Usa, "schiava" ribelle denuncia il marito

TrumanShow
00venerdì 1 settembre 2006 16:23
Chiesti 60 milioni di dollari al consorte che le negava di avere un orgasmo senza il suo permesso

NEW YORK - Chi crede che la schiavitù in America non esista più da tempo si sbaglia di grosso. Qualche giorno fa infatti una donna, moglie di un uomo d'affari statunitense ha citato il marito in tribunale sostenendo di essere trattata esattamente una schiava. A conferma della sua tesi ha esibito al giudice un vero e proprio "contratto di schiavitù" che l'uomo aveva preteso dalla consorte alcuni anni prima del matrimonio, avvenuto nel 2005.

Il patto, di sei pagine, elenca dettagliatamente le norme che avrebbero dovuto regolare la convivenza tra l'uomo, Kevin Anderson, e la donna, Kimberly O'Brien. Il contratto, che specifica di "non essere in alcun modo vincolante in un tribunale", stabilisce anche le punizioni che sarebbero state applicate dal 50enne in caso la consorte 45enne avesse violato le regole.

Nel contratto c'è addirittura un paragrafo dedicato al sesso intitolato "Nagazione dell'orgarmo". All'interno di questo paragrafo si legge: La schiava può raggiungere l'orgasmo solo col permesso del padrone". Segue una parte sulle punizioni in caso di disobbedienza, suddivise in pene miti, medie e severe. La parte finale regola la durata del contratto: che è valido dal momento della firma della schiava fino a quando il Padrone non lo dichiari concluso.

La donna, ha chiesto ovviamente un enorme risarcimento economico pari a 60 milioni di dollari. A quanto pare però non è la prima a cui capita un episodio del genere: un simile patto, dal titolo "Contratto di attese da una moglie", è emerso a metà febbraio nell'ambito alle indagini su Travis Frey, un uomo dell'Iowa, condannato poi per abusi sessuali e violenze domestiche
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