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Una scritta sul muro: «Fottuti ricchioni».

Ultimo Aggiornamento: 31/10/2005 15:24
22/10/2005 03:17
 
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"Fottuti ricchioni!"
Una scritta sul muro davanti ad una scuola di Avellino. Come ce ne sono tante. Ma uno studente si ribella e scrive al Preside. "È ora di parlare apertamente di gay anche qui"

AVELLINO - Quando i ragazzi del Liceo Scientifico "Mancini" di Avellino sono tornati a scuola, hanno ricevuto questo messaggio di benvenuto: "Fottuti ricchioni". Il muro dello stabile è ancora oggi imbrattato da questa scritta - rosa - fatta con una bomboletta spray.

Chiaro, questa non sarebbe una notizia. Siamo abituati a peggio. La novità è che Simone (nome di fantasia), diciotto anni il prossimo luglio, si è stufato. Ha impugnato la sua macchina fotografica e ha inquadrato l'offesa. L'ha immortalata per denunciarla. «È ora di parlare apertamente di omosessualità anche qui» dice.

Avellino è un capoluogo di provincia dell'entroterra campano in cui non c'è l'Arcigay o comunque un'Associazione che tuteli i diritti delle persone omosessuali.

Simone è seduto al pc. Ha scritto una lunga lettera al suo Preside. L'ha firmata, nome e cognome. Ha allegato anche le foto della scritta. «Le ho scattate quando la campanella dell'ultima ora era già suonata e i miei amici tornavano a casa fingendo di non farci caso».

Simone ascolta Renato Zero, è un sorcino magrissimo, occhiali che scivolano sul naso e porta su con l'indice. Simone è uno che vuol vederci chiaro. «Non capisco perché ad Avellino i gay camminano mano nella mano con le ragazze. Perché si "mimetizzano" tra gli etero? Perché mentono?».

Quando si indigna, ti guarda dritto negli occhi. «Per me quella scritta è infamante, è un "sigillo" sulla bocca di ogni omosessuale. C'è scritto che devi avere paura perché sei gay, che non devi dirlo in giro altrimenti le prendi, che devi mentirti e mentire, odiarti perché sei sbagliato».

Al suo Preside, Simone ha comunicato un disagio: «Soffro quando vedo quella scritta, soffro per i miei amici gay che, vedendola, si sentono più soli di quanto non lo siano. Soffro perché la città nella quale sono nato non è stata ancora evangelizzata al rispetto delle libertà, al rispetto dell'amore».

Simone è chierichetto, serve la Messa, aiuta il suo parroco ogni giorno. «Mi sento parte del popolo di Dio che resta nella Chiesa cattolica nonostante i pregiudizi di Ratzinger».

Al Preside ha raccontato tutto, anche i suoi sogni: «Una scuola in cui i veri discriminati sono coloro che discriminano. Sogno un mondo dove tutti si amano per l'amore che provano e non per quello che hanno in mezzo alle gambe».

Simone vorrebbe stringere intorno a sé un gruppo di amici per fondare l'Arcigay ad Avellino.

«Mi espongo in prima persona. Voglio creare un punto di riferimento per gli omosessuali della mia città e della mia provincia, per quelli che si nascondono fino a essere insicuri delle proprie sicurezze, fino ad amare falso, fino al patetico esibizionismo teso a dimostrare alla società e a se stessi che, in fondo, si è uguali agli altri».

[Modificato da zon@ venerdi 22/10/2005 3.19]

[Modificato da zon@ venerdi 22/10/2005 3.20]

22/10/2005 07:59
 
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grande coraggio, ma c'è da dire che la mimetizzazione purtroppo non è solo un fatto di avellino. succede dapprertutto purtroppo



22/10/2005 11:21
 
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grettezza mentale..solo questo..

non è solo avellino..ma tutta italia,ma perchè? [SM=x432790]
31/10/2005 14:44
 
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Amico mio
di d. v.

AMARE FALSO. Una scritta sui muri dinanzi ad un liceo di Avellino recita: «Fottuti ricchioni». Se ne trovano diverse al Sud. Ma un ragazzo non ci sta e scrive una lettera al preside allegando la foto del muro. La scatta quando la campanella è suonata e lui vede i compagni di scuola, uno dopo l'altro, passare dinanzi a quella scritta senza reagire. Non c'è peggiore ostilità dell'indifferenza. Il ragazzo si ribella, si chiede perché ad Avellino i gay vanno per strada mano nella mano con le ragazze. Si risponde: perché vogliono mimetizzarsi. È troppo. Lui sbotta: «Mi espongo in prima persona. Voglio creare un punto di riferimento per gli omosessuali della mia città e della mia provincia, per quelli che si nascondono fino a essere insicuri delle proprie sicurezze, fino ad amare falso». Allora che sia guerra alle scritte infamanti. Perché fanno girare il mulino dell'odio. Una pala dopo l'altra, arrivi a disprezzare te stesso. Il ragazzo lo sa: amare falso equivale a odiarsi.
EFFETTO SERRA. Negli Usa si celebra una roba dal titolo: «Settimana del coming out» che per noi italiani suona come andare su Marte ad acquistare una torta sacher. In questa occasione sono stati resi noti i risultati dello studio: «Dal dileggio alla persecuzione: clima scolastico in America, indagine tra studenti e insegnanti». La temperatura è bollente. Due ragazzi su tre sono stati aggrediti verbalmente o fisicamente lo scorso anno per vari motivi (aspetto fisico, genere e orientamento sessuale, razza, etnicità, disabilità, religione). Un terzo di loro ha subito aggressioni perchè lesbica, gay o bisex. Nove su dieci studenti omosex e trans hanno detto di essere stati molestati o aggrediti. Effetto serra, dunque, che rende l'aria irrespirabile. Ma la doccia fredda arriva, eccome. Leggete la prossima notizia.
BOOMERANG A SCUOLA. Nel corso della settimana del coming out a stelle e strisce c’è chi reagisge anche in Usa (non solo ad Avellino). Alcuni integralisti baldanzosi impugnano il megafono e urlano agli omosex di una scuola di Washington: «Andrete all'inferno, Gesù potrebbe salvarvi». Condizionale a parte, che in bocca agli integralisti fa un po' ridere, la risposta deve essere apparsa marziana agli urlatori. Esplode una manifestazione tipo world pride 2000 a Roma, cioè sbottano in tanti. Gli organizzatori chiedono agli studenti gay di partecipare alla protesta con i colori arcobaleno, ai sostenitori etero con il rosa. La maggior parte degli studenti è etero, alcuni si tingono di rosa dai capelli alle unghie dei piedi. La solidarietà si fa cosmica. Insegnanti, genitori, allievi di altre scuole partecipano in massa. I gay indossano magliette con la scritta: Proud to Be Me, cioè «Orgoglioso di essere Io». Certo, Gesù potrebbe salvarli. Forse lo ha già fatto.
AMICO MIO. Dinanzi a un college del Montana ci sono tantissimi agenti. Non attendono Bin Laden, ma una donna addolorata e forte, la madre di Matthew Shepard, il ragazzo gay assassinato sette anni fa a Laramie. Sta per tenere una conferenza. La cosa ha fatto gola a un gruppo fondamentalista cristiano che ha minacciato anche di mettere una bomba. Judy entra nella grande sala conferenze. Centinaia di studenti l'ascoltano trattenendo il fiato. Le sue parole sono pietre. Invita i ragazzi a rifiutare l'omofobia, anche quando scherzano. Li incoraggia a non nascondere l’omosessualità. Chiede una legge federale che inserisca tra i reati di odio quelli contro la sessualità. Poi si ferma. Parla di Matthew. Dice: «È stato il mio primo nato. È diventato il mio vero amico».
Ciao Matthew. Sarai l'amico di tutti noi. Per sempre.

http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=tamtam&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=45474
31/10/2005 15:14
 
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Re:
le ho unite perchè la notizia l'avevi già postata da un'altra fonte [SM=x432718]



31/10/2005 15:24
 
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