Dipinti: Caravaggio a Milano
Museo Diocesano: "La Cattura di Cristo"
Il dipinto "La Cattura di Cristo" del Caravaggio viene esposta a Milano, presso il Museo Diocesano, a partre da giovedì 15 ottobre, nell'ambito della terza edizione dell'iniziativa 'Un capolavoro per Milano'. Il dipinto arriva dalla National Gallery of Ireland di Dublino ed è stata realizzata dall'artista durante il suo soggiorno romano presso il cardinale Gerolamo Mattei. L'opera resterà esposta fino al 9 gennaio 2005.
Tutto avviene in uno spazio ridotto. Siamo nell'orto di Getzmemani.
C'è una grandissima confusione attorno a Gesù.
Sei uomini si accalcano, qualcuno illumina la scena con una lanterna mentre un Cristo dimesso con le mani congiunte si lascia cingere e baciare da Giuda Iscariota.
E' il segnale convenuto, il tradimento è compiuto, primo episodio di una tragedia che si completerà nella crocifissione e morte.
Attorno ai due protagonisti, soldati romani sembrano sollecitare la folla di convenuti ad abbandonare il luogo. Di lì a poco, Gesù verrà imprigionato dalle guardie al servizio di Ponzio Pilato.
Solo, dalla porte opposta della composizione, un Giovanni Evangelista, urlante e disperato, solleva il mantello, quasi a proteggere il suo Maestro.
E' "La Cattura di Cristo" di Caravaggio, opera realizzata tra il 1601 e il 1604. Michelangelo Merisi è a Roma, ospite del cardinale Girolamo Mattei, Cardinale Protettore dei Frati Minori.
Il fratello dell'alto prelato ha commissionato al maestro lombardo "La cena in Emmaus".
In questo contesto si inserisce questa dotta opera, ricca di riferimenti teologici sofisticati, riferimenti ispirati all'interpretazione che i Francescani attribuivano al primo episodio della Passione di Cristo, così come viene narrata dal Vangelo di Marco.
Il Cardinale Mattei potrebbe aver suggerito anche la composizione della tela che si sviluppa in orizzontale - con le figure a busto quasi intero. Un quadro "mezzano "veniva chiamato all'epoca, una disposizione che piaceva ad altri pittori come ,per esempio, Annibale Caracci.
Caravaggio si avvale anche di altri esempi come una nota incisione di Durer.
Inserisce poi elementi reali: è il caso del corsaletto indossato dai soldati, corsaletto di fabbricazione lombarda.
Il soldato con la barba, inoltre, ha il volto di un soggetto da lui più volte usato , appare nella Cena in Emmaus e nell' Incredulità di san Tommaso.
E, ancora, secondo studi di un famosissimo storico, Roberto Longhi, il popolano che sorregge la lanterna avrebbe il volto di Caravaggio stesso.
Al tempo della Cattura di Cristo, MIchelangelo Merisi è da almeno nove anni nella capitale e a lungo ha lavorato per un altro importante uomo di chiesa, il cardinal Del Monte grazie al quale ha ottenuto commissioni pubbliche come il ciclo per la Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi.
Gli anni romani sono anni turbolenti per Michelangelo Merisi. Querele, denunce, prigione fughe ..... spade che si incrociano. L'animo inquieto e ribelle, il cattivo carattere del Caravaggio fanno da contorno ai lavori che realizza a Roma. Un ardore che si riverbera, inevitabilmente, nelle sue tele e che costituisce comunque la sua genialità, il suo esser fuori dal coro, tanto da opporsi perfino ai voleri della committenza, come fu per la Morte della Vergine, opera destinata ai Carmelitani di Santa Maria della Scala.
Il dipinto ha una storia complessa.
Secondo i documenti, la Cattura di Cristo venne pagata dai Mattei nel 1602. Per tutto il secolo successivo risulta appartenere alla loro collezione d'arte .
Poi per circostanze ancora poco chiare viene attribuita a Gerrit van Honthorst, noto anche come Gherardo delle Notti.
Nel 1802 l'opera è segnalata in Scozia e, poi, messa all'asta nel 1921.
L'acquista una pediatra irlandese di religione cattolica che alla morte dona il capolavoro ai padri gesuiti di sant'Ignazio di Dublino.
Questi ultimi nel 1990 decidono di chiedere l'assistenza della National Gallery of Ireland.
Ed è così che gli studiosi italiani che la presentano al Museo Diocesano di Milano ritrovano il dipinto, ne ripercorrono le tracce, lo riattribuiscono al suo autore legittimo: Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio.