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Campionato di calcio di Serie A 2019/2020

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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22/01/2020 01:32

Petagna e Valoti ribaltano l’Atalanta: grande impresa della Spal

Alla Dea non basta il gran gol di tacco di Ilicic:
gli emiliani restano in partita e nella ripresa trovano
la clamorosa rimonta e tornano in corsa per la salvezza


Francesco Fontana


“Missione aggancio” fallita per l’Atalanta, può esultare una grande Spal che si porta a casa tre punti pesantissimi in ottica salvezza. A Bergamo decide l’uno-due micidiale a inizio ripresa firmato Petagna-Valoti, che annulla il momentaneo vantaggio di Ilicic al 16’. Così la Dea resta a -3 dalla Roma (quarta con 38 punti dopo il successo di ieri a Genova), mentre Semplici sale a quota 15 agganciando il Brescia al terzultimo posto lasciando dietro il Genoa (ultimo a -1).

LE FORMAZIONI — Senza lo squalificato Hateboer e l’infortunato Castagne, Gasperini conferma la formazione ipotizzata alla vigilia, con il solo Sportiello che torna tra i pali dopo il 5-0 sul Parma (Gollini va in panchina). Per il resto, linea a tre con Toloi, Caldara e Palomino. A centrocampo De Roon largo a destra a dare una mano in fase difensiva, con Freuler-Pasalic al centro e Gosens a sinistra. Infine, il solito tridente: Gomez alle spalle di Ilicic e Zapata. Dall’altra parte, nel 3-5-2 di Semplici, ecco gli ex Berisha (tra i pali, applauditissimo prima del calcio d’inizio), Reca (sull’out di sinistra) e ovviamente Petagna come riferimento offensivo. In difesa Cionek, Vicari e Igor, in mediana spazio a Strefezza, Valoti, Missiroli e Dabo, mentre davanti c’è anche Di Francesco.

JOSIP DI TACCO — Si parte con una buona Atalanta contro una Spal coraggiosa, capace - nelle occasioni - di aprire e chiudere il primo tempo: al 4’ ecco il destro dalla distanza di Strefezza, sul quale Sportiello ci mette le manone. Mentre nel finale, su cross dalla destra proprio dell’esterno numero 21, Petagna coglie il palo con la specialità di casa (il colpo di testa). Nel mezzo, tanta Dea che passa al 16’ grazie a 2/3 del tridente delle meraviglie: ruoli invertiti per Ilicic e Zapata, con quest’ultimo bravo a regalare dalla sinistra un “cioccolatino” per lo sloveno, pronto nell’area piccola a metterla dentro di tacco (sei gol negli ultimi sei match tra Serie A e Coppa Italia). Applausi e classico coro dalla nuova Curva Nord. Al 32’ è Duván a sfiorare il raddoppio, con un’azione super terminata con una bomba all’incrocio. L’Atalanta preme e sfiora il raddoppio anche con Freuler e Pasalic nel giro di 2’, ma poi è la Spal ad annusare l’1-1 con l’inzuccata di Petagna nel finale. Come detto, Sportiello è salvato dal legno. Intervallo e tè caldo per tutti.

UNO-DUE SUPER — Nella ripresa il copione si ribalta, con la Dea a sbagliare (all’8’ impreciso Zapata da buona posizione) e la Spal a far male. E ci riesce, esattamente 1’ dopo. Reca brucia Djimsiti (dentro al posto di Freuler) e, come Duván con Ilicic nel primo tempo, serve Petagna all’interno dell’area: da pochi passi è impossibile sbagliare, così realizza (senza esultare) il quinto gol da ex in quattro partite. Semplici guadagna campo, Gasperini cambia: c’è Malinovskyi al posto di un Gomez non al top (recuperato in extremis dopo gli acciacchi post-Firenze), ma neanche il tempo di “catechizzare” l’ucraino che la Spal passa grazie al destro da fuori di Valoti (15’). Il match si accende e i nerazzurri - ancora con Zapata - vanno subito vicino al pareggio (bravo Berisha a chiudere in uscita). A questo punto, il Gasp tenta il tutto per tutto inserendo una punta (Muriel) per un difensore (Caldara). Al 24’ Pasalic ha una grandissima chance, ma è ancora Berisha strepitoso (con la complicità di Missiroli) ad alzare il muro. Muro che resiste fino al 95’ grazie (ancora) al “portiere volante” Missiroli e ai guantoni dell’albanese, rispettivamente super al 34’ nel respingere sulla linea un colpo di testa di Djimsiti e al “gong” su un tentativo di Zapata. Finisce qui: Semplici e i suoi ragazzi salgono sul pullman per Ferrara con un sorriso enorme, mentre Gasperini si augura di rivedere la vera Atalanta già sabato, nella trasferta contro il Torino.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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22/01/2020 01:32

SERIE A 2019/2020 20ª Giornata (1ª di Ritorno)

18/01/2020
Lazio - Sampdoria 5-1
Sassuolo - Torino 2-1
Napoli - Fiorentina 0-2
19/01/2020
Milan - Udinese 3-2
Bologna - Verona 1-1
Brescia - Cagliari 2-2
Lecce - Inter 1-1
Genoa - Roma 1-3
Juventus - Parma 2-1
20/01/2020
Atalanta - Spal 1-2

Classifica
1) Juventus punti 51;
2) Inter punti 47
3) Lazio(*) punti 45;
4) Roma punti 38;
5) Atalanta punti 35;
6) Cagliari punti 30;
7) Parma e Milan punti 28;
9) Torino punti 27;
10) Verona(*) punti 26;
11) Napoli, Bologna, Fiorentina e Udinese punti 24;
15) Sassuolo punti 22;
16) Sampdoria punti 19;
17 Lecce punti 16;
18) Spal e Brescia punti 15;
20) Genoa punti 14;

(*) Lazio e Verona una partita in meno.
Lazio - Verona spostata al 05/02/2020 per esigenze di calendario (finale di Supercoppa a Riad).

(gazzetta.it)
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26/01/2020 00:17

Gigio salva il Milan, poi entra Rebic e la risolve anche a Brescia

La squadra di Corini gioca meglio e mette in crisi i rossoneri, ma ci pensa ancora il croato.
Nel finale traversa di Hernandez


Matteo Brega


Il Milan vince 1-0 a Brescia grazie al gol di Rebic e continua la risalita. Il Brescia senza Mario Balotelli (squalificato) si presenta con Florian Ayé in attacco al fianco di Ernesto Torregrossa e ritrova titolare Daniele Dessena mezzala. Il Milan si presenta con Zlatan Ibrahimovic titolare e Simon Kjaer al centro della difesa.

IBRA, CHE ERRORE — La gara è intensa, ma il primo tiro arriva solo al 17’ con un sinistro dal limite di Bennacer che accarezza la rete esterna. Ed è ancora il Milan due minuti dopo a costruire una buona occasione, questa volta con Ibra il cui colpo di testa viene respinto da Joronen. Il Brescia passa la prima mezzora senza costruire occasioni nitide, ma non è sottomesso ai rossoneri. Tant’è che proprio a cavallo del 30’ la squadra di Eugenio Corini schiaccia il Milan per alcuni minuti. E al 34’ sul calcio d’angolo di Tonali la testa di Torregrossa arriva decisa ma imprecisa finendo fuori per poco. Un minuto dopo è ancora Brescia con una velocissima ripartenza: Sabelli crossa da destra, Ayé di testa obbliga Gigio Donnarumma a respingere proprio sulla riga. La partita resta sullo 0-0 anche quando accade l’impensabile: cross basso da sinistra di Hernandez, Chancellor scivola e Ibra in area piccola manca il gol con un piatto estremamente facile. Il primo tempo finisce senza reti.

BRESCIA, AVVIO SPRINT — Si riparte con le stesse facce in campo. Al 6’ Torregrossa illude il Rigamonti con una girata meravigliosa nel cuore dell’area: palla fuori di pochissimo. Il Brescia spinge e al 10’ andrebbe anche in vantaggio con Torregrossa se non fosse stato annullato per fuorigioco del capitano del Brescia. Al 13’ Tonali sfiora il vantaggio con un tiro-cross che ha ricordato quello più fortunato visto contro il Genoa (segnò su piazzato). Un altro minuto e Torregrossa schiaccia troppo un sinistro dall’interno dell’area sul quale Donnarumma interviene facile. Ma è un assedio, con lo stesso numero 11 del Brescia che obbliga ancora Gigio alla parata in corner. Il Milan tenta di respirare al 19’ con un destro di Calhanoglu che sfila sul fondo di poco. Il Brescia torna a farsi vivo con Chancellor che sporca un angolo di Tonali andando vicino al gol. Ma basta una disattenzione bresciana per concedere il vantaggio ai rossoneri. Al 26’ Ibrahimovic entra in area dalla destra, cross dello svedese, Chancellor non riesce a liberare bene e nemmeno un suo compagno lo aiuta, Rebic irrompe e pulisce tutto segnando l’1-0. La prima reazione bresciana è di Ndoj che raccoglie una palla orfana al limite e la calcia non benissimo con Donnarumma rapido a deviare. Al 38’ Castillejo raddoppia, ma il gol viene annullato per fuorigioco. Il Milan prova a chiuderla con la cavalcata di Hernandez, ma la botta finale si stampa sulla traversa. Termina con il successo del Milan per 1-0 e il Brescia allunga la striscia negativa a sei partite consecutive (4 sconfitte e due pareggi).

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/01/2020 00:21

Petagna illude la Spal, poi è show Bologna.
E Mihajlovic ritrova la vittoria

I ferraresi passano in vantaggio su rigore.
L'autogol di Vicari e le reti di Barrow e Poli ribaltano il risultato.
Sinisa aggancia il Torino a quota 27, Semplici rimane in zona retrocessione


Matteo Dalla Vite


Due minuti e inizia il Festival Barrow: Sinisa Mihajlovic infila il gambiano (minuto 13 s.t.) per un fallibilissimo Santander e Musa spacca una partita condotta troppo spesso dal Bologna per poter essere in bilico fino alla fine. Il momento arriva al 15’ della ripresa: volata di Palacio a sinistra, cross, palla toccata da Igor ma nel tassello sbagliato perché Barrow solissimo la piazza con una disinvoltura che rimette il Bologna in vantaggio (poi la chiuderà Poli su assist di Soriano) e nella carreggiata giusta di un 2020 in cui non aveva ancora vinto una partita. La Spal invece, dopo la vittoria di Bergamo, torna a rivedere gli incubi dopo una gara troppo attendista e poco ordinata per poter portarsi in tasca qualcosa di più: quinta sconfitta in casa, troppo.

RIGORE E PARI — Semplici non infila subito Bonifazi (acquisto dell’altroieri, lo metterà nella ripresa per l’ammonito Cionek) ma conferma l’ex viola Dabo in mezzo al campo. Mihajlovic, nel primo tempo dentro un gabbiotto in tribuna per le condizioni atmosferiche (pioggia e umidità incessanti), mette in panchina il mercato per far posto a Santander nel suo ruolo di centravanti e Palacio ala al posto dello squalificato Sansone. La Spal è senza le ali titolari (i lungodegenti D’Alessandro e Fares) mentre il Bologna deve fare a meno, oltre che di Sansone, di Bani, Denswil, Krejci, Medel e Dijks (fuori da ottobre). L’inizio è bolognese con una zuccata di Santander fuori di poco a cui risponde Missiroli (8’) calciando a lato una percussione centrale. Le situazioni vere, insomma, arrivano dal ventesimo in poi: su un pallone aperto verso sinistra, a centro-area Paz trattiene inizialmente Di Francesco che poi crolla in area; l’arbitro Fabbri poco dopo ferma il gioco perché viene richiamato dal Var che assegna il rigore poi trasformato da Petagna, che esulta facendo il segno del canestro a basket. Siamo al 22’ e un minuto dopo il Bologna trova il pari: un traversone-tiro di Soriano è sporcato da Vicari a tal punto da spiazzare Berisha e infilare l’1-1. Primo tempo godibile: il Bologna fa gioco, la Spal aspetta il momento giusto per ripartire trovando quasi il 2-1 quando Reca si vede bloccare da Tomiyasu un gol già fatto al minuto 40. Poco prima, la seconda palla vera l’aveva avuta Santander: Berisha esce, para, poi lo travolge, prende il giallo ma – dopo un consulto col Var – Fabbri non concede il rigore. Ancora Reca, poi, arriva vicino al gol ma non trova il colpo giusto in tap-in sulla fascia destra.

UNO-DUE — La ripresa è ancora bella, combattuta e vede Mihajlovic in panchina perché il tempo si è fatto leggermente più clemente. E’ sempre il Bologna a fare gioco: dopo una bordata alta di Strefezza, inizia il Bologna-show con Berisha che annulla Soriano e Paz che manda fuori di poco un colpo di testa susseguente a calcio d’angolo. Poi ecco l’ingresso di Barrow che alla prima palla giocata la piazza nell’angolino opposto, dando di fatto il via all’esondazione rossoblù che poi arriva al terzo gol con Poli, scivolata sottoporta dopo cross di Soriano. Il Bologna ha ancora una doppia occasione con Berisha che blocca Svanberg e poi Skov Olsen: la Spal guarda e manovra lentamente, c’è Skorupski che para una legnata di Petagna ma è tardi. Bologna che meritatamente si prende i tre punti ma gli applausi vanno anche per la Curva Ovest che, nonostante il derby perso, incita la sua squadra con trasporto e calore.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/01/2020 00:24

La Fiorentina ringrazia Dragowski, punto d'oro per il Genoa

Castrovilli si ferma per un lieve malore: accertamenti in ospedale.
Il portiere viola respinge il rigore di Criscito al 13' e poi fa almeno tre interventi prodigiosi


Giovanni Sardelli


Un pari che dà una mano soprattutto al Genoa, che non è più ultimo da solo. Mentre cambia poco nella classifica viola che resta ibrida e tipica del "vorrei ma non posso". Finisce 0-0 ma la Fiorentina è salvata solo da un super Dragowski, autore di quattro interventi salva risultato, compreso il rigore parato a Criscito. Resta imbattuto Iachini ma certo, sul piano del gioco, il passo indietro è stato netto.

EQUILIBRIO — Il tecnico viola sceglie Cutrone come partner di Chiesa mentre Nicola davanti inserisce Favilli accanto a Pandev. Dopo pochi minuti Milenkovic scuote la traversa di Perin con un colpo di testa a centro area. Il Genoa è intimorito, la Viola pare indiavolata. Ma un clamoroso errore di Pezzella al 13' porta al calcio di rigore per il Genoa. Favilli atterrato nettamente dall'argentino. Criscito calcia dagli undici metri cercando la potenza, Dragowski con il ginocchio respinge e si gasa: è il primo rigore sbagliato in carriera da Criscito. La partita è intensa, gli attaccanti ci provano. Favilli prima e Cutrone poi non trovano l'angolo. Con il passare dei minuti gli spazi si riducono e gli errori si moltiplicano. Il Genoa tiene il campo e la Fiorentina fatica a creare gioco. Logico il pari all'intervallo.

CHE DRAGO! — Ci mette otto minuti la Fiorentina a calciare in porta. Ci pensa Cutrone dopo uno scambio volante con Benassi, pallone fuori. L'ex Milan poco dopo lascia il campo a Vlahovic, Nicola risponde con Sanabria per Pandev e Pinamonti per Favilli. Castrovilli esce invece per un malore (giramenti di testa, nelle prossime ore sarà sottoposto ad accertamenti in ospedale) lasciando il campo ad Eysseric. Ed è proprio il francese che prova a dare la scossa con un gran tiro respinto da Perin in un secondo tempo bloccato e frammentato con pochissime giocate. A sette dal termine il Genoa inizia a produrre palle gol a raffica. Prima un clamoroso "tentativo di autogol" di Milenkovic, salvato da Dragowski, che si ripete un attimo dopo sul colpo di testa di Biraschi. Straordinario il balzo del polacco che prima del novantesimo si supera ulteriormente ipnotizzando Pinamonti, completamente solo davanti a lui. Lo stesso attaccante ha rischiato moltissimo con una vistosa trattenuta nella sua area ai danni del solito Milenkovic che nello stacco gli aveva preso il tempo. Ma Orsato non ha visto e nemmeno è stato richiamato dal Var. I sei minuti di recupero non cambiano il risultato. Il Genoa si mangia le mani, la Fiorentina ringrazia il proprio portiere. Ed ora guarda alla sfida di Coppa Italia contro l'Inter.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/01/2020 00:29

licic show: ne fa tre, l'Atalanta... sette!
Crollo Toro: una notte da dimenticare



Lo sloveno è scatenato e segna pure da centrocampo.
Di Gosens, Zapata e doppietta di Muriel gli altri gol.
Izzo espulso nel finale.
I nerazzurri raggiungono la Roma al quarto posto


Mario Pagliara

C'è un'Atalanta stellare a illuminare la notte di Torino. Bellissima, travolgente, irrefrenabile: rifila al Toro la peggiore umiliazione casalinga della sua storia. C'è un Ilicic imprendibile: tripletta, gol alla Maradona da centrocampo (quello dello 0-4) e pallone portato a casa. In mezzo anche lo squillo di Gosens e il rigore di Zapata, allo scadere la doppietta di Muriel. Finisce sette a zero per i bergamaschi (ma Gasperini ne poteva fare anche di più), che agguantano la Roma al quarto posto a 38 punti, in attesa del derby della Capitale. Per Mazzarri e il suo Toro (che chiude in 9 uomini: espulsi Izzo e Lukic) non è stata una partita, è stato un incubo.

QUANTO SEI BELLA DEA — A metà del percorso resta negli occhi la bellezza sfrontata di un'Atalanta che riscalda con un gioco europeo di finissima qualità la fredda serata dell'Olimpico. Sotto un ritmo avvolgente, infilato da tutte le parti, il Toro sbuffa, soffre maledettamente ma capitola presto. Il ritmo e lo spettacolo offerto dalla squadra di Gasperini affondano sui demeriti, i difetti e gli errori del Toro di Mazzarri. Il contropiede di Belotti dopo dieci minuti è solo un abbaglio (ottimo il recupero con salvataggio di Gosens), perché tutto il resto del copione è un monologo nerazzurro. Con Gasperini a scrivere lo spartito dalla panchina, Gosens e Hateboer a mettere in ginocchio Laxalt e De Silvestri sulle fasce, Ilicic in serata di grazia, Freuler padrone assoluto della zona di mezzo.

INCUBO TORO — Non stupisce, quindi, se all'intervallo l'Atalanta sia avanti con il triplo vantaggio. Una lezione dura per questo Toro in totale emergenza e si vede: Meité, Laxalt, Berenguer sono in bambola ma Mazzarri a centrocampo e sulle fasce non ha cambi di ruolo. L'Atalanta è devastante, il Toro sembra da subito un pugile suonato e ci mette anche del suo con un paio di errori clamorosi. Come quello di Laxalt (17'), che si fa soffiare il pallone in tackle da Palomino, aprendo la strada per l'assist per il primo gol di Ilicic. Un minuto prima c'era stato il primo intervento di Sirigu sul colpo di testa di Palomino. Tra l'Atalanta e Sirigu è una sfida continua, e il portierone granata prova almeno a tenere a galla il Toro con un'uscita puntuale su uno scatenato Gosens (22'). Ma quando i granata commettono l'ennesimo errore, stavolta con Berenguer che perde una palla sanguinosa a centrocampo, Sirigu non può più nulla. È il 28': Freuler riparte a mille dopo il regalo di Berenguer, Sirigu compie prima un doppio miracolo ma subito dopo sulla botta al volo di Gosens alza bandiera bianca. Alla mezz'ora l'Atalanta è già sullo 0-2. Prova a reagire il Toro con Verdi, finito a terra in area (31') dopo un contatto spalla a spalla con Palomino, ma la Dea gioca in sicurezza e cala il tris a un minuto dall'intervallo. Lukic strattona Illicic mentre prova il dribbling nell'area granata, lo sloveno va a terra, Guida non ha dubbi: dal dischetto Zapata è una sentenza. Nel primo tempo del Toro entra anche l'ammonizione a Izzo: era diffidato, salterà Lecce, ma tanto sarà espulso più tardi.

ILICIC ALLA MARADONA — Quando si riparte nella ripresa la musica non cambia affatto. L'Atalanta accelera ancora, il genio di Ilicic risplende cristallino e il Toro viene fatto a pezzi. Dopo otto minuti Ilicic trova addirittura la rete da metà campo: Guida assegna una punizione a centrocampo per un fallo di mano di Djidji, Ilicic si accorge che Sirigu è fuori dall'area di rigore e disegna una palombella alla Maradona: è lo 0-4. Ma la tempesta atalantina non è ancora finita, perché due minuti dopo da una combinazione Gomez-Ilicic (sì, ancora lui) arriva anche il cinque a zero. Il Toro è in ginocchio, graziato pure da Gomez che si ferma sul palo (13'). Prima della doccia, Izzo si fa ammonire per la seconda volta. Nel finale, Meité atterra Toloi: Muriel fa 0-6 dal dischetto e 0-7 poco dopo, ancora su assist di Gomez. E al 90' Lukic si fa espellere per un fallo di frustrazione. Per Mazzarri è stato un incubo, mentre Gasperini si gode il suo nuovo capolavoro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/01/2020 23:37

Nainggolan ferma l'Inter: altro pari a San Siro.
Nel finale rosso a Lautaro e scoppia il caos

Apre l'argentino al 13' ben innescato dal nuovo acquisto Young.
Il belga trova il pari al 78' con una conclusione (deviata dalla distanza)


Davide Stoppini


L'X Factor colpisce ancora: terzo pareggio consecutivo per l'Inter, quinto delle ultime sette partite di campionato. Stavolta è il Cagliari è bloccare la squadra di Conte: altro 1-1, altra rimonta subita, stavolta ad opera dell'ex Nainggolan, dopo che nel primo tempo Lautaro aveva firmato il vantaggio. La frenata è ora rumorosa, oltre che evidente. Niente festa per il Capodanno cinese di Steven Zhang: la classifica, aspettando i risultati di Juventus e Lazio, rischia di complicarsi ancor di più.

PRIMO TEMPO — Al Cagliari è bastato di fatto copiare il Lecce. Maran infatti sceglie la difesa a tre, mentre l'Inter è quella annunciata con l'esordio di Young sulla destra. L'inizio non è dei più brillanti per la squadra di Conte, il Cagliari prende possesso della metà campo nerazzurro e al 9 va vicino al gol: Nandez da destra mette dentro per Simeone, controllo e destro da ottima posizione che termina in curva. Conte perde subito un pezzo: Skriniar, non al meglio per colpa di una sindrome influenzale, lascia il posto al 17' a Godin. Lo squillo Inter è al 19': Lukaku accelera per Sensi, che entra in area dalla sinistra ma perde il tempo e favorisce il recupero di Walukievicz in angolo. I nerazzurri crescono, ora riescono a trovare le punte con maggiore facilità, come quando al 23' Godin va in verticale per Lautaro, movimento eccezionale dell'argentino, Cragno devia in angolo. E' l'antipasto del gol: minuto 29, Young lavora un bel pallone sulla destra, il suo cross trova la testa di Lautaro che beffa Walukievicz e di testa firma il vantaggio. Il Cagliari si lamenta per una spinta dell'attaccante sul difensore, ma Manganiello conferma la propria decisione dopo il consulto con il Var Banti. Maran, ammonito per proteste proprio sul gol, spinge i suoi in avanti. Al 36' Borja Valero perde un pallone sulla propria trequarti, Simeone assiste Nainggolan ma la conclusione non è precisa. Ora la partita si apre, al 41' l'occasione del raddoppio per l'Inter capita sui piedi di Lautaro, bravissimo a disorientare Klavan per poi concludere con un sinistro ribattuto da Cragno. All'ultimo secondo di recupero, invece, è l'altro il portiere protagonista: Handanovic infatti devia in tuffo un colpo di testa di Faragò.

SECONDO TEMPO — Si riparte senza cambi. Ed è ancora Lautaro al 5': destro dopo una combinazione con Lukaku, parata di Cragno. Copione identico, il Cagliari palleggia, l'Inter punge. E in meno di due minuti costruisce due occasioni per il raddoppio. Al 14' è Sensi dopo una gran giocata a fallire l'occasione davanti a Cragno, al 15' lo stesso centrocampista si fa respingere la conclusione dal portiere del Cagliari, poi Lautaro sbaglia il tap-in a porta quasi spalancata. Momento buono per i nerazzurri, dall'altra parte - minuto 19 - Handanovic è impegnato invece da un tiro-cross di Pellegrini, e sul successivo corner Bastoni rischia l'autogol. Metà ripresa, si gioca con un occhio al serbatoio della benzina. Maran cambia: dentro Castro, fuori Oliva, poi Mattiello per Pellegrini. Sostituzioni in qualche modo decisive: Godin si fa beffare sulla destra da Joao Pedro che serve in mezzo, velo di Castro, Nainggolan arriva in corsa e con il destro trova prima la deviazione di Bastoni e poi il pareggio. Tutto da rifare per Conte, il Cagliari va pure vicino al raddoppio al 35' con una bella giocata sulla destra di Simeone che non trova al centro il tap-in di Nandez e Joao Pedro. Così Lukaku prova a mettersi in proprio: minuto 36, il belga abbassa la testa, innesca la sesta, si mangia il campo a dal limite spara un sinistro che finisce di pochissimo alla sinistra di Cragno. Dentro Sanchez per Sensi, poi Conte sceglie pure Dimarco per Biraghi, non prima di aver visto provarci anche Mattiello con un destro dal limite. Siamo in volata. Cambio per Maran: esce Nainggolan, in campo Cigarini. In pieno recupero Lautaro rovina la sua partita, trovando prima il giallo e poi il rosso per proteste. Non c'è più tempo. Finisce con San Siro che becca Manganiello: l'arbitro dopo il fischio viene avvicinato da Berni, che corre a stringerli polemicamente la mano protestando platealmente.

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26/01/2020 23:41

Gagliolo e Kulusevski stendono l'Udinese.
E il Parma vola al sesto posto

La squadra di D'Aversa raggiunge in classifica il Cagliari e il Milan.
Ed è in piena lotta Europa League


Andrea Schianchi


La vittoria del Parma arriva direttamente dalla Svezia: sono infatti i gol di Gagliolo e Kulusevski, entrambi nazionali scandinavi, a spingere gli emiliani a 31 punti e al sesto posto in classifica in coabitazione con Milan e Cagliari. Successo meritato, ma tutt'altro che semplice, visto che l'Udinese, dopo una prima parte di gara piuttosto grigia, ha le energie per spingere sull'acceleratore fino alla fine e tiene in apprensione la squadra di D'Aversa.

GAGLIOLO, POI LA PAPERA DI MUSSO — Il primo tempo del Parma è scoppiettante e l'Udinese fatica a tenere il passo. A centrocampo Scozzarella detta legge e Mandragora non riesce mai ad accorciare su di lui impedendogli di fare gioco. Le mezzali Kucka e Hernani s'inseriscono con ottimo tempismo, mentre Kulusevski e Kurtic lavorano tra le linee e supportano con frequenza Cornelius, autentico dominatore del cielo: tutti i palloni alti sono suoi e li distribuisce con sapienza ai centrocampisti che si buttano dentro. L'Udinese viaggia a ritmi troppo bassi e inevitabilmente subisce: prima un pasticcio difensivo consegna a Gagliolo il gol dell'1-0 (minuto 19), poi una clamorosa papera di Musso regala il raddoppio a Kulusevski (minuto 34). Tra la prima e la seconda rete del Parma c'è un'occasione per Cornelius che il portiere dell'Udinese respinge. I friulani si rendono pericolosi soltanto nel finale del tempo con Lasagna: prima un tiro ribattuta da Sepe e poi una sassata di scheggia la traversa.

SEPE FA GLI STRAORDINARI — Nella ripresa è sempre il Parma a menare la danza, perlomeno fino a quando Gotti non decide di togliere un difensore (Becao), inserire un centrocampista (Jajalo) e passare a un modulo più offensivo. Il 4-3-1-2 e poi, dopo l'ingresso di Nestorovski, il 4-2-4 producono una pressione alla quale il Parma si oppone con ordine, ma non senza ansia. Sepe è costretto agli straordinari su Mandragora e su De Paul, e poi è lo stesso Mandragora a sfruttare l'unica disattenzione di Iacoponi e a trovarsi solo davanti al portiere: tiro troppo angolato e pallone fuori (minuto 27). Il Parma si rintana sempre più, passa al 5-3-2 e bada a non prendere freddo. La posizione di fuorigioco di Okaka, al 43', vanifica il golletto di Lasagna che avrebbe potuto riaprire la partita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/01/2020 23:44

Sassuolo in 10 per un'ora, ma la Samp non sfonda: finisce 0-0

Al 25' rosso (dubbio) a Peluso per un fallo su Gabbiadini al limite dell'area, Ranieri non sfrutta la superiorità numerica


Filippo Grimaldi


Un’occasione persa. Per due, anche se a conti fatti la zona rossa della classifica per Sampdoria e Sassuolo si allontana comunque sempre di più. La squadra di De Zerbi è brava, coraggiosa ed avrebbe meritato sicuramente di più da un confronto che l’ha vista più concreta dei padroni di casa: le va riconosciuto il merito di avere resistito per settantuno minuti (recuperi compresi) in inferiorità numerica per la contestatissima espulsione di Peluso nel primo tempo e di avere prodotto sul campo le cose migliori. I blucerchiati, invece, dopo un primo tempo senza grandi occasioni, sono diventati più pericolosi nella mezz’ora finale, ma non è bastato per mettere k.o. gli ospiti, lucidi e propositivi sino all’ultimo. Ranieri si lascia alle spalle il precedente k.o. contro la Lazio, ma da questa sfida sarebbe stato lecito aspettarsi sicuramente di più. Sul risultato finale pesa l’episodio dell’espulsione di Peluso al 25’ del primo tempo, che costringe il Sassuolo a giocare tre quarti della partita con l’uomo in meno. Perché il calcio “da playstation” degli emiliani, come l’ha definito Ranieri, è molto dispendioso sul piano fisico, e l’inferiorità numerica ne amplifica le difficoltà. La Samp (con l’ex Tonelli al debutto ed Augello al posto di Murru come terzino sinistro) non brilla nel primo tempo: fa un buon possesso palla, soprattutto in parità numerica, tiene alto il baricentro negli ultimi venti metri, ma è imprecisa. Augello (5’) parte bene servendo un diagonale rasoterra per Quagliarella, ma il tiro del capitano è debole. Il Sassuolo viaggia a fiammate, ma non riesce mai a impensierire Audero.

MOLTI DUBBI — Ma la chiave della gara è il rosso diretto a Peluso al minuto 25 del primo tempo, che ha un peso importante sul resto della partita: Ekdal lancia verso l’area ospite Gabbiadini, agganciato e sbilanciato da Peluso. Il fallo c’è, ma il rosso diretto (contestatissimo) deciso da Piccinini pare eccessivo perché non si palesa in quel frangente una chiara occasione da gol, con il pallone e la corsa dell’attaccante blucerchiato che vanno verso l’esterno del campo. L’aggravante è che il varista Di Paolo non interviene per correggere il direttore di gara. Traoré viene sostituito con Rogerio, ma la Samp non riesce comunque a capitalizzare l’uomo in più. De Zerbi sposta Kyriakoupoulos centrale basso, e la squadra mostra di non soffrire troppo l’uscita di Peluso.

BRAVO SASSUOLO — Ospiti in difficoltà? Tutt’altro: la ripresa si apre con il palo di Boga (8’) ad Audero battuto, la Samp risponde al 14’ con una mezza girata al volo di Quagliarella fuori misura. L’inserimento di Caprari non dà frutti a Ranieri: anzi, sono ancora gli emiliani pericolosi con un tiro di Caputo direttamente su lancio di Consigli: decisivo Audero. E’ un canovaccio che si prolunga così sino alla fine: Samp incerta e poco lucida, che recrimina per una trattenuta su Gabbiadini in area ospite nel finale. Sassuolo, comunque, promosso: tiene sempre tre uomini sopra la linea della palla, pronti a colpire in contropiede. Uno zero a zero, insomma, che sta strettissimo a De Zerbi. Al quale, evidentemente, il Ferraris non porta troppa fortuna…

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/01/2020 23:48

Tris Verona.
Adesso Juric sente profumo d’Europa.
Schiantato il Lecce



L’Hellas vola con i gol di Dawidowicz, Pessina e Pazzini (su rigore).
Pugliesi mai in partita: espulso Dell’Orco, brutto infortunio per Tachtsidis, fuori in lacrime


Alex Frosio

L’Hellas volta alto e lascia nei guai il Lecce: condotta dall’onnipresente Pessina, autore della seconda rete, la squadra di Juric domina e si porta sempre più in alto, a due punti dalla zona-Europa League.

HELLAS PADRONE — Liverani sceglie lo stesso sistema conservativo efficacemente schierato contro l’Inter, con tre difensori, Mancosu mezzala (Petriccione dà forfait nel riscaldamento) e due laterali molto arretrati, ma è una scelta improvvida nei confronti di un Verona che si muove in modo diverso. Ad Amrabat e Veloso si aggiunge in regia Pessina, che si muove da destra tagliando su tutto il fronte e scombinando le coperture. In più, Juric sceglie il due contro due dietro e stacca a turno uno dei tre centrali, soprattutto Dawidowicz a sinistra. Lì il sovraccarico procurato con Pessina e Lazovic manda in crisi il Lecce. Annotato un salvataggio di Rrahmani sulla linea dopo che Lapadula aveva saltato Silvestri - ma il fuorigioco di partenza annulla la chance -, al 19’ il Verona passa: angolo di Veloso calciato perfettamente come al solito e testa di Dawidowicz che sovrasta la marcatura a uomo di Dell’Orco e quella a zona di Babacar sul primo palo. Il Lecce non trova le solite linee di uscita palla al piede, il Verona imperversa: al 22’ Rrahamani prova da fuori, respinge Gabriel, che in uscita alta aveva anticipato Pessina. Il portiere giallorosso deve uscire per infortunio al 28’, Vigorito al suo posto, dopo aver visto un colpo di testa di Kumbulla appena alto. Il lato destro leccese è scoperto e da lì piovono pericoli: al 32’ Donati fa una buona diagonale sul cross di Lazovic, ma due minuti dopo Mancosu perde l’inserimento di Pessina che completa l’appuntamento sul secondo palo su cross di Lazovic. Aveva già segnato all’andata al Via del Mare. Ed è 2-0. Potrebbe essere 3 al 37’: ennesimo cross da sinistra, stavolta Pessina e Di Carmine sono in leggero ritardo. Liverani finalmente corregge il Lecce: fuori Lucioni, dentro Majer e ritorno al 4-3-1-2 rodato. Non è un caso che nel finale di tempo i giallorossi finalmente si affaccino dalle parti di Silvestri: al 43’ Majer serve Lapadula che incrocia largo il sinistro, al 48’ lo stesso Majer colpisce la parte alta della traversa con un mancino da fuori dopo un buon sviluppo da destra a sinistra.

SPROFONDO LECCE — Il problema che non si risolve, però, è che il Verona arriva sempre prima su tutti i palloni. L’Hellas ricomincia presto con Borini al posto di Verre e con un’altra occasionissima per il tris: al 5’ Di Carmine offre la sponda al solito inserimento a tempo di Pessina, serve un grande Vigorito per opporsi. Due minuti dopo il Lecce spreca l’unica vera chance della ripresa: Babacar chiude un triangolo largo con Rispoli che in area non riesce a controllare il rimbalzo e di destro alza troppo la mira al volo. L’espulsione di Dell’Orco al 22’ chiude di fatto la partita: entrata in ritardo sull’elettrico Pessina e secondo giallo. I minuti che restano scivolano via con l’Hellas in costante possesso ma senza affondare, fino al 41’ quando Amrabat viene steso in area da Vigorito: Pazzini, entrato poco prima per Di Carmine, timbra dal dischetto. E nel finale altra tegola per Liverani: Tachtsidis si accascia a metà campo ed esce in barella con le mani sul volto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/01/2020 23:51

Sbaglia Strakosha, papera Pau Lopez.
Dominio Roma, ma la Lazio strappa l'1-1



Giallorossi, avanti con merito grazie a Dzeko.
Poi il pari di Acerbi che salva la squadra di Inzaghi


Andrea Pugliese

Un punto per uno, anche se poi Roma e Lazio hanno provato a vincerla fino alla fine. L'1-1 finale però va stretto ai giallorossi, che hanno fatto la partita a lungo (con un palo di Pellegrini) e che di fatto hanno regalato il pareggio ai biancocelesti con una papera clamorosa di Pau Lopez. Per Inzaghi un pareggio importante, che permette alla Lazio di restare nella scia dell'Inter (e di essere potenzialmente secondo, vincendo il recupero con il Verona). Bene Acerbi e Luis Alberto, in ombra Immobile e Correa. Tra i giallorossi molto buone le prestazioni di Under, Santon e Spinazzola, male Pau Lopez.

ERRORI E GOL — Fonseca lascia a sorpresa fuori Kolarov e a sinistra lancia Spinazzola, preoccupato su quella fascia delle scorribande di Lazzari. Inzaghi invece recupera sia Correa sia Luis Alberto e punta ad avvicinarsi alla vetta. E allora si parte così, per un derby d'alta quota. Cristante va a giocare spesso basso tra Smalling e Mancini, Under è più in palla di Kluivert e Pellegrini prova a trovare spazio tra le linee biancocelesti. Dall'altra parte Milinkovic cerca di sfruttare bene i suoi centimetri sulle palle alte per fare sponda per le due punte, mentre Luis Alberto appena può cerca la profondità su Immobile e Correa. A fare la partita però è sostanzialmente la Roma, con la Lazio pronta a distendersi negli spazi. Gli interventi difensivi di Luiz Felipe e Acerbi su Cristante e Dzeko sono provvidenziali, Smalling invece si esalta in un tackle a campo aperto su Immobile. Al 26' però la Roma passa, con Cristante che pesca in verticale Dzeko, bravo a partire tra Acerbi e Radu e a beffare di nuca Stakosha (uscita maldestra la sua). È un vantaggio meritato, con la Roma che un minuto dopo rischia anche di raddoppiare, ma prima Under calcia su un avversario, poi è Radu a salvare quasi sulla linea il tiro di Dzeko. E allora passato lo spavento la Lazio prova ad alzare il baricentro, con Leiva che sale di una decina di metri come posizione di base. Il pari però è un regalo della Roma, con un errore comico di Pau Lopez: il portiere spagnolo prima rimette in campo di pugno un pallone destinato a uscire, poi non riesce a smanacciarlo e infine lo regala ad Acerbi, che insacca l'1-1. Tra i giallorossi c'è sconcerto, i biancocelesti riprendono fiato e coraggio. Fino alla grande paura del 44', quando è il palo a negare a Pellegrini il gol con un destro a girare da venti metri.

VAR E POLEMICHE — La ripresa è subito scintillante: Veretout sfiora subito il gol, Under inventa e Kluivert trova un rigore per un contatto in corsa con Patric (entrato per Luiz Felipe). Calvarese prima lo concede, poi con l'ausilio del Var lo toglie perché è Kluivert da dietro a impattare nella corsa le gambe di Patric. A fare la partita, insomma, è ancora la Roma, anche se poi nei ribaltamenti Immobile prova a fare (invano) male. Lazzari però non riesce ad accendersi davvero mai, mentre Luis Alberto trova un po' più di idee in mezzo al campo rispetto ai primi 45 minuti, tanto che quando Inzaghi lo cambia esce visibilmente contrariato (con tanto di paroline rivolte al tecnico biancoceleste). Così è Strakosha al 24' a dire di no a Dzeko da posizione ravvicinata, mentre Under continua a creare scompiglio un po' ovunque nelle maglie biancocelesti. Le ultime mosse sono Caicedo davanti per Inzaghi, la coppia Kolarov-Perotti a sinistra per Fonseca. Dzeko ha ancora un'occasione colossale di testa, poi è Milinkovic a sfiorare il 2-1 da fuori area. Torna anche Pastore, ma non c'è più tempo. Finisce così, con la Lazio ancora nella scia dell'Inter e la Roma che resta un punto sopra l'Atalanta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/01/2020 23:55

La Juve e CR7 si spengono a Napoli:
Zielinski firma il colpo per Gattuso

La capolista non approfitta dei pari di Inter e Lazio: non basta il gol di Ronaldo nel finale


Mimmo Malfitano


Diavolo di un Napoli. Riesce a regalare al campionato una notte magica, che tiene aperto il discorso scudetto più di ogni altra cosa. Inter e Lazio guadagnano addirittura un punto sulla capolista, nonostante i rispettivi pareggi del pomeriggio. Può esultare, Rino Gattuso. E lo fa per la prima volta da allenatore al San Paolo. Mai in precedenza, infatti, gli era riuscito di conquistare i tre punti. Stavolta, gli è venuta bene, perché Zielinski e Insigne non hanno perdonato l’inconcludenza della Juventus che, soltanto nel finale ha provato a rimettere in piedi il risultato dopo che Cristiano Ronaldo ha ridotto le distanze. Non è stato un buon ritorno quello di Maurizio Sarri, al San Paolo, la sua Juventus è stata bruttina sul piano della manovra e per niente concreta sotto porta se si esclude il gol di Ronaldo. Il Napoli, dunque, torna a vincere in campionato dopo poco più di tre mesi, l’ultima volta era stato contro il Verona, il 19 ottobre.

DENTRO HIGUAIN — Non si può nemmeno considerare una sorpresa l’impiego di Gonzalo Higuain. La possibilità che potesse giocare l’attaccante argentino, in luogo di Aaron Ramsey, era stata anche quotata alla vigilia. Nel suo San Paolo, Maurizio Sarri schiera la grande bellezza, quel tridente che gli invidia mezzo mondo e che vanno a completare Cristiano Ronaldo e Paulo Dybala. Sugli esterni bassi, le scelte del tecnico bianconero sono obbligate: Cuadrado a destra e Alex Sandro a sinistra. Deve fare di necessità virtù, invece, Rino Gattuso. Gli manca ancora mezza difesa e deve spostare Di Lorenzo centrale al fianco di Manolas, mentre Hysaj viene confermato sulla detsra. A centrocampo, l’assenza di Allan apre alla soluzione Demme, con Zielinski e Fabian Ruiz ai suo lati.

QUANTI FISCHI — Nulla di nuovo o di inaspettato. I primi fischi del San Paolo sono per Gonzalo Higuain: la gente lo prende di mira durante la fase di riscaldamento. Ogni qualvolta che tocca il pallone, la contestazione sale. Poi, alla lettura della formazione juventina, i decibel salgono quando lo speaker legge il nome dell’allenatore bianconero: i fischi sono assordanti, mentre i fotografi si sistemano dinanzi alla panchina di Sarri: sono in tanti e soltanto in pochi dinanzi alla postazione di Rino Gattuso. Poi, col fischio d’inizio di Mariani, l’attenzione del San Paolo è solo per la partita.

TANTA NOIA — Partita che ha avuto poco da raccontare nei primi 45 minuti. Un primo tempo noioso, durante il quale nessuna delle due squadre ha mai inquadrato lo specchio della porta. La Juve tiene il possesso palla, ma di spettacolare si vede poco o niente. Higuain e Ronaldo vivacchiano nella metà campo napoletano, così come Dybala. Cuadrado a destra e Matuidi e Alex Sandro, a sinistra, spingono, ma fino alla trequarti. Dall’altra parte, Demme è un tuttofare dinanzi alla difesa, il Napoli è prudente, attacca quando può sempre con un pizzico di timore reverenziale, intimidito dalla possibilità, forse, di esporsi alle ripartenze dei bianconeri. Il primo tempo di Cristiano Ronaldo sta in un tiro calciato alle stelle (15’) ed un colpo di testa alto sul finire della frazione di gioco. Il collettivo napoletano si accosta dalle parti di Szczesny, ma non è mai pericoloso. Così, Mariani fischia la fine del primo tempo tra la noia generale.

PIU’ NAPOLI — Gattuso chiede ai suoi di osare, perché la Juve si sta dimostrando poco reattiva. Dopo appena 56 minuti dall’inizio del secondo tempo, Sarri è costretto a sostituire Pjanic, toccato duro da Demme nel primo tempo. Al suo posto entra Rabiot e Bentancur si sposta nella posizione centrale. Zielinski ci prova, al 9’, con un tiro a giro da fuori area, ma la conclusione è alta. I bianconeri provano a venire fuori dal torpore che li ha presi dall’inizio della gara. Ronaldo lancia Higuain: il diagonale dell’argentino viene bloccato da Meret. E’ il primo tiro in porta della Juve che arriva dopo 17’ minuti della ripresa. Ed allora Lorenzo Insigne decide di tastare i riflessi di Szczsney calciando dalla distanza. Il portiere polacco respinge, ma il pallone finisce sui piedi di Zielinski che ribadisce in rete (18’). L’urlo di gioia del San Paolo è assordante.

SARRI CAMBIA — L’allenatore bianconero, allora, prova a correre ai ripari, tira fuori Matuidi per Douglas Costa e Dybala per Bernardeschi. La reazione bianconera ha poco di convincente, mentre anche Gattuso inserisce forze fresche. Fuori Demme e dentro Lobotka, poi, fuori Zielinski e dentro Elmas. I minuti trascorrono inesorabili per la capolista, ma il Napoli non ha voglia di lasciare nulla all’avversario. Così Callejon dalla destra effettua un cross al bacio per il destro a volo di Lorenzo Insigne che raddoppia. La grande bellezza, stavolta, ha il colore azzurro, nonostante Cristiano Ronaldo abbia accorciato le distanze nel momento in cui iniziavano i 4 minuti di recupero.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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27/01/2020 00:00

SERIE A 2019/2020 21ª Giornata (2ª di Ritorno)

24/01/2020
Brascia - Milan 0-1
25/01/2020
Spal - Bologna 1-3
Fiorentina - Genoa 0-0
Torino - Atalanta 0-7
26/01/2020
Inter - Cagliari 1-1
Parma - Udinese 2-0
Sampdoria - Sassuolo 0-0
Verona - Lecce 3-0
Roma - Lazio 1-1
Napoli - Juventus 2-1

Classifica
1) Juventus punti 51;
2) Inter punti 48
3) Lazio(*) punti 46;
4) Roma punti 39;
5) Atalanta punti 38;
6) Cagliari, Parma e Milan punti 28;
9) Verona(*) punti 29;
10) Napoli, Bologna e Torino punti 27;
13) Fiorentina punti 25;
14) Udinese punti 24;
15) Sassuolo punti 23;
16) Sampdoria punti 20;
17 Lecce punti 16;
18) Spal, Genoa e Brescia punti 15.

(*) Lazio e Verona una partita in meno.
Lazio - Verona spostata al 05/02/2020 per esigenze di calendario (finale di Supercoppa a Riad).

(gazzetta.it)
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01/02/2020 23:45

È il solito Bologna d’assalto:
Orsolini e Bani all'89' ribaltano il Brescia



La squadra di Corini si porta in vantaggio con un rigore di Torregrossa,
ma ancora una volta nel finale di gara perde punti preziosi


Matteo Brega

Il Bologna batte 2-1 il Brescia in rimonta grazie ai gol di Orsolini e Bani dopo il rigore realizzato da Torregrossa. Sinisa Mihajlovic c’è, entra in campo e il Dall’Ara esplode in un applauso profondo, quasi necessario per l’anima bolognese. Viste le assenze di Krejci, Medel e Tomiyasu il suo 4-2-3-1 ha Palacio come vertice alto e il tridente Orsolini-Soriano-Sansone alle spalle. Eugenio Corini (che insieme con il vice Lanna salutano Mihajlovic prima dell’avvio) riparte dopo il mercato invernale con meno uomini (5 cessioni) e senza Skrabb fermato da un problema gastrointestinale. Il 4-3-1-2 vive con gli stessi undici dell’ultima sfida, quella al Milan: quindi al fianco di Torregrossa (Balotelli ancora squalificato) c’è Ayé e non Donnarumma.

GUIDA IL BOLOGNA — Il primo segnale della partita lo lancia Schouten al 3’ con un anticipo secco sul tentativo di ripartenza bresciano: destro e leggera deviazione di un avversario. Al 10’ il Bologna perde Sansone per un problema muscolare alla coscia sinistra. Al suo posto entra Barrow che al 23’ lascia partire un destro improvviso dal limite che spaventa Joronen. Ancora Barrow al 26’ chiude un’intelligente ripartenza bolognese con un destro però debole e centrale per la prima parata della partita di Joronen. Il Bologna guida le operazioni, ma non stringe ancora. Al 29’ l’occasione clamorosa: errore di Chancellor in uscita, Poli recupera e lancia nello spazio Palacio che però non supera Joronen, bravissimo a fermare l’argentino. La squadra di Mihajlovic spinge e al 30’ Orsolini sfiora la traversa rientrando sul sinistro. Al 33’, alla prima leggerezza difensiva bolognese, il Brescia ottiene un rigore. Torregrossa per Dessena, Mbaye casca sulla finta di corpo del centrocampista e lo abbatte. Penalty che batte Torregrossa al 36’: il capitano spiazza Skorupski e realizza il quarto gol stagionale. La squadra di Corini si ritrova in vantaggio dopo aver levigato le spigolature di una mezzora complicata dalle giocate bolognesi. Al 43’ però il Bologna trova il modo di rientrare in partita con Orsolini. Lancio di Soriano per Mbaye da sinistra a destra, cross basso per il numero 7 che si gira su una moneta da dieci centesimi e ruba l’attimo a Chancellor infilando l’angolo lontano. Al 47’ il Bologna ha un’occasione ancora più grande. Orsolini da destra serve Poli che entra in area, calcia male ma diventa un assist per Palacio che con la porta spalancata partorisce un piatto molle e impreciso che termina sul fondo. Il primo tempo finisce 1-1 e i rimpianti stanno tutti dentro la casa bolognese.

BRESCIA SOFFRE — Il secondo tempo si sveglia con comodo intorno al 15’. Lo scuote Barrow con un sinistro rasoterra che Joronen respinge di piede. Poco dopo Corini toglie Dessena e inserisce Martella vestendo la sua creatura dell’altro vestito buono, il 3-5-2. Il Bologna ha meno intensità rispetto alla prima frazione, ma è in controllo: al 25’ Poli scopre un corridoio aereo per Soriano che di testa obbliga Joronen alla presa bassa. Al 34’ Skov Olsen da posizione defilata colpisce la traversa scheggiandola. La squadra di Mihajlovic gioca bene e tiene il Brescia nei suoi ultimi trenta metri e quando entra anche Santander per Mbaye si preannuncia un finale di sofferenza. Al 41’ Santander sfiora il gol con un diagonale dopo un eccentrico aggancio (sbaglia e manda fuori giri il difensore). Al 44’ il Bologna completa la rimonta. Cross dalla sinistra di Barrow, il Brescia difende raggrumato sul primo palo, un rinvio ciccato di un difensore fa sbandare Mateju e Bani in spaccata segna il gol del sorpasso. Il recupero è solo festa rossoblù e per Corini la settima gara consecutiva senza vittoria (manca dal 14 dicembre), il quarto k.o. nelle ultime cinque. E adesso il mercato è chiuso. Il Bologna infila il secondo successo di fila tenendo quindi un ritmo da colonna sinistra della classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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01/02/2020 23:48

Cagliari, è una beffa pazzesca:
il Parma fa 2-2 al 94' con Cornelius!



Sardi due volte in vantaggio con Joao Pedro (che sbaglia un rigore) e Simeone,
ma vengono raggiunti da Kucka e nel recupero dal danese


Francesco Velluzzi

La sfida con vista Europa tra Cagliari e Parma è un pareggio che esalta lo spirito e il temperamento di un Parma che ha passato una settimana tremenda col caso Gervinho (un giallo ancora irrisolto), l’infortunio di Sepe, il mercato da fare, e abbassa il morale di un Cagliari che ottiene il terzo risultato utile di fila, ma sempre un pareggio. La squadra di Maran vede sfumare al 94’ la vittoria che manca dal 2 dicembre (con la Samp 4-3) per un errore di Klavan (la difesa dei rossoblù, fatta eccezione per Pisacane, continua a concedere troppo) che consente a Cornelius di colpire bene di testa e di fare centro dopo aver sbagliato nel primo tempo. Joao e Simeone, sempre loro, avevano illuso la squadra di casa, dopo una girandola di emozioni, un rigore fallito (Joao), uno assegnato e poi non dato da Irrati al Parma. Una partita giocata alla pari che finisce con un risultato giusto. Ma che, probabilmente, frena le ambizioni di Europa perché Milan e Napoli che hanno ripreso a correre possono facilmente tornare in corsa.

PRIMO TEMPO — Maran poteva avere un unico dubbio: quello del terzino destro, lo risolve a favore di Faragò. Cacciatore è recuperato, ma forse non ancora al meglio. D’Aversa usa Siligardi a destra nel tridente diventato orfano di Gervinho oltreché del lungodegente Inglese. In porta va Colombi (ex Cagliari, peraltro) e non il nuovo acquisto Radu. Bruno Alves (altro ex Cagliari) comanda la difesa che un po’ pasticcia e tentenna davanti al pressing e al lavoro di Simeone davanti e del duo Nainggolan (alcuni tocchi sono da vero campione)-Joao Pedro. Il Cagliari può colpire al 14’ ma Cigarini liberato bene da Joao spara alto. Cinque minuti dopo è proprio il numero 10 rossoblù a segnare il suo 14° gol in campionato: cross di Simeone e Joao taglia bene e anticipa alla perfezione Iacoponi. Vantaggio Cagliari che potrebbe raddoppiare più volte. Simeone sbatte due volte su Colombi, prima che Cragno si superi sul suo palo sul velocissimo Kucka. Il Parma prende campo, Brugman è un trottolino che dirige benissimo, la squadra è tignosa in mezzo, ma è ancora il Cagliari che sfiora il raddoppio con Simeone che approfitta di un erroraccio di Iacoponi e tira ma Bruno Alves riesce a deviare sulla traversa. Tre minuti dopo (39’) Cigarini su punizione mette in mezzo e solo il palo nega il gol a Faragò. Non raddoppi e prendi il pari. E’ quel che succede alla squadra di Maran troppo fragile sulle corsie quando si tratta di coprire, Brugman va via sulla destra e mette in mezzo, Cornelius buca, Kucka ci arriva e fa 1-1. Sempre Kucka in finale di tempo invita Cornelius di testa, ma il danese spedisce alto.

SECONDO TEMPO — Si riparte forte con Colombi sempre protagonista che dice di no a Pellegrini che sfonda forte a sinistra e a Cigarini dalla stessa parte. Il Cagliari insiste vuole la vittoria e spinge. Dopo 7’ ottiene il rigore per un contatto in area tra Gagliolo e Joao. Il brasiliano potrebbe arrivare a 15, ma stavolta dal dischetto fallisce calciando sul cartellone pubblicitario. Passa un minuto e l’agognato raddoppio arriva: maestro Ciga per Pellegrini che mette in mezzo da sinistra, Simeone ci arriva e segna come già aveva fatto nella gara d’andata in Emilia firmando il suo primo gol in rossoblù. E’ il minuto numero nove, ma il Parma non molla mai sostenuto da quell’iradiddio di Kucka e dalla buona regia di Brugman. D’Aversa getta subito nella mischia il nuovo acquisto Caprari per Siligardi che ha fatto pochino passando al 4-2-3-1 e al 13’ Irrati assegna un rigore per un (presunto) mani di Klavan (comunque troppe le disattenzioni dell’estone). Consulto col Var e il rigore diventa una punizione fuori area che Bruno Alves calcia sulla barriera. Maran cambia Cigarini (giallo, era diffidato, salta il Genoa a Marassi) e inserisce Oliva, ma l’unico inserimento lo fa Nandez (giallo pure per lui) che costringe ancora Colombi a superarsi. Il Cagliari regge, tiene con Nainggolan alle corde. Maran risponde a D’Aversa che ci prova con Siligardi, dando respiro a Simeone, esausto e dando i primi minuti in rossoblù a Paloschi. Ma è il Parma che preme e spinge a tutta. Cragno si oppone a una gran botta di Hernani, ma nel recupero, dopo l’ennesima risposta di Colombi su Nandez, il Parma trova il meritato pareggio: cross di Kurtic, Klavan, inspiegabilmente, si abbassa e Cornelius di testa firma il 2-2 e l’ottavo gol personale. Il Cagliari deve capire che le partite durano fino alla fine e che forse al mercato bisognava fare qualcosa nel reparto arretrato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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01/02/2020 23:52

Il Sassuolo è uno spettacolo:
poker alla Roma, brusca frenata per Fonseca

Show della squadra di De Zerbi, che chiude un primo tempo da urlo sul 3-0 (doppio Caputo e Djuricic).
Poi la Roma segna due gol con Dzeko e Veretout, ma Boga chiude i conti. Espulso Pellegrini


Andrea Pugliese


Il Sassuolo abbatte il tabù e sconfigge (4-2) per la prima volta la Roma nella sua storia. Già, perché nei 13 precedenti la squadra neroverde era riuscita a pareggiare 5 volte, uscendo sconfitta nelle restanti 8. Stavolta, invece, De Zerbi si è preso tutta la vetrina, annientando i giallorossi già in partenza e sfruttando la vena iniziale di Caputo (con questa doppietta sale a quota 10 in campionato). Per la Roma, invece, prestazione da dimenticare del tutto nel primo tempo, con una reazione d’orgoglio nella ripresa spazzata via da un eurogol di Boga. Il centesimo gol in giallorosso di Dzeko non basta: per i giallorossi l’inizio del 2020 è terrificante, con 4 sconfitte in 7 gare, con due vittorie (Genoa e Parma) e il pari con la Lazio.

DOMINIO NEROVERDE — Fonseca conferma la coppia di terzini formata da Santon e Spinazzola, De Zerbi invece come esterni bassi si affida ancora a Toljan e Kyriakopoulos. Sulla stessa fascia si fronteggiano due piccoletti come Boga e Under, entrambe le squadre pressano molto alte. Di fatto, però, l’equilibrio dura sette minuti, poi la Roma affonda e il Sassuolo gioca un calcio bello ed efficace. A spezzare l’equilibrio è Caputo, che sul filtrante di Djuricic prima mette a sedere Mancini, poi beffa Pau Lopez sul secondo palo. Al 16’ stesso spartito, con la Roma a fare possesso palla e il Sassuolo che colpisce con una ripartenza perfetta: stavolta il gol è costruito dalla parte opposta, a destra, con assist perfetto di Toljan per la doppietta personale di Caputo. E al 25’ arriva anche il 3-0 di Djuricic, che beffa Pau Lopez sotto le gambe. Per la Roma lo shock è totale, anche perché nel primo tempo il Sassuolo costruisce almeno quattro altre palle gol (clamorosa quella di Ferrari, bene Pau su Boga) e se alla fine la Roma va nell’intervallo con solo tre gol sul groppone è quasi un miracolo (con Pairetto che al 37’ grazia Santon: prima va per ammonirlo per la seconda volta, poi ci ripensa). La squadra di Fonseca tiene spesso palla (58,7% di possesso palla nei primi 45’ di gioco), ma non riesce mai a trovare gli sbocchi per andare al tiro. Cristante in costruzione sbaglia un po’ tutto, dietro Mancini vive una giornata terrificante e davanti Kluivert e Dzeko sono impalpabili. L’unico che prova a costruire qualcosa (invano) è Under. Dall’altra parte, invece, le catene sulle fasce funzionano come un orologio svizzero: Toljan-Berardi a destra, Kyriakopoulos-Boga a sinistra. Ed in mezzo Locatelli e Djuricic regalano il solito fosforo, ma stavolta sono anche intensi al punto giusto.

REAZIONE E BOGA — La prima mossa di Fonseca nella ripresa è Bruno Peres per Santon, ma è il Sassuolo a rendersi ancora pericoloso in un paio di circostanze. La costruzione della Roma invece è faticosa e prevedibile, ma di rabbia i pericoli riesce a crearli uguale: Dzeko ci prova con una girata da dentro l’area, Mancini colpisce il palo (con deviazione di Consigli) e al 10’ è proprio Dzeko di testa a riaprirla, segnando su cross di Pellegrini il suo gol numero cento in giallorosso. Il 3-1 rianima ovviamente la squadra di Fonseca, con il Sassuolo costretto spesso sulla difesi a. Tanto che al 14’ la Roma va vicinissima al 3-2, con una superparata di Consigli su Cristante e Locatelli che anticipa Dzeko sulla linea di porta con un salvataggio decisivo. Quindi c’è spazio per l’esordio in Italia di Carles Perez, e in dieci minuti succede di tutto: Caputo si divora il 4-1 a ridosso dell’area piccola, Pellegrini viene espulso per doppio giallo, Veretout riapre la partita su rigore e Boga la richiude con un gol pazzesco sotto l’incrocio. Poi Pau Lopez salva su Defrel (appena subentrato a Caputo), Fonseca manda dentro anche Villar ma in inferiorità numerica c’è poco altro da fare. Finisce 4-2, con il Sassuolo a festeggiare una vittoria meritata e la Roma ad interrogarsi sui perché di un momento così.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/02/2020 23:44

Ronaldo, la nona sinfonia è di rigore.
E la Juve mette k.o. la Fiorentina



Due penalty del portoghese e il gol nel finale di De Ligt
domano la squadra di Iachini, protagonista comunque di una buona gara.
CR7 va a segno per la nona partita consecutiva e sono 50 le reti in bianconero


Filippo Conticello

Il cinquantenario bianconero di Cristiano Ronaldo toglie via le paure rimaste sotto pelle dalla notte del San Paolo: una Juve in versione minimal batte una dignitosa Fiorentina e riprende il cammino interrotto a Napoli. Le è bastato poco, in fondo: due rigori del portoghese più il guizzo finale di De Ligt. Adesso, però, c’è da aggiornare il conteggio alieno perché siamo arrivati a 50 reti totali in un anno e mezzo bianconero: si sono visti inizi peggiori da queste parti. Al netto del 3-0, però, i bianconeri sono ancora piuttosto lontani dall’entusiasmare, mentre la squadra di Iachini ha confermato di avere buone basi su cui costruire la seconda parte di stagione.

PRIMO TEMPO — Dopo un avvio senza fuochi, al 23’ Chiesa, osservato speciale di Madama, cerca il modo più originale per fare colpo: un tacco in allungo, quasi uno scorpione, che Szczesny deve neutralizzare con un mezzo miracolo. Da lì nel giro di un minuto la Fiorentina spaventa la Juve in un altro paio di occasioni: tiro pericoloso di Lirola, ragazzino cresciuto a bottega a Torino, e poi cross radente di Ghezzal. Così in pochi istanti la Viola dimostra di essere venuta allo Stadium a giocarsela a dispetto delle assenze dei centrali difensivi e del gioiellino Castrovilli. La Juve sarrista, però, le dà una mano perché l’ispirazione di Douglas Costa non viene raccolta dai compagni. La scelta di cambiare modulo e tornare al più classico 4-3-3 senza trequartista passa, infatti, dal rilancio del brasiliano con Higuain di punta, ma forse Sarri si aspettava ben altra audacia dai suoi. E, invece, per accendere la truppa serve una mano sospetta di Pezzella su destro di Pjanic: viene rivista dal Var e porta al rigore di Ronaldo, quasi un regalo anticipato per il compleanno numero 35 da festeggiare mercoledì. Il gol dell’1-0, l’ennesimo, non cancella però le difficoltà della Juve singhiozzante del primo tempo.

SECONDO TEMPO — Non che nella ripresa i bianconeri crescano poi troppo, ma aumentano un po’ di ritmo e, al contrario, la Fiorentina pare un po’ meno sbarazzina. Così dalla panchina si cerca uno scossone al match: Vlahovic aumenta il potenziale offensivo viola, in un attacco baby dal grande avvenire. In casa Juve, invece, Sarri prosegue con un classico della stagione: la staffetta in HD. Stavolta Dybala, quello che di solito viene sostituito, lascia il posto ad Higuain, spesso nella parte del subentrato. I ruoli sono invertiti e Paulo, anche in campo, prende le consegne del Pipita: fa la prima punta con CR7 e Douglas ai lati, fornendo un’alternativa tattica interessante per il resto della stagione. Ma nel complesso dalla Juve ci si aspetterebbe altro e, invece, per il pranzo domenicale i tifosi devono accontentarsi dell’ennesima rete su rigore di Cristiano. La seconda dopo un fallo di Ceccherini su Bentancur e anche in questo casa Pasqua ha bisogno del Var per la conferma. Matthijs de Ligt, quasi perfetto contro i quasi coetanei dell’attacco viola, ha la sua gioia meritata con la zuccata del 3-0: non solo di Ronaldo, ma anche del biondone olandese vive questa Juve. Una squadra vincente, ma ancora alla ricerca di sé.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/02/2020 23:47

Assedio Atalanta, ma il Genoa resiste: a Bergamo finisce 2-2

Gol di Toloi, Ilicic, Criscito e Sanabria. Espulso Behrami nel finale.
Nerazzurri quarti con la Roma, Nicola a quota 16


Andrea Elefante


L’Atalanta inciampa ancora in casa, il suo teorico fortino: dopo la sconfitta con la Soal, un 2-2 con un’altra ultima in classifica, il Genoa, che vanifica il possibile sorpasso alla Roma (solo agganciata) in chiave Champions League. Ma la squadra di Nicola ha meritato questo punto, fondamentale per la classifica, ma soprattutto per l’aspetto psicologico, in chiave salvezza: partita molto paziente, ordinata, sorattutto coraggiosa fino alla fine, anche quando la squadra è rimasta in dieci (37’) per espulsione (doppio giallo) di Behrami. Una prva che ha dato ragione alle scelte del suo tecnico ed è stata "protetta" fino all’ultimo dalle parate di Perin, il migliore dei suoi assieme ai due attaccanti.

LE SCELTE — Gasperini replica difesa e attacco della goleada di Torino, cambiando solo un uomo in mezzo: Pasalic per Freuler. Più inedite le scelte di Nicola: subito titolare l’ex Masiello, come centrale sinistro della difesa a tre, con Criscito "alto" davanti a lui (fuori Barreca); in attacco linea verde, con Pinamonti, e non Pandev, assieme a Sanabria.

PRIMO TEMPO — Quattro gol in 35’, errori difensivi (soprattutto dell’Atalanta), continui ribaltamenti di fronte: il primo tempo è champagne e ricorda molto, alla squadra di Gasperini, lo scivolone in casa con la Spal. Come quel giorno, Atalanta in vantaggio quasi subito, al 12’: dopo due chance per Pasalic (diagonale appena largo) e Zapata (palo protetto da Perin), il gol - una rarità, quest’anno, arriva su calcio piaxxato, con corer battuto da Gomez, spizzata di Zapata e Toloi libero e bello di segnare. Ma il Genoa non molla un centimetro: la sua compattezza e i raddoppi continui contrastano bene il moto perpetuo di Gomex, la coppia offensiva smaschera la cattiva giornata dei centrali nerazzurri. Due gol in meno di un quarto d’ora e il Genoa capovolge la partita: Pinamonti scappa a Palomino, sul suo radente Hateboer prima recupera e poi cade in ingenuità, atterrando Sturaro, con Criscito che fa pace con il dischetto. Al 33’ ancora un crss di Sturaro, che apprfitta di un errore di De Roon, e Sanabria brucia secco Toloi di testa. Ma stavolta l’Atalanta rimedia quasi subito, in 2’: ancora un assist di Zapata, stavolta per Ilicic che evita il recupero di Criscito. Ma il ping pong frenetico non finisce qui, perché Gollini deve murare Pinamonti, servito ancora da Sanabria, e Perin rigrazia Ilicic, che solo davanti a lui divora il 3-2.

SECONDO TEMPO — La ripresa è quasi un monologo dell’Atalanta, che però non dà mai l’impressione di poter schiacciare il Genoa con la stessa efficacia che ha travolto altre avversarie. Gasperini le prova tutte, cambiando anche due terzi dell’attacco, ma l’impatto di Malinovsyi e Muriel è insufficiente e al resto pensa Perin, che nega il gol con una prodezza a Gosens e due scatti d’istimto su tacco di Djimsiti e girata di Toloi, prima di respingere con i pugni l’utimo tentativo su punizione di Malinovskyi. Ma non era la vera Atalanta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/02/2020 23:51

La super Lazio è tornata!
Immobile-Caicedo show, Spal al tappeto

Doppiette per i due attaccanti e gol di Adekanye al primo centro in Serie A.
Biancocelesti momentaneamente secondi, la squadra di Semplici scivola all'ultimo posto


Nicola Berardino


Con la settima vittoria interna di fila la Lazio salta al secondo posto in attesa del risultato dell’Inter di questa sera a Udine. La macchina da gol dei biancocelesti smorza subito ogni eventuale soffio di delusione per il mancato arrivo di Giroud. Le doppiette di Immobile e Caicedo impacchettano già nel primo tempo i tre punti contro la Spal. La squadra di Semplici (ora all'ultimo posto in classifica) patisce il gap tecnico con gli avversari, arrivati al 16esimo risultato utile consecutivo: pesanti i disagi in fase difensiva. Nella ripresa, la Lazio arrotonda la vittoria col primo gol in Serie A di Adekanye. La rete di Missiroli rende merito alla generosità della formazione emiliana.

SUBITO IMMOBILE — Inzaghi sostituisce gli infortunati Luiz Felipe e Correa con Bastos e Caicedo. Semplici inserisce quattro novità in formazione tra squalifiche (Petagna e Valoti) e arrivi dal mercato. In difesa, entrano Tomovic e Bonifazi: a metà campo, Castro (debutto per l’ex Cagliari); in avanti, c’è Floccari. La Lazio sblocca subito il risultato: al 3’, su corner di Luis Alberto dalla destra, Lulic di testa indirizza il pallone per lo scatto di Immobile, che sfugge a Bonifazi e insacca in rete. La Spal si lancia in avanti: al 5’, il colpo di testa dell’ex Floccari finisce in rete, ma l’arbitro Giua ha individuato un fallo dell’attaccante emiliano su Immobile. La Lazio preme e al 16’ Luis Alberto smista sula destra per Lazzari: diagonale che si infrange sul palo, Caicedo è lesto a ribattere in rete per il 2-0. Non rallentano i biancocelesti di Inzaghi: al 19’ Berisha respinge un bolide di Lazzari. La formazione di Semplici non si perde d’animo e appena può si sgancia: al 27’ la parabola di Castro sfiora l’incrocio. Tanta corsa da parte degli emiliani. Ma Lazio crea pericoli in serie. Al 29’, rapidissima ripartenza con Lazzari che innesca Immobile: il bomber supera Bonifazi, attira Berisha fuori dalla porta e da posizione angolata, sulla destra, inventa un pallonetto spettacolare che schizza sul palo prima di finire nel sacco. Olimpico in delirio per la doppietta di Immobile. Spal subito reattiva. Al 31’ Castro scova il varco per proiettare Di Francesco al tiro: palo. Lazio è un rullo compressore: al 38’, un altro duetto tra Immobile e Caicedo, che va a segnare il 4-0 con la sua doppietta.

ECCO BOBBY-GOL — Osannato da tutto l’Olimpico l’ecuadoriano quando al 4’ della ripresa viene avvicendato da Adekanye. Appena entrato, l’attaccante olandese cerca subito il gol: Berisha si salva in angolo. Spunto della Spal al 10’ Strakosha para su Di Francesco. E al 13’ Bobby Adekanye trova il suo primo gol con la maglia della Lazio: sgommata di Lazzari sulla destra e assist per il tocco vincente dell’ex Liverpool tra gli applausi dei tifosi. Che lo hanno già eletto proprio idolo, chiamandolo Bobby-gol. Al 16’ Lulic, giunto alla 350esima gara in biancoceleste, viene rilevato da Jony. Al 20’, incursione di Missiroli che penetra in area e di sinistro fulmina Strakosha, segnando il gol della Spal. Semplici opera due sostituzioni: al 22’ Zukanovic (altro acquisto all’esordio) per Felipe e al 25’ Murgia, ex accolto dagli applausi dell’Olimpico (suo il gol che diede la Supercoppa nel 2017), per Dabo. Nuovo ingresso pure nella Lazio: al 27’ Vavro dà il cambio a Radu. Ritmi ribassati, ma gara sempre a tutto campo. Murgia e Bastos si propongono al tiro. Nella Spal, al 30’, Valdifiori sostituisce Castro. Immobile, salito a quota 25 gol sul trono della classifica dei cannonieri, insegue la tripletta: Berisha respinge. Al fischio finale, festa biancoceleste per i quasi 40 mila dell’Olimpico. E mercoledì c’è il recupero casalingo col Verona per prolungare la scalata in classifica della squadra di Inzaghi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/02/2020 23:54

Senza Ibra, il Milan si ferma e rischia col Verona.
Calha risponde a Faraoni



Nella ripresa due pali degli ospiti e quello di Castillejo.
Espulso Amrabat, esordio in A per Daniel Maldini


Marco Fallisi

No Ibra, no party. Dopo tre vittorie consecutive in A, cinque considerando anche la Coppa Italia, il Milan frena e perde l’occasione di avvicinarsi all’Atalanta fermata dal Genoa: con il Verona a San Siro finisce 1-1, a Faraoni risponde Calhanoglu, alla seconda partita di fila in gol dopo la doppietta al Torino in Coppa, ma senza Ibrahimovic lì davanti la scintilla non si accende. Rebic ha perso l’istinto killer delle ultime uscite e Leao non va oltre un sinistro insidioso nel finale di partita: Pioli, in superiorità numerica per oltre venti minuti, butta nella mischia il neoacquisto Saelemaekers e Daniel Maldini, alla “prima” assoluta in A, ma non va oltre il pareggio. Risultato ampiamente meritato dalla banda Juric, che sfiora il colpaccio con due pali.

A DUE FACCE — Il Milan, in piena emergenza con le assenze di Ibrahimovic, Kjaer, Krunic e Bennacer (squalificato), ci mette mezz’ora a entrare in partita: la sveglia la dà il vantaggio dell’Hellas con Faraoni, bravissimo al 13’ a sbucare alle spalle di Hernandez e bruciare Donnarumma su cross dalla sinistra di Verre. È il manifesto del Verona di Juric, in campo con un 3-4-2-1 senza prime punte di ruolo: pressing alto e inserimenti dalla mediana a sfruttare gli errori avversari. Lo schema funziona piuttosto bene fino a quando una trattenuta di Faraoni su Bonaventura regala al Milan una punizione dal limite al 29’: Calhanoglu, aiutato da una deviazione in barriera di Verre, castiga Silvestri e rianima i suoi.
La banda Pioli alza il baricentro e costruisce due palle gol: al 31’ Rebic, servito da Castillejo in ripartenza, scarta Silvestri ma si allarga troppo e perde clamorosamente il tempo per inquadrare la porta; al 37’ Romagnoli sfiora il palo con un colpo di testa sul corner del solito Castillejo.

ROSSO E PALI — Chi si aspetta un Milan rigenerato dal buon finale di primo tempo, però, resta interdetto, perché è il Verona a comandare buona parte della ripresa e ad andare a un passo dal gol: in 10 minuti i gialloblù colpiscono due pali, uno con un colpo di testa di Pessina al 52’ e uno con un sinistro di Zaccagni al 62’. Pioli prova a cambiare, inserendo Paquetà per Bonaventura, ma è Amrabat a regalare metri e ossigeno ai rossoneri, facendosi espellere al 68’ per un intervento durissimo su Castillejo (Chiffi decide al monitor).
Il Milan spinge affidandosi soprattutto all’improvvisazione: Calabria spreca dopo una bella discesa, Leao impegna Silvestri con un rasoterra dalla distanza, il nuovo acquisto Saelemaekers (entrato per Calabria al 77’) ci prova con un sinistro dalla distanza nel finale, Castillejo centra il palo nel recupero dopo una bella parata di Silvestri su Hernandez. Poco dopo tocca a Daniel Maldini, che fa il suo esordio in Serie A: il Milan frena, la dinastia dei Maldini continua.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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