al 20’ una parabola di Keita sfiora il palo. Sassuolo in guardia per sfruttare le ripartenze: al 25’ Sensi impensierisce Marchetti e al 27’ Defrel conclude a lato. Al 29’ bel guizzo di Anderson deviato in mischia dai difensori emiliani. La formazione di Inzaghi serra i ritmi e al 40’ spaventa il Sassuolo con una bordata di Radu che sorvola la traversa. Risposta emiliana con Pellegrini: tentativo dalla distanza controllato da Marchetti.


TRE GOL IN SETTE MINUTI — Dopo l’intervallo, la Lazio si fionda nella metà campo emiliana. Una botta di Felipe Anderson viene respinta da Consigli che al 5’ riesce solo a toccare il pallone senza sbarrare la strada al traversone radente di Keita per Lulic che appoggia in rete. Lazio in vantaggio con la seconda rete in campionato del bosniaco. Lievita la squadra di Inzaghi che al 10’ raddoppia con Immobile. Nona rete dell’attaccante che chiude a rete sugli sviluppi di un corner di Anderson, poi smistato di testa da Radu. Pallone in rete dopo una deviazione di Dell’Orco, che subito dopo viene sostituito da Matri. E proprio l’ex laziale si rende subito utile appoggiando per Politano che lancia Defrel lesto a infilare Marchetti. Al 12’ la partita si riapre. Quattro minuti dopo al posto di Keita entra Biglia, reduce da un mese di stop. Sassuolo più compatto col passaggio al 4-3-3. Wallace rimedia su un’incursione di Matri, Marchetti trema su un colpo di testa di Peluso. Di Francesco sostituisce Biondini con Duncan. Al 31’ gol di Lulic annullato per fuorigioco. Si rilancia la Lazio. Al 34’ spunto di Anderson, difesa emiliana in affanno. Di Francesco carica il potenziale offensivo: dentro Ragusa, out Terranova. Inzaghi avvicenda prima Milinkovic con Murgia e poi Immobile (standing ovation dell’Olimpico) con Djordjevic. Partita accesa sino all’ultimo: al 48’ Ragusa calcia a lato da buona posizione, ma la Lazio regge e si gode la quarta vittoria interna che apre la porta a nuove ambizioni.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 30 ottobre 2016 19:12
Milan-Pescara 1-0, Bonaventura decide su punizione: rossoneri terzi

Decide una punizione sotto la barriera al 4' della ripresa, poi Donnarumma
chiude la porta e gli abruzzesi non trovano il pareggio nonostante la pressione finale



Vince il Milan a cui basta un colpo di Bonaventura: i rossoneri sono terzi a un punto dalla Roma seconda. Cade, ma certo senza demeritare, il Pescara di Oddo, agganciato dall'Empoli al terz'ultimo posto in classifica. Il Milan aveva bisogno dei tre punti per cancellare il pesante k.o. contro il Genoa e per dimostrare che la vittoria sulla Juve e le ambizioni di grande Europa non erano casuali. Montella non rinuncia a Niang, febbricitante fino a poche ore dalla partita, e lancia il solito attacco con Suso e Bacca. La sorpresa annunciata alla vigilia è Sosa al posto di Kucka. Il Pescara è con l'undici previsto, Caprari è il centravanti sostenuto da Benali e Mitrita.

NON SFONDA — Nel primo tempo è quasi più il Pescara a fare il Milan: la squadra di Oddo palleggia e tiene molto la palla senza però riuscire a colpire dalle parti di Donnrumma. Montella si affida più alle ripartenze e al lancio lungo e solo nel finale di tempo ha il pieno comando del gioco. Ed è infatti poco prima del 45' che il Milan ha le occasioni migliori: Bonaventura ha spazio per calciare ma dal limite dell'area trova l'opposizione di Bizzarri. Poco prima l'occasione più clamorosa: cross dalla destra di Suso e testa di Niang che colpisce il palo, quando la palla rimbalza in area Montella chiede il rigore per una trattenuta su Bacca, a cui non è concesso il tap-in e nemmeno il penalty. I replay non chiariscono molto, ma Montella in panchina allarga le braccia e si arrabbia. Il Milan era cresciuto, il Pescara aveva perso un po' dell'aggressività iniziale: il primo tentativo della partita era stato di Caprari, a lato, approfittando di un errore in disimpegno della difesa rossonera. Poi Mitrita in azione personale impegna Donnarumma che devia in angolo. Il primo tiro in porta rossonero è invece di Bonaventura, Niang spara due volte in curva e Bacca riesce a essere ancora più impreciso e poco concreto: su invito di Suso allunga il destro e appoggia al portiere avversario. La difesa rossonera tiene bene, e De Sciglio in azione offensiva risulta pure pericoloso (ancora pronto Bizzarri).

SUBITO JACK — Quattro minuti della ripresa e il Milan pesca il jolly. Jack (Bonaventura) trova una punizione dal limite e si incarica della battuta. Il numero 5 rossonero fa il furbo: calcia rasoterra e quando la barriera salta il pallone passa sotto fino a infilarsi all'angolino alla destra di Bizzarri, per una volta sorpreso. Bonaventura esulta cercando la telecamera con dedica speciale: "Forza Italia" dedicato alle popolazioni colpite dal terremoto. Jack è della provincia di Macerata, zona dell'epicentro del sisma di metà settimana. Ora il Milan è gasato e va subito vicinissimo al raddoppio con Bacca che servito da Niang centra il secondo palo di giornata. il Pescara è stordito e sfortunato quando Aquilani e Memushaj si scontrano: il primo è costretto a uscire in barella, sostituito dall'altro ex Cristante. Mentre per Montella è tempo di far esordire Pasalic (per Niang non al top). Il tempo, siamo al 18', è giusto anche per il solito volo di Gigio che salva due volte su Memushaj. Montella sceglie di far entrare anche Kucka al posto del deludente Sosa, uscito tra qualche fischio. Per un po', intorno alla mezz'ora, si ripete l'inizio di primo tempo: il Milan fatica ma dietro regge e il Pescara palleggia senza affondare nonostante l'ingresso del centravanti Manaj, che trova il gol ma in fuorigioco. Il pubblico si arrabbia per i sette minuti di recupero concessi per la lunga interruzione sul l'uscita di Aquilani: poco altro da segnalare se non un tentativo di Benali (Donnarumma non proprio perfetto) e che in precedenza Montella aveva preferito chiudere i cambi con Luiz Adriano anziché con l'ex Lapadula, mentre Bacca, sostituito, si arrabbia.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 30 ottobre 2016 23:37
Sampdoria-Inter 1-0: Quagliarella decide, De Boer di nuovo a rischio

A Marassi decide Quagliarella: palo di Barreto e traverse per Brozovic e Palacio.
Icardi si mangia il pari, ma l'olandese torna a rischio



Un’altra notte in bianco per Frank de Boer, che sente di nuovo traballare la panchina come qualche giorno fa. Un’altra notte in bianco per Icardi, che tra una poppata e l’altra della piccola Isabella ripenserà ai pochi palloni che gli sono arrivati per provare a bucare la porta di Puggioni e a quello colpito di testa e mandato a un soffio dalla traversa. Un’altra notte da incubo per i tifosi dell’Inter, che vanno a dormire con l'1-0 della Samp a Marassi, quinta sconfitta in campionato, la settima stagionale su 14 partite. La classifica piange: Milan e Lazio salutano a +8 e +7, la Juve prima è addirittura a 13 punti.

SAMP A TUTTA — Diciamolo subito: per quanto visto in campo, il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto. Perché la Samp ha raccolto allo scadere con Quagliarella quanto seminato in un bel primo tempo, fatto di corsa e intensità, pressing alto e inserimenti da manuale di Barreto. Ma l’Inter non si è sciolta dopo essere passata per l’ennesima volta in svantaggio e ha provato a rimettere a posto le cose buttandola più sulla grinta che sul gioco: Icardi al 67’ ha avuto sulla testa l’occasione del pari ma si è divorato il gol, Palacio nel recupero ha illuso i suoi tifosi con un quasi-gol. Come spesso si è visto in questa prima fetta di stagione, Giampaolo ha caricato a molla i suoi per un inizio sprint: 4-3-1-2 con la coppia Muriel-Quagliarella tornata titolare dopo gli esperimenti allo Stadium e Fernandes dietro le punte ora a suggerire ora ad arretrare, favorendo gli spunti di Barreto (che colpisce il palo sugli sviluppi di un corner). Risultato: il centrocampo blucerchiato non dà punti di riferimento a quello dell’Inter, ancora con Joao Mario regista basso (ma il portoghese stavolta finisce in apnea). E i nerazzurri producono inutili cambi di gioco e una valanga di cross sul secondo palo, puntualmente scoperto. Nel momento migliore, quando la Samp abbassa i ritmi, è Brozovic a sfiorare il colpo scheggiando la traversa. Poco dopo, però, Quagliarella infila Handanovic: girata precisa dopo una bella combinazione tra Fernandes e Linetty nel cuore dell'area nerazzurra.

IL CUORE NON BASTA — La banda De Boer ci mette l'anima, e a Icardi arriva persino un cross che l'argentino spreca, come detto, poi i nerazzurri spingono in modo piuttosto confuso ma sfiorano più volte il pareggio, anche perché Muriel e compagni finiscono la benzina. De Boer cambia (tardi, ma lo fa) e inserisce Perisic e Palacio per Candreva ed Eder: proprio l'ex Genoa fallisce l'occasione d'oro al 91', con un tentativo che finisce sulla traversa e rimbalza sulla linea (anche se il neo-entrato Budimir poco prima aveva sfiorato il 2-0 in contropiede, bravissimo Handanovic). Due traverse e tanti rimpianti, di questi tempi all'Inter gira anche male. Ma da una squadra costruita per lottare lassù ci si aspetta comunque ben altro.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 1 novembre 2016 00:12
Udinese-Torino 2-2, è pari show:
rimonta bianconera, poi ci pensa Ljajic

Benassi porta avanti i granata, poi nella ripresa arriva la reazione friulana con Thereau e Zapata.
Del talento serbo il sinistro a giro che vale il 2-2. Nel finale espulso Mihajlovic



Il tris non riesce ancora una volta all'Udinese, il Torino da esportazione migliora. Cercava la terza vittoria di fila la squadra rivitalizzata da Gigi Delneri, cercava la seconda impresa in trasferta (dopo l'unica di Palermo) la squadra di Sinisa Mihajlovic, che invece aggiunge un altro pareggio a quello conquistato a Pescara. Il punto serve e fa bene a entrambe, anche se frena i voli di entrambe. Ma l'Udinese deve allontanarsi dalle zone pericolose, il Toro deve capire se può guardare alla zona Europa nella quale ogni anno riesce a infilarsi una non big dichiarata. Esce una partita bella, tratteggiata dalle folate di Seko Fofana che avrà fatto inserire più di un appunto sul taccuino dell'osservatore del Siviglia sbarcato a Udine per conoscere lo stato di salute e di crisi del talentino Penaranda, per ora fermo ai box.

PRIMO TEMPO — Mihajlovic vuol dar più peso e qualità al centrocampo e ridà fiducia a Baselli accanto a Valdifiori e Benassi. C'è da contrastare Fofana che quando parte centralmente fa male perché va a tutta. Delneri riconferma Kums, che ha piede, ma pasticcia, e ripropone Jankto. In difesa c'è nuovamente Wague e non Angella, così l'Udinese è ancora una volta tutta straniera. Ben altra cosa rispetto al Toro, che ha otto italiani nell'undici di partenza. Fofana prova a fare subito il Pogba: parte a razzo centralmente, Baselli lo trattiene ma Tagliavento non estrae il giallo che ci sta tutto. È l'unico spunto bianconero prima del gol del vantaggio granata sul quale la difesa friulana balla e traballa. Danilo e Jankto si fanno fregare dallo scatenato Belotti che imbecca benissimo Benassi che fulmina Wague e batte Karnezis. Il Toro non si vede tanto ma Ljajic e Boye sulla fasce mettono spesso i brividi a Felipe e Widmer che faticano a tenere quella velocità. L'Udinese sembra più decisa a fare la partita, quando parte centralmente crea pericoli e guadagna ammonizioni: Boye, Valdifiori e Moretti si immolano per arginare le sgasate di Thereau e soprattutto di Zapata, il più attivo quando sgomma e va. Delneri propone un 4-2-3-1 chiedendo a Fofana a destra di creare più scompiglio e sistemando De Paul a sinistra, così da permettere a Thereau di svariare a suo piacimento. Ma L'Udinese non tira mai in porta, ci prova solo nel finale quando Fofana si impossessa di un pallone perso da Moretti, ma il suo tiro è ribattuto. Il conto delle conclusioni nello specchio della prima parte è a favore dei granata che con Belotti si erano presentati davanti a un attento Karnezis, bravo a evitare il tracollo.

RIPRESA — Nel secondo tempo Delneri col motto "andiamo a sgarfare" (raccattare, frugare), diventato ormai un cult da t-shirt, vuol raddrizzare subito la situazione: fuori il deludente De Paul e dentro il salvavita Perica (in gol con Empoli e Milan) e il troppo impreciso Kums, sostituito col carrarmato Hallfredsson. Il tecnico di Aquileia ritorna a 4-3-3 con tre punte di ruolo tutte molto mobili. Mihajlovic cambia pure lui: resta negli spogliatoi Valdifiori e fa spazio a Lukic. I cambi giovano solo all'Udinese che rientra in campo trasformata decisa a cercare il pareggio. Lo trova al 15' sul primo cross vincente di Widmer: Thereau è bravo ad anticipare Rossettini e a segnare il quarto gol in tre partite. La furia dell'Udinese non si placa, mentre il Toro è seduto. L'ingresso del peso massimo Maxi Lopez non porta nulla: sono solo maglie bianconere che entrano nella metà campo avversaria con grande facilità. Zapata guadagna un angolo, poi Fofana lo serve e Zapata fa la cosa più difficile facendosi murare in angolo da Hart, ma sul corner conseguenti l'Udinese trova il vantaggio (26'), Wague salta ancora più alto di tutti e prende il palo, ma nei rimpalli ha la meglio Zapata col tacco, forse dopo un tocco di mano. Sembra un monologo friulano, ma il vantaggio dura poco. Mai fidarsi di Ljajic e soprattutto mai dargli spazio: Danilo lo guarda e basta e il serbo col sinistro azzecca il colpo da biliardo. Il Toro ci crede ancora, come il suo allenatore Mihajlovic che capisce che De Silvestri ha finito la benzina e che a destra si può ancora creare pericolo e così dentro Zappacosta che dà più aiuto a Ljajic. Ma una manata di Felipe non giudicata fallosa da Tagliavento frena l'esterno torinista e fa infuriare Sinisa che finisce prima la sua partita, espulso, e non può urlare fino al termine. E difatti l'ultimo brivido lo corre il Toro che sulla corsa forsennata di Badu viene graziato da Zapata che angola troppo la conclusione. Ma il pari è giustissimo.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 1 novembre 2016 00:16
Cagliari-Palermo 2-1: Dessena decide con una doppietta, De Zerbi è nei guai

Il capitano regala ai rossoblù tre punti preziosissimi in chiave salvezza
e complica la posizione del tecnico rosanero: inutile il gol di Nestorovski



Le magie del calcio amano le fiabe: Daniele Dessena risolve Cagliari-Palermo, finita 2-1. La doppietta del capitano regala ai seimila del Sant'Elia un Monday night indimenticabile. Il mediano segna il gol del vantaggio all'8' del secondo tempo su cross di Di Gennaro. Undici minuti dopo il bis: 2-0 su cross di Sau. Un lampo nella notte. Il capitano torna dopo undici mesi dalla frattura di tibia e perone, mancava dal 28 novembre 2015. A Brescia, scontro con Coly: frattura scomposta di tibia e perone. A mettere i brividi ai tifosi rossoblù, Nestorovski nel finale.

ANSIA E POI... — Ma la gara mette in luce due squadre diverse. Il Cagliari sa di non dover sbagliare dopo le imbarcate con Fiorentina e Lazio, l'undici di De Zerbi è impaurito ma non molla. Entrambe dosano rischi e giocate: ansia da prestazione. L'avvio è senza clamori. Rastelli riparte con Pisacane, Ceppitelli, Di Gennaro e Sau, in panca all'Olimpico con la Lazio. A sorpresa, ricompare in mediana Dessena. L'infortunio di Brescia (28 novembre 2015) è in archivio. De Zerbi tiene i reparti corti, con Jajalo in cucina a innescare Embalo e Quaison. Prima fiammata del Cagliari al 10': Borriello-Dessena Sau anticipato da Aleesami. Chocev su punizione di Jajalo, sfiora la traversa di testa. Il Cagliari risponde con una sassata di Padoin, la palla, deviata da Borriello, sfiora il palo con Posavec battuto. I ritmi salgono. Sau e Di Gennaro accelerano. Bruno Alves impegna di testa Posavec. Il Palermo non ci sta: Embalo costringe Storari in angolo. Ma la vera occasione per i padroni di casa la sciupa Sau: servito da Dessena si coordina male, Posavec non ha problemi. Alla mezzora Di Gennaro ci riprova, centrale.

TREMA DE ZERBI — In mezzo alle due fiammate di Dessena, sull'1-0 Irrati espelle il d.s. ospite Faggiano per proteste. I rossoblù crescono. Ci provano Sau, Borriello e Di Gennaro. Il Palermo reagisce. Ma è Borriello, imbeccato da Padoin, a calciare di poco alto. De Zerbi le prova tutte. Dentro Diamanti, sulla destra qualcosa si vede. Ma Pisacane e compagni fanno buona guardia. Al 34' Nestorovski su mezza dormita di Alves e Ceppitelli riapre i giochi. Rastelli inserisce Munari e Barella per Padoin e Di Gennaro. Il Cagliari blinda il risultato con abnegazione: soffrono e coprono in dieci. Il Palermo è tutto meno che una formazione arresa e sfiduciata. Può ritrovare linfa e risultati. Per i sardi arriva il balzo al nono posto: 16 punti, un risultato meritato. Mentre trema De Zerbi: la sua panchina a Palermo balla sempre di più.

Mario Frongia

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 1 novembre 2016 00:21
SERIE A 2016/2017 11ª Giornata (11ª di Andata)

29/10/2016
Bologna - Fiorentina 0-1
Juventus - Napoli 2-1
30/10/2016
Atalanta - Genoa 3-0
Crotone - Chievo 2-0
Empoli - Roma 0-0
Lazio - Sassuolo 2-1
Milan - Pescara 1-0
Sampdoria - Inter 1-0
31/10/2016
Udinese - Torino 2-2
Cagliari - Palermo 2-1

Classifica
1) Juventus punti 27;
2) Roma punti 23;
3) Milan punti 22;
4) Lazio punti 21;
5) Napoli punti 20;
6) Atalanta punti 19;
7) Fiorentina(*), Torino e Cagliari punti 16;
10) Genoa(*) e Chievo punti 15;
12) Inter, Udinese e Sampdoria punti 14;
15) Bologna e Sassuolo punti 13;
17) Pescara e Empoli punti 7;
18) Empoli e Palermo punti 6;
20) Crotone punti 5.

(*) Genoa e Fiorentina una partita in meno.

(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 5 novembre 2016 23:07
Torino-Cagliari 5-1, Belotti lancia la "manita" granata

Super prestazione della squadra di Mihajlovic che stende i sardi con
una doppietta dell'attaccante azzurro e le reti di Ljajic, Benassi e Baselli



In casa il Toro fa male. Lontano dal Sant’Elia il Cagliari fa naufragio. Eccetto che a San Siro, i sardi hanno perso 5 partite su sei. Ridimensionate le "grandi" allo stadio Grande Torino, non poteva essere diversamente per un Cagliari che ha avuto la sfortuna di incontrare un avversario caricato a molla da Mihajlovic. Fin troppo facile per il Toro in vantaggio dopo meno di due minuti, terzo gol più veloce nella stagione, con il solito Belotti, uno Storari in giornata non proprio brillante e non certo aiutato dai suoi. Aperta la breccia il resto è stato piuttosto semplice, gara in discesa e senza storia, poco più che un allenamento per i padroni di casa in superiorità numerica dal 13' del secondo tempo per le inutili proteste di Dessena, espulso.

SAETTA — Torino al via al completo, recuperati Zappacosta e Valdifiori, Cagliari con una sola novità rispetto alla vigilia, Melchiorri preferito a Di Gennaro nel tridente con Sau e Borriello. Meno di due minuti ed il Toro è già in vantaggio. Innesca l'azione Benassi per Valdifiori, palla a spiovere in area, girata al volo di Belotti che Storari non trattiene e l'attaccante granata è lesto a ribadire in rete. Otto minuti dopo ed il Torino ha chiuso la pratica, grazie ad uno svarione di Storari. Ancora Valdifiori innesca questa volta Belotti che fa proseguire la palla per Ljajic. Dribbling secco del serbo e palla scagliata centralmente con Storari che vola sul palo anticipando la conclusione del granata, che a giro non è. Melchiorri prova a scuotere i suoi con una conclusione dal limite, centrale respinta da Hart. È l'unico sparo nel buio perché il Torino non cede campo e non allenta la pressione, tanto che i sardi rischiano l’imbarcata. Bruno Alves fatica a contenere Belotti, Ljajic non concede punti di riferimento muovendosi su tutto il fronte d'attacco. Al 35' ci pensa Hart a creare un po' di apprensione ai tifosi granata lasciando sfuggire per un attimo la palla sulla linea di porta. Le emozioni non mancano, come i gol. Capovolgimento di fronte ed errore questa volta di Alves che perde palla, lesto Baselli a servire Benassi che dal limite toglie le ragnatele all’incrocio con Storari questa volta incolpevole. Tre minuti dopo ed il Cagliari riapre la partita. Cross dalla sinistra di Pisacane, Barreca con copre benissimo Melchiorri che di testa infila Hart. Per la cronaca decimo gol subito dal Torino su 16 su palle alte.

SENTENZA — Piove di brutto nella ripresa sul prato del Grande Torino, e piove sul bagnato perché i granata dopo sei minuti portano a quattro il bottino. Segna anche Baselli, che dal limite ha il tempo di portarsi il pallone dal destro al sinistro prima di infilare Storari che in precedenza aveva già respinto la conclusione di Iago Falque. Al 12' Tachtsidis completa una gara storta con un fallo da rigore su Belotti e come non bastasse Dessena finisce negli spogliatoi, espulso per proteste. Trasforma Belotti che dopo due rigori sbagliati contro Milan e Bologna centra la porta. Il finale è ordinaria amministrazione, cambi dalle panchine per far rifiatare o regalare come nel caso di Belotti, l’ovazione del pubblico.

Francesco Bramardo

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 5 novembre 2016 23:12
Napoli-Lazio 1-1. Hamsik brilla, fatale Reina.
E Keita frena gli azzurri

Lo slovacco sblocca al 7' della ripresa con una perla delle sue,
ma 2' dopo un'incertezza del portiere dà il pari al senegalese.
Gli azzurri giocano ma non sfondano: ora è crisi di risultati


La Lazio esce imbattuta dal San Paolo fornendo una prova di maturità che può aprire scenari interessanti per il campionato dei biancocelesti ancora davanti in classifica ad un Napoli uscito tra i fischi del suo pubblico nonostante abbia macinato gioco e occasioni. Manca, però, terribilmente un finalizzatore senza il quale sono guai. Milik era in tribuna, Higuain gioca nella Juve e la gente critica De Laurentiis. Confermate tutte le indiscrezioni della vigilia con Inzaghi che, viste le tante assenze, sceglieva la difesa a tre e Sarri che preferiva Insigne a Gabbiadini con Mertens centravanti. L'ex doriano, sponsorizzato da De Laurentiis, partiva dunque in panchina nel consueto 4-3-3 azzurro.


VERO 9 E FALSO NUEVE — La sfida nella sfida tra Immobile, unico centravanti in campo, e Mertens, un incubo per Wallace, si accendeva subito con due conclusioni nei primi 90 secondi. Era il preludio ad un primo tempo giocato su ritmi discreti con i tre davanti del Napoli (molto frizzante Insigne) che provavano ad allargare la difesa laziale che accettava l'uno contro uno e Keita che dall'altro lato spesso agiva tra le linee per non dare riferimenti alla retroguardia di casa. Non a caso Keita era un pericolo costante per Reina ed al 12' calciava alto da buona posizione. Biglia gestiva il possesso ospite ma rimaneva spesso troppo "basso", Diawara dava intensità alla manovra azzurra che si faceva più arrembante con il passare dei minuti (Mertens sfiorava il gol su punizione al 25' e sparava a salve dieci minuti dopo dal limite). La Lazio pensava a più a chiudersi che a ripartire ma sfruttava la sua maggiore fisicità per negare altre possibilità al Napoli fino a fine primo tempo.

PARI GIUSTO — La ripresa si apriva con due giocate importanti di Immobile che rispetto alla prima frazione cercava spazio sulla sinistra e lo trovava spesso alle spalle di Hysaj. Ad Immobile rispondeva il suo "gemello" Insigne (bravo Marchetti) perché anche la Lazio era più lunga con il passare dei minuti. Casuale la traversa su calcio d'angolo di Ghoulam che con il mancino calciava a rientrare, studiato invece l'inserimento di Hamsik che al settimo portava in vantaggio il Napoli con un bel sinistro in diagonale approfittando di una dormita di Parolo e della molle opposizione di Basta e Wallace. Nemmeno il tempo di scrivere quanto accaduto che Keita pareggiava: uno contro uno su Chiriches in area azzurra e destro che trovava Reina del tutto impreparato. L'errore del portiere faceva da detonatore per la rabbia azzurra che si traduceva in numerose mischie (su azione d'angolo Marchetti volava a respingere un destro di Hysaj) ed in una pressione costante che Sarri provava ad alimentare con l'ingresso di Gabbiadini. La Lazio, invece, respirava solo quando Keita faceva da collante tra centrocampo e attacco. Del resto le squadre erano stanche e di spazi per cucire il gioco ce ne erano in abbondanza, piuttosto spesso mancava la lucidità. Mancavano anche le occasioni fino alla fine è questo rendeva giusto il pari.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 6 novembre 2016 16:03
Serie A, Pescara-Empoli 0-4: Maccarone si sblocca e ne fa due

L'attaccante a digiuno da 6 mesi ne infila due agli abruzzesi.
Di Pucciarelli e Saponara gli altri gol.
Ottima prova dei toscani che superano la squadra di Oddo in classifica


Maccarone, Pucciarelli, Saponara. L’Empoli riparte di slancio. Il Pescara deve arrendersi all’evidenza. Gli acuti degli attaccanti empolesi decidono la sfida salvezza dell’Adriatico (già in fondo al primo tempo) e condannano la squadra di Oddo all’ennesima sconfitta in campionato e ad un triste primato: gli abruzzesi sono gli unici in Serie A a non aver ottenuto finora un successo sul campo. Gli ospiti, invece, vincono l’importante scontro diretto con un poker d’alta scuola e salgono a quota 10 in classifica, a più 3 sugli avversari.


CHE TRIS — Un successo maturato nei primi 45’ per effetto dei cavalli d’attacco di Martusciello in edizione straordinaria. Gol che interrompono pure un’imbarazzante astinenza del gol (766’): il primo centro lo firma Big Mac al 12’ in contropiede raccogliendo un filtrante di Pucciarelli, il destro dell’attaccante è imprendibile per Bizzarri. Passano 11’ e l’Empoli raddoppia: stavolta Maccarone, imbeccato da Saponara (errore grave in fase d’impostazione di Zampano), restituisce il favore al compagno d’attacco, il cui destro finale è violento e imparabile. Eppure il Pescara, che un tantino jellato è a dirla tutta, due, tre occasioni anche nitide le crea, ma non ha proprio l’istinto killer degli avversari: prima Caprari colpisce la traversa, poi Pasqual anticipa Benali sulla linea salvando il risultato, quindi i biancazzurri e tutto lo stadio protestano anche per un tocco di mano in area di Cosic, infine Skorupski è eccellente su Manaj. Niente da fare, non è proprio giornata. Nemmeno del resto per i difensori di casa (la squadra di Oddo subisce gol da 7 turni di fila). Gli ospiti, invece, con grande senso pratico, rivedono una luce fortissima in fondo al tunnel e si concedono pure il tris (non segnavano almeno 3 reti dal dicembre 2015 contro il Bologna) ancora con Maccarone, ispirato da un ottimo Saponara in chiusura di tempo.

ASSALTI — Il Pescara prova a reagire con tutto l’orgoglio che ha. Oddo inserisce Biraghi e Pepe e schiera una formazione più offensiva col modulo 3-4-2-1, ma davanti alla porta ai padroni di casa tremano le gambe: ci prova Verre ma a tu per tu con Skorupski - una saracinesca - il tiro è debole, mentre Pepe sfiora il palo alla destra del portiere empolese con un diagonale velenoso. Alcuni tifosi pescaresi, sfiduciati, lasciano l’Adriatico anzitempo. Una resa inevitabile. L’Empoli trova pure il gioiello di Saponara al 44’ (bel tiro ad incrociare, assist di Veseli) dopo un’altra occasione nitida capitata sui piedi dello stesso terzino toscano. Gli abruzzesi concludono con una traversa di Pettinari e con una rissa sfiorata: il secondo portiere Fiorillo insegue Skorupski dopo il triplice fischio, per fortuna gli altri giocatori in campo evitano il contatto tra i due.

Alessio D'Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 6 novembre 2016 19:40
Chievo-Juventus 1-2. Apre Mandzukic, pareggia Pellissier, chiude Pjanic

Tutti i gol nella ripresa, dopo un primo tempo in cui i bianconeri hanno comunque prodotto di più.
Serio infortunio per Barzagli, che esce in barella dopo 2 minuti per un guai alla spalla sinistra (al suo posto Bonucci)


Per arrivare primi in campionato bisogna saper soffrire e vincere anche le partire complicate. Massimiliano Allegri l'aveva detto alla vigilia della partita con il Chievo ed è stato accontentato: 2-1 a Verona, con reti tutte nella ripresa dopo un primo tempo bruttino. I bianconeri sprecano più di quanto realizzano (vedi le occasioni buttate nel finale) ma dopo un mese duro e con la sosta alle porte va bene così. Il Chievo si difende con dignità e tenacia e s'arrende solo di fronte all'invenzione di Pjanic: è a questo che servono i giocatori di talento, a risolvere le gare complicate.


CI PENSA MARIO — Allegri sorprende con un 4-3-3 e diversi cambi a centrocampo: fuori Khedira e Marchisio (influenzato), dentro Hernanes e Sturaro, in attacco tridente con Cuadrado a destra, Higuain centrale e Mandzukic nell'insolito ruolo di esterno sinistro. In difesa Bonucci parte dalla panchina ma dopo 5 minuti è costretto a sostituire Barzagli, uscito in barella (lussazione della spalla sinistra). Dall'altra parte Maran stupisce con un 5-3-1-1: Gobbi fa il marcatore con Dainelli e Spolli, Birsa alle spalle dell'unica punta Floro Flores (Inglese in panchina). L'obiettivo dell'allenatore gialloblù è cercare di arginare il doppio centravanti con i tre centrali. Mossa che riesce per tutto il primo tempo, quando alla Juventus capitano pochissime occasioni. La migliore è sul finire dei primi 45 minuti, quando Alex Sandro da sinistra pennella per Hoguain, ma Sorrentino anticipa tutti. Anche se il Bentegodi è uno stadio portafortuna per il Pipita (qui fece il primo gol italiano), stavolta la partita la sblocca Mandzukic (8'), che riceve un gran pallone da Cuadrado e poi va a esultare sotto i suoi tifosi.


FATTORE P — Maran torna a quattro dietro e si gioca la carta Pellissier e la musica cambia: in quattro minuti l'attaccante costringe al miracolo Buffon (un tiro rimpallato dell'aostano diventa un assist per Castro e Gigi deve superarsi per evitare il gol), si procura un rigore (fallo di Lichtsteiner) e lo segna. Così Pellissier può festeggiare in un colpo solo le 400 presenze in A (per Buffon sono 600) e la prima rete stagionale (in totale sono 99 in Serie A). Da una P all'altra: la Juve reagisce con Pjanic, che alla mezzora trova il primo gol su punizione con la maglia bianconera. Nel finale Allegri toglie Higuain e la Juve so divora per due volte il 3-1: prima con Sturaro (brutto tiro dopo un pasticcio di Dainelli) e Cuadrado, che fa tutto bene ma poi non vede la porta.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
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