Tutta la verità di Paola
Difficilmente, fino a un paio di anni fa, qualcuno avrebbe scommesso su di lei. E, soprattutto, chi avrebbe potuto lontanamente pensare, un giorno, di vederla così, in una veste così affascinante e intrigante, dominare la copertina del magazine più glamour in circolazione. Eppure Paola Perego è sulla copertina di 'Vanity Fair', protagonista di un'esclusiva mozzafiato (da fare le scarpe su tutta la linea al 'Sorrisi e Canzoni') incentrata sui segreti inconfessabili di un anno professionale tormentato e tanto turbolento. Fino all'estate scorsa, scaricata dalla Rai, si preparava al ritorno a Mediaset, l'azienda che l'aveva fatta invecchiare professionalmente prima del tempo, rifilandole programmi datati come Forum e I sette vizi capitali, per di più sulla rete geriatrica per eccellenza (Rete 4 ndr). Non che alla Rai l'avessero trattata meglio, propinandole l'eredità di Al Posto tuo presa in consegna dalla più discussa D'Eusanio. La Perego è sempre stata la sostituta che arrivava dopo qualcun altro e, con la sua lucidità e razionalità, riusciva a riportare l'ordine, far assestare gli ascolti entro risultati dignitosi. Insomma, la sceglievano perchè portava a termine i compiti assegnati senza sgradevoli sorprese o cambi di programma, come una solerte e scrupolosa dipendente d'azienda. Questo impeccabile perfezionismo, tuttavia, l'ha resa inevitabilmente antipatica, al sottoscritto in primis, privandola di quella personalità determinante per il grande salto verso vetrine più prestigiose. La vera consacrazione, dopo anni di piatta gavetta, è arrivata su Raidue con La Talpa, reality rivelazione che l'ha rilanciata come conduttrice spigolosa e distaccata ma, soprattutto, come primadonna in grado di reggere il confronto con le colleghe soliste. Si dà il caso, infatti, che la Perego si sia conquistata nel tempo un'indubbia professionalità, grazie ad anni di esperienza e formazione sul campo, che le hanno insegnato a dominare un palcoscenico e saper reagire con fermezza ai brutti inconveniente del mestiere (lo stesso non si può dire con Antonella Clerici, di fatto eliminata dal girone delle regine da reality). Proprio in virtù del successo riportato nella prima edizione, Italia 1 ha deciso di puntare di nuovo sulla Perego alla conduzione della seconda (andata altrettanto bene, al punto da avere un terzo atto in partenza a gennaio prossimo). In quest'occasione, tuttavia, la Perego, che ha guidato il reality nei minimi particolari e con fare quasi maniacale, senza abbandonarlo neanche nella fascia quotidiana, mi è sembrata meno convincente e autentica che nella precedente esperienza, più manierata e fintamente coinvolta nelle sorti dei suoi concorrenti, fino a rinunciare a quel fascino della donna di ghiaccio che l'ha rende così diversa e non catalogabile nel suo ambiente (nulla a che vedere con l'atteggiamento diffidente della De Filippi, (innanzitutto rivolta a un pubblico adolescenziale e più improntata al basso profilo e a un carismatico anonimato).
Paola Perego, invece, traluce intrigo e seduzione da tutti i pori e si ripropone ai media con quella femminilità esplosiva che ha mascherato per anni dietro abiti inamidati e palcoscenici castigati.
E' per questo che a Verissimo l'ho trovata perfetta, quasi più confidenziale e carismatica nella sua missione familiare, più glamour con i pantaloni che con le minigonne inguinali, fine anche quando si parla di reality e credibile nei calibrati trapassi all'informazione più seria.
Indubbiamente, è un personaggio consapevole del suo valore e che, al momento delle trattative, detta le sue condizioni senza riserve. In pochi ricorderanno, ad esempio, che al momento della firma del contratto con Verissimo, impose di alloggiare nella suite dell Gran Hotel et de Milan, in viale Manzoni (circa 400 euro a notte), con autore della scuderia Presta a disposizione, truccatore personale in trasferta da Roma sistemato in residence, autista e, soprattutto, un bel pacchetto di ospiti in studio. Dall'anno prossimo, purtroppo, Verissimo mantiene una collocazione settimanale, al sabato pomeriggio, e a presentarlo sarà con buone probabilità una giornalista in ascesa come Silvia Toffanin (che ha saputo dignitosamente sfatare il clichè della letterina senza cervello mettendosi a studiare sodo, complice la fiducia del partner Piersilvio Berlusconi)
Che una buona percentuale della scalata di Paoletta, invece, sia stata favorita dal famoso pacchetto Bonolis, nonchè dalle abili strategie commerciali del quotatissimo agente ed ex compagno Lucio Presta, non è mistero.
Tuttavia, un telespettatore che ha saputo ricredersi sul suo conto non può fare a meno di difenderne il merito e la caparbietà, grazie a cui è riuscita a risollevare una fascia televisiva difficile e rilanciare la sua immagine mediatica.
Tant'è che l'anno prossimo presenterà Buona Domenica, contenitore domenicale che, contenuti discutibili e pregiudizi a parte, rappresenta una delle conquiste più prestigiose per una presentatrice Mediaset. Nel bene o nel male, infatti, Paola Perego potrà dire di essere riuscita a scalzare Costanzo da un primato decennale, fatto di angherie, soprusi, siparietti trash e personalismi asserviti a fini strumentali. Senza dimenticare la volgarità, che è stata spesso di casa nel salotto più discusso della tv, notoriamente conosciuto come il circo dei vips senza dignità.
Che la Perego si sia guadagnata questa promozione o l'abbia dovuta accettare senza diritto di replica, cedendo inesorabilmente al ricatto di Buon Pomeriggio, non è dato sapere. Ma quel che è certo è il suo potere nel cambiare ancora le volte le carte in tavola, confezionando un intrattenimento leggero, senza troppe pretese ma non per questo sgradevole come quello delle domeniche passate. Confido davvero nella missione catartica della Perego, a partire dalla scelta di arruolare delle ballerine professioniste al posto degli ex Amici di Maria che è giusto trovino la loro strada altrove. E, soprattutto, mi auguro che l'infido dispotismo di Costanzo non la usi come pedina del suo espansionismo a macchia d'olio, trasformandola in un' Ambra cresciuta pilotata dall'alto e inchiodata al suo comando da obblighi contrattuali. Anche perchè, al primo incontro con Costanzo, lui le ha detto: "Voglio fare una Buona Domenica diversa, siamo noi due, io sono l'autore". Lei ha ribattuto: "Va bene, sappi che sono abituata a esprimere la mia opinione". Lui: "Fantastico, sappi che comunque le decisioni le prendo io". Per poter capirci insieme qualcosa in più, vi proponiamo uno stralcio dell' l'intervista rilasciata a Vanity Fair, anticipata da un aforisma di Oscar Wilde quanto più profetico e illuminante:"Nessuna scelta richiede più cautela che quella dei propri nemici".
Un anno fa, scartata dalla Rai, Paola Perego tornava a Mediaset, dove per sette mesi, i giornalisti del Tg5 le hanno fatto la guerra. A gennaio le hanno chiesto di condurre Verissimo, ed è scoppiato un caso. Ne parla sulle pagine di Vanity Fair, che le dedica la copertina, in edicola dal 6 luglio.
«Verissimo è una testata giornalistica e dipendeva dal Tg5. Ma gli ascolti, dopo l'addio di Cristina Parodi andavano male. L'azienda voleva che diventasse un programma capace di affrontare anche i temi leggeri. Però io non sono giornalista e il Tg5 è insorto dichiarando lo stato d'agitazione».
Si aspettava forse che l'accogliessero a braccia aperte?
«Pensavo: si comportano così perchè si immaginano che faccia la diva, ma dopo un po' capiranno che sono una che si rimbocca le maniche e ha voglia d'imparare».
Invece?
«Il primo giorno arrivo in redazione e non mi saluta nessuno».
Il secondo?
«Arrivo e girano la testa dall'altra parte».
Quindi?
«Le regole erano rigidissime: ai giornalisti non potevo neanche chiedere che ospiti avessero invitato o che servizi avessero previsto. Non potevo chiedere neanche alle segretarie: mi era stato detto che «prendevano ordini» solo dai giornalisti. Prendere ordini? Io non ne do neanche al mio filippino».
Poi?
«La mattina trovavo appesi in bacheca dei ritagli di giornale dove avevano sottolineato cose tipo: La Perego se ne deve andare». Oppure mi dicevano che c'era un servizio «muto» che andava commentato. Io perdevo tempo a documentarmi e poi non era vero».
Lei come si sentiva?
«Stupefatta. La soddisfazione era che, nonostante la fatica e le difficoltà, avevo preso un programma al 14-15 per cento di share e lo avevo portato al 23».
Sopravviveva solo di questo?
«C'erano le piccole soddisfazioni quotidiane: quella di non lanciare i servizi dei giornalisti più barricadieri. Dicevo: «E ora guardiamo il servizio», senza dire chi lo firmava».
Però a un certo punto lei annuncia di andarsene.
«Mi ero davvero decisa a mollare. Do l'annuncio ai giornali, il giorno dopo arrivo in redazione ed erano tutti a festeggiare con pasticcini e champagne».
Festeggiamenti prematuri.
«Già. L'azienda mi ha convinto a restare».
Alla fine ha raggiunto la soddisfazione più grande: premiata come nuova signora della domenica nello spazio in cui Costanzo, da dieci anni, sembrava inamovibile.
«Il mio agente, Lucio Presta me l'ha detto a cose fatte. Si è occupato di tutto lui».