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Coming-out

Ultimo Aggiornamento: 12/12/2004 13:44
27/09/2004 09:20

boh
“Ho incominciato a sentirle come anime più grandi”: è un mio vissuto personale Dune! Lo è sempre quello che scrivo e come lo è anche la tua rabbia. Anch’io chiamavo mia madre per nome nell’adolescenza e anche mio padre; io e mio fratello lo facevamo in modo un po’ scherzoso e comunque era un modo per mettere distanza; lei non voleva , non capiva e a volte si arrabbiava. Ho passato tanto tempo a non fidarmi di mia madre; non mi sentivo accettata, non ero quello che lei si aspettava, non sapevo cosa farci e come fosse possibile ma niente di me era nella direzione di quello che lei si aspettava. Mi sono sentita boicottata per anni perché lei aveva il potere e io chiedevo di fare una cosa e lei riteneva che non fosse adatta e non la facevo; chiedevo un regalo e me ne arrivava un altro, più adatto. Quando mi dedicavo a qualcosa che mi piaceva e in cui riuscivo la mia sensazione era che comunque non fosse riconosciuto.
Litigate, scene isteriche, silenzi assordanti, anche porte chiuse con lei che usciva e per un po’ non tornava. Mio padre, come molti padri, si defilava. Poi è successo quello che ho raccontato nel mio post precedente. Ho cambiato sguardo: non è certo la madre perfetta mia madre; ma nel momento in cui stavo male e in cui anche lei stava male e cercava di rendersi conto, come io cercavo di rendermi conto, di cosa mi stava succedendo, mi ha parlato di fiducia…non so cosa dirti, mi sono aggrappata a quella parola perché ho capito che comunque non avevo altra scelta, ho capito che era quello che mi mancava, ho capito che non potevo continuare ad aver paura…così tanta!
L’ho detto anch’io che non è necessario essere madri per sviluppare questa attitudine di accoglienza, solo è secondo me più facile. E’ stata la mia esperienza con le mie amiche, con mia sorella. Vedendo mia sorella crescere i suoi figli ho capito di più ,nel bene e nel male, il punto di vista di mia madre. Ho capito che per anni ho lottato perché pretendevo che mia madre fosse come volevo io, e ho smesso di lottare quando ho capito che mi voleva bene e per il resto faceva quello che poteva, quello di cui era capace, con i sui limiti, la sua ferocia…la sua difficoltà a capirmi (comunque più grande di quello che ritenevo).
Poi mi sembrava chiaro che intendevo parlare di “relazione” non sostengo certo che BISOGNA dirlo a mammà perché c’è il suo equilibrio e c’è il nostro, perché, anche se penso che gli archetipi sono più importanti di quel che pensiamo, dobbiamo fare i conti con quella persona lì, nome e cognome. Con la tua rabbia comunque mi dimostri che anche per te è importante….
Poi sai, non è stato facile per me alleggerire il fardello, sono arrivata sull’orlo della depressione,
per cui mi sembra riduttivo dire che sono kazzate. Forse lo sono le parole, che sono delle approssimazioni, mai abbastanza neutre. Mi dispiace del tuo dolore e sono contenta che riusciamo a parlarne.

27/09/2004 09:28

vorrei raccontare la mia esperienza ma mi accorgo che, nonostante sia semplice da spiegare, mi risulta difficile affrontare l'argomento “coming out” (nemmeno io amo questa definizione..), non so, forse perché è gravido di molte sfumature, di molte esigenze e difficoltà. o forse perchè riempiò questi fogli di "fatti miei" eheh
[SM=g27743]

l'ho detto a mia madre un pomeriggio d'estate. faceva caldo, l'aria era spessa, il mio animo friggeva d'impazienza e apprensione.
ma cosa le ho detto?
che provavo dei sentimenti importanti per una persona, per una donna, che ero sulla scia luminosa di una relazione sentimentale. non ho fatto dichiarazioni o monologhi sulle mie scelte sessuali. le ho semplicemente detto cosa mi stava succedendo in quel momento e spiegato il perché da qualche mese a quella parte ero diversa, più tranquilla e sorridente. Lei se ne era accorta, lo aveva capito da sé osservandomi nei giorni, nei miei spostamenti, nelle mie espressioni visive e verbali, nel mio essere pink. Ma cosa aveva capito? Che sono lesbica? No, semplicemente che sono innamorata.

sembra assurdo dover giustificare la propria felicità, ma se si vive in famiglia a volte ci si deve concedere a questo favore. in fondo si condividono emozioni, pur con tutte le difficoltà del caso, e non sempre sia ha solo la necessità di sentirsi accettati – fondamentale – ma anche di condividere una bella cosa, di dire “ehi, guardami, sono felice! sii felice per me, cerca di esserlo con me”. io poi faccio fatica a separare nettamente la mia vita privata dal resto, dovrei vivere divisa in due e sarebbe troppo doloroso per me.

ho un bel rapporto con mia madre, c'è dialogo, intesa, c’è ascolto da ambo le parti. non potevo più tacerle la mia vita, o meglio quella parte così intensa che stavo vivendo. Avevo bisogno di farle sapere, di farle capire il perché avrei fatto determinate cose. Forse è stato egoistico da parte mia, passarle una notizia del genere e suscitarle un dolore, una delusione sulle sue aspettative su me, ma è anche vero che non me lo avrebbe perdonato, intendo dire il tacere una parte così importante di me, si sarebbe sentita tagliata fuori. È innegabile, sono fortunata perchè ho una madre comprensiva, paziente, innamorata persa dei suoi figli. è stato naturale raccontarle cosa mi stava accadendo e trovare il suo ascolto partecipato e preoccupato. e mi sono stupita della mia paura iniziale, poiché temevo non avrebbe accettato.

la considerazione che faccio ora è che probabilmente se non avessi vissuto una relazione sentimentale non mi sarei sentita in necessità di raccontarle niente. la realtà, io stessa coi miei mutamenti, gli eventi col loro incantevole e inesorabile susseguirsi, hanno motivato e stimolato questa esternazione.

e il risvolto della medaglia è che in questo modo ho contestualizzato la mia scelta: essa è diventata la mia realtà, non solo più un desiderio impalpabile o la mia immaginazione. raccontando i fatti, i sentimenti vissuti ho preso atto di chi sono, ho fatto chiarezza in me e questo mi ha permesso anche di vivere con maggiore intensità la mia scelta, la mia natura. Il coming out è servito a me.

27/09/2004 14:37

Re:

Scritto da: pink-ink 27/09/2004 9.28
vorrei raccontare la mia esperienza ma mi accorgo che, nonostante sia semplice da spiegare, mi risulta difficile affrontare l'argomento “coming out” (nemmeno io amo questa definizione..), non so, forse perché è gravido di molte sfumature, di molte esigenze e difficoltà. o forse perchè riempiò questi fogli di "fatti miei" eheh
[SM=g27743]

l'ho detto a mia madre un pomeriggio d'estate. faceva caldo, l'aria era spessa, il mio animo friggeva d'impazienza e apprensione.
ma cosa le ho detto?
che provavo dei sentimenti importanti per una persona, per una donna, che ero sulla scia luminosa di una relazione sentimentale. non ho fatto dichiarazioni o monologhi sulle mie scelte sessuali. le ho semplicemente detto cosa mi stava succedendo in quel momento e spiegato il perché da qualche mese a quella parte ero diversa, più tranquilla e sorridente. Lei se ne era accorta, lo aveva capito da sé osservandomi nei giorni, nei miei spostamenti, nelle mie espressioni visive e verbali, nel mio essere pink. Ma cosa aveva capito? Che sono lesbica? No, semplicemente che sono innamorata.

sembra assurdo dover giustificare la propria felicità, ma se si vive in famiglia a volte ci si deve concedere a questo favore. in fondo si condividono emozioni, pur con tutte le difficoltà del caso, e non sempre sia ha solo la necessità di sentirsi accettati – fondamentale – ma anche di condividere una bella cosa, di dire “ehi, guardami, sono felice! sii felice per me, cerca di esserlo con me”. io poi faccio fatica a separare nettamente la mia vita privata dal resto, dovrei vivere divisa in due e sarebbe troppo doloroso per me.

ho un bel rapporto con mia madre, c'è dialogo, intesa, c’è ascolto da ambo le parti. non potevo più tacerle la mia vita, o meglio quella parte così intensa che stavo vivendo. Avevo bisogno di farle sapere, di farle capire il perché avrei fatto determinate cose. Forse è stato egoistico da parte mia, passarle una notizia del genere e suscitarle un dolore, una delusione sulle sue aspettative su me, ma è anche vero che non me lo avrebbe perdonato, intendo dire il tacere una parte così importante di me, si sarebbe sentita tagliata fuori. È innegabile, sono fortunata perchè ho una madre comprensiva, paziente, innamorata persa dei suoi figli. è stato naturale raccontarle cosa mi stava accadendo e trovare il suo ascolto partecipato e preoccupato. e mi sono stupita della mia paura iniziale, poiché temevo non avrebbe accettato.

la considerazione che faccio ora è che probabilmente se non avessi vissuto una relazione sentimentale non mi sarei sentita in necessità di raccontarle niente. la realtà, io stessa coi miei mutamenti, gli eventi col loro incantevole e inesorabile susseguirsi, hanno motivato e stimolato questa esternazione.

e il risvolto della medaglia è che in questo modo ho contestualizzato la mia scelta: essa è diventata la mia realtà, non solo più un desiderio impalpabile o la mia immaginazione. raccontando i fatti, i sentimenti vissuti ho preso atto di chi sono, ho fatto chiarezza in me e questo mi ha permesso anche di vivere con maggiore intensità la mia scelta, la mia natura. Il coming out è servito a me.



I miei complimenti "perenne" Pink....sempre dolcezza, sempre semplicità, sempre profondità e mai retorica....[SM=g27747] [SM=g27747]
I tuoi "fili dorati" sn fortunati ed attenti... aspetto il bicherin!!!!!!
27/09/2004 14:37

Re:

Scritto da: pink-ink 27/09/2004 9.28
vorrei raccontare la mia esperienza ma mi accorgo che, nonostante sia semplice da spiegare, mi risulta difficile affrontare l'argomento “coming out” (nemmeno io amo questa definizione..), non so, forse perché è gravido di molte sfumature, di molte esigenze e difficoltà. o forse perchè riempiò questi fogli di "fatti miei" eheh
[SM=g27743]

l'ho detto a mia madre un pomeriggio d'estate. faceva caldo, l'aria era spessa, il mio animo friggeva d'impazienza e apprensione.
ma cosa le ho detto?
che provavo dei sentimenti importanti per una persona, per una donna, che ero sulla scia luminosa di una relazione sentimentale. non ho fatto dichiarazioni o monologhi sulle mie scelte sessuali. le ho semplicemente detto cosa mi stava succedendo in quel momento e spiegato il perché da qualche mese a quella parte ero diversa, più tranquilla e sorridente. Lei se ne era accorta, lo aveva capito da sé osservandomi nei giorni, nei miei spostamenti, nelle mie espressioni visive e verbali, nel mio essere pink. Ma cosa aveva capito? Che sono lesbica? No, semplicemente che sono innamorata.

sembra assurdo dover giustificare la propria felicità, ma se si vive in famiglia a volte ci si deve concedere a questo favore. in fondo si condividono emozioni, pur con tutte le difficoltà del caso, e non sempre sia ha solo la necessità di sentirsi accettati – fondamentale – ma anche di condividere una bella cosa, di dire “ehi, guardami, sono felice! sii felice per me, cerca di esserlo con me”. io poi faccio fatica a separare nettamente la mia vita privata dal resto, dovrei vivere divisa in due e sarebbe troppo doloroso per me.

ho un bel rapporto con mia madre, c'è dialogo, intesa, c’è ascolto da ambo le parti. non potevo più tacerle la mia vita, o meglio quella parte così intensa che stavo vivendo. Avevo bisogno di farle sapere, di farle capire il perché avrei fatto determinate cose. Forse è stato egoistico da parte mia, passarle una notizia del genere e suscitarle un dolore, una delusione sulle sue aspettative su me, ma è anche vero che non me lo avrebbe perdonato, intendo dire il tacere una parte così importante di me, si sarebbe sentita tagliata fuori. È innegabile, sono fortunata perchè ho una madre comprensiva, paziente, innamorata persa dei suoi figli. è stato naturale raccontarle cosa mi stava accadendo e trovare il suo ascolto partecipato e preoccupato. e mi sono stupita della mia paura iniziale, poiché temevo non avrebbe accettato.

la considerazione che faccio ora è che probabilmente se non avessi vissuto una relazione sentimentale non mi sarei sentita in necessità di raccontarle niente. la realtà, io stessa coi miei mutamenti, gli eventi col loro incantevole e inesorabile susseguirsi, hanno motivato e stimolato questa esternazione.

e il risvolto della medaglia è che in questo modo ho contestualizzato la mia scelta: essa è diventata la mia realtà, non solo più un desiderio impalpabile o la mia immaginazione. raccontando i fatti, i sentimenti vissuti ho preso atto di chi sono, ho fatto chiarezza in me e questo mi ha permesso anche di vivere con maggiore intensità la mia scelta, la mia natura. Il coming out è servito a me.



I miei complimenti "perenne" Pink....sempre dolcezza, sempre semplicità, sempre profondità e mai retorica....[SM=g27747] [SM=g27747]
I tuoi "fili dorati" sn fortunati ed attenti... aspetto il bicherin!!!!!!
27/09/2004 21:51

giàgià Trixxxx

Certo rabbia. Mi fa male questo post... io stessa mi sorprendo di quanto ci sto male.
Sì, lo ammetto, kazzate é esagerato. L'ho lanciato contro generalizzazoni che non ti appartengono. Contro sensazioni mie, non parole tue. So quanta storia e attenzione ci sia dietro le tue parole.... oh, non era riferito a te.
Non riesco a pensare all'essere madre come a uno scalino che porta più alto perché forse non credo ci siano viali preferenziali per salire scendere, bensì strade molto personali di affrontare e dare. Strade molto personali dove trovare una via dell'Essere, la propria, a volte molto buie a volte più lampanti. Molteplici e strani sono i percorsi.
Così, leggera, ho letto tra le tue parole ciò che non c'era e che so, perché un poco abbiam parlato, che non pensi. A questo ho gridato: tra le righe ho sentito che forse essere madri può essere meglio che altro, quindi una via di maggior pienezza... e davvero a questo non credo.

"Ho capito che per anni ho lottato perché pretendevo che mia madre fosse come volevo io, e ho smesso di lottare quando ho capito che mi voleva bene e per il resto faceva quello che poteva, quello di cui era capace, con i sui limiti, la sua ferocia…la sua difficoltà a capirmi .... "

Non ho mai lottato per cambiarla... ho continuato a provare e provare ad aprire le braccia.... e quante volte mi sono trasformata per lei. Bibidibobidibù. Poi me ne sono andata quando mi son resa conto di quanto tutto ciò era solo doloroso e inutile. Mi vuole bene a modo suo, lo so.
Ed é meglio che sia a distanza. Mi vuol bene in un modo che non riesce a dire.... perché anche a lei sono state rubate le parole. E io, cha a volte sono ipersensibile, lo sento cosa c'é là dietro ai suoi silenzi, mi tocca in modo quasi fisico, feroce e vorrei abbracciarla, là nella sua debolezza e non ci riesco. Forse serve ancora tempo, forse mi dico.... mah.... ma per ora basta così.

E' molto bello quello che scrivi, Pink: "la necessità di condividere una bella cosa, di dire “ehi, guardami, sono felice! sii felice per me, cerca di esserlo con me”. io poi faccio fatica a separare nettamente la mia vita privata dal resto, dovrei vivere divisa in due e sarebbe troppo doloroso per me."
Invece io ho imparato prestissimo a nascondermi ed eccomi tuttora Dun e Din, duplice e frammentata. Non la chiamerei per condividere ma per informarla, quello sì. Non rinuncerei alla narrazione.

ohi ddt pensierosa




27/09/2004 23:23

... ...
girls,
quanta vita nelle vostre parole. Trovo pezzi di me sparsi in ognuno dei vostri messaggi. Mi ritrovo un po' di qua e un po' di là. E i vostri interventi danno parole a pensieri miei che non riesco ad esprimere.
Pink mi hai fatto pensare al mio timore di mostrarmi felice in casa perchè poi avrei dovuto dare spiegazioni. Che assurdo, penserà qualcuna: dover giustificare la propria felicità.
Così come mi ritrovo nell'essere doppia di Dune. Una vita tra le mura di casa ed un'altra fuori. Divisa in due eppure una sola.
Coming out.
Il mio con mia madre è stato "forzato" dagli eventi. Una telefonata anonima e mia madre mi chiese spiegazioni su qualcosa che in realtà non era successo (ero solo innamorata ma non stavo insieme a "lei"). Poi mi disse: "io ti sentivo al telefono con "quella" e mi dicevo "mia figlia è pazza è pazza...".
Si, ero pazza di lei, lo ammetto. Stavamo in due città diverse e ci sentivamo al telefono. Erano telefonate piene di risate ed emozioni. Anche se avessi voluto non avrei potuto mascherare niente.
Così, di fronte allo smarrimento di mia madre, negai ma solo per pochi minuti, poi dissi, "si, io sono così, mi innamoro e non importa se è un uomo o una donna, mi innamoro delle persone". Con il tempo capii che c'è differenza e che mi innamoro solo di donne. Ma in quel momento non contava.
Quale fu l'effetto? Mia madre era come in lutto. Piangeva e io stavo malissimo perchè mi sentivo la causa della sua sofferenza. Cercava di tenere nascosta la verità a mio padre, forse perchè temeva che non avrebbe retto alla notizia. Probabilmente piangeva perchè era convinta che quelle come me non potessero essere felici. Non so bene. So solo che mi sono sentita condizionata nelle mie scelte, e ancora adesso non mi sento libera anche se sto evolvendo piano piano. Penso che si debba prendere le distanze dalla famiglia di origine ad un certo punto.
Uffa. Ho riletto queste parole un po' sconnesse.
E' così difficile sintetizzare un'esperienza che ti ha segnata dentro e che ancora adesso ti brucia e ti fa male. E' difficile e infatti non ci sono riuscita.
L'argomento è ostico.
scot
28/09/2004 01:01

ohi belle (passami dune il furto di espressione) non posso staccare un attimo per crogiolarmi un poco nel compatimento che sbocciano e fioriscono piante di condivisione.
Storie più o meno sofferte a volte rabbiose ma vere e che toccano.

Sai scot mia madre, tra le varie cose, mentre piangevamo come vitellini, mi disse (oltre all'ovvio "ma dove ho sbagliato?") "La vita è già dura normalmente. Come posso accettare con serenità che tu vada incontro a disagi e sofferenze?"

28/09/2004 11:23

approvazione
a volte è un termine che non mi piace, soprattutto quando diventa una spada di damocle pronta a colpirmi se mi sembra di deludere qualcuno
e perchè rende l'opinione degli altri più importante della mia costringendomi a volte di negarmi di essere come realmente sono

[Modificato da allien 28/09/2004 11.24]

[Modificato da allien 28/09/2004 11.25]

28/09/2004 18:32

Re:

Scritto da: tortoiseshell 28/09/2004 1.01
mi disse (oltre all'ovvio "ma dove ho sbagliato?") "La vita è già dura normalmente. Come posso accettare con serenità che tu vada incontro a disagi e sofferenze?"


anche mia madre. uguale.
28/09/2004 21:11

Re: Re:
E se aprissimo un forum per le madri di ragazze lesbiche?
Pensate quante cose avrebbero da dirsi!!!
[SM=g27743] [SM=g27746]

Scritto da: pink-ink 28/09/2004 18.32
anche mia madre. uguale.


27/11/2004 16:29


02/12/2004 13:20

Credo cmq che il vero coming-out avvenga cn se stessi...nel senso che posso anche nn dirlo a mamma e papà.... l'importante è che sia io ad aver accetato fino in fondo la mia nuova vita....
02/12/2004 13:32

Coming out... con se stessi

Scritto da: haga 02/12/2004 13.20
Credo cmq che il vero coming-out avvenga cn se stessi...nel senso che posso anche nn dirlo a mamma e papà.... l'importante è che sia io ad aver accetato fino in fondo la mia nuova vita....



Grande verità, Haga... sono perfettamente d'accordo con te.
02/12/2004 14:13

Re:

Scritto da: haga 02/12/2004 13.20
Credo cmq che il vero coming-out avvenga cn se stessi...nel senso che posso anche nn dirlo a mamma e papà.... l'importante è che sia io ad aver accetato fino in fondo la mia nuova vita....


Già.
E da cosa si capisce di aver accettato fino in fondo la "nuova vita?"
02/12/2004 14:37

Io ho fatto così... :)

Scritto da: tortoiseshell 02/12/2004 14.13

Già.
E da cosa si capisce di aver accettato fino in fondo la "nuova vita?"



Io l'ho capito quando ho permesso a me stessa di vivere certi desideri senza colpevolizzarli, anche quando erano solo desideri in potenza, non in atto (per mancanza di materia prima... [SM=g27746] ); quando ho iniziato a lasciarmi vivere turabamenti, attrazioni, fantasie, senza ricacciarli giù nello scantinato dell'anima, ma imparando ad accarezzarli, alimentarli, rispettarli come una parte importante di me.

Quello è stato il mio "coming out"... più doloroso travagliato e difficile di quello, comunque impegnativo, fatto con i miei genitori.

[SM=g27747]
02/12/2004 17:35

Re:
Scritto da: haga 02/12/2004 13.20
Credo cmq che il vero coming-out avvenga cn se stessi...nel senso che posso anche nn dirlo a mamma e papà.... l'importante è che sia io ad aver accetato fino in fondo la mia nuova vita....

Vero! Il coming out l'ho fatto solo con me stessa...mi basta e mi avanza![SM=g27746]
02/12/2004 22:29

Re: Re:

Scritto da: stella 77 02/12/2004 17.35

Vero! Il coming out l'ho fatto solo con me stessa...mi basta e mi avanza![SM=g27746]



he! he! he!
08/12/2004 19:24

Re:


Scritto da: haga 02/12/2004 13.20
Credo cmq che il vero coming-out avvenga cn se stessi...nel senso che posso anche nn dirlo a mamma e papà.... l'importante è che sia io ad aver accetato fino in fondo la mia nuova vita....



Haga,
sai qual è stata la prima parola che ho detto appena ho letto queste tue parole?
...
"..azz".
Hai come aperto una finestra. Hai detto la verità. Probabilmente tutti i nostri comuni problemi di disagio e di tristezze varie ci vengono proprio dal non aver accettato la cosa noi per prime fino in fondo.
Per lo meno, io parlo per me, poi ognuna qui ha la sua storia e magari sta benissimo ed è in pace con se stessa.
Isla dice un'altra cosa giusta e cioè che ha capito di aver fatto coming-out con se stessa quando ha smesso di colpevolizzarsi per pensieri e desideri. Io mi sa che ancora non ci sono arrivata a quel punto.
E' un bel casino perchè non so come arrivarci.


08/12/2004 23:33

Re: Re:

Scritto da: scot 70 08/12/2004 19.24


Isla dice un'altra cosa giusta e cioè che ha capito di aver fatto coming-out con se stessa quando ha smesso di colpevolizzarsi per pensieri e desideri. Io mi sa che ancora non ci sono arrivata a quel punto.
E' un bel casino perchè non so come arrivarci.




Io allora che nn m sn mai sentita in colpa per epnsieri e desideri.....sn un coming uot cn le gambe!!!![SM=g27746] [SM=g27746] [SM=g27746]
A parte gli scherzi credo, almeno nel mio caso, che l'accettarsi nn voglia dire nn vergognarsi dei propri desideri ma accettare il fatto che la ns vità sarà diversa da come ce l'avevano dipinta, che nn avremo una famiglia "normale", che nn potremo (forse) fare effusioni alla ns compagna davanti alla famiglia, che incontreremo delle difficoltà...
11/12/2004 15:41

Re:

Scritto da: haga 02/12/2004 13.20
Credo cmq che il vero coming-out avvenga cn se stessi...nel senso che posso anche nn dirlo a mamma e papà.... l'importante è che sia io ad aver accetato fino in fondo la mia nuova vita....


.... mmmmhh. Non sono convintissima di questa cosa.
Ovvero: sono d'accordo che il coming-out deve essere fatto soprattutto con se stessi, perché finché non si riesce ad accettare pienamente il proprio sentire non si può "far fronte" all'esterno. Finché io stessa non mi accetterò sarò vulnerabile alle critiche e alla riprovazione, perché queste avranno una forte eco dentro di me, faranno risuonare il mio interiore disagio.
Quindi condivido che il primo (e fondamentale) coming-out è con se stessi ma... c'è sempre un ma... se io mi sono accettata, ho capito che sono così e sono riuscita a accogliere questo mio sentire perché tenerlo gelosamente nascosto?
Nascondendo la propria omosessualità si nasconde una parte fondamentale di se stessi e se questo è fattibile con delle persone con cui si ha un rapporto superficiale, come si riesce a farlo con coloro con cui hai un rapporto più profondo? Anche perché la vita sentimentale è spesso un bell'argomento di ... chiacchiere [SM=g27743]
E quindi mi chiedo come si fa a non dirlo, chessò?, almeno agli amici?
E il non dirlo (lo so io e mi basta) non è forse una cartina tornasole di una non totale accettazione?

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