Militari gay

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00mercoledì 22 settembre 2010 01:04
Gay dichiarati nell'esercito?
Gli Stati Uniti dicono no




Essere soldati gay per l'America resta un tabù. Non è passato oggi al Senato americano un voto cruciale che avrebbe consentito l'abrogazione della 'don't ask don't tell', la legge che permette a una persona omosessuale di prestare servizio nelle Forze Armate a patto che non riveli di essere gay. Battuto Obama.

Per un dibattito in aula sulla legge serviva un emendamento e 60 voti favorevoli. L'ostruzionismo compatto dei repubblicani e di due senatori indipendenti ha imposto il rinvio del dibattito a data da destinarsi. “Delusa” la Casa Bianca che conta comunque in un esito positivo entro l'anno.

La “don't ask don't tell” (in sigla “Dadt”, non chiedere, non dire) è una legge vecchia di 17 anni. La introdusse nel 1993 Bill Clinton, nel tentativo di raggiungere un compromesso con l'allora esplicito divieto nei confronti dei gay ad entrare nelle forze armate. La legge americana proibisce a chiunque «metta in mostra la propensione o l'intenzione di manifestare atti omosessuali» di prestare servizio nelle forze armate Usa, perché «la circostanza creerebbe un rischio inaccettabile per gli alti standard di moralità, ordine e disciplina, e coesione che sono l'essenza dalla capacità militare». Ma - sulla base della legge - è stato possibile negli ultimi 17 anni seguire questa prassi: l'esercito non chiede alla recluta il suo orientamento sessuale, la recluta non lo rende esplicito. Un atteggiamento ritenuto non solo ipocrita, ma incostituzionale: il 9 settembre scorso, infatti, la giudice della California Virginia Phillips ha stabilito che la Dadt «viola manifestamente i diritti costituzionali».

Con Obama sono diventate sempre più numerose le voci a favore dell'abrogazione. Lo stesso ministro della Difesa, Robert Gates, e il capo degli Stati Maggiori, Mike Mullen, un paio di mesi fa erano intervenuti per manifestare la loro «non contrarietà» alla revisione della Dadt. Ma nell'esercito permangono forti resistenze. Oggi il generale James Amos, futuro comandante dei marines, a poche ore dal voto si è detto contrario, sottolineando che l'eventuale abrogazione della legge costituirebbe una «distrazione» per i soldati in Afghanistan. Con il suo voto, il Senato gli ha dato ragione, anche se i democratici contano di tornare al voto entro la fine dell'anno.


Restano così delusi non solo i gruppi per i diritti civili, secondo i quali sono oltre 14mila i militari gay espulsi dalla forze armate, ma anche Lady Gaga. La cantante a Portland, in Maine, davanti a 5mila persone aveva tenuto un comizio dicendo che «è in gioco uno dei valori fondanti dell'America, quello in cui tutti noi crediamo: la libertà».

21 settembre 2010

l'U


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