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Nuove identità

Ultimo Aggiornamento: 28/10/2005 09:43
28/10/2005 09:43
 
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Né maschio né femmina. Così sarà il futuro. Già in scena a Bologna, dal 31 ottobre al 6 novembre, con 'GenderBender'. Un festival per scoprire e raccontare i nuovi immaginari dell'identità sessuale


di Monica Maggi


Come ci sentiremo nel futuro? Come definiremo la nostra identità sessuale? Bologna prova a rispondere alla domanda, certo non semplice, con la terza edizione di Gender Bender, festival internazionale sui nuovi immaginari legati alle rappresentazioni del corpo, delle identità di genere e dell'orientamento sessuale.

In un'epoca in cui l'unica cosa certa è il continuo mutamento e la complessità, Gender Bender realizza percorsi di senso tra fenomeni culturali e comunicativi apparentemente contraddittori. Lo fa selezionando dal panorama internazionale gli esempi proposti da registi, artisti visivi, scrittori, ma anche dall'industria musicale e dell'intrattenimento, su come sia possibile andare, in maniera creativa, oltre stereotipi e codici del maschile e del femminile. Articolato lungo percorsi tematici specifici (dalla letteratura al cinema, dalle arti visive al teatro), il festival vuole così anticipare le trasformazioni e le metamorfosi divenute parte integrante del nostro immaginario.

Realizzato da alcuni dei centri più attivi in città per quel che riguarda le 'culture altre', Il Cassero e il Gay Lesbian Center, con la direzione artistica di Daniele Del Pozzo, il Festival è peraltro il primo progetto ad attivare tutte le realtà artistiche e scientifiche che hanno sede all'interno della Manifattura delle Arti, il nuovo polo culturale di Bologna sorto nell'antica area portuale della città: il Cassero, la Cineteca di Bologna, la Galleria d'Arte Moderna, le nuove sale del Cinema Lumiére, il Dipartimento di Musica e Spettacolo dell'Università di Bologna.

Come tutti i festival che si rispettino, anche questo ha il suo evento speciale. E' la proiezione del ciclo epico Cremaster Cycle, creato dell'artista americano Matthew Barney, secondo i critici e gli esperti uno degli artisti più interessanti affermatisi negli anni Novanta in campo internazionale. Ciclo di cinque film realizzato da Barney in otto anni (1994-2002), Cremaster esplora il processo di differenziazione sessuale visto come una condizione di potenzialità e ripercorso fin dall'essere embrionico. Il regista utilizza serie di riferimenti simbolici per dar vita ad un universo metaforico e mitologico dal forte potere evocativo. Altro appuntamento 'cult' nella sezione letteraria, con un convegno internazionale e una retrospettiva cinematografica dedicati alla vita e all'opera di Jean Cocteau, personalità di punta del Novecento. Pittore, poeta, drammaturgo, scrittore, regista cinematografico, Cocteau è una figura poliedrica e multiforme che attraversò da protagonista le avanguardie artistiche della sua epoca. La retrospettiva delle regie cinematografiche presenta capolavori quali Le sang d'un poète (1930), La bella e la bestia (1946), L'aquila a due teste (1948), Orfeo (1950), Il testamento di Orfeo (1959). L'omaggio a Cocteau continua con La voce umana, monologo di una donna al telefono con il suo amante che la sta abbandonando, un testo chiave della sua produzione che si è avvalso nel tempo di formidabili prove di attrici. Gender Bender lo ripresenta con The end of human voice, un'installazione su due schermi di Francesco Vezzoli, artista italiano dell'ultima generazione. Protagonista del video è l'icona warholiana Bianca Jagger, che rivolge il suo monologo a un giovane uomo (lo stesso Vezzoli) disteso su un letto, con gli occhi disegnati sulle palpebre chiuse, omaggio esplicito ai film di Cocteau.

Si chiude con la televisione, altra area 'clou' di Gender Bender 2005. Tra gli omaggi previsti, quello ad Enzo Trapani e al suo clamoroso show tv Stryx(1978), e quello ad Alberto D'Onofrio, di cui si vedrà al festival Mistress Lucrezia, tratto da 'Erotika', una serie di quindici film-documentari sull'erotismo e la sessualità. Di Stryx, condotto da Tony Renis in uno scenario inedito per la televisione degli anni Settanta (a metà tra l'antro di una strega, un girone dantesco e lo Studio 54) si ripercorrerà la carica trasgressiva, anticonformista e surreale, l'esempio di un varietà 'mascherato' che invitava cantanti all'apice della loro carriera a partecipare al gioco del travestimento: Grace Jones chiusa come una belva in una gabbia trasportata da uomini rivestiti di pelle nera; Angelo Branduardi accompagnato da un gruppo di mammuttones, Amanda Lear, una Patty Pravo al fulmicotone, un'intensa Mia Martini, e i Rockets, alfieri del cosmo sound in voga tra il 1978 e il 1980. Di D'Onofrio, invece, si è scelto tra tra i i documentari di Erotika uno dei più forti: Mistress Lucrezia, in cui il regista racconta il rapporto tra una donna dominante ed i suoi schiavi. Il film, girato in Belgio, è una cronaca fedele delle relazioni di sottomissione tra la donna e i cinque uomini, le varie pratiche alle quali gli "schiavi" si sottopongono e le dinamiche psicologiche che ne derivano. Il rapporto di fascinazione che lega Mistress e schiavi oltrepassa i confini ordinari tra seduzione ed erotismo, così come scardina il rapporto tradizionale di potere tra i sessi. Uno dei tanti esempi, tra quelli presentati a Gender Bender, di come il significato di 'maschio' e 'femmina' non sia mai stato meno ovvio.
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