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La matrigna

Ultimo Aggiornamento: 01/06/2005 19:12
01/06/2005 19:12
 
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L’estate sta per finire e con essa le mie brevi vacanze.

Tra poco tornerò in collegio e tutto sarà come prima, anzi peggio.

Mio padre si è risposato con una donna giovane e bella, e se finora si è occupato poco di me d’ora in poi se ne occuperà sempre di meno.

Sono qui nel giardino da sola e ho voglia di godermi in pace l’aria fresca del primo mattino.

Ma ecco che all’improvviso compare Jennifer, la moglie di mio padre una ragazza di 28 anni proveniente dall’America.

In una mano regge un bicchiere di succo di pompelmo mentre nell’altra un toast con burro e marmellata , la sua colazione abituale.

Di solito non si alza prima delle dieci, che cosa l’avrà tirata giù dal letto alle otto e mezza? Non so forse la fame.

Jennifer ha sempre fame, mangia sempre e senza limiti, preferibilmente dolci, ma non ingrassa di un etto, accidenti !

E’ la classica bellezza americana alta, bionda, occhi azzurri e un fisico da indossatrice.

Sono seduta sul dondolo, chiudo gli occhi e fingo di dormire, ma ormai e troppo tardi.

Come mai sei così triste ? esclama Jennifer


Apro gli occhi e la guardo male sperando di riuscire ad esprimerle tutto l’odio che provo nei sui confronti.

E dov’è il divertimento ? Dimmi un solo motivo per cui dovrei essere allegra.

Hai diciotto anni – Risponde Jennifer – sei carina, intelligente, vivi nel benessere, hai amici e amiche, sicuramente non ti mancano i corteggiatori. Possiedi una biblioteca fornitissima, vacanze assicurate nei più bei paesi del mondo, un giardino come questo e un padre meraviglioso e poi hai la mia compagnia. Ti sembra poco ?

È moltissimo anche troppo, soprattutto la tua compagnia è talmente straordinaria che sento di meritarmela e così non riesco a rallegrarmene. Soddisfatta ?


Concludo con rabbia.

Non sei divertente, ma sai essere ironica, questo è segno di intelligenza


Jennifer finisce il suo toast e si lecca le dita, non posso fare a meno di notare la sua sensualità.

Ascolta, a me piacerebbe che diventassimo amiche – dice Jennifer con un velo di malizia – sul serio, ma forse anch’io nei tuoi panni sarei ostile verso la donna che ha preso il posto di mia madre.





Questo è uno dei lati di Jennifer che mi fa più rabbia, la sua spontaneità, se deve dirti una cosa te la dice senza problemi; è spontanea, franca e senza nessuna inibizione, tutto il mio opposto.

Comincia ad avvicinarsi a me solo ora noto cosa indossa: un piccolo top e un paio di pantaloncini che indossa con molta eleganza; la sua camminata ricorda molto il passare delle modelle durante una sfilata.

Si siede vicino a me e comincia giocare con una ciocca dei mie capelli

Secondo me possiamo diventare ottime amiche, in fondo condividiamo gli stessi interessi.


Dice con un tono calmo, mentre mi accarezza un ginocchio, sottraggo la gamba alle carezze della sua mano. Ancora non avevo capito fino a dove voleva arrivare.

Rise lievemente e mi prese le mani.

Guardami negli occhi – disse – voglio che diventiamo amiche, come pretendi che possa restare serenamente in questa casa con tuo padre se tu mi odi ?

Allora vattene, io non ti trattengo…


Rise di nuovo ma questa volta un po’ più forte.

Vedrai che cambierai idea


Si avvicinò e delicatamente cominciò a slacciarmi la camicetta, ero rimasta di pietra, cosa vorrà farmi? Mi chiesi stupidamente.

Era ormai giunta all’ultimo bottone, aprì la camicia e si avventò sui seni nudi, io ero rimasta imbambolata stupita dalla sua mossa, cominciò a leccare e succhiare i miei capezzoli che si erano subito inturgiditi.

Ti piace ? Non è vero ?


Disse mentre risaliva con la bocca dai capezzoli al collo. Non riuscivo a rispondere.

Mi stava baciando il collo, finalmente avevo trovato il fiato per rispondere.

Ma cosa…


Mi bloccò con la lingua che ora stava esplorando la mia bocca. Era davanti a me, seduta sulle mie gambe, con quel bellissimo seno che toccava il mio, le labbra sottili che mi baciavano su tutto il viso e il collo, mentre le sue mani di seta continuavano l’opera di denudazione del mio corpo; finito di togliermi la camicia, cominciò a carezzarmi la schiena, le natiche coperte dai pantaloncini e le cosce nude e abbronzate.

Dopo alcuni momenti in cui avevo tentato una leggera opposizione decisi di prestarmi al gioco, cominciai a toccare le cosce che percorsi in tutta la loro lunghezza, erano lisce come il ghiaccio, una sensazione fantastica mi stava assalendo, chi avrebbe mai sognato di toccare una donna con tutta quella sensualità.

Ora baciavo anch’io con passione penetrando la sua bocca con la lingua mentre le mie mani cercavano la zip del piccolo top, seguivo la linea dei sui fianchi, perfetta nemmeno uno scultore sarebbe riuscito a fare di meglio, ero arrivata, la zip scorreva lenta sotto le mie mani che quasi tremavano, lo slacciai completamente e lo tolsi con un colpo deciso, fuoriuscì un magnifico seno, una terza piena, era sodo, i capezzoli erano eretti e duri come le pietre.

Quella visione mista alla mia eccitazione fecero si che raggiunsi l’orgasmo, inarcando il mio bacino, e soffocando un grido, che si tramutò in un gemito.

Rise.

Mi fece alzare dal dondolo per poi successivamente farmi sdraiare sul prato ancora umido di rugiada, quella freschezza percorse tutto il mio corpo come una scossa; Jennifer mi stava sfilando i pantaloncini umidi di piacere.

Come sei bella – disse dandomi un bacio in bocca –


Non riuscivo a trovare le parole e mi limitai solo a dire

Anche tu…


Con voce morbida e calda che, solo una mamma amorevole e comprensiva ha, Jennifer disse

Prima o poi ti avrei convinta a diventare mia amica, anche con qualsiasi mezzo, e questa ne è la prova


Ricominciò leccandomi i piedi bagnati di rugiada, per poi succhiarmi una ad una le dita, era una libidine pazzesca, non avevo mai provato una simile sensazione.

Ora stava scendendo lungo le mie gambe affusolate, completò il suo viaggio sulla mia fica umida e vogliosa, avevo i peli sporchi di piacere, allargai le gambe in segno di invito e lei dopo aver leccato tutto intorno alla mia fichetta mi penetrò con la lingua, cominciò a lambire le grandi labbra e succhiare il clitoride.

Presi una sua mano e cominciai a succhiare le dita, le piaceva, ma ben presto ritrasse la mano umida di saliva per aiutarsi nella mia masturbazione, stava usando pollice e indice per allargare la mia fica, mentre con la lingua penetrava sempre più a fondo.

Stavo godendo come una prostituta, avevo perso ogni cognizione del tempo e ferma in quella posizione sembrava che erano passati dei secoli.

Le feci cambiare posizione, impegnandoci nel classico 69, appena tolti i pantaloni mi attaccai alla sua fica rasata come un assetato ad una bottiglia di acqua, bevevo i suoi umori caldi mentre con le mani palpavo il culo tondo e sodo, passai un dito su tutta la lunghezza della su fica per poi penetrarla, prima uno sentivo dei piccoli gemiti provenire dalla sua bocca, poi due e i gemiti si fecero più forti ed infine tre ora erano leggere grida soffocate provenivano dalle sue labbra umide luccicavano nel sole mattutino.

Ero immersa nel piacere non sentivo più nulla, Jennifer disse qualcosa che non capii poi mi mise un dito nell’ano e cominciò a muoverlo avanti e indietro godevo come una porca e i miei gemiti divennero sempre più forti fin quando che per soffocarli mi dovetti di nuovo attaccare alla fica di Jennifer; decisi di contraccambiare il favore con lo stesso metodo, inserito il dito nell’ ano cominciai a muoverlo fin tanto che lei non avesse smesso, ma sembrava abituata a questo genere di pratiche così usai due dita, l’effetto era notevolmente diverso ora guaiva come una cagna che goduria.

Ci sciogliemmo da quel nodo umano per abbracciarci e continuare a baciarci, e mentre sotto il sole caldo della mattina noi continuavamo le nostre effusioni d’amore un orgasmo simultaneo ci assalì raddoppiando le nostra goduria.

Devo dire che quel giorno e stato fondamentale per instaurare il nostro rapporto di amicizia, e a volte quando non c’è papà noi ci riabbracciamo e ricominciamo tutto daccapo.

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