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Campionato di Serie A stagione 2017/2018

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 12:22
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Napoli, triplo Mertens e magico Insigne:
Benevento annichilito 6-0

Riscattato il passo falso in Champions, raggiunte Juve e Inter in vetta:
gli azzurri dilagano e timbrano la nona vittoria consecutiva in Serie A, record storico.
In rete pure Allan e Callejon


Tutto (troppo) facile per il Napoli nello storico derby contro il Benevento al San Paolo, un sei a zero tennistico - con tripletta di Mertens - che non ammette repliche. Nono successo consecutivo per gli azzurri in campionato, record storico. Juve ed Inter raggiunte in vetta come da pronostico. La resistenza offerta dalla squadra di Baroni è stata davvero poca roba, anzi i sanniti sono parsi molto più arrendevoli rispetto alle prime tre gare disputate in A. Forse la tensione per un appuntamento così importante ha giocato ai giallorossi un brutto scherzo, fatto sta che dopo mezz'ora la partita era già ampiamente chiusa. Sarri ha deciso di dare ancora fiducia ad Hamsik e di chiedere ai titolari un pronto riscatto dopo il ko con lo Shakhtar. Niente riposo dunque per Hysaj e neppure per i vari Koulibaly, Callejon ed Insigne. Baroni, ex applaudito al San Paolo, ha dovuto far fronte a diverse assenze importanti (Ciciretti, Iemmello, Costa e D'Alessandro) ma ha scelto di insistere con il consueto 4-4-2 modificando però le caratteristiche degli interpreti con il terzino Lazaar schierato ala sinistra e in mezzo la coppia della promozione A formata da Chibsah e Viola. Deludente l'esordio dell'attaccante svedese Armenteros.


POKER AZZURRO — Tre minuti e Napoli già avanti con Allan, troppo morbida la difesa del Benevento nel farsi bucare centralmente dal brasiliano che ha armato il destro di Mertens, deviato da Lucioni: respinta corta di Belec e tap in vincente del centrocampista azzurro. A quel punto il Benevento avrebbe dovuto alzarsi dal punto di vista tattico ma soprattutto rialzarsi sotto l'aspetto psicologico. Troppo difficile evidentemente visto che dopo un destro alto di Coda al 7' ed una occasione buona per Callejon al 9' (in anticipo di testa su Belec, palla fuori), al quarto d'ora il Napoli ha raddoppiato con Insigne: prezioso l'assist basso di Ghoulam, ma Insigne ha avuto tutto il tempo di girarsi e pennellare un bel destro a giro che è finito all'angolino. Il rischio goleada è apparso concreto quando Belec ha salvato sul colpo di testa ravvicinato di Hamsik al 24' e si è materializzato al 27' quando Insigne ha servito il quarto assist vincente del suo campionato a Mertens, che da due passi al volo ha fatto tre a zero (terzo gol in campionato). All'appello ha risposto presente anche Callejon, autore del poker azzurro al 32' su splendido cross arretrato di Ghoulam: tocco facile, come facile è stato per il Napoli tagliare a fette, a ripetizione, la retroguardia ospite. All'intervallo il San Paolo si è alzato in piedi per applaudire Mertens, Hamsik e gli altri, il Benevento invece è tornato negli spogliatoi in ginocchio.

MERTENS DI RIGORE — Ripresa al via senza cambi e con lo stesso canovaccio, tanto che Callejon ha sfiorato la "manita" già dopo tre minuti sul solito taglio preciso di Insigne: bravo Belec a salvarsi sulla linea. Ovviamente, il ritmo è andato scemando come la pressione esercitata dal Napoli. Sanniti più guardinghi nel loro 4-5-1 disegnato da Baroni dopo l'ingresso di Cataldi. Sarri ha potuto così far rifiatare sia Insigne che Callejon, facendo esordire Ounas. Il Benevento ha però continuato a farsi male da solo, come in occasione del fallo da rigore di Chibsah su Giaccherini: Mertens ha sottratto il pallone a Jorginho per fare cinquina. Il belga si è poi portato a casa il pallone trasformando nel finale un altro penalty, concesso per fallo di Venuti su Ounas (cinque le reti per Mertens in campionato). Al festival del gol, insomma, è mancato solo l'acuto di Hamsik (invocato dal pubblico al momento ma che ha accuratamente evitato di andare sul dischetto). Poco male, di note stonate nella prestazione del Napoli è impossibile trovarne.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/09/2017 23:30
 
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Spal-Cagliari 0-2: decidono Barella e Joao Pedro

La squadra di Rastelli segna un gol per tempo e ottiene la seconda vittoria consecutiva.
I padroni di casa non ripartono dopo la sconfitta con l'Inter


Bene il Cagliari, anzi molto bene: ordinato e organizzato, salta senza rischiare più del dovuto una Spal irriconoscibile. Vittoria che non fa una piega e mai in pericolo.

CHE BARELLA — Primo tempo da ritmi bassi e poche emozioni. L’equilibrio viene rotto in tempi brevi dal gol di Barella, che respinge una non perfetta respinta di Gomis su cross di Sau da destra. Giusto premio per il talento sardo, che oltre che spingere cerca (con successo) di limitare la spinta di Lazzari sulla destra. Cagliari più sciolto, Spal in difficoltà a trovare alternative nel gioco della fasce. La reazione degli uomini di Semplici è macchinosa, quelli di Rastelli sono bravi a chiudere gli spazi grazie all’ottima regia di Cigarini, vero uomo ovunque. Un solo sprazzo per la Spal, nel finale del primo tempo: da Lazzari a Mora che mette al centro ma Cragno anticipa Paloschi.


JOAO CHE GOL — La Spal ha un sussulto all’inizio della ripresa: palo del solito Lazzari. Ma è una fiammata. Il Cagliari riprende subito a macinare il suo gioco semplice, ma efficace. Gomis salva su Pavoletti, che poi sfiora il raddoppio(22’). Il arriva subito dopo grazie a una prodezza di Joao Pedro: Schiattarella sbaglia l’appoggio di testa, il brasiliano controlla col sinistra e fa partire uno splendido destro. Gomis non può nulla. C’è solo il Cagliari a questo punto. E anche Cragno trova il modo di farsi vedere sulla punizione di Borriello e soprattutto su Viviani. La squadra di Rastelli potrebbe dilagare, ma Farias sciupa malamente un contropiede.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/09/2017 23:34
 
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Serie A, Torino-Sampdoria 2-2,
Belotti firma la rimonta,
Quagliarella il pari

Tante emozioni, soprattutto nel primo tempo.
Iil Toro rimonta il vantaggio iniziale di Zapata, l'ex attaccante granata
spegne le speranze di Mihajlovic di ottenere la terza vittoria di fila



Non è mancato lo spettacolo al Grande Torino. Partita piacevole per le tante occasioni da gol, caratterizzata anche però da tanti errori delle due squadre che hanno regalato e sciupato molte occasioni. Difese distratte, maglie larghe a centrocampo: finisce 2-2 con qualche rimpianto per il Torino che ha colpito anche un palo con Niang e sciupato di più davanti alla porta avversaria. In parità anche la sfida in attacco con Belotti che torna al gol e Zapata, granata mancato, che firma la prima rete al debutto in blucerchiato. Sfuma per il Torino la terza vittoria di fila (l’ultima volta a novembre 2016). Un anno fa dopo quattro giornate la squadra di Sinisa era quattordicesima con 4 punti reduce dallo 0-0 casalingo contro l’Empoli, oggi di punti ne ha otto. Meglio la Samp, imbattuta e con una gara da recuperare. Torino in campo con la formazione migliore del momento (assenti Obi, Acquah e Boyè), Baselli e Rincon le cerniere di centrocampo, unico cambio in difesa con Barreca preferito a Molinaro. Samp con Dodò e Viviano indisponibili, schieramento a rombo, debutto dei “napoletani” Strinic e Zapata.

EMOZIONI FORTI — Si fermano a 243 i minuti di Sirigu senza subire gol. Dopo diciassette secondi, roba da record, la Samp è in vantaggio. Palla persa in avvio di gara, apertura per Ramirez che evita Barreca, crossa in area dove Moretti pasticcia e lascia a Zapata la conclusione a rete a botta sicura. Il colpo è pesante tanto che il Toro accusa e in tre minuti rischia il tracollo con Quagliarella e Praet che però trovano Sirigu attento. Il cuore granata però batte forte e Niang cerca la giocata per le punte. Al terzo tentativo pesca Baselli che inventa un tiro imprendibile. Non è finita, il Toro è scatenato, e un minuto dopo il Gallo alza la cresta con un sinistro, assist del solito Ljajic, che accarezza il palo interno. Dal 3-1 mancato da Iago Falque al pari al 34’ di Quagliarella. Contropiede della Samp, difesa granata scoperta con N’Koulou al rientro dalla percussione precedente in attacco, e come lui Niang. Cross di Strinic e piattone Quagliarella solo sul secondo palo: gol 112 in A senza esultanza per l’ex del Torino. Chiude il primo tempo Belotti con una conclusione fuori di poco. Torino vicino al gol al 7’ della ripresa con Niang imbeccato da Falque davanti a Puggioni che manda il pallone ad accarezzare la base del palo. Nel finale entrambe le squadre premono alla ricerca del bottino pieno senza trovare la giocata vincente.

Francesco Bramardo

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/09/2017 23:38
 
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Chievo-Atalanta 1-1: a Bastien risponde il rigore di Gomez

La Var concede il penalty per un fallo sul debuttante Orsolini:
Gomez trasforma e pareggia dopo il vantaggio di Bastien.
Nel primo tempo, la tecnologia nega un gol e un rigore ai nerazzurri


Var protagonista, ma non quanto Chievo e Atalanta. Partita spettacolare per intensità e soluzioni tattiche: la squadra di Maran comanda un’ora poi l’Atalanta, che non sembra soffrire lo sforzo di Coppa, aumenta la pressione e rimedia grazie alla moviola, che nel primo tempo le aveva tolto (giustamente) un rigore e un gol.

MATCH — Gasperini propone quattro cambi rispetto alla partita con l’Everton, e la più clamorosa è l’esclusione del Papu Gomez, a riposo dopo l’Europa League, mentre le altre novità sono Gollini in porta, Caldara a centro-difesa (con Palomino nel ruolo di Toloi), Kurtic e Ilicic a completare il tridente con Petagna, con l’ex viola seconda punta a destra e l’altro più a trequarti. Anche Maran disattende le indicazioni di vigilia: davanti a Sorrentino ci sono Tomovic e Cesar, Radovanovic a protezione, poi tre centrocampisti a turbinare dietro Birsa e Inglese. Ne esce un confronto di altissimo livello tattico. L’Atalanta manovra più a destra, al contrario di quanto fa di solito, il Chievo risponde sfuggendo alle marcature davanti con continuo movimento davanti. Ma la vera protagonista è la Var, per due volte ai danni dell’Atalanta. Al 6’ smentisce l’assegnazione di un rigore (Ilicic va a terra su presunto tocco di Hetemaj), al 29’ annulla il gol di Ilicic a festeggiamenti già avvenuto: sugli sviluppi di un corner, dopo la parata di Sorrentino su De Roon (secondo miracolo dopo una conclusione analoga al 26’), lo sloveno di ritorno dalla bandierina è in fuorigioco prima di battere all’angolino. L’Atalanta aveva sfiorato il vantaggio già al 10’, ma Kurtic aveva sparato altissimo una palla comoda messa dietro da Castagne. Il Chievo aveva risposto al 17’ con un’incursione di Hetemaj fermato in uscita bassa da Gollini e sul corner seguente con un tiro di Castro sull’esterno della rete. Chance gialloblù anche al 41’: cross di destro di Birsa, Radovanovic svetta ma Palomino respinge di testa davanti alla porta.

SVOLTA — Il gol del Chievo matura a inizio ripresa. Inglese allunga la difesa dell’Atalanta e appoggia dietro per Bastien: destro tagliente all’angolo opposto e Gollini è superato. L’Atalanta aveva appena fatto entrare Gomez, Maran deve togliere l’infortunato Gobbi per Gamberini. Al 13’ chance per Ilicic, innescata da Kurtic: Sorrentino è ancora prodigioso sul tocco ravvicinato. Birsa costringe all’intervento Gollini al 15’ ma l’Atalanta cresce, alza il baricentro, non ci sta. Masiello, già in gol in Europa, sfiora il palo al 21’, poi il Gasp inserisce Cristante per Freuler e Orsolini per Castagne. Tutti avanti, con 5 uomini sulla linea d’attacco. E’ Inglese però ad avere la palla per chiudere la partita: Gollini intercetta il destro basso al 35’. E allora l’Atalanta ci crede: al 38’ un tiro al volo di Masiello, ancora lui, viene respinto davanti alla porta da Depaoli. La pressione cresce, e Orsolini all’esordio in Serie A guadagna un rigore per fallo di Tomovic. Ma serve la Var per assegnarlo. Gomez dal dischetto trasforma e definisce l’1-1 finale.

Alex Frosio

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/09/2017 23:41
 
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Genoa-Lazio 2-3, Immobile-Pellegri, che doppiette!
Ma esulta Inzaghi

Decide un errore di Gentiletti, il centravanti del 2001 aveva pareggiato due volte.
Lazio avanti nel primo tempo con Bastos



Per stendere il Genoa la Lazio deve vincere tre volte, comandando il gioco, fuggendo per due volte e venendo sempre ripresa dal cuore e dalla grinta rossoblù, fino al disastro di Gentiletti e al doppio colpo di Immobile.

VANTAGGIO LAZIO — Il gioco della Lazio, fatto di scambi rapidi e di inserimenti dei centrocampisti, mette subito in difficoltà il Genoa, una squadra troppo poco sicura di sé per sfruttare nella maniera giusta l’esperimento di Juric, che imposta i rossoblù con un attacco originale, senza centravanti vero. La sensazione di pericolo per la porta di Perin diviene realtà dopo 13 minuti, al primo errore grave di un difensore. Spolli fallisce il rinvio e innesca Murgia, per stopparlo Veloso deve ricorrere al fallo. La punizione di Milinkovic viene deviata sul palo da Perin, ma Bastos è il più rapido a raggiungere il pallone e a siglare l’1 a 0. Al 21’ Basta, liberato da Luis Alberto, fallisce il raddoppio, poi, al 30’, è Immobile a concludere alto, sprecando un nuovo assist di Luis Alberto.

BOTTE E RISPOSTE — Juric così corre ai ripari, inserendo Pellegri, un centravanti, per Centurion e il Genoa ritrova qualche certezza, che è diviene coraggio quando, al 12’, arriva improvviso il pari: azione impostata da Zukanovic, rifinita da Taarabt e chiusa, grazie ad un rimpallo e ad una deviazione di Radu, da Pellegri. La sfida esplode: Caicedo spreca un’ottima chance, Lukaku si vede stoppare da due passi da Perin, poi , al 25’, imbecca Immobile per il 2 - 1. Pellegri però ritrova il pari, su cross di Zukanovic, ma la parola fine la scrive Immobile, al 37’, su assist, sciagurato e involontario, di Gentiletti.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/09/2017 23:46
 
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SERIE A 2017/2018 4ª Giornata (4ª di Andata)

16/09/2017
Crotone - Inter 0-2
Fiorentina - Bologna 2-1
Roma - Hellas Verona 3-0
17/09/2017
Sassuolo - Juventus 1-3
Milan - Udinese 2-1
Napoli - Benevento 6-0
Spal - Cagliari 0-2
Torino - Sampdoria 2-2
Chievo - Atalanta 1-1
Genoa - Lazio 2-3

Classifica
1) Napoli, Juventus e Inter punti 12;
4) Lazio punti 10;
5) Milan punti 9;
6) Torino punti 8;
7) Sampdoria(*) punti 7;
8) Fiorentina, Roma(*) e Cagliari punti 6;
11) Atalanta, Chievo, Bologna e Spal punti 4;
15) Udinese punti 3;
16) Genoa, Sassuolo, Crotone e Hellas Verona punti 1;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria e Roma una partita in meno.


(gazzetta.it)
17/09/2017 23:51
 
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Bologna-Inter 1-1, super Verdi, risponde Icardi su rigore

Grande gara del numero 9 rossoblù, che porta i suoi in vantaggio.
Poi Mbaye atterra Eder e l'argentino evita il k.o


L'Inter non ingrana la quinta, ma torna da Bologna con un punto comunque d'oro visto come viene presa a "pallate" dagli emiliani per un tempo. Dopo quattro vittorie consecutive, la banda Spalletti conferma i limiti emersi sabato col Crotone ma si salva per ché riesce ad andare all'intervallo sotto solo di un gol (prodezza di Verdi) e nel finale sfrutta un'ingenuità di Mbaye su Eder che porta al rigore dell'1-1 di un Icardi rasato a zero e fin lì a zero anche come conclusioni. L'Inter resta per un giorno ancora prima (domani Juve e Napoli avranno però l'occasione di staccare i nerazzurri), ma le servirà un bell'esame di coscienza. Perché giocando così non si va lontano.

SOLO UNA SQUADRA — Con Destro appena recuperato e Palacio che deve rifiatare, Donadoni si gioca la carta Petkovic al centro dell'attacco. Come terzino destro c'è l'ex Mbaye, con Donsah, Pulgar e Pioli cerniera di centrocampo. Spalletti risponde con Nagatomo per Dalbert e Vecino per Gagliardini. Dopo un liscio clamoroso di Joao Mario sul numero da destra di Candreva, il Bologna aggredisce l'Inter come aveva fatto per un'ora col Napoli. Il bersaglio è il fianco destro nerazzurro, con Verdi che sotto agli occhi del c.t. Ventura va spesso a sovrapporsi a Di Francesco. I due sono un rebus che pare irrisolvibile per D'Ambrosio e chi dovrebbe aiutarlo e nel primo quarto d'ora i padroni di casa vanno vicinissimi al gol per quattro volte, anche grazie al lavoro sporco di Petkovic. Ma la vera chiave è in mezzo al campo, con Poli e Donsah che asfissiano Borja Valero e Vecino. L'Inter ci capisce poco o nulla, non riesce mai a innescare gli attaccanti, anche perché sotto pressione sbaglia troppi appoggi e si sfilaccia come un vecchio paio di jeans. La mollezza della banda Spalletti viene fotografata con crudeltà al 32', quando Petkovic per vie centrali sgomma su Borja e innesca Verdi, che Vecino non riesce a tenere. Nessun difensore esce in aiuto e il 25enne scarica un gran sinistro a fil di palo per un vantaggio strameritato. L'unico sussulto dell'Inter, al 45' con un cross basso di Perisic su cui Icardi prende il tempo a Helander ma in scivolata non arriva di un soffio sul pallone da posizione ottima.

ERRORE FATALE — Non potendone cambiare 11, Spalletti nell'intervallo fa scaldare intensamente Eder e Brozovic ma aspetta il 5' (voleva guadagnare 30'' di recupero?) per inserire l'azzurro al posto di Joao Mario. Il copione inevitabilmente ora è diverso. L'Inter si piazza nella metà campo avversaria, che però è presidiata come il Palazzo di vetro dell'Onu con due linee fitte i cui si stacca solo Petkovic. I nerazzurri però ruminano il pallone, raramente saltano l'uomo e sono pericolosi solo su corner, con Miranda. Ma inevitabilmente rischiano sulle ripartenze delle zanzare rossoblu. Poche le occasioni, perché l'Inter è tutto un vorrei ma non posso e il Bologna non ha interesse a scoprirsi. Colpisce che Spalletti non cerchi qualche alternativa dalla panchina, mentre Donadoni richiama prima uno spremuto Poli per Taider e poi l'infortunato Di Francesco per l'applauditissimo ex Palacio. La svolta però è dietro l'angolo. Mbaye atterra in area Eder, Di Bello assegna il rigore (confermato dalla Var) e Icardi al 32' fa 1-1 dal dischetto. A caccia del ribaltone, entra Brozovic per Candreva. Ma ai tre punti vanno più vicini gli avversari con le ultime fiammate di un commovente Verdi.

Luca Taidelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
19/09/2017 23:54
 
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Benevento-Roma 0-4, doppio Dzeko e due autogol.
Campani a zero

Doppietta del bosniaco, due autogol dei campani (Lucioni
e Venuti), che infilano la quinta sconfitta di fila


Il Benevento dopo il Verona: la Roma si diverte ancora, ne segna quattro, mette in mostra uno Dzeko fenomenale, ringrazia per i due autogol e firma la nona vittoria esterna consecutiva, striscia che parte dallo scorso campionato e si allunga fino alla squadra di Baroni, apparsa impotente tre giorni dopo il set incassato dal Napoli. Se la ride Di Francesco, che arriva con presupposti diversi al match rispetto a Baroni.

TANTI CAMBI — Eppure i due allenatori avevano fatto scelte simili, cambiando molto rispetto alle partite dello scorso week end: cinque undicesimi per l'allenatore della Roma (tra cui Manolas), quattro per quello del Benevento. Ma il mix riesce meglio a Di Francesco, che ci mette una decina di minuti a studiare gli avversari, poi prende in mano il primo tempo e non lo molla più. Già al 13' la prima vera occasione: cross di Peres dalla destra, testa di Dzeko a centro area e Belec riesce a bloccare in due tempi a pochi centimetri dalla linea di porta. Per la verità il Benevento avrebbe la possibilità di passare in vantaggio: al 16' Peres perde palla dopo un contrasto sulla trequarti, Coda avanza e serve Cataldi che tutto solo, leggermente defilato sulla sinistra, calcia largo con il destro davanti ad Alisson. Disperazione e segnale di un treno che passa.

I GOL — Ci sale su la Roma, al 22': Kolarov trova corsia libera sulla sinistra dopo l'assistenza di Strootman, entra in area, alza la testa e vede Dzeko libero dentro l'area piccola, facile il tap-in del bosniaco per la sua quarta rete in campionato. Ancora Roma al 26': angolo di Perotti, testa di Dzeko sul secondo palo e Venuti salva prima che la palla entri in porta. La squadra di Di Francesco ha gioco libero sulla trequarti del Benevento, il 4-4-2 di Baroni lascia spazi liberi tra la linee. Al 28' Dzeko manca il facile raddoppio dopo che Strootman aveva fotocopiato la giocata di Kolarov dello 0-1. Al 30' se ne va Peres sulla destra, il pallone in qualche modo arriva a Dzeko che con una girata di destro centra il palo. Altri cinque minuti a la Roma trova il raddoppio: ancora Peres in avanti ottimamente innescato da Gonalons, cross sul secondo palo, Dzeko è pronto a spedire in rete ma viene anticipato dalla scivolata di Lucioni, che infila il proprio portiere. Il Benevento ci prova al 42' con un colpo di testa di Chibsah facile da domare per Alisson. Poi al 45' Coda sbaglia la girata al limite dell'area dopo un cross di Di Chiara.

ALTRO AUTOGOL — Nella ripresa Di Francesco sostituisce il turco Ünder, deludente nei primi 45', e inserisce El Shaarawy, spostando a destra Perotti. Non cambia la musica, è sempre Roma. E al 7' Memushaj perde palla sulla propria trequarti. Dzeko ha il tempo di avanzare, azionare il mirino e con il sinistro spedire il pallone nell'angolino basso opposto, per la quinta rete in campionato che vale lo 0-3. Partita in ghiaccio, e la temperatura si abbasserà ancora di più. Il Benevento prova a riaffacciarsi al 10': cross di Di Chiara, colpo di testa di Coda a centro area che Alisson doma agevolmente. Al 17' siamo di nuovo dall'altra parte: Pellegrini con il destro dai 20 metri impegna Belec in angolo. Baroni nel frattempo è passato al 4-5-1. E al 21', complice una Roma leziosa in disimpegno, Memushaj innesca Coda che solo davanti ad Alisson spara alto. La Roma abbassa un po' la tensione, Di Francesco si arrabbia tanto che 3' più tardi Coda ha un'altra chance, ma il destro a giro dal limite dell'area è centrale per il portiere della Roma. Appena la Roma rialza la tensione, il Benevento torna in difficoltà. E non è un caso che al 29' arrivi lo 0-4, frutto del secondo autogol di giornata: cross di Kolarov dal fondo ancora una volta in direzione Dzeko, Venuti in scivolata imita Lucioni e batte il proprio portiere Belec. E al 38' la Roma va pure vicina alla quinta rete: ancora il bosniaco controlla un cross dalla destra e di prima intenzione con il sinistro colpisce la traversa. C'è spazio giusto per un tiro dal limite di Cataldi e un altro paio di angoli per la Roma, oltre che per i fischi - per la verità neppure eccessivi - del pubblico di casa alla squadra di Baroni.

Davide Stoppini

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21/09/2017 00:20
 
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Atalanta-Crotone 5-1: Petagna, Caldara,
Ilicic e Gomez fanno grande la Dea

Una partita dominata in lungo e in largo dai padroni di
casa che tornano alla vittoria dopo il pareggio con il Chievo.
Calabresi ferma a un punto in classifica dopo 5 gare



Come con l'Everton. Ma con il Crotone. L'Atalanta sbriga la pratica infrasettimanale in 38 minuti con tre gol nel primo tempo. Ma aggiunge pure due reti nel secondo (finisce 5-1). Una dimostrazione di forza eccezionale quella della squadra di Gian Piero Gasperini che festeggia alla grande le 300 panchine in serie A, una prova preoccupante, invece, quella della squadra di Nicola che ora è costretta a battere il Benevento nello scontro tra disperate domenica allo Scida per non precipitare. Un punto, in casa, col Verona, in cinque partite. È questo il bilancio dei calabresi che non sembrano avere il sacro furore che aveva contraddistinto il loro straordinario girone di ritorno nel campionato scorso.


LA SFIDA — Nicola parte a sorpresa con la difesa a tre con Ceccherini, Ajeti e Cabrera tenendo Sampirisi e Pavlovic a sostegno un po' più alti per contenere le sfuriate di Gomez e Ilicic. Ma se il Papu, a tratti viene arginato da Sampirisi, è a destra che il Crotone patisce la furia di Hateboer e soprattutto Ilicic autore del numero più bello della partita con una serpentina in cui semina Barberis, il povero Cabrera e Ajeti e batte il bravo Cordaz per il 3-0 al minuto 38'. Ma prima dell'apoteosi c'è da raccontare il resto che comincia dopo appena 5 minuti, quando Petagna sforna il suo secondo gol, ma stavolta d'autore, anticipando tutti i bianchi di Crotone su una bellissima accelerazione di Ilicic. Poi è il Papu che prova a mandare in gloria lo sloveno seminando il panico a sinistra, ma il numero 72 nerazzurro si divora il 2-0. Che arriva al 25' quando su angolo del Papu (che aveva costretto alla prodezza Cordaz), Petagna spiazza di testa e a Caldara solo davanti alla porta non resta che spingere. Nicola mette la giacca, disperato. Ha perso Tonev (sostituito da Stoian) e forse anche la squadra. Che sporca i guanti a Berisha solo con il combattivo Tumminello a fine tempo. Ma nella ripresa al 18' subisce anche la punizione da Gomez, servito ancora da Ilicic, con la complicità di Petagna che allarga le gambe e lascia all'argentino la possibilità di battere senza pietà. Il Crotone si leva un'unica soddisfazione: fa sparire lo zero dalla casella dei gol segnati: al 25' Tumminello (il giovane scuola Roma fa progressi) controlla bene il pallone e batte Berisha. Sono dieci quelli subiti. Ma non è finita: c'è anche la doppietta del Papu che sale a quota tre. L'assist è di Caldara che viene steso in area da Pavlovic e gli permette di calciare un perfetto rigore. Il Papu lascia il posto a Orsolini. Così come Masiello dà minuti all'altro talentino Bastoni. Finisce qui? No Ilicic vuol far godere anche Riccardo Orsolini: lo manda in gol ma per la Var è in fuorigioco. Sarà per la prossima... Ora l'Atalanta può pensare a Firenze e Lione. Sarà tutta un'altra storia rispetto a stasera.

Francesco Velluzzi

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21/09/2017 00:25
 
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Cagliari-Sassuolo 0-1, l'ex Matri castiga i sardi

L'attaccante neroverde nel primo tempo si fa parare un rigore da Cragno,
poi nella ripresa, sempre dal dischetto, segna il gol-partita



Dopo due vittorie di fila, una in trasferta, e con una marea di recriminazioni i rossoblù tornano sulla terra. Una terra in cui, se non fai gol - almeno quattro occasioni nitidissime sventate da Consigli o sbagliate a tu per tu con il portiere ospite - c'è da soffrire. Ed è meglio levarsi strane idee dalla testa: la giusta cattiveria è indispensabile per blindare la salvezza, un bene troppo prezioso per metterlo a rischio con una prova a corrente alternata. Il Sassuolo? Pratico, cinico, capace di aspettare per colpire. E di fatto, meno affaticato del Cagliari. A dirla tutta, 3 punti pesantissimi per Bucchi, la prima vittoria stagionale in A. Per i Rastelli boys, troppi affanni e un quintale di iella nelle giocate sotto misura. Domenica per i sardi c'è il Chievo, sempre in casa. Si procede sereni, senza drammi, ma con la consapevolezza che testa e gambe vanno di pari passo.

TESTA A TESTA — Nei Quattro mori, rispetto al 2-0 con la Spal, contro i neroverdi riposa solo Sau, rimpiazzato da Farias. Il Cagliari gestisce. Ma arrivano da Missiroli e Matri i primi brividi alla Sardegna Arena. Ma Cragno e Pisacane sbrogliano. Si riparte. Cigarini orchestra. Padoin crossa, Farias spizza, Pavoletti non ci arriva. Il Cagliari tesse la tela. I rossoblù di Rastelli cercano la manovra rasoterra. Il Sassuolo sporca le giocate e sulle seconde palle arriva sempre per primo. Ci sta. In evidenza Lirola: sul diagonale Cragno non è impeccabile, tap in di Matri. Ma l'ex rossoblù è in offside. Il Cagliari fiuta puzza di bruciato. Gli ospiti vantano il sopranumero in mezzo, Ionita e compagni di mediana soffrono. Rastelli corre ai ripari. Joao Pedro e Farias arretrano, la squadra si ritrova. Ancora Matri (20') impensierisce Cragno, sinistro rasoterra a lato. La partita, a tratti è piacevole. Le squadre non rischiano, fraseggi corti per i padroni di carta, incursioni su palle lunghe per gli emiliani. Ma è di Pavoletti, servito al bacio da JP10, viene fermato in fuorigioco. Al 31' l'occasionissima per il Sassuolo: Gavillucci fischia il rigore per un contatto di Pavoletti su Matri. Dal dischetto Cragno ipnotizza la punta, il tiro centrale viene respinto di piede dal portiere. La Sardegna Arena balza per aria per lo scampato svantaggio. Rastelli è una furia. I sardi mostrano poca brillantezza, le scorie della vittoria di Ferrara si fanno sentire. Anche Bucchi si fa sentire. Gli ospiti mostrano un piglio diverso: Cragno blocca una sassata da 25 metri di Duncan. Il Cagliari reagisce. Prima Farias, a tratti impalpabile, manca di un soffio l'imbeccata. Poi, Pavoletti non trova il pallone nell'area piccola su cross di Cigarini. E al 42' Joao Pedro fallisce all'altezza del dischetto una palla millimetrica di Farias.

TUTTO NELLA RIPRESA — Nella ripresa i ragazzi di Rastelli partono con determinazione: destro di JP10 rimpallato, incornata di Pavoletti bloccata a terra da Consigli. Il Sassuolo si rimette in ordine, la partita a scacchi, con le squadre bloccate. Bucchi richiama Politano, non male, per Sensi. Due rinvii sbagliati di Capuano innescano gli ospiti. Pavoletti chiede il cambio, esausto, entra Giannetti. Il Cagliari pericolosissimo al 9': Joao Pedro accelera, il traversone è al bacio per la testa di Farias: Consigli smanaccia. A seguire, non si chiude il fraseggio Farias-Giannetti. Il Sassuolo vacilla. Ma dura poco. Su palla filtrante Pisacane tocca Sensi: secondo rigore. Che Matri non sbaglia. L'ex solleva il braccio, il pubblico lo sommerge di fischi. La reazione dei padroni di casa è feroce: Giannetti calcia addosso a Consigli da pochi metri e Farias sbaglia l'appoggio Giannetti, solo a centro area. I rossoblù sono poco lucidi nell'ultimo tocco. Il Sassuolo aspetta. E con Duncan è sempre pronto a colpire. Gavillucci lascia giocare, ma il match si incattivisce. "Giallo" per Magnanelli, in precedenza vengono ammoniti Ceppitelli e Barella. Ancora Giannetti, cross perfetto di Faragò si divora di testa il gol del pari, spizzata a lato. Il Cagliari stringe i denti e trova nuova linfa. Cannavaro trova il cartellino per gioco falloso, a seguire "giallo" anche per Lirola. Intanto, Sau duetta con Farias ma quel che manca ai sardi è l'ultimo passaggio. E anche la zampata finale: quella di Faragò, ad esempio. Ma anche Ragusa si morde le mani, stregato da Cragno a tu per tu. Ancora Faragò nel recupero brucia il pari. Il forcing - 6' di recupero - è convulso e apprezzabile. Ma non va. Il Sassuolo rimette in sesto la classifica, Bucchi può sorridere.

Mario Frongia

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/09/2017 00:28
 
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