L'Osservatore attacca la Bindi. Il pressing del Papa (e di Ruini)
Secca, perfino irridente. La risposta, la condanna, è arrivata a stretto giro di posta, con l’edizione dell’Osservatore Romano di lunedi 22 di maggio. “ Ciò che colpisce è il suo sforzo sovrumano di cercare argomenti per difendere posizioni indifendibili, almeno dal punto di vista cattolico “. Lo sforzo è quello del ministro Rosy Bindi, colta nel pieno delle sue funzioni ( pubbliche non ecclesiali ), alla guida del neo ministero della Famiglia. Era piaciuta all’ Avvenire ( organo della Cei ), questa idea di un organismo di governo rivolto ai problemi della cellula di base della società. Lo stesso Ruini aveva espresso, nella giornata di venerdi, tutto il suo compiacimento per l’iniziativa e la stessa Bindi si era detta piacevolmente sorpresa in una intervista al Corriere della Sera: “ Le parole di Ruini sono state una delle consolazioni di questi ultimi giorni. Vede, io sono apparsa a volte come una cattolica del centrosinistra, che prende posizioni anche un po’ critiche verso la Chiesa. Ora il mio essere credente è messo alla prova: dovrò trovare una sintesi fra i miei valori e il rispetto per il pluralismo e l’evoluzione della società, per le idee e le inclinazioni diverse “. Ma l’intervista era stata stampata domenica, e proprio queste pacate, inoppugnabili riflessioni, devono aver fatto scattare l’irritazione del Vaticano.
Oppone infatti l’Osservatore:
“ Non meraviglia il fatto di dover leggere l’ennesima evoluzione acrobatica sul tema delle coppie di fatto. Semmai qualche briciolo di meraviglia la si prova nel constatare che, a fronte di tanti problemi che nel Paese ci sono da affrontare, e in special modo quelli riguardanti le molte difficoltà che le famiglie devono superare quotidianamente, ci si affretti con grande zelo ad occuparsi di questioni che evidentemente invece stanno a cuore a chi si occupa della cosa pubblica “; dove non sfuggirà, nelle parole dell’estensore, un marcato senso di fastidio per la dimensione politica della questione, quel mondo politico cacciato nel girone dei reprobi ogniqualvolta mal si adatti a tradurrein rispettose norme giuridiche i moti più riposti di un animus morale refrattario a misurarsi con i problemi mai agevoli della modernità.
Il nodo è qui, si ripresenta a scadenze a volta legate alla storia, a volta ai diversi ingorghi sociali. Mai risolto una volta per tutte, né, forse, è giusto che lo sia. Che non si gridi subito al relativismo perché, se i valori fondanti sono eterni, c’è pur sempre qualcosa di mutabile e di progressivo con il quale fare i conti.
Parallelamente, l’Osservatore dà anche una certa prova di realismo, forse come seconda linea di attacco, se il primo scontro non avesse esito positivo. Dice: “ E’ necessario, nel dibattito, distinguere fra coppie eterosessuali e omosessuali. E’ una distinzione importante
perché la convivenza fra persone eterosessuali è già regolata nel diritto civile attraverso il matrimonio ( per il quale, va
evidentemente ricordato, c’è bisogno delle cosiddette pubblicazioni ) e non si spiega perché lo Stato debba intervenire sulla sfera privata
per dare tutela pubblica a chi invece si è già rifiutato di averla “.
Sublime ! Come dire: la soluzione è qui, semplice e gratuita, basta sposarsi. E quanto ai gay, si arrangino. Da ricordare che qui si sta parlando non di matrimonio, e neppure dei famigerati Pacs in vigore in altri paesi europei, e neppure dei vituperati “ eccessi “
zapateriani ma solo un’affermazione di alcuni basilari diritti civili fin qui negati a persone che decidano, a vario titolo, di vivere assieme le loro vite. In sostanza, il Vaticano teme e rifiuta qualsiasi unione che assomigli ad una sorta di “ matrimonio light “, un matrimonio leggero ma, a suo parere, dotato di una carica così dirompente da travolgere tutto e tutti, a partire da alcuni dogmi della Chiesa. Dunque è qui il luogo della battaglia dove si mischieranno morale, ideologia, costume, politica, attitudine a guardarsi negli occhi. Si può fare in questa chiave? La povera ministra Bindi, si era spinta ad affermare: “ La Chiesa non può non
dire quello che pensa. Ma la politica non può non assumersi le
responsabilità delle mediazioni e delle scelte. Non dovremmo
preoccuparci per le parole dei vescovi, ma evidentemente per il
nostro silenzio “. Non è peccato mortale ma poco ci manca. Il nodo
inconciliato di cui sopra. Preoccupa pensare che esso possa diventare
il metodo, la cifra, del pur giovane pontificato tedesco.
La cronaca ci dice che, su questi temi, i moniti dall’ Oltretevere
arrivano al ritmo di uno o due al giorno. Mutuando dal linguaggio
calcistico, potremmo parlare di pressing, se il calcio non ci
offrisse lo squallido spettacolo che è sotto gli occhi di tutti.
Una pressione assai forte, esercitata dal Papa e da Ruini in prima persona e via via a scendere nei gradini della gerarchia, che non si attenuerà nei prossimi giorni e nei prossimi mesi, si farà anzi più puntigliosa. Il sospetto già si appunta su un’altra frase della Bindi, laddove si fa notare “ lo sbaglio sia di chi dice che la legge sulla fecondazione assistita non va toccata, sia chi dice che va stravolta “.
Figurarsi l’annuncio della ministra Turco di una sperimentazione in tutta Italia, negli ospedali e secondo la legge sull’aborto, della RU486, la pillola cosiddetta del giorno dopo, nonché dell’uso della epidurale per un parto indolore accessibile a tutte. L’Avvenire si stupisce un po’ per
l’emergere di tutte queste problematiche, così, all’inizio
dell’attività del governo, e tutte insieme. La verità è che il
confronto, il dibattito, diciamo pure le sensibilità, sono così
andati avanti, sono così maturati a partire dai referendum dello
scorso anno, che è difficile sottrarvisi. Sul fronte laico, ad
esempio e sempre riferendosi allo “ scandalo Bindi “, sono state
apprezzate le valutazioni del cardinale Pompedda, giurista di Curia,
laddove concede un “ bene “ all’intenzione di affidare alla sfera
pubblica “ la tutela delle unioni civili e non lasciarle nella sola
sfera del diritto privato”. Ma i gay sono comunque da escludere. E
poi, dice Pompedda, quanto alla procreazione assistita, appaiono “
ragionevoli alcuni ritocchi al numero degli embrioni “. Siamo
evidentemente ai dettagli, sia pure di primissimo piano. La tendenza
è ad allargarsi, ad abbracciare il tutto, componenti storiche e
ideologiche incluse. Ogni occasione è buona.