Erezioni scarse e infertilità: quando il maschio scopre di non essere un toro

filmacchia
00giovedì 18 novembre 2004 10:11
Il pene non è un totem

Buongiorno Dottore, mi chiamo Ilaria, ho 33 anni e da quasi 10 sono sposata con un uomo che ha saputo darmi momenti di felicità e di benessere fintantoché non abbiamo deciso di fare un figlio. Questa decisione l'abbiamo presa quasi un anno fa perché ci sembrava fosse arrivato il momento giusto, solo che dopo aver sospeso la pillola che avevo assunto per tanti anni ed esserci dati da fare la gravidanza desiderata non è ancora arrivata. Ci siamo così recati in uno studio medico e ci sono stati prescritti degli accertamenti che lui però, da parte sua, non vuole fare. Ho come l'impressione che abbia paura di scoprire di essere il responsabile di questo problema e lo posso anche capire, visto che la stessa preoccupazione l'ho anch'io per me. Solo che io i miei esami li sto facendo, mentre lui di fare lo spermiogramma non ne vuole proprio sapere. Tutto ciò ci sta mettendo in crisi... ma perché si comporta in questo stupido modo infantile?

La strutturazione dell'identità sessuale maschile si basa soprattutto su due elementi fondamentali: la capacità riproduttiva e la capacità di performance sessuale. In diverse epoche storiche e in culture diverse è sempre stata attribuita una grande importanza al simbolismo del pene eretto, espressione tangibile della potenza sessuale, tanto che alcuni popoli hanno eletto il fallo a vera e propria divinità (culto del Lingam, India). Senza andare troppo lontano possiamo ancora oggi vedere la preponderanza di simbolismi fallici nei graffiti metropolitani delle nostre città volti a sottintendere la forza e la potenza di coloro che li hanno prodotti. Se è quindi relativamente facile comprendere il dramma di un'uomo affetto da disturbi dell'erezione che vede andare in crisi uno dei perni più tangibili del mantenimento della sua identità sessuale, diventa più complesso capire come la stessa cosa possa essere legata a problemi di fertilità o sterilità maschile. Quest'ultima cosa appare soprattutto strana perché un uomo (che statisticamente avrà nella migliore delle ipotesi due figli nell'arco della sua vita) trascorre nella società odierna una quantità incredibile di anni a cercare di disgiungere l'atto sessuale dall'atto procreativo con l'intento di bloccare ed evitare quest'ultimo. Ma forse proprio il fatto di poter disporre di metodi contraccettivi efficaci ha ingenerato negli esseri umani l'errata convinzione di poter dominare e controllare la fisiologia della riproduzione. Ecco così nascere l'illusione (se non per tutti, senz'altro per molti) di poter stabilire e programmare il concepimento di un figlio con una certa precisione. Facile con queste premesse trovarsi nella vostra situazione di ansia se poi la gravidanza non arriva nella tempistica prevista con la conseguente paura di essere sterili. Probabilmente la paura di scoprirsi impotente dal punto di vista riproduttivo sta destabilizzando il senso d'identità del tuo partner che quindi si rifiuta di fare l'esame che potrebbe confermare la temuta ipotesi. So bene che anche per la donna le paure sono analoghe, ma da questo punto di vista gli uomini sono più fragili perché culturalmente non abituati a mettersi in discussione per problemi di infertilità che fino a qualche anno fa parevano unicamente appannaggio dell'universo femminile. Questa non vuole e non deve essere una giustificazione del suo comportamento, ma solo una chiave aggiuntiva di comprensione che possa facilitare una maggior comunicazione costruttiva all'interno della coppia, ingrediente indispensabile per conseguire cambiamenti di vedute su problemi importanti come quello che mi hai raccontato.

..Devid..
00lunedì 27 dicembre 2004 11:10
troppo lungo da leggere
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