da queerblog
Oggi affrontiamo un nodo tematico importante, quello della vergogna negli acquisti di prodotti gay riferiti o riferibili. Andiamo con degli esempi pratici. La sera verrà il tuo compagno a casa e devi essere preparato: profilattici e lubrificante.
Nonostante i profilattici siano piuttosto superati (ma non abbastanza) nei livelli medi di vergogna nell’acquisto, il capitolo lubrificante è ancora nuovo e interessante. Moltissimi ragazzi gay pensano: se vado in farmacia e chiedo il lubrificante (tipo il Luan, uno dei più rinomati perché leggermente anestetico) devo spiegare spesso quale e per quale (generico) utilizzo.
Se vado al supermercato compro l’iconico Durex Massage 2 in 1 e devo necessariamente prenderlo e portarlo in cassa. Un uomo che compra un lubrificante: oddio magari pensa che sono gay e quelli dietro di me in cassa pure. Per non parlare dell’edicola.
Grazie al web, moltissimi non fanno più riferimento alle riviste gay, ma esiste un mondo di periodici esteri (per esempio Tetù, una delle più conosciute di provenienza francese) venduti in edicole specializzate (ma anche no) dove ci tocca spesso chiedere cosa vogliamo: massimo imbarazzo, specie se si tratta di riviste porno erotiche. Insomma: a volte anche il semplicissimo e santissimo Vanity Fair ci potrebbe mettere in condizione di subdola vergogna in quanto rivista rivolta al pubblico femminile.
Posto che non si può generalizzare, è abbastanza vero che alcune o tutte queste paure sono piuttosto diffuse nel mondo gay. E voi?