Intervista a Mietta
Daniela abita a Reggio Emilia con il suo compagno, un musicista che però non ha mai incrociato la sua carriera, sta progettando la nascita di un bimbo, e intanto si gode il già concreto successo del suo album, che si avvale della collaborazione di musicisti di talento come Mariella Nava, Simone Cristicchi, Mario Venuti, Neffa e Valeria Rossi, ma qualche canzone la firma lei stessa.
L’amore la fa da padrone nelle 11 canzoni della nuova Mietta: amore gioioso in Vent’anni, amore che non si rassegna all’abbandono in Resta qui, amore-passione nel raffinato Dare e avere, amore romantico in Dopo di me, sino all’amore-nostalgia di Vorrei vederti felice.
Per qualche disco meno riuscito, per qualche Sanremo senza seguito, non mancano momenti sì: Mietta viene scelta e poi premiata come miglior interprete nel mondo dalla Buena Vista per il suo doppiaggio di Esmeralda nel cartone animato Il gobbo di Notre Dame, interpreta per la Rai La piovra 8 e per Canale 5 L’ispettore Giusti, con Enrico Montesano, poi ancora per la Rai partecipa alla fiction Donne di mafia.
Musica a parte, non ti puoi lamentare, il lavoro non ti è mai mancato...
«Anzi, se pensi che, per paura dell’aereo, ho rifiutato l’offerta di Albert Broccoli, il produttore di 007, che mi voleva in un film di James Bond... E per lo stesso motivo ho anche rifiutato di essere Esmeralda quando Cocciante mi offrì il ruolo da protagonista in Notre Dame. Ma di errori non ne voglio commettere più, e a costo di imbottirmi di tavor voglio vincere almeno il terrore di volare, anche perché, Alessandro, il mio compagno, ha voglia di viaggiare».
Come vive una ragazza del Sud a Reggio Emilia?
«Mi manca il mare, a volte me lo sogno e mi viene voglia di tornare. Là c’è mia madre (durante la chiacchierata tra me e Mietta, mamma Rosa ha telefonato almeno un paio di volte, ndr.), devo ammettere che il nostro cordone ombelicale non s’è mai reciso e così spesso sono io la figlia, ma altrettanto spesso io la madre di mia mamma».
L’attaccamento alla signora Rosa si è consolidato soprattutto da quando i genitori di Mietta si sono separati. «Avevo 12 anni, per me è stato un vero choc», confessa, «e sono certa che i miei attacchi di panico hanno origine da quella famiglia andata in pezzi».
Come vivi i tuoi momenti no?
«Non ho più paura della mia fragilità, quei momenti mi aiutano a vedere le persone che mi stanno attorno con altri occhi, il problema è farsi capire, perché questo è un male oscuro, difficilmente comprensibile per gli altri. L’unica terapia che funziona è quella di trovare, quando hai un attimo di lucidità, la forza di non compiangerti, di non compatirti, di non raccontarti balle. Quando ci riesco, mi sento immortale».
Un’ultima domanda, inevitabile: sei mai stata un "trottolino amoroso"?
«Sì, lo sono stata, ma è un atteggiamento perdente, che nella vita ho sempre pagato. Del resto vivere con me è complicato, sono gelosissima, allegra e musona, una frana di donna».
E adesso sei serena?
«Sì, faccio una vita normale, vado in pizzeria, ogni tanto a ballare, mi sento finalmente a posto. Che Dio mi aiuti a restare così. Con l’unica nostalgia, quella del mio mare...».