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Gay Pride Nazionale a Napoli: una storia bella e una brutta

Ultimo Aggiornamento: 25/06/2010 22:57
25/06/2010 22:57
 
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Gay Pride Nazionale a Napoli: una storia bella e una brutta

di Luciana Cimino
Si sono conosciute sul posto di lavoro, un call center di Pozzuoli, e si sono innamorate. Non subito, piano piano. E piano piano lo hanno detto a tutti, senza tentennamenti. «Noi abbiamo una storia seria, importante». Talmente importante che a un certo punto, dopo 6 anni che vivevano insieme, a Silvia e a Catia, come a tutte le coppie che si amano, è venuta voglia di avere un figlio. «Io avevo un grande desiderio di maternità – racconta Silvia, 36 anni – ma ero convinta che non coincidesse con l’omosessualità, non credevo esistessero genitori omosessuali». Poi conoscono le Famiglie Arcobaleno, associazione di genitori omosessuali, e cominciano quello che Silvia e Catia chiamano «il percorso». «In Italia i genitori omosessuali non sono molti ma negli altri paesi europei sono già alla seconda generazione, vuol dire che son già diventati nonni». Così cominciano a vagliare varie cliniche, tutte all’estero ovviamente perché la legge italiana nega il diritto alla fecondazione eterologa, e optano per l’Olanda, paese in cui è possibile scegliere una “donazione aperta”.

«Vuol dire – spiega ancora Silvia – che il nostro bambino potrà avere l’opportunità a 18 anni di incontrare il padre, se lo vorrà; abbiamo ritenuto fosse un’opportunità importante». Ma il viaggio è stata una spesa non da poco per due impiegate di call center part time che guadagnano 800 euro al mese. «E’ stato un sacrificio economico enorme, non tanto la fecondazione, quanto i viaggi prenotati all’ultimo momento». E si che l’azienda è stata loro di grande aiuto concedendogli ferie e permessi quando ne avevano più bisogno. «Siamo state fortunate, scrivilo per favore, altri non lo sono altrettanto». La solidarietà da quando è nato Andrea, che oggi ha un anno, è stata tanta, «all’inizio le persone intorno a noi erano perplesse, poi chi ha cominciato a frequentarci si è tranquillizzato». Solo adesso sono cominciati i problemi: «stiamo cercando casa ma la gente quando vede due donne sole con il bambino non ce l’affitta, è diffidente, sembra assurdo ma è così». Intanto domani saranno in prima fila al Gay Pride nazionale di Napoli con Andrea nel passeggino.

Loro, con le famiglie arcobaleno, apriranno il corteo indossando una maglietta fucsia. «La cosa bella – dice Silvia contenta - è che alla manifestazione parteciperanno tanti nostri colleghi etero con i propri figli per sostenerci». Ma oltre al trenino delle Famiglie Arcobaleno saranno 17 i carri (tra i tanti anche quelli di Arci Gay e Arci Lesbica, Circolo Mario Mieli, Certi Diritti, Comitato Napoli Pride) che si raduneranno alle 15 a piazza Cavour per poi arrivare in Piazza del Plebiscito per il grande concerto che comincerà alle 18. Sul palco, tra gli altri, Viola Valentino, Raiz, Nino D’Angelo, Gennaro Cosmo Parlato, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti. Infine conclusione a partire dalla mezzanotte sull’Arenile con l’esibizione di Boy George. La piattaforma politica del pride di Napoli è chiara: «estensione della legge Mancino anche all’orientamento sessuale e all’identità di genere, azioni di prevenzione e campagne contro l’omofobia e la transfobia, leggi sulle unioni civili, recezione da parte dell’Italia delle norme delle Ue in tal senso», elenca Maria Luisa Mazzarella, una dei portavoce della manifestazione.

Maria Luisa, studentessa napoletana, il 22 giugno dello scorso anno in piazza Bellini fu aggredita da un gruppo di violenti perché cercò di difendere dalle ingiurie un suo amico gay. Di quel giorno, oltre ai ricordi orribili, le restano una membrana artificiale al posto dell’orbita dell’occhio sinistro, una medaglia al valor civile del Comune di Napoli, e un impegno sempre più fitto profuso a fianco della comunica Glbt. «Non vorrei più sentire di episodi come al mio – dice - ma troppi ne succedono: a Padova, a Roma, Bolzano, speriamo che il Pride serva come risveglio delle coscienze non solo della gente comune ma anche di questo governo perbenista che fa finta di darci attenzione e ci vede invece solo come un problema di ordine pubblico».
25 giugno 2010

l'U


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