E' tutto ancora da chiarire, ma il rinvio a giudizio fa capire che l'anima di don Gelmini non è poi così pura..
Il capo della comunità Incontro che si è fatto vedere spessissimo agli incontri di Forza Italia (è un amico intimo di Berlusconi) è finito nei guai.
Leggete un pò:
LE 10 VITTIME
Sono dieci le testimonianze su cui si basa l’accusa. Dieci testimonianze fornite agli inquirenti da altrettanti ex ospiti della comunità Incontro (due di loro sono indagati per furto ai danni della struttura e per questo erano stati espulsi) che hanno raccontato storie tanto sordide quanto simili tra loro. Un ripetersi di episodi abietti con don Pierino nei panni dell’aguzzino pronto a minacciare le sue vittime, alcune all’epoca minorenni.
Scrive il pm che
il sacerdote «mediante la minaccia di avvalersi della sua autorità e della conoscenza di numerosi politici influenti e promettendo favori tramite dette conoscenze, induceva I.M. a soddisfare le sue richieste sessuali, masturbandolo e baciandolo sulla bocca reiteratamente». E ancora, «
induceva A.D. a togliersi quasi tutti gli indumenti, toccandogli il pene, compiendo atti univoci ed idonei ad indurlo a palpeggiare i genitali dello stesso Gelmini».
Dieci racconti, unico il comune denominatore:
don Pierino minacciava e prometteva in modo da tacitare ogni resistenza o proposito di denuncia. Così G.L. ha raccontato di essere stato spogliato e masturbato dal parroco, G.S di essere stato costretto a baciare con la lingua l’anziano fondatore della comunità.
GLI ALTRI INDAGATI
Ma secondo il pm Mazzullo, saputo dell’inchiesta, don Gelmini avrebbe attivato tutti i suoi canali nel tentativo di depistare le indagini, intimorire i testimoni e indurli a ritrattare le accuse. Per questo motivo ha chiesto il rinvio a giudizio anche di due collaboratori della comunità incontro, Giampaolo Nicolasi e Pierluigi La Rocca, accusati di favoreggiamento e subornazione. Avrebbero cioè fatto offerte di lavoro ad uno degli accusatori nel tentativo di convincerlo a cambiare la versione raccontata nel corso di uno degli interrogatori.
Un episodio per cui il pm vuole portare a processo anche Patrizia Guarino, madre di uno dei testimoni che accusano il parroco. «Dopo vari colloqui telefonici intercorsi tra i medesimi e la Guarino - si legge nella richiesta - recandosi il La Rocca ad Avellino presso l’abitazione del P. G.e della madre, mediante offerte di lavoro, inducevano il P.G. a sottoscrivere una lettera datata 24.11.06, inviata alla procura di Terni, in cui lo stesso falsamente affermava di aver reso le precedenti dichiarazioni in "evidente stato confusionale sotto l’effetto di psicofarmaci", aiutando in tal modo il Gelmini ad eludere le investigazioni a suo carico».
«500 EURO PER SMENTIRE»
Al supertestimone, secondo la ricostruzione della procura, Nicolasi e La Rocca avrebbero anche versato del denaro per ottenere quella preziosa ritrattazione. «Anteriormente alla data (31.05.2007) in cui il P.G. era stato convocato dal pm di Terni - è spiegato - compivano atti diretti ad indurre il predetto, mediante l’offerta di lavoro e somme di denaro che venivano effettivamente corrisposte in varie occasioni (tra cui il 3.04.07 mediante l’inoltro on line di un vaglia postale dell’importo di 500 euro), a ribadire mendacemente al pm il contenuto della lettera e più in generale la falsità delle accuse a carico di Gelmini ed altre circostanze non veritiere». Tentativo non andato a buon fine visto che il ragazzo ha poi ribadito le accuse.
dall'Unità