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Iraq, Iman: "La mia famiglia uccisa dai marines"

Ultimo Aggiornamento: 28/05/2006 10:57
28/05/2006 08:16
 
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Una bambina irachena, Iman, racconta nell'edizione odierna del quotidiano britannico The Times come i militari statunitensi hanno sterminato la sua famiglia, tutte persone inermi, assassinate nella loro casa, il 19 novembre del 2005.

Il terribile racconto di Iman Hassan, 10 anni, comincia alle sette del mattino, quando si era alzata da poco e si stava preparando per andare a scuola. Ad un tratto un'esplosione: un mezzo militare americano era stato colpito da una bomba ed il giovane di 20 anni che lo guidava era morto. Mezz'ora dopo la famiglia di Imam non esisteva più, sterminata dalla furia vendicativa dei soldati Usa.

Il racconto si riferisce alla strage di Haditha, una città nella provincia sunnita di Anbar, dove un gruppo di marines massacrò sistematicamente e a sangue freddo 24 civili iracheni, tra cui undici donne e bambini.

La furia omicida dei soldati, molti di loro al terzo turno di ferma in Iraq, era scattata dopo l'esplosione di un ordigno rudimentale sulla strada che aveva fatto saltare in aria un veicolo Humvee, uccidendo il caporale Miguel Terraza. Al momento dell'esplosione, ricorda Iman, suo padre stava pregando nella stanza accanto ed i nonni erano ancora a letto. Si udirono alcuni spari, ma la famiglia non si mosse, sapendo che era meglio stare in casa.

Un quarto d'ora dopo l'esplosione del mezzo militare, i marines irruppero nella casa di Iman. Buttarono una granata nella stanza dove dormivano i nonni. Iman vide che sua madre era stata colpita dalle schegge. La zia prese uno dei bambini e riuscì a fuggire dall'abitazione.

I soldati, racconta Iman, aprirono poi il fuoco nel soggiorno, dove la maggior parte della famiglia era riunita. Suo zio Rashid, appena sceso dal piano di sopra, vide quello che succedeva e tentò di fuggire, ma i marines lo rincorsero per strada e gli spararono.

"Tutti quelli che si trovavano nella casa furono uccisi dagli americani, eccetto mio fratello Abdul-Rahman ed io - racconta Iman -, eravamo troppo terrorizzati per muoverci e io cercai di nascondermi sotto un cuscino. Una scheggia mi aveva colpito la gamba. Per due ore non osammo muoverci. I miei famigliari non morirono sul colpo. Potevamo udirli lamentarsi", ha detto la bambina, che nel massacro ha perso i nonni, i genitori, due zii ed un cuginetto di 4 anni.

"E' un disastro", ha dichiarato al Times Tareq al-Hashemi, vicepresidente iracheno di etnia sunnita, sottolineando: "In questo modo non fanno che provocare tutti gli iracheni, specialmente la comunità sunnita. Stanno spingendo la gente ad unirsi alla resistenza e a combattere. Forse alcuni di loro ora condividono di più le posizioni di al Qaeda".

Secondo al-Hashemi, se la situazione nella provincia di Anbar è ora fuori controllo, la colpa è da imputare ai militari Usa. "Questo è successo in primo luogo a causa del comportamento degli americani, per la loro violazione su larga scala dei diritti umani. Uccidono e feriscono la gente, distruggono case".

Per la strage, che è stata oggetto di un'inchiesta del Pentagono i marines assassini della Kilo Company di base a Camp Pendleton ora rischiano incriminazioni che nei casi più gravi potrebbero comportare la pena di morte.


Che schifo.



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