Il partner...i timori...la dipendenza...l'abitudine

oceano1980
00giovedì 22 aprile 2010 22:45
Pur non avendo ancora trovato la persona veramente giusta, mi sono sempre posto, con timore, una domanda: se il mio compagno facesse troppo per me e io mi abituassi a quel trattamento, quando smetterebbe come farei?

Da una parte direi che bisogna sempre stimolarsi vicendevolmente per far si che il partner non smetta mai di sentire l'esigenza di viziarci...

dall'altro lato ti dico che non bisogna mai rendersi dipendenti da un'altra persona...di solito quando l'altro ha la percezione che ciò sia avvenuto finisce per dare per scontate troppe cose e mancare in altre...


oceano1980
00giovedì 22 aprile 2010 22:45
L'equilibrio in tal senso mica è facile....

il rischio da un lato è la rarità...dall'altro l'abitudinarietà....

se il tuo compagno non ti fa mai una sorpresa è male, ma se ogni giorno te ne fa una, dopo un po', la sopresa diviene l'abitudine e quindi il piacere nel riceverla decade con l'andare del tempo...

oceano1980
00giovedì 22 aprile 2010 22:46
Sapete che vi dico però?

Che il giorno in cui si arriva a pensare che il proprio partner non sia indispensabile, vuol dire che non si è più un'unica cosa o che non lo si è mai stati....ma io ho una concezione dell'amore e della coppia molto pregnante...tipo l'androgino di Platone...

oceano1980
00giovedì 22 aprile 2010 22:47
In sostanza e molto in breve nel simposio Platone parla di Aristofane, che sarebbe un terzo genere (nè maschio nè femmina), che ha in sè gli elementi della donna e dell'uomo.
Nel simposio la completezza autosufficiente rese gli umani androgini così arroganti da immaginare di dare la scalata all'Olimpo, e Zeus separò ciascuno di loro in due metà, riducendoli a solo maschio e solo femmina.

E' come dire che l'androgino è la coppia ed ognuno di noi cerca "la metà separata" per trovare la completezza che altrimenti non potremmo avere da soli.

Perfetto fu l'interpretazione di Zolla...questa la trovi su viki che che la chiama "l'umana nostalgia dell'interezza", mai placata, è la radice e in qualche modo la costrizione all'amore («alla brama e all'inseguimento dell'interezza, ebbene, tocca il nome di amore»).

oceano1980
00giovedì 22 aprile 2010 22:48
Scusate se sono stato pesante ma... ho fatto lo scientifico e a quell'età la filosofia mi stava sulle balls ... l'ho riapprezzata di più da adulto, ma diciamo che quello come altre cose mi sono rimaste inpresse nella mente da allora...poi, come tutte le cose, uno le elabora crescendo...e le proietta sul suo vissuto.

GayAbruzzo
00sabato 24 aprile 2010 11:23
l'umana nostalgia dell'interezza... bella espressione!
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